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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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SERIE A 2020/2021 5ª Giornata (5ª di Andata)

23/10/2020
Sassuolo - Torino 3-3
24/10/2020
Atalanta - Sampdoria 1-3
Genoa - Inter 0-2
Lazio - Bologna 2-1
25/10/2020
Cagliari - Crotone 4-2
Benevento - Napoli 1-2
Parma - Spezia 2-2
Fiorentina - Udinese 3-2
Juventus - Verona 1-1
26/10/2020
Milan - Roma 3-3

Classifica
1) Milan punti 13;
2) Napoli(-1) e Sassuolo punti 11;
4) Inter punti 10;
5) Juventus, Atalanta e Sampdoria punti 9;
8) Verona e Roma punti 8;
10) Fiorentina, Cagliari e Lazio punti 7;
13) Benevento punti 6;
14) Spezia punti 5;
15) Genoa(*) e Parma punti 4;
17) Bologna e Udinese punti 3;
20) Torino(*) e Crotone punti 1.

(gazzetta.it)

(*) Genoa e Torino una partita in meno.
Genoa - Torino rinviata d'ufficio dalla Lega Calcio per il focolaio di Covid-19 del club ligure.
(-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
salvo altre decisioni della giustizia sportiva dal momento che il Napoli ha annunciato il ricorso.
27/10/2020 08:51
 
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Muriel show a Crotone: l'Atalanta torna alla vittoria



Nel primo match della sesta giornata i bergamaschi sbancano lo Scida con la doppietta del colombiano.
Per i padroni di casa inutile la rete di Simy.
In attesa delle altre, nerazzurri secondi a quota 12, calabresi sempre ultimi a 1


Fabio Bianchi

In Champions ci ha pensato Zapata, qui ci ha pensato Muriel. II colombiano fa ripartire l’Atalanta in campionato con una doppietta, che è bastata per battere un Crotone già abbastanza arreso di suo ma che ha persino ha avuto la chance di pareggiare a metà del secondo round. Non l’avrebbe meritato, certo, perché sotto il profilo del gioco è sempre stata sotto, ma forse se lo sarebbe meritato l’Atalanta per come ha interpretato una gara, senza la sua solita furia, anzi con troppa sufficienza in manovra e troppi errori sotto porta. La stanchezza per la sfida di Champions è un alibi (Gasperini ha giustamente cambiato meno rispetto alla sconfitta con la Samp) ma per una squadra che punta in alto queste sono sfide, soprattutto per come si mettono, che vanno vinte in scioltezza.

DOMINIO — Difatti, a parte il consueto studio reciproco all’alba della partita, l’Atalanta ha avuto il controllo del gioco e dei rivali. Come sempre corta e messa bene in campo, ha impedito al Crotone di sviluppare la sua discreta manovra. Senza nemmeno sbattersi troppo, per la verità. E se i giocatori sono controllati, e le manovre non riescono, esce ovviamente la qualità dei singoli, che è tutta a favore dell’Atalanta. Già dopo 6 minuti Muriel poteva portare in vantaggio la Dea, ma il suo diagonale è finito di poco a lato. Il colombiano si è permesso di sbagliare una ghiotta occasione su assist di Malinovskyi, facendosi parare da due passi il tiro, prima di firmare la doppietta. Ancora Malinovskyi a servire il gol del vantaggio e particolarmente bello il raddoppio quando Freuler ha intercettato un passaggio sbagliato di Cordaz per servire Luis che si è girato e ha pescato l’angolino. Poi l’Atalanta è stata brava a complicarsi la vita, come a volte le succede, con le leggerezze difensive. Con la sfida in dominio assoluto, ha consentito a Simy al tramonto del primo round di riportarsi sotto. Toloi ha fallito l’intervento all’inizio dell’azione e poi la confusione in area ha consentito al perticone nigeriano di bucare Sportiello e segnare il suo terzo gol in sei gare, il primo su azione.

TROPPO RELAX — All’entrata in campo per il secondo round, Gasperini ha cambiato Gomez e Muriel per Ilicic e Zapata. Ok la prima sostituzione: Papu poco in palla e necessità di recuperare la forma dello sloveno al più presto. Meno comprensibile la seconda, con il colombiano che sembrava a suo agio contro la difesa del Crotone. Comunque, l’Atalanta ha cominciato con troppa sufficienza il secondo round, nonostante il segnale d’allarme di Simy nel finale. E difatti, dopo un quarto d’ora di poco o nulla, su un errroraccio di Mojica in retro passaggio si è avventato Messias che ha dribblato Sportiello ma per fortuna della Dea è arrivato Freuler a soffiargli il pallone. Questo brivido ha risvegliato un po’ i nerazzurri ma non tanto da essere cattivi sotto porta. Malinovskyi, servito da Ilicic, ha fallito un gol abbastanza facile tirando addosso a Cordaz, ma poi ha regalato almeno tre palle buone a Zapata che, al contrario della sfida con l’Ajax, non aveva il mirino nei piedi. Vittoria tutto sommato meritata, però lasciare aperta una partita così facile fino alla fine non è stato da grande squadra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/11/2020 00:35
 
