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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Genoa-Samp, è derby spettacolo: Tonelli risponde a Zappacosta



Al super gol dell'esterno rossoblu, risponde il difensore blucerchiato di testa sugli sviluppi di un calcio d'angolo


Filippo Grimaldi

Un bel derby della Lanterna: leale, avvincente, giocato a gran ritmo, con qualche rudezza di troppo, ma mai cattivo. L’1-1 finale (reti di Zappacosta e Tonelli) certifica la ripartenza rossoblucerchiata. Il Genoa si rimette in moto dopo il k.o. contro l’Inter e mette in cassaforte il ventesimo punto (in 12 partite) della gestione-Ballardini. Ranieri rifiata, confermando i valori di una Sampdoria partita male con il 3-4-1-2 , ma poi di nuovo in carreggiata nel finale grazie al colpo di testa vincente di Tonelli, quando Ranieri era tornato nel frattempo al 4-4-2. La mossa-chiave è stata però lo spostamento di Zappacosta a sinistra, con Goldaniga sulla fascia opposta; Badelj e Zajc sono tornati al loro posto in mediana a sostegno di Strootman. La Samp invece è partita a handicap: Thorsby, Damsgaard e Askildsen, tutti febbricitanti, sono stati tenuti precauzionalmente fuori dai 23 (dopo la positività di ieri al Covid-19 per un membro del gruppo-squadra) e le scelte si sono così ridotte per Ranieri. Che ha virato su un 3-4-1-2 inusuale: Augello alto a sinistra, Verre alle spalle della coppia Keita-Quagliarella. Di fatto un modulo quasi speculare rispetto al 3-5-2 genoano. Da parte blucerchiata c’è stato il tentativo di sfruttare la velocità di Verre e la sua capacità di creare la superiorità numerica per sorprendere i rossoblu nelle loro ripartenze. Un’idea valida sulla carta, ma che poi nei fatti sino a metà gara poco redditizia.

DUELLO SULLA FASCIA — La sfida Zappacosta-Candreva è stata la più avvincente del primo tempo: un duello chiave anche per le dinamiche della stracittadina, visto che da quella fascia sono partite non a caso le azioni più pericolose per gli uomini di Ballardini. Al 21’ l’arbitro Pairetto ha annullato il gol di Destro, a segno dopo una spinta giudicata eccessiva su Bereszynski e Audero. Poco prima della mezz’ora Zajc protagonista con un paio di conclusioni pericolose: la prima fuori misura, la successiva finita proprio all’incrocio dei pali alla destra di Audero, con una parabola strana che ha sorpreso tutti. È stato, questo, il miglior momento dei rossoblu, anche perché dopo un inizio timoroso Goldaniga ha trovato coraggio sulla destra mettendo pressione su Augello. Primo tempo divertente e giocato a buon ritmo, ma sempre con giudizio da tutte e due le squadre.

LA SVOLTA — Poi è cambiato tutto nella ripresa. Dopo un tiro fuori misura di Quagliarella (6’), sulla ripartenza Strootman ha pescato Zappacosta sulla fascia sinistra con un lancio di trenta metri: Candreva troppo statico (era già successo contro l’Atalanta), Tonelli in ritardo sulla marcatura, il diagonale dell’esterno sul primo palo è fatale per Audero. Immediata la reazione blucerchiata: 4-4-2 con Jankto al posto di Verre e squadra più equilibrata. Al 18’ Perin decisivo sul tiro di Candreva sporcato da Keita. Altro cambio per i blucerchiati, con il ritorno di Gabbiadini (fuori Keita) dopo quasi tre mesi di stop. Nel Genoa spazio invece a Pandev per Destro. Ma il cambio di modulo è decisivo per la Samp: fiducia ed equilibrio, ed è così che al 32’ della ripresa è arrivato il gol di Tonelli, di testa su angolo di Candreva, curiosamente i due sampdoriani con più responsabilità sulla rete genoana.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2021 23:37
 
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Il Milan si inceppa di nuovo:
1-1 con l’Udinese grazie a un rigore di Kessie al 97'!

Friulani in vantaggio con un gol di Becao su errore di Donnarumma, pareggio nel recupero con un penalty dell'ivoriano.
L’Inter domani può scappare a +6, Juve e Atalanta accorciano a -4


Marco Pasotto


Si è detto spesso che questo Milan è in grado, quando le cose girano come devono, di prescindere da Ibrahimovic, costretto un’altra volta a osservare con aria pensierosa da bordo campo. Ecco, questa è stata una di quelle occasioni in cui invece l’assenza di Zlatan si è fatta sentire con violenza. Il Milan vanifica la vittoria dell’Olimpico sulla Roma e si inceppa di nuovo. A San Siro finisce 1-1 contro un’Udinese molto accorta in fase difensiva, ben messa in campo e brava a portarsi in vantaggio sfruttando una grande incertezza di Donnarumma. Il gol bianconero è firmato da Becao (ancora lui, come la stagione scorsa al debutto di Giampaolo), il pareggio da Kessie su rigore (follia di Stryger Larsen) al 97’. Non pervenuti Leao e Rebic. Domani l’Inter può allungare a +6 ma i rossoneri devono soprattutto guardarsi le spalle, con Juve (una partita in meno) e Atalanta a -4. L’Udinese si conferma un pessimo cliente per le big: prima del Milan aveva già fermato Lazio, Inter e Atalanta.

