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Campionato di calcio Serie A stagione 2020/2021

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Cagliari-Fiorentina 0-0, salvezza più vicina per entrambe

Nessun gol e nessuna emozione nella sfida tra sardi e viola,
che muove la classifica di entrambe


Pierfrancesco Archetti


A grandi passi verso la salvezza, prima dell’inizio di Atalanta-Benevento, Cagliari e Fiorentina pensano soprattutto a non farsi del male. Non ci sono gol, ma nemmeno tiri in porta. Niente emozioni ed occasioni, partita lenta, molti passaggi orizzontali e fasi difensive sempre attente nel non lasciare spazi. Due colpi di testa fuori di Pavoletti e Nainggolan sono i tentativi del Cagliari nel primo tempo, una zuccata di Caceres su corner è la risposta iniziale della Fiorentina. L’unico sussulto prima dell’intervallo viene per un fastidio muscolare al portiere viola Dragowski che poi resta negli spogliatoi e viene sostituito da Terracciano. Anche lui viene poco impegnato.

LE MOSSE — La Fiorentina è più tranquilla, la vittoria con la Lazio le ha permesso di restare sopra la mischia del fondo classifica. Ribery è in panchina e grida come un allenatore aggiunto. Al suo posto c’è Kouamè al fianco di Vlahovic, 21 gol in campionato ma qui si deve fermare. In difesa Caceres si sposta sull’esterno destro, mentre Igor rientra da marcatore. Nel secondo tempo entrano Venuti, Callejon e Castrovilli, ma cambia poco. Beppe Iachini e Leonardo Semplici si abbracciano alla fine, anche il Cagliari non alza mai la temperatura della partita, nonostante le mosse dell’allenatore. Primo tempo con la difesa a quattro, secondo con disegno più tradizionale: 3-4-1-2, ma anche in questo caso Joao Pedro e Pavoletti non impensieriscono la difesa viola. I pochi cross che arrivano in area vengono respinti, non c’è cattiveria per provare altre iniziative: il pareggio accontenta tutti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
12/05/2021 23:30
 
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Solito Muriel e Pasalic:
l'Atalanta ritorna seconda.
Benevento, Serie B più vicina



Il colombiano fa gol e ispira tutti i pericoli dei nerazzurri,
poi il croato segna la rete della sicurezza.
La squadra di Inzaghi in attacco è quasi nulla:
per salvarsi servirà un'impresa


Roberto Pelucchi

Il 22° gol in campionato di Luis Muriel e il sigillo-sicurezza di Pasalic riportano l'Atalanta al secondo posto in classifica e, a due giornate dalla fine, l'avvicinano alla terza qualificazione alla Champions consecutiva. Gara senza storia, anche se stavolta non è un'Atalanta spettacolare, straripante, ma quel che si vede basta e avanza per battere un timido Benevento, sempre più vicino alla retrocessione.

PRIMO TEMPO — Per il Benevento la sfida di Bergamo è cruciale: se vuole sperare di salvarsi, non può tornare dalla trasferta senza punti. Pippo Inzaghi, quindi, schiera una formazione non abbottonata, con Lapadula e Gaich terminali offensivi. Gasperini difende a 4 e dietro a Zapata sistema Malinovskyi, Pessina e Muriel. Sulla carta, non ci dovrebbe essere partita. Invece, il Benevento gioca con giudizio, lascia che sia l'Atalanta a comandare, ma soffoca ogni sua iniziativa. I nerazzurri si ritrovano a tenere il pallone a lungo, ma senza la solita armonia, la solita spietatezza. Montipò non deve sudare. La prima occasione da gol arriva al 7', sull'asse Romero-Muriel-Pessina: palla di pochissimo a lato. Al 22' il triangolo Muriel-Malinovskyi-Muriel si chiude con il velenoso mancino del colombiano per il gol dell'1-0. Un lampo. La reazione del Benevento è immediata e Romero deve immolarsi sul tiro insidioso di Barba. Poi l'Atalanta non rischia più, ma non riesce a uccidere la partita, e Gasperini non gradisce. Il Benevento chiude il primo tempo limitando i danni.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa c'è subito lavoro per Montipò, che si oppone a un numero da giocoliere di Muriel. Il colombiano ci prova anche di potenza, dal limite, ma spara sopra la traversa. Il Benevento si difende, ma è una tattica che alla lunga non paga, perché per segnare e fare punti bisogna anche tirare in porta. E' sempre Muriel a creare tutti i pericoli, ma al 57' una sua bella discesa a sinistra non viene trasformata in gol da Zapata, che litiga col pallone a tu per tu con Montipò. Occasione sprecata. Ionita e Caprari sostituiscono Viola e Gaich, Gasperini ne cambia tre: dentro Djimsiti, Pasalic e Ilicic, fuori Gosens, Pessina e Malinovskyi. Proprio dalla panchina arriva il gol della sicurezza, con Pasalic. Il Benevento, in attacco, è poca cosa, l'Atalanta non rischia mai seriamente di vedere riaperta la gara. E l'espulsione di Caldirola per una gomitata a Zapata è un segno di resa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
12/05/2021 23:35
 
