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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Festa Napoli con Bakayoko: Udinese stesa all'ultimo respiro

La squadra di Gattuso si porta avanti grazie a un rigore di Insigne, ma viene ripresa da Lasagna.
Al 90' ecco il gol di testa del centrocampista francese


Fabio Bianchi


Una testata ti salverà. Il guizzo aereo di Tiemouè Bakayoko al tramonto, quando si stavano spegnendo le luci della Dacia Arena e le speranza di riscatto, risolve in un colpo la classifica del Napoli e i problemi di Rino Gattuso. Non è stata una prestazione trascendentale quella dei partenopei, molto meno brillante del solito a livello di gioco. Gli azzurri hanno sofferto e a volte rischiato contro un’Udinese determinata e pericolosa in contropiede. Udinese che pensava ormai di avercela fatta a prendere un pareggio prezioso in un momento difficile (tre punti nelle ultime 5 gare). Ma quello del Napoli lo era altrettanto (4 punti nelle ultime 5) è questa vittoria riporta un po’ di sereno anche se non risolve del tutto alcuni problemi che restano: la difficoltà di concretizzare le azioni e la mancanza di sicurezza. Stavolta pagata anche in difesa.

BOTTA E RIPOSTA — Infatti il Napoli è partito meno spumeggiante del solito, più accorto anche per la solida disposizione dell’Udinese che copriva ogni spazio e cercava di bloccare le imbucate verticali degli uomini di Gattuso per poi recuperare palla e partire in contropiede. Insigne, che si è presentato subito con un rasoterra a fil di palo, al minuto 15 ha realizzato il rigore del vantaggio procurato da Lozano. Il messicano è stato atterrato da Bonifazi ma l’arbitro Pasqua ha dovuto essere richiamato dal Var per concedere un rigore netto. L’Udinese ha reagito bene, innanzitutto senza scomporsi e mettendo ancora più pressione al giro palla del Napoli. Bakayoko, che dove andare di qui e di là per coprire anche su Pereyra che agiva tra le linee (Fabian Ruiz latitava un po’) si è trovato spesso in difficoltà con De Paul, troppo più veloce di lui ma è stato il grave errore in retro passaggio di Rrahmani, all’esordio da titolare, che ha permesso all’Udinese di pareggiare. Con un guizzo da centometrista Lasagna è arrivato sulla palla, ha dribblato Meret e segnato a porta vuota. Il Napoli allora ha alzato il baricentro e ha avuto un paio di occasioni sventate da Musso ma ne ha subite due in ripartenza ben più pericolose dove Meret si è superato, respingendo Lasagna e Stryger Larsen.

CARICA — Gattuso nell’intervallo ha cambiato il disoriento Rrahami per Mario Rui, spostando al centro Di Lorenzo. Mossa azzeccato, così la squadra è sembrata più quadrata. Il Napoli è partito più deciso e con più ritmo ed è andato vicino al 2-1 con Zielinski e Insigne, ma non riusciva a trovare la copertura per le ripartenze di De Paul (a centrocampo c’era un buco) che serviva un palla d’oro a Lasagna fermato coi piedi da Meret. Insomma, la partita restava aperta e incerta anche perché le squadre, stanche da 3 gare in 7 giorni, si sono allungate parecchio. E alla fine, è arrivata la zuccata provvidenziale di Bakayoko.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/01/2021 22:52
 
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Kalinic e un'altra perla di Dimarco al Crotone: il Verona continua a correre

I gialloblù colpiscono con il primo centro stagionale
dell'attaccante croato e con il secondo consecutivo dell'esterno.
Nella ripresa Messias accorcia le distanze, ma non basta


Pier Francesco Archetti


Il Verona non vinceva in casa dal due novembre, il Crotone non ci è mai riuscito in trasferta, dove ha preso soltanto due punti finora. La serie che si ferma è quella dei gialloblù che continuano a restare un punto sotto la Lazio: costruiscono la vittoria nel primo tempo e poi riescono a difenderla fino in fondo contro un’avversaria che nella seconda metà ha mostrato la sua faccia migliore.

