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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Sei gol, prodezze e rimpianti: il Sassuolo riprende un grande Torino

I granata, avanti per 1-0 e per 3-1, sprecano moltissimo e vengono ripresi nel finale da Chiriches e Caputo.
A segno anche Linetty, uno strepitoso Djuricic, Belotti e Lukic


Matteo Dalla Vite


Nebbia, colpi di tacco, errori, magie, la solita rimontona del Sassuolo (che non sale in vetta per una notte) ma soprattutto un Torino che si prende il primo punto del campionato recriminando molto per il vantaggio buttato di due reti e l’incapacità di resistere all’onda d’urto dei neroverdi. Partita bella e avvolta nella foschia, nella quale Giampaolo riceve grandi messaggi dai propri giocatori e da una squadra che va in gol con tre elementi diversi (Belotti, Linetty e Lukic) e che si rammarica per le paratone di Consigli e per i due errori di Verdi che avrebbero potuto dare al copione uno svolgimento diverso. Il Sassuolo? Con la squadra di De Zerbi nessuna partita va buttata via: dopo la rimonta da 1-3 a 4-3 di Bologna, la banda di DeZ arriva ad agganciare un Toro convincente ma senza poter vivere una nottata in cima alla classifica perché il pari non le permette di scavalcare il Milan.

ARMA LINETTY — Giampaolo conferma Lukic dietro alle due punte, in questo caso Belotti e Verdi, e De Zerbi fa cominciare Maxime Lopez al fianco di Locatelli e preferisce infilare Raspadori centrale nei tre dietro a Caputo lasciando Djuricic largo a sinistra e in combattimento con Vojvoda. La nebbia rende tutto più pastoso ma non c’è dubbio che il Torino, almeno fino al pre-finalizzazione, veda tutto inizialmente benissimo: se è vero, come è vero, che la prima conclusione della partita è di Ferrari (colpo di testa alto al 5’), è altrettanto assodato che è il Torino a diventare il diavolo di Consigli che nonostante la visibilità ridotta para e pure bene. Succede al 10’ quando su volata inarrestabile di Lukic, Simone Verdi si trova da solo davanti al portiere sassuolese che la respinge in uscita e con la gamba destra; ricapita al 18’ quando, in piena area, è Meité a calciare nell’angolo destro alto della porta ma Consigli arriva anche lì, vanificando l’inizio molto concreto del Toro. La risposta del Sassuolo arriva al 25’: Berardi sgancia il sinistro sul quale Sirigu risponde perfettamente. Il Torino va meglio, è più attento rispetto a un Sassuolo che si gioca (vincendo) la testa della classifica: quando Vojvoda (minuto 33) infila un pallone in pienissima area, ecco che Ferrari non rimedia alla dimenticanza di Chiriches e Linetty in assoluta solitaria infila lo 0-1 e quindi la prima scintilla concreta della partita.

DI TACCO — L’inizio della ripresa non vede cambi ma il Sassuolo un po’ meno lezioso sì: Berardi e Kiryakopoulos (soprattutto, botta deviata) cercano il pari senza fortuna, il Toro regge e arriva quasi al raddoppio con zuccata di Belotti che Consigli para benone. Stessa cosa poco dopo: Verdi ha la palla del riscatto ma il portiere del Sassuolo resiste e tappa in uscita: il Toro ha forza, coesione e sicurezza mentre i neroverdi vivono di fiammate che non hanno (come invece succede spesso) il dono della spietatezza. Djuricic ci prova da centroarea (ribatte Lyanco) poi De Zerbi ne cambia tre: dentro anche Boga che finora non aveva giocato nemmeno un minuto in questo campionato anche causa quarantena. Ed è proprio lui, al minuto 24 della ripresa, a divorarsi il pareggio: cross perfetto di Djuricic da destra sul secondo palo, Boga può appoggiare e forse la desuetudine al campo lo fa “sparare” fuori. Ma il pareggio del Sassuolo arriva poco dopo: palla in mezzo di Muldur, deviazione e splendido gol di Djuricic, che di tacco infila Sirigu. Uno a uno.

TORO SCATENATO MA — Solitamente il Sassuolo quando infila un gol prende una carica esondante. Macché: il Toro contiene tutto e ha la fiducia (mista a compattezza) per ripartire e mettere a segno due gol, uno con Belotti (lanciato a Lyanco e con Chiriches trasparente) che poi appoggia per l’1-3 di Lukic. Il Sassuolo a questo punto le prova tutte: aveva assaporato l’idea di andare in testa per una notte ma le linee strette del Torino riescono ad avere la meglio fino all’eurogol di Chiriches, tanto pasticcione dietro quanto spietato nel 2-3. Tutto finito? Macché, Berardi da destra mette un pallone zuccherato che Caputo saltando oltre Bremer infila in rete: primo colpo, gol e 3-3. Partita pazzesca, pari che lascia tutti un po’ così, anche se il Toro comincia a crescere in maniera evidente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/10/2020 01:15
 
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Super Samp a Bergamo, Ranieri cala il tris e vince:
alla Dea non basta Zapata



Quagliarella segna e sbaglia un rigore, Thorsby raddoppia e Jankto chiude il match.
L'Atalanta segna il 2-1 con Zapata su penalty ma non basta: seconda sconfitta di fila dopo il Napoli