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Zappacosta e Scamacca su rigore:
il Genoa passa a Bologna e centra la salvezza!

Ritmi blandi, un gol per tempo e la squadra di Ballardini
si regala un po’ di tranquillità nelle ultime due giornate



Una trasferta dove bisognava fare punti: l’obiettivo principale, per il Genoa, era diretto ai punti salvezza. E al Dall’Ara, contro il Bologna, così è stato: 2-0 alla squadra di Mihajlovic e salvezza aritmetica. Dopo aver tremato dopo 10’ per un tiro di Tomiyasu che scheggia il palo della porta di Perin, al 12’ ci pensa Zappacosta a portare in vantaggio i suoi: gran destro appena fuori dall’area e palla che va a infilarsi alla sinistra di Skorupski. Il Bologna non è che offra una reazione degna di nota (al 25’ Palacio prova la zampata vincente ma mette fuori), e così è ancora il Genoa a rendersi pericoloso, con Scamacca che al 29’ spreca una favorevole occasione.

RIPRESA — In vantaggio 1-0, il Genoa piazza subito nella ripresa il gol della sicurezza che arriva grazie a un calcio di rigore al 60’ per un ingenuo fallo di mano in piena area di Danilo: trasforma con freddezza Scamacca, 2-0. Il Bologna aumenta un po’ il baricentro del gioco, ma una vera e propria spinta offensiva non c’è. E così il risultato non cambia.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
12/05/2021 23:38
 
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L'Inter non si ferma più: 3-1 anche alla Roma.
Conte e Lautaro a nervi tesi



Successo nerazzurro firmato da Brozovic,
Vecino e Lukaku, tornato al gol dopo 5 gare.
Il Toro furibondo dopo la sostituzione


Luca Taidelli

Altro che sazietà da scudetto. L'Inter batte 3-1 la Roma e vince la quindicesima partita consecutiva in casa lasciando i giallorossi a portata di Sassuolo nella corsa al settimo posto che vale l'Europa League. Dopo sei pareggi di fila tra le due squadre, ecco un vincitore. Perde invece Lautaro, che subentra a Sanchez ma quando viene sostituito da Pinamonti se la prende di brutto con Conte. Lite che si poteva evitare.

LE SCELTE — Conte continua col turnover, pronto a rimettere i titolarissimi sabato in casa della Juve. Prima da titolare per Radu, in porta. Seconda panchina per De Vrij, con Ranocchia tra D’Ambrosio e Skriniar, che trasloca sul centro sinistra. Vecino completa la mediana con Barella (anche lui si sposta a sinistra) e Brozovic. In fascia Darmian e Perisic. Davanti torna Lukaku, al fianco di Sanchez. La Roma si mette a 4 dietro, con Karsdorp, Mancini, Kumbulla e l’ex Santon davanti a Fuzato. Il baby Darboe e Cristante si muovono alle spalle del tridente Pedro-Pellegrini-Mikhitaryan, con Dzeko preferito a Borja Mayoral.

