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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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La Fiorentina sfiora l'impresa in 9.
Ma Belotti c'è sempre e il Toro si salva



Partita piena di emozioni: un rigore negato ai granata,
i viola vanno in vantaggio con Ribery nonostante l'espulsione di Castrovilli.
Il Gallo firma il pari all'88' dopo che Prandelli aveva subito un altro rosso, quello di Milenkovic.
Pali e occasioni da una parte e dall'altra


Mario Pagliara

Un indomito Gallo allo scadere evita al Toro di incassare il k.o. contro una bella Fiorentina e dopo aver giocato più di mezz'ora con l’uomo in più e più di venti con la doppia superiorità numerica. Serata da mea culpa per i granata, che di buono hanno solo il decimo centro in campionato di Belotti, mentre Prandelli rientrerà a Firenze con tante certezze in più e lucidandosi un Ribery sontuoso (suo l’uno a zero momentaneo). Finisce in pari una sfida che a un certo punto si trasforma in un saloon: espulsi Castrovilli, Milenkovic e due collaboratori, uno per parte.

BELLA VIOLA — Il potenziale di qualità, spesso inespresso, della Fiorentina è, in qualche modo, concentrato nella prima mezz’ora di questa serata torinese. Visto da vicino, somiglia tantissimo al poster di un percorso fatto di rimpianti, di quanto insomma potrebbe essere bella la squadra di Prandelli. E di quando poche volte, invece, gli è riuscito. Ariosa, avvolgente e anche pericolosa: nella prima mezz’ora la Fiorentina mette alle corde il Toro, ma si porta dietro il peccato originale di non capitalizzare. Un po’ per sfortuna, come accade dopo dieci minuti quando Vlahovic prende in pieno il palo, servito da una magia centrale di Ribery (favorito dal grande ritardo di Rincon e dall’errore di lettura di Lyanco), e un po’ per la bravura di Alessandro Buongiorno (il migliore del trio difensivo granata nei primi 45’): il suo anticipo, poco prima della mezz'ora, vale quasi un gol fatto, evitando alle punte viola di battere comodamente a pochi passi da Sirigu.

FERMI AL PALO — Il Toro di Nicola in avvio non è certamente quello furente e cattivo atteso e immaginato in questa vigilia. Si abbassa tanto, non riesce e rispondere alla qualità del centrocampo avversario, e soffre. In contropiede, i granata provano a uscire dopo la mezz’ora. Come al 29’: Zaza lancia Lukic che colpisce di testa e viene abbattuto da Dragoswki. Un intervento da rigore, anche perché le immagini poi mostreranno che il fuorigioco del serbo in partenza non c’era, sotto gli occhi del designatore Rizzoli in tribuna. Ma l’occasione più ghiotta arriva al 39’ ed è del Toro: dall’uno-due con Belotti, Zaza si ritrova da solo davanti a Dragowki, non sceglie l’opzione della precisione ma preferisce sparare un missile sulla traversa. All’intervallo pari in tutto: per i pali e per il punteggio.

VAR PROTAGONISTA — Quando si riparte nella ripresa, la Var diventa subito protagonista: dopo quattro minuti, Ribery inventa e lancia nuovamente Vlahovic verso la porta. Stavolta il serbo si libera della marcatura blanda di Lyanco e stende Sirigu, in presa diretta Di Bello e i suoi collaboratori in campo assegnano il gol ma interviene Banti al Var segnalando la posizione di fuorigioco: gol annullato, l’urlo viola resta in gola. Il Toro reagisce (12’) con un fendente di Belotti, di poco a lato. Due minuti dopo Di Bello sbaglia ancora valutazione in campo costringendo nuovamente Banti dal Var all’intervento: al 14’ Castrovilli abbatte Lukic fuori area ma lanciato verso Dragowski, con la porta spalancata davanti. Di Bello ammonisce Castrovilli, ma, richiamato al monitor da Banti, si accorge che il fallo impedisce la realizzazione di una chiara occasione da rete ed espelle il centrocampista viola. Fiorentina in dieci. Prandelli corre ai ripari inserendo Pulgar per Venuti, Nicola accelera con l’innesto di Verdi (per un pessimo Linetty) e ridisegnando il Toro con il 3-4-1-2.

FRANK E GALLO — Sei minuti dopo, però l’equilibrio si sblocca e l’inerzia della serata si sbilancia dalla parte della Fiorentina grazie a una magia di Ribery. Il francese duetta che è un piacere con Bonaventura, mandando fuori giri Lukic, Rincon e girando intorno a un frastornato Lyanco, infilando alla fine della corsa Sirigu in disperata uscita. La partita sale di tono, diventa quasi un saloon: così, al 26’, Milenkovic rifila una testata e una spinta a Belotti nel corpo a corpo: Di Bello espelle il difensore serbo, giallo per il Gallo. Fiorentina ora in nove (subito dopo entra Igor per RIbery), Toro in doppia superiorità numerica passa al 4-2-4 pelle con l’innesto di Murru (per Lyanco) e Baselli (per Lukic). Al 35’ il furore di Singo in corsa sbatte sulla traversa, il Toro spinge e riesce a sfondare a due minuti dal novantesimo quando Belotti in area raccoglie l’assist di Verdi. Fa uno a uno, è il suo decimo gol in questo campionato. I sette minuti di recupero non cambiano il punteggio: il Toro gira nuovamente a vuoto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/01/2021 14:00
 
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Il Milan passa a Bologna e mantiene la vetta. Ma che fatica...

