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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Lukaku abbatte la Lazio: l'Inter sorpassa il Milan ed è sola in vetta



Doppietta del belga che poi manda in gol Lautaro.
Conte a 50 punti, Pioli a -1: sarà super derby


Francesco Fontana

Sorpasso compiuto nel segno del solito, determinante gigante: l’Inter approfitta del k.o. del Milan a La Spezia e mette la freccia in classifica grazie a Lukaku, man of the match con il rigore realizzato al 22’ e il destro al 46’ che decide i conti contro la Lazio.

È una vittoria pesantissima per Conte che sale così a 50 punti, a +1 su Pioli (è già da brividi il face to face di domenica prossima). Inzaghi, invece, si ferma dopo sei successi consecutivi in Serie A non approfittando della sconfitta della Juventus al Maradona e rimane così a quota 40 (come Napoli e Atalanta), a due lunghezze proprio dai bianconeri.

IN CAMPO I TRE DIFFIDATI — Conte non pensa al Milan e lancia dal 1’ Bastoni, Barella e Brozovic (tutti diffidati), i due ballottaggi vengono vinti da Eriksen e Perisic con Gagliardini e Young che vanno in panchina (Vidal out per infortunio). Per il resto nessuna sorpresa con Handanovic - alla presenza numero 500 in Serie A - in porta, difesa e centrocampo completati da Skriniar, De Vrij e Hakimi. In attacco, accanto a Lukaku, c’è Lautaro e non Sanchez. In casa Lazio spazio per Patric, Acerbi e Hoedt davanti a Reina. In mediana ci sono Lazzari, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto e Marusic con Immobile-Correa coppia offensiva. Arbitra Fabbri di Ravenna.

GIALLO HOEDT, ROM-GOL — Si parte sotto lo sguardo del c.t. azzurro Mancini, presente in tribuna al Meazza. Nei primi 10’ è la Lazio che cerca di fare la partita, senza però creare brividi ad Handanovic (per lo sloveno giusto un’uscita in tackle su Immobile al 13’). Ne prova qualcuno Reina al 12’, quando Lautaro raccoglie lo stop-assist di Perisic e con il destro va vicino al gol: palla fuori alla sinistra del portiere spagnolo. Al 20’ la prima svolta della sfida: Lukaku lancia il Toro verso la porta biancoceleste, Hoedt è in ritardo e in scivolata, cercando il recupero della vita, stende l’argentino. Per Fabbri non ci sono dubbi (rigore e ammonizione) e dopo 2’ - tra proteste e Var - Romelu spiazza Reina: 1-0 e Inter avanti. Il bomber viene ammonito poco dopo per un braccio troppo largo, nel tentativo di difendere palla da Leiva. I minuti passano, la Lazio fatica a sfondare e solo Immobile scalda i guantoni di Handanovic (tiro dal limite al 37’ bloccato dal capitano nerazzurro). Il match sembra indirizzato e l’Inter raddoppia al 46’: Brozovic in spaccata fa carambolare la palla sulla gamba di Lazzari, Romelu è un killer e, senza pensarci un secondo, con il destro segna la rete numero 300 tra club e nazionale maggiore (non c’è offside, Patric lo tiene in gioco). Il primo tempo, in sostanza, si chiude qui (3’ di recupero). Si va negli spogliatori, tè caldo per tutti.


MILINKOVIC, MA C’È IL TORO — Conte conferma l’undici di partenza, nell’intervallo Inzaghi ne cambia due: dentro Parolo ed Escalante, fuori l’ammonito Hoedt e Leiva. Il primo squillo della ripresa è biancoceleste: botta di Marusic al 54’, palla alta. Anche Acerbi, poco dopo, crea pericoli ma il copione è lo stesso: destro sopra la traversa da ottima posizione. La partita è bellissima, il ritmo è alto e i contropiedi iniziano a pesare: Lukaku corre palla al piede verso Reina e serve Hakimi dall’altra parte, ma la conclusione del marocchino viene annullata da una grandissima chiusura di Parolo (alla Nesta). Applausi. Altro cambio-campo, lo stesso Hakimi - poi ammonito - stende Lazzari quasi al limite e per Milinkovic la punizione è di quelle belle: rincorsa del centrocampista, è di Escalante la deviazione che beffa e spiazza Handanovic (la Lega Serie A ha poi assegnato la rete al serbo). Si riapre la gara al 61’, ma per i biancocelesti è solo un’illusione perché è sempre Lukaku l’uomo in grado di cambiare la partita. Passano 3’ e Brozovic lancia il belga, strepitoso nel portare a spasso Parolo per poi servire Lautaro, che non può sbagliare da due passi a porta vuota: 3-1 e l’Inter vede i tre punti che, alla fine, conquista meritamente. Il tris del Toro è una mazzata, la Lazio non punge nei restanti 26’ e Conte può esultare. Ora Milano aspetta il derby di domenica prossima, Inzaghi spera che la Sampdoria possa restituire vittoria e sorriso in vista della super sfida di Champions League del 23 febbraio, in casa contro il super Bayern Monaco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/02/2021 00:15
 