PRIMO TEMPO — La Roma sembra partire meglio, piazzandosi sulla trequarti avversaria ma non trovando varchi. L'Inter però è il solito cobra, pare abbioccata invece piazza il morso letale. All'11' un'azione tutta di prima libera Darmian sul cui cross basso Darboe (da poco ammonito per un fallo su Sanchez) si perde Brozovic che di piatto destro prende in contropiede Fuzato. Il bis al 20' vede ancora protagonista in negativo il 19enne gambiano, troppo tenero nel corpo a corpo con Lukaku, bravo ad appoggiare per Vecino, che già qualche minuto prima aveva sfiorato il gol. Tutta la fase difensiva della Roma infatti è imbarazzante. Come conferma al 28' Sanchez, che si invola complice uno scivolone di Santon, che poi lo atterra al limite dell'area. Al 31' l'Inter si adegua al clima balneare e lascia troppa libertà prima a Dzeko e poi a Mikhitaryan, che s'infila tra D'Ambrosio e Ranocchia e di destro batte Radu. Prima che l'acciaccato Sanchez debba lasciare il posto a Lautaro (36'), potrebbero segnare ancora D'Ambrosio e Vecino. Si va all'intervallo con le belle conclusioni di Mikhitaryan - il migliore dei suoi per distacco - che trova pronto Radu e Perisic, che al volo la manda alta di poco.

SECONDO TEMPO — Fonseca nell'intervallo tiene negli spogliatoi un impalpabile Pedro e rilancia El Shaarawy, che manda a destra Mikhitaryan. Il ritmo resta bradipesco, ma almeno le occasioni non mancano. Per un Vecino che prima di lasciare il posto a Sensi sballa l'apertura in contropiede per Lautaro, sull'altro fronte alza la voce Dzeko. Il bosniaco che tanto piace a Conte si conferma un grande regista offensivo, abbassandosi per portare fuori Ranocchia, ma va anche vicino al gol colpendo il palo e poi costringendo Radu ad un'uscita non semplice. I giallorossi prendono progressivamente campo e vanno vicini al pareggio prima con un colpo di testa di Cristante e poi con un destro di Pellegrini tenuto bene da Radu. L'Inter soffre soprattutto in mezzo, con Barella stanco dopo una stagione a tutta, e fatica a ripartire, anche perché Lukaku è meno bravo del solito a difendere palla per far salire i compagni. Innescato da Sensi nel break migliore, Hakimi (entrato per Perisic) al 72' si fa rimontare da Kumbulla. Al 77' Conte manda in campo Young e Pinamonti togliendo Darmian e Lautaro, che essendo subentrato non gradisce affatto e non le manda a dire al tecnico, che gi risponde a brutto muso. Hakimi ha il tempo di sprecare ancora, poi Darboe serve Pinamonti e poi lo atterra in area dopo il tiro del nerazzurro. Sembrerebbe rigore, ma invece si riprende. E al 90' Lukaku torna al gol dopo 5 gare sfruttando il babà di Hakimi, scattato da solo da metà campo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
12/05/2021 23:45
 
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Immobile all'ultimo secondo:
Parma beffato, alla Lazio resta il sogno Champions

Un gol nel recupero del centravanti punisce gli emiliani,
che avrebbero meritato almeno il pari.
Pali per Brunetta e Hernani



Una brutta Lazio si affida al suo uomo simbolo, Ciro Immobile, per battere 1-0 all'ultimo secondo il già retrocesso Parma. Biancocelesti staccati di 6 punti dal Napoli con una partita in meno: la Champions resta lontana, ma matematicamente possibile. È stata una partita priva di intensità, giocata a ritmi bassissimi, che col passare dei minuti ha dato coraggio a un Parma che deve solo individuare i giocatori più adatti per far sì che la durata del purgatorio in B non sia superiore a un anno. E che ha preso gol all'ultima azione, dopo averlo sfiorato più volte.

