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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Rigore di Kessie e perla di Leao:
il Milan in 10 non molla la vetta.
K.o. un bel Benevento



I rossoneri rispondono all'Inter con un gol per tempo e nonostante il rosso a Tonali.
Pali di Insigne, Calhanoglu e Kessie.
La squadra di Pippo Inzaghi sbaglia anche un rigore con Caprari


Alessandra Bocci

E sono ancora là. Eh già, come canterebbe Vasco Rossi. Nonostante una quantità abbondante di infortuni e l’ingenuità di Tonali, che dopo poco più di mezzora ha lasciato in dieci i compagni di squadra, il Milan è ancora in testa alla classifica. Aggrappato a un primato che sembrava poter sfuggire di fronte alla pressione costante del Benevento, alla inferiorità numerica, ai risultati delle inseguitrici (Juve a parte) che avevano già vinto, all’Inter che si era goduta il primato per qualche ora dopo aver annichilito il Crotone.

Eppure il Milan allunga la sua serie positiva in trasferta. Squadra imbattuta, eccellente nel 2020, impeccabile nella prima uscita dell’anno nuovo. Impeccabile non proprio, perché il Benevento di Pippo Inzaghi ci ha provato dall’inizio alla fine, però il risultato è un 2-0 rotondo, con pali da una parte e dall’altra, ma tanta sicurezza e qualità nella formazione schierata da Pioli, in emergenza. E l’emergenza proseguirà mercoledì contro la Juventus, vista l’espulsione di Tonali e la lista di acciaccati da recuperare. Ma il Milan va. Senza Ibrahimovic, senza Bennacer, però con un gigantesco Kjaer, uscito per precauzione prima della fine del match, e con un Kessie implacabile, che non manca l’appuntamento dal dischetto e dopo un quarto d’ora trasforma il rigore conquistato per il fallo di Tuia su Rebic. Poi succedono altre cose, il palo di Insigne, la traversa di Leao. Il Benevento è una squadra in forma, viene da risultati positivi. Ma il Milan non molla neppure quando resta in dieci. Ha una consapevolezza della propria forza che ormai forse va davvero oltre il valore dei singoli. In ogni caso enorme anche se altalenante, perché c’è il gol di Rafael Leao a dimostrarlo.

BELLI E SALDI — Come definirlo? Un numero d’arte varia? La dimostrazione del talento immenso di un giocatore che a volte pare indolente, e anche Pioli lo ha ripreso durante il match, ma è una spanna sopra la media? Restano i fatti, il gol siglato dopo tre minuti del secondo tempo, mentre il Milan soffriva in serenità, se così si può dire. Un gol talmente bello che è difficile descriverlo: un pallone ricevuto da Rebic, ma il portoghese era quasi parallelo al portiere Montipò, eppure lo ha infilato. Milan quasi felice, perché sul 2-0 per i rossoneri la squadra guidata da Pippo Inzaghi ha continuato a premere. Fra un cambio e l’altro, un palo e una traversa, un rigore sbagliato sbagliato da Caprari, un’occasione e l’altra, il risultato è rimasto saldo. Come il Milan in testa alla classifica. Con tanti problemi, ma abituato a domarli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/01/2021 19:20
 
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Nuovo anno, vecchio Ronaldo: doppietta e assist, la Juve stende l’Udinese

CR7 sveglia una Juve poco brillante segnando due reti e mandando in gol Chiesa.
Nel recupero c’è gloria anche per Dybala, per i friulani Zeegelaar


Fabiana Della Valle


Ci sono cose che restano immutabili, anche in tempo di pandemia. Ci sono le feste, Natale, Capodanno e l’Epifania, e ci sono i gol di Cristiano Ronaldo, che ormai segna da vent’anni di fila. E’ stato lui il protagonista della prima partita del 2021 bianconero: due gol e un assist (per Chiesa) che hanno permesso alla Juventus di battere l’Udinese, cancellare la brutta sconfitta con la Fiorentina di fine 2020 e guardare con fiducia alla sfida della Befana con il Milan. Le altre belle notizie per Pirlo sono il rientro in campo di Giorgio Chiellini, subentrato a Bonucci nel finale (il recupero del capitano sarà prezioso in questa fase delicata della stagione) e il ritorno al gol di Paulo Dybala.

