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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Alex Sandro e De Ligt ribaltano il Parma.
La Juve adesso è a -1 dal Milan

In vantaggio gli ospiti con una punizione di Brugman, il brasiliano realizza una doppietta e l'olandese,
al suo primo gol, chiude il match. Bianconeri al 3° posto, in attesa di Roma-Atalanta (giovedì)


Livia Taglioli


La Juve approfitta della sconfitta del Milan, batte il Parma (3-1) e scavalca l’Atalanta portandosi al terzo posto (almeno fino a domani, quando i bergamaschi affronteranno la Roma), a -1 dai rossoneri. Gli originari 42 punti di differenza in classifica che dividono le due antagoniste all’Allianz Stadium svaniscono già dopo il primo minuto di gara: Juve e Parma se la giocano alla pari e regna l’equilibrio finché Brugman spariglia il risultato trovando il gol dopo 25’. È il secondo in stagione che i bianconeri subiscono su punizione, dopo quello col Porto. E anche in questa occasione il pallone passa dalle parti di Ronaldo, che non salta in barriera. Non solo: è l’ottava partita di fila in A che la Juve prende almeno un gol. Dopo lo svantaggio la reazione bianconera è povera di grinta e di spunti, fino a che non si scatenano due difensori, fino a ieri a secco di gol: Alex Sandro firma addirittura una doppietta, poi De Ligt chiude il match.

IN&OUT — Ronaldo e Dybala per la sesta volta partono insieme dal 1’, con McKennie a giostrare sulla sinistra ed Arthur al fianco di Bentancur. Dietro Danilo e Alex Sandro esterni, il rientrante Bonucci con De Ligt in mezzo. Demiral è out per un affaticamento muscolare. D’Aversa, che ha molti assenti, opta per l’esordiente Colombi in porta, Laurini-Grassi l’asse sulla destra, e Gervinho con Pellé e Man nel tridente offensivo. Guarito Bernardeschi dal Covid, l’unico indisponibile nella Juve è Chiesa, per il un guaio muscolare rimediato contro l’Atalanta. L’inizio è vivace, su entrambi i fronti: se il primo angolo è per il Parma, Colombi è chiamato a tre interventi in rapida successione. Due volte devia in corner, su Cuadrado e Ronaldo, la terza blocca a terra una conclusione dall’area di CR7, servito da Dybala. Il Parma non si intimidisce, anzi Pellé di testa manca di poco lo specchio. I gialloblu preferiscono verticalizzare, con Gervinho che affonda regolarmente la sua falcata seminando chiunque tenti di opporre resistenza, la Juve avanza in massa, trovandosi poi a giocare su linee orizzontali intorno all’area del Parma, senza riuscire a pungere.

I GOL — Poco gioco senza palla, ritmo molto compassato: è una Juve che non spinge e trotterella. Dall’altra parte Gervinho non si ferma, e al 25’ arriva il vantaggio. Brugman inventa un destro velenoso su punizione: pallone a fil di palo e Buffon immobile, dalla parte opposta, ad assistere al siluro infilarsi in rete, imprendibile. Dybala tenta la risposta con un sinistro dal limite (alto), poi Bonucci di testa sonda i riflessi di Colombi, ma la reazione bianconera è davvero poca cosa di fronte a un Parma che continua a macinare gioco con continuità e personalità. Quelle che alla Juve troppo spesso sono mancate. Nel finale però affiora qualcosa di simile all’orgoglio, e Alex Sandro al 43’ sfrutta al meglio l’assist di De Ligt, scagliando alle spalle di Colombi un sinistro carico di rabbia. È l’1-1. Il tempo di rientrare in campo, e la Juve capovolge il risultato, ancora con Alex Sandro: al 47’ Cuadrado crossa, Dybala in area salta a vuoto, il brasiliano gira a rete di testa da distanza ravvicinata. Psicologicamente si invertono i poli: ora è la Juve a tenere il campo con sicurezza e a spingere in avanti a suo piacimento, con azioni fluide e manovrate, mentre il Parma subisce l’iniziativa bianconera. Al 64’ il Parma va però vicinissimo al pari: su un colpo di testa di Grassi, Arthur salva sulla linea di porta. Ci pensa De Ligt, che come Alex Sandro ancora non aveva segnato in questa stagione, a trovare il gol che chiude il match, al 68’: Cuadrado dalla bandierina e colpo di testa vincente dell’olandese. C’è spazio per un po’ di minuti per l’ex Kulusevski, Rabiot e Ramsey, ma il match è già finito da un po’.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/04/2021 23:36
 
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Harakiri Milan col Sassuolo: la corsa per la Champions si complica

Rossoneri in vantaggio con Calhanoglu, poi la doppietta di Raspadori affonda il Diavolo.
Adesso il secondo posto è a rischio. E lunedì c’è la Lazio


Marco Pasotto


Una tre giorni terribile: prima il caos della Superlega, poi gli infortunati dell’ultima ora – e non dei signori qualsiasi: Ibra, Hernandez, Bennacer – e infine il crollo casalingo col Sassuolo che complica terribilmente la volata per la Champions. E’ stato un inizio di settimana decisamente complicato per il Milan, che cade 2-1 contro gli emiliani a San Siro – tornato a essere drammaticamente tabù dopo l’illusione col Genoa – e adesso vede messo a repentaglio il secondo posto.

