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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Insigne show, il Napoli gioca
a tennis con la Fiorentina:
è un clamoroso 6-0!

Dopo il gol dell’attaccante (doppietta col rigore della ripresa) al 5’,
la squadra di Gattuso va a segno 3 volte negli ultimi 9’ del 1° tempo
con Demme, Lozano e Zielinski, punendo le ingenuità dei viola.
Allo scadere fa festa anche Politano


Maurizio Nicita


Squilli di Napoli che con una goleada alla Fiorentina aggancia la Roma, torna in zona Champions, e mostra alla Juve il proprio volto migliore alla vigilia della Supercoppa di mercoledì a Reggio Emilia, chiudendo la prima gara del 2021 senza prendere gol. Tra l’altro un 6-0 che risponde allo 0-3 subito proprio dai bianconeri con i Viola prima di Natale.Tutto bene per gli azzurri, a parte le condizioni da verificare di Petagna, uscito zoppicante per una contusione al polpaccio sinistro (la diagnosi è trauma contusivo al polpaccio sinistro). Fiorentina decisamente da rivedere, con un assetto in mediana che nel primo tempo ha consentito al Napoli ripartenze troppo comode. La scoppola è pesante, Prandelli dovrà sistemare diverse cose.

ASSETTI — Gattuso presenta una squadra che somiglia molto a quella che vedremo mercoledì in Supercoppa, con l’eccezione dello squalificato Di Lorenzo e il dubbio sulle condizioni di Mertens. Prandelli nel suo nuovo 3-4-2-1 non rinuncia all’esperienza e alla qualità di Ribery e di Callejon, tanto amato da queste parti. L’ex c.t. rilancia preferendo il più offensivo Castrovilli in mediana al posto di Pulgar. Ne viene fuori una partita a viso aperto con il Napoli che col suo apriscatole Lozano trova subito il gol. Il messicano arriva subito a crossare dal fondo, Petagna è un ottimo pivot e l’assist per Insigne consente al capitano di piazzarla di piatto. Cinque minuti sono passati ma la Fiorentina riesce a reagire e trova anche un paio di buone occasioni per pareggiare. La prima quasi casuale con un tiraccio di Biraghi che incrocia una caviglia di Demme e schizza sulla traversa. Poco dopo è il tedesco, eccellente per il resto, a sbagliare i tempi di uscita dal basso consegnando la migliore palla a gol a Ribery: il suo destro trova l’ottima risposta di Ospina.

GOLEADA — Il Napoli sembra essersi preso una pausa e questo incentiva la Fiorentina che si alza, un po’ troppo, e lascia spazi al micidiale contropiede azzurro che negli ultimi 10’ del tempo diventa un incubo per una difesa senza protezione in mediana. E così dopo un diagonale di Biraghi a fil di palo, ecco scatenarsi nelle ripartenza la squadra azzurra, con Zielinski che verticalizza per Petagna abile a mettere un invitante cross in mezzo dove in scivolata Demme piazza il 2-0. Capolavoro Insigne Poco dopo Lorenzinho mostra tutte le sue qualità andandosi a conquistare il pallone nella propria metà campo, portandosi poi a spasso mezza Fiorentina prima di tagliare con una delle sue giocate più famose “alla Callejon” con Lozano puntuale per il 3-0. Poi ancora Demme sulla trequarti smarca di tacco Zielinski che con una finta mette a sedere Castrovilli e dal limite il destro del polacco è chirurgico.

PRANDELLI CAMBIA — Il tecnico viola toglie Ribery per ridare sostanza alla sua mediana. Già perché anche se entra Kouame e si passa al 3-5-2 con Callejon che arretra a mezzala destra con Castrovilli che se ne giova di più tornando al suo ruolo più congeniale di interno sinistro. E proprio il pugliese crea una buona occasione per Vlahovic bravo a evitare l’uscita di Ospina con un pallonetto, ma c’è Koulibaly a salvare. Poi possesso viola e contropiede azzurro con una entrata fuori tempo su Bakayoko di Castrovilli che provoca il rigore che consente a Insigne di siglare una doppietta che conferma come la Fiorentina sia il suo bersaglio preferito (8 reti). C’è pure tempo per vedere in campo Mertens e l’asordiente Cioffi (classe 2002). Poi ci pensa Politano in slalom a chiudere set partita e incontro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2021 22:05
 
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Ruggito del Crotone: poker al Benevento.
Inzaghi, che batosta



I calabresi conquistano un'importante vittoria in chiave salvezza dopo tre sconfitte consecutive:
a segno Simy due volte, Vulic e autogol di Glik. Di Iago - nel finale - la rete della bandiera dei campani


Alex Frosio

Finisce come a luglio, quando però il Benevento era scarico dopo la promozione appena ottenuta: stavolta il successo è tutto del Crotone, che cercava una svolta. L’ha ottenuta, perché la vittoria accorcia la classifica in fondo, ma ne aveva bisogno soltanto per l’autostima: il gioco lo ha sempre mostrato, e tra l’altro ottiene in casa il terzo successo contro tre dirette avversarie.

