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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Lo Spezia vola con Piccoli e Maggiore, il Cagliari ora rischia grosso



Il baby di proprietà dell'Atalanta e lo spezzino doc lanciano Italiano verso la salvezza (zona rossa a +7) e condannano Semplici,
a cui non basta la rete di Pereiro.
I rossoblù ora tremano sul serio: il Torino è a -1, ma ha giocato due gare in meno


Francesco Velluzzi

Esulta lo Spezia che torna a vincere. E sale a 29 punti, decisamente più tranquillo. Non gioiva dal 13 febbraio quando superò il Milan. Dopo aveva raccolto due pareggi in cinque partite. Il Cagliari, che ne aveva fatti sette nelle ultime quattro, sprofonda, restando a quota 22, in uno spareggio salvezza che non poteva permettersi di perdere. Al Picco fa freddo, ma il finale è caldissimo. Finisce 2-1 ma gli arbitri annullano due gol ai rossoblù per fuorigioco e, sul secondo, quello di Joao Pedro al 49’, non mancheranno discussioni e polemiche. Però lo Spezia di Vincenzo Italiano merita perché ci crede dall’inizio. Costruisce la vittoria con l’asfissiante Ricci alle calcagna di Duncan, un Maggiore formato extra large, un Gyasi prezioso e solito assist man, prima di imbarcarsi per il Ghana per il sogno della vita: la prima convocazione in Nazionale. Il Cagliari gioca solo quando si trova sotto di due gol, quando i cambi danno la vera scossa e provano a ribaltare una gara compromessa dai gol di Piccoli e Maggiore.

PRIMO TEMPO — Italiano sceglie Ferrer nel quartetto difensivo, mentre davanti dà fiducia alla voglia di far bene contro la squadra che ogni anno lo manda in prestito, comunque in A, di Diego Farias. C’è il naturalizzato numero 17 con Giusy a destra e Piccoli al centro. Semplici ha un forfait dell’ultimo momento: Ceppitelli venerdì ha accusato un fastidio al polpaccio che è rimasto. Tocca a Klavan che va a sinistra con Rugani che si sposta a destra. Si parte col Cagliari in giallo e il portiere Cragno che indossa la maglia rossoblù. Joao Pedro crea subito scompiglio e Zoet gli risponde con i pugni, ancora Joao manda fuori di pochissimo. Il primo quarto d’ora è sardo, poi si accende Farias, ma Cragno, sempre attento, blocca due sue conclusioni. C’è poco fino al brivido per Godin che si accascia a terra. Nulla di grave. Sono più gravi i gialli in cui incappano, un po’ ingenuamente Nainggolan e soprattutto Joao Pedro che dopo essersi lamentato per un fallo non fischiato va a colpire senza motivo un avversario. Meglio essere cattivi nei contrasti.

SECONDO TEMPO — Italiano riparte con un cambio: c’è Bastoni per Marchizza. Porta bene perché lo Spezia ricomincia stracarico e al 4’ Piccoli conclude male un invito di Maggiore, ma poco dopo non fallisce la palla dell’1-0. Klavan liscia malamente e Gyasi serve l’assist al giovane di proprietà dell’Atalanta che di testa fa 1-0. Cambia ancora lo Spezia con Leo Sena per Pobega, il Cagliari mette i brividi a Zoet, bravo ancora, con una punizione di Lykogiannis sull’ennesimo fallo subito da Joao Pedro. Ma i rossoblù non si scuotono. Ricci toglie il fiato a Duncan che il regista non può farlo. Ogni volta che ha il pallone, il neo azzurro gli va addosso senza permettergli di smistare al meglio. Ci vogliono le sostituzioni di Semplici che replica al cambio N’Zola per Piccoli con Simeone per un inconcludente Pavoletti e Pereiro per Lykogiannis. Il Cagliari si butta all’attacco all’impazzata senza ragione, senza più pensare. Zoet fa un miracolo su Pereiro, Simeone si divora l’invito a nozze di Joao, ma al 35’ nel momento di maggior forcing sardo, lo Spezia raddoppia fortunosamente con un bel pallone che Bastoni destina a destra per Maggiore, straordinario che infila un po’ fortunosamente Cragno. Semplici gioca il tutto per tutto: leva l’inguardabile Duncan e inserisce Cerri, ma pure Tripaldelli per Klavan. È assalto puro. Che ha un effetto immediato al 38’ quando Pereiro, dopo un angolo e due colpi di testa, batte l’insuperabile Zoet. Che però fa gridare ancora al miracolo dopo una grande azione di Nandez. Murato pure lui. Ma la difesa ligure sembra non reggere più e N’Zola non tiene bene davanti. Nandez segna in fuorigioco, ma al 49’ segna pure Joao Pedro, da bomber vero, sulla perla di Nainggolan e l’appoggio di Simeone. Il Cagliari entra tutto in campo, il pareggio sembra cosa fatta, ma al Var c’è Valeri che segnala il fuorigioco ed è lo Spezia a festeggiare. Perché questi tre punti valgono quasi la salvezza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lo Spezia vola con Piccoli e Maggiore, il Cagliari ora rischia grosso



Il baby di proprietà dell'Atalanta e lo spezzino doc lanciano Italiano verso la salvezza (zona rossa a +7) e condannano Semplici,
a cui non basta la rete di Pereiro.
I rossoblù ora tremano sul serio: il Torino è a -1, ma ha giocato due gare in meno


