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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Perisic illude l'Inter poi rimonta Lazio,
nel finale rissa e scene da far west



Ritorno a "casa" amaro per Inzaghi, il croato su rigore porta in vantaggio i suoi,
ma nella ripresa la squadra di Sarri la ribalta


Luca Taidelli

Ritorno più amaro all'Olimpico Simone Inzaghi non poteva immaginarlo, malgrado la bellissima accoglienza della Curva nord prima del via. Ma alla fine trionfa in rimonta la Lazio e l'Inter perde la prima gara in campionato, rischiando di veder scappare Napoli e Milan. Dopo i rigori di Perisic e Immobile, decide il gol di Felipe Anderson, con tanto di successiva scena da far west perché il brasiliano non si sarebbe fermato malgrado Dimarco fosse a terra. I nerazzurri perdono la testa e il solito Milinkovic (al terzo gol di fila contro l'Inter) la chiude.

PRIMO TEMPO — Sarri sostituisce lo squalificato Acerbi con Patric e a sorpresa preferisce Basic a Luis Alberto. Inzaghi punta su Gagliardini per l’acciaccato Calhanoglu e non rischia Lautaro. Davanti con Dzeko c’è Perisic. Proprio i due combinano per la prima azione del match, ma il bosniaco di testa la manda di poco sopra la traversa. Un abbaglio, perché per 10' è la Lazio a far girare palla, pur senza trovare i varchi giusti in area. L'Inter accetta di abbassarsi ma al 12' riparte da grande squadra: cambio gioco Dimarco, Darmian di testa prolunga per l'inserimento in area di Barella che anticipa l’ingenuo Hysaj. Il tocco sul piede è da rigore e dal dischetto Perisic spiazza Reina.

I nerazzurri prendono più sicurezza nelle uscite, ma come spesso avviene soffrono gli esterni offensivi rapidi. Sulla sgasata di Felipe Anderson, Basic impegna Handanovic e il muro Skriniar spazza prima del tap-in. Le due squadre pendono a destra, con Pedro che dovrebbe pressare Skriniar, ma dietro Barella e Darmian hanno praterie, complice anche l'accentramento di Basic. Sull'altro fronte invece Milinkovic e Felipe mettono alla frusta il binario mancino di Inzaghi.


SECONDO TEMPO — Il copione a inizio ripresa non cambia, così come gli undici iniziali. L'Inter sembra gestire senza particolari affanni, ma le manca peso in area per raddoppiare. E come nella prima frazione, ma al contrario, dal nulla spunta il rigore che cambia inerzia e risultato. Al 63' infatti Bastoni tocca di mano il colpo di testa di Patric da angolo. Immobile spiazza Handanovic e inizia un'altra partita. Anche perché scatta la rumba delle sostituzioni. Sarri punta su Lazzari (Marusic scala a sinistra) e Lui Alberto per Hysaj e Basic. Inzaghi risponde con un tris di cambi: dentro Correa (e non Lautaro), Vecino e Dumfries per Perisic, Gagliardini e Bastoni, con Darmian che cambia fascia e fa scalare Dimarco. Ora è l'Inter a tornare alla carica, alzando pericolosamente il baricentro. Zaccagni per Pedro e Lautaro per Dzeko completano il restyling degli attacchi e apparecchiano la tavola per il gran finale. E la svolta decisiva arriva all'81', con Felipe Anderson che proprio in ripartenza avvia e chiude l'azione del 2-1 dopo la parata di Handanovic su Immobile. Si scatena però un polverone (con 4 ammonizioni) perché il brasiliano aveva ignorato il fatto che Dimarco fosse a terra dopo un contrasto con Leiva. La sostanza è che il gol viene giustamente convalidato e che l'Inter perde la testa. Fino al sigillo definitivo di Milinkovic. E al fischio finale il far west va avanti, con Luiz Felipe che si prende il rosso per avere trattenuto l'amico Correa (che non gradisce) e poi scoppia in lacrime.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/10/2021 10:04
 