PRIMO TEMPO — Stroppa affianca Riviere e Simy davanti, arretrando Messias sulla linea dei cinque. Difficile rinunciare all’efficacia avanzata del brasiliano ma almeno così ha un uomo con piedi e idee per rifornire le punte (che poi ne approfittano poco, ma è un altro discorso). Inzaghi organizza un centrocampo di emergenza – Ionita centrale, Dabo e Hetemaj ai lati – e piazza il jolly Improta terzino destro. Proprio da lì al 4’ arriva un cross di Pereira, Glik si preoccupa troppo di contenere Simy e poco della palla, così la colpisce di nuca e infila all’angolo: autorete, Crotone avanti presto. Il Benevento non si scoraggia. Inzaghi gli ha insegnato a mettere giù la testa e correre. In avanti, soprattutto. All’11’, Golemic e Djidji scalano male su Lapadula che libera Sau, la cui conclusione è deviata dal rientro di Djidji. All’11’ una testata di Glik è troppo centrale. La pressione continua, ma a segnare è il Crotone. Messias con una magia apre il campo e il contropiede, Riviera serve in area Vulic e Glik, per anticiparlo, serve l’assist a Simy che fulmina Montipò. Di nuovo, il Benevento non si abbatte. E nel finale di primo tempo costringe Cordaz a due interventi strepitosi: il primo al 37’ quando chiude lo specchio a Insigne lanciato da Lapadula che poi sbatte fuori la respinta (Insigne si infortuna e lascia il posto a Caprari) e poi soprattutto al 46’, quando il portiere del Crotone vola all’incrocio per intercettare una mezza girata acrobatica di Hetemaj. Il Benevento chiude i primi 45’ con 9 angoli a favore e 4 tiri in porta (contro 1). Ma sotto 2-0.

SECONDO TEMPO — L’inizio ripresa è sullo stesso spartito: Benevento ancora in possesso prolungato, proiettato in avanti. Non cambia la musica, però. Al primo affondo, il Crotone fa tris: Pereira scippa Sau, serve Riviere che trova in mezzo all’area la zampata di Simy, marcato malissimo da Barba. E stavolta sì che gli uomini di Inzaghi accusano il colpo. Tanto da permettere con eccessiva facilità pure il poker: Vulic raccoglie sulla sinistra, con due finte fa sedere due difensori e poi con il destro gira giusto verso il secondo palo. Le mosse di Inzaghi, a questo punto, sono superflue, anche se Tello di punta al 32’ produce il primo tiro nello specchio della ripresa e Iago Falque al 37’ infila al volo, con l’aiuto di una piccola deviazione di Djidji, il gol della bandiera.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2021 22:18
 
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Kucka illude il Parma.
Djuricic salva il Sassuolo con un rigore al 94'



D'Aversa vede sfumare nel recupero la prima vittoria dopo il ritorno in panchina.
Per De Zerbi solo un pari dopo i k.o. con la Juve in campionato e la Spal in Coppa Italia


Fabio Bianchi

Un rigore di Djuricic all’ultimo battito di ciglio della partita fa tirare un grande sospiro di sollievo al Sassuolo che riagguanta una partita ormai persa. Il Parma si mangia le mani e ancor di più se le mangia Busi per quell’entratatacia, diremmo inutile, su Ferrari che era girato di spalle alle porta. II Sassuolo non ha rubato nulla, ma ha confermato gli ultimi disagi visti anche contro la Spal. La bella manovra c’è sempre, un po’ meno la velocità e la precisione sotto porta. Il Parma invece, al quale D’Aversa ha ridato solidità e un gioco chiaro, può guardare al futuro con più ottimismo. Anche se la vittoria, che manca dal 30 novembre, sarebbe stato un vero toccasana per il morale e, soprattutto, la classifica.