Francesco Velluzzi

Esulta lo Spezia che torna a vincere. E sale a 29 punti, decisamente più tranquillo. Non gioiva dal 13 febbraio quando superò il Milan. Dopo aveva raccolto due pareggi in cinque partite. Il Cagliari, che ne aveva fatti sette nelle ultime quattro, sprofonda, restando a quota 22, in uno spareggio salvezza che non poteva permettersi di perdere. Al Picco fa freddo, ma il finale è caldissimo. Finisce 2-1 ma gli arbitri annullano due gol ai rossoblù per fuorigioco e, sul secondo, quello di Joao Pedro al 49’, non mancheranno discussioni e polemiche. Però lo Spezia di Vincenzo Italiano merita perché ci crede dall’inizio. Costruisce la vittoria con l’asfissiante Ricci alle calcagna di Duncan, un Maggiore formato extra large, un Gyasi prezioso e solito assist man, prima di imbarcarsi per il Ghana per il sogno della vita: la prima convocazione in Nazionale. Il Cagliari gioca solo quando si trova sotto di due gol, quando i cambi danno la vera scossa e provano a ribaltare una gara compromessa dai gol di Piccoli e Maggiore.

PRIMO TEMPO — Italiano sceglie Ferrer nel quartetto difensivo, mentre davanti dà fiducia alla voglia di far bene contro la squadra che ogni anno lo manda in prestito, comunque in A, di Diego Farias. C’è il naturalizzato numero 17 con Giusy a destra e Piccoli al centro. Semplici ha un forfait dell’ultimo momento: Ceppitelli venerdì ha accusato un fastidio al polpaccio che è rimasto. Tocca a Klavan che va a sinistra con Rugani che si sposta a destra. Si parte col Cagliari in giallo e il portiere Cragno che indossa la maglia rossoblù. Joao Pedro crea subito scompiglio e Zoet gli risponde con i pugni, ancora Joao manda fuori di pochissimo. Il primo quarto d’ora è sardo, poi si accende Farias, ma Cragno, sempre attento, blocca due sue conclusioni. C’è poco fino al brivido per Godin che si accascia a terra. Nulla di grave. Sono più gravi i gialli in cui incappano, un po’ ingenuamente Nainggolan e soprattutto Joao Pedro che dopo essersi lamentato per un fallo non fischiato va a colpire senza motivo un avversario. Meglio essere cattivi nei contrasti.

SECONDO TEMPO — Italiano riparte con un cambio: c’è Bastoni per Marchizza. Porta bene perché lo Spezia ricomincia stracarico e al 4’ Piccoli conclude male un invito di Maggiore, ma poco dopo non fallisce la palla dell’1-0. Klavan liscia malamente e Gyasi serve l’assist al giovane di proprietà dell’Atalanta che di testa fa 1-0. Cambia ancora lo Spezia con Leo Sena per Pobega, il Cagliari mette i brividi a Zoet, bravo ancora, con una punizione di Lykogiannis sull’ennesimo fallo subito da Joao Pedro. Ma i rossoblù non si scuotono. Ricci toglie il fiato a Duncan che il regista non può farlo. Ogni volta che ha il pallone, il neo azzurro gli va addosso senza permettergli di smistare al meglio. Ci vogliono le sostituzioni di Semplici che replica al cambio N’Zola per Piccoli con Simeone per un inconcludente Pavoletti e Pereiro per Lykogiannis. Il Cagliari si butta all’attacco all’impazzata senza ragione, senza più pensare. Zoet fa un miracolo su Pereiro, Simeone si divora l’invito a nozze di Joao, ma al 35’ nel momento di maggior forcing sardo, lo Spezia raddoppia fortunosamente con un bel pallone che Bastoni destina a destra per Maggiore, straordinario che infila un po’ fortunosamente Cragno. Semplici gioca il tutto per tutto: leva l’inguardabile Duncan e inserisce Cerri, ma pure Tripaldelli per Klavan. È assalto puro. Che ha un effetto immediato al 38’ quando Pereiro, dopo un angolo e due colpi di testa, batte l’insuperabile Zoet. Che però fa gridare ancora al miracolo dopo una grande azione di Nandez. Murato pure lui. Ma la difesa ligure sembra non reggere più e N’Zola non tiene bene davanti. Nandez segna in fuorigioco, ma al 49’ segna pure Joao Pedro, da bomber vero, sulla perla di Nainggolan e l’appoggio di Simeone. Il Cagliari entra tutto in campo, il pareggio sembra cosa fatta, ma al Var c’è Valeri che segnala il fuorigioco ed è lo Spezia a festeggiare. Perché questi tre punti valgono quasi la salvezza.

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Atalanta, scatto Champions!
Malinovskyi e Zapata sbancano Verona

L'allievo Juric non supera il maestro Gasperini.
I bergamaschi dominano l'Hellas e raggiungono la Juve al terzo posto in classifica


Andrea Elefante


Il Real Madrid è dimenticato, l’ambizione di potersi rifare nella prossima Champions League no: l’Atalanta nelle ultime otto partite ha fatto 19 punti, ieri ha legittimato la sua presenza nella corsa (almeno) al quarto posto stradominando un Verona arrivato invece alla terza sconfitta consecutiva, cinque in totale nel girone di ritorno. Partita risolta già nel primo tempo e poi controllata senza affanni nella ripresa.

