Admin e Mods

:: Benvenuti :: Welcome :: Da Ottobre 2003 :: Maggio 2009 :: Il B-side forum è vietato ai minori ::

Maggio 2009

Pandado

Simpatia Osè

Robyk

ibrahimovich87

mvalda

gianlucala

fux

teresio

Realizzato per amore del B-side e della bellezza femminile.

Da 4 anni solo il meglio per voi

Gemellaggi

Celebrity in Pantyhose :: FORUMANDO :: Vip Bellissime :: ipergnocche :: Vere Esibizioni

Risoluzione consigliata 1024x768

Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
SERIE A 2020/2021 37ª Giornata (18ª di Ritorno)

15/05/2021
Genoa - Atalanta 3-4
Spezia - Torino 4-1
Juventus - Inter 3-2
Roma - Lazio 2-0
16/05/2021
Fiorentina - Napoli 0-2
Benevento - Crotone 1-1
Udinese - Sampdoria 0-1
Parma - Sassuolo 1-3
Milan - Cagliari 0-0
17/05/2021
Verona - Bologna 2-2

Classifica
1) Inter punti 88;
2) Atalanta punti 78;
3) Milan e Napoli punti 76;
5) Juventus punti 75;
6) Lazio(*) punti 67;
7) Roma punti 61;
8) Sassuolo punti 59;
9) Sampdoria punti 49;
10) Verona punti 44;
11) Bologna punti 41;
12) Udinese punti 40;
13) Fiorentina e Genoa punti 39;
15) Spezia punti 38;
16) Cagliari punti 37;
17) Torino(*) punti 35;
18) Benevento punti 32;
19) Crotone punti 22;
20) Parma punti 20.

(gazzetta.it)

(*) Lazio, Torino una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
A quattro giornate dal termine l'Inter è matematicamente Campione d'Italia per la sua 19esima volta
(11 anni dopo l'ultimo scudetto) ma decise anche le retrocessioni in Serie B di Parma e Crotone.
18/05/2021 13:42
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
Festa Torino: fa 0-0 in casa
della Lazio ed è salvo.
Il Benevento va in B



I granata resistono all'Olimpico:
Immobile sbaglia un rigore nel finale.
Retrocede la squadra di Pippo Inzaghi


Mario Pagliara

Ha dovuto scalare un Everest nella serata dell’Olimpico che si preannunciava ad alto tasso di difficoltà e che è finita per essere una piccola impresa. Ma alla fine il Torino è riuscito nella missione di strappare quel punto che gli consente di staccare il pass per la salvezza, condannando il Benevento alla retrocessione in Serie B. Si archivia sullo zero a zero la sfida in casa di una Lazio (recupero della venticinquesima giornata) che, nella ripresa, ha provato fino all’ultimo secondo a far saltare il bunker granata, sprecando anche un rigore con Immobile (palo). Il Toro ha stretto i denti, a tratti si è dimostrato pure stoico, di fronte alle continue folate offensive biancocelesti, e alla fine può finalmente archiviare questa stagione tribolatissima. Davide Nicola ha centrato la missione di condurre in salvo il Toro.

IL BLOCCO GRANATA — Bastano pochi minuti nella notte dell’Olimpico per capire come il Toro abbia impostato la serata nell’unico modo utile e logico, in questo momento: accanto ai tre centrali Nicola blocca spesso anche Ansaldi e Singo, con la copertura fissa di Lukic, Mandragora e Rincon, impegnato a duellare con Luis Alberto. Pur in un primo tempo non certamente brillante, e ad andamento lento, la resa a metà partita legittima la strategia del tecnico granata. Perché il Toro soffre pochissimo, riesce spesso a spegnere le fonti di gioco laziali. Così sul taccuino finiscono giusto un paio di conclusioni dalla distanza (al 23’ Fares, cui risponde due minuti dopo Mandragora). La Lazio dà invece l’impressione di provarci ma mai – a metà partita – di affondare davvero il colpo. Capita che la grande occasione della prima mezz’ora cada nei piedi di Sanabria, che per un soffio non approfitta di un pasticcio di Strakosha (27’), su un traversone al bacio di Ansaldi. La sfida scivola verso l’intervallo senza grandi acuti, ma il pepe è nella coda, perché nel primo minuto di recupero dei primi 45’ Fabbri annulla un gol a Immobile. Per il direttore di gara Ciro ha spinto Nkoulou alle spalle causandone la caduta: Fabbri annulla, Aureliano conferma al Var. All’intervallo il blocco granata regge.