UNO-DUE — A metà primo tempo il Verona scava il solco che poi sarà decisivo. Barak parte indisturbato da centrocampo e serve Kalinic che batte in diagonale Cordaz. È il primo gol del croato con la maglia gialloblù, si sblocca al momento più opportuno. Il Crotone non sa reagire e l’Hellas trova il raddoppio con una pregevole azione sul suo angolo sinistro: la costruiscono Ilic, Zaccagni e Dimarco che con un delizioso esterno sinistro piazza all’angolo lontano il suo secondo gol consecutivo. Ancora la coppia Zaccagni-Dimarco costruisce un’altra chance per Barak, ma stavolta Cordaz reagisce bene sul colpo di testa dell’avversario. Il Verona ha in Veloso e Lazovic gli infortunati più recenti. A centrocampo tocca a Ilic, classe 2001, accanto a lui è più continuo Tameze. In difesa rientra da titolare Lovato, ma è Ceccherini il più impegnato nel cercare di frenare Messias. Proprio del brasiliano è l’unico tiro in porta del Crotone nella prima parte. Magnani e Ceccherini, ammoniti, vengono cambiati nella ripresa con Gunter e Dawidowicz.

IL CROTONE CI PROVA — Il Crotone all’inizio va in difficoltà anche se cambia la difesa per la terza partita consecutiva: debutta dal via Djidji, che patisce a lungo Zaccagni e anche Colley nel finale. Torna Luperto e sulla fascia destra subito corre Molina e non Pereira, ma il Verona si infila ugualmente. Stroppa non azzarda il trequartista all’inizio e mette Messias di punta, lasciando in panchina Simy. Il Crotone non riesce a liberarsi dal pressing gialloblù e nel secondo tempo l’allenatore cambia in 3-4-1-2, inserendo proprio Simy oltre a Pereira sulla fascia destra. Messias arretra sulla trequarti e i rossoblù accorciano subito le distanze: da sinistra a destra, cross di Reca, Dimarco non libera e Pereira serve al centro Messias che non sbaglia. Il Crotone cerca di insistere, crea qualche apprensione nei pressi dell’area, ma le chance più pulite anche dopo il 2-1 sono dell’Hellas. Barak manda alto il possibile 3-1 al 63’, Colley colpisce la traversa nel recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/01/2021 22:56
 
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La Fiorentina ritrova il successo e inguaia il Cagliari

Partita decisa da un gol di Vlahovic nella ripresa.
I sardi, al quarto stop di fila, sbagliano un rigore con Joao Pedro nel primo tempo


Luca Calamai


Era stata presentata come una sfida salvezza. La Fiorentina battendo per 1-0 il Cagliari si tira fuori dalla zona calda della classifica lasciando invece la squadra di Di Francesco in una posizione sempre più delicata. Il gol decisivo lo realizza il serbo Vlahovic che a suon di reti, sta conquistando la totale fiducia del pianeta viola. Il serbo ne ha segnate cinque delle ultime sette. Stavolta sfruttando un perfetto assist di Callejon.

L’INIZIO — Parte meglio la Fiorentina che sfiora il gol all’11 con Vlahovic che si vede respingere la conclusione a colpo sicuro da Cragno. Pochi minuti dopo il direttore di gara assegna un rigore per un contatto in area tra Vlahovic e Oliva. Ma il Var richiama al video il direttore di gara che cambia la sua decisione assegnando una punizione al Cagliari. L’ultimo acuto del primo tempo in chiave viola è un colpo di testa di Pezzella di poco a lato. Il finale della prima frazione è invece del Cagliari che al 37’ conquista un netto calcio di rigore per un fallo di Igor su Joao Pedro. È lo stesso Joao Pedro a battere dal dischetto ma Dragowski neutralizza l’esecuzione bloccando addirittura il pallone a terra.