LE SCELTE — Calendario compresso e problemi fisici vecchi e nuovi hanno costretto ancora una volta Pioli a un turnover più o meno forzato. L’unico reparto che ne esce indenne è la mediana, con la conferma di Tonali e Kessie. In difesa Kalulu largo a destra per l’affaticato Calabria e ripristino della coppia centrale consueta, con Kjaer e il ritorno di capitan Romagnoli dopo la fragorosa esclusione di Roma. Attenzione, però: anche Tomori è stato segnalato in condizioni non perfette alla vigilia e la sensazione è che l’inglese, se fosse stato bene, avrebbe giocato dal primo minuto anche stavolta (magari al posto di Kjaer). In avanti Castillejo ha dato un turno di riposo a Saelemaekers, Diaz ha rilevato Calhanoglu, Rebic si è piazzato come di consueto a sinistra e Leao ha agito da centravanti. Gotti ha cambiato l’Udinese per tre undicesimi rispetto alla vittoria sulla Fiorentina. Fra le novità, il rientro dalla squalifica di Pereyra, piazzato in avanti a supporto di Nestorovski (fuori Llorente, mentre Okaka e Deulofeu non sono ancora pronti). Squalifica scontata anche per Zeegelaar sulla corsia sinistra (per Stryger Larsen), mentre Molina è stato confermato sul versante opposto. In mediana Arslan davanti alla difesa, affiancato da De Paul e Makengo.

POCHI SPUNTI — La prima parata della partita, arrivata dopo 19 minuti su una telefonata di Diaz a Musso, fa intuire come il primo tempo non sia stato un trionfo di bollicine. Una recita per lo più soporifera, in cui l’Udinese ha dichiarato quasi sfacciatamente fin da subito le proprie intenzioni: attendere il Milan con linee corte e raddoppi costanti, senza particolari ambizioni offensive se non quelle obbligate dalle dinamiche di gioco. Nulla di male comunque, ritrovandosi in casa della seconda in classifica. Gli appunti infatti vanno semmai mossi ai rossoneri, incapaci di alzare il ritmo, ovvero l’unica arma per cercare di forzare la serratura friulana. Invece i primi 45 sono scorsi via così, senza una vera iniziativa, ma semplicemente sull’inerzia dell’atteggiamento altrui. Il giro palla del Diavolo è stato compassato, spesso (troppo spesso) rivolto all’indietro, a volte sornione ma senza sfociare nel guizzo capace di creare superiorità numerica. E questo ha prodotto essenzialmente un problema: Leao non è mai stato servito in profondità, che l’Udinese è stata molto attenta a non concedere. Se a questo aggiungiamo la scarsa vitalità della trequarti – Rebic regredito vistosamente rispetto alle belle cose di Roma, Diaz incapace di trovare luce fra le linee, Castillejo (comunque il più vivace in avanti) produttore seriale di cross senza esito -, ecco spiegata la fatica rossonera in fase offensiva. Sul taccuino restano una conclusione di Diaz, un bello spunto personale di Castillejo disinnescato da Musso e un paio di break bianconeri – soprattutto sulla destra con il coraggioso Molina – privi di pericoli concreti per Donnarumma.

AHIA GIGIO — Il secondo tempo è iniziato con l’ingresso di Meité per Tonali (contrattura al flessore destro). L’ennesimo k.o. di una lista che continua ad allungarsi. E’ stata una partita diversa fin da subito. Più viva, più aperta. E ripresa con un grandissimo spavento per il Milan: appoggio completamente sbagliato di Hernandez a Donnarumma, cross di Pereyra e salvataggio sulla linea di Romagnoli su Nestorovski, a porta spalancata. Il pericolo ha messo pepe nelle gambe rossonere. Prima Meité, poi Kessie e Castillejo hanno messo alla prova gli ottimi riflessi di Musso. Altri cambi: dentro Llorente per Makengo (apprezzabile il coraggio di Gotti), Calabria per Kalulu e Hauge per Diaz. Ciò ha portato Rebic centravanti e Leao al centro della trequarti. Ma evidentemente per il Diavolo era una partita di scarsa attenzione in fase difensiva, perché stavolta il pasticcio l’ha combinato quello che non ti aspetti. L’angolo di De Paul è planato su Becao che ha colpito di testa – non forte e non vicino -, Nestorovski ha provato a intervenire senza riuscirci e Donnarumma, tradito dal movimento del macedone, si è fatto passare la palla beffardamente sotto il corpo. Lo svantaggio ha ovviamente armato la reazione del Milan, che si è riversato nella metà campo friulana grazie anche all’inferiorità numerica dell’Udinese, rimasta in dieci nell’ultima parte di gara per l’infortunio di Samir dopo aver esaurito tutti gli slot per i cambi. Ci hanno provato un paio di volte Calabria (murato) ed Hernandez (fuori) fino a quando in pieno recupero si è materializzata la follia di Stryger Larsen, che ha deviato col braccio in area un cross di Rebic. Rigore sacrosanto e gol del solito Kessie. Il Milan limita in qualche modo i danni, ma il bicchiere è senz’altro mezzo vuoto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/03/2021 13:00
 