LA PARTITA — Inzaghi parte con Muriqi titolare per Correa, e l'esperimento fallisce perché il kosovaro è il peggiore. Disastroso coi piedi, Muriqi fallisce anche un paio di occasioni clamorose. Lazio anche sfortunata, con la clamorosa traversa interna colpita da Luis Alberto intorno alla mezz'ora, ma mai incisiva e incapace di cambiare ritmo. La squadra di D'Aversa si difende bene e nella ripresa ha anche una clamorosa doppia occasione, con l'ispiratissimo Brunetta (non sarebbe male tenerlo in B) e Gagliolo, fermati dal palo e da un riflesso di Strakosha. L'ultimo dei 5 minuti di recupero concentra tutte le emozioni: Hernani trova un altro palo a dirgli no, prima dell'azione insistita risolta dal solito Immobile. Alla Lazio resta il derby per continuare a sognare l'impresa quasi impossibile, al Parma la modesta soddisfazione di retrocedere con grande dignità.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
12/05/2021 23:49
 
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Spezia, quanti sprechi!
Con la Samp è 2-2, salvezza rinviata



La squadra di Italiano va avanti due volte con Pobega e si fa riprendere da Verre e Keita.
E butta due clamorose occasioni con Farias...


Filippo Grimaldi

Match-point sfumato. L'illusione della salvezza anticipata per lo Spezia dura soltanto sette minuti, dal 28’ al 35’ della ripresa, quando Keita firma il definitivo 2-2 dopo il secondo gol di Pobega per gli ospiti. Partita a due facce, con lo Spezia aggressivo in partenza, prima del risveglio blucerchiato, e una ripresa in cui gli ospiti hanno trovato il provvisorio 1-2 nel momento di maggiore pressione per la squadra di Ranieri. Il verdetto è giusto, anche se la squadra di Italiano dovrà aspettare almeno la prossima sfida contro il Torino per conquistarsi l’aritmetica permanenza in Serie A al primo anno nel massimo campionato. Impresa, comunque, ormai a un passo. La Samp, da parte sua, dimostra di avere metabolizzato il k.o. contro l’Inter, anche se la prova di stasera ha evidenziato qualche pausa di troppo sul piano del ritmo. Ranieri ritrova Quagliarella titolare dopo tre settimane (l’ultima a Crotone il 21 aprile), e sceglie Verre trequartista, mentre Italiano nel tridente dello Spezia dà fiducia a Piccoli.

SPEZIA SPRINT — Parte bene la squadra ospite, che prende subito il comando del gioco e al 7’ va al tiro con Piccoli (colpo di testa alto, ma Saponara è bravissimo a preparare l’azione), poi Bastoni impegna a terra Audero. I blucerchiati faticano di fronte alla pressione ospite. L’unico guizzo arriva da Candreva, ma l’esterno è in fuorigioco quando arriva a un passo da Provedel, che gli chiude la porta. Così, gli ospiti vanno meritatamente in vantaggio al 15’ con il diagonale di destro di Pobega, lesto a ribattere a rete un pasticcio difensivo della Samp (Bereszynski sbaglia il tempo) su un cross dalla destra di Ferrer. Spezia più efficace, Samp incerta e sotto ritmo. E’ il miglior momento per gli ospiti, che sprecano il gol del raddoppio con Farias (22’) e un minuto dopo si vedono annullare dall’arbitro Maresca il raddoppio di Piccoli, sugli sviluppi di un tiro di Maggiore ribattuto da Audero.

CHE REAZIONE — Errori fatali, quelli dello Spezia, perché dopo mezz’ora di sofferenza la Samp si rialza. Augello impegna Provedel (27’) su un tiro cross dalla sinistra. Ma il gol del pari arriva al 32’ con un morbido pallonetto di Verre, che va a segno dopo un palo colpito da Gabbiadini, scattato in posizione regolare (dopo un consulto con la Var) e tenuto in gioco da Bastoni. Il gol del pari esalta la Samp e toglie certezze alla squadra di Italiano, che perde di imprevedibilità. Nella ripresa gli ospiti presentano Gyasi nel tridente offensivo al posto di Piccoli, ma la migliore occasione è di Ferrer (8’, pronto Audero alla ribattuta). Lo Spezia, però, trova meno varchi, perché la Samp alza il baricentro, non lascia spazi aperti per gli ospiti e, con l’inserimento di Keita al posto di Gabbiadini, aggiunge imprevedibilità all’attacco.