Andrea Elefante

Tre gol, come alla Lazio, un rigore sbagliato da Quagliarella, una partita difensiva attenta, coraggiosa, equilibrata ma senza rinunce in ripartenza: la Sampdoria merita di passare al Gewiss di Bergamo e di raggiungere in classifica l’Atalanta, alla seconda sconfitta consecutiva in campionato dopo quella di Napoli: due frenate consecutive c’erano state alla fine della scorsa stagione (sconfitta in casa con l’Inter e poi in Champions con il Psg), ma in A non le succedeva da quasi due anni, febbraio 2019, in casa con il Milan e poi a Torino contro i granata. I ricambi usati pensando alla Champions non hanno dato a Gasperini quanto si aspettava e la rivoluzione della squadra nella ripresa non ha portato alla rimonta cercata per i troppi errori tecnici e, alla fine, la stanchezza. Punita dalla Samp con grande cinismo e tutto sommato neanche troppa sofferenza. E ora l’Atalanta rischia anche di aver perso De Roon per la partita di martedì con l’Ajax.

LE SCELTE — Come annunciato da Gasperini, Atalanta con molto turnover in vista della gara di Champions di martedì, contro l’Ajax: in difesa non giocano Toloi e Romero (spazio a Sutalo e Djimsiti), in mezzo al campo fuori entrambi gli esterni, Hateboer e Gosens, e pure Freuler, con Depaoli, Mojica e Pasalic al loro posto. Davanti un po’ di riposo per Zapata e prima da titolare per Lammers, «accompagnato» dallo stacanovista Gomez e da Ilicic, che torna a giocare per la prima volta nel suo stadio, a distanza di tre mesi e mezzo dall’ultima volta (8 luglio), sempre contro la Sampdoria. Che anche stavolta Ranieri manda in campo con un 4-4-2 senza sorprese: confermata la coppia difensiva Yoshida-Tonelli, Damsgaard al posto dell’infortunato Candreva, ma sulla fascia sinistra con Jankto dall’altra parte, e davanti Ramirez a supporto di Quagliarella, con Keita ancora non pronto per i 90’.

PRIMO TEMPO — L’Atalanta sa che far chiudere la Samp nelle sue due linee strettissimi significherebbe iniziare in salita e prova a schiacciarla subito, appoggiandosi sui giochi di prestigio di Ilicic (subito due tunnel e un tacco per «aprire» il dribbling) e i suoi dialoghi con Gomez: il Papu ci prova due volte, prima su punizione (alta) e poi con doppio tentativo prima respinto e poi deviato, ma alla prima chance la Samp non perdona. Anche con un pizzico di fortuna, perché quado Ramirez prova a servire Quagliarella a centrocampo, Damsgaard si trova spalancato un corridoio centrale verso la porta: l’assist a sinistra è per Quagliarella, che punisce l’uno contro uno troppo staccato di Palomino e tira una sassata all’incrocio da due passi, sul palo di Sportiello. E’ il 12° gol personale di Quagliarella contro l’Atalanta, il 4° in questo campionato, il numero 168 in Serie A, come Savoldi. Ma è anche il 10° gol preso in cinque partite dall’Atalanta, che ora trova un muro blucerchiato e tentativi di conclusione sempre faticosi, con Ilicic (parata di Audero) e Lammers (colpo di testa morbido). E in ripartenza è sicuramente più pericolosa la Samp: prima con una punizione di Ramirez (34’) che trova Tonelli in spaccata (fuori) e poi con un tiro cross di Jankto, che viene toccato con la mano da Mojica: passano quasi tre minuti prima che Calvarese sia chiamato al video dalla sala Var per concedere il rigore. Che però Quagliarella «brucia» al minuto 44, facendosi respingere il tiro da Sportiello che intuisce alla perfezione tutto, angolo e altezza del tiro.

SECONDO TEMPO — Gasperini ridisegna la squadra con Gosens, Zapata e Toloi, ma l’andamento della gara è identico al primo tempo: avvio forte dell’Atalanta ma solo due tiri tutro sommato innocui di Gomez e Ilicic e al 14’ il gol del 2-0: nato da doppio errore di Depaoli (subito dopo sostituito da Hateboer) che prima perde palla e poi Thorsby, servito da Jankto. A quel punto Gasp deve giocarsi anche il quinto cambio (Malinovskyi per De Roon) e pagherà la stanchezza e la poca lucidità finale di Gomez e Ilicic. L’Atalanta sfiora il 2-1 con un diagonale sinistro fuori di Gosens, lo trova su rigore segnato da Zapata (segnalazione Var, non è chiaro se per fallo ingenuo di Keita sul colombiano, o spinta di Thorsby), ma gli ultimi sforzi dei nerazzurri e il loro sbilanciamento sono puniti con l’ennesima ripartenza della Samp, aperta e chiusa da Jankto su assist di Keita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/10/2020 01:20
 
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Inter, ci pensa sempre Lukaku:
il Genoa non fa male e Conte si rilancia

Il solito gol del belga e D’Ambrosio nella ripresa decidono la partita,
con la difesa che per la prima volta in stagione non prende gol


Filippo Conticello


Cosa è la felicità richiesta, cercata, esibita da Conte? E’ avere questo Lukaku in stato di grazia permanente, che risolve anche la partita più incrostata e fa passare in secondo piano pure la luna storta di un nervosissimo Lautaro. La felicità è riavere Hakimi, dichiarato in extremis “falso positivo” dopo che un doppio tampone ha ribaltato i precedenti test Uefa. Il Genoa, sconfitto 2-0 con dignità dall’Inter (D’Ambrosio in gol oltre al solito Romelu), può invece dirsi felice per il solo fatto che, un po’ alla volta, sta riabbracciando i troppi reduci dal Covid: è normalità che sfida il caos e presto verranno tempi migliori. Maran ha, comunque, armato una squadra barricadera, pronta a difendersi con il coltello e poco incline ad offendere: Conte ha sbattuto un po’ contro il muro, poi l’ha buttato giù con l’ariete belga e così ha ritrovato la vittoria che mancava da 3 match. Troppi.