MARCE ALTE LAZIO — Quando, però, ricomincia la ripresa appare subito evidente il cambio di passo della Lazio. Dal ritmo compassato della prima parte, la squadra di Inzaghi alza decisamente le marce e costringe il Torino ad arretrare pericolosamente ancora di più davanti alla porta di Sirigu. La logica conseguenza sono le occasioni che cominciano a fioccare per i padroni di casa: la prima è di Luis Alberto (3’), poi c’è bisogno di un Nkoulou ai limiti del miracoloso per impedire a Muriqi di battere Sirigu un rigore in movimento (8’), cinque minuti dopo Immobile prima ci prova alto dopo servono i riflessi di Sirigu per evitare l’esultanza di Ciro. E’ questo il momento di maggiore difficoltà dei granata, che si stringono intorno al trio difensivo, alla corsa di Mandragora e Rincon e all’esperienza di Ansaldi. E proprio Ansaldi veste i panni di salvatore della patria quando si immola (20’) su Akpa.

SANABRIA, IMMOBILE E LAZZARI AL PALO — Nel pieno di questa ondata biancoceleste, arrivano i due break di Sanabria: il primo al 16’ senza impensierire Strakosha, poi al 25’ con la conclusione che si stampa sul palo. La reazione della Lazio è, però, rabbiosa e arriva un minuto dopo con un diagonale in corsa di Lazzari, di poco a lato. La partita viaggia adesso decisamente su un’altra velocità: il Toro soffre e stringe i denti, la Lazio è tutta protesta in attacco in un simil assedio. A un quarto d’ora dalla fine Muriqi svetta di testa, ma Sirigu è attento. Soprattutto il portiere granata firma una parata clamorosa, al 35’, sulla battuta a botta sicura di Escalante che aveva già fatto urlare al gol la tribuna. Nasce un finale al cardiopalma, nel quale entra anche il rigore che Fabbri fischia alla Lazio (39’) per un intervento di Nkoulou su Immobile e che Immobile spreca calciando sul palo. I cinque minuti di recupero sono per il Toro con il cuore in gola, combattendo palla su palla, di fronte a una Lazio che si lancia all’assalto all’arma bianca e che al 95' prende un altro palo con Lazzari. E quando Fabbri manda tutti sotto la doccia, per i granata è una liberazione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/05/2021 14:16
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
SERIE A 2020/2021 Recupero 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

18/05/2021
Lazio - Torino 0-0

Classifica
1) Inter punti 88;
2) Atalanta punti 78;
3) Milan e Napoli punti 76;
5) Juventus punti 75;
6) Lazio punti 68;
7) Roma punti 61;
8) Sassuolo punti 59;
9) Sampdoria punti 49;
10) Verona punti 44;
11) Bologna punti 41;
12) Udinese punti 40;
13) Fiorentina e Genoa punti 39;
15) Spezia punti 38;
16) Cagliari punti 37;
17) Torino punti 36;
18) Benevento punti 32;
19) Crotone punti 22;
20) Parma punti 20.

(gazzetta.it)

A quattro giornate dal termine l'Inter è matematicamente Campione d'Italia per la sua 19esima volta
(11 anni dopo l'ultimo scudetto) ma decise anche le retrocessioni in Serie B di Parma e Crotone.
Col recupero di Lazio - Torino decretata anche la retrocessione matematica del Benevento cou un turno
di anticipo.
21/05/2021 14:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
Il Genoa di Ballardini finisce col sorriso:
lampo Shomurodov, Cagliari k.o.