I rossoneri dominano a lungo (reti di Rebic e Kessie su rigore),
poi gli emiliani accorciano e mettono in difficoltà Ibra (che sbaglia dal dischetto) e compagni.
Decisivo Donnarumma


Marco Pasotto


Il volo riprende subito, con il primo atto del girone di ritorno, ed è benaugurante: il Milan si libera del Bologna al Dall’Ara 2-1, soffre – senz’altro più del lecito nel finale, ma dominando in precedenza – e chiude il suo fine settimana conservando il primato solitario in classifica sotto gli occhi del c.t. Mancini. Occorreva risollevarsi subito dopo le ultime due sconfitte consecutive tra campionato e Coppa Italia e così è stato, anche se gli stenti dell’ultimo quarto d’ora testimoniano come le sconfitte abbiano lasciato qualche strascico. Vanno a segno Rebic e Kessie (rigore), non Ibra: che nella settimana delle grandi polemiche sbaglia nuovamente dagli undici metri (e non solo) ma è comunque una presenza importante per dare profondità a peso alla fase offensiva. Il Bologna resta fermo in classifica e si mangia le mani: con più convinzione davanti a Donnarumma nel primo tempo, ma soprattutto nel finale, un punto avrebbe potuto portarlo a casa. Il cammino resta pesante: una sola vittoria nelle ultime undici uscite.

LEAO NUMERO 10 — Pioli ritrova fra i convocati Bennacer e presto ritroverà anche Calhanoglu, liberatosi finalmente dal Covid, ma perde nuovamente altri pezzi. Ovvero Kjaer e Brahim Diaz, con il danese rilevato dal primo minuto da Tomori, al debutto nell’undici titolare dopo il confortante spezzone nel derby di coppa. La grande novità in casa rossonera però è la posizione di Leao. Con Calha e Diaz inarruolabili, la grande domanda ruotava intorno a chi avrebbe agito al centro della trequarti. Ebbene, l’ha spuntata Rafa, con Rebic largo a sinistra. Sul fronte opposto Mihajlovic insiste ancora con Barrow centravanti, ovvero Palacio alla terza di fila in panchina. Soumaoro alla prima da titolare. I primi 45 scorrono via piacevolmente, su buoni ritmi e si accendono soprattutto negli ultimi dieci minuti, quando il Bologna mette la testa fuori dal guscio e piazza un paio di spunti che si infrangono soltanto sulla bravura di Donnarumma. Nella prima mezzora, invece, emiliani non pervenuti in fase offensiva e super lavoro per l’altro portiere, Skorupski, capace di murare il Diavolo in maniera decisiva almeno in sei occasioni. Il film del match è stato ovviamente quello che ci si attendeva: Milan con la palla fra i piedi e Bologna di rimessa, Milan appoggiato sulle sgommate di Hernandez e le sponde di Ibra, Bologna incisivo soprattutto sulla destra col tandem Tomiyasu-Orsolini. E una mediana accorta composta da Schouten e Dominguez. Leao trequartista? Assolutamente non male, per essere alla sua prima recita in quelle zone. All’inizio ha faticato a trovare gli spazi, poi se li è ritagliati con intelligenza ma soprattutto si è applicato con grande spirito di sacrificio nell’aiutare i compagni: esperimento riuscito. Gli episodi chiave: una traversa di Hernandez direttamente su punizione (smanacciata da Skorupski), il rigore procurato da Leao (fallo di Dijks), sbagliato da Ibra (di nuovo) e collocato in porta da Rebic, i due no di Donnarumma ai rossoblù (parata fantastica quella su Dominguez).