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Inter, che fatica a San Siro: quante rimonte, ma una sola vittoria



Per la terza volta in stagione i nerazzurri recuperano uno svantaggio,
ma solo con la Fiorentina hanno conquistato i tre punti


Operazione rimonta completa. Ancora a San Siro e ancora nei minuti finali. Dici "remuntada" e pensi all'Inter. Cuore nerazzurro pure oggi, da 0-2 a 2-2 contro il Parma. Merito di Perisic stavolta, ma la stagione nerazzurra - fin qui - ha visto anche altri protagonisti. Perché l'Inter è la terza volta che rimonta uno svantaggio. In due occasioni ha pareggiato 2-2 (Borussia M'Gladbach in Champions e oggi contro il Parma), in un'altra ha vinto 4-3 (con la Fiorentina al debutto stagionale).

FIORENTINA — Prima gara da pazza Inter, da 2-3 a 4-3. Sempre a San Siro poi, filo conduttore delle rimonte nerazzurre fin dai tempi di Inter-Samp del 2004/05, quando i Mancini boys recuperarono da uno 0-2 in appena tre minuti, calando il tris (3-2). Ci pensarono Martins, Vieri e Recoba, protagonisti in soli tre minuti. Contro la Fiorentina, invece, è toccato a Lautaro, Lukaku, D'Ambrosio e all'autogol di Ceccherini. Piccolo rewind. Kouamé segna dopo 3', l'Inter va sul 2-1 grazie al guizzo di Lautaro e all'autorete del difensore, poi si spegne. Castrovilli e Chiesa, in 6 minuti, vanno sognare Iachini e silenziano Conte. Il resto è storia: Lukaku e D'Ambrosio li riprendono in 2' e vincono il match.

GLADBACH — Altro giro, altra rimonta. Sempre a San Siro. Stavolta in Champions contro il Gladbach. L'Inter passa in vantaggio con Lukaku dopo 49' e poi subisce due gol. Prima il rigore di Bensebaini (63'), poi il guizzo di Hofmann a 6' dalla fine. Blackout nerazzurro, fino alla luce. Perché Lukaku, al novantesimo, si ricorda di essere il bomber di Conte e la butta dentro di rabbia e potenza. L'Inter strappa un punto e completa la seconda rimonta stagionale. Romelu starring.

PARMA — Arriviamo a oggi, da 0-2 a 2-2. Gervinho sorprende l'Inter in appena dieci minuti, prima un sinistro a volo e poi un tocco facile sotto le gambe di Handanovic. Minuto 62, sembra finita, in realtà no: l'Inter serra la fila, stringe i denti e completa l'ennesima rimonta. Prima Brozovic e poi Perisic, tandem croato che salva ancora una volta Conte. Ancora a San Siro, come Inter-Samp.

UN SUCCESSO — Il bilancio, fin qui, resta comunque negativo: a parte il successo alla prima giornata con la Fiorentina, l'Inter di Conte non ha più vinto a San Siro, perdendo pure il derby col Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/11/2020 00:41
 
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Fenomeno Barrow ribalta il Cagliari: il Bologna vince 3-2

La squadra di Mihajlovic va due volte sotto per le reti di Joao Pedro e Simeone.
Poi sale in cattedra il gambiano, autore di una doppietta, insieme al compagno di reparto Soriano


Francesco Velluzzi


Il pellegrinaggio a San Luca è servito. In mattinata tutto il Bologna era salito sul colle sentendo la preghiera insieme a Don Luciano Luppi e invocando la protezione della Beata Vergine. In serata ha battuto (3-2) il Cagliari grazie alle individualità e ai colpi del gabbiano Musa Barrow che, a furia di sentire le sfuriate di Sinisa Mihajlovic, si è sbloccato, e a una pennellata di Roberto Soriano sempre più in versione bomber con quattro gol realizzati. È il secondo successo dopo quello alla seconda di campionato col Parma e serve a ridare tranquillità a tutto l’ambiente. Il Cagliari si ferma dopo due vittorie, aveva fatto seriamente un pensierino alla terza dopo essere andato due volte in vantaggio e invece l’uno-due di Soriano e Barrow è stato un gancio tremendo dal qual non è riuscito a rialzarsi. In difesa bisogna registrare qualcosa e forse cambiare, davanti la coppia Joao Pedro-Simeone regala magie: nove gol in due finora.