Basta un gol dell'uzbeko per vincere, 1-0.
Nainggolan si fa male dopo 10',
Behrami espulso in meno di un tempo (il secondo)
e Pandev stizzito per la sostituzione


Basta il gol di Shomurodov per decidere la sfida tra Cagliari e Genoa (0-1). L'uzbeko segna un gol delizioso nel primo tempo e regala il successo alla squadra di Ballardini. Parte forte il Cagliari che dopo pochi minuti colpisce il palo con Joao Pedro. Sul palo si stampa il suo colpo di testa, ma si sarebbero stampate anche le occasioni dei sardi (che perdono Nainggolan per un problema muscolare dopo 10'). Perché dopo il rischio corso, il Genoa imbastisce una reazione lenta ma corposa. Al punto che al 15' un lancio geniale di Rovella manda in porta Shomurodov. L'uzbeko controlla, arriva davanti Cragno e lo supera con un pallonetto morbido. Ottavo centro in campionato per l'attaccante. Il Genoa da lì in avanti soffrirà solo per una conclusione di Marin gestita male dal giocatore. Per il resto del primo tempo il controllo resterà tra i piedi del Grifone che potrebbe raddoppiare ma non ci riuscirà.

L'ESORDIENTE E... L'ESPULSO — Nella ripresa si riparte con l'esordio di Kallon (2001) nel Genoa e con un'occasione squisita per Shomurodov che trova le gambe di Cragno a dire di no. Il Cagliari alza il baricentro e prova a stuzzicare la difesa genoana. Zapata salva sulla riga un tiro di Zappa dopo che Paleari aveva respinto non benissimo di pugno. Poco prima Pandev aveva lasciato il campo stizzito per la sostituzione. La partita è più vibrante nella ripresa. Il Genoa potrebbe raddoppiare proprio con Kallon che parte tutto solo verso Cragno, lo salta e segna. Però la sua posizione irregolare rende tutto inutile. Nel finale i liguri restano in dieci per l'espulsione di Behrami. Il centrocampista a dir poco opaco visto che si prende due gialli in meno di un tempo, il secondo. Il Genoa va vicino al gol ancora con Kallon, decisamente il più brillante nella ripresa.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/05/2021 00:52
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
Messias sbatte sulla traversa:
Crotone e Fiorentina chiudono senza gol

Meglio i calabresi, che costringono Terracciano a due parate decisive.
Simy sbaglia un gol facile nella ripresa


Giovanni Sardelli


Il Crotone crea e spreca, la Fiorentina fa pochissimo e ringrazia Terracciano, uscendo con un punto da un match giocato senza inserire nemmeno la terza marcia. Il portiere viola para tutto: dove non arriva lui ci pensano gli attaccanti di Cosmi a sprecare occasioni a raffica. Finisce quindi con uno 0-0 che non rispecchia l'andamento della gara. La classifica ha già detto tutto ma Cosmi e Iachini mettono tutti i titolari che hanno a disposizione. Compresi i due centravanti, Simy e Vlahovic, le note liete di questa stagione. I problemi di formazione per i viola sono dietro con le assenze di Dragowski, Pezzella, Milenkovic ed Igor (non al meglio, va in panchina). Il centrale lo fa addirittura un terzino, ovvero Maxi Olivera.

CROTONE VS TERRACCIANO — Il Crotone fa la partita con la Viola che sta dietro sperando, senza successo, di ripartire. E così la gara è un concentrato di occasioni che i padroni di casa non concretizzano per l'imprecisione davanti alla porta e la grande serata di Terracciano. Nell'ordine: al 6' Messias in diagonale impegna il portiere viola, al 23' Cuomo di testa sfiora il palo dopo un cross prelibato di Ounas. Ed ancora Messias su punizione non trova l'angolo di un niente prima che Terracciano si superi due volte sul solito Messias, presentatosi tutto solo davanti a lui, e poi sul colpo di testa di Djidji. E la Fiorentina? Tutta in un tiro alto di Castrovilli imbeccato in profondità da Vlahovic.

SIMY SPRECA — Iachini all'intervallo cambia. Dentro Eysseric e Borja Valero al posto di Castrovilli e Pulgar. Pronti via e Messias con un sinistro morbido colpisce la traversa con il pallone che rimbalza fuori di un nulla. Stavolta i viola provano a reagire: Bonaventura e Borja Valero tentano di calciare in porta prima che Iachini inserisca Callejon per Venuti e Kokorin per Ribery. Ma non è serata, anzi. L'occasione clamorosa capita nuovamente al Crotone con il solito Ounas che imbecca in area Simy. Incredibile il liscio del centravanti a pochi metri dalla porta con i viola che riescono ancora a salvarsi. Finisce quindi con un punto per parte. Aveva ragione Cosmi prima della gara. Per motivi diversi Crotone e Fiorentina in stagione sono state due delusioni. Tocca al futuro portare nuove soddisfazioni ai rispettivi tifosi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/05/2021 00:55
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
Samp, l'ultima di Ranieri è una festa:
Parma travolto 3-0