L’AVVIO — All’inizio Conte ha dato un turno di riposo a De Vrij e lanciato Ranocchia, che avrà avuto qualche crisi di identità prima di scendere in campo: era quasi rossoblù nel mercato estivo. E, oltre a Brozovic in mezzo, ecco una seconda chance da titolare per Eriksen, desideroso di dare continuità ai miglioramenti appena intravisti. In realtà, il danese continua a confermare una certa mollezza di fondo: è proprio ciò che non piace a Conte e le urla di Marassi che rimbombano nel vuoto sono lì a certificarlo. Maran, invece, continua a fare le nozze coi fichi secchi, con l’eterno Pandev e l’enigmatico Pjaca davanti, mentre nel 3-5-2 continua a esserci spazio come mezzala destra per il 18enne Rovella, talentino interessante scuola Inter. Finché resiste, l’applicazione difensiva è notevole in tutta la partita ed è una bella forma di resistenza dopo tanta sfortuna.

LA SCINTILLA — Il primo tempo è, così, un misto di predominio marcato e sterilità interista: tante manovre di accerchiamento, poche occasioni. E nella testa di tutti si sono risentite le solite considerazioni: la dipendenza dalla Lu-La rischia di diventare un problema e, se Lukaku e Lautaru per una volta non si connettono, salta il banco per intero. Insomma, in una partita così scivolosa Conte è andato a caccia della scintilla e l’ha pescata dalla panchina: dentro Barella per il solito enigmatico Eriksen e il redivivo Hakimi per Perisic al 14’ del secondo tempo. L’energia marocchina è evidente sulla destra, anche se è stata una incursione dell’ex Cagliari a smarcare Lukaku per il liberatorio 1-0. In realtà, è il vantaggio a far saltare il tappo al match perché a quel punto il Genoa ha dovuto alzare il baricentro (anche se a poco sono serviti gli innesti di Radovanovic e Zajc) e concedere spazio alle spalle. Ha provato ad approfittarne anche l’ex Pinamonti, entrato al posto di Lautaro, furioso al momento del cambio: il rumore dei suoi pugni sul sedile hanno superato perfino le urla di Conte e non è poco. Alla fine, però, il 2-0 della tranquillità lo ha segnato con una testata D’Ambrosio. E’ uno dei tanti soldati del generale Antonio in questa squadra che prende forma: alcuni difetti ci sono ancora, ma non manca mai la voglia di fare la partita. E di inseguire la felicità.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/10/2020 01:23
 
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Gioiello di Luis Alberto e timbro di Immobile:
la Lazio stende il Bologna e riparte

Un gol splendido dello spagnolo e la rete del bomber rilanciano i biancocelesti.
Il Bologna migliora coi nuovi entrati ma segna solo nel finale con De Silvestri


Stefano Cieri


Dopo l’ottimo esordio in Champions la Lazio torna a sorridere pure in campionato. La squadra di Inzaghi supera il Bologna e trova così il suo secondo successo in A dopo quello della giornata iniziale a Cagliari. Vittoria sofferta, maturata grazie ad una discreta ripresa dopo un primo tempo in cui era stato il Bologna a far vedere le cose migliori. Alla lunga, però, prevale il maggior tasso tecnico dei biancocelesti. Le reti della vittoria non a caso portano le firme di Luis Alberto e Immobile. Il Bologna, ancora una volta, raccoglie gli applausi, ma resta a secco di punti. Non è solo sfortuna, però. Perché gli uomini di Mihajlovic non capitalizzano le occasioni che creano, a differenza dei padroni di casa che sono letali sottoporta.

BOLOGNA ONNIPRESENTE — La prima frazione si chiude sullo 0-0 col Bologna più propositivo rispetto alla Lazio. La squadra di Mihajlovic presidia militarmente tutte le zone del campo, impedendo alla Lazio di cucire le sue solite trame. Svanberg segue dappertutto Luis Alberto, Soriano blocca la regia di Leiva, sulle fasce De Silvestri e Hickey chiudono tutto quello che c’è da chiudere e ripartono pure. E il quartetto avanzato (Orsolini-Soriano-Sansone-Palacio) sporca il fraseggio basso dei difensori laziali. Ma la formazione emiliana non si limita a distruggere il gioco avversario, aggredisce pure. Di Orsolini (due volte), Palacio e Sansone i tentativi più pericolosi per sbloccare il risultato. Un gol il Bologna lo segna pure, al 13’ con Svanberg, ma l’arbitro Irrati, dopo averlo inizialmente convalidato, lo annulla dopo essere stato richiamato dal Var. L’azione del gol nasce da una palla riconquistata da Schouten con fallo su Leiva. La Lazio fa fatica a trovare il bandolo della matassa. Pesa l’assenza di Milinkovic, l’unico che prova a combinare qualcosa è Luis Alberto, nonostante la marcatura di Svanberg. Il tiro dello spagnolo al 24’ (deviato da Skorupski con qualche apprensione) è l’unica vera palla gol costruita dai padroni di casa fino all’intervallo. Le difficoltà a costruire gioco spingono Inzaghi a giocarsi un doppio cambio già prima dell’intervallo: Escalante rileva Leiva e Lazzari entra per Marusic. Sostituzioni che probabilmente il tecnico aveva preventivato in funzione Champions, ma che anticipa viste le difficoltà palesate dalla sua formazione.