IL BALLETTO DEL RE — Cristiano ha sbloccato la partita alla mezz’ora con il solito gol strappa applausi: destro imprendibile dopo una bella giocata di Ramsey, che ruba il pallone a De Paul (errore grave del 10 friulano) e lo consegna al numero 7. Così il portoghese può festeggiare il ventesimo anno solare di fila sempre in gol. Morata non c’è, infortunato dell’ultima ora (problema alla coscia destra, non convocato) e CR7 stavolta fa coppia con Dybala, ma lo spartito non cambia. Fino a quel momento la Juventus aveva tenuto sotto controllo la partita, dando l’impressione di poter andare in vantaggio da un momento all’altro, anche se in realtà aveva rischiato di trovarsi sotto dopo poco più di 10 minuti: gol di De Paul su cross di Lasagna annullato dal Var per un tocco di mano dell’argentino. L’altra occasione buona per pareggiare capita ai friulani appena dopo il vantaggio di Ronaldo, quando Ramsey si fa scappare un pallone che diventa invitante per Lasagna, che però non ne approfitta. Il gallese si fa vedere prima dello scadere del primo tempo con una bella conclusione dalla distanza.

ASSIST E DOPPIETTA — Nella ripresa l’Udinese prova a cambiare il risultato inserendo Forestieri al posto di Pussetto, ma non ha neanche il tempo di riorganizzare le idee perché la Juve chiude la sfida in 5 minuti: nel gol di Chiesa c’è ancora lo zampino di Ronaldo, che pesca l’ex viola con un assist. Il successivo 3-0 di Ramsey dopo appena 3' sarebbe stato il colpo del k.o., ma il Var anche in questo caso annulla per un tocco di mano a terra. Così il 3-0 lo firma Ronaldo, raccogliendo al 25’ un ottimo invito di Bentancur: 14 gol in campionato, da questa sera capocannoniere in solitaria (staccato di due lunghezze Lukaku). Nel finale c’è spazio anche per il 4-1 di Dybala, servito da Danilo: un destro che non lascia scampo a Musso. Il gol della bandiera per l’Udinese lo aveva segnato Zeegelaar al 90’: l’olandese, il migliore dei friulani, aveva già colpito una traversa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/01/2021 19:28
 
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SERIE A 2020/2021 15ª Giornata (15ª di Andata)

03/01/2021
Inter - Crotone 6-2
Atalanta - Sassuolo 5-1
Cagliari - Napoli 1-4
Fiorentina - Bologna 0-0
Genoa - Lazio 1-1
Parma - Torino 0-3
Roma - Sampdoria 1-0
Spezia - Verona 0-1
Benevento - Milan 0-2
Juventus - Udinese 4-1

Classifica
1) Milan punti 37;
2) Inter punti 36;
3) Roma punti 30;
4) Napoli(**) punti 28;
5) Juventus(**) punti 27;
6) Sassuolo punti 26;
7) Atalanta(*) punti 25;
8) Verona punti 23;
9) Lazio punti 22;
10) Benevento punti 18;
11) Sampdoria punti 17;
12) Bologna punti 16;
13) Udinese(*) e Fiorentina punti 15;
15) Cagliari punti 14;
16) Parma punti 12;
17) Torino, Spezia e Genoa punti 11;
20) Crotone punti 9.

(gazzetta.it)

(*) Atalanta e Udinese una partita in meno (avverse condizioni meteo).
(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
04/01/2021 19:48
 
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Super Benevento: ribalta il Cagliari in 3 minuti e vola in classifica



Nona gara di A di fila senza vittorie per i sardi di Di Francesco, in vantaggio con Joao Pedro:
pari dell'ex Sau (che non esulta), rete decisiva di Tuia.
Debutto amaro per Nainggolan: gol annullato dopo 2' a Pavoletti, nel finale espulso Nandez


Francesco Velluzzi

Giù il cappello al Benevento. Firma il secondo colpo di fila in trasferta e sale a quota 21. Sorpresa? Non più. Grande realtà del nostro campionato perché la squadra di Pippo Inzaghi a fine primo tempo in poco più di 3 minuti rimonta il vantaggio del Cagliari col solito Joao Pedro dopo 20 minuti. Un uno-due firmato Sau (l’ex)-Tuia, due gregari di lusso, che mette a nudo tutti i limiti difensivi di un Cagliari in crisi nera alla terza sconfitta di fila, la seconda in casa. Una squadra che non vince da nove partite. Ma la fiducia in Eusebio Di Francesco sembra ci sia ancora.