LE SCELTE — Juric, squalificato, perde più o meno in extremis anche Magnani e Gunter e dunque completa la linea a tre con Lovato e Dawidowicz. Dimarco vince il ballottaggio sulla fascia sinistra con Lazovic, per il resto tutto come previsto, con Zaccagni e Barak dietro Lasagna. Rivoluzione Gasperini, che rilancia Gollini e sorprende (pure Juric?) lasciando in panchina anche l’unico esterno “titolare” di ruolo, Maehle. Per lui la difesa a quattro dall’inizio è una rarità assoluta, ma allarga Toloi e Djimsiti dietro e Malinovskyi e Miranchuk davanti, proponendo Freuler e De Roon davanti alla difesa e Pessina alle spalle di Zapata.

PRIMO TEMPO — La mossa disorienta un po’ il Verona e permette all’Atalanta di prendere in mano il governo della partita da subito. Per venti minuti è una gestione paziente ma non troppo incisiva, anche perché con il passare de tempo la squadra guidata in panchina da Paro riesce a mettere la gara anche sul piano della fisicità, intensificando l’aggressIvità nei duelli e togliendo ritmo alla Dea. Non pericolosità, però: non abbastanza, perlomeno. Mentre il rientrante Gollini fa più o meno da spettatore - a parte un’uscita di petto - Silvestri deve prima murare un colpo di testa di Romero su cross di Malinovskyi (24’) e poi, di piede, un tentativo di Zapata (31’). Ma un minuto dopo, contrastando Romero, a Dimarco scappa un fallo di mano in area: è rigore, che Malinovskyi trasforma con freddezza. Il Verona accusa il colpo: un altro tentativo di Zapata viene deviato da Tameze sul palo, ma al 42’, lanciato da una spizzata di Malinovskyi, il colombiano vola verso la porta, evita la marcatura fin lì asfissiante di Lovato e beffa l’uscita di Silvestri con un tocco perfetto.

SECONDO TEMPO — La reazione del Verona è un avvio di secondo tempo un po’ più vivace, ma poco più. Serviva altro per infastidire la gestione del risultato dell’Atalanta, che anestetizza tutte le mosse di Juric per rianimare la sua squadra (in particolare Lazovic a sinistra, e poi Favilli per Lasagna) e rischia solo una volta, quando il serbo si presenta davanti a Gollini, che gli copre lo specchio molto bene. Anzi, è l’Atalanta ad andare più vicina al terzo gol: due volte con Muriel (girata di destro fulminea fuori di poco e gioco di prestigio su Dawidowicz, ma conclusione fuori) e nel recupero con Ilicic, che con un sinistro a rientrare scheggia la traversa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/03/2021 23:35
 
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SuperPippo, che regalo a Conte: flop Juve col Benevento

Bianconeri puniti da una rete di Gaich dopo un clamoroso errore di Arthur.
Su Chiesa manca un rigore


Livia Taglioli


Niente poker di vittorie consecutive per la Juve, anzi il Benevento dopo 11 gare senza successi trova i tre punti proprio all’Allianz Stadium, battendo 1-0 i bianconeri grazie alla rete di Gaich, a segno al 69’. L’argentino di origini tedesche sfrutta un errore di Arthur che cercava Danilo, trovando invece l’inserimento al limite dell’area l’attaccante di Inzaghi. Per la Juve è la quarta sconfitta in campionato, la seconda casalinga dopo il k.o. con la Fiorentina, certo la più pesante per il momento assai delicato in cui arriva. Con l'Inter che "allunga" pur senza essere scesa in campo, fermata dal Covid.

LE FORMAZIONI — La Juve si presenta all’appuntamento senza Alex Sandro, Ramsey e Demiral, oltre a Dybala, con Buffon non ancora al meglio (in porta c’è Szczesny), ma con Bentancur rientrato post Covid. I campani devono invece fare a meno di Iago Falque, Depaoli e Letizia, oltre agli squalificati Glick e Schiattarella. Pirlo sceglie la Juve a trazione anteriore, con Kulusevski-Chiesa esterni di centrocampo e Morata-Ronaldo in avanti. Nelle retrovie Danilo sostituisce a destra lo squalificato Cuadrado, con Bonucci-De Ligt centrali e Bernardeschi a sinistra. Inzaghi risponde con Caldirola centrale difensivo, Viola regista e l’inedita coppia Gaich-Lapadula in avanti.

RETI INVIOLATE AL 45' — La Juve prova a fare densità in avanti senza diminuire nell’attenzione difensiva, il Benevento fa capire da subito di non sentirsi vittima sacrificale del match. Juve dunque in controllo e in spinta, ma le linee del Benevento sono molto strette, coi bianconeri che faticano a passare. Ci prova Ronaldo dopo 3 minuti, ma la sua resterà l’unica limpida occasione della Juve dei primi 20'; nello stesso arco temporale il Benevento conclude alto con Lapadula, e fino alla fine non rinuncerà ad impensierire Szczesny. La gara stenta a decollare: i campani sono attentissimi a chiudere gli spazi e dietro, mentre alla Juve manca il guizzo con cui riuscire a superare il “muro”, tanto in mezzo che sulle fasce. Ci prova Danilo, poi due volte Morata, quindi il Var convince Abisso a convertire un rigore già fischiato (per un presunto fallo di mano di Foulon) in calcio d’angolo.