LUIS SALE IN CATTEDRA — Che la ripresa sia diversa dal primo tempo lo si capisce subito. Dopo appena 4 minuti Akpa Akpro ha un’occasione colossale per sbloccare il risultato. E’ Danilo, con un intervento prodigioso in scivolata, a neutralizzarla. Ma il gol che rompe l’equilibrio è rimandato solo di qualche minuto. Arriva al 9’ per merito di Luis Alberto. Giusto che sia lui a sbloccare il risultato, visto che è il migliore della serata. Lo spagnolo conquista palla poco dopo la metà campo, avanza fino all’area e una volta giunto al limite esplode il destro che trafigge Skorupski dopo un geniale tunnel su Svanberg. Il Bologna ci mette un po’ a riorganizzare le idee, ma potrebbe pareggiare già al 16’ con Orsolini. La punizione calciata dal limite dall’attaccante rossoblù si stampa però sulla traversa. La squadra emiliana perde un po’ le misure, cerca di reagire, ma fa fatica a trovare i varchi gusti. Mihajlovic prova a dare più peso all’attacco inserendo Barrow al posto di Palacio, ma proprio quando la formazione emiliana si accinge a serrare le fila in cerca del pareggio arriva il gol del 2-0 della Lazio. Lo realizza Immobile di testa su assist (in rovesciata) di Fares. Il Bologna non si arrende. Il gol che potrebbe riaprire la gara viene evitato da Reina che si distende sul tiro di Barrow. Sembra finita, ma il Bologna è duro a morire e in avvio di recupero accorcia le distanze con l’ex De Silvestri che gira in rete da distanza ravvicinata su assist del nuovo entrato Santander. Troppo tardi però per poter agguantare il pareggio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/10/2020 01:26
 
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Il Cagliari doma anche un buon Crotone:
4-2 e Joao Pedro raggiunge Oliveira



Nel primo tempo segnano Messias, Lykogiannis, Simeone, Molina e Sottil.
Nella ripresa ospiti in dieci per il rosso a Cigarini e nel finale arriva il sigillo del brasiliano


Francesco Velluzzi

Il Cagliari esulta e trova la seconda vittoria di fila, la prima in casa. Ma il 4-2 con cui regola il Crotone alla Sardegna Arena davanti a mille spettatori distribuiti anche nei Distinti, è più sofferto di quanto si pensi perché la squadra di Giovanni Stroppa (che resta in partita fino a 5’ dalla fine), pur andando al riposo in svantaggio 3-2, gioca un gran primo tempo (col possesso palla del 63%, tirando nove volte contro le cinque dei sardi) sotto la direzione del maestro Luca Cigarini. Che, però, dopo 2’ della ripresa si fa cacciare per il secondo giallo, commettendo un fallo inutile su Joao Pedro che, invece, è il mattatore della giornata. Pensare che facesse l’esterno è un po’ improbabile, rimesso nel suo ruolo, trequartista libero di agire, pensare e pure concludere diventa determinante. Questa è la chiave: i due mediani Marin (molto bene) e Rog danno equilibrio e quando il pallone arriva al brasiliano la difesa avversaria deve preoccuparsi. Anche perché accanto a lui ci sono Nandez e Sottil che corrono a tutta.

PRIMO TEMPO — Si gioca. Godin è recuperato e Di Francesco non esita a schierarlo accanto a Walukiewcz anche se il sudamericano si vede che non è al top. Per il resto, il Cagliari è quello che ci si aspettava. Il Crotone no: Golemic riconquista il posto al centro della difesa a tre e Marrone (perché?) va in panchina, mentre Benali riottiene la fiducia a danno di Vulac. Proprio Benali apre il festival del tiro, facile per Cragno. Il Crotone dipende dai piedi di Cigarini, l’ex scaricato a fine contratto e maltrattato da Zenga, ma il romeno Marin, che ne ha preso il posto, non sfigura affatto, dà ritmo e buoni filtranti. Su schema da corner Lykogiannis ha la porta spalancata, ma calcia malissimo Dopo 17’, un classico, Ciga è già ammonito. Ma il Crotone è tignoso e quando parte fa male. Soprattutto con Junior Messias che sfugge a Godin e trova Cragno. Poi ci prova Simy a giro, fuori di poco. Ma il gol è nell’aria e lo trova il Crotone proprio con Messias che su cross di Reca, imprendibile per Zappa, brucia proprio il campione Godin. Il Cagliari replica subito: con la perla di Lykogiannis. Il greco trova il primo gol in A su punizione (fallo di Benali su Joao), una pennellata di sinistro imparabile per Cordaz. Prende fiducia il Cagliari, che è superiore e pressa di reparto con gli attaccanti, ma, da un’invenzione di Joao che lancia in profondità Simeone al 35’, c’è il vantaggio. Il Cholito supera in velocità l’incerto Golemic e non sbaglia. Le emozioni non sono finite, le difese non sono attentissime. Sale in cattedra Molina che prima pesca Simy in area, poi approfitta di un rinvio d testa di Godin e al volo fa 2-2. Ma il Cagliari ha ancora forza nel rush finale e stavolta si vede Zappa che crossa bene con Sottil che stacca su Pedro Pereira e trova pure lui il primo gol in A. Esultando davanti al gruppetto di tifosi personali.