GOL CHE PESA — L’ex Monaco stordisce la difesa dello Spezia: al 21’ il suo diagonale va a lato, e tre minuti dopo Farias (servito da Gyasi) coglie il palo a porta vuota. Errore incredibile, che però è l’anticamera del gol-vittoria per lo Spezia che per sette minuti fa sognare la salvezza agli ospiti. Lo realizza al 28’ ancora Pobega su cross di Bastoni e su un’azione favorita da un errore di Candreva in mediana, ma l’errore di Yoshida è imperdonabile. Proprio il giapponese però poi fa la sponda su Keita al 35’, che di forza insacca il definitivo 2-2.

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12/05/2021 23:52
 
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La Juve dei centenari affonda il Sassuolo.
E Buffon para un rigore

Stoppato Berardi dal dischetto, il vantaggio arriva con Rabiot.
Ronaldo e Dybala siglano il gol n. 100 in maglia bianconera (anche un palo per il portoghese)


Livia Taglioli


La Juve torna a ruggire, anche se ci vuole un mezzo schiaffo per risvegliarla da una ventina di minuti opaca. Al Mapei Stadium i bianconeri si impongono 3-1 sul Sassuolo, grazie ai gol del redivivo Rabiot (non segnava dalla gara col Porto del 9 marzo) e dei centesimi gol in maglia bianconera di Ronaldo e Dybala. Per i padroni di casa va a segno Raspadori, al quarto gol nelle ultime 4 gare. Col match ancora sullo 0-0, Buffon, che potrebbe aver giocato l’ultima partita in A in maglia bianconera dopo l'annuncio dell'addio, aveva parato un rigore a Berardi. In ogni caso è il portiere più anziano (43 anni) ad aver parato un rigore in Serie A. Le contemporanee vittorie di Atalanta e Milan, che si sommano alla manita di ieri del Napoli, annacquano il successo della Juve, che resta quinta a un punto dai campani. Ma intanto potrà giocarsi la qualificazione alla Champions negli ultimi due match del campionato, a partire dalla sfida di sabato con l’Inter all’Allianz Stadium.

CUADRADO IN PANCA — Nel Sassuolo parte Traore e non Djuricic alle spalle di Raspadori, con Toljan e Marlon preferiti in difesa a Muldur e Chiriches. Pirlo a sorpresa tiene in panchina Cuadrado, inserendo Chiesa a destra e Kulusevski a sinistra, a dar man forte alla coppia d’attacco composta da Ronaldo e Dybala, che come a Udine partono dal 1’. La gara si apre con due conclusioni in tre minuti del Sassuolo: Traore e Berardi sbagliano di poco la mira. La Juve si mantiene compatta, muovendosi con linee ravvicinate. Ma il Sassuolo passa comunque, grazie a triangolazioni precise e profonde, mentre la Juve arriva raramente nell’area emiliana, e mai al tiro. Al 16’ Buffon, alla presenza in maglia bianconera n. 684, rimedia all’errore di un altro veterano, Bonucci, che aveva atterrato in area Raspadori. Dopo 8 centri consecutivi dal dischetto, Berardi lascia partire un sinistro centrale e a mezza altezza, Buffon respinge e riconsegna il match allo 0-0. La prima conclusione della Juve arriva al minuto 23, con Consigli che dice di no a Kulusevski.

