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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Sorpresa, riecco Dybala!
Pirlo sorride, la Juve batte il Napoli ed è terza

Ronaldo firma il vantaggio, su un grande assist di Chiesa.
L’argentino raddoppia nella ripresa a 4 minuti dal suo ingresso in campo.
Al 90' Insigne su rigore dimezza il passivo ma è troppo tardi


Livia Taglioli


E dopo una sconfitta e un pari, la Juve torna alla vittoria, aggiudicandosi il recupero della terza giornata, ossia nello spareggio che può valere un posto in Champions. Juve-Napoli finisce 2-1, con griffe di Ronaldo su assist enorme di Chiesa, e raddoppio di Dybala, che fa il suo ritorno in campo dopo 87 giorni, al minuto 68 della ripresa, trovando il gol in soli 4 minuti. Per il Napoli, che cade invece dopo 4 vittorie di fila, va a segno su rigore Insigne (al 90'), che già aveva deciso il match del 13 febbraio, sempre dal dischetto. La Juve scavalca così l’Atalanta e si porta in terza posizione a quota 59, i campani perdono una posizione e sono ora quinti.

LE SQUADRE — Pirlo reintegra i reprobi della festa di una settimana fa esatta McKennie, Arthur e Dybala, ma in campo dal 1’ non trova posto nessuno. Se per l’argentino era scontato (è fuori da circa tre mesi), più sorprendenti sono l’impiego di Alex Sandro e Rabiot al posto dei primi due, con i bianconeri disposti su un 4-4-2. A completare il quadro delle novità Buffon in porta, con Szczesny in panca (insieme a Demiral, guarito col Covid, con Bonucci e Bernardeschi invece positivi). Anche Gattuso cambia, a partire da Meret in porta, al rientro post squalifica di Koulibaly al fianco di Rrahmani, con Demme dietro a Zielinski e il trio offensivo Lozano, Mertens, Insigne.

NON SOLO GOL — L’inizio è scoppiettante: nel primo quarto d’ora la gara sforna lo spettacolo di quattro occasioni, due per parte: dopo due minuti Ronaldo sbaglia la più facile delle deviazioni di testa, in piena solitudine sotto rete, su cross di Danilo. Il palo alla sinistra di Meret sta ancora tremando, per il calcio con cui sfoga il nervoso il portoghese. Un minuto più tardi è Zielinski a doppiare l’errore, mandando altissimo di destro da ottima posizione. Chiesa si scalda, Rrahmani lo stoppa. Ma non al 13’: l’ex viola va via a due avversari, superando il secondo con un tunnel, e mette in mezzo un pallone chirurgico per Ronaldo, dopo aver dato un’occhiata alla situazione in area: stavolta CR7 non sbaglia e traduce in gol l’assist delizioso di Chiesa. E’ l’1-0. Che Fabian Ruiz non riesce a rimontare, mandando alle stelle dopo un paio di minuti.

DUE RIGORI, ANZI NO — La partita non cambia volto dopo il vantaggio bianconero: resta un bel confronto fra due squadre che si fronteggiano in velocità, che saltano l’avversario usando testa e piedi, guadagnando spesso e volentieri la profondità. La Juve arretra forse di qualche metro, ma non perde concentrazione e non lascia il controllo al Napoli. Chiesa viene falciato oltre la linea di fondo da Lozano : Mariani non interviene e il Var non rileva irregolarità. La Juve riparte con aggressività e qualità, agendo spesso in controtempo: Chiesa risponde così a Insigne, ma nessuno dei due trova lo specchio della porta. Il Napoli dal canto suo non lascia nulla di intentato, e spinge e conclude con regolarità. Ma anche dietro Chiellini e C. sono attentissimi e non mollano di un’unghia. Stavolta tocca al Napoli protestare per un intervento di Alex Sandro su Zielinski in area. In entrambi i casi i falli erano apparsi netti.

DYBALA ENTRA E SEGNA — Gattuso nella ripresa si gioca anche le carte Osimhen e Politano, ma sono Di Lorenzo, Insigne e Zielinski a chiamare Buffon a tre interventi decisivi. Pirlo invece al 68’ richiama Cuadrado e Morata, per far spazio a McKennie e Dybala, che torna così in campo 87 giorni dopo. Non passano 5 minuti dal suo ingresso che è raddoppio Juve: Dybala riceve da Bentancur e da fermo lascia partire un sinistro a girare che si infila alle spalle di Meret: è il l 73’, arriva il 2-0. Nessuno si ferma: la gara resta vivace e giocata su ritmi elevati, inevitabile anche un po’ di nervosismo, entra anche Petagna. All’89’ un intervento di Chiellini su Osimhen causa un rigore: dal dischetto (ancora) Insigne, e ancora gol: 2-1 al 90’. Nei 4’ di recupero non cambia più nulla, se non che ora la Juve può guardare le altre da un gradino più su.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 08/04/2021 00:07]
08/04/2021 00:05
 
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È un'Inter da 10 e lode:
lo scudetto è sempre più vicino



Al 10’ colpo di testa di Lukaku, al 67’ Lautaro raddoppia di sinistro:
la squadra di Conte sale a +11 sul Milan secondo.
Barella (diffidato e ammonito) salta il Cagliari


Francesco Fontana

Tutto finito? Forse, perché gli undici punti di vantaggio sulla seconda hanno la dimensione della sentenza sulla Serie A. Un’Inter non spumeggiante, ma come sempre cinica fa il proprio dovere contro un buon Sassuolo rimaneggiato per le numerose assenze: a San Siro, nel recupero della 28esima giornata, decidono Lukaku - che segna il gol numero 21 in campionato (sono 27 in stagione) - e Lautaro, killer di sinistro al 67’ (dopo un contatto De Vrij-Raspadori che ha fatto infuriare De Zerbi).