SECONDO TEMPO — Si ricomincia da Cigarini: dopo 2’ entra duro su Joao Pedro a metà campo, il secondo giallo è inevitabile. La sua partita da grande ex rossoblù finisce qui addirittura tra gli applausi di chi gli ha voluto bene per tre anni. Disperato. Il Crotone resta in 10. È la svolta della sfida. La differenza si nota immediatamente perché il Cagliari ha le occasioni con Simeone che calcia fuori e con Nandez che trova due volte Cordaz, strepitoso sul tiro a giro dell’uruguagio al 18’. Non si pensi, però che il Crotone anche in queste condizioni molli. Messias e Simy sono scatenati e al 35 Cragno è attento quando il nigeriano riesce ancora a girarsi con Godin in marcatura. Ma al 39’ il Cagliari la chiude e meriterebbe la vetrina Leonardo Pavoletti che su corner colpisce di testa alla sua maniera. Cordaz respinge ma in agguato Joao che suggella la sua grande partita spingendo in rete. Di Martino, che ha lasciato tanto giocare, prima annulla, poi con l’aiuto del Var (Chiffi e Di Iorio) convalida. Joao Pedro raggiunge così Oliveira al secondo posto nella classifica dei marcatori rossoblù in A con 45 reti e il Cagliari finisce in gloria: 4-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/10/2020 23:52
 
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Botta e risposta tra gli Insigne, poi Petagna lancia il Napoli a Benevento



Apre Roberto, risponde Lorenzo (dopo una traversa di Manolas e un gol annullato).
Poi mette la freccia il bomber su grande assist di Politano


Maurizio Nicita

Aspetti Lorenzo e spunta Roberto. Nel derby della Campania spunta l'Insigne che non ti aspetti e segna il fratello minore esaltando le doti battagliere del Benevento di Pippo Inzaghi. Ma nella ripresa sale in cattedra Lorenzo il Magnifico con un gran gol di sinistro e poi la qualità dei cambi fa la differenza. Vince il Napoli che sale al secondo posto, ma applausi al Benevento che lotta con tutte le proprie forze e finisce attaccando con il portiere Montipò a saltare in area sull'ultimo calcio piazzato. Lì Gattuso è andato su tutte le furie ricordando il suo esordio in A proprio su questo campo col portiere Brignoli che segnò il 2-2 allo scadere. Stavolta ci pensa Meret a sventare l'ultimo pericolo e per gli azzurri arrivano tre punti importantissima.

ATTENZIONE E CONTROPIEDE — La partita è intensa e piacevole. Inzaghi preferisce in difesa Foulon all'ex Maggio e in effetti a sinistra (a destra va Letizia) il belga è attento su Lozano e appena può spinge in avanti a buon ritmo. Ritmo che invece tiene troppo basso il Napoli con Gattuso che conferma l'impianto che ha strabiliato contro l'Atalanta (le uniche eccezioni Meret e Mario Rui) ma non fa rivedere la stessa brillantezza. Il Benevento resta un po' più basso del solito con le mezzali a uomo sui portatori di palla Fabian e Bakayoko e Schiattarella a uomo su Mertens, l'unico che cerca di inventare qualcosa. A parte un rigore chiesto dal Napoli con Foulon che da dietro spinge su Lozano, succede poco fino al gol della mezz'ora. È sempre il mancino belga a spingere la manovra e a servire in profondità Lapadula che dopo un rimpallo favorevole rimette in mezzo un pallone invitante per Roberto Insigne: controllo di sinistro e tiro potente sotto la traversa. Il Napoli ci mette un po' a riprendersi e solo negli ultimi minuti del tempo fa valere la propria forza tecnica ma non arriva il pari. Perché Montipò è bravo ad allungarsi su un tiro a giro di Lorenzo Insigne, e poi anche fortunato su una girata potente di testa (su angolo) di Manolas che prende traversa-palo ma esce dalla porta.

CAMBIO PASSO AZZURRO — Gattuso nell'intervallo fa capire che bisogna velocizzare il giro palla e in effetti l'atteggiamento del Napoli è più aggressivo. E dopo un gol annullato a Lorenzo Insigne sul filo del fuorigioco ecco la rete capolavoro del centravanti che incrocia un gran sinistro, e non è il suo piede, dalla distanza. Nel frattempo Inzaghi passa alla difesa a 5 per non concedere in attacco gli uno contro uno agli avversari. Ma è Gattuso ad azzeccare i cambi, disponendo di maggiore qualità nella rosa. Entrano Politano e Petagna che confezionano il gol del sorpasso. È il triestino a recuperare palla e a offrirsi per il triangolo che porta al suo primo gol in azzurro. Poi diventa battaglia, che il Napoli accetta restando basso e sfruttando gli spazi per il contropiede. Politano sfrutta male due ottime situazioni, mentre è l'ex Maggio ad avere l'occasione migliore per il Benevento. Ma il pari non arriva e il Napoli vince la sua quarta partita su quattro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/10/2020 23:55
 