PRIMO TEMPO — Mihajlovic, senza sette giocatori, deve fare scelte praticamente obbligate. La formazione è quella annunciata, come quella che manda in campo Di Francesco che per la quarta gara di fila si affida ai soliti 11. È il Cagliari che parte a tutta con Nandez scatenato a destra che fa ammattire il diciottenne scozzese Hickey. Mihajlovic prova a limitare Joao Pedro che, però, dopo 15' conferma che la sua vittima preferita è il Bologna e infatti segna il quinto gol ai padroni di casa, il quarto in questo campionato, chiudendo da campione un'azione con sette passaggi a un tocco, partita da un recupero di Lykogiannis su Orsolini e rifinita dal cross da sinistra di Sottil. Cagliari in vantaggio, il Bologna replica con una punizione di Orsolini che Cragno respinge con i pugni Sinisa urla di rabbia. Lykogiannis spende il terzo giallo di fila in campionato, il Bologna aumenta la spinta in avanti e Cragno manda in angolo una sventola di Svanberg da fuori area. Il Cagliari mette un muro dietro e quando viene aggirato c’è super Cragno che si oppone (la più bella delle tre) a una conclusione a giro sull’angolo destro di Palacio. Si becca pure l’ammonizione per perdita di tempo il portiere sardo (mentre Danilo la becca per un’entrata dura su Rog a centrocampo), ma al 45' si deve arrendere alla prodezza di Musa Barrow che non dà scampo a Walukiewicz e manda all’incrocio a giro. Gran gol e tutti al riposo sull’1-1.

SECONDO TEMPO — Ti aspetti il Bologna carico e deciso a prendersi la partita e invece bastano 62 secondi al Cagliari per tornare in vantaggio: Joao serve Zappa a destra che si beve Svanberg e mette al centro, facendosi perdonare le leggerezze dietro, Simeone è ben appostato e anticipa Schouten segnando il suo quinto gol in sei partite. Ma il Bologna che reclama un rigore per intervento in uscita di Cragno su Barrow, sei minuti dopo pareggia: testa di Schouten per Orsolini che serve Soriano che è implacabile (come col Sassuolo) e da fuori infila il terzo portiere azzurro. Per Soriano è il quarto gol, visto che ne ha fatti già due al Parma. Il suo sigillo è la svolta perché all’11' il Bologna colpisce ancora e scatta avanti: è ancora Barrow, micidiale, a far secco Cragno da fuori area, senza che Marin riesca a contrastarlo: 3-2. Di Francesco gioca subito la carta Ounas, brillante in Coppa Italia con la Cremonese. Esce Sottil. E ancora Faragò per Zappa, ma soprattutto Pavoletti per Simeone. Servono palloni in mezzo e la testa di Leo. I cambi servono perché Ounas diventa irresistibile a destra e trova anche le sovrapposizioni di Faragò. Il Bologna regge come può con un gran salvataggio di Danilo su Pavoletti. Di Francesco gioca anche la carta Cerri, i rossoblù di casa resistono con Denswil che dà equilibrio. Respira anche la classifica del Bologna che va a sei punti in tranquillità.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/11/2020 00:46
 
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Ibrahimovic da sballo: il Milan vince 2-1 a Udine e prende il volo

Apre Kessie, pari friulano con De Paul su rigore,
poi all'83' lo svedese decide la gara con un grande gol in acrobazia.
La squadra di Pioli sempre più prima con 16 punti


Marco Pasotto


Nel segno di Z. Mai come questa volta il Milan ringrazia il suo uomo della provvidenza, che consegna la vittoria per 2-1 sull'Udinese ed evita un pareggio che sarebbe stato un segnale bruttino soprattutto per quanto visto nella ripresa. Il gol della vittoria arriva con una rovesciata quando il Diavolo pareva inesorabilmente incartato in mezzo a mille frenesie, meccanismi saltati e mancanza di lucidità. Questa la primissima analisi, poi però ci sono i numeri a confortare: quinta vittoria in sei partite, vetta solitaria in classifica confermata, Inter finita a -5. E striscia di risultati utili, tutto compreso, salita a 24 gare. Per l'Udinese invece ennesimo k.o.: siamo a cinque su sei e la preoccupazione sale.

LE SCELTE — Pioli ha ritrovato a poche ore dal match i guanti sicuri di Donnarumma, negativo al virus (come Hauge) dopo soli cinque giorni di isolamento. E in campo, oltre a Gigio, sono tornati anche tutti gli altri che avevano lasciato spazio ai compagni in Europa League: Hernandez, Kessie e l’intera batteria di trequartisti composta da Saelemaekers, Calhanoglu e Leao. Alle spalle del totem Ibra, ovviamente. Gotti è stato invece in dubbio per buona parte della settimana sul sistema di gioco migliore per affrontare i rossoneri. Alla fine ha optato per il 4-3-3, utilizzato in settimana col Vicenza in Coppa Italia per la prima volta in stagione. Un 4-3-3 sulla carta decisamente aggressivo e offensivo, con Pussetto e l’ex rossonero Deulofeu, smanioso di ben figurare contro il suo passato (ma nessuna rivalsa, Geri a Milano era stato benone), a supporto di Okaka. E con De Paul e Pereyra mezzali. In difesa debutto in questo campionato per Stryger Larsen, in porta torna Musso.