Tutto facile per i blucerchiati: Quagliarella apre, Gabbiadini chiude.
Nel mezzo la rete di Colley


Filippo Grimaldi

L’ultimo atto di Claudio Ranieri sulla panchina della Sampdoria si conclude con una festa blucerchiata: tre a zero a un Parma comunque coraggioso e rimasto in partita sino a quando le forze e il risultato glielo hanno permesso.

La squadra di D’Aversa – peggior attacco e seconda peggior difesa della Serie A – è stata positiva sino alla trequarti campo per i primi 45 minuti, ma poi alla lunga ha pagato la scarsa efficacia delle punte. Così, alla fine hanno prevalso il cuore, il coraggio e la maggiore tecnica dei blucerchiati, che hanno celebrato nel migliore dei modi l’addio del tecnico romano dopo venti mesi di lavoro sotto la Lanterna. Perché i blucerchiati, più cinici, hanno invece colpito alle prime due occasioni-gol nel primo tempo: al 21’ Quagliarella ha festeggiato la sua gara numero 500 in A sbloccando il risultato su assist preciso di Candreva (per il capitano della Samp, rete numero 177 in A). E dopo avere provato a invertire i ruoli con l’esterno (31’, Quagliarella per Candreva, murato al momento della conclusione), la Samp è riuscita comunque a fare il bis con Colley (diagonale di sinistro), lesto a battere a rete su una ribattuta della difesa dopo un tentativo di Gabbiadini. Due a zero e gara di fatto finita qui, anche se poi nella ripresa (8’) Letica è stato decisivo su una conclusione ravvicinata di Kosznovsky. A quel punto, la perla di Gabbiadini dalla distanza (ancora su assist di Candreva, e con il destro…) ha sorpreso Sepe chiudendo la gara.

PICCOLA RIVOLUZIONE — Una sfida che entrambe le squadre hanno sfruttato per mettere in campo molte seconde linee: Ranieri ha dato spazio fra i pali a Letica (ottimo debutto), con Léris in mediana. Fra gli ospiti, D’Aversa (l’erede di Ranieri?) ha lanciato a centrocampo il talento ungherese della Primavera Kosznovsky, classe 2002: promosso. Per il Parma, dunque, già prove di futuro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/05/2021 00:59
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
L'Inter chiude in bellezza:
manita all'Udinese e quota 91 punti



Per i nerazzurri reti di Young, Eriksen, Lautaro, Perisic e Lukaku.
Poi la consegna dello scudetto


Luca Taidelli

L'Inter onnivora si sbrana anche l'Udinese (unica avversaria contro cui non aveva ancora vinto e segnato) e onora nel migliore dei modi il 19° scudetto, poi consegnato a capitan Handanovic. In un match con ritmi spesso da subbuteo, decidono le reti di Young, Eriksen, Lautaro, Perisic, Lukaku e Pereyra. Domani (a meno di sorprese) la "partita" più importante, quella tra Zhang e Conte che presumibilmente farà chiarezza sul futuro del tecnico.

PRIMO TEMPO — Conte recupera per la panchina Barella, Sanchez e Vidal, ma dei titolarissimi ci sono solo Handanovic (che così stacca Zenga come portiere nerazzurro con più presenze di sempre in campionato), Hakimi e Lautaro. Dentro tutti gli italiani in rosa, tranne lo stesso Barella, operato al naso a inizio settimana. Darmian invece è squalificato, come Brozovic. Gotti affida come al solito il volante a De Paul, che da queste parti (ma non solo) accoglierebbero a braccia aperte. In attacco il solo Okaka, con Pereyra in appoggio.