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Tre pali e tante occasioni:
Parma-Spezia 2-2, Kucka rimonta i liguri al 93'



Chabot e Agudelo portano avanti Italiano, poi rete di Gagliolo e pari finale dello slovacco su rigore


Andrea Schianchi

Emozioni parecchie, e pure tanti, tantissimi errori che generano il risultato. Ecco spiegato il 2-2 tra Parma e Spezia, in questo Derby della Cisa che è un fuoco tutt’altro che pallido. A rimettere in equilibrio la sfida è Kucka, su calcio di rigore, al 48’ della ripresa, ma soffermarsi sul dettaglio sarebbe sbagliato: le squadre di Liverani e di Italiano se la giocano a viso aperto, creano occasioni su occasioni, a tratti domina l’una e a tratti l’altra in un continuo ribaltamento delle azioni e del fronte d’attacco.

PRIMO TEMPO — La maggiore capacità dello Spezia di gestire la manovra attraverso il possesso-palla è determinante nel primo tempo quando i ragazzi di Italiano scappano addirittura sul 2-0. Prima una zuccata di Chabot (28’, azione da calcio d’angolo) e poi una rasoiata di Agudelo imbeccato da un tocco di Nzola (31’). Il Parma sembra alle corde, ma si aggrappa a quella caratteristica che ha garantito due salvezze consecutive: lo spirito di sacrificio e la capacità di sopportazione del dolore. Gagliolo va a riaprire la partita al minuto 34’ (ribatte in rete una respinta di Provedel dopo un colpo di testa di Kurtic) e sfiora il pareggio sul finire del tempo con un tiro di Brugman ben servito da Gervinho.

IL PARI — Nella ripresa Liverani cambia le carte in tavola: dal 4-3-1-2 si passa al 4-3-3. Dentro Karamoh e fuori Hernani. Gli emiliani spingono, ma le idee non sono lucide e così lo Spezia, dopo aver saputo stringere i denti, rimette fuori la testa e fa paura: addirittura tre i pali colpiti con Estevez, Agoume e Verde, cui si devono aggiungere due limpide occasioni per Gyasi e Verde. Il Parma non sta a guardare e reagisce: Provedel compie due miracoli su Karamoh (35’ e 38’) e poi Kucka, al 42’, calcia fuori di un niente. Nel recupero, con la forza dei nervi più che con la lucidità, l’azione che porta al pareggio del Parma: pallone buttato in area dove Cornelius è bravissimo a stopparlo e a proteggerlo. Terzi, ingenuamente, lo atterra e il rigore è netto. Kucka trasforma senza difficoltà. Se lo Spezia dimostra di avere già un chiaro piano di gioco, il Parma appare invece ancora indietro: per adesso si salva con il carattere, ma gli uomini a disposizione di Liverani non sembrano i più adatti a portare in campo le idee dell’allenatore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/10/2020 23:59
 
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Castrovilli illumina la Fiorentina:
3-2 all’Udinese con due gol e un assist

La squadra di Iachini, senza Ribery e con Callejon al debutto da titolare,
dopo 20’ si ritrova sul 2-0 con un gol del suo gioiello e di Milenkovic:
accorcia Okaka, nella ripresa il 3-1 del “10” è spettacolare e dà il là
ai tre punti prima della spinta degli ospiti che trovano un altro gol di Okaka



Dopo due sconfitte e un pareggio torna al successo la Fiorentina grazie a un match caratterizzato da 5 gol e tante emozioni davanti al c.t. azzurro Roberto Mancini: il 3-2 all’Udinese è meritato ed è dovuto soprattutto alle magie di Gaetano Castrovilli, migliore in campo e autore di una prova di grande personalità impreziosita da due reti e un assist.

Già il primo tempo era stato abbastanza vivace, con tre gol. Nei primi 25’ la Fiorentina (col solito 3-5-2, come gli avversari) spinge molto, trova spazi ampi sulle corsie laterali, fa meglio dell’Udinese. Il gol arriva prestissimo, dopo 10 giri di lancette con Castrovilli che, imbeccato da Biraghi, dal centro dell’area di rigore trafigge Nicolas. Non si fermano, gli uomini di Iachini. E così dopo altri 10 minuti un cross dalla destra di uno scatenato Castrovilli trova il colpo di testa preciso di Milenkovic: 2-0, con Commisso che si alza in piedi ad applaudire.

RIFERIMENTO — Non c’è partita, insomma. Mentre dall’altra parte De Paul è l’unico che prova a farsi vivo assieme a Lasagna: proprio quest’ultimo semina Caceres, entra in area calciando sul primo palo ma trovando l’opposizione di un attento Dragowski che copre benissimo lo specchio della porta. Senza Pezzella (uscito per un problema muscolare) i viola perdono un riferimento importante, smarriscono un po’ il pallino del gioco consentendo all’Udinese di farsi viva. Il 2-1 arriva al 43’ con un colpo di testa di Okaka che trasforma un delizioso cross sulla destra del solito De Paul.