PRIMO TEMPO — L’Udinese è partita col chiaro intento di chiudere tutti gli spifferi, piazzandosi con due linee strettissime quando avevano palla i rossoneri. La cassaforte ha retto fin quando non è entrato in scena il grimaldello di Zlatan, che ha arpionato in area una pennellata di Bennacer, difendendo magnificamente il pallone da Stryger Larsen e servendo Kessie sulla corsa. Botta dell’ivoriano sotto la traversa e gol. Il Milan ha proseguito a fare la partita, costringendo l’Udinese all'unica opzione di provare a ripartire sugli esterni, dove però Deulofeu e Pussetto non sono mai riusciti davvero a sfondare. Più in generale, ai friulani è sempre mancata la lucidità dell'ultimo passaggio, e a volte anche al momento di concludere, come è successo a Deulofeu che ha sprecato malamente una ripartenza tre contro uno dopo un erroraccio di Kessie. Il Milan ha così mantenuto piuttosto agevolmente il comando delle operazioni, con un giro palla veloce – spesso a due tocchi -, fluido e avvolgente. Cosa che ha permesso al Diavolo di proporsi con costanza e facilità. Almeno fino alla mezzora, quando l'Udinese è riuscita a mettere la testa fuori e uscire dall'apnea, tenendo basso il Milan per una decina di minuti.

SECONDO TEMPO — Il vantaggio deve aver un po' ammorbidito la combattività dei rossoneri nell’intervallo, perché nella ripresa è tornata in campo una squadra più molle nell'approccio, e anche più arruffona. Confusionaria. Il pasticcio l’ha combinato dopo due minuti Romagnoli, che ha steso Pussetto sbagliando i tempi dell'intervento in area. Rigore (che ai bianconeri mancava da ben 49 partite di campionato) e trasformazione di De Paul. L'argentino, dopo una prima frazione senza guizzi, è salito di tono minuto dopo minuto, contribuendo notevolmente ad alzare l'Udinese, che a quel punto ha iniziato a prendere coraggio. I secondi 45, infatti, sono stati più equilibrati, i friulani hanno ripreso a serrare i ranghi con attenzione e i cambi rossoneri (dentro Tonali, Brahim Diaz, Rebic e Dalot per Bennacer, Saelemaekers, Leao e Calabria) non hanno sortito effetto fino all’episodio decisivo partito dal piede di Rebic: cross al centro dell’area, Samir non ci è arrivato e la palla è finita a Ibra, che si è liberato di De Maio e ha infilato Musso da pochi passi con una rovesciata magari non troppo spettacolare, ma assolutamente efficace. Un gol che ha permesso al Diavolo di camuffare un secondo tempo bruttino, probabilmente la peggior frazione stagionale, e allo stesso tempo di proseguire il volo libero in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2020 00:00
 
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Cristiano Ronaldo, è un ritorno-show!
Subito doppietta e la Juve si sbarazza dello Spezia

Il portoghese, dopo essere guarito dal coronavirus, parte dalla panchina.
Ma nel secondo tempo entra, segna dopo tre minuti e firma il bis su rigore col cucchiaio.
In gol per i bianconeri anche Morata e Rabiot


Fabiana Della Valle


Dategli un pallone vi cambierà la Juventus. Dategliene due e lui realizzerà la prima doppietta della stagione, regalando ad Andrea Pirlo la prima vittoria in trasferta e ai bianconeri il primo successo in assoluto sullo Spezia. E' bastata mezz'ora abbondante di Cristiano Ronaldo, rientrato dopo 4 gare saltate causa coronavirus, a restituire il sorriso all'ambiente juventino, dopo i due pareggi di fila in campionato con Crotone e Verona e la sconfitta in Champions con il Barcellona. Aveva ragione Pirlo, che alla vigilia aveva definito Ronaldo "troppo importante" per non portarlo a Cesena, anche se a mezzo servizio. Non sarà un caso che con lui la Juventus è tornata a fare quello che le è sempre venuto naturale, ovvero battere le piccole. Quattro gol in una partita sola (Morata e Rabiot oltre alla doppietta di Cristiano) non si erano ancora mai visti in questa stagione.

BOTTA E RISPOSTA — Contro lo Spezia Pirlo inserisce un centrocampista in più (McKennie) e un attaccante in meno (Kulusevski) e rispolvera Arthur nel ruolo di regista nel 3-5-2. In effetti la mossa funziona, perché con l'americano, che fa un gran lavoro anche in fase difensiva, prendendosi in carico Pobega, è di grande supporto alla manovra d'attacco, non a caso è lui a fare l'assist per l'1-0 bianconero: ottima apertura di Danilo per la mezzala texana, che serve Morata sulla corsa. Il guardalinee sbandiera, ma stavolta il Var convalida e non finisce come con il Barcellona (tre gol annullati allo spagnolo per offside). La Juventus ha in mano la partita e potrebbe raddoppiare poco dopo con Chiesa, che sbaglia un gol facile. Lo Spezia di Italiano però ha mille vite oltre buone trame di gioco e anche senza l'attaccante titolare, Galabinov, cerca di fare lo scherzetto ai Pilo Boys. Quasi ci riesce con Nzola lanciato in contropiede, che però scivola sul pallone, un minuto dopo però Pobega non sbaglia, aiutato da una deviazione. Da applausi Chabot, che prima respinge (su Chiesa) e poi anticipa (su McKennie), salvando Provedel. Juve bene per mezz'ora, forse una delle migliori partite finora, ma incapace di reagire dopo il pareggio. Curiosità: in porta c'è Buffon, che gioca con il giallo della sua Carrarese, acerrimo rivale dello Spezia.