LA SFIDA — C’erano parecchi assenti, da una parte e dall’altra. Quelli di De Zerbi hanno pesato di più: Berardi e Locatelli sono due colonne per questa squadra, per tacere di Boga. Dal canto suo, D’Aversa aveva quasi tutta la difesa in poltrona, incluso Bruno Alves. Così ha fatto esordire Dan Diercikx, primo classe 2003 ad affacciarsi in Serie A, che come prima impressione dovrebbe avere un gran bel futuro. Come da copione, il Sassuolo, per l’occasione con la difesa a tre, ha preso in mano la partita con il Parma guardingo ma non accovacciato nella sua area. Nei primi venti minuti ha subito le manovre della banda De Zerbi che è andato vicino al gol due volte con Kyriakopoulos (gran girata che ha colpito la traversa) e Caputo. Avrebbe anche segnato con lo stesso Caputo, dopo una bellissima azione tutta di prima, ma l’arbitro Pezzuto ha annullato per fuorigioco. Qui è stato bravo D’Aversa che ha fatto alzare il baricentro della squadra con gli attaccanti che pressavano sulla costruzione bassa del Sassuolo e con Pezzella, quarto di sinistra, altissimo vicino a Gervinho. Non a caso da lì è arrivato il gol, con un bell’affondo di Pezzella e cross che ha trovato il Kucka bendato (per un contrasto con Chiriches) pronto alla girata di testa, anticipando di netto Chiriches.

DIETROFRONT — Nel secondo round De Zerbi è tornato sui passi, rimettendosi a 4 con il cambio Toljan-Muldur. Dietro, le corse sono migliorate perché Muldur, a differenza di Toljan, riusciva mettere il freno a Pezzella. Ma davanti il Sassuolo era molto impreciso e trovava una difesa sempre ben piazzata. Soltanto Defrel è andato vicino al gol con una gran girata ma ha trovato Sepe prontissimo alla respinta. Il Parma ha agito di ripartenza con un Gervinho abbastanza ispirato nelle cavalcate, un po’ meno nelle conclusioni per fortuna del Sassuolo. De Zerbi pian piano ha inserito la cavalleria per cercare di agguantare almeno il pareggio. Ma c’è voluto appunto quel regalo di Busi all’ultimo respiro che entrava malissimo in area su Ferrari. Il rigore firmato da Djuricic coincideva con il fischio finale, che deve essere suonato come una nota stonata nelle orecchie del Parma.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2021 22:31
 
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L'Atalanta non sfonda il muro di Ballardini.
Per il Genoa è un punto d'oro



La squadra di Gasperini si ferma al palo di Hateboer,
ma i rossoblù nel primo tempo vanno anche vicini al colpaccio con Shomurodov


Dopo una serie di scorpacciate di gol al Gewiss Stadium, l'Atalanta si fa stoppare sullo 0-0 dal Genoa. Per la Dea una frenata in ottica rincorsa alla Champions, mentre Ballardini si gode un punto d'oro, anche meritato, per quanto fatto vedere soprattutto nel primo tempo.

SCELTE — Gasperini rinuncia a Pessina, uscito malconcio in Coppa Italia col Cagliari, e lancia Malinovskyi dal 1', con Ilicic e Zapata. In difesa Palomino preferito a Romero. Ballardini si fida subito dell'ultimo arrivato Strootman in mediana. In attacco, senza Destro (fermatosi all'ultimo) e Scamacca (infortunato), coppia obbligata Pjaca-Shomurodov, con Pandev recuperato per la panchina.

DIGA — Partono meglio i rossoblù, subito pericolosi con un sinistro di Shomurodov fuori di poco al 9'. L'Atalanta fatica a carburare, perché il 3-5-2 ospite riesce sempre a mettere in inferiorità numerica in mediana De Roon e Freuler, cui manca il consueto supporto di Pessina. E per una mezz'ora abbondante il Genoa si fa preferire. La grande occasione è ancora sul piede di Shomurodov al 40', ma stavolta è Gollini a dire di no con ottimo riflesso. E la Dea? Si vede con Zapata al 19' (bloccato da Perin sotto misura) e con un paio di lampi senza fortuna di Ilicic. Ma la squadra nerazzurra nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo inizia ad alzare il baricentro...

RIPRESA — Ballardini intuisce che ci sarà da soffrire e sostituisce il più offensivo Zajc con Lerager all'intervallo. Il Genoa si abbassa un po', pur senza rischiare granché nei primi 10'. Gasperini allora inserisce Muriel per Zapata (oggi pasticcione), mentre dall'altra parte entrano Goldaniga e Behrami per Masiello e Strootman (buon debutto). Al 60' il colombiano è subito pericoloso, ma la sua conclusione d'istinto si perde sul fondo. La partita però è cambiata, l'Atalanta ora attacca con costanza, mentre i liguri non ripartono più come nella prima frazione di gioco. Al 65' Hateboer colpisce il palo esterno su sponda di Djimsiti. Poi il Gasp si gioca anche la carta Miranchuk per Malinovskyi. Ballardini replica con Pandev per Pjaca, spentosi nella ripresa. Al 73' Muriel ci prova su punizione: palla alta. Due minuti dopo ancora il colombiano da calcio da fermo, ma stavolta è un tiro cross sul quale Perin non esce e nessun attaccante riesce ad arrivare. Il portiere genoano è bravo salvarsi in corner subito dopo sul pallone di Gosens deviato in porta da Goldaniga. Ballardini si copre ancora di più con il debutto di Onguene, togliendo Zappacosta e allargando Goldaniga a tutta fascia. All'82' De Roon alza di poco la mira dal limite. La Dea ci prova sino all'ultimo, anche con Lammers e Maehle, entrati nel finale, ma a parte un paio di inutili proteste per episodi in area da rigore (non c'è penalty..), non succede più nulla.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2021 22:42
 