Inutile la perla nel finale di Traore, sono questi i colpi che mettono l’acceleratore nella volata per lo scudetto: il Milan scivola a -11, a -12 c’è la Juventus, vincente contro il Napoli, dietro Atalanta e proprio Gattuso a quota 58 e 56. Davanti a tutti l’Inter, alla decima vittoria consecutiva, che ora può iniziare a osservare attentamente il countdown.


DARMIAN E GAGLIA DAL 1’ — Senza gli squalificati Bastoni e Brozovic e gli infortunati Kolarov e Perisic, Conte lancia Darmian in difesa e Gagliardini in mediana (i due vincono i ballottaggi con Ranocchia e Vecino). Per il resto Handanovic in porta, dietro anche Skriniar e De Vrij con Hakimi, Barella, Eriksen e Young a completare il centrocampo. In attacco Lukaku con Lautaro e non Sanchez. Dall’altra parte il Sassuolo deve rinunciare ad Ayhan, Muldur, Defrel, Berardi, Caputo, Locatelli, Ferrari, Romagna e Bourabia. Le scelte per De Zerbi sono pressoché obbligate: nel suo 4-2-3-1 ci sono Toljan, Chiriches, Marlon e Rogerio davanti a Consigli. Obiang e Lopez in mezzo con Traore, Djuricic e Boga alle spalle di Raspadori. Arbitra Irrati di Firenze.


CHIRICHES URLA, ROM-GOL — Parte forte l’Inter, dopo neanche 1’ Barella spreca una buona chance incespicando con Lukaku pronto (e libero) all’interno dell’area piccola. Al 3’ ci prova il Sassuolo, il destro di Djuricic dalla distanza è alto. Non quello di Obiang, che poco dopo sfiora il palo alla destra di Handanovic. Il ritmo in avvio è ottimo, idem l’iniziativa di Young al 5’: cross in mezzo, stacca Hakimi che però non impatta (palla sul fondo). Dopo il giallo a Consigli per un’uscita scomposta su Young, Chiriches suona la carica: “Non siamo venuti qui per perdere!”, urla il difensore rumeno. Un gesto per motivare i compagni, tuttavia non proprio fortunato considerando che il Sassuolo va sotto: ancora Young sulla sinistra (positiva la prova dell’inglese), palla in mezzo e il solito Lukaku la mette dentro. Gol da bomber vero (il primo di testa in questa Serie A), che al 10’ vale l’1-0. Al 17’ ammonizione “tattica” per Barella (diffidato), che entra in ritardo su Rogerio: decisione giusta, l’azzurro salterà il Cagliari per squalifica (giallo anche per Traore al 23’ per un fallo proprio su Nicolò). Negli ultimi minuti Boga da una parte e Young dall’altra provano a rendersi pericolosi, ma il risultato non cambia: si va negli spogliatoi al 45’, senza recupero.


SINISTRO E MATCH CHIUSO — Si riparte senza cambi, il Sassuolo non sta a guardare. Il primo tentativo arriva al 55’ con Obiang, c’è Handanovic sul tiro dalla distanza dell’ex West Ham. Dopo il destro di Djuricic, Conte cambia e dà fiducia a Sensi al 59’ al posto di Eriksen. Il Sassuolo prova ad aumentare il ritmo, Toljan costringe Young al giallo per un fallo di mano volontario sulla destra (l’ex United entra in diffida). Il pallino del gioco è neroverde, al 63’ Lopez impensierisce Handanovic con il classico cross che non trova nessuno e si spegne sul fondo. Conte si sbraccia e non sembra soddisfatto, ma al 67’ i suoi la chiudono. Dopo un contatto De Vrij-Raspadori in area (grandi proteste degli emiliani) l’Inter riparte in contropiede nel segno della Lu-La: assist di Lukaku e mancino vincente di Lautaro, che sul secondo palo batte Consigli dopo aver superato Chiriches (15esimo gol in A, senza rigori). Per il Sassuolo è il colpo del k.o. e c’è tempo per altri cambi (dentro Vecino e Sanchez da una parte, Kyriakopoulos, Haraslin, Oddei e Karamoko dall’altra), anche se all’85’ prova a riaprirla Traore, bravissimo ad aprire il piatto e a battere Handanovic. I nerazzurri resistono nel finale (che chance in contropiede per Sanchez ed Hakimi, annullato per fuorigioco un gol a Lukaku) e si regalano un sorriso grande così. Il countdown prosegue...