DOPPIO CR7—

Nella ripresa Italiano rinfresca il suo 4-3-3 con Agudelo al posto di Verde, che porta subito vivacità sulla destra. Undici minuti dopo Pirlo risponde con CR7 al posto di Dybala (ancora lontano dalla forma migliore) e l'impatto non è esattamente lo stesso del cambio spezzino: a Cristiano bastano 2 minuti e 13 secondi per prendersi un pallone d'oro confezionato da Morata (il migliore in campo), scartare Provedel e segnare il 2-1. Il Covid, che ha tenuto fermo il portoghese per 19 giorni, non ha annebbiato l'istinto né il senso per il gol. Con il ritorno in campo di Cristiano salta il tappo che teneva imprigionate le bollicine: prima ancora della mezz'ora il risultato è in cassaforte grazie al 3-1 di Rabiot, appena entrato con Ramsey per dare freschezza alla mediana, che scatta sul filo del fuorigioco. Fuorigioco fatale invece per Agudelo, che poco prima si era visto annullare un gol. Finita qui? Macché. Cristiano ha ancora voglia di segnare e alla mezz'ora di esibisce nel cucchiaio dal dischetto, dopo un rigore concesso per fallo di Bartolomei su Chiesa. Lo Spezia tiene botta finché può, poi alza bandiera bianca. Però la mano dell'allenatore si vede, da neopromossa darà fastidio alle squadre che lottano per la salvezza. Dall'inviata a Cesena.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2020 00:04
 
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Lazio, pazzesco 4-3 in casa del Torino: decide Caicedo al 98'!

I biancocelesti passano in vantaggio con Pereira, Bremer e Belotti la ribaltano nel primo tempo.
Nella ripresa succede di tutto: pari di Milinkovic, Lukic fa 3-2 all'88'.
Ma in pieno recupero Immobile (rigore) e Caicedo danno i 3 punti a Inzaghi


Mario Pagliara


Accade qualcosa di clamoroso in questa domenica torinese che difficilmente sarà dimenticato. Perché tra il 95’ e il 98’ la Lazio riesce incredibilmente a ribaltare il 3-2 del Torino, segnato a ridosso del novantesimo da Lukic, grazie a un rigore di Immobile (95’) e alla zampata di Caicedo (98’). Finisce 3-4 per la squadra di Inzaghi: è una sentenza pesantissima per i granata di Giampaolo, che avevano pure giocato a tratti bene e con coraggio. In avvio di ripresa la Lazio era riuscita con Milinkovc a portarsi sul 2-2, dopo i gol di Pereira, Bremer e Belotti su rigore nel primo tempo.

UN MATTONE — Aveva chiesto alla vigilia di mettere almeno un mattoncino, Marco Giampaolo a metà della sfida contro la Lazio si ritrova invece un bel mattone (ma forse anche due) da inserire nel suo progetto. Perché il Toro dei primi 45’ esibisce senza dubbio la migliore prestazione di questo avvio di stagione: squadra corta il giusto, corre pochissimi rischi grazie anche a una prestazione difensiva sopra la media di Bremer e nonostante le difficoltà di Rodriguez e Linetty a sinistra, va pure sotto ma riesce in una decina di minuti a ribaltare lo svantaggio. La Lazio arrivata a Torino con 7 indisponibili (e Immobile in panchina) fa quel che può. E quel poco non è neanche niente male: basta rivedere la bellissima azione che al quarto d’ora sblocca l’equilibrio: filtrante di Milinkovic, Muriqi pesca Patric, torre per la girata di Pereira, imprendibile per Sirigu.

SEMPRE BELOTTI — Il break della squadra di Inzaghi non intimorisce né tramortisce il Toro. Che invece si riorganizza subito e replica immediatamente (19’) con uno spunto di carattere (a dire il vero uno dei pochi) di Linetty, sul quale c’è un’ottima chiusura di Reina. Un minuto dopo l’ottimo Bremer vola in tuffo e di testa trova il pari meritato sugli sviluppi di un calcio d’angolo. E’ questo il momento in cui il Toro marchia a fuoco il primo tempo. Al 23’ Pereira atterra Belotti, Chiffi non ha dubbi nell’assegnare il rigore realizzato di potenza dal Gallo: è il suo sesto gol in cinque partite in questo campionato, il 98° con la maglia del Toro. Prima di andare all’intervallo, a dire il vero, ai granata manca un secondo rigore, perché l’irruenza di Luiz Felipe su Verdi (38’) sarebbe da punire con un secondo tiro dal dischetto. Chiffi in campo fa giocare, Massa dal Var non correre la decisione. All’intervallo: 2-1 per il Toro.