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Inter, la serata perfetta: Juve dominata e Milan agganciato in vetta

Un gol per tempo di Vidal e Barella legittimano una superiorità mai in discussione.
Malissimo CR7 e tutti i bianconeri


Davide Stoppini


L’Inter domina il derby d’Italia, torna a battere la Juve dopo quattro anni e mezzo, si prende il primo posto aspettando il match del Milan e intanto manda i bianconeri a meno sette in classifica. È la serata perfetta per Antonio Conte, al termine di una prestazione che può essere considerata la migliore in assoluto da quando il tecnico allena i nerazzurri. Le firme di Vidal e Barella, una per tempo, segnano il 2-0 finale, risultato fin troppo stretto per l’Inter.

PRIMO TEMPO — Conte e Pirlo se la giocano con le formazioni annunciate, il via viene leggermente ritardato per i fuochi d’artificio esplosi dai tifosi che trasformano una sera di gennaio in un Capodanno. E i fuochi li fa pure l’Inter in campo, perché il primo tempo è tutto di marca nerazzurra. Dieci minuti quasi di studio - giusto un tiro di Rabiot respinto da Handanovic, poi la rete in fuorigioco di Ronaldo -, ma poi al 12’ ci pensa Vidal - il grande ex - a portare avanti l’Inter: bravo Barella sulla destra a rientrare sul sinistro e a pennellare un pallone per la testa del cileno. Altri fuochi, stavolta di festeggiamento, dall’esterno di San Siro. L’Inter è meglio disposta in campo, la Juventus soffre incredibilmente sulla sua sinistra, dove Chiellini, Ramsey e Frabotta non prendono mai Hakimi e Barella. Proprio Hakimi al 15’ mette dentro un cioccolatino per Vidal, che però fallisce la doppietta. La Juve non c’è, Conte incita i suoi, il momento è propizio. Al 23’ Lukaku, lanciato contro Chiellini, rientra e calcia col sinistro, Szczesy respinge e Lautaro si divora il semplicissimo tap-in. Il dominio nerazzurro è soprattutto in mezzo, Chiesa è isolato larghissimo a destra. Prova a scuotersi Ronaldo, con due conclusioni tra il 31’ e il 33’: la prima alta, la seconda facile per Handanovic. Al 38’ è ancora Inter, e ancora Barella, che stavolta assiste Lukaku, ma il belga mangia il pallone con il destro. Il copione Inter si ripete all’infinito, la Juve non trova contromosse. Szczesny rinvia sulla testa di Lukaku al 41’, poi Bentancur a centro area devia il tentativo di Barella. E nel finale è ancora Inter: Hakimi pesca ancora Vidal, ma il destro del cileno finisce in curva.

SECONDO TEMPO — Nuovo via senza cambi. Ma la ripartenza è ancora di segno nerazzurro. E al 7’ arriva il raddoppio: palla rimessa in gioco da Handanovic per Bastoni, lancio lungo e preciso del difensore che pesca incredibilmente solo Barella, che controlla con il destro, entra in area e fa secco Szczesny in uscita, ma è davvero inspiegabile la lettura sbagliata della difesa bianconera. Neppure tre minuti e Vidal sfiora il tris, con una conclusione di Vidal deviata in angolo. Pirlo allora corre ai ripari, triplo cambio al 13’: Frabotta esce per infortunio lasciando il posto a Kulusevski, poi McKennie per Rabiot e Bernardeschi per Ramsey. Proprio l’americano al 16’ svetta di testa su angolo, ma senza preoccupare Handanovic. Ma l’Inter si trova a meraviglia in contropiede, come al 19’ quando alla conclusione (larga dai 20 metri) arriva Brozovic. Passano i minuti, l’Inter è di fatto in controllo, la Juve non è mai pericolosa. Lautaro invece al 26’ punta l’area e Chiellini, rientra sul destro e cerca l’angolo lontano, ma il pallone non prende in tempo il giro giusto. Primo cambio Conte: fuori Young, dentro Darmian, a 18’ dal termine. Vidal non ne ha più e al 32’ al suo posto Conte sceglie Gagliardini. La Juve tenta il forcing, alzando i giri del pressing, ma l’Inter riesce a eludere con il possesso palla. C’è spazio anche per Sanchez, mentre Chiesa - a 3’ dalla fine - ha sul destro la prima vera grande occasione bianconera, fermato dal riflesso di Handanovic. Siamo in recupero, Hakimi spreca il 3-0 con un destro alto. Resta giusto il tempo solo per la grande esultanza dell’Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/01/2021 21:18
 