IL PRIMO TEMPO — Difficile trovare spunti tattici in una sfida da ultimo giorno di scuola. Malgrado la presenza di Sensi, il play lo fa Gagliardini. E l’Inter passa quasi subito con un triangolo Young-Lautaro-Young che, complice un rimpallo su Bonifazi, all’8' libera l’inglese davanti a Musso. Lo speaker prova a stimolare i mille tifosi con una serie di cori, ma il pepe ce lo mettono Becao e Lautaro che a metà tempo litigano dopo che il difensore accompagna il Toro, che scivola, contro un tabellone pubblicitario. L'arbitro Volpi sbaglia a non estrarre un cartellino per ciascuno. E quando riprende il gioco, l'argentino (troppo nervoso) si vendica con un fallo che gli vale l'ammonizione e il riscaldamento anticipato di Lukaku. L'altro sussulto di un match non proprio eccitante lo dà Sensi, accasciandosi al 37' per un risentimento muscolare all'adduttore destro. Straordinari dunque per Eriksen, con Gagliardini che scala come mezzala sinistra. Il biondo lascia subito il segno con una punizione dalla lunetta in cui la barriera friulana non è certamente impeccabile. Con il minimo sforzo l'Inter va così al riposo sul 2-0.

SECONDO TEMPO — Si riprende con un'unica variazione. Padelli fa il suo esordio stagionale prendendo il posto di Handanovic. Con questi ritmi balneari Eriksen può pennellare calcio ad ogni tocco e impegna pure Musso, già sollecitato da Lautaro. Al 9' si vede anche Hakimi che furbescamente (non ai livelli di Cuadrado con Perisic, ma la dinamica è simile) si procura un rigore con la complicità di Zeegelaar e arbitro. Lautaro dal dischetto non sbaglia e poi cede il posto a Lukaku. Stessa sorte per lo stesso Hakimi (Perisic). Gotti risponde con Llorente e Forestieri per Okaka e Zeegelaar. Al 19' c'è gloria anche per Perisic, che sull'apertura di Vecino trova l'angolo lontano con un gran destro a giro. Poco dopo Pinamonti per Sanchez, lascia il campo anche De Paul (che ricambia gli applausi dei tifosi interisti...) per Makengo. Al 27' le comiche, con Lukaku che prima liscia a tu per tu con Musso e poi si vede carambolare addosso il tiro velenoso di Sanchez, finito prima sul palo interno. Al 34' Pereyra su rigore spiazza Padelli, dopo il tocco col braccio di Eriksen. Nel finale c'è gloria anche per Martin Palumbo e Manuel Gasparini, entrambi class2 2002.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/05/2021 21:43
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
Diavolo in paradiso: il Milan sbanca
Bergamo e ritrova la Champions

Contro l’Atalanta decidono due rigori di Kessie.
I rossoneri tornano nella coppa più bella dopo sette anni di assenza.
Nel finale espulso De Roon


Marco Pasotto


Sarà stata la maglia bianca, quella delle finali europee, dei grandi trionfi e dei trofei alzati al cielo. Oppure sarà stato il destino, che ha voluto chiudere il cerchio proprio contro la squadra e nello stadio dove diciassette mesi fa il Milan cadeva rovinosamente, avviando allo stesso tempo un nuovo ciclo. Un ciclo vincente. Per chi la vuole vedere romantica, può bastare così. Tanto, a contare poi è soltanto il risultato: il Diavolo sbanca Bergamo 2-0 (due rigori di Kessie) e torna in Champions League dopo otto anni. Proprio all’ultima curva, proprio contro l’avversario che tutto l’universo rossonero temeva come il peggiore degli incubi. Tenendo persino la porta inviolata contro un attacco da 90 gol. Sì, la si può osservare con sguardo romantico, ma anche in termini concreti c’è di che godere: secondo posto (con relativi milioni dei diritti tv), una Champions acciuffata dopo averci tirato sopra lo sciacquone contro il Cagliari. Il Milan fa festa anche perché in cassa entra quella cinquantina di milioni vitali per proseguire il progetto senza rallentarlo. E ci riesce senza nemmeno approfittare dei risultati altrui, dal momento che il pareggio del Napoli col Verona avrebbe promosso i rossoneri anche in caso di pareggio. In poche parole, oggettivamente indiscutibili: il Milan torna in Champions con pieno merito. Al Gewiss Stadium comanda soprattutto Kessie, autore dei due rigori vincenti ma autore in generale di una prestazione monumentale. Sovrumana. L’Atalanta lascia il campo nervosa e arrabbiata, e c’è da capirla. Non è stato un granché come settimana: prima la sconfitta in finale di Coppa Italia, poi questa che fa male perché infrange il sogno del secondo posto. Sarebbe stato il piazzamento migliore nella storia del club. Questo ovviamente non cancella l’ennesima stagione meravigliosa della Dea, che rinnova la tessera nel club delle big.