JOLLY MILINKOVIC — A inizio ripresa Inzaghi getta nella mischia Leiva e Akpa Akpro, inserendo forze fresche a centrocampo. C’è appena il tempo di rimettere la palla al centro del campo che dopo quattro minuti la Lazio pesca il 2-2: Milinkovic punisce Sirigu su un calcio di punizione dal limite concesso per il fallo di Rincon su Correa. Il pari è favorito dall’errore grave di Sirigu: il portiere granata tenta un passettino sulla sinistra prima della battuta di Milinkovic, ma quando prova a cambiare direzione è ormai troppo tardi ed è infilato sul suo palo. La reazione del Toro è immediata: cinque minuti dopo la corsa di Verdi si stampa sul palo su assist di Belotti. Prima del quarto d’ora Inzaghi si gioca anche la carta Immobile per aumentare la pericolosità offensiva, poco dopo Vojvoda salva sulla linea su Akpa Akpro.

FINALE PAZZESCO — A metà ripresa, Giampaolo muove le sue prime pedine: dentro Singo (per Vojvoda) e Nkoulou (per Verdi), ridisegnando il Toro con una difesa a cinque. Uscirà poi per infortunio anche Belotti, lasciando il campo a Bonazzoli. La Lazio prova a spinge ma non sfonda, i granata non escono mai dalla sfida. E nel finale trovano con Lukic, bravo a vincere un duello di spalla con Hoedt, il colpo del 3-2. E’ finita? Manco per sogno. Al quarto di recupero l’arbitro Chiffi ha bisogno di rivedere a lungo il tiro rimpallato da Immobile su Nkoulou prima di assegnare il rigore. Dal dischetto Immobile è una sentenza: è il 3-3. E quando scocca il 98’, all’ultimo respiro di questo incredibile Torino-Lazio, Caicedo beffa nel cuore dell’area granata sia Nkoulou che Sirigu, piazzando la zampata di un pazzesco 3-4.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2020 00:09
 
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Il Sassuolo fa sul serio!
Sbanca Napoli con Locatelli e Lopez, ora è secondo

Gara combattuta, ma il fallo di Di Lorenzo su Raspadori, e la giocata nel finale del francese,
regalano la vittoria alla squadra di De Zerbi che ora è seconda


Mimmo Malfitano


Perde, il Napoli. E ancora una volta al San Paolo, dopo il tonfo in Europa League, contro l'Az Alkmaar. E cade nel giorno del confronto tra due degli allenatori più innovativi del campionato. L'ha vinta Roberto De Zerbi, la sfida. Nonostante l'assenza di ben cinque titolari, è riuscito a contenere il Napoli, poco brillante e tanto sprecone. Prima Locatelli su rigore e nei minuti di recupero, Lopez, hanno consentito agli emiliani di staccarsi da soli al secondo posto e di aprire a qualche riflessione sul potenziale offensivo di Gattuso: Osimhen e Mertens hanno sprecato due opportunità impossibili da sbagliare. Eppure, loro due ci sono riusciti.

ASSENZE — Nel Napoli manca Lorenzo Insigne, fermato dall'infortunio muscolare subito a San Sebastian, nel giovedì di Europa League. Un'assenza che scompone i piani di Rino Gattuso: al suo posto inserisce Matteo Politano, con lo spostamento di Lozano sulla fascia sinistra. Più complicato il compito di Roberto De Zerbi che in un solo colpo deve sostituire il tridente d'attacco per le assenze di Berardi, Djuricic e Caputo. In compenso c'è Boga dal primo minuto insieme al giovane Raspadori.

primo sussulto—

È del Napoli, ma per un errore di Consigli che nell'avviare l'azione dalla propria area, consegna il pallone sul destro di Osimhen. La conclusione dell'attaccante tarda di un solo attimo, ma necessario a Consigli per rialzarsi e respingere il pallone con la porta completamente vuota (11'). La partita è vivace, ma si conclude poco. Il Sassuolo non si snatura affatto e non teme questo Napoli. Tant'è che lo attacca lavorando molto sulle due fasce, dove a destra s'inserisce Muldur e a destra Boga. Entrambe le squadra, in ogni modo, sono molto attente in difesa. Manolas e Koulibaly da una parte e Chiriches e Ferrari dall'altra sono ottimi guardiani a sostegno dell'impegno di Ospina e Consigli. È il 29' quando Traoré dal limite dell'area effettua un tiro cross sul quale l'estremo difensore napoletano interviene deviando in angolo.
ancora osimhen—

Le migliori opportunità per il Napoli nascono dagli errori degli avversari. Come al 33', quando Muldur batte debolmente una rimessa laterale e Osimhen ne approfitta per involarsi verso Consigli: la conclusione è da dimenticare. Un minuto dopo, ci prova Fabian Ruiz, ma il portiere emiliano è pronto a respingere. Il tempo si chiude con una gran botta di Boga, dal limite, che Ospina devia in angolo.