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Ibra è tornato.
E si vede! Due gol di Zlatan, 2-0 al Cagliari
e il Milan è di nuovo a +3 sull'Inter

Decide una doppietta dello svedese, ma i rossoneri restano in emergenza:
sabato con l’Atalanta saranno squalificati Romagnoli e Saelemaekers (espulso pochi minuti dopo l'ingresso)


Marco Pasotto



Servizio nerazzurro, risposta – vincente – rossonera. Il Milan espugna Cagliari 2-0, replica al successo dell’Inter sulla Juve e torna a comandare il campionato da solo a +3 sui cugini. A un passo dal titolo di campione d’inverno. Decide una doppietta di Ibrahimovic, tornato titolare in campionato dopo quasi due mesi, ma il Diavolo in vista della partita di sabato con l’Atalanta perde altri uomini preziosi: Romagnoli e Saelemaekers saranno squalificati, Kjaer ha lasciato il campo dopo i primi 45 per problemi fisici. Intanto, però, il Milan si conferma una squadra consapevole della propria forza e soprattutto in grado di non abbassare il livello del gioco anche se all’appello mancano tanti protagonisti.

LA LISTA DEGLI ASSENTI — Rossoneri infatti in emergenza infinita e senza sette giocatori, fra squalificati, infortunati e “covidati” (ben quattro, attualmente, gli ultimi dei quali sono Hernandez e Calhanoglu). Pioli ha però potuto contare sul rientro a tempo pieno di Ibra – dopo i due spezzoni nel doppio incrocio col Torino – e sulla prima convocazione del neo acquisto Meité, prezioso riservista in una mediana da tempo massacrata dai guai. In avanti, al posto di Calhanoglu si è piazzato Brahim Diaz mentre sui lati del tridente sono stati collocati Castillejo e Hauge. Di Francesco ha gettato subito nella mischia il nuovo arrivato Duncan a centrocampo, ritrovato dai tempi di Sassuolo, e ha rimesso in pista Godin e Nainggolan dopo il turno di riposo in Coppa Italia, con quest’ultimo in mediana e Pereiro assieme a Joao Pedro a supporto di Simeone.

MURO DIFENSIVO — Nel primo tempo Donnarumma è rimasto praticamente a guardare e questo dice molto sulla differenza di valori in campo. Ma non perché il Cagliari non ci abbia provato, bensì perché ha finito immancabilmente con lo smarrirsi una volta arrivato sulla trequarti. Un po’ per imprecisione propria, un po’ perché ha rimbalzato contro il muro difensivo rossonero. Il Milan – ma ormai non è più una novità – ha infatti lasciato per buoni tratti il possesso agli avversari, chiudendosi bene e ripartendo con brillantezza. Dove per brillantezza si intende rapidità di pensiero e di esecuzione. Dalla cintura in su la palla è girata molto velocemente, da una parte all’altra del campo, e quando Ibra arretrava a cercarla, in avanti c’erano sempre almeno due-tre soluzioni percorribili. Decisamente ispirato Brahim Diaz, ennesima conferma per Calabria, ancora una volta arma aggiunta in fase offensiva (un tiro velenoso e un palo per Davide), sempre ben chiusa la cerniera arretrata Kjaer-Romagnoli. Il vantaggio è arrivato su un’imbeccata di Diaz per Ibra, spinto in area da Lykogiannis. Del dischetto, dopo l’interregno di Kessie, si è di nuovo impossessato Zlatan che ha fatto centro. Era solo il minuto numero 6 e la sfida era già indirizzata.