Dipenderà da come finirà domani Roma-Atalanta, con i bergamaschi che in caso di vittoria supererebbero i rossoneri. Ma, comunque vadano a finire gli altri incroci, questo è un k.o. destinato a provocare ferite profonde perché d’ora in avanti al Diavolo il calendario non concederà mezze misure: o scontri diretti, o sfide con chi lotta per la salvezza. Ecco perché quella col Sassuolo (che, a parte l’orgoglio di chiudere come prima forza del torneo dopo le sette sorelle, non ha altro da chiedere) era una partita da vincere a tutti i costi. I gol portano la firma di Calhanoglu nel primo tempo e di Raspadori – doppietta da raccontare fra qualche decennio ai nipotini – nella ripresa. Per De Zerbi una vittoria persino dal retrogusto politico, dopo la durissima presa di posizione in vigilia sulla Superlega (“fosse per me, contro il Milan non giocherei”), quando aveva parlato di colpo di stato calcistico. Ma, al di là delle dietrologie, il suo Sassuolo vola: 13 punti ultime sei partite (10 nelle ultime quattro). Accarezzando magari l’idea di insidiare, perché no, la Roma.

LE SCELTE — Dopo qualche settimana di calma, Pioli si è ritrovato improvvisamente a fare i conti con l’infermeria, perdendo per strada tre colonne: Hernandez e Ibra per problemi muscolari, Bennacer per una botta a una caviglia. Al loro posto sono stati piazzati Dalot, Leao (atteso al riscatto da centravanti dopo il flop col Genoa) e Meité, preferito a Tonali per scelta tattica. E’ stato a rischio fino alla fine anche Calhanoglu (caviglia), ma l’ultimissimo provino a ridosso del match ha poi dato semaforo verde. In difesa confermata la coppia Kjaer-Tomori, con la novità del rientro di Calabria un mese abbondante dopo la sua ultima apparizione prima di essere operato al menisco. De Zerbi ha potuto affidarsi nuovamente dal primo minuto a Berardi, che non giocava titolare dal 17 marzo ma aveva dato ottimi segnali nel secondo tempo con la Fiorentina. In difesa Kyriakopoulos l’ha spuntata su Rogerio mentre la trequarti, oltre a Berardi, è stata affidata a Djuricic e Boga, con Defrel centravanti.

ATTEGGIAMENTO — Gli emiliani sono partiti a petto in fuori, pallone fra i piedi e pressione altissima quando lo smarrivano. Ma è stata una recita durata lo spazio di pochi minuti perché Pioli ha sorpreso De Zerbi tatticamente, virando il sistema di gioco – soprattutto in fase offensiva - verso un 4-4-2 dove Rebic è stato avvicinato a Leao e sugli esterni sono andati Saelemaekers e Calhanoglu. Due giocatori chiave nell’idea di Pioli: la seconda mossa infatti è stata dar loro (ampie) consegne per accentrarsi (a volte anche nello stesso momento), prevedendo che i laterali alti emiliani – Berardi e Boga – non li avrebbero seguiti in mezzo al campo. E così è stato. Risultato: Milan spesso in superiorità numerica e abile a costruire pericoli soprattutto per vie centrali. In generale, comunque, è stato diverso proprio l’atteggiamento: Diavolo agguerrito e rabbioso sulla maggior parte dei palloni, Sassuolo un po’ dimesso. Un po’ troppo tenero. E con una mediana divorata dallo strapotere di Meité e Kessie, aiutati dalle ali. Anche se va sottolineato che, pur senza dannarsi l’anima, i neroverdi sono riusciti a portare due pericoli seri a Donnarumma: il primo con Boga, che ha concluso addosso a Gigio a pochi passi dalla porta, e l’altro con Berardi, a cui Dalot (molto bene nei primi 45 sia in marcatura, sia in fase di spinta) ha murato un sinistro destinato probabilmente in rete. Due fiammate, però, che sono rimaste estemporanee. Il Milan ha tenuto in mano il match ed è finalmente riuscito a coinvolgere come si deve Calhanoglu. Il nazionale turco ci ha provato un paio di volte centralmente e alla mezzora ha colpito partendo da destra: apertura intelligente di Saelemaekers dalla sponda opposta, controllo e arcobaleno di destro che si è spento morbido alle spalle di Consigli. Fattura pregiata. E dire che Calha era stato in dubbio fino all’ultimo.