RIPRESA — Nel secondo tempo parte ancora bene il Cagliari ma Simeone sbaglia un paio di preziose opportunità. La partita si alza di livello. Le due squadre cercano entrambe la vittoria. Biraghi al 13’ conclude alto da buona posizione mentre al 20’ una girata di testa di Godin termina di poco a lato. Due minuti dopo arriva il gol partita. L’azione parte dall’argentino Quarta che a fine primo tempo era entrato al posto dell’infortunato Pezzella. Il difensore viola appoggia sulla corsia di destra a Callejon che avanza e cesella un pallone al centro per Vlahovic che in spaccata realizza l’1-0. Per lui è il sesto centro in campionato. L’assalto finale del Cagliari regala a Marin il pallone del possibile pareggio ma è ancora Dragowski a opporsi deviando in angolo. E per il Cagliari è la quarta sconfitta consecutiva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/01/2021 22:59
 
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Juve, la risalita continua:
un bel Sassuolo in 10 cede a Danilo, Ramsey e Ronaldo


Emiliani in 10 da fine primo tempo (rosso a Obiang) ma in partita fino alla fine:
apre il brasiliano, pari di Defrel e gol-partita dell’ex Arsenal prima del sigillo di CR7


Luca Bianchin


Le partite certe sere sono un lancio di moneta: possono cadere sulle due facce e il caso – o il destino, secondo fede – ha il suo peso. La Juve batte il Sassuolo e torna in zona Champions, a -7 dal Milan con una partita da recuperare, grazie a un’azione sull’asse Frabotta-Ramsey, che stavano per essere sostituiti da Pirlo. Se la palla fosse uscita, avrebbero visto il finale dalla panchina con la faccia lunga. Con la palla in campo, invece, Frabotta ha crossato da sinistra, Chiriches e Kyriakopoulos in (insolita) posizione di difensore centrale sono andati a vuoto e Ramsey ha appoggiato in porta con la sua nonchalance gallese. Risultato: Juve-Sassuolo 2-1, poi arrotondato in 3-1 da Ronaldo nel recupero, e Pirlo sopravvissuto a una serata complessa. Una serata di infortuni.

TRE INFORTUNATI — Weston McKennie è uscito dopo meno di 19 minuti, forse per un problemino muscolare, e la Juve al 42’ ha perso anche Dybala, a cui dopo uno scontro con Traoré si è girato il ginocchio. Neanche il tempo di rifiatare e Obiang è entrato male su Chiesa, che ha resistito per quasi tutto il secondo tempo. Soprattutto, Obiang per quel fallo è stato espulso, con Massa richiamato davanti allo schermo del Var: rosso e Sassuolo in 10 per oltre un tempo. Prima di capire che partita è stata, però, i gol.

I GOL — L’1-0 è di Danilo, che cambia la partita dal nulla. Al 5’ del secondo tempo vede arrivare una strana palla deviata da Ferrari su un passaggio di Rabiot al limite dell’area e ha tre meriti. Primo: è sulla trequarti del Sassuolo. Secondo: tira al volo da 25 metri, senza paura di fare brutta figura. Terzo: calcia di collo esterno alla Roberto Carlos… solo che lui usa il destro, non il sinistro. Gol. L’1-1 di Defrel invece nasce da un vecchio difetto della Juve. Visto che perseverare è diabolico, la Signora fa un favore al Milan: ricade nel vizio di concedere palle gol dopo il vantaggio. E’ avanti da appena 8 minuti quando concede una combinazione Locatell-Traoré-Defrel, con il francese che a centro area prima lascia sul posto Bonucci, poi incrocia davanti a Szczesny. Il 3-1, infine, è una fuga nel recupero di Ronaldo che, lanciato da Danilo, cancella una serataccia imbucando il tris con il destro.

LA PARTITA — Juve-Sassuolo, più in generale, è la somma di due partite diverse, nemmeno parenti. La prima dura 40 minuti ed è la sfida tra le due squadre con più possesso palla della A: Pirlo e De Zerbi sono preoccupati del palleggio altrui così chiudono le uscite, un po’ pressano un po’ si abbassano, sostanzialmente si annullano. Occasioni, zero. Quando Kulusevski entra per Dybala e Massa espelle Obiang, però, la partita cambia e diventa bella. La Juve ha due occasioni già nel recupero del primo tempo. Prima Ronaldo non arriva su una strana combinazione Bonucci-Demiral nell’area di Consigli, poi Kulusevski trova Ramsey che salta Consigli, non calcia ma libera lo svedese a centro area: il tiro, con il meno educato destro, è alto.

