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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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L'Atalanta non si fa distrarre dal Real: 4-2 al Napoli




Dopo un primo tempo di sterile dominio (rosso a Gasp),
i nerazzurri si scatenano con Zapata, Gosens, Muriel e Romero


Andrea Elefante

L’Atalanta stavolta non si fa distrarre dalla Champions e dal pensiero della sfida contro il Real Madrid di mercoledì: perché la Champions dell’anno prossimo è altrettanto importante e questa è una vittoria che può pesare tanto. Il Napoli ha fatto il massimo, vista l’emergenza totale, e ha creato all’Atalanta i brividi che poteva. Ma il brivido più grande è stato a pochi minuti dalla fine, quando - dopo un contrasto con Romero - Victor Osimhen è caduto a terra e ha battuto violentemente la nuca. Il nigeriano ha lasciato il campo in barella, privo di sensi, e ha ripreso conoscenza solo in ambulanza, durante il trasporto verso l’Ospedale Papa Giovanni. Per fortuna se l'è cavata solo con un trauma cranico.

LE SCELTE — Gasperini recupera in extremis Maehle per la fascia destra, per il resto nessuna sorpresa: giocano tutti i titolari, conferma (per la terza volta di fila contro il Napoli, dopo le due gare di Coppa Italia) per la coppia di centravanti Muriel e Zapata, davanti a Pessina. Per Gattuso ennesimo colpo di sfortuna: anche Insigne (problemi alla schiena) si aggiunge all’infinita lista di infortunati e dunque il tecnico deve rischiare subito Politano, appena recuperato. Il tecnico non azzarda invece il rientro da titolare di Koulibaly, che parte in panchina: la coppia di centrali è ancora Rrahmani-Maksimovic.

PRIMO TEMPO — Gattuso sceglie il 4-2-3-1, con Zielinski che gioca alle spalle di Osimhen e la coppia Fabian Ruiz-Bakayoko davanti alla difesa. Il sistema di gioco si compatta in un 4-4-2 in fase difensiva e la scelta si rivela efficace per come il Napoli riesce a chiudere gli spazi all’Atalanta, alla quale però lascia il quasi totale governo della partita. Senza rischiare troppo: Gollini viene impegnato in pratica solo una volta, da un colpo di testa di Osimhen deviato sopra la traversa (minuto 35), ma anche Meret non ha bisogno di straordinari. In realtà quasi tutti i tentativi della squadra di Gasperini si spengono prima della conclusione per scelte imperfette, in particolare di Muriel che si muove bene ma si perde nell’ultimo tocco. L’occasione più importante resta quella del 17’, quando un’incursione centrale di Pessina (molto simile a quella che lo portò a segnare il 3-1 nella semifinale di ritorno di Coppa Italia) viene fermata da Mario Rui e solo faticosamente le immagini chiariscono che c’è un contatto ginocchio contro ginocchio. Molte proteste dell’Atalanta per il mancato intervento del Var, che lascia l’interpretazione all’arbitro: Gasperini le prolunga, fino all’espulsione del minuto 26. Le altre due chance capitano a Gosens (minuto 33, sinistro fuori) e a Zapata che al 43’ riceve da Pessina (il quale poteva anche scegliere il tiro), ma controlla male in area un pallone che meritava miglior fortuna.

SECONDO TEMPO — La partita "esplode" nella ripresa: sei gol, continui capovolgimenti di fronte, grazie al coraggio del Napoli, che nonostante le difficoltà ribatte colpo su colpo praticamente fino alla fine. Grande protagonista Muriel, che al 7’ inizia il suo show con un cross disegnato per la testa di Zapata. Sei minuti dopo, la replica del Napoli: cross di Politano a tagliare la difesa nerazzurra per l’inserimento di Zielinski, che sbuca alle spalle di De Roon e incrocia il tiro dell’1-1. Altri sei minuti e Muriel slalomeggia grazie anche a un rimpallo favorevole e serve Zapata che vede l’inserimento di Gosens: 2-1, ma il Napoli non si arrende. Insigne costringe Gollini a una parata non facile di piede, Muriel approfitta di una palla persa da Bakayoko e ubriaca Rrahmani per il 3-1, Gosens con un autogol su pallone spiovente in area (ancora di Politano) rimette ancora in corsa la squadra di Gattuso. Che si arrende solo al 34’: corner velenoso di Muriel (toh...), spizzata di testa di Djimsiti e correzione vincente di Romero. Poi la paura finale per Osimhen.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/02/2021 00:07
 
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La Roma s’inceppa a Benevento:
Inzaghi ringrazia la Var e resiste anche in 10

La squadra di Fonseca non trova il gol nonostante l’espulsione di Glik nel secondo tempo:
finale da brividi, con la Var che toglie un rigore a Pellegrini al 96’


Andrea Pugliese


Un’occasione grande come una casa gettata al vento dalla Roma. Senza riuscire a fare gol, senza riuscire a battere un Benevento per alcuni versi stoico, ma sempre chiuso a difesa della propria area. Per di più, tra l’altro, in dieci per più di mezzora. Il muro di Inzaghi alla fine tiene e toglie alla Roma la possibilità di andare a -3 dal Milan, con i rossoneri che saranno proprio ospiti della squadra di Fonseca domenica prossima.