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Questo Milan non muore mai: rimonta
due gol al Verona e va a dormire in testa


Appassionante 3-2 a San Siro:
doppio vantaggio veneto all'intervallo (Caprari e Barak dal dischetto),
ma nella ripresa ribaltano tutto Giroud, un rigore di Kessie e l'autorete di Gunter


Stefano Cantalupi


Più forte degli infortuni, dei guai e di un primo tempo da incubo: che serata per il Milan, che passa da 0-2 a 3-2 contro il Verona e si regala una notte da capolista, aspettando il risultato del Napoli. Pioli si porta a +5 sull'Inter, ma soprattutto può essere soddisfatto per il carattere mostrato dai suoi, a tre giorni dalla sfida decisiva in Champions col Porto. Lo spirito c'è e il match-winner, alla fine, risulterà Castillejo. Uno che sembrava ai margini del progetto rossonero.

AVVIO SHOCK — Tatarusanu capisce in fretta che il suo debutto stagionale non sarà tranquillissimo: 2 minuti e 46 secondi sul cronometro, primo tuffo per rispondere a Ilic dopo un black-out difensivo. È l'antipasto del vantaggio veronese, che arriva al 7': Bennacer pasticcia in ripiegamento, Veloso di testa innesca Caprari che passa tra Calabria e Tomori, fulminando "Tata". Gelo per i 40mila del Meazza. Il più vivo tra i rossoneri sembra Rebic, la cui partita però dura solo 36 minuti: ennesimo guaio fisico, caviglia sinistra distorta, dentro Leao. Il croato fa in tempo ad armare un bel destro al volo di Daniel Maldini - titolare al posto di Diaz - e a protestare insieme ai compagni per il rigore concesso al connazionale Kalinic. Venti giri di lancette appena trascorsi, collisione in area tra l'attaccante gialloblù e Romagnoli: materiale per i moviolisti, il controllo Var non cambia la decisione di Prontera. Penalty. E Barak manda le squadre al riposo sul 2-0, mantenendo il sangue freddo dal dischetto.

SCOSSA GIROUD — Il Giroud del primo tempo è un fantasma, ma gli arrivano pochissimi palloni. La coppia Kessie-Bennacer sembra risentire degli impegni nel girone africano di qualificazione al Mondiale, anche Saelemaekers è meno lucido del solito, ma insomma, è difficile salvare qualcuno. Pioli allora cambia e inizia la ripresa con Castillejo al posto di Saelemaekers e Krunic invece di Maldini. E le cose, per il Diavolo, iniziano ad andare meglio. Dopo un quarto d'ora di spinta senza grandi occasioni, arriva il lampo che riapre il match. Lo confeziona Leao, che mette il pallone sulla testa di Giroud: Olivier in questi casi è una sentenza, anche a 35 anni. Rete, uno a due, proprio mentre Ibrahimovic iniziava il riscaldamento.

SI RIBALTA TUTTO — Tudor vede il meteo volgere al brutto e modifica il suo Verona, inserendo Tameze, Simeone e Lasagna. Niente barricate, dunque, e la partita rimane divertente, anche se arruffata. Leao quasi la pareggia al 70': destro a giro potente e impreciso di un soffio. Ma per il 2-2 è questione di un attimo, perché un altro rigore destinato a far discutere incombe sul Meazza. Protagonisti, stavolta, Castillejo e Faraoni. Sul dischetto va Kessie e pareggia, ma il magic moment del Milan è tutt'altro che concluso. Prima il ritorno in campo di sua maestà Ibrahimovic, che non giocava da Milan-Lazio. E un istante dopo il ribaltone è completato: ancora Castillejo nel vivo, ma la frittata la combina tutta Gunter, che infila Montipò sfidando le leggi della fisica. Una mazzata insostenibile per il Verona, che prova a buttarsi in avanti ma non ha più vere chance per segnare. Al fischio finale arriva il boato del Meazza rossonero: vittoria da batticuore per il Milan, di quelle che pesano una tonnellata. E il Verona continua nel suo tabù: mai vittorioso a San Siro, nemmeno in una serata con la tavola apparecchiata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/10/2021 10:08
 