ECCO MEITÉ — Il Diavolo ha chiuso la pratica all’inizio della ripresa di nuovo grazie a Ibra, ma soprattutto a un’invenzione di Calabria, autore di un lancio magnifico di cinquanta metri che ha messo lo svedese davanti a Cragno. Tutto troppo facile per Zlatan, ma applausi per la giocata del terzino rossonero. L’unica vera parata di Donnarumma è arrivata dopo oltre un’ora di gioco, quando Gigio ha murato Simeone, sgusciato in mezzo alla difesa. Poi Cragno ha salvato ancora su Ibra e alla mezzora il Milan è rimasto in dieci, dopo che Saelemaekers, appena entrato, si è visto ricevere due gialli nello spazio di pochi minuti (esordio in rossonero per Meité). Nonostante questo il Cagliari, pur alzando il baricentro e rubando parecchi metri al Milan, non è riuscito a trovare il gol capace di riaccendere la partita. Diaz ha rischiato grosso con un intervento in area su Sottil, Cerri di testa ha messo alla prova i riflessi di Donnarumma, ma alla fine il Diavolo ha mantenuto ancora una volta la porta inviolata. Arrivano però cattive notizie dalla difesa: Romagnoli, ammonito per la quinta volta, salterà la delicatissima sfida di sabato contro l’Atalanta, mentre Kjaer ha lasciato il campo dopo il primo tempo (dentro Kalulu) per problemi alla schiena e andrà valutato nelle prossime ore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/01/2021 21:23
 
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SERIE A 2020/2021 18ª Giornata (18ª di Andata)

15/01/2021
Lazio - Roma 3-0
16/01/2021
Bologna - Berona 1-0
Torino - Spezia 0-0
Sampdoria - Udinese 2-1
17/01/2021
Napoli - Fiorentina 6-0
Crotone - Benevento 4-1
Sassuolo - Parma 1-1
Atalanta - Genoa 0-0
Inter - Juventus 2-0
18/01/2021
Cagliari - Milan 0-2

Classifica
1) Milan punti 43;
2) Inter punti 40;
3) Napoli(**) e Roma punti 34;
5) Juventus(**) punti 33;
6) Atalanta(*) punti 32;
7) Lazio punti 31;
8) Sassuolo punti 30;
9) Verona punti 27;
10) Sampdoria punti 23;
11) Benevento punti 21;
12) Bologna punti 20;
13) Spezia e Fiorentina punti 18;
15) Udinese(*) punti 16;
16) Genoa punti 15;
17) Cagliari punti 14;
18) Torino e Parma punti 13;
20) Crotone punti 12.

(gazzetta.it)

(*) Atalanta e Udinese una partita in meno (avverse condizioni meteo).
(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
19/01/2021 21:32
 
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Atalanta, occasione sprecata.
Con l'Udinese arriva un solo punto



Pereyra dopo 23" porta avanti i bianconeri, che protestano per un contatto Gollini-Pereyra in area di rigore nerazzurra.
A fine primo tempo il pari di Muriel, ma poi la Dea non sfonda nella ripresa


Andrea Elefante

Assalto al terzo posto fallito: con il secondo pareggio consecutivo con squadre impegnate nella lotta per la sopravvivenza l'Atalanta frena la sua rincorsa verso le zone più nobili della classifica. Domenica scorsa il Genoa e oggi, nel recupero della decima giornata (partita che fu rinviata per il diluvio), l'Udinese: l'Atalanta ha un po' smarrito il calcio champagne e la produttività offensiva delle cinque vittorie nelle sette partite precedenti e ha ridato coraggio anche all'Udinese e anche al suo tecnico Gotti, che dopo quattro sconfitte nelle ultime cinque partite torna a respirare, in vista della gara di sabato contro l'Inter: la sua squadra è viva e la panchina è salva, anche se la strada è ancora lunga. Idem per la Dea nella caccia alla zona Champions League: Gasperini sperava di presentarsi con un'altra classifica allo sfida di sabato contro la capolista Milan.

LE SCELTE — Gotti non ha praticamente alternative: il 3-5-1-1 è quello che ha perso contro la Sampdoria, con l'unica novità di Arslan al posto di Walace. Terzetto difensivo confermato, Mandragora e De Paul mezzali e Pereyra alle spalle di Lasagna. Gasperini invece si concede rotazioni sostanziose e lascia in panchina cinque teorici titolari: Djimsiti in difesa (dentro Palomino), Freuler e Gosens a centrocampo (Pessina mediano al fianco di De Roon e Maehle ancora sulla fascia sinistra) e soprattutto Ilicic e Zapata. La punta centrale è l'ex Muriel, oscillano ai suoi fianchi Malinovskyi e Miranchuk (alla prima da titolare in campionato).