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Dimarco è un treno, Barak una sentenza:
rimonta Verona, Parma sempre più giù

Emiliani avanti col rigore di Kucka dopo 8', ma una conclusione (deviata da Grassi) dell'esterno,
migliore in campo, e l'ex Udinese (gol numero 1000 in serie A per il Verona) ribaltano la partita




Non smette di stupire il Verona di Ivan Juric, più che mai candidato alla Panchina d'oro. I veneti, privi di due giocatori fondamentali come Faraoni e Zaccagni, battono 2-1 in rimonta un Parma sempre più nei guai. Agli emiliani non è bastata una grande partenza, premiata dal gol su rigore di Kucka. Il Verona ha ristabilito subito la parità con una conclusione di un devastante Dimarco deviata in maniera decisiva da Grassi nella propria porta, poi nella ripresa ha deciso il colpo di testa di Barak su corner, indovinate un po', di Dimarco. Giocata da tre punti e a suo modo storica: è il gol numero 1000 segnato dall'Hellas in serie A.

LA PARTITA — "Abbiamo perso un po' del nostro Dna" aveva detto D'Aversa, richiamato per cercare l'impresa-salvezza dopo la negativa gestione Liverani, nel prepartita. E la squadra è parsa viva sul piano mentale, anche se poco incline alla reazione. La maggior tranquillità e qualità del Verona, una delle migliori squadre della serie A come organizzazione difensiva, sono emerse alla distanza: il Parma non ha più disturbato Silvestri se non con qualche mischia nel finale, mentre Sepe è stato più volte decisivo. Lasagna è stato prezioso per i compagni, Barak ha colpito per la quinta volta in campionato, raggiungendo l'altro trequartista Zaccagni come miglior marcatore della squadra. Bene anche Bessa, entrato subito in partita al posto dell'infortunato Colley. Il Parma ha anche confermato una preoccupante sterilità offensiva: solo generoso Cornelius, in fase calante Gervinho, acerbo Zirkzee. Vero che la salvezza dista solo quattro punti, ma quella di D'Aversa sembra tutto tranne che una squadra in salute.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/02/2021 23:41
 
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SERIE A 2020/2021 22ª Giornata (3ª di Ritorno)

12/02/2021
Bologna - Benevento 1-1
13/02/2021
Torino - Genoa 0-0
Napoli - Juventus 1-0
Spezia - Milan 2-0
14/02/2021
Roma - Udinese 3-0
Cagliari - Atalanta 0-1
Sampdoria - Fiorentina 2-1
Crotone - Sassuolo 1-2
Inter - Lazio 3-1
15/02/2021
Verona - Parma 2-1

Classifica
1) Inter punti 50;
2) Milan punti 43;
3) Roma punti 43;
4) Juventus(**) punti 42;
5) Napoli(**), Atalanta e Lazio punti 40;
8) Sassuolo punti 34;
9) Verona punti 33;
10) Sampdoria punti 30;
11) Genoa punti 25;
12) Bologna, Spezia, Udinese e Benevento punti 24;
16) Fiorentina punti 22;
17) Torino punti 17;
18) Cagliari punti 15;
19) Parma punti 13;
20) Crotone punti 12.

(gazzetta.it)

(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
15/02/2021 23:41
 
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Vlahovic, Castrovilli ed Eysseric: la Fiorentina smonta lo Spezia



Dopo un primo tempo anonimo, la Viola schiaccia la squadra di Italiano con tre gol


Giovanni Sardelli

Boccata d'ossigeno niente male per la Fiorentina che soffre nel primo tempo, domina nel secondo e batte lo Spezia grazie ai propri due migliori talenti. Vlahovic, al nono centro in questo campionato, e Castrovilli. Con il contributo prezioso di un insospettabile, Eysseric. La squadra di Italiano gioca un gran primo tempo, ma allo Spezia è mancato tremendamente un terminale offensivo in grado di trasformare in oro davanti alla porta le trame di gioco. La Fiorentina, pur senza Ribery, nella ripresa dopo aver immediatamente trovato il vantaggio si è divertita a fare a fette la difesa avversaria. Meritando la vittoria.

MEGLIO LO SPEZIA — Chi pensava a uno Spezia inizialmente appagato dopo la vittoria col Milan sbagliava previsione. La squadra di Italiano gioca con concentrazione e qualità appoggiandosi su Agudelo per poi aprire sugli esterni. Trame sicure e gioco piacevole, con la Fiorentina in grande difficoltà a trovare le misure. Dopo pochi minuti grande spavento per Marchizza dopo un contrasto aereo con Kouame. Il difensore ha perso conoscenza per qualche istante. Tornato vigile è stato trasportato in ospedale a scopo precauzionale. Per vedere il primo tiro viola si deve attendere il minuto 26, con il sinistro di Biraghi respinto. Lo Spezia con sicurezza arriva bene negli ultimi venti metri, salvo poi perdersi dove conta di più e non riuscire a impensierire Dragowski. Anche Prandelli è costretto ad un cambio nel primo tempo con un problema dietro al polpaccio sinistro per Bonaventura. Dentro Castrovilli, rivelatosi poi decisivo.