LA PARTITA — Sotto un cielo scuro i rossoblù partono bene, col sostegno e la spinta di Nainggolan 3, l’ennesima vendetta. Ma bastano due enormi incertezze di Walukiewicz, allarmante, per prendere un uppercut tremendo che inguaia i rossoblù anche in classifica. Sempre ferirmi a quota 14. Il Benevento nelle ultime nove gare ha perso solo due volte con Sassuolo e Milan, peraltro neanche meritatamente e in cui ha conquistato ben 15 dei 21 punti fatti. Stavolta vince colpendo dentro l’area e non come spesso gli accade con tiri da fuori. Così rimette a posto anche i conti col Cagliari contro il quale aveva perso le due sfide di due anni fa in A.

PRIMO TEMPO — Francesco lancia subito nella mischia Nainggolan. La soluzione è il cambio di modulo. Si passa al 4-3-2-1, proprio come il Benevento con il 2000 Caligara che gioca tra i tre in mezzo e Radja in linea con Joao Pedro dietro Pavoletti. Il risultato si vede subito perché il Cagliari parte forte e dopo 1’52” va in gol: cross del Ninja sul quale Pavoletti anticipa Montipò e segna con la sua specialità,il colpo di testa. ma Abbattista la vede diversamente , ravvisa un fallo e annulla. È un altro Cagliari che gioca a gran ritmo, sostenuto dalla verve el nuovo acquisto. La partita è bella, vivace, il Benevento che, ha scelto Improta come terzino destro al posto dell’infortunato Letizia e ha deciso di inserire Sau, sardo ed ex nello stadio amico per Caprari (che in mattinata ha avuto un problemino), risponde in velocità. Giallo a Caligara, subito (al 5’) per entrataccia su Improta. Poi lo becca Schiattarella, il settimo stagionale, in due lol con Nandez, indemoniato. Ma al 12’ Abbattista vede il rigore perché Cragno, prima anticipa Sau ma poi sembra agganciare Lapadula. Ma andando al Var scopre che il portiere rossoblù ha preso prima la palla e cambia la decisione. Su entrambi gli episodi resta qualche dubbio. Il Benevento insiste e al 15’ Lapadula lancia Sau che brucia Walukiewicz, ma calcia incredibilmente fuori. Al 19’ la cosa più bella della partita è un anticipo di Nainggolan su Hetemaj nella sua metà campo, il Ninja avanza e vede Montipò fuori dai pal. Tira da 45 metri ma il portiere si salva in angolo. Sul corner il Cagliari passa: Marin batte, Pavoletti stacca, Joao Pedro ci mette il piede ed è gol. La musica sembra cambiata, le soluzioni da corner portano al tiro il belga ma due volte spedisce in curva. Da lì il Cagliari abbassa il ritmo e il Benevento, dopo aver temuto per la spalla di Schiattarella, viene guidata al pareggio proprio dal suo capitano che pennella per Sau che anticipa il colpevole Walukiewicz, proprio fuori fase. Dal 41’ al 44’ i campani confezionano il raddoppio: cross di Roberto Insigne e Tuia di testa brucia ancora il polacco. Per il Cagliari, che dietro è troppo disattento, è una mazzata e Giulini lascia la postazione in tribuna. Poi cambierà posto. Inspiegabile la metamorfosi e il disastro difensivo.

SECONDO TEMPO — DiFra cambia subito. Deve raddrizzare una partita che aveva in mano: dentro Sottil per Caligara e ritorno al 4-2-3-1. Nainggolan sta con Marin dentro il campo. A Sottil il compito di spingere a sinistra. Ma al Cagliari non riesce più nulla. Solo un tiro dello stesso Sottil al 15' che Montipò manda in angolo. Di Francesco tenta ogni mossa, butta dentro Simeone, Pisacane, Pereiro e chiede a Nandez di fare il terzino sinistro. Non c’è più logica, né moduli, ma solo un disordinato assalto. Ma al 27’ Inzaghi si blinda: mette Foulon per Insigne e si difende a cinque. Joao si danna l’anima per estrarre un colpo dal cilindro ma il Benevento è chiuso a doppia mandata e non concede nulla con Hetemaj e Ionita che aiutano Schiattarella nella terra di mezzo o è il Benevento degli ultra trentenni la fa da padrone. Al 39’ Nandez si becca con Caprari, giallo per entrambi, ma l’uruguagio, totalmente senza controllo, eccede nelle proteste e finisce fuori. Fuori come il Cagliari, che ha una sola occasione al sesto minuto di recupero con un bel tiro di Simeone che Montipò controlla. E alla Sardegna Arena quelli che si abbracciano sono i giocatori di Pippo Inzaghi. Mentre Nandez tenta ancora di protestare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2021 15:24
 
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Muriel, Zapata e Gosens. L'Atalanta non si ferma:
tris al Parma e ciao Liverani