PRIMO TEMPO — La partenza è a sorpresa, poco più di venti secondi e l'Udinese è già in vantaggio: Lasagna, defilato sulla destra, evita la pressione di Romero e riesce a servire Pereyra lanciato, sull'argentino esce inutilmente anche Palomino e il Tucu (sotto gli occhi di Samuel, vice allenatore dell'Argentina presente in tribuna) va in porta, approfittando anche del fatto che Toloi non va a chiudere. Sarebbe la partita perfetta per l'Udinese, che a quel punto può chiudersi e ripartire sulla velocità di Lasagna. Ma l'Atalanta non glielo concede quasi mai, andando però spesso a sbattere sul muro delle due linee compatte organizzate da Gotti. Miranchuk, largo a sinistra, fa molta fatica; anche Malinovskyi e Muriel inciampano quasi sempre nel traffico bianconero e le due vere chance sono per Maehle e Toloi, respinti da Musso. L'Atalanta rischia ancora perché Gollini blocca un pallone in area ma poi lo perde e per recuperarlo azzarda moltissimo su Pereyra: ci starebbe andare al Var per verificare gli estremi del calcio di rigore, ma evidentemente Giacomelli non ritiene di dover sollecitare Calvarese. Dal pericolo scampato al pareggio passa poco più di un minuto: Muriel riceve palla spalle alla porta, riesce a girarsi, brucia per la prima volta in 45' Bonifazi e con un po' di fortuna, grazie a un rimpallo, si trova faccia alla porta e non perdona Musso, segnando il suo settimo gol personale contro la sua ex squadra.

SECONDO TEMPO — Ci si aspetta un martellamento dell'Atalanta per 45', ma come già domenica contro il Genoa la squadra di Gasperini fatica a districarsi nella ragnatela bianconera e a costruire occasioni pulite. La migliore capita sul piede di Miranchuk al 9', ma il russo mira alto con il sinistro: rimarrà praticamente l'unica vera chance, se si eccettua un incomprensibile colpo di tacco di Malinovskyi invece di tirare (15') e un colpo di testa fuori di Romero su cross dalla destra di Maehle (26'). Gasperini aveva utilizzato il meglio della sua panchina mandando in campo Gosens, Ilicic (inconcludente come già tre giorni prima) e Zapata (ancora smarrito), ma senza ottenere il cambio di marcia sperato. Da lì in poi, solo occupazione un po' confusa della metà campo dell'Udinese, che continua a difendersi bene con il suo 3-5-2, anche quando Gotti deve sostituire Walace, entrato da appena un quarto d'ora, portando Deulofeu a supporto di Lasagna e nel finale quando Bonifazi va a fare il mediano al posto di Arslan, con De Maio al suo posto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2021 23:57
 
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SERIE A 2020/2021 Recupero 10ª Giornata (10ª di Andata)

04/11/2020
Udinese - Atalanta 1-1

Classifica
1) Milan punti 43;
2) Inter punti 40;
3) Napoli(**) e Roma punti 34;
5) Juventus(**) e Atalanta punti 33;
7) Lazio punti 31;
8) Sassuolo punti 30;
9) Verona punti 27;
10) Sampdoria punti 23;
11) Benevento punti 21;
12) Bologna punti 20;
13) Spezia e Fiorentina punti 18;
15) Udinese punti 17;
16) Genoa punti 15;
17) Cagliari punti 14;
18) Torino e Parma punti 13;
20) Crotone punti 12.

(gazzetta.it)

(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
20/01/2021 23:58
 
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Toro, è una rimonta da applausi:
2-2 al 93' a Benevento con super Zaza



La squadra di Inzaghi segna con Viola su rigore e con Lapadula,
ma i granata con Nicola al debutto in panchina non mollano mai.
L'attaccante segna il 2-1 e poi il gol decisivo al 93'


Mario Pagliara

E’ stata la notte del cuore e del coraggio granata, come della delusione sannita. Ma anche di un Toro ritrovato dopo 45’. Perché dopo essere finiti sotto 2-0 (rigore di Viola e zampata di Lapadula), il Toro improvvisamente rinasce e gioca una ripresa di orgoglio e di impeto trascinato da una doppietta di uno Zaza così, probabilmente, mai visto. Con quell’urlo del 2-2 firmato al 93’, quasi all’ultimo secondo: a Benevento è ripartito il Toro di Nicola che conquista un punto d’oro. Inzaghi esce amareggiato, raggiunto solo nei minuti di recupero.

IL DEBUTTO — E allora, eccola qua: la serata del debutto di Davide Nicola su quella panchina granata che ha sempre sognato. Arrivato quattro giorni fa, presentato ieri, oggi a guidare quel Torino che ha cominciato a modellare da pochissimo e che non si può, naturalmente, neanche lontanamente definire suo. Lui che è torinese di Vigone e torinista da una vita. Tutti i primi sguardi sono puntati proprio su questo allenatore entrato in pista con grande determinazione, e che per tutta la serata non smette mai di muoversi, gridare, incitare. "Giochiamo insieme, giochiamo di squadra", comincia ad urlare. E poi: "Facciamo girare velocemente la palla, diamo intensità", continuerà. Le sue prime scelte sono nel segno di chi lo ha preceduto, come si era intuito alla vigilia: Toro con il 3-5-2, fuori Verdi e Bremer, dentro Zaza e Rodriguez come centrale. Ancora Linetty a metà campo, torna Ansaldi sulla sinistra. Il Benevento di Inzaghi invece cambia qualcosa rispetto a quanto ci si aspettava: non il 4-3-2-1 ma Inzaghi preferisce mettersi a specchio, con il 3-5-2.