SUPER VIOLA — Nella ripresa la Fiorentina passa subito. Castrovilli effettua il cross con il pallone nei pressi della linea, Vlahovic deposita in rete. L'assistente di Calvarese segnala che il pallone è uscito, il Var lo corregge e il gol viene convalidato. Ottavo centro nelle ultime dodici partite, nono di questo campionato. Prandelli sostituisce Amrabat (già ammonito) con Borja Valero, con il marocchino che non la prende benissimo. Due minuti e la Fiorentina sfiora il raddoppio con Eysseric lanciato da Vlahovic, bravo Provedel in uscita. Italiano risponde con Verde, Leo Sena e Galabinov per Agudelo, Maggiore e Saponara. Ma la Viola segna ancora: tiro respinto di Eysseric, Castrovilli è il primo ad arrivare e di sinistro mette dentro il raddoppio. Al 75' ancora Vlahovic chiama al miracolo Provedel dopo un servizio del solito Castrovilli. Lo Spezia crolla, un errore difensivo clamoroso libera Vlahovic che davanti al portiere consegna ad Eysseric la gioia del pallone del 3-0. Vince la Fiorentina e sgasa in classifica, considerando che con questi tre punti i viola superano proprio lo Spezia oltre a Udinese, Benevento e Bologna raggiungendo il Genoa.

SUPER VIOLA — Nella ripresa la Fiorentina passa subito. Castrovilli effettua il cross con il pallone nei pressi della linea, Vlahovic deposita in rete. L'assistente di Calvarese segnala che il pallone è uscito, il Var lo corregge e il gol viene convalidato. Ottavo centro nelle ultime dodici partite, nono di questo campionato. Prandelli sostituisce Amrabat (già ammonito) con Borja Valero, con il marocchino che non la prende benissimo. Due minuti e la Fiorentina sfiora il raddoppio con Eysseric lanciato da Vlahovic, bravo Provedel in uscita. Italiano risponde con Verde, Leo Sena e Galabinov per Agudelo, Maggiore e Saponara. Ma la Viola segna ancora: tiro respinto di Eysseric, Castrovilli è il primo ad arrivare e di sinistro mette dentro il raddoppio. Al 75' ancora Vlahovic chiama al miracolo Provedel dopo un servizio del solito Castrovilli. Lo Spezia crolla, un errore difensivo clamoroso libera Vlahovic che davanti al portiere consegna ad Eysseric la gioia del pallone del 3-0. Vince la Fiorentina e sgasa in classifica, considerando che con questi tre punti i viola superano proprio lo Spezia oltre a Udinese, Benevento e Bologna raggiungendo il Genoa.

Fonte:Gazzetta dello Sport
20/02/2021 00:55
 
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Il Cagliari non punge, Bremer sì:
colpaccio Toro, Di Francesco traballa

Un colpo di testa del difensore al 76’ decide una partita molto intensa e poco spettacolare.
Granata in controllo, sardi generosi ma poco pericolosi


Nicola Cecere


Un colpo di testa di Bremer a 14’ dal novantesimo rilancia il Toro e affossa il Cagliari: la panchina di Di Francesco ora è a forte rischio. Il colpaccio granata viene legittimato dalla paratissima di Cragno su Belotti a 6’ dalla fine laddove i sardi non riescono a impensierire Sirigu nonostante l’ingresso dei carrarmati Cerri e Pavoletti per un 4–2-3-1 che diventa spesso un 4-2-4. Anzi è sempre Cragno in chiusura a impedire a Rincon il 2-0. Punizione che sarebbe stata decisamente eccessiva. E’ stata un battaglia, e il Toro ha saputo condurla con grande temperamento. I giocatori di casa sono usciti dal campo avviliti, la botta è stata in effetti tremenda. Ma c’è poco da recriminare, Sirigu ha dovuto neutralizzare soltanto una girata di testa di Joao Pedro al 13’ s.t., per cui al di là di una insistita offensiva, peraltro rintuzzata colpo su colpo, la squadra di casa non è riuscita ad andare. Questo anche perché la prestazione della difesa granata è stata encomiabile. Bremer su tutti, ma pure Nkoulou e Izzo non hanno fatto passare nemmeno i sospiri degli avversari. Davide Nicola può quindi essere orgoglioso del carattere che ha saputo trasmettere ai suoi: primo successo della nuova gestione dopo quattro pareggi.

IN BILICO — Per Di Francesco si fa durissima. Le prime voci del dopo partita, tutte da confermare, parlano di una notte di confronto e riflessioni tra il tecnico e la società. Il presidente Giulini deve decidere se cambiare guida o confermare la fiducia all’attuale tecnico. E vista la parabola declinante del Cagliari si tratta di una decisione molto difficile.