VINCE LA NOIA — Inzaghi ad un soffio dal match perde Tuia per un problema muscolare e sposta Barba al centro, inserendo a sinistra Foulon. Fonseca, invece, rilancia dal via Mayoral, che vince così il ballottaggio con Dzeko come terminale offensivo romanista. Lo spartito della partita è subito chiaro, con la Roma a cercare di fare gioco e il Benevento raggomitolato negli ultimi 20-25 metri a fare densità in fase difensiva e pronto a ripartire in contropiede. Così ne viene fuori un primo tempo in cui la Roma chiude con il 75% di possesso palla, ma non riesce mai ad essere davvero pericolosa. Il giro palla è lento e prevedibile, la profondità per servire Borja Mayoral non c’è e anche Pellegrini e Mkhitaryan faticano a trovare spazio per andare a giocare. Di fatto, il primo tiro della squadra di Fonseca arriva al 34’ con Pellegrini, ma nasce da un errore di Schiattarella e non da una giocata di squadra. Dall’altra parte, invece, Lapadula lotta su tutti i palloni e detta spesso il passaggio, arrivando anche al tiro in un paio di circostanze (tiri però a dir poco rivedibili). Così l’occasione più nitida è un mischione in area di rigore della Roma (42’) con Glik e Barba a caccia invano del colpaccio di testa. Il problema del Benevento è che quando c’è da chiudere la giocata, manca la qualità. Si va così al riposo, con la noia a svettare su tutti.

IL BENEVENTO RESISTE — La ripresa inizia sulla falsa riga del primo tempo, anche se dopo 5’ la Roma riesce a creare finalmente un pericolo, con Pellegrini che nello stretto lancia Mkhitaryan e Montipò è bravo a chiudere lo specchio in uscita all’armeno. Al 12’ Glik esce male su Mkhitaryan, seconda ammonizione e conseguente rosso per il difensore polacco. La mossa di Fonseca è di mettere dentro subito Dzeko al posto di Veretout, con il bosniaco che va a fare coppia con Mayoral. Inzaghi invece mette dentro Caldirola e passa al 4-4-1. Occasioni però non ne arrivano, così Fonseca al 27’ manda dentro anche Pedro, giocando di fatto con tutti gli attaccanti a disposizione (Dzeko, Mayoral, Pedro, Mkhitaryan e Pellegrini). Poi entra anche El Shaarawy per Micki, proprio mentre Tello (entrato anche lui da poco) spreca un’occasione ghiottissima per il colpo finale. L’assalto finale della Roma è invece sterile, con una squadra troppo piatta nella manovra offensiva. A un soffio dal via, in una delle tante mischie, Pellegrini di testa trova lo spiraglio giusto, ma sulla linea salva Caldirola. Poi proprio all’ultima occasione Foulon stende in area El Shaarawy. È rigore, ma il Var lo annulla per fuorigioco di Pellegrini. Per la Roma tanto rammarico per l’occasione persa, per il Benevento un punto pesantissimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/02/2021 00:11
 
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Ronaldo rilancia la Juve: doppietta e terzo posto

Il portoghese firma i primi due gol sul finire del primo tempo, arrotonda McKennie al 66'.
Danilo, ammonito, salterà il Verona


Livia Taglioli


Ronaldo torna al gol dopo tre gare a secco, infilza la sua 78ª vittima, realizza una doppietta in otto minuti e consente alla Juve di battere il Crotone e tornare alla vittoria, dopo una serie di tre gare senza successi. La gara dello Juventus Stadium finisce 3-0, col sigillo finale firmato da McKennie. Il Crotone, peggior difesa del campionato, incassa così la sua rete n. 55, mentre la Juve aggancia la terza posizione, superando in un sol colpo Atalanta, Lazio e Roma, e con una gara in meno rispetto alle avversarie. Con Milan e Inter, rispettivamente 4 e 8 punti davanti, che tornano nel mirino.