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Inter, è fuga scudetto: vince a Parma e va a +6 sul Milan



Primi 45’ difficili, in avvio di ripresa Sanchez segna una doppietta (nel bis assist di Lukaku).
Inutile il destro di Hernani, per D’Aversa è notte fonda


Francesco Fontana

Un match complicato, ma che alla fine consegna all’Inter tre punti “da fuga” nel segno di Sanchez, decisivo al Tardini con una doppietta contro un buon Parma che rimane laggiù a quota 15, a -5 dal Torino terzultimo e a -6 dal Cagliari, al momento prima squadra salva. Inutile l’1-2 di Hernani al 71’, così Conte può volare con 59 punti in classifica lasciando il Milan a 53: campionato già concluso? Certo che no, tuttavia i nerazzurri mandano un segnale pesante alla concorrenza e possono tornare ad Appiano Gentile con un sorriso grande così (e senza squalificati in vista di lunedì, quando al Meazza arriverà l’Atalanta).

OUT IL TORO, C’È SANCHEZ — Formazioni. Rispetto alla vigilia non ci sono sorprese per Conte, che in attacco lancia Sanchez accanto a Lukaku con Lautaro che va inizialmente in panchina (per il Toro spazio nel finale al posto del cileno). In mediana torna Hakimi sulla destra (contro il Genoa era squalificato), per il resto tutto confermato con Perisic a sinistra, Brozovic in regia e Barella ed Eriksen ai lati. In difesa, davanti ad Handanovic, ci sono Skriniar, De Vrij e Bastoni. Dall’altra parte D’Aversa – che rinuncia a Nicolussi Caviglia, Cornelius, Zirkzee, Gervinho e Conte – nel suo 4-3-1-2 sceglie Sepe in porta, Osorio, Valenti, Bani e Gagliolo in difesa. A centrocampo Hernani, Brugman e Kurtic con Kucka alle spalle di Man e Karamoh. L’arbitro è Fabrizio Pasqua della sezione di Tivoli.

OK HANDANOVIC E SEPE — La partenza è nerazzurra, il primo squillo arriva al 2’ con Lukaku che serve Hakimi all’interno dell’area, palla in mezzo ma Sepe devia con la manona. Al 6’, dall’altra parte, timide proteste del Parma che con Man reclama il rigore per un presunto fallo di Barella: controllo al Var, niente di illegale e si riparte. Il possesso è dell’Inter, ma al 15’ è il Parma ad avere la prima, vera chance della gara: cross di Hernani, stacco di Kurtic e il connazionale Handanovic c’è e respinge. Servono altri 15’ per il primo tentativo di Conte, che arriva con Eriksen. O meglio, con il suo mancato tap-in: Lukaku a centrocampo, filtrante per Hakimi, bravo a superare Valenti e a metterla dentro; Sepe non ci arriva, nemmeno il danese in anticipo rispetto al pallone. L’Inter alza il ritmo, la partita diventa intensa e prima Skriniar e poi Perisic sfiorano il vantaggio trovando il muro di Sepe (bravissimo) e Valenti. È ancora l’Inter che ci prova, al 38’ tocca a Lukaku: Barella lavora in mediana, dentro per Brozovic e poi per il belga, il cui destro non crea particolari problemi a Sepe, reattivo con il suo piattone. Nel finale un brivido per parte, sempre di testa, con Lukaku e Man: palla fuori. Si resta quindi sullo 0-0, tutti negli spogliatoi dopo 3’ di recupero.


IL NIÑO BUSSA DUE VOLTE — Nell’intervallo D’Aversa toglie Man (non al meglio dopo lo scontro con Bastoni nel primo tempo) e dà fiducia a Mihaila. Conte non invece non cambia, neanche in attacco. E ha ragione, perché al 55’ Sanchez supera Sepe con il sinistro (non proprio impossibile): Inter avanti e partita che cambia. Il Parma sembra non reagire, poco dopo Perisic sfiora lo 0-2 mandando alto da ottima posizione. Il raddoppio è nell’aria e, puntuale, arriva al 62’: ancora con il Niño Maravilla, che con il piattone chiude una grande azione di Lukaku “alla Lukaku”, strepitoso a portarsi dietro mezzo Parma e a servire il compagno face to face con Sepe. Poi spazio ai cambi: D’Aversa sceglie Pezzella, Inglese e Busi (out Gagliolo, Valenti e Kucka), Conte inserisce Vidal per Eriksen. Al 71’ il Parma la riapre: ottimo Pezzella sulla sinistra, Hakimi si oppone male e dall’altra parte Hernani è bravissimo ad anticipare Perisic e a battere Handanovic con un destro al volo. Match riaperto, ma non basta (dentro anche Pellè, all’esordio). Alla fine vince Conte, che non si ferma in questa corsa per lo scudetto. Per il Parma, invece, appuntamento a domenica per una trasferta (a Firenze) da non fallire.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/03/2021 22:05
 