CAMBI DECISIVI — Nella ripresa gli emiliani si sono svegliati. Nulla di trascendentale, ma Berardi è diventato più insistente e Locatelli ha accompagnato verso la squadra verso la porta rossonera. Ne è nata una prima mezzora di ping pong, dove l’attenzione tattica ha lasciato posto a folate offensive reciproche, senza un vero dominus nel gioco. Un’azione a testa, tanto per semplificare. Nel primo quarto d’ora a Consigli sono bruciati i guanti, prima su Saelemaekers e poi su Calhanoglu, ma la vera differenza l’hanno fatta i cambi. Pioli ha tolto Rebic e Calhanoglu per Mandzukic e Krunic, mentre De Zerbi ha calato il tris: Raspadori, Toljan e Traore per Defrel, Muldur e Djuricic. Ovvero le mosse vincenti. Soprattutto quella del centravanti. Una scossa elettrica a tutta la squadra che ha portato al pareggio al 32’ e al gol dei tre punti sei minuti dopo. Bravo il Sassuolo a crederci e a schiacciare il Milan, ma pessimi i rossoneri in fase difensiva: sulla prima rete il 21enne cresciuto nel vivaio neroverde è stato lasciato senza marcatura, mentre sul due a uno si è liberato con troppa facilità di Tomori (siamo al secondo errore di fila dopo quello su Destro). A quel punto è stato psicodramma rossonero che però, a differenza di altre volte, non ha prodotto conseguenze concrete. Anzi, il Diavolo ha rischiato di subire la terza rete e non è riuscito a riacciuffare la gara nemmeno con una punizione a due in area (retropassaggio a Consigli), murata a Krunic. Ora, con sei gare ancora da giocare, la strada inizia a essere davvero in salita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/04/2021 23:44
 
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Joao Pedro abbatte l'Udinese,
il Cagliari non molla il treno salvezza



Seconda vittoria consecutiva dei sardi che si riavvicinano alla zona salvezza.
Un legno a testa e una rete annullata al brasiliano che segna su rigore il gol da tre punti


Il Cagliari non appassisce dopo la vittoria contro il Parma e ci appiccica subito un altro successo. A Udine basta un rigore di Joao Pedro per tenere la scia del treno salvezza e continuare a sperare. La vittoria è la coerente conseguenza di una partita comandata per oltre un'ora. Nel primo tempo la squadra di Semplici ha accatastato un palo con Pavoletti e una rete annullata dal Var di Joao Pedro. Due lampi dentro 45' positivi. Le sofferenze sono dell'Udinese che non riesce a cambiare ritmo alla partita e subisce la voglia più grande del Cagliari. Il palo di Pavoletti e la conclusione di Carboni in un battito sono una doppia occasione in una dopo pochi minuti. La gioia più grande sarebbe però la rete di Joao Pedro del 37': cross di Nainggolan, sombrero del brasiliano su Bonifazi e gol. Ma il Var richiama Guida per sottoporgli un fallo di Marin su Forestieri precedente al gol. Da lì sarebbe nata l'azione del gol, giusto annullare.

JOAO PEDRO NON SBAGLIA — Il secondo tempo inizia con la stessa anima del primo. Nemmeno 10 minuti e Guida deve correre al Var a rivedere il tocco di braccio di Molina su colpo di testa di Carboni. Il tocco c'è e anche se di spalle è rigore. Joao Pedro non sbaglia e segna il gol che lancia i sardi. Dieci minuti e il Cagliari sembra spegnersi, forse convinto di avere tutto in mano. Troppo presto. Entra Nestorovski per Forestieri e l'Udinese si affaccia dall'altra parte con più piglio. Il macedone colpisce la traversa di testa, scheggiandola, e poi butta via una grande occasione dall'interno dell'area nel giro di 7'. Gotti inserisce anche Braaf, olandese del 2002, e il suo entusiasmo contagia l'ambiente. Contagia, ma non ripulisce le idee friulane che restano un po' confuse. L'ingresso di Llorente va a ingrossare le armi: l'ex juventino sbriciola una buona occasione, per il resto non è molto incisivo nel finale. E allora tanto rumore per nulla per l'Udinese che dopo il successo di Crotone ripiomba nel grigio: una vittoria nelle ultime sei uscite. La salvezza non è lontana, così come per il Cagliari che tiene vivo il fuoco della competizione.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/04/2021 23:47
 
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L'Atalanta segna, spreca e Cristante la riprende.
Ma il pari non serve alla Roma



Niente secondo posto per i nerazzurri, che segnano con Malinovskyi, sbagliano gol a ripetizione e incassano l'1-1. Espulsi Gosens e Ibanez, il pari riduce al lumicino le speranze Champions di Fonseca


Massimo Cecchini

L’incantesimo è stato spezzato. Per la prima volta la Roma di Paulo Fonseca conquista punti contro l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, che nei primi tre precedenti incontri aveva sempre vinto. La partita dell’Olimpico finisce con un 1-1 santificato dalle reti di Malinovskyi e dell’ex Cristante. Un risultato che fa virtualmente dire addio ai giallorossi alla zona Champions, ma consentono loro di liberare la testa dagli spettri in vista del match di giovedì prossimo contro il Manchester United, la semifinale di andata di Europa League in cui sarà vietato sbagliare. Ma è l’Atalanta che deve rammaricarsi, perché domina per un’ora segnando un solo gol e sprecando tantissimo, fino a rischiare addirittura la sconfitta nel finale, quando resta in inferiorità numerica. Insomma, l’attacco al secondo posto fallisce, mentre i giallorossi devono stare attenti alla risalita del Sassuolo. In ogni caso, il ruolino di marcia dell’allenatore portoghese nelle sfide contro le big del campionato resta deficitario, con 4 pareggi in 10 partite (4 punti ottenuti su 30 a disposizione).