LA PARTITA — Cagliari-Torino si accende dopo 30’ di sterile battaglia a centrocampo, con gli attaccanti di entrambe le formazioni costretti spalle alla porta e quindi con i difensori in costante vantaggio nella lettura delle traiettorie di passaggi peraltro poco precisi. E’ il Cagliari a imprimere una sterzata quando i suoi centrocampisti, Nainggolan in testa, riescono a controllare meglio il pallone in modo da farlo viaggiare rasoterra. Due aperture consecutive per lo sgusciante Simeone vengono disinnescate in extremis da Nkoulou e Bremer (31’). Ma i sardi insistono con l’altro motorino, Marin, che va al tiro: alto. Il Toro replica con Mandragora da posizione defilata (esterno rete) e Joao Pedro svirgola la girata al volo in mezzo all’area, finché al 44’ l’esterno Lykogiannis mette dalla fascia un tiro-cross sul quale Sirigu deve esibirsi in tuffo per respingere. Di Francesco ha organizzato la sua squadra in maniera di difendere con cinque uomini e, grazie al movimento continuo sulle fasce di Lykogiannis e Zappa, attaccare con quattro centrocampisti più Nainggolan in posizione di trequartista. Di conseguenza Joao Pedro agisce da punta pura, mentre Simeone tende ad allargarsi a destra in maniera da offrire al Ninja l’opzione della percussione centrale. Mandragora, che ha un passo diverso, accusa due o tre volte il dinamismo dell’avversario, che alla vigilia veniva dato in dubbio causa sofferenza muscolare. Alla distanza, infatti, Nainggolan si spegne. E dinanzi a un avversaro diventato via via meno concreto, il Toro rimette la testa fuor dal guscio, guadagna campo, costringe i difensori avversari a respinte sempre più approssimative. Finché dal primo calcio d’angolo granata, Mandragora trova la parabola giusta per esaltare le doti in elevazione di Bremer, che si avvita anticipando Godin e gira imparabilmente nell’angolino. Il gol ha l’effetto di un tiro da tre punti del basket sulla sirena: il Toro può rifiatare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2021 00:59
 
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Gioiello di Luis Alberto: la Lazio adesso è terza



Basta un grande gol dello spagnolo per sconfiggere la squadra di Ranieri.
È terzo posto momentaneo, agganciata la Roma


Nicola Berardino

La Lazio si rimette in corsa dopo lo stop con l'Inter e contro la Sampdoria intasca i tre punti per rinfrescare i progetti d'alta classifica e per ricaricarsi verso l'andata degli ottavi di Champions di martedì col Bayern. Decide un gol d’autore di Luis Alberto al 24' del primo tempo. Poi la formazione di Inzaghi sciupa molto e deve soffrire parecchio fino all’ultimo per incassare la vittoria anche perché la Sampdoria crede sino alla fine nella possibilità di rientrare in partita.

AVANTI COL MAGO — Oltre agli infortunati Luiz Felipe e Radu (operato giovedì per un'ernia), Inzaghi deve fare a meno degli squalificati Hoedt e Lazzari. In difesa, entra sulla sinistra Musacchio, così Acerbi può riprendere il suo ruolo di centrale. Novità pure sugli esterni: Marusic si sposta sulla destra e sull’altra corsia torna titolare capitan Lulic dopo 381 giorni e tre operazioni alla caviglia. Rispetto alla vittoria con la Fiorentina, Ranieri ritocca modulo e formazione. Spazio al 3-4-1-2. In difesa Ferrari viene preferito a Bereszynski. A metà campo si rivedono dal via l’ex Candreva ed Ekdal (Thorsby non recupera). In avanti, c'è Quagliarella al fianco di Keita, l'altro ex biancoceleste. Avvio arrembante della Lazio, ma la Sampdoria è molto compatta in copertura. Si gioca a tutto campo, a buon ritmo. Al 23' Audero devia in angolo una conclusione di Luis Alberto dopo una combinazione con Correa. Un minuto dopo il portiere della Sampdoria non ha scampo su un'azione in velocità della Lazio finalizzata ancora dal Mago spagnolo su prezioso assist di Milinkovic. Settimo gol in campionato per Luis Alberto, che poco dopo cerca ancora il gol con un pallonetto sventato all’ultimo da Audero. La Lazio non rallenta. Immobile da posizione favorevole in girata calcia alto. Keita impegna di testa Reina, ma l'azione viene invalidata per un fallo precedente del senegalese su Marusic. Al 32' Audero si oppone a Immobile e Yoshida fa muro su Correa. Ci prova pure Marusic, altra parata del numero uno doriano. Cincischia Acerbi, brividi della Lazio, tuttavia Quagliarella non inquadra la porta. Deviata sopra la traversa dalla barriera una punizione liftata di Milinkovic. Le ripartenze della Samp si sviluppano soprattutto con i guizzi di Candreva sulla destra. Finale di tempo con la squadra di Ranieri all'attacco però i biancocelesti presidiano bene l'area.