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SERIE A 2020/2021 26ª Giornata (7ª di Ritorno)

02/03/2021
Lazio - Torino (rinv.)
Juventus - Spezia
03/03/2021
Sassuolo - Napoli 3-3
Atalanta - Crotone 5-1
Benevento - Verona 0-3
Cagliari - Bologna 1-0
Fiorentina - Roma 1-2
Genoa - Sampdoria 1-1
Milan - Udinese 1-1
04/03/2021
Parma - Inter 1-2

Classifica
1) Inter punti 59;
2) Milan punti 53;
3) Juventus(*) e Atalanta punti 49;
5) Roma punti 47;
6) Napoli(*) punti 44;
7) Lazio(*) punti 43;
8) Verona punti 38;
9) Sassuolo(*) punti 36;
10) Sampdoria punti 31;
11) Udinese punti 29;
12) Bologna punti 28;
13) Genoa punti 27;
14) Fiorentina, Spezia e Benevento punti 25;
17) Cagliari punti 21;
18) Torino(**) punti 20;
19) Parma punti 15;
20) Crotone punti 12.

(gazzetta.it)

(*) Juventus, Napoli, Lazio e Sassuolo una partita in meno.
(**) Torino due partite in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa Covid).
Torino-Sassuolo è stata rinviata per Covid al 17 marzo prossimo.
Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
05/03/2021 22:10
 
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Gaich illude il Benevento.
Spezia bello e sfortunato, poi ci pensa Verde

Primo tempo da applausi per i giallorossi, che chiudono in vantaggio.
Nella ripresa i padroni di casa cambiano marcia e dopo tanta pressione e due traverse
(con Gyasi ed Erlic) arriva il pari giusto fra Italiano e Inzaghi


G.O. Olivero


Una battaglia senza vincitori. Spezia e Benevento pareggiano e salgono insieme a 26 punti dopo una partita non bella, ma molto tattica e combattuta. La squadra di Pippo Inzaghi ha disputato un primo tempo encomiabile, chiuso in vantaggio grazie al primo gol di Gaich in Serie A. Lo Spezia nella ripresa ha sfruttato bene i cambi di Italiano, ha pareggiato con Verde e sfiorato la vittoria, che però avrebbe punito troppo un Benevento in piena emergenza e protagonista di una prestazione di enorme sacrificio e applicazione.

PRIMO TEMPO — La vigilia era stata tormentata per entrambe le squadre. Italiano aveva dovuto rinunciare a Provedel, positivo al Covid. Inzaghi, invece, aveva dolorosamente escluso dalla trasferta Schiattarella e Insigne, a causa di una pesante litigata nell’ultimo allenamento prima della partenza per la Liguria. Le novità dello Spezia sono i rientri in difesa di Terzi e Bastoni e la presenza a centrocampo di Leo Sena, mentre il Benevento è in emergenza anche a causa delle assenze per infortunio di Letizia e De Paoli. Così Inzaghi passa al 3-5-2 affidando le fasce a Tello e Improta e per risolvere il problema del gol che manca da tre partite sceglie il ventiduenne argentino Adolfo Gaich, alla terza presenza in A e al debutto da titolare. Lo Spezia cerca subito di innescare la velocità di Gyasi, ma il Benevento copre bene il campo, lascia pochissimi spazi e riesce a disturbare la costruzione avversaria proponendosi anche in avanti. Al 15’ Improta pesca Gaich a pochi passi da Zoet, ma la conclusione al volo dell’attaccante è imprecisa. Al 22’ Caprari fugge sulla destra e crossa, ma l’argentino è in ritardo. Due minuti dopo, però, Gaich è puntualissimo all’appuntamento con il primo gol italiano: Terzi sbaglia un controllo sulla trequarti, Viola gli soffia il pallone e serve l’attaccante che dribbla Ricci e segna sull’uscita di Zoet. Lo Spezia fatica a reagire, Viola calcia centrale dal limite e solo nel recupero Verde costringe Montipò alla prima parata della sua partita.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo Italiano rivoluziona la squadra: dentro subito Marchizza ed Erlic per Bastoni e Terzi, al 13’ Farias per Nzola e al 19’ Maggiore per Estevez. Il ritmo dei liguri sale, una traversa di testa di Gyasi precede il pareggio di Verde, segnato al 26’ dopo un cross di Farias, un salvataggio di Montipò su Maggiore e una respinta sulla linea di Tuia. Al 31’ anche Erlic colpisce di testa la traversa. Rispetto a Italiano, Inzaghi non ha la stessa possibilità di intervenire in modo sensibile con i cambi e si limita a inserire Mancini e Sau al posto di Gaich e Caprari, prima di irrobustire la protezione nel finale con Caldirola e Dabo. Lo Spezia non è fluido come altre volte, crea meno occasioni, ma cerca comunque di chiudere gli avversari in area. Il matchpoint, però, è sul destro di Improta che al 45’ calcia fuori da buona posizione. Il pareggio consente a Spezia e Benevento di proseguire la corsa verso la salvezza, che resta lontana, ma che è un obiettivo credibile se lo spirito sarà sempre quello messo in mostra oggi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/03/2021 00:23
 