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Cagliari e Mazzarri, ecco la prima gioia:
Joao Pedro abbatte la Samp



Sardi più concreti, decidono la doppietta del brasiliano e la rete di Caceres.
Per i doriani gol di Thorsby e palo di Candreva. Espulso D'Aversa


Francesco Velluzzi

È la fine di un incubo. Che, invece, comincia per la Samp. Il Cagliari vince la prima partita del campionato (3-1) contro la Sampdoria e respira. Raggiunge proprio i blucerchiati in classifica a sei punti. E regala a Walter Mazzarri la prima vera gioia. Davanti a quasi 10 mila persone in una splendida giornata da mare. Strano vedere la folta delegazione di Pejo (29 persone) che viene a presentare il programma della montagna.... Ma gli amici che ospitano in Val di Sole d’estate in ritiro hanno portato bene. Come i due amatissimi ex: Gianfranco Zola e Fabio Pisacane che recupera qui dall’infortunio al ginocchio. Il Cagliari ringrazia Joao Pedro che con i due gol si porta dietro Immobile (a 7) nella classifica cannonieri. Ma tutta la squadra gioca con lo spirito e l’atteggiamento giusto fino alla fine, tanto che il secondo gol del brasiliano arriva al minuto 49 della ripresa.

LA PARTITA — Mazzarri dà retta alla voglia degli uruguaiani e li manda tutti (tranne Pereiro e Oliva, ovviamente) in campo. Persino Godin che è reduce da tre partite toste in Nazionale e non può essere al top. Il tecnico di San Vincenzo si piazza a quattro dietro con Lykogiannis e Dalbert e Nandez a fare da ali nel 4–4-2 con Joao Pedro e Keita. D’Aversa sceglie Askildsen al posto di Ekdal, ma l’annunciato e preventivato 4-3-3 non è un tridente puro, perché Candreva giostra a suo piacimento tra le linee agendo da trequartista, ma spostandosi pure sull’esterno. Insomma prova a fare quello che vuole. Ma è il Cagliari che parte forte, anzi fortissimo: tre corner in 3’ e al 4’ il gol (l’ennesimo subito dalla Samp in avvio). Candreva fa due errori: il cambio gioco che Dalbert intercetta, smistand per Keita che crossa e il non perfetto posizionamento su Joao Pedro che salta bene e buca Audero facendo 5 in campionato. Viene visto un fallo di Dalbert, annullato. Marchetti sta in contatto con Aureliano e Volpi al Var e convalida. ma dal gol esce male Dalbert che dopo 10 minuti si arrende. Tocca a Deiola. Marchetti non valuta fallosa un’entrata su Keita e così la Samp riparte. Candreva si “fuma” Godin e colpisce il palo. Poi, scatenato, fa ammonire Carboni. Il Cagliari soffre, ma poi respira. Anche perché Mazzarri opta pure lui per il 4-3-1-2 con Marin dietro le punte e Deiola a sinistra nel centrocampo. La reazione della Samp si ferma lì, con un contatto Nandez-Quagliarella sul quale l’esperto attaccante doriano accentua la caduta. Marchetti non mostra grande sicurezza. In alcune decisioni.