GAICH DECISIVO: 0-1 — Nessun cambio ad inizio ripresa, e ancora gran pressing alto del Benevento: il canovaccio della gara non cambia, con i campani meno aggressivi ma comunque efficaci e mai schiacciati nella loro area, nonostante la Juve cerchi di calare in massa dalle parti di Montipò. Da parte sua la Juve non rischia ma nemmeno riesce a graffiare, in attesa della zampata vincente che possa spezzare gli equilibri. Col passare dei minuti aumentano stanchezza e frenesia, e fra i bianconeri cresce il tasso d’errore nei passaggi. Ronaldo prova un destro dal limite, Montipò salva un autogol di Barba, ma la scena madre arriva al 69’, con Gaich che si inserisce su un passaggio di Arthur destinato a Danilo, aggancia di destro e di sinistro fulmina Szczesny. E’ lo 0-1. Due minuti più tardi Foulon crolla su Chiesa in area: la Juve reclama il rigore, Abisso lascia correre. Pirlo inserisce anche Bentancur e McKennie, Ronaldo ci prova in tutti i modi, anche in rovesciata e su punizione, ma non c’è nulla da fare. E quando lui o chi per lui azzecca la mira, ci pensa Montipò a dire di no (una volta anche uscendo dall'area col pallone fra le mani...). Così la Juve cade per la seconda volta in casa, e con enorme fragore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/03/2021 23:39
 
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Lampo di Candreva, la Samp torna alla vittoria.
Toro, occasione sprecata



Partita con poche emozioni, Ranieri ritrova il successo che mancava da metà febbraio.
La squadra di Nicola non approfitta della sconfitta del Cagliari per allontanarsi dalla zona calda.
Proteste per un fallo in area su Belotti


Nicola Cecere

La Samp interrompe la sua serie negativa (due pari in cinque partite) lasciando il Toro ai margini della zona calda. Basta un gol a metà primo tempo ai doriani in una sfida che regala pochissime conclusioni in porta. Né Audero né Sirigu devono fare parate, solo all’ultimo minuto il portiere granata copie una uscita su Keita lanciato in contropiede. Il Toro paga probabilmente la fatica psicofisica di queste tre gare in otto giorni, la Samp appare più forte sul piano fisico, ma soprattutto gioca senza particolari assilli: adesso a quota 35 si sente molto tranquilla, considerando che il terzultimo posto è a undici punti. Tornano invece le apprensioni in casa Torino, perché questa battuta di arresto complica notevolmente la situazione. E dopo la sosta ci sarà il derby.

PRODEZZA GABBIADINI — A far saltare l’equilibrio una veloce iniziativa di Augello sulla corsia mancina. Il laterale blucerchiato salta facilmente Vojvoda e poi anche Lyanco uscitogli incontro, ma fuori tempo. Poi il pallone viene servito al centro dove Gabbiadini fa una cosa da artista, cioè un tocco immediato di esterno destro col quale fa proseguire la sfera verso destra dove si trova, liberissimo, Candreva. L’ex interista ha tutto il tempo di stoppare e mirare l’angolino: Sirigu non ha scampo. Siamo a metà primo tempo e il Toro si ritrova a dover rincorrere, esattamente come nelle altre due partite (Inter e Sassuolo) di questa sua settimana di straordinari.

SCACCHIERE TATTICO — Davide Nicola dopo il successo sul Sassuolo presenta pochi cambi, affidandosi nel mezzo a Gojak schierato mezzala. Però proprio a centrocampo la Samp fa valere la fisicità della coppia di mezzo Thorsby-Ekdal, con l’apporto esterno di Jankto e Candreva più gli inserimenti di Augello. Per far fronte a questa inferiorità numerica il Toro deve richiamare sulla linea arretrata i laterali Vojvoda e Ansaldi, sottoposti pertanto a un lavoro durissimo perché poi le azioni di attacco poggiano speso e volentieri sule fasce di pertinenza.

IL PALO DI QUAGLIARELLA — Nonostante la reazione nervosa dei granata allo svantaggio sia immediata, la prima parte della sfida vede Audero mai impegnato. E’ la Samp a farsi pericolosa di nuovo, stavolta con Quagliarella che colpisce il palo con un diagonale scoccato da posizione analoga a quella del tiro vincente di Candreva. Anche stavolta la punta doriana calcia senza pressione, però sulla traiettoria la sfera trova il piede di Ansaldi ed è una deviazione decisiva per toglierla dallo specchio di porta.

LA BATTAGLIA DELLA RIPRESA — Il secondo tempo vede il Toro costantemente proiettato nella metà camp doriana. Quando la pressione dei granata si fa più potente, cross di Gojak a centro area dove Belotti salta contrastato da Thorsby il quale sbilancia l’attaccante granata che poi perde l’equilibrio e tocca con la mano. L’arbitro fischia una punizione per la Samp punendo il fallo di mano e spiegando che la trattenuta era stata reciproca. In realtà quando arriva il cross l’unico fallo è commesso dal blucerchiato: il rigore ci poteva stare. Al di là di questo episodio la Samp ripiega in modo ordinato impedendo agli avversari di trovare pertugi in cui infilarsi. Quindi Audero non viene mai sollecitato, eccezion fatta per un paio di uscite nell’area intasata. Nicola procede a dei cambi, nel finale mette in campo quattro punte ma non riesce a ricavare dai suoi quel tremendismo che aveva caratterizzato il finale del match col Sassuolo. La Samp quindi mette in saccoccia i tre punti della tranquillità senza correre il minimo rischio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/03/2021 23:47
 
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Decide Marusic: la Lazio non perde il treno Europa



I biancocelesti ripartono dopo il k.o. europeo e superano l'Udinese.
Tre punti importanti in chiave classifica


Fabio Bianchi

Questa è una Lazio che non molla. Se ha delle chance per rientrare in corsa Champions se le vuol giocare tutte e a Udine lo ha dimostrato con una gara autorevole prima e prudente poi. Un po’ il marchio di fabbrica di Simone Inzaghi. Vincere da queste parti negli ultimi tempi non è facile per nessuno. Nelle ultime quattro gare casalinghe la squadra di Gotti non aveva mai subito gol. Marusic gli nega il piccolo record di 5 clean sheet. L’Udinese ha regalato un tempo ai rivali, si è svegliata tardi e quindi non può recriminare più di tanto, nemmeno per il palo preso da De Paul nel momento dell’arrembaggio.