MEGLIO KESSIE DAL DISCHETTO... — Nella ripresa il Bologna prova ad alzare un po’ il baricentro, cosa che riesce soltanto a sprazzi ma dà comunque modo di elaborare meglio il gioco. Ecco perché l’ingenuo mani in area di Soumaoro è una secchiata d’acqua gelida. Stavolta dal dischetto va Kessie e fa centro. Due a zero e partita che pare già avviata verso i titoli di coda. Pare, appunto, perché in pratica i rossoneri si arenano dopo una magnifica azione corale che porta al tiro Calabria. Il Milan abbassa i giri, troppo. Giochicchia per trascorrere il tempo, Pioli alla mezzora butta dentro Mandzukic (largo a sinistra sulla trequarti) e una decina di minuti dalla fine l’inerzia della sfida cambia del tutto. La coscienza sporca è quella di Hernandez, che perde palla in uscita su Palacio, che innesca la controffensiva: tre passaggi e l’ex Poli accorcia le distanze. Da lì in avanti il Diavolo se la vede decisamente brutta, cosa di cui peraltro si rende perfettamente conto visto l’affanno con cui difende e spazza l’area. Prima Donnarumma vola su Soriano, poi Palacio non ci arriva di testa per un centimetro. E’ più o meno il panico, che cessa soltanto dopo i quattro minuti di recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/01/2021 23:07
 
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Il diluvio non ferma la Juve:
Pirlo risponde al Milan e la rincorsa scudetto continua

Chiesa a segno al 20' del primo tempo, Ramsey a tempo scaduto:
per i bianconeri è la quarta vittoria consecutiva, nonché la quarta gara di fila a porta inviolata.
Ammonito Bentancur, salterà la Roma


Livia Taglioli


Sotto il diluvio di Marassi la Juventus batte la Samp 2-0 grazie alle reti di Chiesa al 20' p.t. e Ramsey a tempo scaduto, riprende tre punti al Milan e si riporta a -7 (con una partita in meno), centra la quarta vittoria consecutiva, e per la quarta volta di fila non subisce gol. Non bastasse, ritrova un Ronaldo in palla nonostante una settimana che lo ha visto protagonista di vicende extracalcistiche, e può godersi un Chiesa in evidente ascesa. Non male, come inizio del tour de force che attende i bianconeri nel prossimo mese, e che almeno per ora, vede la Juve al terzo posto in classifica.

SPAZI COMPRESSI — Pirlo parte per l’assalto alla Samp confidando in mezzo sul trio di centrali visto con maggior assiduità e composto da Bentancur, Arthur e McKennie, a destra Cuadrado pronto ad arretrare nella fase difensiva, a sinistra Chiesa pronto invece a fare l’attaccante aggiunto nelle fasi di spinta. Davanti Cristiano Ronaldo e Morata sono le bocche da fuoco ufficiali, ma la Juve sa che la sua forza sta pure nel movimento fra le linee dei suoi centrali di centrocampo, McKennie in particolare. Dietro largo a Szczesny e al trio dei veterani, con Chiellini, Bonucci e Danilo. Sull’opposta sponda l’ex Ranieri affida all’altro ex Quagliarella e a Keita il compito di portare fastidi dalle parti di Szczesny, con la collaborazione di Candreva, anche se la mission principale per la Samp è di chiudere gli spazi, e senza lasciare spifferi. Un atteggiamento tattico che inchioda la gara a lunghe fasi a zero tasso di pericolosità: la Juve pur dominando nel possesso palla non riesce a dare verticalità o velocità alla sua manovra offensiva, la Samp non tradisce alcun attimo di disattenzione. E intanto continua a piovere, e il terreno si fa più pesante. Silva e Quagliarella provano la conclusione senza trovare la porta, Chiesa tenta di dare vivacità alla manovra, ma alla Juve sembra mancare un po’ di cattiveria nei 30 metri finali.

CHIESA-GOL — Finché è lo stesso Chiesa a sbloccare la gara, al 20’, sfruttando la migliore azione offensiva bianconera: bella discesa centrale di Ronaldo, appoggio per Morata allargato a destra e cross basso dello spagnolo per l’accorrente Chiesa, che da pochi passi supera Audero di destro. Per Federico è la settima rete della stagione, la quarantesima se sommata a quelle di Ronaldo e Morata. Il gol regala alla Juventus qualche spazio in più: per recuperare, la Samp deve per forza allungarsi, ne approfittano Ronaldo e compagni, che spingono con continuità e crescente entusiasmo. In particolare CR7 alza decisamente il suo tasso di pericolosità: una sua punizione è alzata in angolo da Audero, un’altra volta il portiere gli chiude lo specchio inducendolo all’errore nel tocco finale, da posizione angolata, e su una sua accelerazione la Samp si salva in angolo.

RADDOPPIO-RAMSEY — La ripresa vede tornare in campo una Juve che pare decisa a riprendere da dove aveva lasciato: Audero deve uscire di piede al limite dell’area su un passaggio filtrante di CR7 per Morata. Poi però la Samp si dà una scossa, e uno straordinario Chiellini respinge un sinistro di Quagliarella, negandogli la gioia di un regalo di compleanno anticipato di poco (domani l’attaccante ne fa 38). Ancora dopo una manciata di minuti Quagliarella inquadra la porta, stavolta è Szczesny a dirgli di no. Per il resto è una Juve in controllo agevole, anche se non molto aggressiva in avanti. Ranieri inserisce Damsgard prima, Torregrossa e Ramirez poi (fra i sostituiti c’è anche Quagliarella), ma neanche le forze fresche riescono a rianimare una Samp a corto di idee. Pirlo risponde con Rabiot al posto di Bentancur che, ammonito, salterà la Roma. Bernardeschi va invece a prendere il posto di Morata, con Chiesa che affianca CR7. La gara non offre altri guizzi, anzi, ci sono più cambi che azioni degne di nota. E proprio da un cambio nasce il raddoppio della Juve: entrato al minuto 83 al posto di Arthur, Ramsey al 91’ approfitta di un delizioso assist di Cuadrado in azione di contropiede e firma il definitivo 2-0 esterno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/01/2021 23:17
 