RIPRESA — Il secondo tempo si apre col brivido per il Cagliari: Godin manca un pallone, ma Gabbiadini non ne approfitta. È l’ultima sua chance perché D’Aversa sceglie Caputo e lo sostituisce. Ma anche Mazzarri deve fare i conti con la stanchezza. E al 13’ toglie un perplesso Godin (che esce dall’altra parte del campo) per inserire Ceppitelli. Il Cagliari ci prova da fuori: con Keita,Marin e Deiola. Senza mira. Ma al 20’ costruisce un’azione splendida che parte da Deiola per Keita, arriva a Joao che trova Deiola che perde l’attimo e serve male Keita sul quale Audero recupera. Ma il raddoppio arriva nove minuti dopo: punizione di Marin respinta di Quagliarella sui piedi di Caceres che ha il tempo per far tutto e colpire col destro. Sembra finita ma al 37’ la Samp è ancora viva perché Candreva crea sempre pericoli. Ma stavolta è Caputo che mette al centro, Strootman non si accorge che arriva Thorsby che colpisce indisturbato e fa 2-1. Si arriva al rush finale in tensione con il Cagliari alle corde e la Samp che spera. Pavoletti va dentro per Keita e becca il giallo. La Samp è trascinata da Candreva e dalla verve di Caputo che spadroneggia e in mezzo all’area in pieno recupero ha un contatto con Ceppitelli, Cragno gli esce incontro e respinge alla grande. I blucerchiati gridano al rigore, D’Aversa entra in campo e viene espulso. Ma non è finita perché in contropiede, Pavoletti la spizza per Nandez che serve da destro Joao che brucia Depaoli e fa 3-1. E il Cagliari va sotto la curva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/10/2021 00:00
 
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Super Ilicic trascina l'Atalanta:
Empoli schiantato 4-1



Doppietta dello sloveno che sbaglia anche un rigore.
Per la Dea autorete di Viti e gol di Zapata.
Inutile il centro di Di Francesco per i toscani


Pierfrancesco Archetti

L’Atalanta torna a vincere dopo due turni a secco, ritrova Ilicic, incamera punti per la risalita in campionato e autostima per la trasferta di Manchester in Champions League. L’Empoli cade per la quarta volta su cinque in casa, sbaglia tanto soprattutto in fase difensiva e così viene travolto nonostante alcune buone occasioni. Ilicic nella prima ora è il mattatore: segna una doppietta, le prime reti del suo campionato, poi prima della sostituzione calcia alto anche un rigore. Un autogol di Viti a inizio ripresa e un contropiede chiuso da Zapata all’89’ fissano il 4-1.

OCCASIONI — Il primo tempo è frizzante: l’Atalanta ha più occasioni e segna due volte, ma l’Empoli non si demoralizza e cerca sempre di recuperare. Il gol dell’1-2 di Di Francesco, alla mezz’ora, su lancio di Stulac, fa sì che la partita non sia chiusa anzitempo. La doppietta di Ilicic tra l’11’ e il 25’ però ha messo in discesa il match per i bergamaschi: lo sloveno prima dialoga con Pasalic, dopo un errore difensivo di Viti. Quindi, sul raddoppio, chiude un gioco a due con Muriel dopo un insistito palleggio nerazzurro. L’Atalanta non dilaga perché il portiere Vicario respinge sempre su Muriel, dall’altra parte invece gli azzurri avevano avuto la possibilità di andare avanti con Henderson al 7’, ma Demiral aveva respinto la conclusione dello scozzese sulla linea. L’Empoli lascia Bajrami e Bandinelli in panchina all’inizio (entrano nella ripresa), mentre Ricci è infortunato. Dentro l’ex atalantino Haas e Stulac a centrocampo con Zurkowski, Henderson si muove sulla trequarti con Di Francesco. Prima dell’intervallo devono uscire per infortunio Romagnoli (dentro Tonelli) e Toloi. Al suo posto Freuler, con De Roon retrocesso in difesa.