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Llorente-Pereyra, due lampi di Udinese per stendere il Sassuolo



Zampata in area dello spagnolo nel finale del primo tempo,
piattone del trequartista nel finale di gara:
Gotti al decimo posto, zona retrocessione lontanissima.
La squadra di De Zerbi non brilla


Pierfrancesco Archetti

Il primo gol "friulano" di Llorente, un contropiede perfetto chiuso da Pereyra. L'Udinese si guadagna così la vittoria per 2-0 contro il Sassuolo e dimentica il pareggio regalato al Milan mercoledì. Per la squadra di Luca Gotti è il quarto risultato utile consecutivo, due vittorie e due pari. Roberto De Zerbi a un certo punto sprofonda in panchina deluso, ancora una volta i suoi giocatori non riescono a segnare all'Udinese. Si fermano spesso al limite dell'area e poi vengono puniti sulle ripartenze.

IL VANTAGGIO — Il Sassuolo fa la partita nel primo tempo, ma l'Udinese segna con Llorente, che ha tre occasioni: prima Consigli compie un miracolo, ma al 42' non può fermare la conclusione, su assist di Molina. Nemmeno tre giorni completi prima le due squadre avevano pareggiato con Milan e Napoli; le formazioni risentono del turno infrasettimanale. Gotti deve lasciar fuori Becao, che ha segnato ai rossoneri ma prima era stato colpito al volto da Rebic e ha il naso fratturato. Dentro De Maio in difesa, Walace per Makengo a centrocampo, Llorente per Nestorovski in avanti. Pereyra come al solito si sdoppia tra attacco e centrocampo (3-5-1-1) e prende spesso in consegna Locatelli, ma anche Llorente soprattutto nel secondo tempo lavora tanto dietro. La miglior chance degli ospiti capita a Kyriakopoulos che taglia in diagonale sul secondo palo su un cross di Berardi: Musso devia in corner.

IL SECONDO COLPO — Quella di De Zerbi all'inizio è una rivoluzione più marcata: già sono fuori causa fra gli altri Chiriches e Boga, ma il tecnico lascia in panchina Caputo, Djuricic, Rogerio, Defrel, mettendo una difesa a tre, isolando a centrocampo Locatelli, con Raspadori punta davanti a Berardi, Lopez e Traore che vengono affiancato dagli esterni Toljan e Kyriakopoulos. Tanto possesso viene quasi sempre fermato al limite dell'area dalla difesa e anche sui calci piazzati i bianconeri respingono senza affanni. Così a inizio ripresa entrano Caputo e Djuricic per Raspadori e Traoré, sistemandosi nelle stesse posizioni dei colleghi. L'Udinese però non si fa superare, anche quando entra Defrel e il Sassuolo passa al 4-2-3-1. Una traversa di De Paul non conta per fuorigioco, anche un contropiede in coppia con Molina porta a un rigore, ma mentre l'argentino si appresta a batterlo il Var fa cambiare la decisione all'arbitro, per fuorigioco di Molina. Un tiro di Djuricic trova preparato Musso, ma nel recupero l'Udinese sfonda ancora: De Paul al 93' serve a Pereyra il gol del raddoppio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/03/2021 00:26
 
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La Juve di rimonta sulla Lazio: Morata mattatore.
E ora tocca al Porto

Correa porta in vantaggi gli ospiti, Rabiot firma il pari al 39’ pt.
Nella ripresa si scatena lo spagnolo autore di due gol, il secondo su rigore.
E al 69’ Pirlo lo sostituisce col portoghese


Livia Taglioli


Due episodi dubbi in area biancoceleste, un rigore (realizzato da Morata), una traversa scheggiata da Milinkovic: Juve-Lazio è questo e molto altro, in una serata che vede la squadra di Pirlo superare in rimonta i capitolini per 3-1. Con Ronaldo ad osservare dalla panchina. Poi Pirlo lo manderà in campo al posto di Morata, a risultato acquisito. Intanto Correa aveva portato in vantaggio la Lazio, Rabiot aveva firmato il pari, e una doppietta di Morata, supportato da uno scatenato Chiesa, aveva decretato il risultato finale. Con questo k.o. la Lazio porta a tre le sconfitte consecutive in A per la prima volta sotto la guida di Simone Inzaghi. La Juve invece erode tre punti all’Inter, si porta a -7 con una partita in meno, e mette a segno il primo colpo: ora la attende la seconda prova, ancora più ostica, il ritorno degli ottavi di Champions. Se vorrà avanzare, martedì dovrà centrare un’altra rimonta, stavolta sul Porto.