KULU DECISIVO — E’ l’antipasto del secondo tempo, che Pirlo gioca con Rabiot al posto di Bentancur, ammonito. La Juve va avanti al 5’ con Danilo, il Sassuolo risponde con Defrel al 13’ e a quel punto è partita selvaggia: occasioni per la Juve, Sassuolo che in 10 non rinuncia a giocare e, con Boga da una parte e il 2002 Oddei dall’altra, prova a ripartire. Le palle-gol principali sono cortesia di Dejan Kulusevski. Lo svedese al 21’ libera in area Chiesa che calcia di sinistro, in controtempo: palo esterno alla destra di Consigli. Sette minuti dopo, Kulusevski con la giocata della serata mette Ronaldo davanti alla porta. Quando l’inevitabile sembra materializzarsi – non scherziamo, CR7 solo davanti a Consigli con la porta aperta – Cristiano calcia come il peggiore degli attaccanti. Piano e centrale. Sembra un segno del destino, invece la Juve segna prima con Ramsey, poi con Ronaldo. E il Sassuolo? Una sola, mezza palla gol, con il più giovane dei suoi giovani. Oddei in contropiede salta bene Arthur ma, al momento di calciare per eterna gloria, tira male. E Szczesny, sereno, raccoglie un pallone che vale tre punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/01/2021 23:44
 
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Spezia, sono tre punti d'oro: il solito Nzola fa piangere la Samp

Alla squadra di Ranieri non basta il momentaneo pari di Candreva:
vittoria pesantissima per Italiano



Colpaccio dello Spezia in chiave salvezza: la vittoria ottenuta per 2-1 al Picco contro la Samp proietta la squadra di Italiano momentaneamente fuori dalla zona-pericolo, mentre quella di Ranieri fallisce la classica prova del nove dopo la bella vittoria sull'Inter.

CHE PARTENZA — I primi 25' sono molto gradevoli, anche perché le due squadre attaccano meglio di quanto difendano. La squadra di Italiano resta sempre alta, a costo di rischiare qualcosa. La spinta dello Spezia viene premiata al 20': cross di Agoume, sponda di Chabot per il collega di reparto Terzi, che segna di testa tra Augello e Thorsby. Quella di Italiano si conferma squadra vulnerabile nella gestione. Quattro minuti dopo lo svantaggio, Candreva avvia l'azione dalla propria area e va a rifinirla dopo l'assist di Jankto, con anche Damsgaard bravo a mettere qualità. Pessimo però il rientro difensivo dello Spezia.

PIU' EQUILIBRIO — Passata la prima mezz'ora, le squadre rallentano e c'è più equilibrio. Stesso copione nella ripresa, con pochissime variazioni sul tema e portieri sostanzialmente disoccupati. In questi casi spesso la decide un episodio. La spinta in area di Thorsby su Pobega non pare delle più clamorose, ma l'arbitro fischia il rigore. Dal dischetto Nzola, una delle rivelazioni stagionali, sale a quota nove. Non c'è molto nella reazione della Samp, nonostante gli inserimenti (forse tardivi) di Quagliarella, Verre e Ramirez. Gli unici brividi per Provedel arrivano nei minuti finali, con Thorsby e Yoshida a sfiorare il palo alla destra di Provedel. E lo Spezia conquista tre punti che alla fine potrebbero pesare moltissimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
12/01/2021 13:28
 
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SERIE A 2020/2021 17ª Giornata (17ª di Andata)

09/01/2021
Benevento - Atalanta 1-4
Genoa - Bologna 2-0
Milan - Torino 2-0
10/01/2021
Roma - Inter 2-2
Parma - Lazio 0-2
Udinese - Napoli 1-2
Verona - Crotone 2-1
Fiorentina - Cagliari 1-0
Juventus - Sassuolo 3-1
11/01/2021
Spezia - Sampdoria 2-1

Classifica
1) Milan punti 40;
2) Inter punti 37;
3) Roma punti 34;
4) Juventus(**) punti 33;
5) Atalanta(*) e Napoli(**) punti 31;
7) Sassuolo punti 29;
8) Lazio punti 28;
9) Verona punti 27;
10) Benevento punti 21;
11) Sampdoria punti 20;
12) Fiorentina punti 18;
13) Bologna e Spezia punti 17;
15) Udinese(*) punti 16;
16) Cagliari e Genoa punti 14;
18) Torino e Parma punti 12;
20) Crotone punti 9.