APPROCCIO COSÌ COSÌ — Gasperini, che ha confermato il 3-4-2-1, a destra si è ritrovato improvvisamente senza Hateboer (caviglia), sostituito con Maehle, mentre sulla corsia opposta non ci sono stati inconvenienti per Gosens, uscito acciaccato dalla finale di coppa. In difesa Djimsiti ha vinto il ballottaggio con Palomino e davanti è stato riproposto il tridente con Pessina e Malinovskyi dietro Zapata. Ovvero con Muriel in panchina. Quindi soltanto due cambi rispetto all’undici sceso in campo con la Juve. Pioli ha concluso “coerentemente” un anno maledetto dal punto di vista degli infortuni perdendo nelle ultime ore Rebic. Un’assenza decisamente pesante, che ha scaraventato Leao al centro dell’attacco con Saelemaekers, Diaz e Calhanoglu sulla trequarti. Nessuna sorpresa, come da copione, nelle altre zone del campo: al centro della difesa anche l’ultimo atto stagionale se lo presi Kjaer e Romagnoli. C’era curiosità per verificare l’approccio mentale rossonero dopo il passaggio a vuoto col Cagliari, e fino al rigore di Kessie la risposta nel primo tempo non è stata un granché. Squadra contratta, con le gambe degli interpreti solitamente più coraggiosi bloccate dalla paura di lasciare scoperti i compagni. Il terrore del rischio. E una squadra soprattutto incapace di alimentare Leao, lasciato al proprio destino nella gestione di improbabili lanci lunghi, lenti e ad altezze mai inferiori al metro e mezzo. In pratica, tante battaglie con Romero già perse in partenza. Il portoghese, si sa, ama la profondità col pallone per terra: ha ottenuto l’esatto opposto. Le cause? Inesistente l’assistenza di Calhanoglu, al piccolo trotto fra le linee nemiche, poca lucidità da parte di Bennacer alle sue spalle e scarso l’apporto anche dalle fasce.

PRESSIONE — L’Atalanta ha condotto le danze come se avesse firmato un’esclusiva col pallone, ma non è mai davvero arrivata vicino a Donnarumma. Ricordate il primo tempo esibito contro la Juve mercoledì? Ecco, nulla di tutto questo. Ritmi blandi, pressione senza quella bava alla bocca per andare ad azzannare l’avversario. Perché è vero che il Milan non ha potuto permettersi svolazzi in fascia, ma allo stesso tempo ha bloccato i nerazzurri su entrambe le corsie. Risultato: portieri inoperosi. Sul taccuino restano un tiro alto di Saelemaekers e uno di Malinovskyi. Tutto questo fino al minuto 40, quando il Milan ha trovato la prima vera azione del match, e se l’è fatto bastare per ottenerci il massimo. Un’azione molto bella, con la palla filata via rasoterra fra Calhanoglu, Hernandez, Saelemaekers e ancora Hernandez, abbattuto in area da Maehle. Rigore netto, e non è casuale che sia coinciso con le giocate lussuose di Calha e Theo. Dal dischetto il Presidente Kessie: esecuzione impeccabile con Gollini immobile. La ripresa è iniziata con Muriel al posto di Pessina. Un cambio scontato da parte di Gasperini. E infatti la pressione nerazzurra è aumentata col trascorrere dei minuti. Se nei primi 45 il Milan riusciva a difendere tenendo per lo più la Dea fuori dall’area, nella ripresa è andata diversamente. L’Atalanta ha accelerato gli scambi e intensificato gli inserimenti, chiudendo il Diavolo a ridosso dell’area. Al 12’ brividi di terrore per il mondo rossonero, con un destro a pelo d’erba di Zapata passato a non più di tre centimetri dal palo di Donnarumma.