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2021 00:14
 
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SERIE A 2020/2021 Recupero 3ª Giornata (3ª di Andata)

07/04/2021
Juventus - Napoli 2-1

SERIE A 2020/2021 Recupero 28ª Giornata (9ª di Ritorno)

07/04/2021
Inter - Sassuolo 2-1

Classifica
1) Inter punti 71;
2) Milan punti 60;
3) Juventus punti 59;
4) Atalanta punti 58;
5) Napoli punti 56;
6) Lazio(*) punti 52;
7) Roma punti 51;
8) Verona punti 41;
9) Sassuolo punti 40;
10) Sampdoria punti 36;
11) Bologna punti 34;
12) Udinese punti 33;
13) Genoa punti 32;
14) Fiorentina e Benevento punti 30;
16) Spezia punti 29;
17) Torino(*) punti 24;
18) Cagliari punti 22;
19) Parma punti 20;
20) Crotone punti 15.

(gazzetta.it)

(*) Lazio, Torino una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
08/04/2021 00:15
 
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Ribaltone Spezia nel recupero!
Crotone, ora la retrocessione è più vicina



Finale incandescente al Picco, dove lo Spezia prima pareggia con
Maggiore e poi firma il sorpasso col colpo di testa di Erlic a tempo scaduto.
Ennesima rimonta subita per i calabresi, in vantaggio fino a 3' dalla fine


Filippo Grimaldi

Battuto con onore, questo Crotone che si arrende solo al secondo minuto di recupero allo Spezia (3-2 il finale), per un’ora in difficoltà grazie alla pressione e all’organizzazione di gioco della squadra di Cosmi, ma capace poi di ribaltare la partita. Tre a due finale per la squadra di Italiano, ora con un più dieci sul Cagliari terzultimo. Il Crotone affonda, e nulla raccoglie nonostante una prestazione rovinata dagli errori difensivi nella ripresa. Ora la salvezza diventa davvero lontanissima. Spezia rivoluzionato da Italiano, che propone Provedel fra i pali, e Nzola punta centrale nel 4-3-3, mentre Cosmi recupera in mediana Messias acciaccato.

CORTOCIRCUITO — Italiano nel primo tempo punta molto sulle corsie esterne, tiene molto alta la linea difensiva e inizialmente la mossa sortisce effetto, perché il Crotone stenta ad alzarsi. Un atteggiamento simile, però, necéssita di un adeguato peso offensivo, che invece sorprendentemente ai padroni di casa. E così la squadra di Cosmi capisce che per provare a far saltare il banco basta saltare la mediana dello Spezia per arrivare a Ounas e Simy. Un paio di guizzi di Petriccione e a seguire la buona spinta di Reca a sinistra fruttano un paio di buone occasioni per gli ospiti, sventate da Provedel (11’, su Benali) e poi fallita da Ounas di testa (18’). Più Crotone che Spezia, anche se Cosmi deve rimodulare la squadra quando al 34’ Ismajli tcca duro Benali, che deve uscire dal campo. Dentro Magallan, che si piazza basso a destra, mentre Djidji avanza esterno in mediana e Molina scivola sulla corsia opposta. Ma i calabresi ci credono e al 40’ su un cross di Molina respinto da Provedel, la girata di Djidji al primo gol in A beffa Erlic e scavalca Provedel. L’arbitro Sozza attende l’0k del varista Banti per un sospetto fuorigioco e convalida. Vantaggio meritato degli ospiti, perché lo Spezia è inconcludente nello sviluppo del gioco offensivo.

SI CAMBIA — Italiano nella ripresa lascia fuori Ricci e Gyasi, sostituiti da Leo Sena e Farias. Ma il Crotone non molla, dietro alza il muro e lo Spezia fatica a proporsi, nonostante un paio di spunti di Farias a sinistra. Possesso per gli uomini di Italiano, ma il Crotone tiene. Anzi, sono proprio gli ospiti (13’), su un affondo di Reca a sinistra, a sfiorare il raddoppio con Simy, murato al limite dell’area piccola da Erlic, che si riscatta dopo l’errore del primo tempo. Ma al 18’ la pressione dello Spezia frutta il pari: Ferrer serve Marchizza: il suo assist è intelligente e arriva a Verde che scarica forte nell’angolino alto alla sinistra della porta di Cordaz, ma Luperto ha le sue colpe, lento nella copertura dello spazio. L’uno a uno rovescia completamente la gara: eppure a sorpresa su un errore in copertura di Pobega una combinazione Ounas-Zanellato frutta il sedicesimo gol stagionale di Simy che ridà fiato alla voglia di riscatto del Crotone. Non basta, però: perché proprio allo scadere Maggiore la rimette in parità e al 47’ Erlic raccoglie nell’area piccola dopo la traversa di Ismajli. Tre a due: lo Spezia vede la salvezza. Ora, per Cosmi sarà dura ripartire e crederci ancora.

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/04/2021 12:26
 
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Tris al Parma, il Milan fuori casa è una sentenza.
Ma il rosso a Ibra macchia la giornata

I rossoneri strappano tre punti d’oro in chiave Champions (gol di Rebic, Kessie e Leao)
nonostante l’inferiorità numerica per oltre mezzora e conservano il secondo posto.
Emiliani sempre più nei guai


Marco Pasotto


Se potesse giocarsi un bonus per cambiare in corsa il regolamento del campionato, Pioli sceglierebbe senz’altro di giocare tutte le partite restanti in trasferta. Dove il suo Milan è un carro armato: i tre punti arrivano anche a Parma – lontano da San Siro ora sono 40 sui 63 totali – e consentono ai rossoneri di proteggere, in qualunque modo vadano le concorrenti, il secondo posto in solitaria. Una vittoria fondamentale in chiave Champions.