PORTE BLINDATE — Dopo l'intervallo, Ranieri sostituisce Ramirez e Yoshida con Jankto e Bereszynski, ripristinando il 4-4-2. Lazio abile e decisa in fase di impostazione, ma frenetica all'ultimo tocco. Al 9' va a lato un colpo di testa di Quagliarella, innescato da Augello. Inzaghi avvia i cambi: Fares e Akpa Akpro per Lulic e Correa. Così Luis Alberto avanza nella trequarti. Rischia la Lazio: devia Reina in uscita, ma Jankto non centra la porta. Al 18' escono Luis Alberto e Leiva per far posto a Escalante e Muriqi. Turnover anche verso la gara col Bayern. Preme la Lazio a caccia del raddoppio: su traversone di Marusic, Muriqi manca l'aggancio, sciupando da buonissima posizione. Al 22' Keita viene rilevato da Damsgaard per rimpolpare la trequarti. Si sgancia la Samp, la Lazio si copre per recuperare energie. I biancocelesti puntano sulle ripartenze per rafforzare il vantaggio. Al 36' Ranieri si gioca la carta Torregrossa (out Candreva) per potenziare la prima linea. Insiste la Samp, Lazio affaticata. Al 41' Caicedo rileva Immobile. Biancocelesti in trincea a difendere il gol di Luis Alberto. Proteste doriane per un mani di Milinkovic. Finale ad alta tensione. Quattro minuti di recupero che poi diventano cinque. Milinkovc sbuca in area, preferisce servire Muriqi che però viene anticipato da Colley. Ultimo assalto con una punizione di Quagliarella ribattuta dalla barriera. E Inzaghi può festeggiare la centesima vittoria in A sulla panchina della Lazio aspettando la supersfida dell’Olimpico col Bayern.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2021 23:51
 
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Il Genoa non muore mai: in dieci contro il Verona fa 2-2 al 94'!



Non basta ai veneti andare due volte in vantaggio: nel recupero il gol del definitivo pari è di Badelj.
Liguri con un uomo in meno dal 77' per l'infortunio di Pellegrini


Filippo Grimaldi

Juric, che beffa. Il Genoa agguanta un clamoroso pareggio contro il Verona (2-2 il finale) al 49’ della ripresa con Badelj, dopo una gara complicata e conclusa dai rossoblù con gli ultimi diciannove minuti in inferiorità numerica per l’infortunio di Pellegrini, che ha lasciato i compagni in inferiorità numerica nel complicato finale. La squadra di Ballardini centra il settimo risultato utile consecutivo e arriva a diciannove punti raccolti nelle prime dieci partite della gestione-Ballardini. Il sorprendente Verona dell’ex tecnico rossoblù interrompe la serie di tre k.o. esterni di fila e rinforza la sua classifica, anche se è colpevole di non avere sfruttato il maggior numero di occasioni create. Rossoblù a lungo sottotono nel primo tempo, meno efficaci delle ultime uscite e in difficoltà sino a quando i gialloblù sono riusciti a mantenere un pressing altissimo e il dominio sulle fasce.

DUE VELOCITÀ — Ballardini recupera Criscito in difesa e Badelj in regia, con Pjaca a far coppia in attacco con Destro. Juric, con Faraoni al rientro, conferma il consueto 3-4-2-1. Ritmi molto alti in avvio, Verona aggressivo sugli esterni (dove i padroni di casa faticano, specialmente sulla corsia di Czyborra), Genoa meno coraggioso del solito. Perché il Verona è rapido, ma sempre preciso nei passaggi, mentre la squadra di Ballardini si affida a lanci lunghi saltando la mediana, senza però mai sfruttare le seconde palle. Gara molto tattica, che viene sbloccata dagli ospiti al 17’: un errore di Czyborra su Barak permette al ceco di servire Ilic, bravissimo a battere a rete di sinistro. Un gol che dà ulteriore fiducia agli ospiti, colpevoli però di mancare un raddoppio già fatto (erroraccio di Lasagna) su un pallone messo in profondità da Gunter. L’attaccante calcia incredibilmente a lato sull’uscita di Perin a porta vuota. Ma il Genoa fatica, è ingolfato in attacco, perdendo così velocità e imprevedibilità. Pjaca (26’) spreca un diagonale colpendo fuori misura e dopo qualche scintilla Zaccagni-Radovanovic in seguito a un duro intervento di Lasagna su Criscito, la squadra di Ballardini alza il baricentro e riprende a spingere. Il Verona, pressato, si abbassa e prima dell’intervallo i rossoblù vanno vicini al pari con Zajc servito da Pjaca (47’).

SI CAMBIA — Ballardini nell’intervallo cambia il Genoa, passando al 4-3-1-2, con Pjaca alle spalle della coppia Destro-Shomurodov (fuori Zajc): proprio l’uzbeko (3’) firma il pari sfruttando un pallone perso da Cetin (subentrato a Lovato). Il pari rossoblù riaccende gli ospiti, vicinissimi due volte al raddoppio in appena trenta secondi, prima con il palo di Lasagna (7’) e subito dopo con il solito Barak, fuori di un soffio. Il Genoa soffre in mezzo e allora Ballardini rinuncia a Pjaca. Dentro Rovella, che gli dovrebbe garantire più velocità. Ma nulla possono gli uomini di Ballardini contro un Verona di nuovo prepotentemente padrone della mediana e in grado di produrre una spinta costante sul piano offensivo: così, al 16’, i gialloblù tornano avanti con Faraoni, freddo nell’esecuzione sfruttando la posizione di Perin fuori dai pali dopo un’uscita.

