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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Raspadori rimanda in orbita il Sassuolo, il Genoa resta penultimo



Prima rete stagionale per l'attaccante classe 2000,
che sigla il 2-1 decisivo. La squadra di De Zerbi sale a 29 punti


G.B. Olivero

Con la forza della volontà, più che con quella del gioco, il Sassuolo batte il Genoa e riprende la sua corsa nella parte alta della classifica. I rossoblù sono stati traditi da una disattenzione difensiva dopo aver rimontato la rete di Boga e quando ormai erano convinti di aver disinnescato le armi dei neroverdi. Un colpo di testa di Raspadori, invece, ha firmato la sconfitta del Genoa che resta a 11 punti.

PRIMO TEMPO — De Zerbi lascia in panchina Lopez e schiera Magnanelli, premiato prima della gara per le sue 500 partite con il club. A destra Muldur viene preferito a Toljan. Ballardini sceglie di coprirsi e opta per il 5-3-2: gli esterni Zappacosta e Czyborra stanno stabilmente in linea con i tre centrali difensivi e solo all’ex della Roma è concesso di spingere ogni tanto. Il Genoa, però, non si limita alla fase difensiva e appena può cerca di innescare le punte saltando il centrocampo e attivando la velocità e l’intraprendenza di Shomurodov negli spazi larghi. Il Sassuolo non riesce ad andare al tiro perché il Genoa è corto e stretto vicino alla propria area e al giropalla neroverde manca la necessaria rapidità. Al 5’ Caputo manda fuori di testa un pericoloso cross di Berardi, ma la prima parata di Perin arriverà solo al 31’ per un tiro di Muldur destinato comunque sul fondo. Il Genoa è più insidioso e sfiora il vantaggio con Scamacca al 17’ (palo dopo un cross di Zappacosta e una prima girata di Shomurodov) e con Shomurodov al 34’ (esterno della rete dopo sponda di Scamacca). Il Sassuolo è costretto a sostituire l’infortunato Berardi con Defrel al 35’ e pochi minuti dopo Djuricic non è svelto nella conclusione dopo un bel tocco di Caputo e si fa murare da Criscito.

SECONDO TEMPO — Un lampo del Sassuolo apre la ripresa. Al 7’ Locatelli ruba palla a Zajc ed effettua uno splendido lancio per Boga che salta Masiello e segna di sinistro. Ballardini interviene subito inserendo Pjaca e passando al 4-3-1-2. Rovella, entrato al posto di Badelj, accelera la manovra e al 19’ il Genoa pareggia: cross di Ghiglione e colpo di testa di Shomurodov nell’angolino. De Zerbi, che aveva sostituito Magnanelli e Caputo con Bourabia e Traoré, si affida a Obiang (per Locatelli) e Raspadori (per Djuricic). Pur non essendo in una giornata brillante, il Sassuolo prova comunque a vincere la partita. Al 33’ Defrel dribbla Radovanovic e colpisce il palo. E al 38’ Raspadori risolve la gara con un perfetto colpo di testa su cross di Boga. La difesa del Genoa, però, è piazzata male e lascia colpire l’attaccante del Sassuolo senza alcuna opposizione: errore grave e decisivo che condanna i rossoblù dopo una discreta prestazione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2021 18:28
 
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Pareggio tra Torino e Verona:
Bremer risponde al gran gol di Dimarco



Al Verona non basta un gol capolavoro di Dimarco, che rapidamente diventa virale sui social, perché il Toro trova con la zampata di Bremer un pari meritato nel finale. E’ un punto pesantissimo quello conquistato dalla squadra di Giampaolo, capace di allungare a quattro la sua mini striscia positiva. Gli uomini di Juric si confermano imbattibili in trasferta e rendono ancora più robusta la loro brillante classifica.

L'ATTESA — La foga che riempie i primi minuti del Toro è solo un’illusione perché, smaltito l’entusiasmo di partenza, il copione del primo tempo si sviluppa sul binario dell’attesa. Comincia comunque forte la squadra di Giampaolo, il Verona si riorganizza quasi subito gestendo il pallino del gioco fino a poco prima del 25’ quando Veloso, fino a quel momento il fulcro della manovra veronese, è costretto a lasciare il campo a Ilic per un problema muscolare. Non è un primo tempo di grandi sussulti, e nemmeno di clamorose novità: Giampaolo conferma il 3-5-2 con i nove undicesimi di Parma (i cambi sono Murru a sinistra e Gojak accanto a Belotti), anche Juric non modifica il suo collaudato 3-4-2-1 con Zaccagni (guardato a vista da Izzo) e Barak alle spalle di Kalinic. Poche occasioni nei primi 45’ che scorrono via tutto sommato equilibrati: ci prova per primo Belotti (al 16’: tiro dalla distanza centrale), replica poco dopo Kalinic (18’: si gira in area, trova lo spunto per la conclusione ma Sirigu è attento). La sfida si trasforma in una gara molto tattica, con due squadre coperte e attente a non sbagliare. E’ un primo tempo di attesa.