Quarta vittoria di fila in casa della Dea, tornata schiacciasassi.
Emiliani mai pericolosi, il tecnico vicino all'esonero. A segno Muriel, Zapata e Gosens.
Nei nerazzurri debutta entrando dalla panchina Maehle


Andrea Elefante

La risalita dell'Atalanta continua, con la quarta vittoria consecutiva in casa (15 gol segnati e solo due subiti) e l'ottavo risultato utile consecutivo, Europa compresa. Un gol per tempo in salsa colombiana, prima Muriel e poi Zapata: troppo grande il divario con un Parma falcidiato anche dagli infortuni e comunque alle prese con i soliti problemi offensivi, più che - stavolta - con svarioni difensivi. Non era questa la partita con cui Liverani poteva dimostrare di meritare la fiducia concessa dalla società, che ora dovrà decidere se confermargliela almeno fino alla prossima partita, non facile, contro la Lazio.

LE SCELTE — Gasperini, come annunciato, fa pochissimo turnover: fuori Romero per squalifica e rientra Toloi, davanti c'è Muriel dall'inizio, e non Zapata. Cambia qualcosa invece Liverani, cercando di proporre un Parma più "coperto": il tecnico in bilico rinuncia a un attaccante (Brunetta) per un centrocampista in più, avanzando Kurtic e affidandosi in mezzo alla fisicità di Sohm, con Cyprien davanti alla difesa.

PRIMO TEMPO — L'atteggiamento - compattezza e concentrazione, con Cyprien incollato a Pessina - paga per poco più di un quarto d'ora. Dopo 10' Liverani, già privo di Gervinho, Kucka, Osorio e Iacoponi, perde anche Karamoh per un problema muscolare (e dopo la mezzora dovrà utilizzare un altro "slot" per sostituire Gagliolo con Pezzella); dopo 16' vede la sua difesa schierata più o meno immobile quando Ilicic inventa un assist che Muriel trasforma con un diagonale chirurgico nell'1-0. Ci si aspetta che l'Atalanta esondi e in effetti, via via, diventa padrona del ring. Ma le occasioni per raddoppiare non fioccano, anzi: il Parma viene schiacciato da una supremazia fisica che l'Atalanta trasforma in un governo del gioco costante, ma non in vere chance. Al di là di qualche tentativo di tiro di Ilicic, quasi sempre murato bene come Muriel, è solo Gosens, con una girata di testa su cross di Ilicic, che si avvicina (neanche tanto) al 2-0.

SECONDO TEMPO — Ma il gol che toglie ulteriori sicurezze al Parma arriva dopo soli 4' della ripresa, quando Pessina difese bene un pallone che Gosens rifinisce per Zapata: colombiano implacabile e partita ulteriormente in discesa. E chiusa 12' dopo da Gosens, su assist di Zapata, deviato da un difensore. Poco prima era stato De Roon a chiudere alla grande una pericolosa ripartenza di Mihaila, il più pericoloso dei suoi anche nel finale: l'unico a sfiorare il 3-1, evitato sul suo palo da Gollini. Nel frattempo Gasperini aveva potuto gestire con i cambi le energie in vista di Benevento, con il debutto di Maehle (che ha sfiorato il 4-0, evitato da Sepe) e anche il rientro dopo più di tre mesi di Caldara.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2021 18:03
 
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Muriel, Zapata e Gosens. L'Atalanta non si ferma:
tris al Parma e ciao Liverani



Quarta vittoria di fila in casa della Dea, tornata schiacciasassi.
Emiliani mai pericolosi, il tecnico vicino all'esonero. A segno Muriel, Zapata e Gosens.
Nei nerazzurri debutta entrando dalla panchina Maehle


Andrea Elefante

La risalita dell'Atalanta continua, con la quarta vittoria consecutiva in casa (15 gol segnati e solo due subiti) e l'ottavo risultato utile consecutivo, Europa compresa. Un gol per tempo in salsa colombiana, prima Muriel e poi Zapata: troppo grande il divario con un Parma falcidiato anche dagli infortuni e comunque alle prese con i soliti problemi offensivi, più che - stavolta - con svarioni difensivi. Non era questa la partita con cui Liverani poteva dimostrare di meritare la fiducia concessa dalla società, che ora dovrà decidere se confermargliela almeno fino alla prossima partita, non facile, contro la Lazio.

LE SCELTE — Gasperini, come annunciato, fa pochissimo turnover: fuori Romero per squalifica e rientra Toloi, davanti c'è Muriel dall'inizio, e non Zapata. Cambia qualcosa invece Liverani, cercando di proporre un Parma più "coperto": il tecnico in bilico rinuncia a un attaccante (Brunetta) per un centrocampista in più, avanzando Kurtic e affidandosi in mezzo alla fisicità di Sohm, con Cyprien davanti alla difesa.