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Inter, tutto facile col Benevento: 4-0 con la LuLa crescente



Al 7’ autogol di Improta, nella ripresa Lautaro si sblocca dopo sei gare e Lukaku firma la doppietta:
nerazzurri a 44 punti, sempre a -2 da Pioli e a +4 su Pirlo


Francesco Fontana

L’Inter risponde a Milan e Juventus e contro il Benevento fa il proprio dovere con un 4-0 senza storie: i tre punti arrivano con una deviazione sfortunata (di Improta al 7’ dopo una punizione di un Eriksen brillante), il ritorno di Lautaro, in gol al 57’ dopo sei partite – tra A e Coppa Italia – a secco e la doppietta di Lukaku. Così Conte (squalificato per due turni, in panchina c’è il vice Stellini) ottiene il massimo da un match non particolarmente dispendioso a livello di energie nel quale ha potuto dare una chance dal 1’ a chi aveva bisogno di giocare. Alla fine, lassù in classifica, non cambia nulla con l’Inter che rimane a -2 dal Milan e a +4 sulla Juventus, ok nel pomeriggio contro Bologna e Sampdoria. Il Benevento, invece, resta a quota 22 al dodicesimo posto.

TOCCA A ERIKSEN IN REGIA — Formazioni. Tutto confermato in casa Inter, comprese le quattro novità previste alla vigilia: dietro c’è Ranocchia con De Vrij che riposa, in regia fiducia a Eriksen al posto di Brozovic, dentro Gagliardini - preferito a Vidal - come mezzala sinistra con Perisic e non Young a sinistra. Per il resto, nel 3-5-2 di Conte, in difesa anche Skriniar e Bastoni con Hakimi e Barella a completare il centrocampo. Davanti, dopo la panchina del derby di Coppa Italia, ecco Lautaro al fianco di Lukaku. Dall’altra parte Inzaghi, nel 4-3-2-1 iniziale, punta su Impronta (out Insigne) e Caprari alle spalle di Lapadula. In mediana Hetemaj, Viola e Ionita con Barba, Caldirola, Glik e Depaoli davanti a Montipò. Arbitra Pasqua della sezione di Tivoli.


DEVIAZIONE SFORTUNATA — Pronti-via e Conte passa al 7’: punizione dalla destra di Eriksen (all’altezza dei 22 metri), Improta – nel tentativo di spazzare – svirgola e con il ginocchio buca Montipò. Passano 4’ e c’è il dubbio. Perisic perde palla, lancio di Depaoli per Lapadula, che va terra dopo un presunto contatto con Ranocchia: il nazionale peruviano chiede il rigore, Pasqua lascia correre (il contatto c’è, ma sembra fuori area). Il possesso è nerazzurro, anche se il Benevento – in attesa e alla ricerca del contropiede – non corre grossi rischi. Al 23’ azione insistita di Lautaro, che si crea lo spazio dopo un errore in uscita degli avversari e calcia a giro con la palla che va fuori non di molto. I minuti passano, Eriksen al 32’ impegna Montipò. Il danese è in palla, con Barella è il migliore dell’Inter finora. E 2’ dopo serve Hakimi con il contagiri, ma l’esterno (di testa) colpisce fuori. Il Toro non sembra brillantissimo, tra il 35’ e il 38’ ha due chance: prima calcia fuori da ottima posizione dopo un’azione confezionata con Barella, poi in area perde l’attimo e si incarta, commettendo fallo sul diretto avversario invece che calciare. È l’ultima potenziale occasione del primo tempo: si va negli spogliatoi con Handanovic con i guanti puliti, ma con un Benevento ancora in partita.


TORO-GOL, BIS DI BIGROM — Si riparte senza cambi, con l’Inter subito pericolosa grazie a un Eriksen ispirato: sinistro da fuori, palla deviata che va sulla traversa, sulla ribattuta Lautaro la mette dentro ma è fuorigioco. Decisione giusta, ma la gioia è solo posticipa di qualche minuto: al 56’ palla dentro per il Toro, bravo a controllare in mezzo a due uomini e a concludere sul primo palo. L’esultanza è rabbiosa, ci sta dopo sei partite (quattro in Serie A, due in Coppa Italia) senza sussulti. La rete è pesante, perché mette al sicuro il risultato con l’Inter che va in scioltezza: prima viene annullato un gol ad Hakimi (fuorigioco), al 67’ Lukaku firma il tris con un piattone sinistro dopo un pasticcio in disimpegno di Montipò e l’assist (voluto?) di Lautaro. Non succede molto altro nei 23’ finali, c’è giusto il tempo per la doppietta di Romelu, bravo al 78’ a concludere su assist di Sanchez, entrato al 74’ per il Toro. L’Inter può gestire e concentrarsi sulla prima semifinale di Coppa Italia contro la Juventus, il Benevento ripartire (nel prossimo turno c’è la Samp) sapendo che un 4-0 al Meazza non può incidere su quanto di buono fatto finora.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/01/2021 23:27
 