VANTAGGIO SASSUOLO — La ripresa si apre con una punizione di Mertens, dalla distanza, che Consigli devia in calcio d'angolo. Ma è il Sassuolo a trovare il vantaggio al 12'. L'azione però è precedente, quando Di Lorenzo molla un pestone a Raspadori in piena area di rigore. Mariani, il direttore di gara, fa segno di continuare ed in effetti il Napoli prova a ripartire, ma dalla Var, Fourneau, suggerisce all'arbitro di rivedere l'azione. Un rapido sguardo al monitor e Mariani rivede la sua decisione iniziale indicando il dischetto. Alla battuta ci va Locatelli che spiazza Ospina per il suo primo rigore in serie A. Gattuso incassa il colpo, mentre De Zerbi sembra tarantolato, si sbraccia e richiama i suoi ad una maggiore concentrazione. Dalla panchina del Napoli, allora si alza Petagna che il tecnico inserisce al posto di Lozano. La pressione napoletana aumenta e il Sassuolo di difende con ordine, senza perdere la calma. Politano mette sul piede di Mertens un pallone da spingere soltanto in porta, ma l'attaccante belga fallisce clamorosamente. Nei minuti di recupero succede di tutto, il Napoli trova il pareggio con Manolas, ma Mariani annulla per un fuorigioco. Osimhen protesta per una trattenuta in area, ma l'arbitro fa segno di proseguire e nel capovolgimento di fronte, Lopez scarta l'intera difesa napoletana e realizza il secondo gol del Sassuolo. I neroverdi ora fanno sul serio e volano al secondo posto in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2020 00:13
 
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Spinazzola più Pedro, la Roma raggiunge Inter e Napoli.
La Fiorentina si spegne subito



Un gol per tempo e i giallorossi archiviano la pratica viola, salendo a quota 11 punti in classifica.
La squadra di Iachini parte bene, ma una volta sotto sparisce dal campo. Martinez Quarta espulso nel finale


Nicola Berardino

La Roma fa valere la sua superiorità per costruire la vittoria sulla Fiorentina e alimentare le proprie ambizioni. Un gol per tempo: prima Spinazzola e poi Pedro. La formazione viola dopo un buon avvio si attorciglia su se stessa: evanescente la reazione, molti limiti nella manovra che non riesce ad avere profondità. La squadra di Fonseca gioca a tutto a campo e potrebbe ottenere un bottino più cospicuo, ma dopo essersi portata in vantaggio sente di aver in pugno la partita e non la molla più. I tre punti con la Fiorentina allargano gli orizzonti verso la classifica che conta: raggiunti Inter e Napoli.

AVANTI CON SPINAZZOLA — Dopo il turnover di Europa League col Cska Sofia, Fonseca riparte con i big dal primo minuto: la novità rispetto alla formazione proposta contro il Milan è il ritorno di Smalling, già schierato giovedì sera, al posto di Kumbulla. Mentre Iachini innesta due cambi sullo schieramento titolare della vittoria sull'Udinese. In difesa c'è Quarta visto che Pezzella non è riuscito a recuperare e in avanti Ribery viene preferito a Vlahovic per affiancare Callejon. Ci prova subito Castrovilli: di poco a lato. Rischia ancora la Roma: sbroglia Spinazzola, anticipando Callejon sul traversone di Castrovilli. Al 6' giallorossi all'attacco: Dragowski anticipa Pedro ai limiti dell’area. Al 12' la squadra di Fonseca sblocca il risultato con Spinazzola, lanciato dal rinvio di Mirante. L'esterno sfugge a Milenkovic e Quarta e poi si libera anche di Caceres prima di infilare Dragowski. E la Roma potrebbe raddoppiare già al 15': insidioso Dzeko con un colpo di ginocchio che va fuori. Prende consistenza la formazione di Fonseca: parabola di Pedro di poco a lato. E al 23' capocciata di Dzeko, deviata in angolo dal portiere viola. Col passare dei minuti la Roma si mostra più autorevole e sicura. Fiorentina a disagio nel tenere il passo alle iniziative giallorosse. Al 37', doppia parata dell'attento Dragowski: prima su Karsdorp e poi su Mkhitaryan. La squadra di Iachini accusa palesi difficoltà in fase di impostazione. E la Roma si proietta costantemente all'attacco.