PRIMO TEMPO — L'atteggiamento - compattezza e concentrazione, con Cyprien incollato a Pessina - paga per poco più di un quarto d'ora. Dopo 10' Liverani, già privo di Gervinho, Kucka, Osorio e Iacoponi, perde anche Karamoh per un problema muscolare (e dopo la mezzora dovrà utilizzare un altro "slot" per sostituire Gagliolo con Pezzella); dopo 16' vede la sua difesa schierata più o meno immobile quando Ilicic inventa un assist che Muriel trasforma con un diagonale chirurgico nell'1-0. Ci si aspetta che l'Atalanta esondi e in effetti, via via, diventa padrona del ring. Ma le occasioni per raddoppiare non fioccano, anzi: il Parma viene schiacciato da una supremazia fisica che l'Atalanta trasforma in un governo del gioco costante, ma non in vere chance. Al di là di qualche tentativo di tiro di Ilicic, quasi sempre murato bene come Muriel, è solo Gosens, con una girata di testa su cross di Ilicic, che si avvicina (neanche tanto) al 2-0.

SECONDO TEMPO — Ma il gol che toglie ulteriori sicurezze al Parma arriva dopo soli 4' della ripresa, quando Pessina difese bene un pallone che Gosens rifinisce per Zapata: colombiano implacabile e partita ulteriormente in discesa. E chiusa 12' dopo da Gosens, su assist di Zapata, deviato da un difensore. Poco prima era stato De Roon a chiudere alla grande una pericolosa ripartenza di Mihaila, il più pericoloso dei suoi anche nel finale: l'unico a sfiorare il 3-1, evitato sul suo palo da Gollini. Nel frattempo Gasperini aveva potuto gestire con i cambi le energie in vista di Benevento, con il debutto di Maehle (che ha sfiorato il 4-0, evitato da Sepe) e anche il rientro dopo più di tre mesi di Caldara.

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L'Udinese agguanta il Bologna allo scadere: finisce 2-2



Tomiyasu e Svanberg (poi espulso) illudono Sinisa,
Arslan in pieno recupero salva i friulani dopo una ripresa all'attacco


Matteo Dalla Vite

Un colpo di Arslan - con l’Udinese che abitava l’area del Bologna da 40’ - permette alla squadra di Gotti di pareggiare nel recupero un match al quale la squadra di Mihajlovic si era aggrappata con le unghie e coi denti, vista l’inferiorità numerica decretata al 3’ della ripresa per l’espulsione di Svanberg. Dai e ridai, l’Udinese ha infilato il 2-2 finale che per il Bologna è il quinto pareggio di fila e per i friulani un brodino dopo le due sconfitte consecutive pre-Dall’Ara.

ASSENZE E 3 GOL — Mihajlovic abbandona all’ultimo momento l’idea di lasciare giù Barrow per far giocare Vignato: Musa c’è e l’attacco del Bologna è il solito. La squadra di Sinisa (che all’ultimo momento deve fare a meno in panchina del baby Ravaglia per “stato febbrile”, oltre a Sansone, Skorupski, Medel, De Silvestri, Santander, Mbaye, Denswil non convocato e Dominguez squalificato) arriva da quattro pareggi di fila e non vince dal 29 novembre, gara casalinga contro il Crotone. L’Udinese, anch’essa piena di acciaccati (Nuytinck, Okaka, Jajalo, Deulofeu e Pussetto) e che arriva da due sconfitte di fila, si presenta con Lasagna e Forestieri davanti e, soprattutto, con l’assicurazione da parte del dt Marino che in caso di ko Gotti non rischia nulla. L’inizio è più del Bologna che dell'Udinese, abbarbicata ad una velocità media dei 15 orari: Orsolini ha un’occasione subito (lancio di Svanbrg, colpo di sinistro alto) e poi proprio l’ala destra batte la punizione sulla quale si avventa Tomiyasu per il secondo gol stagionale e l’1-0 momentaneo. Gotti capisce che qualcosa non va, cambia Forestieri con Nestorovski ed evidentemente la sostituzione ha il poter di mettere in confusione il Bologna: passa un minuto e un cross dalla destra di Lasagna arriva a De Paul, Da Costa ribatte ma in piena area Pereyra irrompe ed è 1-1. Brutto colpo del Bologna, che fino a quel momento aveva giocato fluido, liscio, certamente meglio e con maggior dinamismo. La superiorità di idee ha lo sbocco quando Palacio scappa a Samir e mette in mezzo un pallone che Barrow appoggia a Svanberg per il 2-1: tutto regolare, così come meritato è il vantaggio casalingo.