Al Tardini finisce 3-1 con gol di Rebic, Kessie, Gagliolo e Leao, un risultato che inguaia ancora più pesantemente gli emiliani ma una partita che in qualche modo inguaia anche il Milan: Ibra viene espulso (rosso diretto) dopo un’ora di gioco per qualche parola di troppo all’arbitro e rischia di restare fuori le prossime due partite. La nota di merito per i rossoneri – che si trasforma in demerito per il Parma – è aver portato a casa il successo nonostante oltre mezzora in dieci.

LE SCELTE — Finalmente Pioli ha potuto portarne dodici in panchina. “Veri” s’intende, senza pescare nella cesta della Primavera. Merito dei recuperi simultanei di Leao, Diaz e Mandzukic (ultima apparizione il 18 febbraio), che hanno restituito al tecnico svariate opzioni in attacco. Dal primo minuto, dietro Ibra, sono partiti i tre attesi: Saelemaekers, Calhanoglu e Rebic (ultima da titolare oltre un mese fa). In mediana confermata la coppia di riferimento Bennacer-Kessie e in difesa Kalulu è stato preferito a Dalot, con Tomori ormai partner fisso di Kjaer al centro. D’Aversa davanti ha confermato il tridente di Benevento, anche perché di alternative ce n’erano pochine. E quindi la lieta (e giovane) novella Man a destra, Pellè al centro e un Gervinho in cerca di riscatto a sinistra. Al centro della mediana è tornato Kurtic e in difesa accanto a Bani l’ha spuntata Gagliolo.

ARIETE — L’impianto rossonero di base è rimasto il 4-2-3-1 ma tatticamente una cosa è stata chiara fin dai primi scorci: Pioli ha chiesto a Rebic di stare particolarmente vicino a Ibrahimovic e di assecondarne i movimenti. Una sorta di sdoppiamento per il croato, chiamato comunque a curare anche la fascia. Ibra, dal canto suo, ha gravitato qualche metro indietro rispetto al consueto. Senza limitarsi a qualche sconfinamento a ritroso per farsi consegnare palla, ma restando più o meno fisso sulla trequarti a galleggiare fra le linee. Più numero 10 che numero 11 insomma. Mosse che hanno pagato. Eccome. In entrambi i gol il Milan ha sfondato centralmente usando come ariete lo svedese, che ha spalancato il portone ai compagni. Sul primo gol (minuto 8) ha messo giù un pallone complicato girato da Bennacer, ha fintato il tiro mandando fuori un tempo un avversario e l’ha messa a centro area sui piedi di Rebic, che ha completato una giocata fantastica liberandosi benissimo per un destro nel sette. Sul secondo (minuto 44) l’azione è stata ancora più bella: tre tocchi veloci nello stretto – Hernandez-Ibra-Hernandez - e palla sulla corsa a Kessie, che ha infilato comodamente Sepe. Due azioni in cui il Milan si è imposto sia dal punto di vista tecnico, sia grazie a un ventaglio di soluzioni piuttosto ampio. Ma va detto che il Milan non è stato impeccabile tecnicamente lungo i primi 45, con parecchi errori, anche in situazioni semplici, dalla mediana in su. Il Parma però non è praticamente mai riuscito ad approfittarne. Qualche sgasata, qualche fiammata estemporanea, soprattutto sulla sinistra con un paio di cross velenosi nell’area rossonera, ma nessun vero pericolo per Donnarumma. Gli emiliani nel primo tempo non hanno funzionato in nessun reparto: difesa portata a spasso sui gol, mediana senza spunto e senza spinta, attacco del tutto non pervenuto (con Gervinho che si è confermato lontanissimo da una condizione accettabile).

DOPPIO GUAIO — La ripresa è iniziata col primo squillo gialloblù, che ha chiamato Donnarumma a un doppio intervento complicato prima su Conti e poi, in difficoltà crescente, su Pellè da distanza (molto) ravvicinata. Uno squillo ma certo non un assedio. Il Diavolo la vita se l’è complicata da solo quando Ibra al quarto d’ora, per ragioni che solo lui conosce, deve aver detto qualcosa di poco ortodosso all’arbitro Maresca (in casa Milan però assicurano il contrario): rosso diretto e Milan in dieci senza il suo condottiero. Pioli a quel punto è passato al 4-4-1 con Rebic punta e Calhanoglu largo. Una botta che si è fatta sentire parecchio. Il Parma ha conquistato subito campo e metri e sei minuti dopo ha accorciato: sponda di Pellè per l’inserimento di Gagliolo, che si è infilato tra Hernandez e Kjaer e ha anticipato Donnarumma. Un guaio doppio, perché nell’azione Gigio si è fatto male a un polso e ha giocato il resto della partita pesantemente fasciato. L’inerzia della partita ovviamente non è cambiata, ma il Parma ha condotto assalti confusionari, senza criterio tattico, con una quantità industriale di cross poco ragionati e quindi facili da neutralizzare per i difensori rossoneri. Ci ha provato Cornelius un paio di volte, facendo scorrere qualche brivido al Diavolo, ma come nel primo tempo Donnarumma non è stato chiamato realmente agli straordinari. La gara si è chiusa definitivamente nel recupero con il gol di Leao (e annessa esultanza polemica senz’altro evitabile), che ha tolto ai rossoneri i patemi degli ultimi giri di lancetta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 11/04/2021 12:32]
11/04/2021 12:30
 