100 DI QUESTI GOL — Eppure sono i bianconeri a passare in vantaggio: al 28’ Rabiot trova il varco giusto e con un sinistro angolatissimo dalla distanza batte Consigli. Il Sassuolo carica a testa bassa, ma alla velocità delle sue offensive non corrisponde altrettanta precisione: Traore e Boga, soli in area, spediscono alto. Chi invece non sbaglia è Ronaldo, che al 45’ realizza il gol numero 100 in bianconero: accelerazione, tocco di destro per addomesticare il pallone e saltare Marlon, sinistro per fulminare Consigli. La ripresa si apre con una doppia chance per Chiesa: prima Consigli respinge, poi l’ex viola sbaglia mira. Al minuto 59 Raspadori riapre il match, sfruttando al meglio un assist di Locatelli, ma la Juve allunga di nuovo grazie al gol numero 100 di Dybala, abile nell’appoggiare in rete un invito di Kulusevski al 66’, un istante dopo un prodigioso anticipo di Alex Sandro su Berardi. Al minuto 78 Ronaldo mette fuori gioco Chiriches con una serie di finte ma il palo alla sinistra di Consigli ferma la sua conclusione. E la gara finisce qui, con la Juve ancora in corsa per l’obiettivo-Champions.

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12/05/2021 23:57
 
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Il Milan cala il settebello a Torino:
Champions a un passo con super Rebic

I rossoneri passeggiano sui granata e mantengono il secondo posto.
A segno Rebic (3), Hernandez (2), Diaz e Kessie su rigore.
Padroni di casa inesistenti e a +4 sul Benevento:
decisiva la sfida con lo Spezia di sabato


Marco Pasotto


Una mattanza. Ovvero chi ha in mano gli strumenti per colpire e chi è indifeso. Torino-Milan è stato più o meno questo e fa parecchio effetto perché a fine campionato le esigenze e le forze di chi lotta per non retrocedere a volte valgono quanto quelle di chi insegue obiettivi più nobili. Ecco, questa non è stata una di quelle volte. Il Milan all’Olimpico Grande Torino cala addirittura un settebello – senza Ibra, va sottolineato - che schianta i granata e li piega sotto il peso di una figuraccia molto pericolosa dal punto di vista mentale a 180 minuti dalla fine. Finisce 7-0 con tripletta di Rebic, doppietta di Hernandez, gol di Kessie (rigore) e ancora Diaz. In più sul taccuino restano una rete annullata per fuorigioco (Calabria), un palo (Castillejo) e una traversa (Diaz).

Il report rende l’idea di cosa sia successo all’Olimpico, con una squadra su di giri dopo l’altra fantastica vittoria torinese sulla Juve, e un’altra sprofondata in un incubo con Spezia e Benevento all’orizzonte. Il Milan difende, riconquistandolo, il secondo posto e mette ancora più a fuoco l’obiettivo Champions. Ormai manca davvero un soffio. Il Toro resta a +4 sul Benevento terzultimo e ora la sfida con lo Spezia di sabato diventa decisiva. Senza dimenticare, però, che i granata hanno anche il recupero con la Lazio. Se era lecito attendersi un Diavolo gasato nella testa e frizzante nelle gambe, la grande sorpresa arriva dal Torino: incapace di imbastire qualsiasi accenno di fase offensiva, di completare cinque passaggi di fila, di disarmare almeno parzialmente le trame rossonere, tornate a essere quelle dei mesi belli. Ma, soprattutto, incapace di reagire ai gol. A partire dal primo.

LE SCELTE — Nicola è ricorso a un ampio turnover. In parte obbligato, ma molto per scelta. Senza Nkoulou, Izzo e Murru, ha affidato la difesa a Bremer, Lyanco e Buongiorno, con Singo e l’ex Rodriguez sulle fasce. Diversi entrambi gli esterni quindi rispetto a Verona, così come diversa per due terzi anche la mediana: confermato soltanto Mandragora, a cui sono stati affiancati Baselli e Linetty. E diverso anche il tandem d’attacco: dentro Zaza e Bonazzoli (ultima da titolari insieme il 7 marzo), con Sanabria e Belotti (diffidato e non al top) in panca. Pioli per l’ennesima volta ha perso per strada Ibrahimovic ma, dopo aver visto com’è andata con la Juve senza Zlatan, non si è fasciato la testa. E ha fatto le scelte più logiche: al posto di Z ha piazzato Rebic, autore di un gol fantastico allo Stadium, e alle sue spalle ha confermato Diaz, con Calhanoglu a sinistra e Castillejo al posto dello squalificato Saelemaekers. In difesa confermata la coppia Kjaer-Tomori, quindi con Romagnoli ancora una volta in panchina.