IL GIOIELLO — Il tempo dell’attesa si esaurisce in fretta, giusto il tempo di ripartire nella ripresa. Perché la curva delle emozioni conosce i primi sussulti sin dalle prime battute del secondo tempo. Dopo sei minuti, ad esempio, il Toro va vicino al gol prima con Lukic (tiro deviato in angolo da Silvestri) e sugli sviluppi del successivo calcio d’angolo con un’incursione di Izzo, di poco a lato. Mentre Juric sostituisce Kalinic con Di Carmine, è ancora il Toro a sfiorare il vantaggio: accade al 21’ quando Lukic con una conclusione a giro per una questione di centimetri non beffa Silvestri. La partita è adesso entrata nel vivo, e sessanta secondi dopo è il Verona a pescare il jolly che segna la prima distanza: Zaccagni inventa un assist al bacio, la conclusione a incrociare di Dimarco di sinistro è spettacolare, contro la quale nulla può Sirigu. E’ un gioiello, gol da applausi.

LA ZAMPATA — Giampaolo corre ai ripari sostituendo un impalpabile Linetty con Segre e uno spento Gojak con Verdi, e nel quarto d’ora finale Ansaldi per Murru e Bonazzoli per Lukic. Il tecnico ridisegna i granata con una vocazione più offensiva. Il Toro si lancia a testa bassa alla ricerca del pari e riesce a rientrare in partita al 39’. Verdi crossa dalla destra, la palla carambola sulla coscia di Faraoni trasformandosi in un assist per Bremer che non sbaglia: è l’1-1 che può dare soddisfazione a entrambe le squadre.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2021 18:31
 
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Spezia, colpo grosso a Napoli:
Nzola e Pobega ribaltano il gol di Petagna

Il 2-1 arriva addirittura in 10 per l’espulsione di Ismajli:
azzurri spreconi con oltre 20 tiri in porta ma anche tantissimi errori


Maurizio Nicita


In una delle partite più assurde il Napoli domina per un’ora, ma poi perde la partita quando lo Spezia è addirittura il inferiorità numerica. Sesquipedali le occasioni da gol sprecate dagli azzurri e alla fine la neo promossa ligure quasi nemmeno crede in questo miracolo. Ma la squadra di Italiano non ha rubato nulla e gli attaccanti napoletani devono fare un esame di coscienza su quanto hanno sprecato nella prima ora di gioco, nel quale si è giocato a una sola porta, con gli ospiti che non riuscivano a mettere il naso fuori. Ma questo è il calcio e il Napoli perde la quarta posizione e l’occasione di accorciare sulle battistrada per colpe proprie.

ASSETTI — Come provato alla vigilia, Gattuso schiera centravanti Lozano, inserendo a destra Politano (unico cambio rispetto alle partita di domenica a Cagliari). Italiano invece cambia cinque uomini rispetto alla partita col Verona - fra esigenze e scelte - con centrali difensivi Ismajli e Terzi mentre a centrocampo Deiola e Maggiore sono le mezzali. Agoume resta molto basso da centrale per provare a intercettare Zielinski.

INIZIO SCHIOPPETTANTE — Il Napoli parte forte e nel giro di un quarto d’ora sfiora il gol troppe volte per non riuscirne a realizzare almeno uno. Si comincia con una bella palla in profondità di Zielinski per Lozano che serve Insigne tutto in mezzo solo: il capitano prova il colpo da sotto per scavalcare il portiere ma sbaglia mira. Poi dopo un tiro a giro di Politano - poi replicato, sempre fuori di poco - ecco la clamorosa azione in cui il Napoli conclude tre volte da distanza ravvicinata, perché Provedel si impappina coi piedi e Lozano gli ruba palla servendo Insigne, cui si oppone il portiere due volte, con in mezzo un colpo di testa di Fabian Ruiz salvato sulla linea da Terzi, un ex. Poi al 25’ è un bell’assist di Insigne a smarcare davanti al portiere Lozano, che però perde l’attimo fuggente per metterla dentro. Il Napoli è padrone del campo, il gioco fruisce anche in maniera piacevole - nonostante la pioggia battente renda pesante il campo - ma gli azzurri non passano nonostante 6 tiri nello specchio e una decina di occasioni create. Lo Spezia prova a ripartire ogni volta che può ma la squadra di Gattuso è ben organizzata e quando i liguri ripartono in contropiede da calcio d’angolo, c’è Lozano con una tempestiva scivolata in chiave difensiva a smorzare sul nascere quella che poteva essere l’unica occasione per gli ospiti, con Ospina che gioca solo con i piedi da primo regista basso.