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Toro, è un colpo-salvezza.
Belotti segna su rigore,
terzo k.o. di fila per l'Udinese



Primo tempo equilibrato, con un paio di occasioni clamorose non sfruttate da entrambe le squadre.
Nella ripresa Arslan travolge in area il Gallo, che dal dischetto non perdona. Nicola a +5 sul Cagliari che domani gioca contro l'Inter


Mario Pagliara

La felicità del Toro è una rincorsa lunga undici metri. Perché un Belotti glaciale su calcio di rigore regala al Torino un blitz a Udine pesantissimo. I granata danno continuità all’ottimo derby di una settimana fa, ma stavolta la gioia è completa: la squadra di Nicola sbanca la Dacia Arena e, in attesa di Inter-Cagliari di domani, allunga di cinque punti sul terzultimo posto. Troppo sterile la pressione finale dell’Udinese, alla terza sconfitta di fila, e non basta per rimontare un avversario così compatto.

AVVIO BLANDO — L’insolita serata invernale di Udine blocca le gambe e le idee di Udinese e Torino per una buona mezzora. I granata danno l’impressione di impostare una prima parte della gara conservativa, la squadra di Gotti prova a fare la partita ma riesce raramente ad alzare i giri del motore affidandosi spesso e volentieri alla qualità di De Paul. Non ci sono sorprese nelle formazioni di partenza: il Toro conferma il blocco del derby, con lo spostamento di Verdi da mezzala sinistra a mezzala di destra, l’Udinese prova a far paura con Llorente unica punta di ruolo e Pereyra a supporto tra le linee. La partita ci mette un po' a salire di tono, e la prima occasione è dell’undici di Nicola quando Sanabria a pochi passi da Musso non aggancia di testa su un cross di Belotti (21’). Alla mezzora Rincon, su assist di Vojvoda, indovina un colpo al volo che non ha fortuna: muore sopra la traversa. In mezzo al campo i friulani però crescono, Rincon fatica a contenere De Paul, Mandragora spesso ci deve mettere più il fisico che la tecnica.

DE PAUL IN CATTEDRA — L’episodio che può far girare il primo tempo cade al 33’, quando da un’incomprensione tra Milinkovic e Buongiorno nasce una clamorosa palla gol per Molina che spreca il jolly del possibile vantaggio. Nell’ultimo quarto d’ora si accende l’Udinese, trascinata da un De Paul che piano piano sale in cattedra: l’argentino ci prova con un colpo da biliardo (34’) finito di poco a lato, cinque minuti dopo è sua una sventola alta sulla testa di Milinkovic, e al 41’ il portiere serbo deve allungarsi per arrivare su un diagonale ancora di De Paul. Il Toro tutto sommato regge, nonostante pecchi di brillantezza in fase offensiva, ma pochi secondi prima di andare negli spogliatoi un riflesso ancora di Milinkovic sul colpo di testa di Llorente evita il peggio.

CANTA IL GALLO — In avvio di ripresa l’Udinese mantiene il pallino del gioco, ma gli episodi girano dalla parte del Toro. All’11' Verdi tenta il break con una fucilata dalla distanza che sbatte sui tabelloni. Al quarto d’ora Verdi scodella una punizione morbida al centro dell’area per Belotti sul quale frana goffamente Arslan: Doveri non ha dubbi e indica il dischetto del rigore, e Belotti non fallisce. Il Gallo spezza così un digiuno che si prolungava dal 6 febbraio (Atalanta-Torino) e sale a dodici centri in campionato. Poco dopo Nicola inserisce Lukic (al posto di Rincon) e Zaza (per Sanabria), Gotti risponde subito con Okaka (per Llorente) e Forestieri (per Arslan). L’Udinese si getta in avanti più con foga, il Toro si trincera e resiste. Nel finale Gotti si sbilancia lanciando nella mischia Ouwejan al posto di Samir. Ma l’occasione del k.o. cade sulla testa di Izzo (35’) che sfiora il raddoppio. Nel finale il muro granata non concede più nulla e al triplice fischio per Nicola l’urlo è liberatorio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/04/2021 12:38
 
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L'Inter non si ferma più.
E ora sono 11: i punti sul Milan e le vittorie di fila



A San Siro decide Darmian al 77' dopo le prodezze di Vicario. La capolista torna a +11 sul Milan,
mentre i sardi restano a -5 dal Torino, che ha pure una gara da recuperare


Luca Taidelli

Nemmeno il Cagliari dei 4 ex e di super Vicario riesce a fermare la corsa dell'Inter. L'undicesima vittoria di fila arriva nel finale grazie a un guizzo del jolly Darmian. La capolista risponde così al Milan, vincitore ieri a Parma, e torna a +11. Il Cagliari invece sprofonda a -5 dal Torino, quart'ultimo e con una gara in meno, malgrado la prova orgogliosa e le prodezze dell'esordiente Vicario, che in porta sostituisce Cragno, positivo al Covid.