DI TUTTO E IL PALO — La ripresa, in cui succede di tutto, viene subito influenzata dall’espulsione di Svanberg, già ammonito: su una apertura di Dijks, lo svedese arriva lungo, colpisce Nestorovski e viene cacciato da Ayroldi, arbitro che durante la gara non ha convinto appieno. Da quel momento, l’Udinese cambia i suoi uomini e comincia ad abitare nell’area del Bologna: Da De Paul, a Pereyra a Lasagna fino al palo di Mandragora, i friulani arrivano a creare qualcosa che li possa portare almeno al pareggio. Mihajlovic ne cambia cinque (di uomini) mutando ben tre moduli per cercare di resistere: quando Arslan riceve palla su errore di Soriano e decide di scoccare un tiro dal limite, ecco che Da Costa (bravo in precedenza, tranne che sull’1-1) viene spiazzato dalla deviazione di Hickey. E’ 2-2 finale, il Bologna ha provato a resistere e l’Udinese (con fortuna ma anche insistenza) ha meritato un pari che smuove ma non troppo.

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06/01/2021 18:13
 
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Doppio Borja Mayoral e Mkhitaryan:
Crotone al tappeto, Roma a -3 dal 2° posto

Tutto facile per i giallorossi che domenica all'Olimpico
potrebbero agganciare l'Inter al secondo posto in classifica.
Di Golemic il gol dei calabresi ultimi in classifica


Andrea Pugliese


Altro giro, altra vittoria. Il modo migliore di preparare l’assalto al secondo posto dell’Inter domenica prossima la Roma se lo costruisce a Crotone, con una vittoria (3-1) costruita interamente nel primo tempo. Fonseca arriva in extremis, ma la sue scelte nel turnover sono corrette, con Borja Mayoral che è l’uomo che marchia a fuoco la partita e la coppia di centrocampo (Cristante-Villar) che gioca una partita speciale per forma e contenuti.

Nel Crotone invece i soliti tanti problemi legati ai tanti squilibri difensivi ed agli errori individuali. Pereira e Simy sbagliano tutto ciò che c’è da sbagliare, ma è soprattutto nei meccanismi difensivi che Stroppa deve trovare subito dei correttivi. Il gol di Golemic ha regalato un pizzico di cattiveria in più, ma per salvarsi ai calabresi serve più sostanza e meno ricerca dell’estetica.

SUPER BORJA — Stroppa e Fonseca cambiano tre pedine a testa rispetto a domenica scorsa: per i calabresi dentro Magallan, Cuomo e Simy per Marrone, Luperto e Riviere, per i giallorossi in campo Cristante, Carles Perez e Borja Mayoral al posto di Veretout, Pellegrini e Dzeko. La differenza è però tutta nella qualità dei singoli, c’è troppa differenza in campo nelle sfumature, ma anche nei dettagli. Da una parte quando c’è da far male lo si fa, dall’altra nelle occasioni importanti c’è sempre un errore di troppo (stop o passaggio) che fa saltare tutto. Così la Roma si ritrova già avanti dopo appena 8 minuti di gioco, con Borja Mayoral che di piatto insacca da due passi un bell’assist di Mkhitaryan. Messias prova ad animare i suoi svariando tra le linee, Simy ha un paio di buone occasioni ma le spreca malamente. In più il centravanti nigeriano al 29’ cincischia anche male a centrocampo, Cristante gli ruba palla e serve Borja Mayoral, per un eurogol da 20 metri. Sul 2-0 il Crotone è in ginocchio e poco dopo subisce anche la terza rete su rigore di Mkhitaryan (concesso per fallo di Gomelic su uno scatenato Mayoral). Stroppa si sgola e dispensa ordini, ma i principi di gioco del suo Crotone sono spesso tutti sballati. A cominciare proprio dall’equilibrio nella fase difensiva, assolutamente approssimativa.