POTERE UCRAINO — Sulla carta - con l’eccezione di Mancini che in Coppa sarà squalificato - Fonseca testa la squadra che dovrebbe essere titolare all’Old Trafford (magari sperando di recuperare Spinazzola per Calafiori). E nel primo tempo le risposte sono sconfortanti, visto che a dominare la partita è l’Atalanta, che galleggia in libertà sulla trequarti con Malinovskyi e Ilicic, e spingendo sulle fasce con Gosens (soprattutto) e Maehle. Ne consegue che il vantaggio di un gol, quello siglato al 26’ dallo stesso Malinovskyi su assist di Gosens - con l’ucraino che anticipa Ibanez e Cristante - sta stretto ai nerazzurri, che costringono Pau Lopez a parare con difficoltà almeno cinque volte, con lo spagnolo che respinge al 9’ sull’eccellente Malinovskyi, al 20’ e al 32’ su Zapata, al 22’ su Ilicic e al 34’ su Freuler. Insomma, dominio assoluto su una Roma che si fa viva pericolosamente solo al 15’, quando un tiro di Pellegrini a botta quasi sicura viene respinto da Djimsiti. Per il resto, nonostante che in avvio, in fase di costruzione, Fonseca provi a spostare Cristante davanti ai due centrali canonici per liberare almeno un esterno all’impostazione, la manovra è asfittica, con Dzeko isolato (ma gran lottatore) e Pellegrini e Mkhitaryan sempre anticipati dai centrali dei bergamaschi in uscita. Le distanze non corrette fra i reparti, poi, fanno il resto, con l’Atalanta che si presenta agevolmente davanti al portiere, nonostante faccia registrare meno possesso palla. Abbiamo segnalato prima le conclusioni nello specchio della porta, ma altre sono fuori misura, mentre diverse volte i nerazzurri mancano solo l’ultimo passaggio. Insomma,un dominio.

IL GRAFFIO DELL’EX CRISTANTE — La ripresa si apre con Peres al posto del tenero Calafiori, ma la musica non cambia. L’Atalanta sembra assatanata e nel giro di dieci minuti sfiora il raddoppio tre volte. Al 9’ un tiro di Gosens viene salvato quasi sulla linea da Ibanez, al 10’ prima Freuler, defilato sulla sinistra, tira fuori invece di crossare e pochi secondi dopo, in percussione, Romero avanza e con un gran tiro sfiora il palo. i giallorossi paiono alle corde, alleggerendo solo con una punizione alta di Veretout dal limite. Gasperini si permette l’azzardo di sostituire Malinovskyi e Ilicic con Pasalic e Muriel, ma dopo un tiro del neo entrato Pasalic al 15’, Mkhitaryan si scuote e al termine di un’azione personale sfora la traversa con un gran tiro. Ma è un fuoco di paglia perché al 19’ i nerazzurri si divorano un’occasione enorme, quando Zapata serve Muriel solo a porta vuota, che però conclude incredibilmente al lato. La partita, però, cambia al 24’, quando per un fallo su Veretout, arriva il secondo giallo per Gosens. Sul calcio di punizione successivo Mancini, di testa, sfiora il palo. Grazie alla superiorità numerica, l’inerzia cambia e la Roma cresce, così al 27’ Dzeko, in area, conclude alto di poco. Gasperini corre ai ripari sostituendo Zapata con Toloi, passando al 3-4-1-1. Muriel al 29’ prova a scuotere i suoi con un tiro fuori di poco, ma i giallorossi hanno ripreso terreno e cosi proprio uno dei tanti ex, Cristante, al 30’, pareggia con un bel tiro da fuori. I giallorossi sentono l’odore del sangue, così al 36’, servito da Pellegrini, Dzeko scarica un destro su cui Gollini salva in angolo. Le squadre si allungano e gli spazi danno anche un’altra chance a Muriel, che al 39’, in area, ciabatta al lato. Ma a guidare le ultime danze è la squadra di Fonseca, che al 43’ sfiora la rete di testa. Ancora Muriel - stavolta davvero impreciso - al 46’ conclude al lato, ma è Gollini che al 48’ salva il risultato su un rasoterra del neo entrato Carles Perez. Negli ultimi secondi Ibanez fa in tempo a prendere due gialli che ripristinano la parità numerica e danno l’ultimo tiro del match su punizione a Muriel, però il colombiano ha le polveri bagnate e quindi il match finisce con un pirotecnico 1-1 che sta stretto all’Atalanta; nel calcio bisogna fare gol. E stavolta i nerazzurri hanno sbagliato tanto. E la Roma? Quella di Coppa dovrà fare molto meglio se vorrà giocare alla pari contro il Manchester.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/04/2021 23:57
 
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Napoli, è una manita da applausi:
Lazio spazzata via



Doppietta di Insigne, a segno anche Politano, Mertens (un gioiello) e Osimhen.
I biancocelesti si svegliano pochi minuti: inutili i gol di Immobile e Milinkovic


Mimmo Malfitano

Questo Napoli terrà sulla corda tutte le dirette antagoniste per la zona Champions. Sotto i suoi colpi, è crollata pure la Lazio (5-2), nell'ultimo scontro diretto per questa stagione. Adesso, Gattuso e i suoi potranno guardare con maggiore ottimismo a quel quarto posto che è diventato una questione di vita o di morte. La notte del Maradona ha avuto più di un protagonista, tra i napoletani. Ma Lorenzo Insigne è stato ancora una volta il trascinatore della squadra. La doppietta rifilata alla Lazio dimostra quanto sia indispensabile il capitano per raggiungere certi risultati. Con lui, sono andati in gol anche Politano, Mertens e Osimhen. La Lazio s'è illusa a metà ripresa, con i gol di Immobile e Milinkovic-Savic, ma il Napoli non s'è fermato e ha completato il capolavoro realizzando anche il quinto gol. Adesso, la zona Champions è ad appena due punti, quelli che lo separano da Juventus e Atalanta.