(gazzetta.it)

(*) Atalanta e Udinese una partita in meno (avverse condizioni meteo).
(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
12/01/2021 13:49
 
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Estasi Lazio nel derby: Roma travolta 3-0 con super Luis Alberto

Un erroraccio di Ibanez regala il vantaggio a Immobile, poi si scatena lo spagnolo.
Inzaghi riavvicina la zona Champions, Fonseca perde ancora con una big


Nicola Berardino


Nel derby della Capitale numero 153 in Serie A trionfa la Lazio, che coglie per la prima volta in questo campionato la terza vittoria di fila. Successo importantissimo per la squadra di Inzaghi che si porta a tre punti dai giallorossi. Roma stordita dalle due reti biancocelesti arrivate nei primi 23 minuti grazie alla coppia Immobile-Luis Alberto. La rincorsa giallorossa non riuscirà poi a trovare il passo giusto. Anzi, a metà ripresa, una perla di Luis Alberto sigla il 3-0 per un verdetto che appare troppo precoce per il derby. La Roma non riesce più a entrare da protagonista in una partita affrontata dal via con troppe incertezze al cospetto di una Lazio cinica e determinata in ogni occasione. Il successo rianima le ambizioni in campionato dei biancocelesti, soprattutto alla luce della prestazione strepitosa nel derby.

UNO-DUE LAZIALE — Inzaghi e Fonseca confermano le formazioni schierate rispettivamente contro Parma e Inter. Lazio pertanto con Caicedo al fianco di Immobile. In panchina Correa e Lulic, che si riaffaccia dopo 11 mesi di stop causa tre operazioni alla caviglia. Nella Roma recuperato Smalling.I biancocelesti cercano subito spazio sulla destra con Lazzari. Al 7’, il primo tiro in porta: Pau Lopez para su Immobile. Avanti i giallorossi: Luiz Felipe argina su Mkhitaryan. Brividi per la Lazio: dopo un destro di Mancini deviato in angolo, Reina controlla un pallone pericoloso di Dzeko in mischia. Sul ribaltamento dell’azione la Lazio va in vantaggio. Scivola in area Ibanez, Lazzari ne approfitta per servire Immobile, che anticipa Smalling e infila Pau Lopez con il suo dodicesimo gol in campionato. Al 23’, un altro scatto bruciante di Lazzari che sfugge nuovamente a Ibanez. L’esterno cade, si rialza e riesce a smistare per Luis Alberto che sopraggiunge e raddoppia. Orsato convalida dopo aver avuto l’ok del Var per la posizione di Caicedo davanti a Pau Lopez. La seconda rete della Lazio scuote la Roma, che fatica comunque a trovare varchi per puntare a rete. Alla mezz’ora, Immobile fermato ai limiti dell’area da Mancini. Alza il ritmo la squadra di Fonseca. Biancocelesti molto compatti in copertura. Al 36’ girata di Mkhitaryan, fuori bersaglio. Roma in continua proiezione offensiva. Lazio agile in fase di ripartenza. In chiusura di primo tempo, Acerbi si sbraccia per fermare Dzeko e viene ammonito.