PRIMO TEMPO — Conte punta su Sensi (ultima da titolare in nerazzurro, il 30 settembre a Benevento) per lo squalificato Barella e a destra preferisce Darmian ad Hakimi, involuto nelle ultime uscite. In attacco,con Lukaku c’è Sanchez, che vince il ballottaggio con Lautaro. Semplici invece punta su Carboni per completare la difesa con Godin e Rugani. A destra c’è Zappa, a sinistra Nandez. Pavoletti affianca Joao Pedro in avanti. Con la mediana più creativa ma leggera degli ultimi mesi, Conte si prende un rischio perché davanti ci sono i muscoli di Marin, Nainggolan e Duncan. Non a caso all’inizio i nerazzurri faticano a creare gioco, e quando al 10' ci prova Eriksen con un gran destro Vicario risponde presente con un bel volo. Dopo un quarto d'ora l'Inter prende campo, anche perché quello di Semplici di fatto è un 5-3-2 e gli esterni faticano ad accompagnare l'azione. Al 18', su tocco di Lukaku, Sanchez segna, ma era in fuorigioco. In spazi così chiusi serve qualcuno che salti l'uomo, ci provano i piccoletti Sensi (destro di poco a lato) e Sanchez, che impegna di nuovo Vicario. Il cileno è commovente per impegno, ma perde lucidità con troppi fronzoli e al 33', dopo un ottimo break su Duncan sbaglia la misura per Lukaku, in un raro contropiede. Molto più essenziale e verticale Eriksen, che al 37' pesca l'inserimento di Darmian, sul cui cross basso però Lukaku col destro si impappina. Il Cagliari lotta, ma il primo acuto arriva al 39', con una sassata dell'ex Nainggolan che costringe Handanovic a un intervento meno facile di quanto sembri. Non da meno Vicario sul sinistro secco di Darmian, liberato da una combinazione Sensi-Sanchez.

SECONDO TEMPO — Nessun cambio nell'intervallo e subito Vicario protagonista sul diagonale di Sensi. Il Cagliari tiene, allora l'Inter ci prova con la contraerea, ma sul corner di Eriksen Skriniar non trova il pallone a pochi passi dalla porta e poi Lukaku, fino a quel momento ai margini del match, gira di poco a lato su assist di Brozovic. Di fatto, i 20 uomini di movimento se la giocano davanti all'area di Vicario, attento ancora su Eriksen e Lukaku, ma salvato dalla traversa al 69', sul colpo di testa di De Vrij. Conte attende il 70' per giocarsi le carte Hakimi e Lautaro (fuori Young e Sanchez). Semplici risponde inserendo il quarto ex, Asamoah, per Duncan, con Nandez che si accentra. Quando ormai si consultano gli almanacchi per l'ultimo mezzo passo falso, l'Inter passa al 77' proprio grazie a una fiammata di Hakimi, mandato sul fondo da Lukaku per la caramella che Darmian sul secondo palo deve soltanto scartare con un appoggio di sinistro. Passato in vantaggio, Conte inserisce i "cingolati" Gagliardini e Vecino per Sensi ed Eriksen. Semplici gioca il tutto per tutto passando a 4 dietro, con Simeone al posto di Rugani. E nei minuti finali il quadro si ribalta. Ora è la capolista che non riesce a uscire e rischia tantissimo nell'assalto disperato degli ospiti. Bravi Nainggolan e compagni, ma il perfezionista Conte avrà qualcosa da rimproverare ai suoi per un altro braccino nel finale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/04/2021 14:59
 
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Juve, tris al Genoa.
Ma CR7 rimane a secco

Kulusevski e Morata a segno nel primo tempo, nella ripresa i bianconeri rallentano e subiscono il 2-1,
poi McKennie chiude il match. Szczesny decisivo in due occasioni


Livia Taglioli


Genoa battuto 3-1, e la Juve conquista la seconda vittoria consecutiva, restando nella scia del Milan, in terza posizione. Rompe il ghiaccio un ritrovato Kulusevski, a segno dopo 4’ minuti. Sembra tutto facile per i bianconeri, che raddoppiano con Morata al 22’. Scamacca impegna Szczesny allo scadere del primo tempo, ma la Juve non raccoglie il campanello d’allarme. E nella ripresa torna in campo nella peggior versione di se stessa. Risultato: dopo 4 minuti Scamacca dimezza lo svantaggio e obbliga la Juve a una ripresa più sofferta del necessario. Nel tourbillon dei cambi a pescare il jolly è Pirlo, con McKennie che trova il gol del 3-1 al 70’, a due minuti dal suo ingresso in campo.

DYBALA IN PANCA — Pirlo conferma il 4-4-2 visto col Napoli, lasciando però in panchina Buffon e Alex Sandro. Cuadrado, arretrato sulla linea dei difensori, lascia il posto a Kulusevski, con Morata al fianco di Ronaldo (Dybala parte di nuovo in panchina). Ballardini, che deve fare a meno dello squalificato Strootman e degli infortunati Pellegrino e Czyborra, risponde con un 3-5-2 con in mezzo quel Rovella già juventino ma in rossoblu a farsi le ossa e prepararsi a un domani in bianconero. Davanti è Pandev a dar man forte a Scamacca. L’avvio juventino non è rombante quanto quello esibito col Napoli, ma altrettanto autorevole, e il gol arriva dopo 4’: Cuadrado salta Rovella e appoggia all’indietro per Kulusevski, che con un sinistro da fermo batte Perin. Il Genoa reagisce frullando calcio offensivo insistente ma innocuo: una conclusione alta di Biraschi e una punizione altissima di Scamacca sono gli unici prodotti delle avanzate rossoblu.