SUSSULTI E GOL — Le mosse di Stroppa per provare a rientrare sono prima Vulic per Pereira (con Molina spostato in fascia) e poi Riviere per Eduardo (con Messias che va a fare un po’ il centrocampista e molto il trequartista). Ma i risultati restano scarsi, con poca fantasia e altrettanto poca qualità. Ad andare vicino al gol è infatti ancora alla Roma con l’ennesima invenzione di Cristante in verticale per Pellegrini (appena entrato), ma Cordaz è bravo a dire di no. Intorno a metà ripresa però il Crotone ha un sussulto: prima con Messias che di testa impegna Pau Lopez, poi Golemic che sul susseguente angolo infila lo spagnolo ancora di testa. Il gol regala un pizzico di coraggio in più ai padroni di casa, con Simy e Reca che sprecano anche buoni occasioni per rifarsi sotto. Fonseca corre allora ai ripari e mette dentro per Veretout per dare più densità al centrocampo, poi nel finale spazio anche a Dzeko. Un erroraccio in disimpegno di Mancini regala a Simy l’occasione per il 3-2, ma a salvare la Roma è Bruno Peres, che respinge sulla linea il piattone del nigeriano. Finisce così, con i giallorossi che difendono il terzo posto e il Crotone ancora solitario in fondo alla classifica.

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Lazio cinica: Caicedo e Immobile stendono una bella Fiorentina

Decidono le reti dell’ecuadoriano al 6’ e di Ciro al 75’.
Ai viola non basta il rigore di Vlahovic all’88’


Stefano Cieri


La Lazio torna al successo, ma resta convalescente. La Fiorentina invece, dopo le avvisaglie dello 0-0 col Bologna, dimentica definitivamente la magia del successo allo Stadium sulla Juve e ripiomba nelle vecchie paure. Le stesse che condizionano un po’ tutta la gara della formazione di Prandelli. Che va subito sotto per mano di Caicedo (che i Viola stanno trattando) e poi è incapace di reagire con personalità se non dopo il gol del 2-0. La Lazio ottiene invece la classica vittoria di una squadra in difficoltà. Sfrutta al massimo la grande ispirazione di Luis Alberto e la freddezza dei suoi attaccanti Caicedo e Immobile. Ma per il resto conferma di non attraversare un grande momento. I tre punti conquistati servono per il morale e per la classifica.

SBLOCCA CAICEDO — Al primo affondo la Lazio è già in gol. E’ Luis Alberto ad impostare l’azione sulla trequarti per poi scaricare su Acerbi il cui cross dalla sinistra trova la testa di Lazzari che serve Caicedo: girata al volo dell’ecuadoriano e gol. Sul vantaggio fulmineo la Lazio imposta la sua gara, fatta di attesa, baricentro basso e ripartenze veloci per sorprendere la Fiorentina. Su una di queste, grazie ad una superba azione di Luis Alberto, la squadra di casa trova anche il raddoppio con Immobile, che viene però annullato dal Var per un fuorigioco millimetrico. Ci prova anche Milinkovic con un tiro dalla distanza, mentre in altre circostanze alla formazione di Inzaghi manca l’ultimo passaggio. La Fiorentina fa maggiore possesso, ma fatica a trovare sbocchi. Un paio di occasioni comunque la squadra viola le produce. Una con Vlahovic che impegna severamente il rientrante Strakosha ed un’altra con un colpo di tacco di Castrovilli, neutralizzato dal portiere della Lazio. Prima dell’intervallo Prandelli perde Ribery che si ferma per un problema muscolare. Al suo posto entra Eysseric.

TUTTO NEL FINALE — Inzaghi fa il primo cambio all’inizio della ripresa. Toglie l’affaticato (e ammonito) Luiz Felipe e inserisce Patric. Successivamente il tecnico biancoceleste manderà in campo anche Akpa Akpro, Cataldi, Radu e Muriqi (per Caicedo, Escalante, Lazzari e Immobile). Nel corso della ripresa Prandelli utilizzerà Callejon, Lirola e Kouame (per Venuti, Quarta e Bonaventura). Il copione della partita non cambia. Lazio guardinga, attenta più a non scoprirsi troppo che a proporre calcio. Ma sempre pronta a cogliere l’attimo. Quello giusto arriva alla mezzora. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Luis Alberto e non trattenuto da Dragowski irrompe Immobile che la butta dentro. Sembra finita e invece no. Perché nel quarto d’ora finale la Lazio tira troppo presto i remi in barca e la Fiorentina, una volta che non ha più niente da perdere, fa vedere le cose migliori. Sfiora il gol con Vlahovic (bene Strakosha) e poi con Castrovilli (salvataggio decisivo di Milinkovic) e infine trova la rete che riapre la gara con Vlahovic dagli 11 metri (rigore decretato per fallo di Hoedt sullo stesso Vlahovic). Troppo tardi per arrivare al pareggio, ma abbastanza per acuire i rimpianti di Prandelli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2021 18:20
 