RIPRESA — Si ricomincia da dove si era finito. Col Napoli che continua a costruire e sprecare. Poi entra Petagna e trova subito il gol al primo cross buono e teso di Di Lorenzo. L’incantesimo sembra rotto, ma comincia una partita ancora più assurda con lo Spezia che si ritrova alla pari senza aver quasi messo il naso nell’area avversaria. Capita che Pobega appena dentro l’area abbia un contatto lieve con Fabian Ruiz che Mariani giudica da rigore. Un rigorino più che altro, sul quale il Var non può intervenire perché il contatto c’è. Dal dischetto Nzola è preciso. Poco dopo Mariani, forse per uno strano senso di compensazione decide un secondo giallo (discutibile pure questo) per Ismaijli, lasciando in 10 lo Spezia. Che però riordina le idee e resta compatto con un 4-3-2, con Erlic che va a fare coppia con Terzi dietro. E la mentalità che ha saputo trasmettere il bravo tecnico Italiano fa si che la squadra non rinunci a giocare. E così alla prima, grande, dormita della difesa napoletana Gyasi serve Nzola che colpisce il palo e sulla respinta Pobega è il più rapido di tutti a mettere dentro. Il Napoli si catapulta in avanti con un 4-1-3-2 che comunque produce un paio di situazioni che Elmas e Llorente divorano. Applausi allo Spezia, Napoli sul lettino dello psichiatra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2021 20:53
 
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Ruggito Juve con super Chiesa:
batte il Milan e riaggancia il treno scudetto

Doppietta dell'ex viola e tris di McKennie:
ai rossoneri (primo k.o. dopo il lockdown) non basta il momentaneo pari di Calabria.
Pirlo a -7 da Pioli


Marco Pasotto


Prima o poi doveva succedere e tutto sommato avviene nella giornata più indolore possibile: il Milan ritrova contro la Juve il sapore acre della sconfitta dopo 27 partite di campionato utili consecutive, ma grazie al k.o. dell’Inter conserva il gradino più alto del podio in classifica. Piuttosto, adesso sarà molto interessante quantificare i benefici che questo 3-1 in casa della capolista porterà ai bianconeri. Che intanto tornano fra le prime quattro bellezze del torneo, con la gara col Napoli da recuperare. Le sensazioni tornano a essere buone e le prospettive pure.

SUPER CHIESA — Parte bene la Juve: palo colpito da Chiesa, che poi trova il vantaggio al 18' dopo una bella combinazione rifinita da Dybala. Poi reazione rossonera con due buone chance per Leao. Al 41' il pari del Milan (contestato dai bianconeri per un contatto tra Calhanoglu e Rabiot a inizio azione): Leao serve l'accorrente Calabria, che di destro trova l'angolo sotto l'incrocio dei pali. Nella ripresa parte meglio il Diavolo, ma la Juve cresce e trova il nuovo vantaggio al 62', ancora con un bel rasoterra di Chiesa che non dà scampo a Donnarumma. Complici le tante assenze, il Milan non riesce a reagire e la Juve trova il tris con McKennie, ben servito da Kulusevski.