RADDOPPIO JUVE — La Juve gioca con calma e lucidità, prova un paio di conclusioni, e al 22’ arriva il raddoppio: sprinta Chiesa dalla linea di metà campo macinando metri e avversari, Perin respinge il suo destro in corsa, Ronaldo da posizione ravvicinata stampa il pallone sul palo, Morata al terzo tentativo lo spinge in rete. Ora è una Juve in totale controllo, che fa girare palla e mantiene il possesso, il Genoa fatica a ripartire, subendo molto l’asse di destra Cuadrado-Kulusevski. Lo svedese appare rinato rispetto alle ultime prestazioni, ma è la squadra tutta a giocare con coralità, grande attenzione e senza sbavature. Solo un brivido, nel finale: Scamacca si incunea fra De Ligt e Chiellini, Szczesny è eccezionale nel respingere la conclusione ravvicina dell’attaccante rossoblu.

REAZIONE GENOA — La ripresa si apre con Alex Sandro in campo al posto dell’ammonito Cuadrado, con Danilo che slitta a destra. Nel Genoa dentro Pjaca e Ghiglione (per Biraschi e Behrami), ma a cambiare è soprattutto l’atteggiamento della squadra di Ballardini, che subito guadagna un angolo, e da quel corner costruisce il gol del 2-1, realizzato di testa da Scamacca, al 49’. Poi il Genoa non si ferma, con Pjaca che prima chiama Szczesny a un grande intervento, e poi manda alto da buona posizione. La Juve si è un po’ persa, o meglio ha lasciato negli spogliatoi un po’ dello spirito che l’ha fatta grande nel primo tempo. Chiesa spreca un buon contropiede cercando Morata e non Ronaldo, libero a sinistra, il Genoa inserisce altre forze fresche (Shomurodov e Zajc). I bianconeri rallentano il ritmo e incappano in “vecchi” errori, Pirlo prova a dare la scossa inserendo Dybala e McKennie per Morata e Kulusevski. Pronti via, proprio McKennie dopo 2 minuti, al 70’, centra il 3-1, servito sul filo del fuorigioco da Danilo. Il Genoa chiude in 10, anzi praticamente in 9: al 79’ Zappacosta si arrende, con Ballardini che ha esaurito i cambi, e nel finale anche Pjaca è visibilmente sofferente. Ma tant’è, la gara è praticamente finita col 3-1 firmato McKennie. E un Ronaldo che a fine gara lancia la maglietta a terra per accontentare la richiesta di un raccattapalle, gesto un po' ambiguo commentato anche da Pirlo nel post match.

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/04/2021 23:45
 
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Napoli, colpo in casa Samp:
la corsa Champions continua



La squadra di Gattuso si impone con un gol per tempo:
segnano Fabian Ruiz e Osimhen. Annullata dal Var la rete del pareggio di Thorsby


Filippo Grimaldi

Riprende la (rin)corsa di Gattuso, che alla fine si concede un lungo abbraccio in mezzo al campo con Ranieri. Due allenatori pronti all’addio. Il presente, però, racconta che aspettando l’Atalanta, attesa stasera dalla sfida del Franchi contro la Fiorentina, il Napoli centra una vittoria pesante (0-2 il finale) in casa della Samp e compie il sorpasso provvisorio sui nerazzurri al quarto posto sulla squadra del Gasp, nella lunga volata per la prossima Champions. Decidono la rete di Fabiàn Ruiz nel primo tempo, che premia quello che lunghi tratti è stato il predominio territoriale e di gioco azzurro, e il raddoppio di Osimhen a tre minuti dalla fine. La Samp, in verità, sul provvisorio 0-1, nella ripresa era riuscita ad andare a segno con Thorsby, prima che Valeri – dopo un consulto con la Var – annullasse ravvisando un fallo in atacco del norvegese su Koulibaly: resta il fatto che i blucerchiati avevano comunque non poche attenuanti, con una mediana d’emergenza, vista la contemporanea assenza di Silva ed Ekdal. Ranieri ha risolto il problema spostando Jankto interno al fianco di Thorsby, con Candreva e Damsgaard esterni di fascia. Il Napoli ha confermato invece il suo 4-2-3-1 con il nigeriano terminale offensivo.