PRESENTI&ASSENTI — Una Juve pur priva di Dybala, Cuadrado, Bonucci, Chiellini, Arthur e dello squalificato Rabiot, con Morata relegato in panca dal virus che lo ha debilitato nelle scorse settimane, inchioda il Crotone nella sua metà campo ma per più di mezz’ora non riesce a battere Cordaz. Anzi, una ripartenza del Crotone chiama in causa Buffon. Per il resto è tanta Juve, che cresce, costruisce, preme e conclude, ma non con la necessaria precisione, e dunque spesso la sua pressione sfuma in conclusioni fuori bersaglio o errori nell’ultimo passaggio.

RONALDO: È DOPPIETTA — Oppure ci pensa Cordaz, a deviare di quel tanto che basta a salvarsi, prima su Ronaldo, poi deviando sulla traversa un colpo di testa di Ramsey, su cross di Chiesa. Al 38’ Alex Sandro alza un pallone a superare tutti, Ronaldo scatta sul filo del fuorigioco e di testa batte Cordaz. Il Var ci ragiona a lungo, poi conferma la rete: CR7 torna dunque al gol e porta la gara sull’1-0. Per il portoghese è il 17° in campionato, con Lukaku riagganciato in vetta alla classifica marcatori. Pochi minuti e arriva anche il sorpasso: al 46’ Ronaldo raddoppia schiacciando di testa un cross di Ramsey e realizzando la sua nona doppietta stagionale. Con aria veramente cannibalesca, ci riprova a tempo scaduto ma il suo destro finisce a lato. E lui si dispera.

IL TRIS — La Juve gioca in controllo disinvolto, senza mai forzare sui tempi, e tanto le basta ad insonorizzare il Crotone, senza rinunciare a portarsi dalle parti di Cordaz, sfiorando il tris con Ronaldo ed Alex Sandro prima centrarlo al 66’ con McKennie, alla sua quarta rete in campionato. Fagioli trova il suo debutto in A, mentre Danilo si fa ammonire e dovrà guardare da fuori la gara di sabato contro il Verona. Ma la Juve è tornata: minimo sforzo, massimo risultato. E terzo posto riconquistato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/02/2021 00:15
 
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SERIE A 2020/2021 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

19/02/2021
Fiorentina - Spezia 3-0
Cagliari - Torino 0-1
20/02/2021
Lazio - Sampdoria 1-0
Genoa - Verona 2-2
Sassuolo - Bologna 1-1
21/02/2021
Parma - Udinese 2-2
Milan - Inter 0-3
Atalanta - Napoli 4-2
Benevento - Roma 0-0
15/02/2021
Juventus - Crotone 3-0

Classifica
1) Inter punti 53;
2) Milan punti 49;
3) Juventus(**) punti 45;
4) Roma punti 44;
5) Atalanta e Lazio punti 43;
7) Napoli(**) punti 40;
8) Sassuolo punti 35;
9) Verona punti 34;
10) Sampdoria punti 30;
11) Genoa punti 26;
12) Bologna, Udinese, Fiorentina e Benevento punti 25;
16) Spezia punti 24;
17) Torino punti 20;
18) Cagliari punti 15;
19) Parma punti 14;
20) Crotone punti 12.

(gazzetta.it)

(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
23/02/2021 00:16
 
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Il Parma fugge, lo Spezia non molla:
finisce 2-2 con rimonta firmata Gyasi

Clamorosa occasione sprecata dalla squadra di D’Aversa che chiude
il primo tempo in doppio vantaggio grazie alle realizzazioni di Karamoh e Hernani.
Nella ripresa la rimonta con l’italo-ghanese


Alex Frosio


È un punto d’oro per lo Spezia, un punto che serve a poco al Parma. La squadra di D’Aversa dilapida un vantaggio di due gol e vede sfumare l’occasione di accorciare in zona calda, magari ricoinvolgendo anche la squadra di Italiano. Nel riscaldamento D’Aversa perde l’ennesimo attaccante – si blocca Cornelius, problema all’adduttore – e deve mettere Brunetta centravanti, ma non cambia la strategia. Le tre punte restano strette, costringendo la difesa dello Spezia a fare altrettanto, da innescare direttamente con il lancio.