LUIS ALBERTO CHIUDE I CONTI — Dopo l’intervallo la Roma riparte con Pedro al posto di Veretout: Pellegrini arretra a centrocampo. Altra rapida incursione offensiva di Lazzari, Immobile non riesce a inquadrare la porta. Sempre in agguato il bomber laziale: cerca di sorprendere Pau Lopez dalla distanza. Il portiere romanista è pronto a respingere anche una bordata di Milinkovic. Lazio sciolta e lucida. Roma caccia della mossa giusta: al 15’ Cristante rileva Villar. Ma è Pau Lopez ancora in evidenza sventando su Caicedo dopo un’altra azione lanciata da Lazzari. Lo spagnolo si ripete poco dopo su una nuova conclusione di Immobile. Al 20’ doppio cambio nella Lazio: escono Leiva e Caicedo, spazio ad Akpa Alpro ed Escalante per irrobustire la mediana. Due minuti dopo la Lazio realizza il terzo, firmato da Luis Alberto: interno destro da fuori nell’angolo su assist di Akpa Akpro, innescato da una nuova intuizione di Lazzari. Fa festa il fantasista spagnolo per la sua doppietta. Fonseca inserisce Bruno Peres e Mayoral per Mancini e Spinazzola, inseguendo una formula più offensiva. Al 37’, altre due sostituzioni nella Lazio: Hoedt e Muriqi danno il cambio a Radu e Immobile. Reina fa scudo su un colpo ravvicinato di Dzeko. Il portiere della Lazio poi si oppone un bel numero di Pedro. Luis Alberto tenta il tocco per la sua tripletta. Lazio in cattedra sino all’ultimo istante dei sei minuti di recupero. Il fischio finale suggella il trionfo biancoceleste con Inzaghi che serra i pugni per aver ritrovato la sua Lazio più bella.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/01/2021 14:15
 
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Il Bologna torna a sorridere.
Un rigore di Orsolini stende il Verona

Dopo 8 partite i rossoblù tornano alla vittoria. Decisivo il fallo di Silvestri su Soriano.
La squadra di Mihajlovic non vinceva dal 29 novembre


Matteo Dalla Vite


Quarantotto giorni dopo, e soprattutto dopo 5 pareggi e tre sconfitte (ultimo successo il 29 novembre, 1-0 sul Crotone), il Bologna ritrova la vittoria: Sinisa Mihajlovic pare abbia già chiesto la rassegna stampa perché la sua squadra si è comportata bene e ha lottato alla pari di un Verona che la sua occasione – per pareggiare - non l’ha sfruttata al 18’ della ripresa, quando Skorupski (rientrato dopo l’infortunio) ha neutralizzato un colpo solitario di Kalinic.

Così, il Bologna sale a quota 20 riducendo certi pensieri cattivi che, in caso di non-risultato, avrebbero cominciato a svolazzare ben più di prima. Il Verona è stato se stesso a metà: soliti duelli e aggressione, ma la verticalità non è arrivata, anche per merito di un Bologna compatto che prima della gara era stato raggiunto dai tifosi nell’hotel del ritiro.

ORSO MORDE — Davanti agli occhi del c.t. Mancini – al Dall’Ara a mirare tanti uomini, soprattutto Soriano e Zaccagni - Juric deve rinunciare a Tameze (nemmeno in panchina) mentre Sinisa Mihajlovic decide di avere un’arma del… dopo: Palacio è in panchina, Barrow fa il centravanti, gioca Vignato, mentre nel Verona Zaccagni resta al fianco di Barak dietro a Kalinic ed è Lazovic ad affiancarsi a Ilic, dando di fatto più tecnica alla latitudine centrale ma anche maggior leggerezza difensiva. I duelli di destra e sinistra danno forza alla partita, Dimarco e Faraoni hanno le solite pallottole da scegliere ma il primo tiro è di Barrow che appoggia una botta flaccida nelle mani di Silvestri. Il Verona esce ma non riesce a colpire, se non per un cross da sinistra di Dimarco che Dijks manda in angolo anticipando Faraoni. Il Bologna è attento, molto attento in questo primo tempo: si chiude col 4-1-4-1, Vignato (16’) offre un pallone a Orsolini che si mangia un gol per poi riscattarsi tre minuti dopo quando trasforma il rigore per atterramento di Soriano da parte del numero uno veronese che aveva ribattuto proprio un colpo di Orsolini: il numero 7 di Mihajlovic va sul dischetto ed è vantaggio al 18’. Poco dopo, Barrow si fa soffiare da Gunter un’occasione seria in cui il gambiano cerca di spostarsi inspiegabilmente il pallone sul piede sinistro. E’ un Bologna battagliero davanti a un Verona che – guidato sempre a gran voce di Juric – fatica a trovare spazi e sbocchi nonostante uno sviluppo della manovra sempre apprezzabilissima.