IN&OUT — Se la Lazio deve rifarsi il look per le assenze di Felipe, Radu e Lazzari, la Juve resta alle prese con la sua raffica di indisponibili, l’ultimo in ordine di tempo Bentancur, positivo al Covid. De Ligt non convocato, tornano in panchina Bonucci e Arthur, col rientrante Cuadrado promosso già titolare. Ma la notizia è la panchina di Ronaldo: il portoghese dunque si ferma, ed è la prima volta dopo 16 presenze consecutive in serie A, precisamente dal derby giocato lo scorso 5 dicembre. Ancora fuori Dybala, in avanti giocano Morata e Kulusevski. Nel 4-4-2 varato per l’occasione da Pirlo, trova spazio anche Bernardeschi, sulla fascia opposta rispetto a Chiesa, in mezzo Rabiot e Ramsey. Nella Lazio trova spazio Marusic dietro, sulle fasce Lulic e Fares, con Correa a dar man forte a Immobile.

I GOL — E’ la Lazio a prendere in mano il match nelle battute iniziali. Fares e Milinkovic su punizione fanno tremare la Juve, ma è Correa a colpire al 14’: liberato da un errore di Kulusevski, con un gioco di gambe supera Demiral e infila un destro di prepotenza. E’ l’1-0 per la Lazio. Una respinta di Szczesny su Milinkovic dà il segnale alla Juve: è l’ora del riscatto. Così i bianconeri crescono in personalità e riescono a chiudere qualche spiffero sulla destra. Al 24’ partono grandi proteste juventine per un braccio di Hoedt su una bella incursione di Chiesa in area ma Massa dopo un silent check lascia giocare. Ramsey e Morata di testa sbagliano di poco la mira, al 39’ arriva il pareggio: assist di Morata, Rabiot allunga la falcata e di sinistro infila un Reina non impeccabile sul primo palo.

MORATA SHOW — Dopo un primo tempo double face – i primi 24’ sono di marca laziale, poi domina la Juve – la ripresa si rivela da subito più equilibrata ed aperta. Chiesa in apertura ha l’occasione per il raddoppio juventino, Reina respinge con un grande intervento, poi è Milinkovic a scheggiare la traversa bianconera con un colpo di testa all’indietro. Poi sale in cattedra Morata: prima un contatto assai sospetto in area con Marusic vede lo juventino avere la peggio ma non il fischio arbitrale a suo favore, quindi Chiesa innesca lo spagnolo, che infila il pallone fra palo e portiere, bruciando Hoedt. E’ il 57’, la Juve si porta sul 2-1. Ma lo show di Morata non è finito: Milinkovic travolge Ramsey in area, stavolta Massa fischia e lo spagnolo dal dischetto spiazza Reina. E’ il 60’, la Juve è avanti 3-1. Al 69’ Pirlo cambia il copione: fuori Morata, Cuadrado e Ramsey, dentro Ronaldo, Arthur e McKennie. Poi anche Bonucci e Arthur tornano ad assaggiare il campo, pare quasi di buttare lo sguardo sul prossimo match. Una rimonta è andata in porto, ora ai bianconeri ne servirebbe una seconda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/03/2021 00:31
 
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Alla Roma basta Mancini:
batte il Genoa e "vede" Juve e Milan

La squadra di Fonseca ottiene la seconda vittoria consecutiva e si
riporta momentaneamente al quarto posto, in attesa di Inter-Atalanta


Andrea Pugliese


Il quarto gol stagionale di Mancini permette alla Roma di superare anche il Genoa e di tornare, almeno per ora, in zona Champions League. Con il successo per 1-0 sulla squadra di Ballardini i giallorossi sono di nuovo quarti, in attesa però di vedere come andrà a finire la partita di domani sera tra Inter e Atalanta. Per i giallorossi fondamentale il ritorno in difesa di Smalling, capace di ridare solidità ed equilibrio alla retroguardia di Fonseca.

Bene anche Pellegrini e Bruno Peres, mentre continuano a girare a vuoto gli attaccanti, in particolare Borja Mayoral. Per il Genoa, invece, una sconfitta che nasce anche dalla scarsa consistenza dei suoi attaccanti, nonostante Ballardini chiuda la partita con le tre punte. Tra Destro, Pjaca, Shomurodov e Scamacca il più pericoloso, di fatto, è proprio quest'ultimo. L'ultimo ad entrare in campo dei quattro.

POKER MANCINI — Fonseca lascia a riposo Spinazzola e Villar e schiera Cristante sul centrosinistra della difesa a tre, rispolverando Smalling a dirigere il reparto. Ballardini, invece, in extremis preferisce Pjaca a Shomurodov come spalla di Destro, uno dei tanti ex della partita tra le file rossoblù. El Shaarawy e Pedro si muovono tanto, Pellegrini prova spesso a inventare qualcosa, ma il possesso palla della Roma produce poco, se non un tiro alto dello stesso Pedro e un colpo di testa di Mancini. Del resto la Roma va a pressare alto solo a intermittenza, consapevole di come il Genoa possa essere molto pericoloso nelle ripartenze. Badelj e Zajc provano in un paio di occasioni a trovare in verticale Destro, Zappacosta accelera bene sulla sua fascia.
Insomma, in campo si lotta, ma di emozioni ce ne sono davvero poche. Fino al 24', però, quando un angolo calciato perfettamente da Pellegrini viene finalizzato altrettanto bene da Gianluca Mancini, con un colpo di testa imperioso che non lascia scampo a Marchetti. Per il centrale difensivo è addirittura il quarto gol stagionale in campionato, a -1 dal suo record personale. Poi è Pedro a trovare spazio e a calciare da fuori in corsa, ma stavolta Marchetti è bravo a dire di no. Il primo tempo di fatto si conclude qui, perché poi non c'è più spazio per incidere da nessuna delle due parti.