GRIFONE IN DIECI — Il numero uno genoano evita il terzo gol chiudendo su Zaccagni (18’), e con una squadra in evidente difficoltà Ballardini passa al 3-4-1-2, inserendo Scamacca e Pandev per Destro e Strootman. Ma Barak è inesauribile e Lasagna sempre pronto a colpire: i rossoblù tentano di arrivare al pari, ma rimasti in dieci pare un’impresa impossibile. Ballardini non s’arrende: passa al 4-3-2, e proprio all’ultimo assalto Tameze rinvia male e Badelj da fuori area beffa Silvestri e fa esplodere la panchina genoana.

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20/02/2021 23:55
 
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Il Sassuolo non abbatte il muro: il Bologna in 10 strappa il pareggio

Segna Soriano, poi rosso a Hickey con la Var e si gioca a una sola porta.
Caputo trova il gol, ma punto prezioso per la squadra di Mihajlovic


Andrea Tosi


Il derby d’Emilia fra club gemelli ma diversi per strategie societarie e risultati sportivi produce un pareggio che premia la resistenza del Bologna, costretto un’ora in inferiorità numerica, e brucia la foga del Sassuolo, incapace di tradurre in più di un gol la pressione della ripresa.

LA PARTITA — Il Sassuolo vuole proseguire nella rincorsa alla zona delle coppe, il Bologna cerca uno squillo per dissolvere i veleni di una settimana agitata che solo l’incontro tra Mihajlovic e i tifosi ha stemperato a più miti consigli. Il tecnico serbo fa tre cambi e cioè riporta il giovane Hickey sulla fascia sinistra (Dijks ai box per un risentimento muscolare), inaugura la coppia mediana Svanberg-Dominguez per la prima volta insieme dal primo minuto, loro che abitualmente si scambiano il posto di partner di Schouten in mediana. Invece stavolta è l’olandese a slittare in panchina e infine restituisce a Orsolini il suo ruolo di esterno destro d’attacco. E’ Caputo con un diagonale insidioso ma largo sul fondo ad aprire le ostilità ma è il Bologna a passare con opportunismo al 17’ sfruttando un’uscita sbagliata di Magnanelli che Barrow converte in un assist al centro per l’inserimento di Soriano, veloce ad anticipare Ferrari e a battere Consigli con un fendente sotto misura. Per il trequartista è il settimo sigillo stagionale, a un gol dal suo record di segnature in A. Il Sassuolo non accusa e reagisce subito rovesciandosi in attacco, si accendono molte mischie sul limite dell’area bolognese ma nessuno dei giocatori di De Zerbi riesce a trovare lo spiraglio buono per impensierire Skorupski. Al 34’ Hickey entra col piede a martello sulla caviglia destra di Muldur, lo scozzese sembra farla franca ma l’arbitro La Penna, richiamato dal Var, gli sventola il rosso diretto e così il Bologna si ritrova in 10. Mihajlovic si adegua inserendo De Silvestri per Svanberg, un cambio in emergenza che annuncia una notte di passione. Ma all’intervallo gli ospiti tengono il vantaggio dopo che Skorupski silenzia un rasoterra di Locatelli.

RIPRESA A SENSO UNICO — Nel secondo tempo il Sassuolo va all’assalto con Traorè in campo per Magnanelli. Il pari arriva presto. Djuricic cerca lo sfondamento, il suo tiro rimpallato da Danilo diventa un assist per il furbo Caputo che di sinistro non dà scampo a Skorupski. Ancora Caputo accende il gas e mette un pallone da spingere in porta per l’accorrente Traorè che viene anticipato da un intervento salvifico di Soumaoro. Ora il Sassuolo schiaccia il Bologna che può solo difendersi. Mihajlovic opera un triplice cambio: Schouten, Skov Olsen e Palacio per Sansone, Orsolini e Barrow. E’ ossigeno puro per il Bologna che riesce a respingere il forcing provando anche a giocare. Ma il Sassuolo non molla la presa, Skorupski si allunga bene su un colpo di testa di Marlon. C’è anche Defrel a spingere l’attacco di De Zerbi. Il Bologna tiene botta e prende il punto che voleva. Il Sassuolo poteva fare meglio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2021 23:58
 
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Parma, dal 2-0 al 2-2 con l'Udinese: la zona salvezza è più lontana



Nella ripresa Okaka e Nuytinck rispondono alle reti del primo tempo di Cornelius e Kucka su rigore.
D'Aversa manda in tribuna i "ribelli" Gervinho e Kurtic


Francesco Velluzzi

Il sogno del Parma di svoltare una stagione maledettamente complicata si infrange a 10 minuti dalla fine di una partita in cui il doppio vantaggio andava gestito sicuramente meglio. E invece finisce 2-2 con due testate di Okaka e Nuytinck e con lo scatenato De Paul che imperversa ne fa ammonire quattro e rimette a posto le cose. L’appuntamento con la vittoria per Roberto D’Aversa è ancora rimandato. Per lui due pareggi in sette partite, mentre la squadra non vince dal 30 novembre. E la situazione resta critica con soli 14 punti e il penultimo posto solitario. L’Udinese, invece, procede a piccoli passi verso il traguardo salvezza. Con i cambi raddrizza una partita nata malissimo con un approccio completamente sbagliato.