SPIGLIATEZZA — Tanti tentativi a vuoto ma all’17’ funziona: Karamoh scappa a Bastoni, rientra sul sinistro e infila sotto l’incrocio dall’altra parte. Il 10 del Parma è particolarmente ispirato, al 23’ mette davanti alla porta Brunetta che però controlla con la mano. Lo Spezia non ha invece la solita spigliatezza: Gyasi a destra la vede poco, Saponara a sinistra viene toccato duro in avvio e deve uscire al 27’, al suo posto entra Verde che si piazza a destra mandando Gyasi dall’altra parte. Ma a quel punto il Parma è già sul 2-0: al 25’ punizione di Brunetta e tocco sul primo palo di Hernani, zona mal coperta dalla difesa di Italiano. La situazione tattica che si è creata è ideale per gli uomini di D’Aversa, che come una falange spartana si chiudono a protezione dell’area. Lo Spezia prova a ritrovare le proprie linee di gioco: al 33’ Estevez fa viaggiare Verdi, che si accentra e prova il sinistro, respinto da Sepe. Al 39’ con un lungo possesso lo Spezia riesce a manipolare la difesa del Parma, Erlic trova Bastoni alle spalle di Karamoh, cross per l’inserimento vincente di Maggiore. Dopo consulto Var, però, il gol dell’1-2 è annullato: Bastoni è partito in fuorigioco.

CREPA — Ma è una crepa nel meccanismo difensivo del Parma, ermetico ai tempi del D’Aversa I. Italiano ricomincia con Leo Sena in regia e Acampora mezzala, fuori Ricci ed Estevez. La pressione aumenta e al 7’ lo Spezia la riapre: recupero alto su una respinta del Parma, Maggiore la difende in area e trova l’irruzione di Gyasi. Dietro lo Spezia continua a ballare, però: Mihaila non ne approfitta al 10’, quando vola a sinistra, fa scivolare l’ultima chiusura di Ismajli ma poi va al corpo di Provedel che respinge. D’Aversa rinforza gli ormeggi con Busi per Brunetta e poi Grassi per Karamoh (con Kucka che va a fare il centravanti), Italiano ricorre a tutto l’arsenale e se potesse preleverebbe anche da quello militare che ha dietro le spalle: gli basta Nzola, che dà peso all’attacco. Proprio Nzola scarica il destro al volo al 27’, Kurtic davanti alla porta respinge. Ma il pari è solo rimandato: stesso minuto, un cross basso da destra attraversa l’area, Verde raccoglie e spara dentro per la deviazione di Gyasi. Prima doppietta tra Serie A e B per l'italo-ghanese, giocatore a cui Italiano non rinuncia mai e che finora ha accumulato più minuti persino di Provedel. Il Parma è scosso, rischia grossissimo subito dopo quando Maggiore ruba palla a Gagliolo ma è timido nel diagonale una volta davanti a Sepe.

ULTIMA CHANCE — Sembra l’inizio dell’assedio, e invece il Parma c’è ancora: Man e Valenti per Mihaila e Hernani ridanno compattezza, dopo che al 31’ Kucka aveva girato di testa di pochissimo a lato. La partita si incattivisce, volano i gialli, l’ultima chance è del Parma: punizione di Kucka al 91’, Provedel salva alzando in angolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/02/2021 23:57
 
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Mbaye-Sansone: la Lazio va k.o. anche a Bologna



Dopo la sconfitta in Champions contro il Bayern, si ferma pure in campionato.
Immobile si fa parare un rigore sullo 0-0. La squadra di Mihajlovic non sbaglia nulla


Matteo Dalla Vite

Il Bologna non è il Bayern e la Lazio non è più la Lazio. Finisce 2-0 ed è evidente che l’ubriacatura patita coi bavaresi non è ancora passata alla banda di Inzaghi. Vero che ci si è messo il set-point fallito su rigore da Immobile (minuto 17), ma è altrettanto vero che i biancocelesti hanno sì creato qualcosa ma mai che potesse mettere in ginocchio un Bologna perfetto, nella pressione e nelle giocate, nella conduzione e nella finalizzazione arrivata da Mbaye e da Sansone. Così, la Lazio rischia di essere superata dall’Atalanta e il Bologna di Sinisa (alla centesima panchina con i rossoblu in Serie A) fa un notevole passo in avanti verso la salvezza.