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L'Udinese torna a respirare: colpo a Spezia con De Paul



I friulani tornano alla vittoria dopo oltre un mese,
l'ultima il 12 dicembre contro il Torino,
grazie al penalty realizzato dall'argentino.
Espulso al 75'


G.B. Olivero

Un rigore, due cartellini rossi per doppia ammonizione, altri sei gialli e alla fine l’Udinese vince al Picco e stacca di tre punti lo Spezia. È stata una partita sostanzialmente equilibrata, ma la maggiore qualità individuale ha consentito alla squadra di Gotti di creare qualcosa in più e di imporsi grazie alla trasformazione dal dischetto di De Paul, al termine di un’azione che ha coinvolto Pereyra e Deulofeu. Il gap tecnico tra le due formazioni era evidente e ha consentito all’Udinese di conquistare una vittoria importante che mancava dallo scorso 12 dicembre (3-2 contro il Torino).

PRIMO TEMPO — Il ritmo in avvio non è alto, le due squadre sembrano inizialmente determinate soprattutto a non concedere spazi. Gotti sceglie l’attacco leggero con Pereyra vicino a Deulofeu e un centrocampo in cui Walace si aggiunge a De Paul e Arslan per garantire il controllo del pallone. Lo Spezia prova a trovare spazio sulle fasce per armare con qualche cross la testa di Galabinov, ma il centravanti è lontano dalla migliore condizione e raramente partecipa al gioco. Al 20’ Bastoni effettua un ottimo cross per Gyasi che, incerto se colpire di testa o di piede, non riesce a sfruttare la situazione favorevole e consente a Musso di deviare in angolo. L’Udinese si avvicina a Provedel solo al 27’: angolo di De Paul, testata di Becao, palla alta. Nel finale del primo tempo la squadra di Gotti diventa più incisiva. Al 34’ Erlic è splendido nel fermare in scivolata Deulofeu lanciato da Pereyra verso la porta. Al 40’ lo stesso Deulofeu prende il palo esterno dopo un’azione personale che lo aveva portato a crossare e poi a riprendere la corta respinta di Erlic. Al 44’ l’Udinese segna con Arslan su assist di Pereyra, ma l’ex giocatore della Juve era partito in posizione di fuorigioco.

SECONDO TEMPO — All’inizio della ripresa arriva la svolta. Magia di De Paul che salta un paio di avversari e lancia Pereyra davanti a Provedel: il portiere è bravo a respingere, Deulofeu conquista il pallone e viene atterrato da uno sciagurato intervento di Chabot. Rigore indiscutibile che al 7’ viene trasformato da De Paul. Lo Spezia fatica ad arrivare al tiro, Italiano è pesantemente condizionato dalle assenze di Nzola e Piccoli e l’unica speranza arriva dalla superiorità numerica generata dall’espulsione di De Paul. Il capitano dell’Udinese viene ammonito al 26’ per fallo su Saponara e poi al 30’ per fallo su Acampora. Lo Spezia ci prova, ma i cross non sono il modo migliore per attaccare la difesa molto fisica di Gotti. Al 41’, poi, viene ristabilita la parità numerica per una sciocchezza di Saponara che, già ammonito, entra duro su Becao. Solo una fuga di Agudelo, vanamente inseguito da Nuytinck, porta un po’ di scompiglio nell’area friulana, ma a interrompere l’azione è Pereyra, il migliore in campo. E l’Udinese così conquista il successo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/01/2021 23:43
 
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Lazio, vendetta servita: 3-1 all'Atalanta e sorpasso con vista Champions

Pochi giorni dopo l'eliminazione in Coppa Italia con i bergamaschi,
la squadra di Inzaghi porta a casa i 3 punti e li scavalca in classifica.
In gol Marusic, Correa e Muriqi. Di Pasalic la rete per i nerazzurri



Quattro giorni dopo la sfida di Coppa Italia con l'Atalanta che eliminato la Lazio, ecco il bis, ma questa volta con vista Champions. Eh sì, perché la squadra di Inzaghi al Gewiss Stadium si vendica, porta a casa i 3 punti e sorpassa in classifica i bergamaschi (37 punti a 36).