UNA LOTTA DI RIGORE — Più che un primo tempo la sensazione è che si assiste a una lotta: tantissimi falli, qualche contatto proibito, una lunga serie di fischi da parte di Giacomelli. Diciamolo subito, però: al netto degli episodi e delle decisioni arbitrali, nel primo tempo il Toro viaggia ancora prigioniero delle sue paure. Gli episodi, raccontavamo: il primo arriva dopo nove minuti, quando dagli sviluppi di un angolo ne nasce una carambola nella quale c’è anche lo scontro testa contro testa tra Tuia e Izzo. Nella mischia Glik segna, ma Giacomelli ricorre al monitor e annulla giustamente perché dopo la prima parata di Sirigu la palla sbatte sul braccio di Glik aiutandolo in un controllo decisivo. Il Toro corre poco e male, non brilla ma riesce ad avere per demeriti altrui una clamorosa occasione poco dopo: è il 26’, Montipò e Barba combinano un pasticcio, ma Zaza non riesce ad approfittarne sprecando davanti al portiere. Passano quattro minuti e si arriva all’episodio che sposta l’equilibrio: Lyanco respinge per ben due volte una palla comoda di testa centralmente, Viola lancia Lapadula in area. La punta prova un pallonetto che non riesce, e subito dopo viene travolto goffamente da Sirigu. Per Giacomelli è rigore che poi Viola trasforma (è l’1-0): una decisione che lascia tantissimi dubbi, perché Lapadula aveva già calciato verso la porta senza ostacoli e al momento del contatto con Sirigu non era più nella disponibilità del pallone.

LAPADULA-ZAZA — Ad inizio ripresa Nicola è costretto al primo cambio: dentro Buongiorno al posto di un Izzo ancora tramortito dallo scontro con Tuia nei primi minuti della partita. Il divertimento in avvio non manca, ed è un batti e ribatti in appena centoventi secondi: ad aprire le danze ci pensa Lapadula (4’) che sfrutta un assist involontario di Lukic e una deviazione di un Rodriguez in ritardo per battere Sirigu. E’ il momentaneo 2-0, ma esattamente due minuti dopo Zaza, su un chirurgico cross di Singo, di testa rimette il Toro in partita: 2-1 con davanti una ripresa tutta da giocare. Zaza non segnava in campionato dal 22 novembre. La rete ha l’effetto di suonare la carica per i granata, vicinissimi al pari con una sventola di uno scatenato Singo (11’), di poco a lato. E’ adesso tutto un altro Toro, che però manca di fortuna e che sfonda pure con Belotti (14’) ma il Gallo sulla sua strada si trova un attento Montipò. Simone Zaza realizzerebbe pure una doppietta (17’) ma prima di calciare di sinistro la palla è addomesticata con un braccio da Belotti in elevazione: Giacomelli annulla dopo aver rivisto l’azione al monitor. A metà ripresa, tornano in campo Baselli (per Linetty) e Caldirola (per Tello).

L’URLO NEL FINALE — Il Toro attacca a testa bassa e anche Belotti si vede annullare un gol per una posizione di fuorigioco per pochi centimetri (26’). A un quarto d’ora dalla fine, Nicola ridisegna la squadra con un 3-4-1-2 posizionando Verdi (entrato al posto di Lukic) alle spalle di Zaza e Belotti, ma la chance ce l’ha ancora Zaza alla mezz’ora su traversone di Ansaldi: aggancio di poco alto. Il break del Benevento è nei piedi di Hetemaj (37’), con una conclusione potente che si spegne in curva. Nel finale entrano Falque (per Lapadula), Dabo (per Ionita) e Gojak (per Rodriguez). Ha le mani sul volto Zaza, a due minuti dalla fine, dopo aver piazzato un sinistro che per centimetri non vale il due a due. A questo punto, però il Toro avrebbe meritato. E l’urlo arriva proprio quando tutto sta per finire: al 93’ Belotti pesca Zaza nel cuore dell’area di rigore e stavolta il 2-2 è regolare. All’ultima curva, all’ultimo respiro. Il Toro c’è.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/01/2021 14:41
 
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