LA FUGA — Le modifiche inziali di Gasperini sono in gran parte dovute agli infortuni: mancano Pessina, Gosens, Djimsiti, oltre a Hateboer. Il guaio muscolare di Toloi assottiglia ancora più la rosa in vista Manchester. Malinovskyi è al via fra le riserve, con Zapata fresco di rientro dal Sudamerica. Entrano dopo. Nel 3-4-1-2 di Gasp, Zappacosta e Maehle presidiano le fasce, al centro invece coppia olandese con De Roon e Koopmeiners. Muriel e Ilicic sono larghi e poi stringono verso l’area. Nella ripresa entra subito Zapata per l’altro colombiano, ma se l’Atalanta fa subito il tris (autogol di Viti) è merito ancora di Pasalic che “ispira” la rete. Anche il 4-1 arriva da un assist del croato per Zapata (100° gol in A), mentre l’Empoli qualche minuto prima non era riuscito ad accorciare le distanze per un altro salvataggio sulla linea, di Freuler su tiro di Cutrone.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/10/2021 00:04
 
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L'ex Scamacca lancia il Sassuolo,
ma il Genoa non muore mai: 2-2



Doppietta nel primo tempo dell’attaccante romano,
Destro e Vasquez (all'esordio) al 90' regalano il pareggio a Ballardini


Filippo Grimaldi

Partita pazza al Ferraris. Il 2-2 finale è un premio all’orgoglio del Genoa, ma suona beffardo per un Sassuolo avanti per due a zero a metà primo tempo e che poi non ha avuto la lucidità per chiudere la gara. I rossoblu soffrono, annaspano, vanno sotto, rincorrono e alla fine riacciuffano in extremis il pari contro un avversario che parte forte, grazie al doppio vantaggio dell’ex Scamacca, ma poi fallisce più volte - per malasorte o imprecisione, e qui sta la colpa degli uomini di Dionisi - l’occasione di chiudere una sfida che rimane così in bilico sino all’ultimo. La squadra di Dionisi strappa così solo un punticino, mentre Ballardini respira evitando il rischio di una nuova sconfitta, anche se la classifica resta preoccupante. I padroni di casa pagano il loro sciagurato avvio, contro un avversario che sino alla metà del primo tempo si mostra più leggero, concreto, e con maggiore qualità. Il Genoa pare più impacciato, affidato a qualche intuizione dei singoli, con la difesa in sofferenza, con una mediana che fatica a produrre gioco ed è inefficace in interdizione, con un attacco che vive sui guizzi di Destro. Ballardini, alle prese con la solita emergenza, ha fatto debuttare Vasquez al centro della difesa affidandosi alla coppia Destro-Pandev in attacco. Fra gli ospiti, l’ex Scamacca uomo più avanzato dell’attacco, con Berardi-Raspadori-Djuricic alle sue spalle.

MONOLOGO — L’avvio di gara è tutto a favore degli uomini di Dionisi. Al 2’ Raspadori serve Scamacca che dal limite calcia centrale, Sirigu blocca senza difficoltà. Il Sassuolo verticalizza rapidamente il gioco, porta molti uomini in area genoana e i rossoblù vanno subito in affanno. Al 9’ va in gol Scamacca, che lascia sul posto Vasquez troppo statico e batte Sirigu. Il silent check per valutare la posizione dell’attaccante è infinito: tre minuti di attesa fra i fischi del pubblico, ma alla fine viene confermata la posizione di fuorigioco dell’attaccante. Ma al 18’, su un ribaltamento di fronte improvviso, ecco lo 0-1, con Pandev a terra sulla trequarti rossoblu (di qui le proteste genoane): su assist di Berardi, bravo a evitare il ritorno di Badelj, Scamacca controlla benissimo il pallone e batte Sirigu. Sassuolo più leggero anche di testa, e si vede. Per il Genoa è il peggior momento del primo tempo: da un cross dalla destra, con tutta la squadra schierata in linea davanti a Sirigu, passa verso la fascia opposta un rasoterra di Toljan innescato da Lopez: Scamacca, ancora lui, approfitta della deviazione involontaria, ma decisiva, di Criscito e sul palo opposto è lesto a toccare in rete. 0-2 dopo 21 minuti. Genoa non pervenuto sino a questo momento, anche se inaspettatamente Destro, al quinto gol stagionale, la riapre di testa al 27’, sorprendendo Consigli grazie a una ripartenza favorita da Rovella che si completa con il cross dalla destra di Fares. Al 30’ il Sassuolo va vicinissimo al terzo gol, con un diagonale ravvicinato di Raspadori su palla deliziosa di Djuricic che si spegne a lato.