PARTENZA SPRINT! — La Lazio parte a razzo. E dopo 3' sblocca il match grazie a un gran destro a giro di Marusic che sorprende Gollini. L'Atalanta sembra accusare il colpo e i biancocelesti cercano di approfittarne. Al 32', Immobile pennella un cross perfetto per Milinkovic-Savic solo in mezzo all'area, ma il suo colpo di testa viene toccato dal portiere dei bergamaschi e la palla finisce sul palo.

LA CHIUDE MURIQI — Nel secondo tempo, altro avvio supersonico della Lazio che, al 51', raddoppia. Rinvio di Reina, spizzata di testa di Immobile a centrocampo che libera Correa. L'argentino s'invola verso l'area, salta Gollini e insacca. Ma le emozioni non finiscono qui. Perché l'Atalanta non ci sta e al 79' Muriel si libera di Acerbi,calcia ma la palla sbatte sul palo. Sulla respinta Pasalic è il più veloce di tutti e accorcia le distanze. Pochi minuti dopo minuti dopo però, ecco il tris Lazio che chiude la partita. E a segnarlo è Muriqi su assist di Pereira.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/01/2021 23:47
 
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Cagliari beffato da Boga: il Sassuolo fa 1-1 al 94



Tra Di Francesco e De Zerbi finisce in parità così come era successo all'andata.
Al colpo di testa di Joao Pedro risponde la zampata dell'ivoriano in pieno recupero


Pierfrancesco Archetti

Boga riprende il Cagliari quando sta per iniziare l'ultimo dei cinque minuti di recupero e salva il Sassuolo. Il pareggio complessivamente è giusto anche se i padroni di casa, in vantaggio con Joao Pedro al 30' del secondo tempo, assaporavano già il gusto della vittoria che manca loro dal sette novembre. Devono digerire il verdetto che sa di beffa per come arriva, ma prima della rete rossoblù era stato il portiere Cragno a evitare la fuga degli ospiti.

LA TRAMA — Il Sassuolo fa la partita anche nel primo tempo, mentre il Cagliari è pericoloso in contropiede: Djuricic due volte manca il vantaggio per gli emiliani. Prima tira fuori su una ripartenza rifinita dal cross di Caputo. Poi invece inquadra lo specchio con un bel colpo di testa su invito di Rogerio, ma Cragno è eccellente nella reazione e mette in angolo, come aveva fatto a inizio gara su avvitamento di Locatelli. Anche il Cagliari però ha un paio di occasioni per segnare, la più nitida capita a Nainggolan: il suo destro dal limite colpisce il palo. Pure Ceppitelli e Joao Pedro ci provano inutilmente.

BOTTA E RISPOSTA — Sassuolo ancora senza Berardi, ma anche Chiriches è fuori uso e accanto a Ferrari viene confermato Marlon. Un punto nelle precedenti tre partite per De Zerbi, quindi anche nel secondo tempo il Sassuolo spinge per cambiare il suo destino, però trova ancora Cragno miracoloso su un colpo di testa di Traore. L’assenza dello squalificato Nandez si fa sentire a centrocampo nel Cagliari. Fra l’altro anche Duncan, uno dei tanti ex della partita, deve restare fuori, causa un risentimento muscolare. Di Francesco sistema Oliva come regista centrale affiancato da Marin e da Deiola, appena tornato dal prestito allo Spezia. Il Cagliari cerca spesso di saltare la zona centrale con i lanci o le entrate sul fianco sinistro. Però nella ripresa resta ancora più bloccato dietro. Quando entra Sottil, insieme a Pavoletti, Di Francesco ha un'arma più veloce per le ripartenze: la rete del vantaggio passa anche dai suoi piedi. È lui a suggerire per Marin, sul cui cross perfetto Joao Pedro è bravo a saltare tra i difensori e a battere di testa Consigli. Poi il Cagliari sembra chiudere tutte le porte a un Sassuolo nervoso, ma ne lascia una aperta sull’ultimo cross, di Oddei. Sull’altro lato Boga sbuca alle spalle di Sottil e pareggia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/01/2021 23:50
 
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Destro implacabile, il Genoa non si ferma più: 3-0 a Crotone

Continua la serie positiva della squadra di Ballardini,
alla terza vittoria nelle ultime quattro gare, tutte concluse senza subire reti.
Per i calabresi, la salvezza si complica sempre di più


Alex Frosio


Il Genoa non si ferma più. Contro il Crotone arriva la terza vittoria nelle ultime quattro, nelle quali non ha preso gol: così Ballardini si allontana dalle zone calde e inguaia sempre più Stroppa. Finora allo Scida i calabresi avevano costruito la loro pur modesta classifica. Vittoria netta, partita comandata dal Grifone.