PUNTI IN GHIACCIAIA — Ballardini per riaprire la partita allora manda dentro Shomurodov e Cassata per Pjaca e Ghiglione, restando però fedele al suo 3-5-2. Così ci prova subito Zappacosta dal limite, anche se a rendersi ancora pericoloso dall’altra parte è Mancini in proiezione offensiva. Smalling si distingue in un paio di belle chiusure in verticale su Destro e salva anche su Shomurodov in acrobazia. Insomma, per l'inglese un bel rientro, dopo oltre un mese di assenza dal via. Fonseca così manda dentro Mkhitaryan e Villar, con lo spagnolo che va subito vicino al gol, con un tiro dal limite che finisce sul palo alla sinistra di Marchetti.

Al 29' altro palo per la Roma, con Pedro di tacco su assist di Karsdorp, ma lo spagnolo era in fuorigioco e anche il successivo tocco di Borja Mayoral ad appoggiare la palla in rete non ha più senso. Così Ballardini si affida a un altro ex, Scamacca, passando di fatto al 3-4-3. Ed è proprio Scamacca a sfiorare il pari con un bel tiro da fuori finito out di un soffio. Poi il Genoa prova a spingere fino alla fine, ma riesce a creare solo un paio di mischioni e niente di più. La Roma torna quarta in classifica, in attesa della sfida di domani sera tra Inter e Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/03/2021 20:31
 
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Il Crotone è ancora vivo: batte il Torino 4-2 e torna a sperare



Pioggia di gol e due traverse: a segno Simy al 27' su rigore, Mandragora al 45',
ancora il nigeriano al 54', Reca all'80', Sanabria all'84' e Ounas al 94'.
Dubbi sulle decisioni arbitrali, i granata chiudono in dieci per l'espulsione di Rincon


Nicola Cecere

Il Crotone è ancora vivo. Col primo roboante successo della gestione Cosmi ha il diritto di sentirsi ancora iscritto alla corsa salvezza. Quattro le reti inflitte al Torino (prima sconfitta per Davide Nicola) reduce dalla quarantena e perciò impossibilitato a reggere il confronto sul piano atletico. Questo Toro decimato dal virus era privo di Belotti, Bremer, Singo, Nkoulou e Linetty. Con Baselli, Murru e Buongiorno recuperati in extremis in panchina ma non utilizzati. Una squadra, quella granata, andata a pochi centimetri da un clamoroso 3-3 (da 1-3) tra il 40’ e il 41’ del ripresa grazie auna prodezza balistica di Sanabria (al debutto) e a una parata di Cordaz che riesce a spedire sulla traversa un missile di Gojak. Dopo di che in un finale rovente, Ounas prima fa espellere Rincon e poi maramaldeggia in area fino a trovare un sinistro micidiale che chiude questa battaglia.

CAIRO FURIOSO — Diretta in modo approssimativo da Guida, che ha scontentato i calabresi sul gol dell’1-1, ma soprattutto i granata, come si evince dalle parole del presidente Urbano Cairo: “Tutti hanno visto cos’è accaduto. Tre episodi su tre piuttosto evidenti giudicati sempre e comunque ai danni del Toro. Senza nemmeno andarli a verificare al Var, in nessun caso. Direi che i fatti si commentano da soli, anche nella scia di quanto accaduto nelle ultime settimane“. Il numero uno granata si riferisce al rigore concesso al Crotone per mani di Ansaldi commesso (spalle all’attaccante) dopo che Messias lo aveva spinto alla schiena; ai due rigori non concessi al Torino, il primo per un mani di Simy e l’altro per una spinta di Luperto a Sanabria.

UNA BATTAGLIA — Sì, il confronto è stato subito teso. Non cattivissimo però sullo stadio è calato un clima generale di nervosismo che nei primi venti minuti impedisce di vedere tre passaggi di fila. E così, eccezion fatta per un sinistro su punizione di Rodriguez di poco alto, i portieri rimangono inoperosi: gioco a centrocampo. A spezzare questo equilibrio è Zaza, ma non in versione attaccante: nel tentativo di allargare la manovra mette il pallone sul piede di Messias che dalla trequarti galoppa sicuro verso l’area esplodendo poi un tiro dal limite che Sirigu riesce a mettere in angolo (23’). Tre minuti più tardi lo stesso attaccante rossoblu propizia la prima svolta del match incornando un cross verso il centro dell’area e trovando sulla traiettoria il braccio alzato di Ansaldi: un rigore del genere di quello causato da Strygen Larsen all’ultimo minuto di Milan-Udinese. In questo caso, però, il giocatore del Torino si lamenta molto per una spinta alle spalle. In effetti alla moviola si nota l’appoggio furbo di Messias, evidentemente l’arbitro non ha valutato il contatto punibile. Il Var non interviene, i dubbi restano.