CAMBIO DI MODULO — Ballardini cerca soluzioni alternative: fuori Sabelli, dentro Ekuban in attacco al fianco di Destro e Pandev più arretrato. Rossoblù con il 4-3-1-2, Destro va di nuovo a segno ma Chiffi annulla per fuorigioco dell’attaccante. Il Genoa ritrova un po’ di coraggio: al 38’ Pandev impegna Consigli, poi Djuricic (44’) colpisce il palo alla sinistra di Sirigu, il pallone torna in campo e il numero uno rossoblu si salva e blocca, legittimando ancora una volta la maggiore brillantezza degli emiliani. La ripresa porta un altro cambio per i padroni di casa, con Kallon (piazzato largo a destra) che prende il posto di Badelj. Grifone con il 4-4-2, ma il Sassuolo è sempre pronto a pungere. Scamacca (4’) manca incredibilmente la tripletta personale da due passi, e nella stessa azione va k.o. Biraschi, sostituito da Cambiaso. Toljan (13’) ha un recupero prodigioso su Destro, e qui la squadra di Dionisi perde per la prima volta lucidità, pressata da un Genoa che con il cuore cerca di tornare in partita. Ekuban manda in gradinata (14’) una conclusione facilissima a porta spalancata. Frattesi tenta invano la via del gol (19’). L'erroraccio di Sirigu rinvio corto) favorisce Berardi che prova a servire Scamacca, ma l’attaccante manca il gol per un soffio. E’ una gara che ormai vive sugli episodi, e i rossoblu chiedono il rigore per un contatto in area emiliana fra Ferraris e Pandev. Ballardini si gioca anche la carta-Caicedo, al debutto assoluto.

VELENI FINALI — Così si arriva allo scadere quando Vasquez, bronzo all’Olimpiade di Tokyo con il Messico, e oggi al debutto, trova il clamoroso pari di testa approfittando di un buco fra Chiriches e Ferrari. Finale caldissimo, con Berardi polemico al momento del cambio e la situazione che si accende, in campo e sulle panchine. Finisce comunque fra gli applausi lunghissimi della gradinata nord per l’ex Goldaniga, il cui nonno negli anni Cinquanta vestì la maglia del Grifone.

Fonte: azzetta dello Sport
18/10/2021 00:07
 
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Beto risponde a Barrow, l'Udinese (in 10) riprende il Bologna: 1-1



I friulani, in inferiorità numerica dopo
l'espulsione al 38' di Pereyra, raddrizzano la gara all'82'.
Proteste rossoblù nel finale


Matteo Dalla Vite

Beto riprende il Bologna e fa esplodere l’orgoglio di un’Udinese rimasta in 10 dal 38’ del primo tempo. Il pareggio del centravanti portoghese, al secondo gol di fila, fa invece fuoriuscire la rabbia dei rossoblù convinti che sul pareggio friulano a otto minuti dalla fine ci sia stato un blocco di Becao irregolare su Skorupski: l’arbitro Abisso (1 espulso e 8 ammoniti alla fine, 7 del Bologna) fa ripetutamente capire che il difensore dell’Udinese era fermo, va in "onda" anche un check silenzioso e insomma finisce 1-1 (il gol del vantaggio rossoblù era stato realizzato da Barrow) una gara che dopo un primo tempo allacciatissimo ha proposto una ripresa piena di situazioni anche anarchiche e schemi ormai saltati da una parte e dall’altra.