PARTENZA FORTE — Il Crotone propone dall’inizio Di Carmine arrivato da due giorni, a fianco di Simy, e gioca il primo tempo a favore di vento, che soffia forte e sembra spingere la partenza forte della squadra di Stroppa. Messias prova subito a sfruttare la spinta eolica su punizione, calcia forte ma centrale al 7’, ma è una promessa che il Crotone non mantiene. I calabresi cercano la costruzione dal basso, ma è sempre sporca e per questo costretta al rilancio. Così, nonostante il favore del vento, sembra il contrario, perché il pallone crotonese viene sempre risputato sulla trequarti. Quando va bene, perché quando va male – Cordaz contrastato da Destro, Shomurodov per Badelj che sbaglia il controllo al 18’ – fa correre grossi rischi. Il vento contro non crea grandi problemi al Genoa. Anzi, ne sfrutta le deviazioni strane. Al 24’ infatti Magallan intercetta di testa un lancio delle retrovie ma arretra e non aggredisce, così Shomurodov, Destro e Zajc – che sbaglia cercando l’assist invece di calciare – costruiscono il vantaggio: Destro infatti arriva sulla respinta corta della difesa crotonese e incrocia imparabilmente per l’ottavo gol personale. Dire “rinato” è un eufemismo. E tutto il Genoa è rigenerato. Pieno di autostima e sicuro dietro grazie alle letture di Radovanovic, corre in avanti e aggredisce con gli esterni: da uno all’altro al 29’ per il raddoppio, con il cross di Zappacosta per lo splendido sinistro al volo incrociato di Czyborra. Ma Pedro Pereira denuncia ancora la disattenzione della peggior difesa della A. Il Crotone è stordito, non riesce nemmeno a innescare Junior Messias che si becca pure un’ammonizione per fallo su Criscito. Pesante: diffidato, il brasiliano salterà il Milan.

CONTROVENTO — Al rientro in campo, controvento, il Crotone ha Rispoli al posto di Pereira (mezzo infortunati dal 15’ del primo tempo) e cerca di alzare il ritmo. Ma al 5’ il Genoa colpisce ancora e di nuovo con Destro, che sul cross di Zajc spunta tra Marrone e Magallan e insacca tris e doppietta persona. Fanno 8 gol nelle ultime 8 partite, 9 reti in totale considerando la prima, all’andata proprio con il Crotone. Se i calabresi hanno mai dato segnali di vita, stavolta non reagiscono più. Entra Riviere per Di Carmine, di là Melegoni e Pjaca per Zajc e Shomudorov, con il croato che al 23’ ha un buono spunto in area ma il suo sinistro gira largo. Altri cambi, unici episodi da annotare: Eduardo e Djidji, di là Pandev e Ghiglione e anche Behrami per l’ottimo Strootman. I contenuti scemano. Al 44’ slalom di Benali e destro, Perin devia sul palo per salvare la striscia di imbattibilità, nel recupero Cordaz respinge una conclusione di Pandev.

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/01/2021 23:55
 
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Contro il Parma Napoli brutto ma vincente: 4° posto agganciato



Gran gol di Elmas al 32' e raddoppio all'82' di Politano dopo un secondo tempo
gestito meglio dagli uomini di D'Aversa che però restano penultimi con 13 punti.
Palo di Insigne che manca ancora il gol numero 100


Maurizio Nicita

Il Napoli si scopre brutto e vincente. La squadra di Gattuso ancora non è guarita, la prestazione contro un Parma spuntato non è di quelle che entusiasmino, ma dopo la batosta di Verona, il gruppo ha saputo compattarsi e rialzarsi. Il 2-0 al Maradona non è per esteti, ma ci dice che gli azzurri non hanno mai subito conclusioni vere in porta degli avversari e hanno saputo concretizzare abbastanza del poco creato. Ora mercoledì la sfida con l’Atalanta, scavalcata in classifica, nella prima semifinale di Coppa Italia si potrà affrontare (forse) con la testa un po’ più libera.

SPECCHIO... DEFORMATO — Le squadre si schierano entrambe col 4-3-3 ma l’interpretazione è completamente diversa. Perché in fase offensiva il Napoli tiene basso solo Demme in mediana, con le mezzali proiettate. Per rinsaldare le fila D’Aversa preferisce tenere spesso Kucka sulla linea dei centrocampisti per non lasciare spazi sulle fasce alle catene azzurre. Ne viene fuori una partita abbastanza bloccata col Parma che riesce ad addormentare i ritmi della gara, che raramente Insigne e compagni riescono ad alzare. E così gli unici grattacapi per gli emiliani arrivano dagli scatti sulla destra di Lozano, che costringe spesso al fallo i difensori, portando all’ammonizione prima Gagliolo e poi Pezzella (alla fine saranno 4 i gialli provocati dal messicano). Il primo impegno per Sepe, nato e cresciuto a Napoli anche calcisticamente, è un tiro a giro di Insigne: parata non problematica. Per il resto il Parma si difende col possesso palla, ma non crea alcun pericolo al Napoli. Dopo mezz’ora sonnolenta ecco la fiammata. A dare velocità all’azione è Elmas che prende palla nella propria metà campo e agisce in percussione. Non trova grande contrasto nella mediana avversaria e così sfonda centralmente concludendo cn un sinistro sul quale Sepe nulla può. Nel finale altra occasione buona dei padroni di casa con Petagna che crossa teso in mezzo e la deviazione di Lozano al volo non trova il bersaglio.