LUIS ALBERTO GIOCA — La conferma della sua presenza arriva soltanto quando vengono ufficializzate le formazioni, un'ora prima dell'inizio della gara. Simone Inzaghi, assente per il Covid-19 e sostituito in panchina dal secondo, Farris, preferisce rischiarlo. Per il resto è la solita Lazio, mentre Rino Gattuso ci ripensa e tiene in panchina Lozano, confermando Politano sulla fascia destra. In difesa, c'è Hysaj a sinistra, con Mario Rui in panchina.

UN GIALLO — È il 4' quando Lazzari vola via in contropiede, inseguito da Hysaj che, una volta entrato in area, lo tira giù con una mano. I giocatori in campo protestano, avrebbero voluto il rigore, ma Di Bello fa segno di proseguire. Intanto, nell'area laziale Manolas è a terra, dopo essere stato contrastato in gioco pericoloso da Milinkovic-Savic. L'arbitro continua a discutere con il Var, Irrati, il quale lo invita a rivedere qualcosa al monitor. Ci si aspetta che il direttore di gara decida sul fallo di Hysaj su Lazzari, ma ritornando in campo indica il dischetto nell'area della Lazio. In pratica, punisce il primo dei due falli. Lorenzo Insigne s'incarica della battuta e spiazza Reina per l'1-0. La Lazio è furiosa e confusa. E ad approfittarne è proprio il Napoli che, con Politano, trova il 2-0.

REAZIONE LAZIO — Sotto di due gol, i biancocelesti provano ad alzare il baricentro, portandosi a ridosso della metà campo napoletana. Il palo salva Meret, al 19' sulla conclusione di Correa, mentre Luis Alberto tira a lato da buona posizione, al 23'. Il Napoli tiene, comunque. Fabian Ruiz s’interessa di dare qualità all'azione e Politano ingaggia un duello fisico con Radu. La pressione biancoceleste si allenta intorno alla mezz'ora, dopo un tiro sbilenco di Immobile che finisce a lato. La partita diventa nervosa, c'è qualche fallo di troppo che costringe Di Bello a estrarre il cartellino giallo più volte. Nell'ordine, sul suo taccuino finiscono Manolas, Milinkovic-Savic, Leiva, Fabian Ruiz e Mertens, tutti per gioco scorretto. Le interruzioni sono continue tanto che i minuti di recupero del primo tempo sono 3.

MEGLIO DI MARADONA — L'avvio della ripresa è caratterizzato dalla perla che Lorenzo Insigne regala a se stesso e al Napoli. Il cronometro segna l'ottavo minuto di gioco, quando il capitano esce dalla propria area, palla al piede, e corre veloce verso l'ex compagno Reina. Al suo fianco si sovrappone Hysaj: bello lo scambio tra i due concluso dal destro a giro dell'attaccante che realizza il secondo gol personale della serata. Una prodezza che gli consente, tra l'altro, di superare Diego Maradona nella classifica dei marcatori di tutti i tempi, in campionato, del club. L'argentino s'era fermato a quota 81, da ieri sera Lorenzo l'ha superato, sistemandosi a quota 82. Farris richiama in panchina Lucas Leiva, lento e impacciato, per fare posto a Cataldi. Gattuso urla ai suoi di non demordere, di restare concentrati. E i suoi non lo deludono, perché c'è ancora tempo per migliorare lo spettacolo. Questo Napoli è un bel vedere nel collettivo e nelle individualità. Alla perla di Insigne, infatti, va a aggiungersi quella di Dries Mertens, autore del quarto gol al 20'. Il cross basso di Zielinski viene girato in rete dal nazionale belga con un tiro a giro dal limite dell'area, sul quale Reina prova ad arrivare, ma nulla può.

IMMOBILE GOL — Nonostante il pesante svantaggio, la Lazio va alla ricerca del gol della bandiera. Che trova al 25' dopo una triangolazione tra Correa e Immobile. Il destro a giro del capitano lascia sulle gambe Meret. Passano appena quattro minuti e arriva il secondo gol. Stavolta, è Milinkovic-Savic a infilare l'incrocio dei pali su punizione. La reazione della Lazio viene controllata dal Napoli che, intanto, ha in campo Osimhen, Lozano e Rrahmani che Gattuso ha inserito al posto di Mertens, Politano e Manolas. Ma non è finita ancora, perché Acerbi sbaglia in uscita e regala a Lozano la possibilità di assistere Osimhen: il destro del nigeriano non lascia scampo a Reina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/04/2021 00:01
 
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SERIE A 2020/2021 32ª Giornata (13ª di Ritorno)