REBIC TUTTOLOGO — Una difesa, quella rossonera, che probabilmente non pensava di trascorrere una serata così piacevole contro un avversario in piena lotta salvezza. Per spiegare l’andamento dei primi 45 è sufficiente dire che l’unico tiro del Torino nello specchio è arrivato grazie a una follia di Calhanoglu, che in piena area ha consegnato palla sui piedi di Zaza, intelligente nella scelta di chiamare Bremer - solo, sulla corsa, col tempo di prendere la mira - alla conclusione da pochi passi. C’è chi li definisce rigori in movimento, che quindi in teoria andrebbero segnati. Ma il numero 3 granata (gara disastrosa in marcatura, la sua) è andato a far compagnia a Calhanoglu nella galleria degli orrori, spedendo il piattone destro addosso a Gigio. Comunque reattivo e molto bravo a coordinarsi in pochi istanti. Il resto della produzione offensiva casalinga si è limitata a un paio di conclusioni fuori misura, anche perché il Torino non è mai riuscito ad armare i suoi attaccanti. Motivazioni piuttosto semplici: mediana poco lucida e ben pressata dai rossoneri, ovvero incapace di dare sviluppo al gioco anche a causa di tanti, troppi errori banali e gratuiti. Se a ciò aggiungiamo che le sgommate di Hernandez in fascia hanno trasformato Singo da sprinter in prudente guardiano, ecco inaridita anche l’altra importante fonte di gioco granata. Il Milan non ha forzato particolarmente per impossessarsi della partita: lo ha permesso l’inerzia di un Torino attendista per scelta tattica, ma anche all’attendismo c’è un limite se il risultato è esserne schiacciati senza mai riuscire a riprendere fiato. Il Diavolo ha colpito e si è infilato nel cuore del Toro con le armi ben conosciute (specialmente quando non c’è Ibra): una girandola continua di cambi e sovrapposizioni che hanno coinvolto tutti e quattro i giocatori offensivi. Esatto, al festival del movimento ha partecipato – e molto bene – anche Rebic, falso nove capace di agire con la delicatezza e la saggezza del trequartista o, a seconda delle necessità, con la forza dell’uomo di fascia (poi, nella ripresa, parteciperà all’altro festival, quello del gol). Mentre Diaz ha ripetuto le giocate viste con la Juve, infilandosi fra le linee con facilità a volte disarmante.

LO SCAVETTO DI THEO — Proprio com’è successo sul primo gol. Brahim è partito largo a destra, si è accentrato senza essere disturbato da Rodriguez e ha servito Hernandez: Bremer, e soprattutto Singo gli hanno lasciato tutto il tempo di prendere la mira e il sinistro dello spagnolo ha infilato Sirigu. Tutto ben fatto, e anche tutto troppo facile. Il gol non ha sortito effetti nei padroni di casa. Deglutito senza reazione. E così un minuto dopo Castillejo ha preso un palo e al 26’ il biondo spagnolo si è procurato il rigore (fallo di Bremer) poi trasformato da Kessie. I granata in pratica si sono liquefatti qui, incapaci di abbozzare una reazione. Guida ha annullato un gol a Calabria in fuorigioco e il primo tempo si è chiuso così, dopo la grande occasione sprecata da Bremer. La ripresa non ha modificato lo spartito, anzi l’ha inasprito. Di fronte a un Toro sempre più incapace di gestire palla, il Milan ha banchettato. Cinque minuti e Diaz ha calato il tris (di nuovo male Bremer), servito da Kessie. Poi Franck si è divorato il gol a due passi dalla porta, Diaz ha colpito una traversa e il resto della ripresa per il Torino può ammettere una sola parola: imbarazzante. Il quarto gol l’ha realizzato Hernandez con uno scavetto sontuoso su servizio di Rebic e poi il croato ne ha messi a segno tre, uno dopo l’altro. Tutti con una facilità inconcepibile per un avversario a quattro punti dal terzultimo posto. Uno su assist di Krunic, uno di Leao (generoso e apprezzabile nel servire il compagno in contropiede) e un altro col ginocchio. Cose che nemmeno in un’amichevole estiva. Al fischio finale ovviamente i giocatori rossoneri hanno esultato, ma a spiccare è stata la parte di campo granata, con i giocatori in cerchio assieme al tecnico Nicola. Un discorso a caldo, con le parole che l’allenatore granata avrà reputato migliori per provare a superare subito lo shock. Serviva il discorso più azzeccato del mondo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
13/05/2021 00:01
 