ASSENZE PESANTI — Maldini prima della partita aveva saggiamente chiarito di non cercare alibi nelle assenze, in modo da non rischiare di offrirne ai giocatori, ma va riconosciuto che i nomi rimasti ai box, oltre a essere importanti numericamente – sette , lo sono anche nella sostanza. In ordine di reparto: Gabbia, Bennacer, Tonali, Krunic, Saelemaekers, Rebic, Ibrahimovic. L’elemento che più balza all’occhio è la strage in mediana, dove infatti accanto all’unico arruolabile, Kessie, Pioli è stato costretto ad avanzare Calabria, ovvero un terzino (Dalot al suo posto, nella sfida portoghese con Ronaldo). Sui lati del tridente Castillejo ha preso il posto di Saelemaekers e Hauge quello di Rebic, mentre Leao è stato nuovamente il vice Ibra. La Juve non ha dovuto dare fondo alla scatola dei cerotti come i rossoneri ma le assenze di Morata (chiara ormai da qualche giorno), e quelle dell’ultimo momento di Alex Sandro e Cuadrado (Covid) hanno inferto scossoni importanti all’impalcatura tattica di Pirlo. Risultato? Senza adattare uomini in nuove posizioni, il tecnico bianconero ha scelto Frabotta a sinistra con Danilo terzo centrale a destra. Al rientro Rabiot dopo la squalifica. In avanti, accanto a Ronaldo, un Dybala reduce da qualche linea di febbre ma scelta obbligata visto il k.o. di Morata. Il primo tempo è stato piuttosto divertente, anche perché quando le squadre si sono affacciate nelle aree altrui, sono riuscite quasi sempre a rendersi pericolose. Si è giocato tutto, o quasi, sull’abilità reciproca di dettare un pressing alto e, di conseguenza, sull’abilità di saperne uscire. Segno, se mai ancora ce ne fosse bisogno, che il Milan ormai è pienamente consapevole delle proprie qualità e convinzioni a prescindere dall’avversario. Quarantacinque minuti suddivisi abbastanza equamente in termini di occasioni reali, e che hanno portato le squadre al gol premiando – in entrambi i casi – una finestra dominante lunga diversi minuti. Fra i bianconeri non è riuscito a trovare la comfort zone Ronaldo, che ha sbattuto diverse volte su Kjaer, mentre Dybala si è acceso a intermittenza, ma quando lo ha fatto è stato una delizia per gli occhi. Come in occasione del meraviglioso tacco-assist per Chiesa (Hernandez però a un certo punto ha mollato la marcatura). E’ stato soprattutto quest’ultimo a creare i pericoli maggiori per il Diavolo, partendo a destra ma anche centralmente. Sul versante opposto – Juve molto distratta in un paio di uscite scriteriate che hanno consegnato palla al Milan sulla trequarti – i lati del tridente non hanno punto granché e allora ci ha pensato Leao a capitalizzare ciò che gli è passato dai piedi. Un paio di conclusioni velenose e poi l’assist per Calabria che, al limite dell’incredulità, ha trovato un gol bellissimo con un piatto destro al “sette”. Ci sarà però da discutere parecchio sulla dinamica che ha portato al pari rossonero, con un intervento di Calhanoglu su Rabiot che Irrati giudica regolare, e il Var pure. I dubbi sulla valutazione di Irrati però restano, e sono parecchi. Nella ripresa il coefficiente di spettacolarità è sceso parecchio, con le squadre che hanno replicato il tentativo di ingabbiamento dei primi 45. Dalle parti di Szczesny si è fatto vedere Dalot (parata non facile), ma è stato di nuovo Chiesa a infrangere l’inerzia del match con la sua seconda perla, un sinistro basso e angolatissimo impossibile da raggiungere per Donnarumma (e anche in questo caso è stata evidente la difficoltà di Hernandez nel provare a contrastare l’ex viola). Dopo il quarto d’ora Pirlo ha tolto proprio Chiesa (infortunatosi nell’azione del raddoppio) e Dybala, rimpiazzati da Kulusevski e McKennie. In pratica i cambi vincenti della Juve. Prima, però, i bianconeri hanno rischiato seriamente di restare in dieci, con un intervento di Bentancur, già ammonito, ai danni di Castillejo, sul quale Irrati ha sorvolato. Alla mezzora il colpo che ha mandato il Diavolo al tappeto: percussione di Kulusevski, che sfugge a Romagnoli, e assist comodo comodo per McKennie. A quel punto il Milan ha ancora provato a reagire – ottimo segno -, ma senza trovare lo spiraglio giusto. L’imbattibilità finisce, il primato in classifica no: si riparte da qui, e scusate se è poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2021 22:55
 
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SERIE A 2020/2021 16ª Giornata (16ª di Andata)

06/01/2021
Cagliari - Benevento 1-2
Atalanta - Parma 3-0
Bologna - Udinese 2-2
Crotone - Roma 1-3
Lazio - Fiorentina 2-1
Sampdoria - Inter 2-1
Sassuolo - Genoa 2-1
Torino - Verona 1-1
Napoli - Spezia 1-2
Milan - Juventus 1-3

Classifica
1) Milan punti 37;
2) Inter punti 36;
3) Roma punti 33;
4) Juventus(**) punti 30;
5) Sassuolo punti 29;
6) Napoli(**)punti 28;
7) Atalanta(*) punti 28;
8) Lazio punti 25;
9) Verona punti 24;
10) Benevento punti 21;
11) Sampdoria punti 20;
12) Bologna punti 17;
13) Udinese(*) punti 16;
14) Fiorentina punti 15;
15) Cagliari e Spezia punti 14;
17) Torino e Parma punti 12;
19) Genoa punti 11;
20) Crotone punti 9.

(gazzetta.it)

(*) Atalanta e Udinese una partita in meno (avverse condizioni meteo).
(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
06/01/2021 22:56
 
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Ilicic regala magie: poker dell'Atalanta a Benevento



Lo sloveno sblocca e ispira, Toloi, Zapata e Muriel chiudono la pratica.
Inutile la rete campana di Sau


Andrea Elefante

L'Atalanta non si ferma più: terza vittoria consecutiva, di nuovo un blitz in trasferta che mancava da fine ottobre (a Crotone), anche un prova di maturità, reagendo bene al pareggio, a inizio ripresa, del Benevento. Ma soprattutto: un Ilicic meraviglioso, tornato ai suoi migliori livelli. Un gol, il piede (decisivo) sul 2-1, l'assist per il 3-1 di Zapata e una serie di giocate che sono state un inno al calcio. E l'Atalanta continua la sua scalata a forza di gol: ancora 4, e sono 22 nelle ultime sette partite di campionato. Una macchina.