BELLISSIMO — La Lazio arriva da sette partite vinte nelle ultime otto ritrovando l’arbitro Giacomelli tre anni dopo un caos (su Immobile) all’Olimpico: in quel dicembre 2017 si giocò Lazio-Torino, finì 1-3 e quei granata erano allenati da Sinisa Mihajlovic. Il tecnico del Bologna si gioca la partita senza Tomiyasu ed è costretto a mettere De Silvestri a destra e Mbaye a sinistra. La sorpresa è Orsolini dall’inizio dopo una settimana, o quasi, a provare Skov Olsen fra i titolari. In mezzo, il Bologna mette ancora il duo dinamico (Svanberg-Dominguez) mentre la Lazio si apparecchia sul campo in versione quasi-Champions, con centrocampo e attacco perfettamente allineati al passato e con, dietro, Acerbi come centro-sinistra della difesa a tre completata da Patric e Hoedt. Dopo due tentativi di Milinkovic-Savic (punizione al 10’) e Svanberg (palla in movimento al 12’), Bologna e Lazio cominciano a entrare davvero in partita. Il protagonista è Correa che si prende un rigore (tocco ingenuo di Dominguez appena dentro l’area) che poi Immobile si fa parare da Skorupski al minuto 17. L’esaltazione da pericolo sventato porta il Bologna a macinare con ancor maggiore pulizia di manovra fino ad arrivare, 2’ dopo il penalty sbagliato, al vantaggio: azione che parte da De Silvestri, tiro al volo di Orsolini che Reina non trattiene, Lazzari non copre Mbaye che infila l’1-0. Bologna, insomma, che in 2’ minuti passa dalle porte dell’inferno al momentaneo paradiso del vantaggio. Tutto questo è antipasto di un primo tempo bello, giocato, aperto, che mischia errori e giocate e conclusioni. Per dire. Dal vantaggio del Bologna in poi, la porta di Skorupski è cercata da Lazzari, Correa, Marusic; quella di Reina da Barrow, Sorianio e Dominguez. Gran bel primo tempo, quando va detto va detto.

SPIETATI — Nella ripresa ti aspetti la reazione della Lazio, anche dai cambi di Inzaghi che prima infila Lulic, poi mette Muriqi, e Pereira e alla fine Caicedo creando un 3-2-5, ovvero il suo modulo rovesciato e alla ricerca del pari. Solo che il Bologna non sbaglia nulla di nulla, Mihajlovic urla la pressione e ogni pallone è come se fosse – per il Bologna – quello della vita. La Lazio arriva da Skorupski con Immobile, Muriqi, Marusic (altra paratona del polacco al 43’ s.t. con palla risucchiata dalla porta) ma il Bologna era già scappato: perché il 2-0 era scattato al 19’, azione con dentro Barrow, Orsolini, Soriano, assist di Barrow e colpo spettacolare in mezzo all’area di Sansone. Morale: Sinisa cambia gli uomini per dare fiato alla pressione, Inzaghi saltella lungo la panchina e non vede la sua Lazio feroce. La solita Lazio perforante. Il Bayern ha lasciato strascichi. Il rigore sbagliato da Immobile ha acuito l’ubriacatura laziale nella quale il Bologna si è infilato in maniera spietata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/02/2021 00:01
 
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La Juve frena a Verona: Ronaldo la illude, Barak la riprende

Vantaggio dei bianconeri con CR7 che ora è a un gol da Pelé.
I gialloblù, che colpiscono due legni, trovano il pari al 77'


Livia Taglioli


La Juve sbatte sul Verona, in una serata fredda e ventosa. Al Bentegodi finisce 1-1: Ronaldo rompe gli equilibri al 49’ con il gol n. 19 in campionato, Barak al 77’ firma il pareggio. L’avvicinamento bianconero a Inter e Milan rallenta (anche se la Juve ha sempre una gara in meno): ora il Milan è a tre punti e l'Inter a 7. Mentre Ronaldo, al quarto gol nelle ultime 4 gare di campionato, si porta a una sola lunghezza dal mito Pelé. Finisce dunque come all’andata: le due squadre non pareggiavano entrambe le sfide stagionali in uno stesso campionato di Serie A dal 1972/73.

IN&OUT — Una Juve così minata dalle assenze non si era mai vista: 7 gli indisponibili, fra i quali Danilo squalificato e ben sei infortunati (Bonucci, Chiellini, Cuadrado, Arthur, Dybala e Morata). In panca ben nove ragazzi della seconda squadra, col solo Frabotta già habitué della prima. In campo alla fine compare Ramsey al posto di McKennie e Alex Sandro terzo centrale di difesa, con Dragusin in panchina e Bernardeschi a coprire la fascia sinistra. Il Verona di Juric risponde con Lasagna davanti a tutti e l’ex Sturaro la sorpresa in mezzo.

INIZIO SPRINT — La partenza della Juve è convincente, con Ramsey che pronti via testa l’attenzione di Silvestri. Ma è l’atteggiamento della squadra a confermare un inizio concentrato ed aggressivo, col Verona costretto a rinculare di fronte alla pressione alta della Juve, protagonista di 7 tiri nei primi 15 minuti (finora non era mai andata oltre i 4). La Juve insiste, tiene il baricentro alto e prova una serie di conclusioni potenzialmente letali, in realtà spesso imprecise. Ma l’effetto sorpresa bianconero non dura molto: il Verona reagisce e chiama Szczesny a una deviazione (sul palo) non banale, su Faraoni. Per il gialloblù è il 14° legno.