LAZIO SUPERIORE — Con i sistemi praticamente speculari (piccola differenza in avanti, con Pereyra dietro a Llorente, mentre Muriqi stava a fianco di immobile) , le squadre si sono studiate per una decina di minuti. Poi, pian piano ha preso il sopravvento la Lazio grazie soprattutto alla migliore qualità di palleggio. Luis Alberto e compagnia arrivavano facilmente dalla parti di Musso, l’Udinese commetteva errori banali in uscita. Così, a meno che la palla non arrivasse tra i piedi di De Paul, non riusciva mai a ripartire. Particolarmente attiva la catena di destra con Marusic e Luis Alberto, grazie anche alla poca copertura di Molina e alla giornata grigia di Becao. Lo spagnolo ha creato il primo brivido a Musso, poi i due hanno contribuito a creare una collezione di angoli. Il gol del vantaggio, meritato, è arrivato grazie a un Marusic liberissimo in area che si è accentrato e ha pescato l’incrocio dei pali. L’Udinese ha aspettato il tramonto del primo round per farsi notare, con una bella azione del solito De Paul rifinita da Molina per il tiro di Stryger Larsen parato da Reina.

REAZIONE UDINESE — Nel secondo round l’Udinese è entrata con un altro piglio e Gotti ha dettato la linea con i cambi. Subito nell’intervallo Nestorovski per Makengo due punte vere con l’arretramento di Pereyra che da trequartista non riusciva a entrare nel vivo del gioco. Poi via via Okaka per un Llorente troppo fermo e Forestieri per Becao. Insomma, una formazione tutta offensiva che ha prodotto più gioco e a tratti ha messo in difficoltà la Lazio. Il palo di De Paul è stata l’occasione più ghiotta, ma anche una zuccata di Okaka servito da una deliziosa rabbona di De Paul e la girata d Nestorovski al tramonto su invito di Forestieri potevano avere miglior fortuna. Inzaghi ha utilizzato tutti i cambi, prima infoltendo il centrocampo e poi inserendo due punte fresche per sfruttare le ripartenze. Però l’unico pericolo l’aveva creato Immobile prima di uscire, con un doppio tentativo bloccato da Musso e poi dal palo esterno. Beh, alla fine Marusic è bastato a rilanciare la Lazio. L’Udinese si consola con la buona reazione del secondo round e anche guardando la classifica, che resta buona. E, se va avanti così, può migliorare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/03/2021 23:50
 
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Milan, colpaccio a Firenze.
Nella scia dell'Inter resta solo il Diavolo

I rossoneri reagiscono nel modo migliore all’eliminazione
europea e fortificano il secondo posto in chiave Champions.
Di Calhanoglu il gol decisivo


Marco Pasotto


Le sberle europee hanno incattivito il Milan. Perché solo una squadra cattiva è in grado di rialzarsi, trasformando lo svantaggio in vantaggio, tre giorni dopo essere stato cacciato ingiustamente dall’Europa League. Chi era curioso di verificare il grado di reazione del Diavolo, ha ricevuto la risposta perfetta: i rossoneri espugnano Firenze 3-2 (reti di Ibra, Diaz e Calhanoglu da una parte, Pulgar e Ribery dall’altra) e approfittano del passo falso della Juve per consolidare il secondo posto in chiave Champions e dare tutto il fastidio possibile ai nerazzurri. A dispetto della stanchezza. A dispetto delle assenze. E sotto lo sguardo del c.t. azzurro Mancini. Una partita che ha sottolineato quanto, soprattutto in certi casi, siano essenziali Ibrahimovic (un gol, una traversa, un palo) da una parte e Ribery (gol e tante altre cose) dall’altra: 76 anni in due e non sentirli. Prandelli aveva detto in vigilia che questa annata lo sta facendo arrabbiare: ecco, dopo questa sconfitta servirà una dose massiccia di antiacido perché la sua Viola manda al macero una partita che all’inizio della ripresa aveva in pugno abbastanza saldamente.

LE SCELTE — Il tecnico dei toscani rispetto al 3-5-2 iniziale di Benevento ha optato per una linea difensiva a quattro (Quarta a destra, Caceres a sinistra), con Eysseric (in un ottimo momento) e l’ex Bonaventura impiegati da ali e Ribery a gravitare qualche metro dietro Vlahovic. Pioli rispetto alle intemperie mediche di coppa non è riuscito a recuperare nessuno – sei erano gli assenti giovedì col Manchester e sei sono rimasti al Franchi - ma se non altro stavolta ha potuto giocarsi il carico pesante dal primo minuto, con Ibra titolare tre settimane dopo il k.o. muscolare. Alle sue spalle confermati Saelemaekers e Calhanoglu, con la novità Diaz (preferito ad Hauge) a sinistra. In mediana Tonali per Meité e in difesa Dalot per Kalulu al posto di Calabria, fresco di intervento al menisco.