LA SIGLA DI PEDRO — Dopo l'intervallo, nella Fiorentina Pulgar subentra a Castrovilli. Roma insidiosa in una ripartenza con Veretout. Pedro smista per Dzeko che non aggancia. Ribattuto un tentativo di Mkhitaryan. Proteste giallorosse per un atterramento in area al 7' di Pellegrini da parte di Caceres. Sfiora il palo Veretout con un diagonale. Al 12' Iachini avvicenda Bonaventura con Vlahovic per varare un assetto più offensivo. Viola intraprendenti. Buon fraseggio della Roma che riesce a dare continuità alla propria manovra. Mkhitaryan si infila in area: Biraghi rimedia in angolo. Nuova opzione in attacco per la Fiorentina con Kouame che al 22' rileva Callejon. E al 25' la Roma raddoppia con una trama a tutta velocità: da Veretout per Dzeko che smista sulla destra per Mkhitaryan, appoggio al centro per il tocco vincente di Pedro. Doppia sostituzione tra i giallorossi: Perez e Peres rilevano Pedro e Karsdorp. La Fiorentina prova a rilanciarsi in avanti. Cristante dà il cambio a Pellegrini. Mirante para su Kouame. Sul fronte viola, Ribery e Amrabat cedono il posto a Cutrone e Duncan. Al 43', rosso diretto per Quarta per fallo su Dzeko: intervento con i tacchetti sulla caviglia dell'attaccante giallorosso. Kumbulla rileva Veretout. E l'ultima scena è per Dzeko che rincorre il gol, ma Dragowski è di guardia. Finisce 2-0 e la Roma guarda in alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2020 00:17
 
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Jankto-Scamacca, gioielli da derby.
Samp e Genoa si prendono un punto

Nel primo tempo le belle reti del ceco e del centravanti ex Sassuolo illuminano una partita equilibrata.
Palo di Keita nella ripresa


Filippo Grimaldi


Un derby caldissimo, intenso e colmo di passione, nonostante il silenzio irreale sugli spalti. Finisce uno a uno (con i gol di Jankto e Scamacca, migliori in campo) la stracittadina della Lanterna numero 121 (la 74a in A): un’ora e più assolutamente alla pari, poi i blucerchiati sono stati più propositivi nel finale quando i rossoblù hanno pagato la fatica di un gruppo pesantemente condizionato nelle ultime settimane dalle diciassette positività al Covid-19. Ranieri conferma l’undici sampdoriano già vittorioso otto giorni fa a Bergamo contro il Gasp (un 4-4-1-1 con Ramirez alle spalle di Quagliarella), Maran abiura per la prima volta il consueto 3-5-2 e sceglie il 4-3-2-1 per il Genoa, con Criscito al rientro fra i titolari a sinistra, Lerager in mediana e la coppia di trequartisti Pandev-Zajc alle spalle di Scamacca, promosso dopo la doppietta in coppa Italia. Subito dopo il fischio d’inizio, dall’esterno del Ferraris vengono lanciati all’interno tre fumogeni: un imprevisto che fortunatamente si risolve in fretta e senza danni. Sotto gli occhi del presidente Preziosi, il Genoa parte forte con un tiro di Pandev fuori misura di poco, mentre Quagliarella viene subito ammonito per un intervento fortuito, ma scomposto, su Goldaniga. Samp in posizione di attesa, ma pronta a sfruttare le sue consuete ripartenze in velocità e capace di alzare alla distanza il baricentro contro un avversario che in avvio fatica ad allungarsi in avanti.

UNO-DUE — Ma è solo questione di tempo, perché il derby si accende alla distanza. Scamacca fa il guastatore cercando di infilarsi fra le linee dei due centrali difensivi della Samp: la gara si sblocca al 23’, su un lungo cross di Ramirez dalla sinistra che arriva a Jankto, bravo ad evitare Criscito (vano anche il ritorno di Rovella), e a scaricare un sinistro che fulmina Perin. La reazione della squadra di Maran è immediata: riflesso super di Audero sul colpo di testa di Zapata (26’), e un minuto dopo arriva il pari genoano. Assist di Lerager sul centrodestra per la prima rete in A di Scamacca. Gran girata dell’attaccante che lascia sul posto Tonelli e fulmina il numero uno della Samp sul palo più lontano. Non c’è fuorigioco, perché Bereszynski tiene in gioco il rossoblù. Finale del primo tempo caldissimo, dopo un’entrata scomposta di Ramirez su Biraschi sotto le tribune. Il difensore genoano cade a terra e da lì si innesca una situazione di tensione favorita anche dalla reazione a sorpresa di Keita dalla panchina blucerchiata. Uno a uno a metà gar ae risultato sostanzialmente giusto.

TUTTI AVANTI — Nella ripresa, Ranieri inverte i due esterni di centrocampo per provare con Damsgaard a sfruttare qualche difficoltà di Criscito, ancora in ritardo di condizione dopo la positività al Covid-19. I blucerchiati sono più efficaci della squadra di Maran, ma faticano a trovare la profondità, perché il Genoa difende bene, anche se il suo motore non gira più come nel primo tempo. Quasi a metà ripresa Ranieri rivoluziona l’attacco, con Keita al posto di Quagliarella, Verre per Ramirez e Silva al posto di Ekdal che appoggia male la gamba e si infortuna. Il calo rossoblù è evidente, ma qui l’attenuante c’è, con le molte positività al coronavirus e una squadra ancora in cerca della migliore condizione. Il Genoa soffre, Keita è scatenato, impegna per due volte Perin, colpisce un palo dopo un gran intervento del portiere, ma il Genoa tiene sino alla fine con discreto ordine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2020 00:21
 
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