DAL PALO AI GOL — Dal palo in poi il Verona risponde colpo su colpo: ne nasce un match combattuto ma anche bloccato, fra due squadre che chiudono gli spazi senza rinunciare a spingere. Il gioco spesso si infrange in uno-contro-uno non riusciti, ma le due rivali non smettono di ringhiarsi addosso. Kulusevki si vede più di Ronaldo, che però ha dalla sua più conclusioni, Barak guida la spinta del Verona. Dopo un primo tempo intenso e ruvido, spesso interrotto dall’arbitro Maresca, ci pensa ancora Ronaldo: non sono passati 4 minuti della ripresa ed è 1-0 a favore della Juve, su assist di Chiesa. L’ex viola, in area, salta Di Marco e allunga per l’accorrente CR7, che intuisce lo sviluppo dell’azione e brucia la retroguardia veneta. Il Verona non ci sta e si riversa in avanti. La Juve sfiora il raddoppio con Ramsey, ma al 77’ è Barak a saltare più in alto di Alex Sandro e a trovare la via del gol su cross di Lazovic. Il finale è un assalto all’arma bianca. Al minuto 85 Lazovic, complice Szczesny, colpisce il 15° legno “raggiungendo” il Milan nella classifica dedicata. Ma il risultato non cambia più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/02/2021 00:05
 
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Grazie alle reti di Malinovskyi e Gosens la squadra di Gasperini aggancia i bianconeri


Filippo Grimaldi

Più convinta, tonica e cinica. Più razionale e capace di andare oltre le sue fatiche Real, questa Atalanta che aggancia la Juventus a quota 46 e conquista tre punti con merito contro una Samp che va a fiammate e, alla distanza, non trova mai la forza di recuperare. Malinovskyi-Gosens: un gol per tempo e Ranieri è al tappeto. Manca la controprova, ma alla resa dei conti i blucerchiati si consegnano ai nerazzurri. Per un atteggiamento poco convincente, ma forse pure per scelte iniziali che mettono la sfida in salita. Hai voglia a dire che al derby i blucerchiati avrebbero pensato dopo l’Atalanta. Al Genoa, avversario fra tre giorni, ci pensa eccome, Ranieri, e la scelta di La Gumina unica punta (ultima presenza per la punta, quattro minuti nel recupero finale del 6 gennaio scorso contro l’Inter) dice molto in tal senso. Non che il tecnico navigasse nell’abbondanza, con Quagliarella da preservare e Gabbiadini pronto, ma non abile ai novanta minuti. Fuori anche Candreva, diffidato. L’Atalanta non commette l’errore dell’andata (pure quella sfida dopo un impegno di Champions), quando pagò qualcosa anche sul piano mentale. Stavolta Gasp si affida al 3-4-2-1 con Muriel supportato da Pasalic e Malinovskyi, Palomino per Djimsiti squalificato e Sportiello fra i pali.

CORREZIONE DI ROTTA — L’avvio è favorevole agli ospiti, subito pericolosi con Muriel (5’, conclusione bloccata da Audero) e capaci di schiacciare la Sampdoria nella propria metà campo. La squadra di Ranieri ha un sussulto, quando su un errore di Palomino, La Gumina e Jankto confezionano la prima palla-gol per i blucerchiati, ma Sportiello ribatte. La fase centrale del primo tempo offre i migliori spunti per la Samp. Il piazzato di Damsgaard (11’) impegna il numero uno nerazzurro, ma il possesso palla della squadra di Gasperini (in tribuna per la squalifica) si rivela infruttuoso. Palomino e Romero vanno su Verre e La Gumina, ma l’errore di Maehle favorisce Augello, il cui rasoterra in area (20’) non trova compagni pronti alla deviazione. E’ una Sampdoria in apparenza più tonica dell’Atalanta, ma le fatiche Real dei bergamaschi non c’entrano. Pare più un problema di scarsa sintonia fra i reparti, quando Romero (una prestazione quasi perfetta) si prende troppe licenze in avanti e costringe De Roon o Freuler a scalare per chiudere i varchi. Il tempo di mettere a posto le geometrie dell’Atalanta e il gioco ospite ritrova efficacia. Qui la gara svolta. Maehle chiede il rigore per un tocco di Yoshida, che in realtà colpisce il pallone prima con il petto. Ma la pressione ospite non cala e al 40’ la combinazione perfetta di prima Palomino-Muriel-Malinovskyi apre un’autostrada per il trequartista (Thorsby non è reattivo) che s’inventa un sinistro fantastico sotto l’incrocio dei pali più lontano.