DENTRO HERNANI — Nella ripresa D’Aversa inserisce il brasiliano Hernani in mediana per dare più imprevedibilità. E ora il Parma trova un po’ di profondità con Corneliusson che non trova lo specchio. Per vedere la prima parata per Ospina, in presa troppo semplice, bisogna attendere un’ora abbondante e un colpo di testa di Gervinho che sembra più un retro passaggio. Ma il Parma prende coraggio e Kurtic alza di testa un buon cross di Conti. il Napoli subisce un po’ la pressione e Gattuso inserisce un terzo centrale - Maksimovic - per una difesa a tre che contrasti le torri del Parma. Gli azzurri però non rinunciano al contropiede ed ecco arrivare nel finale il 2-0 con un sinistro d Politano, deviato da Osorio. C’è pure il tempo nel finale per un palo di Insigne. Ma il Parma proprio non riesce a tirare in porta e per D’Aversa questo è un problema grande.

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/01/2021 23:59
 
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La Roma (ancora senza Dzeko) liquida il Verona e torna al terzo posto

Dopo lo Spezia, bis giallorosso all’Olimpico:
gol di Mancini, Mkhitaryan e Mayoral, tutti nel primo tempo.
Per i veneti segna Colley


Andrea Pugliese


Tutto nel primo tempo, dove la Roma costruisce la sua vittoria e si riappropria del terzo posto, rimettendosi alle spalle quella Juventus a cui farà visita sabato prossimo. Il 3-1 finale porta la firma di Mancini, Mkhitaryan e Borja Mayoral, ma a brillare sono stati anche Pellegrini, Ibanez e Spinazzola. Per il Verona, invece, un primo tempo assurdo, senza praticamente mai essere dentro la partita. Nella ripresa Juric ha cambiato un po’ tutto e trovato una squadra completamente diversa da quella precedente. Ma oramai era davvero troppo tardi per raddrizzare i giochi.

BUM BUM BUM — Fonseca e Juric si schierano a specchio, con un 3-4-2-1 fatto di scontri e duelli, soprattutto in mezzo al campo. In tribuna c’è Roberto Mancini che dà il suo bentornato ad El Shaarawy, mentre Dzeko fa più o meno lo stesso con il giovane Reynolds, svolgendo a tutti gli effetti il compito di capitano della squadra. La Roma però deve rinunciare quasi subito a Smalling, uscito dopo 12’ per l’ennesimo problema muscolare di questa stagione (stavolta al flessore della coscia sinistra). L’equilibrio dura solo una ventina di minuti, perché poi la Roma piazza tre gol uno dietro l’altro in appena 9 minuti (dal 20’ al 29’). Ad aprire le danze è Mancini di testa su angolo, poi il bis è di Mkhitaryan dal limite e il 3-0 lo sigla Borja Mayoral su respinta di Silvestri su conclusione da fuori di Pellegrini. Un’accelerata forte, improvvisa, decisiva, favorita anche dagli svarioni difensivi e da una prestazione choc di Silvestri. Sopra 3-0 diventa tutto scolastico per i giallorossi, anche se poi Veretout continua a correre ed a verticalizzare e Ibanez dietro giostra bene il reparto. Dall’altra parte, invece, Kalinic gioca sempre spalle alla porta e Zaccagni e Barak non riescono mai trovare spazi importanti tra le linee. A salvarsi, a conti fatti, è il solo Tameze, che in mezzo recupera e gioca tantissimi palloni.

REAZIONE GIALLOBLÙ — Nei primi minuti della ripresa la Roma va vicina più volte al 4-0 (due con Spinazzola e una con Veretout), allora Juric decide di cambiare tutto, abbassando Barak a fare la mezzala e mandando dentro Dimarco, Bessa e Colley (oltre a Lasagna, entrato già all’inizio della ripresa, per lui esordio in gialloblù). Il tutto funziona, perché il Verona trova energie fresche in Dimarco e Colley e maggiore equilibrio con Barak a palleggiare. Così arriva anche il 3-1 con Colley su assist di Bessa, anche se a essere compartecipi sono Spinazzola (errore in uscita) e Mancini (marcatura lenta). Il gol ridà fiducia ai veneti, con Colley pericoloso in un altro paio di occasioni. L’inerzia ora è tutta a favore dei veneti, che hanno più forza e intensità rispetto ad una Roma un po’ ferma sulle gambe. In contropiede, però, i giallorossi trovano anche gli spazi per fare ancora male, ma non riescono più a concretizzare come nel primo tempo. E allora finisce con una parata di Pau Lopez su Lasagna e la Roma a festeggiare tre punti pesantissimi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/02/2021 00:02
 
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