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Inter punita dagli ex Candreva e Keita:
fallita la prova del 9 e la Samp vince 2-1



I nerazzurri si fermano dopo 8 vittorie di fila. Sullo 0-0 Sanchez si è fatto parare un rigore, inutile il gol di De Vrij e il
forcing nerazzurro della ripresa: insuperabile il portiere blucerchiato


Davide Stoppini

Altro che operazione sorpasso. L’Inter cade a Genova contro la Samp sotto i colpi degli ex Candreva e Keita, che firmano il 2-1 finale. Inutile per i nerazzurri il gol nella ripresa di De Vrij, come pure l’ingresso in campo di un Lukaku a mezzo servizio. Conte si ferma dunque a otto vittorie consecutive e in classifica vede avvicinarsi alle spalle la Roma, ora a meno tre (e domenica all’Olimpico c’è proprio Roma-Inter).

PRIMO TEMPO — L’undici di Conte è quello annunciato, Ranieri lancia al debutto da titolare Keita e rinuncia sia a Ramirez sia a Quagliarella, lasciando a Damsgaard il compito di assistere l’unica punta. Succede subito di tutto, il protagonista è l’arbitro Valeri con il Var. All’8’ l’Inter va vicina al vantaggio con Young, con Audero bravo a deviare in angolo. Sul corner Skriniar sfiora il palo con una girata, ma il Var richiama Valeri: pescata una mano di Thorsby in area, dal dischetto va Sanchez che però si fa respingere il destro da Audero, poi Young a botta sicura per il tap-in centra la traversa. Dall’altra parte - è il 15’ - Tonelli pareggia il contro delle traverse, dopo un colpo di testa su corner. Due minuti più tardi, al 17’, Valeri concede un rigore alla Samp per un fallo di mano di Lautaro, ma il Var corregge ancora la decisione: punizione dal limite, che Candreva si vede respinta. Ancora Valeri, ancora Var: minuto 23, l’arbitro viene richiamato per un fallo di mano di Barella non visto. E dagli undici metri Candreva firma gol dell’ex e il vantaggio. L’Inter prova ad alzare ancora di più il ritmo, ma da qui in avanti la Samp controlla meglio il campo. Al 38’ una gran giocata di Damsgaard sulla sinistra fa da apriscatole al raddoppio: il cross basso del danese è girato a centro area da Keita per il raddoppio, oltre che per il secondo gol dell’ex. Conte richiama i suoi, che nel finale di primo tempo sfiorano la rete prima con Sanchez - troppo morbido il suo destro appena entrato in area - e poi con un girata di testa di Lautaro.

SECONDO TEMPO — Conte cambia subito: fuori Young, dentro Perisic. Si riparte (sotto il diluvio) come si era finito: altro colpo di testa di Lautaro, palla di poco a lato. L’Inter a ritmi altissimi, nel tentativo di riaprire la partita. L’occasione è sulla testa di Sanchez, al 6’, dopo una bella assistenza di Hakimi, ma il colpo di testa del cileno è largo oltre che debole. Nerazzurri sbilanciati, la Samp sfiora il tris: contropiede da Damsgaard a Candreva, palla per Jantko la cui conclusione viene respinta da Handanovic. Dall’altra parte, a 10’, mentre comincia a scaldarsi Lukaku, ancora una girata imprecisa di Lautaro a pochi metri da Audero. Eccolo, il momento di Lukaku: il belga dentro al 18’, al posto di Gagliardini, con Sanchez che diventa trequartista. E due minuti dopo, su angolo, De Vrij trova la deviazione per l’1-2. Contromossa di Ranieri: minuto 23, dentro Bereszynski per Tonelli, Yoshida passa a fare il centrale. Conte gioca invece la carta Eriksen: il danese subentra al 25’ al posto di Sanchez. Ancora un doppio cambio Samp: al 29’ ecco Leris e Askildsen per Silva (infortunato) e Jankto. Si gioca a una porta sola, la Samp non riparte più. Al 34’ ci prova Lautaro, con un’azione personale: Audero respinge in angolo il destro dell’argentino. Conte gioca anche le ultime due carte: D’Ambrosio e Vidal per Skriniar e Barella. Samp in trincea, l’Inter colleziona angoli: su uno di questi, al 38’, Perisic spedisce alto. Rush finale, Valeri concede cinque minuti di recupero. D’Ambrosio esce per un brutto colpo al ginocchio, in mischia Bastoni ha la chance del pareggio. E’ l’ultima azione, l’Inter si ferma a otto vittorie di fila, esulta la Samp.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2021 18:25
 
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