GARA CHIUSA — Il vantaggio ospite pesa come un macigno sui blucerchiati: perché l’inizio della ripresa è ancora nerazzurro. Dopo una punizione fuori misura di Damsgaard, arriva il gol annullato all’Atalanta, innescato da un errore di Ferrari in ritardo su Pasalic, che favorisce così il cross da sinistra di Gosens (in fuorigioco) per Maehle. Gol splendido di esterno destro, ma annullato. Atalanta sempre avanti: Audero stoppa Gosens al momento del tiro, poi Gasp e Ranieri cambiano. Pessina per Pasalic e Ilicic per Muriel (14’): la Samp risponde con Keita e Quagliarella per Verre e La Gumina. La Samp passa al 4-4-2. Atalanta in gestione, Pasalic si fa vedere al 20’, ma la conclusione di sinistro è altissima. La squadra di Gasp è equilibrata e non corre mai rischi. L’ingresso di Ramirez trequartista per Jankto porta a virare al 4-3-1-2, mentre Candreva sostituisce Damsgaard. E’ il momento-chiave della ripresa: nel momento in cui uno sconsolato Quagliarella allarga le braccia rivolto ai compagni, Maehle (servito da Ilicic, subentrato in modo brillante all’ex Muriel) mette un cross splendido dalla destra. Gosens – ottavo centro in campionato - anticipa un Candreva troppo statico e beffa Audero (25’). Due a zero ospite e gara chiusa. Perché quando l’Atalanta si chiude e gioca in trenta metri, soffoca i tentativi di una Sampdoria imprecisa, che passa nel frattempo a tre in difesa con Bereszynski-Yoshida-Augello. L’Atalanta non molla e al 40’ un super Audero si allunga sul diagonale di Pessina ed evita il tre a zero.

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Semplici Revolution? È presto per dirlo. Ma sotto il segno di Leo, Pavoletti e J0ao Pedro, il Cagliari riprende a sperare. Non vinceva dal 7 novembre. Lo fa a Crotone (0-2) con un uno-due che stende i calabresi, ornai a un passo dalla condanna definitiva. In questo momento in serie A bisogna vincere e il Crotone non lo fa dal 17 gennaio col Benevento. La sfida dello Scida premia il Cagliari, più attendista e meno voglioso, apparentemente, ma ben “apparecchiato” con gli spazi coperti da Nandez, Duncan e Marin e poi da Nainggolan. Il Crotone prima spreca, poi si arrende, condannato dalla testina d’oro di Pavoletti che al primo pallone buono non perdona. Al predecessore di Semplici, Eusebio Di Francesco, che gli regalava solo i finali, saranno fischiate le orecchie. Il Cagliari la spunta con Pavoletti e con i cross, che per l’ex tecnico non erano una delle materie preferite. L’ex Ounas non basta ai calabresi, il fatto di giocare senza un uomo d’ordine alla lunga crea problemi e se esce Molina (infortunato), la luce si spegne del tutto. Anche perché Messias sembra aver perso la verve di qualche tempo fa. Proprio al Cagliari il 25 ottobre segnò il primo gol in A. Cigarini, Benalj, Petriccione. Tutti fuori. Non fa bene al Crotone che ieri giocava la gara numero 100 in A. Anche per Semplici era la centesima panchina in A. Può brindare.

LA PARTITA — Stroppa torna alla difesa a tre, abbandonando il modulo a quattro usato a Torino contro la Juve. Anche stavolta nessun regista in campo, ma Molina va a disturbare soprattutto Nainggolan. Semplici fa fuori due degli uomini chiave di Di Francesco, Zappa e Simeone e crea un centrocampo più muscolare con Duncan mentre Pavoletti va a far la guerra davanti nel 3-5-2 con Joao Pedro. Chi parte a razzo è il Crotone che costringe al giallo immediatamente Ceppitelli e Lykogiannis che, diffidato, salta il Bologna mercoledì. In 10’ due gialli per il Cagliari che subisce le scorribande dello scatenato ex Ounas. Su un traversone basso e pericoloso di Rispoli non arriva per un nulla Di Carmine. Poi è Messias a fallire una nitida palla gol. Ancora il brasiliano calcia fuori una punizione. Il Cagliari, che ha Duncan in mezzo a guidare e tamponare, trova solo un colpo di testa Pavoletti: alto. Ma poi è il Crotone che perde i pezzi: Vulic esce per una distorsione,dopo 20’ e tocca a Zanellato. Al 39’ è Molina, gran partita a contrastare il Ninja, che deve arrendersi e uscire in barella con la caviglia a pezzi. Stroppa rischi di finire gli slot perché pure Di Carmine in un duro contrasto con Duncan sembra destinato all’uscita. Ma riesce a rientrare. Partita dura e fallosa. Rugani nel recupero (4’) si immola su Ounas, ma sostanzialmente Cragno e Cordaz non compiono interventi impegnativi.