MONOLOGO — Il primo tempo mostra una Sampdoria in avvio ordinata, ma poco efficace dalle parti di Ospina, mentre la squadra di Gattuso sfrutta la sua grande velocità nelle ripartenze, che spesso creano pericoli ai blucerchiati, soprattutto sulla corsia di destra, dove l’asse Di Lorenzo-Politano è quello più sfruttato ed incisivo. Lo dicono il numero di occasioni degli ospiti, vicini al gol già al 5’, quando proprio su un cross di Politano, Zielinski calcia altissimo da ottima posizione. Ed è un canovaccio che resta inalterato sin quasi all’intervallo. Al 10’ il recupero di Bereszynski è provvidenziale su Insigne smarcato da Di Lorenzo, nell’ennesima accelerazione devastante del Napoli, vicinissimo al vantaggio ancora al 22’ (carambola in area salvata da Yoshida) e poi con Insigne al 25’, che trova Audero pronto alla deviazione. La Samp qui non riesce mai ad alzarsi e nell’unica occasione buona sul piede di Gabbiadini, Manolas lo stoppa prendendo l’ammonizione. Ma la squadra di Ranieri è inconcludente in attacco, sovrastata dalla fisicità e dagli schemi del Napoli. Così, al 35’, una combinazione Fabiàn Ruiz-Osimhen-Zielinski e chiusa proprio con un sinistro preciso dallo spagnolo regala il meritato vantaggio agli azzurri. E’ la precisione delle linee e la profondità del gioco che sorprende la Samp, offrendo sempre agli ospiti sempre la possibilità di creare una superiorità numerica sulla trequarti - scavalcando la mediana di Ranieri -, vicinissimi al raddoppio con un assist di Di Lorenzo per Politano, fuori di un soffio. La Samp non punge sino all’intervallo.

REAZIONE — Anche se, nella ripresa, Samp decisamente più aggressiva nella ripresa, con un Gabbiadini effervescente ed un gioco più rapido. Le migliori occasioni, però, sono sempre per gli ospiti: Audero (6’) disinnesca Zielinski, due minuti calcia alto Fabian Ruiz, al quale si oppone ancora una volta il numero uno sampdoriano, negando il raddoppio pure a Insigne. Il Napoli rimane concreto e pericoloso: l’affannoso recupero di Colley (12’) per un soffio non diventa un’autorete. Ranieri prova allora a sfruttare la freschezza atletica di Keita (fuori il capitano Quagliarella), Gattuso sostituisce Politano con Lozano e Zielinski con Mertens. È una fase complicata della gara per il Napoli. Ospina resta a terra, Meret è pronto a subentrare, ma il numero uno azzurro chiede di restare in campo e sull’angolo successivo viene beffato da Thorsby (30’). Il Napoli, però, si salva: dopo un consulto con la Var, Valeri annulla per un intervento del norvegese su Koulibaly. È, questo il miglior momento della Samp che aumenta la pressione e schiaccia gli ospiti. Keita è vivace, ma non basta. Il Napoli non molla e su una verticalizzazione di Mertens, Osimhen segna il suo quinto gol in campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/04/2021 23:49
 
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Milinkovic piega il Verona al 92': la Lazio non molla

Quarta vittoria di fila per la squadra di Inzaghi che continua
a lottare per un posto in Champions League


Pierfrancesco Archetti


La Lazio infila la quarta vittoria consecutiva, grazie a un colpo di testa di Milinkovic al 92’, e continua a rincorrere la zona Champions. Sembrava che lo 0-0 non si schiodasse in una gara povera di emozioni, con nessun tiro in porta del Verona e soltanto quello del vantaggio, più un palo, per gli ospiti. Ma la svolta arriva nel recupero, la Lazio non molla l’obiettivo di inizio stagione.

IL PALO — Anche nel primo tempo poche occasioni, quelle più rilevanti capitano alla Lazio: in avvio un destro di Milinkovic esce di poco, invece un diagonale di Immobile da fuori area colpisce il palo al 23’. Le marcature sono strette e a tutto campo, come consuetudine dei gialloblù. Quando la Lazio arriva in area, non è precisa nell’ultimo passaggio. Il Verona si fa vedere dalle parti di Reina con un tiro cross di Lazovic sul quale non può arrivare Lasagna. Entrambe le squadre sono senza gli allenatori principali in panchina: Juric, squalificato, è sostituito da Paro; al posto di Simone Inzaghi, a casa per il Covid, c’è Farris. Alla Lazio manca la velocità di Lazzari sulla destra, al suo posto viene messo per la prima volta Akpa-Akpro, mentre Marusic è sistemato nel trio di difensori e Patric resta in panchina. Anche Correa è squalificato, in attacco a far coppia con Immobile c’è Caicedo e non Muriqi che poi entra nella ripresa al posto dell’ecuadoriano.


GOL ANNULLATO E GOL VERO — Il Verona è ottavo, di obiettivo salvezza non si parla più perché già raggiunto comodamente per la seconda stagione consecutiva. Juric modifica il centrocampo preferendo Sturaro a Tameze, mentre in difesa torna Dawidowicz. E’ una partita costruita sui duelli personali e quando Caicedo ne vince uno con Magnani porta la Lazio in vantaggio proprio a inizio ripresa. Ma l’arbitro Chiffi, dopo aver concesso il gol, viene richiamato al Var e annulla. Aveva concesso il vantaggio sul fallo di Magnani su Caicedo, ma poi punisce la manata dell’attaccante, anche ammonito, sul difensore nel proseguo dell’azione. La Lazio protesta, ma il risultato non cambia. Il Verona non sfrutta un paio di contropiede, la partita si trascina nel finale fra dieci cambi e stanchezza. Ma al secondo minuto di recupero, un cross morbido di Radu viene deviato in porta di testa da Milinkovic, più svelto dei difensori. E la Lazio fa festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/04/2021 23:53
 
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