EMOZIONI — I primi 45 sono stati divertenti. Ritmi buoni – a conferma che il Milan ha ancora carburante nei muscoli -, a volte anche molto buoni e partita giocata da entrambe le squadre senza troppe paranoie difensive, ma cercando di andare al sodo. E così sono arrivati due gol e diverse occasioni limpide, senza un vero vincitore ai punti. Pregi e difetti? Rossoneri bene nel giro palla sulla trequarti, decisamente meno bene in uscita, con diversi palloni sanguinosi smarriti in mediana. Viola bene sulle fasce (Esseryc da una parte, Castrovilli – abile ad allargarsi – dall’altra a spaventare Dalot, incerto e impreciso), decisamente peggio nelle chiusure difensive centrali. Le emozioni sono iniziate già dopo cinque giri di lancetta, con Tomori che ha sbrogliato un pasticciaccio sulla linea di porta, anticipando provvidenzialmente Quarta. La Fiorentina infatti ha iniziato con toni aggressivi, ma è stata punita al primo break rossonero: lancio di Kjaer (che in questo match si è divertito particolarmente nelle vesti di regista aggiunto) per Ibra, Quarta non è salito assieme ai compagni tenendolo in gioco, e Zlatan ha infilato Dragowski. Otto minuti e sfida rimessa in parità: Dalot ha tirato giù Castrovilli vicino al vertice dell’area e Pulgar ha disegnato una punizione fantastica, sorprendendo Donnarumma. La parte centrale del primo tempo è stata tutta a tinte viola e ha visto anche una perla rara: colpo di tacco in acrobazia di Pezzella e palla sulla traversa. Un gesto che ha ricordato – moltissimo – il celebre gol di Mancini in Parma-Lazio. Dalla tribuna il c.t. avrà apprezzato. Il conto dei legni è tornato in parità al 35’, quando Calhanoglu ha servito magnificamente Ibra: scavetto di sinistro e altra traversa. Il tempo è finito con un cambio in porta: la caviglia ha tradito Dragowski, dentro Terracciano.

IL RITORNO DI CALHA — Curiosità: i titolari rossoneri negli ultimi minuti di intervallo hanno sostenuto un inconsueto riscaldamento, che però è servito a ben poco perché la Fiorentina è passata dopo sei minuti al termine di una bella azione manovrata e cercata, con pallone consegnato saggiamente da Vlahovic sul sinistro di Ribery. Tutto molto bello. A quel punto la sfida era in mani toscane, ma c’è rimasta poco. Minuto 12, Kjaer ha spizzato – fortunosamente – in area e la palla è arrivata fra i piedi di Diaz, che è sfuggito a Eysseric e ha messo dentro. A quel punto il match ha cambiato spartito di colpo. Il 2-2 ha colpito al cuore la Viola, che ha finito col rintanarsi lasciando metri preziosi alla qualità rossonera. Prima Ibra ha spaventato i toscani con un bizzarro cross a campanile di esterno destro che ha preso una traiettoria assurda ed è rimbalzato sul palo, e al 27’ il Diavolo ha calato il tris: Tomori in anticipo fino a metà campo, Diaz per Kessie, imbeccata per Calhanoglu che l’ha infilata nell’angolino più lontano, con Terracciano non troppo reattivo. Il Milan ha tenuto alto il baricentro e bassa la Fiorentina fin quando i polmoni hanno avuto ossigeno, riuscendoci fino a una decina di minuti dal novantesimo. A quel punto restavano energie soltanto per allestire una fase difensiva il più efficace possibile, e così è stato. Vlahovic è stato disinnescato da Tomori, la Viola si è fatta prendere dalla frenesia e non è più riuscita ad affacciarsi con lucidità. Ora arriva la sosta ed è una buona notizia soprattutto per i rossoneri.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/03/2021 23:54
 
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Mertens, doppietta d’autore: un bel Napoli domina una Roma spenta

La squadra di Gattuso gioca un grande primo tempo e va due volte in gol con il belga.
Nella ripresa risalgono un po’ i giallorossi, ma c’è solo un palo di Pellegrini


Andrea Pugliese


È una vittoria pesantissima quella che il Napoli coglie a Roma nel posticipo serale. Perché permette ai partenopei di restare nella scia di Juventus e Atalanta e perché con questo 2-0 la squadra di Gattuso si mette la Roma alle spalle di ben tre punti (oltre al vantaggio dello scontro diretto). A marchiare a fuoco il colpo del Napoli è Dries Mertens, autore nel primo tempo della doppietta decisiva. Ma è tutto il Napoli che ha girato bene: Zielinski e Politano sono stati a tratti imprendibili, Koulibaly è cresciuto molto rispetto al passato e Insigne ha regalato qualche colpo di classe assoluta. Nella Roma, invece, brutta prestazione generale, con le tossine dell’Europa League che si sono fatte sentire eccome. Adesso per Fonseca si tratta di recuperare le energie nel miglior modo possibile durante la sosta, perché poi ci saranno dieci partite in cui i giallorossi dovranno recuperare cinque punti alle avversarie dirette. Non è un’impresa, ma considerando che bisogna mettere la freccia su almeno due squadra è quantomeno un cammino complicato.