20/04/2021
Verona - Fiorentina 1-2
21/04/2021
Milan - Sassuolo 1-2
Bologna - Torino 1-1
Crotone - Sampdoria 0-1
enoa - Benevento 2-2
Juventus - Parma 3-1
Spezia - Inter 1-1
Udinese - Cagliari 0-1
22/04/2021
Roma - Atalanta 1-1
Napoli - Lazio 5-2

Classifica
1) Inter punti 76;
2) Milan punti 66;
3) Atalanta e Juventus punti 65;
5) Napoli punti 63;
6) Lazio(*) punti 58;
7) Roma punti 55;
8) Sassuolo punti 49;
9) Sampdoria punti 42;
10) Verona punti 41;
11) Bologna punti 38;
12) Udinese punti 36;
13) Fiorentina, Genoa e Spezia punti 33;
16) Torino(*) e Benevento punti 31;
18) Cagliari punti 28;
19) Parma punti 20;
20) Crotone punti 15.

(gazzetta.it)

(*) Lazio, Torino una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
23/04/2021 00:02
 
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Genoa, scatto salvezza con Scamacca e Shomurodov.
Spezia, serve una svolta



L'uomo mercato rossoblù entra e dopo sette minuti fa gol. La rete dell'uzbeko chiude i giochi.
Per i bianconeri di Italiano la terza di fila senza vittoria


Filippo Grimaldi

Il Genoa si allontana dalla zona calda della classifica, ritrova il successo che mancava dal 19 marzo scorso e affonda lo Spezia (2-0, reti nella ripresa di Scamacca e Shomurodov), ricacciando la squadra di Italiano in piena bagarre retrocessione. Posta in palio altissima in un derby ligure che all’andata aveva segnato il felice avvio del Balla IV sulla panchina rossoblù. Anche stavolta il tecnico del Grifone s’è imposto sulla squadra di Italiano che ha pagato innanzitutto lo scarso peso offensivo ed errori gravissimi in difesa, a cominciare dalla giornata no di Provedel. Senza lo squalificato Radovanovic, Biraschi è andato a fare il centrale, con Pandev al fianco di Destro in attacco. Italiano ha ritrovato Nzola titolare, ma continua il momento no del francoangolano.

RITMO ALTO — Primo tempo divertente, con il Genoa più propositivo degli avversari. Rossoblù pericolosi già in avvio (Terzi ammonito dopo 57” per un fallo su Pandev lanciato a rete). La squadra di Italiano prova a tenere alto il baricentro, costringendo il Genoa a un faticoso giropalla per alzarsi, ma poi Nzola e compagni combinano poco e soffrono davanti a Provedel. Proprio il portiere degli ospiti (12’) perde un pallone in fase di rinvio, regalandolo a Destro che spreca scivolando a porta vuota prima di battere a rete. Doppia papera, ma nulla di fatto. La squadra di Ballardini oscilla fra il suo classico 3-5-2 e un 4-4-2 quando l’esterno alto Goldaniga (poco propositivo, al pari Pjaca nel ruolo di mezzala) si abbassa sulla linea della difesa. Criscito è decisivo in un recupero su Gyasi. Da lì in poi è però un monologo rossoblù: Provedel mura Zappacosta su un liscio di Vignali, poi si arriva all’episodio-chiave del primo tempo.

QUANTI DUBBI — Perché al 28’ Pandev va a segno dopo un cross perfetto messo in area dalla sinistra da Zappacosta (dopo essere scappato a Vignali), ma il portiere spezzino resta a terra dopo un contatto con Destro. Manganiello prima convalida, poi richiamato dal Var Chiffi fa un check e annulla correttamente tra le proteste rossoblù. Le immagini mostrano il contatto Destro-Provedel (colpito alla testa), ma dopoché il portiere ha perso il pallone. Non è finita, perché ancora i rossoblù sfiorano il vantaggio con il solito Zappacosta (44’), su una combinazione con Badelj. Tiro-cross morbido che termina poco sopra la traversa.

SBLOCCATA — Il Genoa riparte all’attacco nella ripresa, sfruttando gli spazi per vie centrali dove Erlic e Terzi ballano. La squadra di Italiano fa tanto possesso, ma poca pressione. Le punte sono poco servite, Biraschi è a uomo su Nzola che non ha rifornimenti, ma anche i rossoblù in questa fase spingono con minore intensità. Ballardini piazza allora Scamacca al fianco di Destro (fuori Pandev), Italiano risponde con Estevez al posto di Maggiore. E qui arriva il vantaggio rossoblù, sugli sviluppi della solita discesa a sinistra di Zappacosta (Vignali, che disastro): il tiro dell’esterno viene ribattuto debolmente da Provedel, per Scamacca il piatto destro è facilissimo. Uno a zero e Spezia in affanno, perché a questo punto i rossoblù possono amministrare con efficacia la fase difensiva. Sena prova a produrre gioco, ma l’ingresso di Behrami e il sacrificio di Scamacca ne limitano l’azione. Lo Spezia sbatte contro il muro rossoblù, Italiano – una furia con i suoi - viene richiamato da Manganiello, ma gli ospiti faticano. Il tecnico ospite chiede agli esterni d’attacco di accentrarsi e il giochino funziona. Il Genoa si abbassa, ma a quattro minuti dal novantesimo Strootman conquista di forza un pallone a metà campo, lancia Shomurodov (subentrato a Destro) che supera in velocità Erlic e con un destro a giro chiude la partita.