LE SCELTE — Inzaghi perde in extremis anche Caprari (ha accusato un riacutizzarsi di un problema muscolare già avuto a Cagliari) e ai fianchi di Lapadula schiera Improta e Sau, rinunciando anche a Insigne; sulla fascia destra in difesa rilancia Maggio, appena recuperato, e mette Ionita sulla linea dei centrocampisti, assieme a Schiattarella e Dabo, lasciando in panchina Hetemaj. Sulla sinistra c'è Foulon: Barba torna al centro della difesa assieme a Glik. Gasperini risolve l'unico dubbio della vigilia, in difesa, concedendo un turno di riposo a Djimsiti e confermando Palomino sul centro sinistra; per il resto centrocampo titolare, con Pessina alle spalle di Ilicic e Zapata e Muriel (alle prese con un risentimento muscolare) in panchina.

PRIMO TEMPO — Dopo meno di 2' l’Atalanta ha già messo le cose in chiaro: illuminazione di Ilicic per il taglio di Gosens, che non trova la porta di poco. Improta è assieme a Schiattarella - schermato da Pessina - il centro di gravità del Benevento, ma è costretto a sdoppiarsi: quasi quinto in aiuto a Maggio per contenere la furia del tedesco - che al 12' ha la seconda chance per sbloccare il risultato, fermata da Montipò - e catapulta per le rarissime ripartenze del Benevento. L'Atalanta in realtà lo schiaccia nella sua metà campo, ispirata da un Ilicic in giornata di grazia, che al 19' mette sulla testa di Zapata il pallone del possibile 1-0, mirato male. Così è lo stesso sloveno, pochi secondi dopo una parata di Gollini su Lapadula che aveva provato a sorprenderlo fuori dai pali, a occuparsi di "aprire" la partita: approfittando di un errore di Foulon, organizza un'incursione in slalom che lascia sul posto nell'ordine Barba, Sau e Glik e batte Montipò sul suo palo. Solo la sfortuna impedisce a Ilicic di raddoppiare (palo su punizione toccata da Freuler) e solo Montipò nega ancora a Zapata la rete del raddoppio prima dell'intervallo.

SECONDO TEMPO — Inzaghi cambia faccia al Benevento, inserendo Pastina e passando alla difesa a tre, con Maggio e Improta larghi. L'Atalanta potrebbe subito guastargli i piani, ma Toloi calcia fuori un comodo pallone e due minuti dopo, per uno sbilanciamento di tutta la linea difensiva causato da un'uscita di Romero, Sau si trova solo davanti a Gollini su assist di Pastina, al suo esordio in A. Inzaghi aggiunge le forze fresche di Insigne e Di Serio, la squadra di Gasperini accusa per un quarto d'ora abbondante, ma è ancora Ilicic a togliere coraggio al Benevento: prima costringendo alla parata Montipò, comunque il migliore dei suoi, sulla cui respinta sbuca per il tap in Toloi, con la complicità di Maggio; poi servendo l'assist del 3-1 a Zapata, che segna alle spalle del disorientato Schiattarella. A quel punto inizia lo show finale, a cura di Muriel, che non doveva neanche giocare: per due volte Montipò gli nega il 4-1, che il colombiano trova con un meraviglioso tiro a giro sul palo più lontano.

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10/01/2021 11:10
 
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Colpo Genoa: Zajc e Destro stendono il Bologna

La squadra di Ballardini con una buona prestazione trova i 3 punti in casa che mancavano da settembre.
Ottava sconfitta stagionale per Mihajlovic


Filippo Grimaldi


Rinascita Genoa, allarme Bologna. Zajc (ispirato dal solito, decisivo Shomurodov) e l’ex Destro, con un gol per tempo condannano la squadra di Mihajlovic all’ottava sconfitta stagionale e ridanno fiducia nella complicata lotta per la salvezza ad un Genoa che sotto la gestione di Ballardini ha già raccolto sette punti in quattro partite ed esce, almeno per ora, fuori dalla zona retrocessione. Il Bologna deve fare un esame di coscienza: impensabile fare la partita per tutto il primo tempo (e per lunghi tratti anche nella ripresa) senza raccogliere nulla.

DOPPIA FACCIA — Già, primo tempo strano, perché il Bologna fa un eccellente quanto improduttivo possesso palla (60,2% contro il 39,8 del Genoa il dato sino all’intervallo), ma difetta in zona tiro, dove non riesce quasi mai a rendersi pericoloso dalle parti di Perin. Gli uomini di Mihajlovic tirano solo due volte in porta contro le sei della squadra di Ballardini e il confronto si commenta da sé. Il Genoa fa l’opposto: soffre un po’ (troppo sulla corsia di destra, nonostante un 3-5-2 che spesso diventa 5-3-2), ma poi ha la capacità e la lucidità di distendersi all’improvviso in velocità, ed è in questi momenti che spaventa il Bologna. Dopo la palla-gol di Destro ad appena ventisette secondi dal via (conclusione debole, ma Da Costa è attento), Criscito e Behrami vanno vicini per due volte al vantaggio, senza fortuna. Il canovaccio è chiaro: il Bologna fa buone cose in fase di impostazione, approfittando anche di alcuni spazi lasciati liberi da Badelj e compagni in mediana, ma poi il 4-2-3-1 di Mihajlovic che dovrebbe favorire la superiorità del Bologna in mezzo non dà frutti. I ragazzi di Sinisa si vedono due volte dalle parti di Perin, bravo su Vignato (14’) e poi decisivo su Orsolini (33’), la cui ripartenza è favorita da un errato disimpegno di Masiello. Il Genoa fatica di più a distendersi, ma poi ha maggiore cinismo al momento di colpire. Le avvisaglie del gol genoano arrivano al 40’, ma Tomiyasu è attento. Quando però al 44’ Shomurodov innesca il contropiede genoano sulla corsia di destra, il Bologna affonda. L’uzbeko supera nettamente in velocità Paz, sorpreso dalla giocata dell’avversario: l’assist per Zappacosta pronto a battere a rete trova Da Costa attento alla respinta, sulla quale il secondo tentativo di forza da parte di Zajc regala il vantaggio al Genoa.