DOPPIO DRIES — Il Napoli sta meglio, sulle gambe e nella testa. E si vede subito, dall’approccio alla partita in cui la squadra di Gattuso sembra avere maggiore leggerezza e minor timore. Ziekinski sprizza intensità da tutti i pori, Politano e Insigne si muovo tantissimo e in mezzo Fabian Ruiz coniuga le geometrie alle giocate. Così per il primo quarto d’ora si gioca sostanzialmente solo nella metà campo giallorossa, anche perché la Roma sembra invece soffrire le fatiche di Kiev. La squadra di Fonseca è poco elastica, pressa male i portatori di palla e gioca con una linea difensiva troppo bassa, il che non le permette mai di risalire quando riesce a recuperare palla. Dzeko ci prova da fuori, ma è un tiro velleitario, mentre dall’altra parte Mertens perde il tempo giusto quando ha un’autostrada per andare in porta. Il folletto belga si fa perdonare però poco dopo (27’) quando su punizione brucia Pau Lopez, che prende gol sul suo palo. Il gol è una gemma del belga, ma c’è anche la responsabilità del portiere spagnolo. Che si ripete anche al 34’, quando esce a metà strada su Politano, che di testa serve a Mertens il pallone della sua doppietta personale. Sotto di due gol allora la Roma prova a scuotersi, alzando il baricentro della propria azione. Ne viene fuori un tiro di Cristante ben parato da Ospina ma niente più. Si va al riposo così, con il Napoli meritatamente avanti.

PRESSIONE STERILE — Nella ripresa la Roma prova ad alzare il ritmo, andando a pressare dal fondo gli avversari, provando anche a costruire qualcosa a sinistra, dove la catena formata da Spinazzola ed El Shaarawy nel primo tempo non si mai accesa. Pellegrini in apertura ha subito la palla buona, ma di testa la consegna ad Ospina. Ed è un peccato per i giallorossi, perché riaprire la partita dopo appena trenta secondi avrebbe dato un senso diverso a tutta la ripresa. Il Napoli invece sfrutta tutta la qualità che ha nel palleggio, sia nell’uscita-pressing sia nelle ripartenze, ogni volta che riesce a saltare la prima linea di pressione dei giallorossi. Pedro spreca una buona occasione da posizione propizia, poi è ancora Pellegrini ad avere la palla giusta, ma stavolta il capitano della Roma è sfortunato, con il palo che respinge il suo tiro a giro dal limite. Allora Fonseca a metà ripresa prova a cambiare un po’ tutto buttando dentro Mayoral, Perez e Villar per Dzeko, Pedro e Diawara. Gattuso risponde invece con Osimhen per Mertnes, con il nigeriano che può permettergli di far salire la squadra meglio del belga, proprio nel momento in cui la Roma effettua il massimo sforzo per provare a rientrare in partita. Di grandi occasioni però per i giallorossi non ne arrivano, nonostante il Napoli abbia abbassato il ritmo e faccia inevitabilmente più fatica rispetto al primo tempo. Finisce così, con il Napoli che resta nelle scia di Juventus e Atalanta per la corsa alla Champions League e la Roma che invece va a -5 dal quarto posto, incassando la seconda sconfitta consecutiva dopo quella di Parma.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/03/2021 23:58
 
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SERIE A 2020/2021 28ª Giornata (9ª di Ritorno)

19/03/2021
Parma - Genoa 1-2
20/03/2021
Crotone - Bologna
Spezia - Cagliari
Inter - Sassuolo (rinv.)
21/03/2021
Verona - Atalanta 0-2
Juventus - Benevento 0-1
Sampdoria - Torino 1-0
Udinese - Lazio 0-1
Fiorentina - Milan 2-3
Roma - Napoli 0-2

Classifica
1) Inter(*) punti 65;
2) Milan punti 59;
3) Juventus(*) e Atalanta punti 55;
5) Napoli(*) punti 53;
6) Roma punti 50;
7) Lazio(*) punti 49;
8) Sassuolo(*) punti 39;
9) Verona punti 38;
10) Udinese punti 33;
11) Bologna punti 34;
12) Udinese punti 33;
13) Genoa punti 31;
14) Fiorentina, Spezia e Benevento punti 29;
17) Torino(*) punti 23;
18) Cagliari punti 22;
19) Parma punti 19;
20) Crotone punti 15.

(gazzetta.it)

(*) Juventus, Napoli, Lazio, Torino, Inter e Sassuolo una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
Inter - Sassuolo rinviata per covid.
Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
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Milan, mezzo harakiri: pari con la Samp, che fatica la strada per la Champions

I rossoneri rimediano con Hauge al gol di Quagliarella (regalo di Hernandez), prendono un palo nel
recupero con Kessie, ma non vanno oltre il punto e rallentano nella corsa per i primi quattro posti


Marco Pasotto


No, a differenza di 22 anni fa questo Milan-Samp certamente non rimarrà nella storia rossonera come una delle partite chiave per la rimonta scudetto. A San Siro finisce 1-1 e questo risultato, probabilmente una volta per tutte, deve chiarire bene quale sarà l’unico obiettivo rossonero nelle prossime nove gare: la qualificazione in Champions, non ci può essere spazio per altro. Anche perché il Diavolo prosegue a farsi del male da solo in casa, dove la vittoria più recente risale a un’era geologica fa – 7 febbraio col Crotone – e il cammino parla di un solo successo nelle ultime sei partite al Meazza.