PRIMO TEMPO — D’Aversa lascia fuori Gervinho e Kurtic per scelta tecnica, dovuta più a motivi comportamentali. Un segnale chiaro ai naviganti. Al centro della difesa Bani e Gagliolo. Gotti, invece, nel riscaldamento, dee registrare la defezione dietro del brasiliano Samir. Che si arrende. Tocca a Bonifazi che avrebbe dovuto usufruire di un turno di riposo. E si vede. Perché dopo 2’50” Pezzella mette una palla stupenda da sinistra e Cornelius gli sale sopra, scacciando le critiche e segnando il primo gol in questo campionato. Il Parma davanti a Krause sembra avere il turbo, Karamoh va fino in fondo come una scheggia ma sul cross non arriva nessuno. L’Udinese si riorganizza, affidandosi come sempre a De Paul che Hernani segue molto da vicino.Brugman è costretto al giallo per fermarlo. Ma al 14’ ancora Cornelius devasta Bonifazi e solo il miracolo di Musso evita il raddoppio. Tre minuti dopo lo sciagurato Zeegellar si divora il pari, su cross di De Paul e spiazzata di Llorente. E’ tutto solo ma calcia alto. De Paul prende il comando delle operazioni, fa ammonire pure Cornelius. Poi è Zeegelaar che si becca il giallo che gli farà saltare la Fiorentina. Giallo anche per Bani, tradito da una splendida finta di Pereyra, ma al 31’ il Parma ringrazia ancora Bonifazi che regala una palla a centrocampo che innesca la ripartenza in cui Mihala risulta imprendibile per Becao che lo stende. Rigore ineccepibile (Il Parma ne ha reclamato anche uno per una spinta fisica di Walace su Karamoh) che Kucka trasforma portando a 5 il so bottino in campionato. L’Udinese non concretizza, Sepe non fa una parata, tiri fuori, sbilenchi, alti. Llorente non riesce mai a colpire. Colpisce, invece, Irrati nel finale di tempo che dopo un parapiglia tra Mihala e Becao ammonisce il romeno e il portiere Musso.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa Gotti lascia negli spogliatoi Walace e Becao e inserisce Nestorovski e Molina, arretrando Pereyra e schierandosi con un 3-5-2 puro. Ma è Kucka che calcia subito, a lato. Zeegelaar divora un’altra buona palla, ma l’Udinese comincia a prendere sempre più campo col Parma che si abbassa. De Paul fa ammonire pure il controllore Hernani e poco dopo Gotti toglie lo spento Llorente scegliendo l’usato sicuro Okaka che dopo 4’ riapre la partita. Magistrale invenzione di Don Rodrigo che gli mette il pallone facile per colpire. D’Aversa capisce che molti dei suoi non ne hanno più. Fuori Hernani e Karamoh, dentro Grassi e Man. Poi anche Cyprien per l’ottimo Brugman che, però, è stanchissimo. Altri cambi per coprirsi: Brunone Alves per Mihala e Laurini che deve sostituire l’infortunato Pezzella, bravissimo nel primo tempo. Ma dopo i cambi sulla punizione di Ouwejan (entrato per l’incomprensibile Zeegelaar) Nuytinck stacca proprio sopra il portoghese Alves e pareggia. Primo gol per l’olandese, pilastro della difesa. L’Udinese sullo slancio potrebbe anche vincerla ma Nestorovski manda fuori. Come Gagliolo che spreca un invito di Cornelius. Finisce pari con la delusione di Pereyra che becca il giallo che lo costringe a vedersi dalla tribuna la sfida con la Fiorentina. E col Parma che si dispera perché la salvezza ora è davvero difficile da raggiungere. Serve un colpo a La Spezia. Ma poi arriva l’Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/02/2021 23:57
 
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Lu-La da favola: l’Inter strapazza il Milan e va in fuga

Una doppietta di Lautaro e un gol di Lukaku piegano i rossoneri che scivolano a -4.
Un super Handanovic non permette al Diavolo di tornare in partita