RESA BOLOGNA — La ripresa (con Eyango e Ghiglione al posto di Behrami e Criscito nel Genoa) offre lo stesso canovaccio dei primi 45 minuti, e pure lo stesso risultato. Perché Il Bologna prova a scuotersi, la squadra si abbassa, ma al primo affondo Schouten commette un errore grossolano sulla pressione di Eyango favorendo l’ex Destro che punisce il Bologna e chiude di fatto la partita. Lavorando sulle fasce e sfruttando le giocate di Palacio, il Bologna tenta la rimonta, ma il doppio vantaggio è una dote troppo pesante perché questo Genoa diventato all’improvviso concreto la possa sprecare. I cambi non bastano a rianimare il Bologna che ha la migliore occasione della ripresa proprio allo scadere con Barrow, subentrato a Schouten, ma la sua punizione sfiora soltanto l'incrocio dei pali.

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10/01/2021 11:14
 
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Il Milan vince al Var e resta primo.
Ma il Toro è furioso

Gol di Leao e Kessie su rigore dubbio: i rossoneri restano in testa.
Ibra dentro nel finale. Maresca-Guida, quanti danni.
La Var toglie un penalty ai granata


Nicola Cecere


La capolista si rialza dopo il k.o. con la Juve. Altri tre punti e domani pranzetto domenicale in assoluto relax davanti alla tv per vedere chi la spunta tra Inter e Roma. Ma con il Toro finisce tra le polemiche per le decisioni dell'arbitro Maresca che al Var concede un rigore dubbio al Milan e ne toglie uno inizialmente concesso ai granata. Ma durante tutta la gara sono tanti gli errori di arbitro e Var.

LE SCELTE — Con Ibra e Calhanoglu inizialmente in panchina, recuperi dell’ultimo istante, e con Bennacer, Krunic e Rebic in tribuna, mister Pioli contro il suo predecessore Marco Giampaolo non può che affidarsi ai più giovani e la risposta è oltremodo confortante. Brahim Diaz manda in area Rafael Leao, tiro in corsa inesorabile: dopo 25’ di assoluto predominio il risultato viene sbloccato. Una decina di minuti e il Toro incassa il raddoppio, su rigore di Kessie, decretato dopo esame al Var. Contatto tra Belotti e il solito furetto Diaz.

LA REAZIONE — Ecco, solo dopo aver incassato l’imparabile penalty dello specialista Kessie il Toro riesce a reagire, organizzandosi meglio a centrocampo dove Lukic e Gojak (preferito a Linetty) soffrono la vivacità dei rossoneri. In questa fase il Toro non ha fortuna perché una micidiale punizione di Rodriguez si stampa sulla traversa. Un lampo. Poi il Milan torna a farsi minaccioso e Kessie in contropiede si presenta davanti a Sirigu: sembra un gol inevitabile e invece il portiere lo evita. Di piede. Certo, Kessie avrebbe potuto calciare meglio, Sirigu ha comunque il merito di essere rimasto immobile fino all’ultimo e quindi un po’ lo condiziona.

VAR PROTAGONISTA — Dal mancato 3-0 al possibile 2-1 ci passa l’intervallo. Al 50’ Maresca indica il dischetto dopo che Verdi al momento di calciare trova la gamba di Tonali a ostacolargli il tiro. Il rossonero rimane contuso ed è costretto a uscire (sostituito da Dalot) mentre Maresca viene chiamato alla revisione video dal suo collega Guida. Se prima il replay in area del Toro aveva indotto a dare un rigore non fischiato in diretta, questo secondo replay lo induce a cancellare la decisione di concederlo ai granata. Var assoluto protagonista, quindi. Per gli uomini di Giampaolo è una botta dura da assorbire in fretta. Giampaolo cambia: rombo. Comunque con i cambi e un atteggiamento alla “o la va o la spacca”, il Toro disputa una buona parte del secondo tempo ad altezza Milan, nel senso che riesce a schiacciare i rossoneri nella loro area. Inserendo Zaza e Murru al 64’, Giampaolo torna al suo amato 4-3-1-2 ed esercita una certa pressione sugli avversari. In questa fase Belotti di testa impegna Donnarumma per la prima volta. La seconda parata, più difficile, il portiere la compie al 90’ su una cannonata da fuori del giovane Segre che una deviazione rende ancora più insidiosa: Gigio rimedia con un colpo di reni