RIPRESA — Al rientro dagli spogliatoi, ancora i viola in evidenza: il 3-1 arriva al 52’ con una magia di Castrovilli, senza dubbio miglior giocatore della partita, che una volta entrato in area e liberatosi di un avversario, piazza un gran tiro di destro che si infila alla sinistra di Nicolas. Le reti da recuperare per la squadra di Gotti diventato così due. Il coraggio non manca, la bravura di Dragowski (super al 61’ su conclusione ravvicinata di Okaka) fa il resto, con l’Udinese che negli ultimi 20’ deve fare a meno anche di Lasagna, uscito per un leggero infortunio. Non si arrende, la squadra di Gotti, che a 5’ dalla fine trova ancora con Okaka il gol del 3-2 che illude. Ma è troppo tardi, finisce con i tre punti in tasca ai viola.

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/10/2020 00:03
 
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Juve, altro pari: Kulusevski risponde a Favilli, 1-1 col Verona

I bianconeri, che perdono anche Bonucci per infortunio,
vanno sotto grazie al gol dell’ex, poi rimedia lo svedese ma non basta


Francesco Fontana


allito l’aggancio a Napoli e Sassuolo, idem il sorpasso sull’Inter con il Milan che rimane lontano, a +3 e con una partita in meno: la Juventus non sorride, il Verona ringrazia Favilli, si regala l’1-1 e sale a quota 8 in classifica. Pirlo, invece, allontana il primo k.o. in campionato, anche se questo pareggio sa tanto di passo falso: non proprio il modo migliore per preparare la super sfida di mercoledì, in Champions League contro il Barcellona. Male Bernardeschi, la sfida dell’Allianz la riprende Kulusevski, dentro al suo posto nella ripresa e subito decisivo. Di certo, lo svedese, rappresenta la nota più bella della non facile serata bianconera. Juric, invece, può essere soddisfatto: l’Hellas ammirato a Torino non è finito, anzi. Può ancora migliorare. E replicare l’ottima passata stagione sarà un piacevole dovere.

C’E’ BERNA, KALINIC DAL 1’ — In casa Juve c’è un solo cambio rispetto all’undici ipotizzato alla vigilia: Frabotta va in panchina, a sinistra fiducia a Bernardeschi. Per il resto, nel 3-4-1-2 di Pirlo, tutto confermato con Szczesny protetto da Demiral, Bonucci e Danilo. Mediana completata da Cuadrado, Arthur e Rabiot con Ramsey alle spalle di Dybala (prima volta da titolare in stagione) e Morata. Per il Verona le sorprese sono Kalinic e Colley, rispettivamente unica punta e trequartista insieme a Zaccagni. Tameze scala a centrocampo, accanto a lui c’è Vieira con Faraoni e Lazovic sugli out. In difesa, davanti a Silvestri, spazio a Ceccherini, Lovato ed Empereur. Arbitra Pasqua della sezione di Tivoli.

MORATA-GOL, MA C’E’ LA VAR — Parte forte l’Hellas, coraggioso come voleva Juric. Non a caso, nei primi 15’, Silvestri sta a guardare ed è Colley, dall’altra parte, a creare un brivido a Pirlo: al 16’ palla sulla destra per Kalinic, cross in mezzo e l’ex Atalanta buca Szczesny. Esulta il ragazzo, ma è fuorigioco. Lo spavento scuote la Juve, che poco dopo va vicino all’1-0: assist di Rabiot, il sinistro di Bernardeschi trova le manone di Silvestri. È un lampo, perché è ancora il Verona a provarci due volte in pochi secondi: prima con Colley (pericoloso in spaccata, palla fuori), poi con Kalinic (sinistro, seppur debole, out di poco). I minuti passano, alla mezzora il pallino è ancora gialloblù e Dybala, il più atteso tra i bianconeri, fatica a scaldarsi. Negli ultimi 15’ Juric trema. Prima Vieira subisce il giallo (al 39’ steso proprio Dybala lanciato in contropiede), poi Cuadrado al 41’ sfrutta un cross basso dalla sinistra di Bernardeschi e batte Silvestri con un destro potentissimo: solo la traversa - che trema ancora - dice no. Il vantaggio, però, è nell’aria. E puntuale arriva 4’ dopo: assist di Cuadrado, in profondità c’è Morata che un colpetto delizioso scavalca Silvestri. Juve avanti, ma l’intervento della Var ferma tutto. Offside dello spagnolo, il risultato non cambia: 0-0 e tè caldo per tutti.

KULU RISPONDE A FAVILLI — Si riparte senza sostituzioni per Pirlo (che nel finale perde Bonucci per infortunio), nel giro di 9’ Juric sceglie Ilic, Magnani e Favilli per Tameze, Ceccherini e Kalinic. Cambiano gli uomini, non l’atteggiamento del tecnico croato che anche nella ripresa prova a fare la partita. E fa bene, perché al 60’ passa: errore di Bernardeschi in fase di costruzione, recupera palla Zaccagni che serve all’interno dell’area Favilli, prontissimo con il suo mancino per il più classico dei gol dell’ex (la Juve, tra l’altro, detiene il diritto di recompra per un altro anno per circa 23 milioni di euro). L’Hellas, a questo punto, sogna il colpaccio. L’autore del vantaggio si fa male, entra Barak. Dall’altra parte Pirlo prova a dare la scossa inserendo Kulusevski per uno spento Bernardeschi. Così la Signora prova ad aumentare pressing e ritmo: al 69’ fallo al limite di Empereur, chance ghiotta per Dybala, ma c’è la barriera. La stessa Joya, a 14’ dalla fine, coglie la traversa (palla leggermente deviata). Il gol, però, è questione di attimi: 1’ dopo Faraoni balla, Kulusevki lo salta e con il sinistro batte Silvestri alla sua destra. Pareggio meritato, che comunque ai campioni d’Italia non può bastare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/10/2020 00:07
 