ROSSO A DE ROON — Così Pioli ha provato a correre ai ripari: fuori Diaz e Bennacer, dentro Meité e Krunic. A metà frazione il Milan ha capito che con l’Atalanta riversata nella sua metà campo, riuscire in qualche modo a ripartire avrebbe prodotto effetti interessanti. E infatti. A metà frazione Meité si è sganciato di potenza, ha percorso una ventina di metri palla al piede e poi si è inventato un tocco delizioso per Leao, che ha superato Gollini in uscita e si è visto la palla rimbalzare beffarda sul palo. Sarebbe evidentemente stata un’ipoteca molto seria sui tre punti. Si è comunque trattato di un flash. Toccata e fuga. Perché poi il copione è tornato quello di prima. Con la Dea riversata nella metà campo rossonera e il Diavolo arroccato davanti a Donnarumma (ma col conforto del pareggio veronese a Napoli). A creare i fastidi maggiori soprattutto Muriel, che ha fatto venire il mal di testa a Calabria sulla destra e si è anche inventato un siluro di destro uscito di un nulla. Come nel primo tempo, però, la Dea non ha avuto la lucidità di trovare l’affondo vincente e quando mancava una manciata di minuti al fischio finale il Milan ha chiuso definitivamente i conti: Gosens ha respinto col braccio un tiro di Calhanoglu e Mariani, oltre ad espellere De Roon per una reazione su Krunic, ha fischiato di nuovo rigore. E di nuovo Kessie ha infilato Gollini. A quel punto gli ultimi minuti di recupero sono stati soltanto passerella rossonera.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/05/2021 23:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
La Juve passeggia a Bologna e ringrazia il Verona: è Champions!

I gol di Chiesa e Rabiot e una doppietta di
Morata decidono il match, di Orsolini il gol rossoblù.
Il pareggio del Napoli "regala" alla Juve la quarta piazza e un posto
nella prossima edizione della massima competizione europea


Livia Taglioli


La Juve chiude al quarto posto il campionato e guadagna un posto in Champions: il verdetto esce dal 4-1 del Dall’Ara, ma anche dal Maradona, dove il Verona ha fermato il Napoli. Completa il quadro la vittoria del Milan a Bergamo, che proietta i rossoneri al secondo posto, piazza l’Atalanta al terzo e la Juve al quarto, a pari punti con i bergamaschi ma indietro di una posizione perché gli scontri diretti sono a favore del club di Percassi. La Juventus, dopo Supercoppa e coppa Italia, centra dunque il terzo obiettivo stagionale nel mirino, la qualificazione alla Champions appunto. Chiesa apre le danze, Rabiot e Morata con una doppietta concludono l’opera. Con Ronaldo a guardare la partita dalla panchina, per la quarta volta stagionale. E stavolta senza nemmeno un minuto in campo.

PRIMO TEMPO — Juve dunque con Bentancur squalificato e Ronaldo in panchina. C’è Morata in avanti con Kulusevski e Chiesa sulle ali, e Dybala a supporto. Sull’opposto fronte Palacio è punta unica, davanti al trio formato da Skov Olsen, Vignato e Barrow. La gara si apre con Szczesny che ferma in due tempi un cross rasoterra di De Silvestri, poi la Juve passa in vantaggio: ci pensa Chiesa, dopo 6 minuti. Kulusevski dalla sinistra cerca Rabiot. Skorupski gli chiude lo specchio e devia quel tanto che basta per spedire il pallone a sbattere sulla traversa. Chiesa appostato al centro dell’area si fa trovare pronto al tap in di sinistro. E’ lo 0-1, la Juve dimostra subito di non accontentarsi, e continua a macinare chilometri e gioco offensivo. Le triangolazioni sgorgano naturali fino al limite dell’area bolognese ma l’ultimo passaggio è spesso impreciso, e dunque le conclusioni scarseggiano. I rossoblù cercano di ribattere colpo su colpo, arrivando a loro volta dalle parti di Szczesny, ma senza riuscire a creare pericoli. La Juve trasuda grinta e furore agonistico, il Bologna prova a reggere il violento urto bianconero. Finché al minuto 29 arriva il raddoppio: discesa ubriacante di area rossoblù di Dybala, che con una serie di dribbling e finte salta anche l’ultimo baluardo Schouten e lascia partire un tiro cross che Morata di testa appoggia comodo in rete: è il 2-0. Il Bologna non molla ma fatica sempre più, la Juve resta in controllo del match, senza pause e senza cali di tensione. E al 45’ arrotonda il vantaggio: in tre passaggi la Juve mette Rabiot di fronte a Skorupski (l’assist è di Kulusevski) e il tocco lieve di sinistro del francese si trasforma nel 3-0.