Fonte:Gazzetta dello Sport
25/04/2021 09:36
 
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Harakiri Parma, B a un passo:
super Simy rimanda la retrocessione del Crotone

Una gara molto divertente, con i calabresi subito in vantaggio con Magallan,
poi rimontati da Hernani prima dell’uno-due di Simy e Ounas.
Nella ripresa il pari con Gervinho e Mihaila, quindi il rigore decisivo trasformato dal solito Simy


Andrea Schianchi


L’orgoglio, a volte, porta a compiere imprese che prima sembravano inimmaginabili. Il Crotone conquista la sua prima vittoria in trasferta di questo campionato e lascia il Parma a leccarsi le ferite, colpevoli gli emiliani di un atteggiamento presuntuoso nel primo tempo e di una reazione scomposta e poco lucida nella ripresa. Il 4-3 a favore dei calabresi è un luna-park per chi ama vedere i gol, non proprio un esempio di equilibrio tattico applicato al calcio: troppi errori, troppe disattenzioni, troppa superficialità. D’altronde, se il Parma è penultimo e il Crotone è ultimo, un motivo ci dev’essere.

AJAX — Nel primo tempo il Crotone sembra l’Ajax di Cruijff. Passaggi precisi, movimento continuo, a tratti frenetico, interscambi di ruoli, sovrapposizioni frequenti. E il Parma ci capisce poco o nulla, anche perché non possiede la qualità fondamentale per affrontare certe situazioni, e cioè l’umiltà. Gioca con supponenza, la squadra di D’Aversa, senza alzare mai il pressing, senza rincorrere gli avversari, e difatti dopo 14 minuti va sotto: azione da calcio d’angolo, Magallan salta in mezzo all’area, i difensori emiliani sembrano pronti per il presepe anche se non è stagione, e il pallone finisce in rete. Busi, che di mestiere fa il terzino destro, non solo perde il duello aereo, ma nemmeno tenta di arginare il nemico: un atteggiamento che più molle non si può. Dopo l’uscita di Man per infortunio muscolare e l’ingresso di Gervinho, il Parma prova a scuotersi. Ma il pareggio arriva da un’azione casuale, sembra quasi tutto finito quando Cornelius scodella in mezzo e Hernani svetta di testa superando uno svagato Djidji. È il 29’, potrebbe essere l’inizio della rimonta. Potrebbe… Invece è il Crotone a impossessarsi della partita e a gestire la manovra. Al 42’ Ounas brucia in velocità Bani, crossa e Simy, tutto solo, appoggia in rete. Dierckx, dove sei? E al 46’ sempre Ounas decide di fare tutto da solo, avanza fino al limite dell’area e piazza un chirurgico sinistro sul quale Colombi non riesce a opporsi.

TAVOLO — Nella ripresa D’Aversa ribalta il tavolo. Si passa al 4-2-4, dentro Pellé ad affiancare Cornelius, con Gervinho e Mihaila larghi sulle fasce. La mossa disorienta il Crotone che nello spazio di cinque minuti si fuma il vantaggio. Prima Gervinho piazza un sinistro letale dopo un assist di testa di Cornelius (al 4’), poi Mihaila va a concludere con un bel destro un’azione che lui stesso ha iniziato (9’). L’esultanza di D’Aversa è rabbiosa, chiede ai suoi di completare la rimonta, di insistere alla ricerca del gol del vantaggio. Ma l’allenatore del Parma, evidentemente, non ha fatto i conti con la fragilità della sua difesa. Puntuale, al minuto 23, l’ennesimo errore: Reca sfugge sulla sinistra, Osorio lo affronta dentro l’area e lo stende. Rigore netto che Simy, al 24’, trasforma timbrando la sua personale doppietta. A questo punto la sfida è semplice: il Parma tenta l’assalto e il Crotone si rintana. Cosmi mischia un po’ le carte con qualche sostituzione, gli emiliani non sono lucidi e, alla fine, restano a mani vuote.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/04/2021 09:39
 
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Berardi rovescia la Samp:
Sassuolo, resta vivo il sogno Europa

Un gol in acrobazia dell'attaccante nella ripresa decide la sfida del Mapei.
Per i blucerchiati solo un palo di Jankto


Jacopo Gerna


Il Sassuolo vuole proprio finire la stagione alla grande. Il successo di misura sulla Sampdoria, firmato Berardi, porta la quarta vittoria consecutiva alla squadra di De Zerbi, che in attesa di Cagliari-Roma si porta a tre punti dai giallorossi, contribuendo a tenere vivo il sogno Europa League. Vittoria meritata per il Sassuolo, che dopo un mediocre primo tempo è salito di tono.