GIRANDOLA DI EMOZIONI — Qui la partita si accende. Il Toro prova subito a reagire, il Crotone ha una ghiotta opportunità per raddoppiare ma Ounas in un comodo due contro uno ignora Messias liberissimo accanto a lui e va a cercare la soluzione più complicata: tiro alto. (35’). Sulla immediata replica, Ansaldi impegna Cordaz con una volée insidiosa. E Lyanco (42’) sbucando su un angolo a centro area di testa mette fuori. Sono gli squilli granata che preannunciano il pareggio. Azione insistita e avvolgente chiusa da un cross di Vojvoda che Ansaldi colpisce al volo. Sulla traiettoria c’è il piede di Mandragora che da due metri devia in rete. Anche qui ci sono proteste insistite stavolta di Cordaz che lamenta un contatto tra Mandragora e Pereira in avvio dell’azione. Anche in questa circostanza l’arbitro lo aveva valutato non punibile e quindi proteste inutili.

TORO SOTTO LA CAPPA DELLA MALASORTE — La ripresa si apre con una prodezza di Bonazzoli che dai venticinque metri colpisce l’incrocio dei pali. Sul ribaltamento di fronte è Petriccione a prendere il palo dal limite in seguito a deviazione di Mandragora. La carambola favorisce Messias (il migliore in campo) che cerca il tap in col piatto, Sirigu è sulla palla ma non trattiene e Simy deposita in rete il 2-1. Per il terzo gol occorre un’altra prodezza balistica, firmata Reca dopo che Magallan aveva centrato un altro palo di testa: 3-1 al 35’. Ma il Toro non si è ancora arreso. I cambi operati da Nicola hanno rivitalizzato un po’ la squadra e Sanabria riaccende la sfida col suo capolavoro. Gojak fa il numero del pari, ma non è serata: Toro ancora sotto la cappa della malasorte. Con l’arbitro che giudica non punibile un intervento di Luperto che travolge in piena area Sanabria. Guida è sicuro, noi meno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/03/2021 20:51
 
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La Fiorentina si fa rimontare due volte, il Parma spreca: è 3-3



La squadra di Prandelli non riesce a difendere il vantaggio e si fa riprendere nel primo e nel secondo tempo.
Gli ospiti provano a vincere, ma poi arriva l'autogol


Luca Calamai

Un finale pirotecnico. Per un 3 a 3 che lascia il Parma al penultimo posto in classifica e la Fiorentina sempre più in zona retrocessione. Il gol del definitivo pareggio arriva nei minuti di recupero grazie a un clamoroso autogol di Iacoponi che deposita nella propria porta un cross di capitan Pezzella. Un punto a testa per due squadre in evidente crisi.

PRIMO TEMPO — Partita strana. Nel primo tempo, a esempio, il Parma ha fatto qualcosa in più eppure ha chiuso sotto per 2 a 1. La squadra viola passa in vantaggio al 28’ con un colpo di testa di Quarta su angolo battuto da Pulgar. Prima rete dell’argentino in maglia viola. Grandi responsabilità, però, della difesa emiliana. E in particolare di Kurtic che salta fuori tempo. Il Parma reagisce bene e quattro minuti dopo pareggia con un rigore trasformato da Kucka. Netto il fallo di mano di Pulgar sul tocco di Gervinho. Partita nuovamente in equilibrio. Ma la squadra di D’Aversa dimostra, anche nel finale di tempo, tutta la sua fragilità difensiva. E al 42’ la Fiorentina torna in vantaggio. Su un colpo di testa innocuo di Pezzella smanaccia male Sepe e Milenkovic da due passi ribatte in rete. In mezzo i gol di Kukca e Milenkovic sono da registrare due opportunità del Parma con Gervinho (ottima respinta di Dragowski) e Bani (colpo di testa fuori). Parma bellino ma sprecone.

SECONDO TEMPO — D’Aversa inserisce a inizio ripresa Mihaila per Hernani e passa al 4-3-3. Il Parma continua a fare la partita. Faticando, però, a costruire importanti azioni da gol. Al 9’ Kurtic non riesce a correggere di testa un interessante cross in area e qualche minuto dopo una conclusione di Karamoh viene bloccata in due tempi da Dragowski. La Fiorentina rallenta ancora di più i ritmi rischiando però pochissimo in fase conclusiva. D’Aversa cambia i due attaccanti inserendo Man e Brunetta e arriva anche il primo cambio della Fiorentina che inserisce Bonaventura al posto dell’infortunato Amrabat. Il predominio territoriale del Parma frutta il pareggio agli emiliani. Cross di Mihaila che trova in area libero Kurtic che appoggia in rete. Grave l’errore di Malcuit che ha perso il centrocampista avversario. Prandelli al 32’ decide di inserire lo spagnolo Callejon al posto di uno stremato Borja Valero. Ma è ancora la formazione emiliana ad andare a segno al 45’ con un micidiale contropiede avviato da Man e sviluppato dal nuovo entrato Inglese con un assist perfetto per Mihaila. Il Parma sembra vicino a conquistare tre punti d’oro. Ma in pieno recupero arriva l’autorete di Iacoponi e un 3 a 3 che non fa sorridere nessuno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/03/2021 20:55
 
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