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Verona già in vacanza,
Ounas toglie il Crotone dall'ultimo posto

Decisivo l'ex attaccante del Napoli, che segna dopo 2'
e serve il raddoppio a Messias nella ripresa.
Nel finale autorete di Molina



Il Crotone approfitta di un Verona che non ha davvero più nulla da chiedere alla sua brillante stagione e lo batte per 2-1, lasciando all'ultimo posto un Parma sconfitto immeritatamente all'Olimpico dalla Lazio. Uomo partita Adam Ounas, alla ricerca di una maglia in serie A per la prossima stagione. L'attaccante ex Napoli segna dopo nemmeno 2' col sinistro sfruttando la mollezza della difesa di Juric e un perfetto assist di Simy, mentre nella ripresa mette sul sinistro di Messias la palla del 2-0, prima della goffa autorete di Salvatore Molina nel finale. Che fa salire a 91 il totale dei gol incassati dai calabresi: un dato francamente inaccettabile, che eguaglia il record negativo del Casale nel 1933/34.

VERONA SCARICO — Il Verona ha provato a costruire qualcosa, ma un po' il calo dei suoi uomini più rappresentativi (Zaccagni su tutti) un po' la mediocre prova dei giocatori con meno minuti nelle gambe proposti da Juric ha consentito a Cordaz di passare una serata abbastanza tranquilla. Male anche Kalinic: la mancanza di un centravanti efficace resta il problema irrisolto della stagione del Verona. Per i calabresi una soddisfazione in un campionato che si è ben presto rilevato un calvario. E alle porte c'è una sessione di mercato che dovrebbe portare un po' di bei soldini in cassa: vendendo bene Simy e Messias, non dovrebbe essere troppo complicato allestire una squadra in grado subito di risalire.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/05/2021 21:02
 
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Maestro del B-side
SERIE A 2020/2021 36ª Giornata (17ª di Ritorno)

11/05/2021
Napoli - Udinese 5-1
12/05/2021
Cagliari - Fiorentina 0-0
Atalanta - Benevento 2-0
Bologna - Genoa 0-2
Inter - Roma 3-1
Lazio - Parma 1-0
Sampdoria - Spezia 2-2
Sassuolo - Juventus 1-3
Torino - Milan 0-7
13/05/2021
Crotone - Verona 2-1

Classifica
1) Inter punti 88;
2) Atalanta e Milan punti 75;
4) Napoli punti 73;
5) Juventus punti 72;
6) Lazio(*) punti 67;
7) Roma punti 58;
8) Sassuolo punti 56;
9) Sampdoria punti 46;
10) Verona punti 43;
11) Bologna e Udinese punti 40;
13) Fiorentina e Genoa punti 39;
15) Cagliari punti 36;
16) Torino(*) e Spezia punti 36;
18) Benevento punti 31;
19) Crotone punti 21;
20) Parma punti 20.

(gazzetta.it)

(*) Lazio, Torino una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
A quattro giornate dal termine l'Inter è matematicamente Campione d'Italia per la sua 19esima volta
(11 anni dopo l'ultimo scudetto) ma decise anche le retrocessioni in Serie B di Parma e Crotone.
14/05/2021 21:26
 
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