SECONDO TEMPO — La ripresa parte con Bonucci in campo al posto dell’acciaccato De Ligt. Ma soprattutto col gol del 4-0 di Morata, che realizza di sinistro su assist millimetrico di Bonucci e firma la doppietta personale. Soumaoro “para” in area una conclusione di Morata, Valeri fa cenno di aver visto e lascia correre. La Juve fraseggia con una fluidità e una naturalezza mai viste prima, presentandosi con regolarità al tiro (e con altrettanta regolarità sbagliando mira). C’è poi spazio per Arthur, McKennie, Bernardeschi e Pinsoglio, a match ormai deciso. All’85’ Orsolini raccoglie un cross rasoterra di Palacio e infila Szczesny con un destro incrociato fissando il risultato sull’1-4, poi Dybala centra un palo. Una gara, questa col, Bologna, che lascia comunque qualche rimpianto: se l’approccio alla gara e la facilità di gioco viste stasera al Dall’Ara fossero state una costante della stagione chissà dove sarebbe potuta arrivare la squadra. Persino senza Ronaldo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/05/2021 23:33
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 104.987
Post: 8.234
Sesso: Maschile
Maestro del B-side
Napoli, sogno infranto:
1-1 con il Verona, è Europa League



Niente Champions, la squadra di Gattuso si incarta contro l'Hellas.
A segno Rrahmani e Faraoni


Il Napoli sbriciola la rincorsa-Champions pareggiando 1-1 in casa contro il Verona e giocherà l’Europa League. Il gol di un difensore, peraltro ex, aveva illuso il Napoli dopo 15’ della ripresa. Il destro frustato di Rrahmani, su una palla orfana dopo un corner, sembrava potesse bastare a srotolare una partita ingarbugliata. Ma nove minuti dopo un “buco” mentale difensivo ha permesso a Faraoni di frantumare il sogno-Champions. Finisce 1-1 al Maradona, il Napoli giocherà l’Europa League e lo farà con un rimpianto grande così visto che aveva il destino in mano. Non sarebbe servito ascoltare i risultati di Milan e Juventus, sarebbe bastato vincere. Niente da fare, Gattuso saluta con il quinto posto finale.

NERVOSISMO — Che la partita fosse complicata lo si era compreso subito, lungo un primo tempo in cui il Napoli sembrava convinto di avere il diritto di segnare. Al punto che il nervosismo crescente ha portato anche a uno scambio verbale robusto tra Manolas e Juric con l'allenatore dell'Hellas che ha risposto: "Io faccio la mia partita, voi la vostra". L'assenza del pubblico agevola, si sente anche dalla televisione. E agevola il Verona che gioca la sua partita onesta, fino in fondo, andando più vicino al gol di quanto non lo faccia il Napoli.

POCHE OCCASIONI AZZURRE — Nella ripresa il gol di Rrahmani arriva per caso, su una palla sporca lasciata ballare in area. L'ex, sì, e pure difensore. Segnali che andrebbero analizzati. Ma non c'è tempo. Un po' perché Gattuso vorrebbe il secondo gol, un po' perché Faraoni pareggia. La difesa napoletana è sonnolente, il suo diagonale palo-gol è un colpo che raffredda tutto il Maradona. Gli ultimi venti minuti regalano più giocatori offensivi che palle-gol al Napoli. Ci prova Politano, ci prova anche Petagna quando Chiffi ha il fischietto in bocca. Lo stesso che non usa qualche minuto prima per sanzionare un'entrata da brividi di Udogie (avventato, a dire poco) su Mertens. Finisce 1-1, il Napoli va in Europa League, Gattuso e De Laurentiis prenderanno strade diverse.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/05/2021 23:37
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa) (424 messaggi, agg.: 25/05/2022 13:28)
Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019 (431 messaggi, agg.: 27/05/2019 00:22)
Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020 (423 messaggi, agg.: 02/08/2020 23:36)

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:13. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com

Versione 3.0 - Realizzata da Simpatia Osè - Risoluzione consigliata 1024x768