BENTORNATO IBRA — In precedenza, all’84’ si registra un altro episodio molto positivo per la capolista: il rientro in campo di Zlatan Ibrahimovic, fuori per infortunio dal 22 novembre. Inutile soffermarsi sull’importanza di questa pedina. La sfida di questa sera si replica martedì in modalità Coppa Italia. Facile prevedere molto turnover in entrambe le squadre.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/01/2021 11:18
 
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Roma-Inter, è un 2-2 da applausi: Conte scivola a -3 dal Milan



Giallorossi in vantaggio con Pellegrini, a inizio ripresa la reazione nerazzurra con Skriniar e Hakimi.
Nel finale pareggia Mancini. E il Milan allunga


Massimo Cecchini

Un thrilling emozionante, di quelli però agrodolci che lasciano forse un po’ l’amaro in bocca a tutti, tranne che al Milan in fuga. Finisce 2-2 tra Roma e Inter, un match palpitante santificato dalle reti di Pellegrini, Skriniar, Hakimi e Mancini. Come da abitudini, la squadra giallorossa “vince” il primo tempo, mentre quella nerazzurra si aggiudica la ripresa. Detto che il pareggio è giusto, forse a convincere meno è stata la gestione dei due allenatori, con Fonseca che, una volta in vantaggio, ritarda i cambi nel momento di sofferenza e consente all’Inter l’aggancio e il sorpasso, mentre Conte - una volta davanti - toglie nel finale Hakimi e Vidal per inserire Gagliardini e Kolarov, spostando l’ottimo Young sulla fascia destra E proprio da quella sinistra arriva il cross del 2-2. Possibile, comunque, che il pari vada meglio all’Inter, visto che ancora una volta l’allenatore portoghese non brilla nei confronti delle big: in due stagioni per la sua Roma solo 3 vittorie in 18 match complessivi.

PELLEGRINI SPIETATO — La Roma sceglie il consueto 3-4-2-1, con Villar ancora una volta preferito a Cristante per far coppia con Veretout, per un tempo uomo ovunque della mediana. In avvio sulle fasce Karsdorp e sopratutto Spinazzola paiono meno incisivi del consueto, ma c’è Mkhitaryan che sa approfittare delle vice centrali per proporre gioco in tandem con Pellegrini, anche se Dzeko e ben bloccato da De Vrij. In difesa, c’è uno Smalling efficace a lungo nel controllo di Lukaku, mentre a turno Mancini e Ibanez devono vedersela con i guizzi di Lautaro. Anche Conte, però, non trova molto sbocchi sulle corsie esterne, dove Hakimi è spesso impreciso e prima Darmian e poi Young vanno a tratti, anche se l’inglese crescerà nella ripresa. A centrocampo, alla fine, chi se la cava è Vidal, con Barella in versione guastatore e Brozovic play basso. Morale: le squadre paiono molto bloccate, affondando il pressing solo a tratti. Dopo un buon tiro cross di Karsdorp al 9’, chi parte meglio è l’Inter, con Lopez che deve intervenire due volte, al 13’, prima su tiro di Lautaro, poi - alla grande - su colpo di testa di Lukaku. Se non pasticciasse un po’ troppo coi piedi, insomma, lo spagnolo pare senz’altro ritrovato. Ma proprio quando i nerazzurri paiono prendere campo, Veretout spezza con un gran tackle una ripartenza condotta da Barella; la squadra di Conte si fa trovare scoperta e così Mkhitaryan - all’ottavo gol stagionale - può trovare agevolmente al limite dell’area Pellegrini, il cui tiro, deviato da Bastoni, s’infila all’angolino alla destra di Handanovic. È il 17’ e la partita a questo punto cambia inerzia, con l’Inter che deve avanzare il baricentro e lasciare inevitabilmente più spazi le ripartenze giallorosse, condotte spesso per vie centrali. Al 23’, infatti, è Veretout, dal limite, a costringere Handanovic alla deviazione mentre il successivo tiro di Mkhitaryan viene bloccato agevolmente. Due minuti più tardi a essere pericoloso è un gran contropiede dell’armeno, che attende troppo a servire Dzeko, finito in fuorigioco. I nerazzurri provano a scuotersi, ma la Roma chiude bene gli spazi e aggredisce a folate i portatori di palla. Ne consegue che le occasioni sono sparute. Al 27’ un triangolo fra Hakimi e Vidal si conclude con un tiro fuori di poco del cileno, mentre al 37’ un cross di Young trova Lautaro che però impatta male di testa. Il tempo si chiude con una rete annullata allo stesso argentino, trovato in fuorigioco da un colpo di testa di Lukaku.