PORTIERI SUPER — La ripresa vede tiri fuori di Barrow, una conclusione di Zaccagni parata di Skorupski e una serie di cambi coi quali i due tecnici cercano di dare il colpo di grazia e del pareggio da una parte e dall’altra: Juric toglie Dimarco infilando Colley, Lazovic va a sinistra e cerca di alzare il ritmo sugli esterni; Mihajlovic, alla lunga, toglie Barrow (male da centravanti, non ha ancora la… patente), Orsolini (devitalizzato al 27’ da una paratona di Silvestri) e Dominguez dando fiato ai suoi che soffrono veramente in una sola occasione, quando un rimpallo favorisce Kalinic, pallone d’oro tappato da Skorupski. Silvestri interviene alla grande anche su colpo di testa ravvicinato di Svanberg poi l’ultima palla importante ce l’ha Di Carmine: out. E Sinisa ordina la rassegna stampa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2021 09:56
 
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Spezia in 10 dall'8', ma il Torino delude: solo un palo al 90



Vignali subito espulso, ma la squadra di Italiano ha personalità, sfiora il gol e trema soltanto nel finale


Mario Pagliara

Sarà una serata difficile da digerire per Marco Giampaolo, è invece la notte dell’orgoglio per Vincenzo Italiano. Il Toro più brutto della stagione ripiomba nuovamente nella crisi, non riuscendo a battere uno Spezia rimasto in dieci per 82 minuti più i quattro di recupero. Finisce zero a zero, con i granata che riescono a calciare la prima volta nella porta di Provedel solo al 90’ (palo di Ansaldi). Al fischio finale Italiano e i suoi ragazzi festeggiano come se avessero vinto una finale, dall’altra parte Giampaolo è il primo a rientrare negli spogliatoio con le mani sul volto.

SUBITO IN 10 — Potrebbero bastare solo sei minuti per orientare una partita. L’episodio arriva praticamente subito, quando dopo sei minuti Vignali entra in scivolata con il piede a martello sulla tibia di Murru. L’arbitro Fabbri in presa diretta lo ammonisce, poi richiamato da Banti al Var prende la decisione giusta ed espelle il difensore ligure. Dicevamo, potrebbero bastare una manciata di minuti per indirizzare una serata, invece per il Toro è solo la prefazione del manifesto dei buoni propositivi che però per tutto il primo tempo non si traduce in nulla.

BRUTTO TORO — Giampaolo non cambia il copione: 3-5-2, con titolari ben tre giovani cresciuti nel meraviglioso settore giovanile granata, Singo sulla destra, Segre play e Buongiorno difensore al posto di Lyanco. Lo Spezia gioca con l’uomo in meno per tutta la partita, con Italiano costretto a virare dal 4-3-3 di partenza a un più logico 4-3-2 (al 20’ Estevez sostituisce Farias). E il Toro? Non pervenuto per tutti i 45’, inguardabile, capace di giocare probabilmente il più brutto primo tempo della stagione: non tira mai nello specchio, non produce mai manco un’occasione. La squadra di Italiano si rimodella in modalità da battaglia, corre ovunque e sfiora (al 35’) anche il vantaggio: Sirigu evita ai granata di capitolare su Gyasi e Piccoli in pochi minuti.

SPEZIA DA APPLAUSI — A inizio ripresa Giampaolo inserisce Lyanco (per Buongiorno) e Zaza (per Izzo), ridisegnando il Toro con il 4-3-1-2. Il cambio di modulo produce una scintilla, dopo dieci minuti, con la prima occasione granata nei piedi di Verdi (conclusione deviata in angolo), ma poco dopo si rispegne subito la luce. Lo Spezia invece risponde colpo su colpo, protagonista di una serata di grande sacrificio e sfiora ancora il colpaccio con un’incursione di Marchizza (20’) spentasi sulla traversa. Il Toro sembra immobilizzato dalla paura, i liguri invece corrono e a tratti danno l’impressione di controllare. A un quarto d’ora dalla fine entra pure Ansaldi (per Murru) e poco dopo Gojak (per un pessimo Verdi), ma alla mezzora è ancora lo Spezia a avere una doppia chance in contropiede con Gyasi (su errore di Bremer) e poi con una sventola di Estevez (pugni di Sirigu). Al 90’ il Toro riesce a tirare la prima volta in porta colpendo il palo con Ansaldi. I quattro minuti di recupero poi scorrono via: finisce zero a zero. Applausi per lo Spezia, sotto i piedi del Toro si riapre la botola della crisi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2021 10:00
 