Marco Pasotto


Se questo è davvero il ridimensionamento irrevocabile del super Milan e il decollo definitivo dell’Inter lo scopriremo presto. Di certo questo derby in cui i nerazzurri strapazzano 3-0 i cugini porta con sé segnali piuttosto chiari. Innanzitutto in termini di classifica, dove l’Inter si porta a +4 sul Milan. E’ Lu-La show: decidono una doppietta di Lautaro e un gol fantastico di Lukaku. Ma lo show è anche fra i pali perché l’Inter deve fare un monumento ad Handanovic, che a inizio ripresa (sull’1-0) si oppone tre volte da supereroe a Ibra e Tonali nel momento migliore del Milan. Al resto ci pensa l’attacco nerazzurro, decisamente più efficace e concreto rispetto a quello avversario. Pioli si è riaffidato ai fedelissimi (sette cambi rispetto all’Europa League), sebbene qualcuno sia ancora in fase di rodaggio dopo qualche sgradevole acciacco. E allora riecco Calabria e Kjaer in difesa, Kessie in mediana (con Tonali al posto dell’infortunato Bennacer), Saelemaekers e Calhanoglu sulla trequarti, e Ibra davanti. Anche Conte ha confermato le sensazioni della vigilia, senza sorprese nell’undici: Lu-La in attacco, mediana affidata a Barella, Brozovic ed Eriksen, carnefice rossonero nel derby di Coppa Italia preferito a Vidal.

DUELLI — Senz’altro meglio l’Inter in un primo tempo dove i nerazzurri hanno mostrato idee più chiare e un approccio decisamente più concreto. Per mezzora è stata una recita quasi a senso unico, se parliamo di pericoli portati agli avversari. Meno in termini di possesso palla, ma con una grande differenza: l’Inter è riuscita più di una volta ad arrivare in area con tre-quattro passaggi, il Milan ha giochicchiato per lo più orizzontalmente, senza riuscire ad alzare i ritmi e di conseguenza senza grandi possibilità di trovare l’imbucata centrale. Meglio l’Inter anche in tanti duelli, il che spiega tante cose. Lukaku su Romagnoli, Lautaro su Kjaer, Eriksen su Tonali, Barella su Kessie, Brozovic (aiutato da Barella) sull’etereo Calhanoglu: tutti faccia a faccia tinteggiati di nerazzurro. Non pervenuti nemmeno Saelemaekers e Rebic, incapace di gestire anche i palloni più semplici. Risultato: Ibrahimovic un’altra volta senza assistenza. Tutto l’opposto rispetto all’altra parte del campo, dove la Lu-La si è trovata – soprattutto nella prima metà del tempo – con una facilità disarmante. Il gol è nato da una sgommata sulla destra di Lukaku, che in velocità ha rubato tanti metri in pochi secondi a Romagnoli: primo cross murato da Kjaer, il secondo invece è planato dolcemente sulla testa di Lautaro. Tutto molto bello, tutto perfetto anche perché i difensori rossoneri si sono trasformati in statue di sale e l’argentino ha avuto il privilegio di impattare in solitudine tra Kjaer e Calabria nelle vesti di spettatori. Erano passati soltanto cinque minuti e per il Milan è stata ovviamente una mazzata. Diavolo incapace di uscire dalla propria metà campo, eppure il primo break, al quarto d’ora, probabilmente qualcosa di importante lo ha fatto intuire ai rossoneri: prima che Ibra concludesse con un improbabile tacco in acrobazia, nell’area interista si era scatenato il panico per l’azione del Milan. Un panico e una mancanza di lucidità eccessivi rispetto all’inerzia della gara.

SLIDING DOOR — La prima vera circostanza in cui il Milan è andato vicino al gol è stata al 33’, quando Hernandez in area ha anticipato tutti e concluso a lato di un soffio. Da lì in avanti il Diavolo è salito di tono e convinzione. Nulla di trascendentale, ma una maggiore consapevolezza e sicurezza nelle giocate (e a due minuti dallo scadere Calhanoglu invece di tirare da ottima posizione ha cercato un assurdo passaggio a Rebic). Un approccio che i rossoneri hanno trasferito, amplificandolo esponenzialmente, nel secondo tempo. Un inizio da film del terrore per l’Inter, uscita indenne soltanto grazie a tre miracoli consecutivi nei primi tre minuti da parte di Handanovic. Due su Ibra e uno su Tonali. Questa è stata la sliding door della sfida perché l’Inter ha raddoppiato di lì a poco proprio nel momento più spumeggiante del Milan: in buca di nuovo Lautaro al termine di una manovra fra Hakimi, Eriksen e l’ottimo Perisic. Al Milan va dato atto di non essersi arreso e la pressione è proseguita in modo costante e convincente. La partita però ha detto, anche in quei frangenti, una cosa molto chiara: palla al Milan, occasioni per l’Inter. Lukaku prima ha scaldato il piede (bene Donnarumma) e poi ha deciso di fare tutto da solo, partendo praticamente da centrocampo (Kessie in ritardo) e arrivando a concludere con un sinistro micidiale sul palo coperto da Donnarumma. Nessun rossonero, in particolare Romagnoli, è stato in grado anche solo di impensierire la sua progressione. La partita in pratica è finita qui. Il Diavolo si è spento comprensibilmente col passare dei minuti, alla mezzora Pioli ha tolto Ibra e Conte Lautaro. L’inerzia è rimasta fra i piedi rossoneri, ma più per dovere che per reale convinzione. Finisce con stati d’animo diametralmente opposti: il campionato ha svoltato, anche se la strada è ancora lunga.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/02/2021 00:02
 
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