GRAN FINALE — L’Inter parte forte nella ripresa e per oltre metà tempo ha il controllo del gioco. Al 2’ Lukaku di testa sfiora il palo, a 6’ Brozovic in area tira a botta sicura ma Spinazzola devia, pochi secondi dopo Vidal di testa manda fuori. All’8’ Lukaku libera Lautaro in ripartenza e solo un miracolo di Lopez impedisce il pari. La Roma è all’angolo, ma Fonseca non fa cambi. All’12’ perciò, su angolo di Brozovic, Skriniar di testa segna l’1-1. I nerazzurri insistono, con Hakimi che si mangia il campo, tira e deve intervenire ancora Lopez a deviare. Al 18’, però,lo spagnolo non può nulla sul sinistro dello stesso Hakimi, liberato da Brozovic, perchè la conclusione del marocchino s’infila all’incrocio. Partita ribaltata. A quel punto Fonseca inserisce Peres per Spinazzola e la Roma torna a farsi viva con Mkhitaryan, il cui tiro - contrastato duramente da Hakimi - finisce fuori. Esce Lautaro per Perisic e l’Inter perde campo, anche perché l’innesto di Cristante è utile. Handanovic deve parare due volte su conclusioni di Karsdorp e Cristante (33’ e 37’). Come detto, i cambi di Conte però non aiutano a far respirare la difesa, così il 41’ diventa il minuto chiave. Prima Cristante sbuccia un bell’assist di Mkhitaryan, poi Mancini in mischia conclude e Handanovic para bene e infine è lo stesso Mancini a intervenire di testa in corsa su assist dalla sinistra di Villar per battere il portiere nerazzurro e siglare il 2-2 conclusivo. Pari meritato, quello dei giallorossi, ma la malinconia resta sia alla Roma che all’Inter. E il Milan ringrazia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/01/2021 22:45
 
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Luis Alberto, Caicedo e super Reina: Lazio, tre punti d’oro a Parma



Ai padroni di casa non basta l'effetto D'Aversa:
la squadra di Inzaghi si impone nel gioco e nel risultato.
Nel primo tempo gran parata dello spagnolo su Cornelius


Andrea Schianchi

La Lazio salta sulle spalle di Luis Alberto e Caicedo e si fa trasportare al di là dell’ostacolo Parma, rovinando il ritorno di Roberto D’Aversa. Un 2-0 che la squadra di Simone Inzaghi costruisce nel secondo tempo, dopo che la prima parte di gara vive di un sostanziale equilibrio, anche in termini di occasioni da gol. Quando, però, le energie fisiche degli emiliani calano, i laziali dimostrano di essere nettamente superiori sul piano della tecnica e così si avviano nel migliore dei modi verso il derby contro la Roma in programma venerdì all’Olimpico. Questa del Cupolone sarà la prima di una serie di sfide infuocate: dopo ci saranno Sassuolo e Atalanta. E allora sì che si potrà capire se il progetto di rimonta, in chiave Champions League, ha delle basi solide su cui poggiare.

NON BASTA D'AVERSA — Dal Parma del nuovo corso, che poi sarebbe il vecchio visto che in panchina è tornato l’allenatore delle due promozioni dalla C alla A e delle due salvezze consecutive, non si poteva pretendere di più, visto che c’erano tantissime assenze e che durante la partita gli emiliani hanno perso per infortuni muscolari prima Valenti e poi Osorio. Si può giudicare positivamente il primo tempo, nel quale il Parma crea due limpide occasioni da gol con Sohm, che calcia alto al 9’, e con Cornelius che costringe Reina a volare come un angelo al 26’. La Lazio non pressa con la necessaria determinazione e gli emiliani, in un modo o nell’altro, se la cavano. Due i tentativi pericolosi dei ragazzi di Inzaghi, entrambi con Caicedo che al 30’ chiama Sepe a distendersi e a deviare in angolo e al 44’ inzucca di poco fuori un cross di Lazzari.

RIPRESA A TUTTA LAZIO — È proprio Lazzari l’uomo che, con le sue continue accelerazioni sulla fascia destra, rompe gli equilibri della sfida. Dopo che Acerbi ciabatta malamente fuori un pallone proveniente da azione di calcio d’angolo, al 10’ il laterale sgomma e serve in area un pallone perfetto per Luis Alberto: praticamente un rigore in movimento, il gol è facile facile. Da questo momento in campo c’è soltanto la Lazio, che sfiora il raddoppio ancora con Luis Alberto e poi se lo va a prendere con Caicedo in capo a una manovra rifinita da Milinkovic-Savic (22’). D’Aversa prova a ribaltare l’ordine dei fattori, inserisce Inglese, passa al 4-2-4, ma il Parma non produce granché. E così per gli emiliani arriva la quinta sconfitta consecutiva. La crisi è seria e, ora che si è deciso di affidare la risalita a un nuovo allenatore, bisogna affrettare i passi altrimenti si rischia di rimanere appiccicati alla zona-paura.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/01/2021 22:49
 
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