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La Samp ribalta l’Udinese:
De Paul, poi un rigore di Candreva e Torregrossa fissano il 2-1

I friulani dominano il primo tempo e vanno in vantaggio a inizio ripresa,
ma la squadra di Ranieri reagisce (anche grazie ai cambi) e ribalta il match


Filippo Grimaldi


Diciannove minuti dal suo debutto e Torregrossa si prende la Sampdoria con il gol (splendido) che regala il successo ai blucerchiati e apre ufficialmente la crisi dell’Udinese (tre punti nelle ultime sette gare), efficace per un’ora, ma poi travolta dalla riscossa blucerchiata. La Samp voleva capire cosa farà davvero da grande (negli ultimi due mesi aveva viaggiato senza mezze misure: o tutto, o niente). L’Udinese avrebbe avuto bisogno di rilanciarsi dopo un periodo con troppe zone d’ombra. Alla fine il verdetto è un successo che certifica soprattutto le ambizioni blucerchiate. Udinese punita, ma non schiacciata, perché nel primo tempo spreca tantissimo.

RESTYLING — Su un prato quasi tutto nuovo – oltre centomila euro per ridargli dignità calcistica – Ranieri e Gotti misuravano le proprie ambizioni e le relative speranze. I blucerchiati, come detto, erano chiamati a dare un segnale per uscire da picchi sontuosi (il successo sull’Inter) alternati a cadute inspiegabili (come l’ultimo k.o. di La Spezia). I bianconeri avevano bisogno di una scossa per scuotersi da una classifica non ancora pericolosa, ma preoccupante sì.

CUORE UDINESE — La Samp, che conferma lo stesso 4-2-3-1 di La Spezia, con la coppia Ekdal-Silva fra difesa e mediana, ritrova Quagliarella titolare (la cui scelta di dire no alla Juve è stata applaudita dai tifosi, che oggi gli hanno dedicato un significativo striscione), mentre l’Udinese piazza Pereyra alle spalle di Lasagna. L’avvio mostra la buona spinta sulle corsie esterne della squadra di Gotti, con la Samp un po’ in affanno sulla pressione avversaria. Candreva, fra l’altro, sta troppo basso e favorisce la spinta di Zeegelaar a sinistra. Le tre migliori occasioni del primo tempo sono a favore della squadra di Gotti: prima De Paul piazza un’accelerazione di quaranta metri, ma Lasagna manca l’aggancio sottoporta. E dopo una parata a terra di Musso su Quagliarella, arriva (28’) una clamorosa palla gol per gli ospiti. Yoshida mura Lasagna, poi Mandragora sulla ribattuta trova la mano di Audero (a terra) che respinge il pericolo. Ma non è finita, perché prima dell’intervallo (41’) De Paul con una magia colpisce la traversa da trenta metri.

EMOZIONI — Tanta pressione ospite frutta al 10’ il gol dell’Udinese: bravo Stryger Larsen nell’assist a De Paul, che tira tre volte (lo mura Colley, poi Audero e infine fa centro) e alla fine va a segno. Uno a zero Udinese. Lì Ranieri cambia l’attacco (dentro Keita e il deb Torregrossa, con Thorsby al posto di Damsgaard. I blucerchiati aumentano la pressione, e al 22’ arriva il rigore del pari (fallo di Mandragora su Candreva): l’esterno destro blucerchiato va a segno dal dischetto con il cucchiaio). La Samp ci crede e a nove minuti dalla fine (36’) agguanta una vittoria pesantissima, con la prima rete sampdoriana di Torregrossa, che salta altissimo evitando il tentativo di chiusura di Zeegelaar sul cross di Augello e segna il definitivo 2-1. Nel recupero ancora l’ex attaccante del Brescia serve a Keita la palla del 3-1, ma Musso sventa il pericolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2021 10:07
 
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