SECONDO TEMPO — La ripresa comincia come la prima parte col Crotone che sembra più aggressivo e voglioso e il Cagliari attendista. Ma dopo 11’ i sardi sorprendentemente vanno in vantaggio: cross di Lykogiannis sul quale Pavoletti stacca alla sua maniera salendo sopra Luperto. È la liberazione per il livornese, l’iniezione di fiducia per la squadra che dopo 2’ completa l’opera: Nandez semina Luperto con un numero, calcia, ma Cordaz è bravo a respingere, sul pallone prova ad avventarsi Pavoletti che viene falciato da Magallan. Rigore ineccepibile che Joao Pedro trasforma portando a 12 il suo bottino. Stroppa ricorre a Simy e Reca, Semplici fa rifiatare il Pavo ed è giusto mettere “al lavoro” Simeone, con Deiola che rileva l’esausto Duncan. Ounas prende anche il palo, il Cagliari resiste con un Godin straordinario e un Ceppitelli semplicemente perfetto, ma Lykogiannis ferma ingenuamente Ounas. È il secondo giallo e va sotto la doccia. Asamoah fa l’esordio ma neppure la superiorità scuote il Crotone che solo su punizione di Pedro Pereira costringe Cragno al miracolo. Poi è Cordaz a negare il gol a Nainggolan, forse tre sarebbero stati troppi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/02/2021 21:33
 
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L'attaccante macedone con un colpo di testa decide la partita a quattro minuti dalla fine.
Prandelli dà spazio a Kokorin nella ripresa, Gotti fa esordire il giovane Braaf


G.B. Olivero

Un gol di Nestorovski nel finale regala all’Udinese tre punti importantissimi contro una Fiorentina incapace di creare azioni da gol. Per la verità nemmeno i bianconeri hanno fatto molto per meritare la vittoria, ma sono stati bravi a punire una disattenzione della difesa viola e a fare così un balzo importante verso la salvezza. La Fiorentina, invece, mantiene un vantaggio discreto sulla terzultima (sette punti), ma ha bisogno di ritrovare concretezza e una fluidità di manovra che sembra scomparsa.

PRIMO TEMPO — Fin dai primi minuti si comprende che il primo obiettivo delle due squadre è quello di non lasciare spazi e occasioni agli avversari. Prandelli alla vigilia aveva detto di aspettarsi una partita accorta ed equilibrata e in effetti l’andamento è quello. Modulo speculare (3-5-2), tanti duelli a centrocampo, molta confusione, difese attente e pochissimi tiri. Sulle fasce potrebbero nascere le azioni più pericolose, ma entrambe le squadre faticano a proporre sovrapposizioni e cross, un po’ per la copertura degli avversari e un po’ per pigrizia negli spostamenti e anche per errori tecnici nella costruzione. L’unico lampo arriva al 23’, quando De Paul vede il taglio di Stryger Larsen che sorprende Milenkovic e tira in diagonale, costringendo Dragowski a una deviazione di piede. La produzione offensiva della Fiorentina è concentrata in una conclusione alta di Vlahovic e in un tiro da lontano di Quarta che, dopo un tocco fortuito di un difensore bianconero, si impenna e viene deviato in angolo da Musso. Ribery prova a mettersi in moto, ma anche quando riesce a saltare in dribbling il primo uomo poi va a sbattere sul secondo. Dall’altra parte Llorente gioca di sponda appena può, ma non gli arriva mai un pallone da calciare verso la porta.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa i ritmi si alzano leggermente anche se nelle due aree non succede molto di più. All’11’ Dragowski esce in modo incerto su un cross da destra, Nestorovski recupera il pallone e crossa, Molina calcia alto da posizione invitante. Al 18’ la Fiorentina costruisce la sua occasione più grande: buco di Walace a centrocampo, filtrante di Ribery per Vlahovic che davanti a Musso perde l’attimo e si fa chiudere dal portiere. Al 33’ Braaf, entrato da un minuto al posto di Llorente, serve Arslan al limite: tiro pericoloso deviato da Pulgar oltre la traversa. Prandelli inserisce Kokorin per Ribery, ma la manovra è frammentaria. Negli ultimi minuti le squadre si allungano, però manca la precisione per sfruttare gli spazi che si sono aperti. Ma al 41’ De Paul crossa di prima, Milenkovic si addormenta e Nestorovski schiaccia in rete dal limite dell’area piccola. Un gol da tre punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/02/2021 21:41
 
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