Finisce uno a uno ma Quagliarella vince la sfida “arzilla” con Ibrahimovic, 77 anni in due, quelli dei gol acrobatici, tutti e due in scadenza di contratto, totem per entrambe le squadre e anche per i club. E, a proposito di gol pregevoli, il Quaglia non si è smentito. I complimenti vanno alla Samp, che ha giocato meglio e ceduto il passo soltanto dopo l’espulsione di Adrien Silva al quarto d’ora della ripresa. Il Milan, dopo un primo tempo per la maggior parte orribile, ha pagato l’appannamento di troppi giocatori basilari, evidentemente fiaccati dalle nazionali: Ibra, Calhanoglu, Kessie. Notevole, come spesso accade, la reazione nel finale, dove il Diavolo è anche andato a un soffio dalla vittoria. Ma quando ci si muove soltanto all’ultimo respiro, non può essere sempre festa. La partita ha raccontato che il primo vero pericolo per la Samp è arrivato al 37’ della ripresa.

ANCORA PROBLEMI DAVANTI — Pioli ha dovuto nuovamente riformulare soprattutto la fase offensiva, vista l’indisponibilità di Leao, Mandzukic e Diaz, e con Rebic confinato a sorpresa in panchina. Evidentemente il croato, reduce da un’infiammazione all’anca che si è trascinata a lungo, non è ancora del tutto pronto. Al suo posto c’è finito Krunic, jolly buono per tutte le occasioni e posizioni, con una trequarti completata da Calhanoglu e Castillejo. Lo spagnolo a destra racconta l’altra grande novità: ovvero Saelemaekers arretrato terzino destro (come agli albori della sua avventura in rossonero), preferito sia a Dalot che a Kalulu. Tomori ha rilevato l’infortunato Romagnoli, Bennacer e Kessie sono tornati a far coppia dall’inizio dopo una vita e in avanti fari puntati su Ibra. Ranieri, a cui la sosta ha sottratto Ekdal (al suo posto Silva), tornato infortunato dalla Svezia, ha risolto due dei dubbi della vigilia in questo modo: a destra in difesa dentro Bereszynski e sulla corsia sinistra a centrocampo dentro Damsgaard. Al centro della difesa, Tonelli preferito a Yoshida e davanti confermato il tandem Quagliarella-Gabbiadini (per loro è stata solo la terza volta stagionale insieme dal primo minuto).

SAMP SULLE FASCE — La prima mezzora di partita resterà scolpita come una delle più brutte giocate dal Milan in tutta la stagione. Incapace di alzare il ritmo, di liberarsi dalla pressione avversaria, di servire il suo centravanti. Incapace praticamente di qualsiasi cosa, ma capacissimo di sbagliare tanti, troppi palloni in uscita, consegnati a una Samp perfetta nei movimenti di gruppo: reparti corti, baricentro alto ed esterni molto aggressivi. Damsgaard a sinistra e soprattutto Bereszynski dall’altra parte sono stati punture costanti nei fianchi rossoneri. Disarmante, a tratti, la facilità con cui i blucerchiati si sono affacciati all’area del Milan, entrandoci spesso. Spiegazioni? Detto dell’approccio corale spavaldo e atleticamente molto efficace del Doria, il Diavolo non è stato in grado di fare filtro in mediana (particolarmente appannato Kessie) né di ripartire efficamente con Calhanoglu e Krunic, il più delle volte avulsi dalla manovra (un pelo meglio Castillejo). Risultato scontato: anche Ibra fuori dal coro, a dannarsi l’anima per cercare di dettare qualche passaggio. Se la Samp non ha chiuso i primi 45 in vantaggio è soltanto grazie alle individualità (e non alla fase difensiva di squadra) rossonere: Kjaer ha evitato con una diagonale perfetta un tragico faccia a faccia di Donnarumma con un avversario, Hernandez ha salvato un gol praticamente fatto anticipando Damsgaard e Gigio ha sfornato il consueto mezzo miracolo su un colpo di testa di Thorsby (dopo aver disinnescato in precedenza l’ottimo Gabbiadini). Intorno alla mezzora la Samp ha abbassato il ritmo e da lì in avanti è cambiata totalmente l’inerzia: nessun pericolo vero in realtà per la porta di Audero, ma una pressione rossonera costante, senza concedere tregua.

REAZIONE — Insomma, poteva essere un indizio importante in vista della ripresa, ma così non è stato. Anzi, la Samp è passata grazie a un regalo del Milan. Minuto 12, appoggio suicida di Hernandez finito tra i piedi di Quagliarella che con un pallonetto – magnifico - di prima intenzione ha superato Donnarumma, fuori dai pali. Un regalo di cui la Samp si è parzialmente sdebitata un paio di minuti dopo, con Adrien Silva che si è scioccamente fatto ammonire per la seconda volta e ha lasciato i compagni in dieci per oltre mezzora. A quel punto Pioli ha speso i suoi jolly (prima Rebic e Tonali per Krunic e Bennacer, poi Hauge per Castillejo), passando a una sorta di 4-4-2 con Rebic più vicino a Ibra. L’uomo in meno col passare dei minuti si è fatto sentire sempre di più, trasformando una buona conduzione del match in un assedio rossonero sempre più intenso e totale. Gli ultimi dieci minuti sono stati praticamente giocati davanti alla porta di Audero, salvata in un’occasione da Colley su Rebic e capitolata su un bello spunto di Hauge, che si è liberato di Candreva e ha beffato il portiere blucerchiato. Era il 42’ e ovviamente il Milan ha insistito. Prima una botta di Calhanoglu (parata con difficoltà) e poi, in pieno recupero, un palo di Kessie. Per il Milan è finita così, con l’ennesima occasione sprecata fra i muri di casa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2021 20:47
 
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