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Sei gol, errori, rigori e polemiche:
la Roma acciuffa il pari, niente fuga per il Milan



Gli errori di Giacomelli sui due penalty concessi condizionano una gara frizzante.
Doppietta di Ibra, in gol anche Dzeko (male Tatarusanu), Saelemaekers, Veretout e Kumbulla


Marco Fallisi

I cinema sono chiusi da qualche ora, ma a San Siro è andato in scena un remake di “Prova a prendermi”: gol, spettacolo e proteste, nel 3-3 tra Milan e Roma non è mancato nulla se non il lieto fine per i piani di Pioli. La banda Fonseca ha mandato in fumo i suoi progetti di grande fuga. I rossoneri ci sono andati vicini, l’hanno tentata e assaporata tre volte nella stessa notte, ma hanno dovuto incassare il triplice ritorno di Dzeko e compagni e accontentarsi di un punto, il primo pareggio in campionato dopo 4 vittorie su 4. Il Diavolo resta al comando della classifica, ma la corsa frena, anche se la striscia di risultati utili consecutivi si allunga a 22 partite e l’imbattibilità post lockdown prosegue, così come il ritmo da paura di Ibrahimovic, alla terza doppietta in altrettante uscite in campionato. La Roma smuove la sua classifica e torna a casa con una bella prova, fatta soprattutto di carattere e solidità mentale: il pareggio finale ha rispecchiato l’equilibrio visto in campo.

I SOLITI NOTI — Il primo tempo è intenso e ricco di occasioni. Lo marchiano i due signori del gol che non si erano mai incrociati prima di questa sera, Ibrahimovic e Dzeko. Lo svedese sfrutta la primissima chance, dopo due minuti, e l’assist di Rafael Leao, come nel derby: il portoghese scodella dalla sinistra e Zlatan sbuca centralmente anticipando sia Kumbulla che Mirante per il quinto centro in tre partite di campionato. Il bosniaco al 14’ ringrazia Pellegrini, che dalla bandierina disegna una traiettoria pulita, ma soprattutto Tatarusanu, che toppa clamorosamente l’uscita e libera lo spazio per il colpo di testa del capitano giallorosso. Il vice Gigio si riprenderà con un paio di respinte su Ibanez e Pellegrini alla mezz’ora, ma l’errore sul gol di Dzeko pesa: nel Milan capolista tutti girano al massimo, ma tra i pali con Donnarumma è un’altra storia. Dall’altra parte, invece, Mirante salva i suoi su un colpo di testa di Romagnoli e su una gran punizione di Calhanoglu nel finale di primo tempo, ma è il palo a venire in soccorso della Roma quando Kjaer stacca più in alto di tutti su un corner rossonero al 30’: ecco, il Milan dei primi 45 minuti sa come fare male grazie alla capacità di palleggio dei suoi attaccanti (vedi il gol) ma punge soprattutto sugli sviluppi dei calci piazzati, un inedito per le abitudini rossonere. La Roma risponde con una buona copertura degli spazi e un atteggiamento sempre propositivo in costruzione, anche se mancano gli affondi di Pedro e soprattutto Mkhitaryan.

CHE FINALE — Abbondano invece quelli di Rafael Leao, che comincia la ripresa allo stesso modo con cui si era affacciato alla partita: altro spunto sulla sinistra, altro passaggio vincente per un compagno. Il minuto è lo stesso, il 2’, cambiano azione e marcatore: stavolta il portoghese lascia sul posto Karsdorp con uno strappo dei suoi e serve Saelemaekers, che si inserisce al centro dell’area, piazza alle spalle di Mirante il 2-1 milanista e festeggia il terzo gol in rossonero, il secondo in Serie A. Fonseca si affida alle idee dei due trequartisti in appoggio a Dzeko, e quando le combinazioni tra Pedro e Mkhitaryan funzionano il bosniaco spaventa Tatarusanu: il destro che carica al 7’, su un bel pallone dell’armeno dalla sinistra, finisce di poco sopra la traversa. Scollinata l’ora di gioco, Fonseca cambia l’antagonista di Leao: fuori Karsodrp, dentro Bruno Peres. Ma l’episodio che porta al secondo pareggio romanista si sviluppa dalla parte opposta, dopo una respinta corta di Tatarusanu su una conclusione di Mkhitaryan al 24’: Bennacer anticipa Pedro al tiro, ma per Giacomelli l’algerino commette fallo, rigore che la Var conferma. E Veretout dal dischetto fa 2-2. Finita? Macché. Mentre Pioli rimescola le carte davanti sostituendo Leao e Saelemaekers con Krunic e Castillejo, Giacomelli fischia un altro penalty otto minuti dopo, ancora tra le proteste: vede un fallo di Mancini su Calhanoglu e manda sul dischetto Ibra che riporta avanti il Milan. Lo svedese però è ovunque ed “entra” involontariamente anche nel 3-3 della Roma a 6 minuti dalla fine: angolo di Veretout, Ibrahimovic devia male e Kumbulla infila nella porta rossonera. C’è tempo per l’ultimo sussulto rossonero, con Romagnoli che nel recupero sale in cielo e incorna un pallone indirizzandolo nell’angolo alla sinistra di Mirante: fuori, fuga sfumata. O solo rimandata, vedremo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/10/2020 08:46
 
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