CAMBIO INFRUTTUOSO — De Zerbi è privo della classe dello squalificato Djuricic e degli infortunati Caputo e Raspadori. La scelta iniziale del tecnico è quella di rinunciare agli strappi di Boga e di partire con la difesa a tre, in cui Marlon si affianca a Chiriches e Ferrari. Ranieri, privo di Quagliarella, Torregrossa e Ramirez, prova a mettere la qualità di Damsgaard alle spalle degli inconcludenti Gabbiadini e Keita. Il primo tempo è molto equilibrato, ma è la Samp a creare le situazioni migliori. Jankto colpisce il palo esterno e Gabbiadini sporca una conclusione non impossibile da due passi. Il Sassuolo invece, produce ben poco.

LA SVOLTA — De Zerbi nell'intervallo ripristina la difesa a quattro con l'ingresso di Boga per Marlon. Sale la velocità di manovra del Sassuolo, mentre la Samp si abbassa sempre di più e non riparte mai. Yoshida risolve una situazione complessa, Boga come spesso gli accade promette molto ma conclude poco, anche se le sue accelerazioni mettono in difficoltà la fase difensiva di Ranieri. E allora non stupisce che la partita sia sbloccata da Berardi, che dopo un cross di Locatelli e un tocco di Colley segna con una pregevole rovesciata da due passi. La capacità di reazione della Samp è pari a zero e il Sassuolo, in maniera abbastanza inedita, controlla senza problemi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/04/2021 09:43
 
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De Paul inventa, l'Udinese cala il poker:
il Benevento ora rischia grosso



L'argentino rientra dalla squalifica ed è subito
decisivo con due assist d'applausi per Molina e Stryger-Larsen.
In gol anche Arslan e Braaf. Inutili le reti di Viola e Lapadula


Maurizio Nicita

Un illuminante De Paul si riprende l’Udinese e la conduce nel porto tranquillo dei 39 punti, al riparo da ogni tempesta possibile in zona pericolosa per la salvezza. Dove invece resta impelagato il Benevento, generoso ma troppo falloso in difesa. Ne approfitta proprio Rodrigo, che con due assist e l’azione che avvia la seconda rete fa la differenza, decisamente. E in una giornata decisamente sì per Gotti ecco arrivare il battesimo del gol in Serie A per Molina e il 2002 Braaf. Vittoria meritata, conquistata anche con la maggiore qualità dei "quinti".

MOSSA GOTTI — In avvio sugli esterni Gotti preferisce Molina a destra, dirottando a sinistra Stryger Larsen e la mossa si rivela azzeccata, perché è proprio l’asse argentino a far la differenza. Accelerazione nella trequarti di De Paul che serve Molina, bravo a scattare alle spalle di Improta e a realizzare con uno splendido diagonale di destro il suo primo gol in Serie A. Inzaghi è costretto a cambiare un po’ impostazione di gara, tatticamente, perché il Benevento si ritrova subito a rincorrere e a dover fare la partita. Inoltre poco dopo venti minuti si stira Sau, preferito per la sua velocità (e i suoi precedenti gol all’Udinese, quando stava a Cagliari). Entra Gaich. Comunque sia, i giallorossi provano a spingere e arrivano vicino al pari su angolo, con Glik al tiro ravvicinato, ma la reattività di Musso è notevole. L’Udinese appena può riparte e una splendida progressione di De Paul dà il là al raddoppio, con Pereyra che serve di prima, al limite dell’area, Arslan: destro incrociato benissimo: 0-2.

REAZIONE BENEVENTO — Ma ancora elettrizzato dal gol Arslan compie un errore tattico notevole e su un traversone innocuo cerca di servire di testa da almeno 30 metri Musso, si inserisce rapido Lapadula e il portiere è quasi "costretto" a far fallo. Dal dischetto Viola è freddo e realizza per la terza partita consecutiva dagli 11 metri. I padroni di casa ci credono e nel recupero hanno l’occasione - sempre da calcio da fermo - per pareggiare, ma prima Gaich cicca il sinistro, poi il destro di Caldirola è troppo centrale per l’ottimo Musso.

QUARTO MINUTO FATALE — Come in avvio di gara anche all’inizio della ripresa il Benevento commette una leggerezza di concentrazione. A evidenziare i difetti difensivi dei giallorossi ci pensa il solito De Paul: cross calibrato per l’inserimento di Stryger Larsen che in tuffo di testa realizza indisturbato l’1-3. Ma Glik abbassa troppo la linea e Depaoli non si accorge dell’avversario che gli sfila da dietro. Inzaghi - che ha già inserito Schiattarella per Viola - passa al 4-3-1-2, con Iago Falque dietro due punte e Ionita mezz’ala al posto di uno spento Hetemaj. Il Benevento produce il massimo sforzo e da calcio d’angolo mette in serie difficoltà i friulani, salvati con una istintiva parata di piede di Musso (su Gaich) e un’altro ottimo intervento su Ionita. Ma l’Udinese non rinuncia mai a ripartire e colpisce un palo con Pereyra. Segnali di scricchiolii difensivi e in effetti l’olandesino Braaf (classe 2002) appena entrato segna il suo primo gol in A. Approfittando di una linea giallorossa messa davvero male, Pereyra lancia il diciottenne che egoisticamente punta Glik e di sinistro sorprende Montipò sul proprio palo, ignorando il liberissimo Makengo. Il Benevento comunque ci mette l’anima e con un bel triangolo in area Iago Falque-Lapadula, trovano il 2-4 con l’attaccante italo-peruviano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/04/2021 00:07
 
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