PEREYRA ESPULSO — Gotti lascia inizialmente in panchina Pussetto, comunque recuperato, e insiste con Beto a fare da punto di riferimento là davanti con al fianco l’imprevedibilità tecnica di Deulofeu: il portoghese ha segnato il suo primo gol nell’ultima di campionato a casa-Samp e merita la fiducia del tecnico che lavorò a Bologna come vice di Donadoni. Mihajlovic fino all’ultimo ha ragionato sul rischiare o meno Medel dopo la gara di venerdì con la propria nazionale, le 16 ore di volo e considerando l’infortunio che ha fermato (per un mese) Bonifazi: così, poi, ha scelto il giovane inglese Binks, 20 anni, il primo britannico della storia del Bologna che prima di approdare in rossoblù si è fatto le ossa al Montreal con Titì Henry allenatore. Per il resto, Sinisa (che ieri sera in ritiro ha ricevuto la visita dell’AIDO: "Senza una donatore – ha detto il tecnico del Bologna – oggi non sarei qui") conferma praticamente la squadra che ha battuto la Lazio prima della sosta mentre Gotti cerca una vittoria che manca da quattro giornate e dopo due k.o. in casa. L’inizio è una lunga attesa di una fiammata: Udinese e Bologna si aspettano e attendono chi fa la prima mossa. Dopo due tiri senza esiti di Arnautovic (5’) e Becao (10’ alto), ecco l’accensione su azione veloce di Barrow: rasoterra velenoso al 14’, Silvestri fa la prima vera parata della partita, con la seconda che poi avviene su Soriano. Ma l’episodio che può dare una svolta avviene al 38’: Pereyra già ammonito (giallo eccessivo, il primo, per trattenuta su Svanberg) tiene la maglia (non reiteratamente) di Theate; ingenuità, altra ammonizione e l’Udinese resta in 10. Il Bologna può passare in vantaggio quasi subito ma Soriano si mangia un’occasione e si fa recuperare (40’) da Udogie in disperata copertura.

CHE RIPRESA — L’Udinese in dieci, però, è la classica belva ferita: non a caso prende un palo con Deulofeu, schiuma rabbiosamente alla ricerca di una reazione d’orgoglio lasciando inevitabilmente spazio alle possibilità del Bologna che sbatte continuamente contro un grandissimo Silvestri. Da Barrow a Soriano e De Silvestri, i rossoblù non trovano il gol del vantaggio al quale, anzi, si avvicina l’Udinese con un colpo di testa ravvicinato di Stryger Larsen (11’ s.t.) sul quale Skorupski resta lucido e operativo. Ma a forza di spingere, poi, il Bologna sfonda: a seguito di un calcio d’angolo, la palla finisce a Dominguez che con un lancio zuccherato trova Barrow sull’out destro del campo, Beto (non è suo mestiere ma…) non copre e Musa infila l’1-0 a fil di palo. Gotti cambia inserendo Pussetto e Molina, Mihajlovic infila Kigsley che poi si infortuna quasi subito ed è costretto a sostituirlo con Vignato cambiando ancora modulo: l’Udinese ha un orgoglio smisurato e Silvestri salva la porta su Barrow; Pussetto e Deulofeu, dall’altra parte, cercano di creare un finale di gloria. Che arriva col pareggio di Beto su cross di Pussetto: Skorupski non riesce a uscire e lamenterà un blocco di Becao, il portoghese infila di testa un 1-1 che sa di vittoria buttata per il Bologna e di "colpaccio" da parte dei friulani che comunque non vincono in casa dal 27 agosto e che devo ringraziare soprattutto Silvestri, in giornata monumentale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Napoli sale sull'ottovolante:
Osimhen piega un bel Toro



L’attaccante all’81’ firma la rete che vale alla squadra di Spalletti l’ottava vittoria su 8


Mario Pagliara

È qui la festa, sotto la luce di una splendida luna napoletana. Il deejay che avvia la musica è Victor Osimhen, e il Napoli infila l’ottava meraviglia firmando il controsorpasso al Milan in vetta al campionato. Il Toro si arrende 1-0 nel finale alla capolista, che intanto eguaglia anche il record degli otto successi consecutivi risalente all’epoca di Maurizio Sarri. I granata di Juric escono a testa alta dall’esame del Maradona, dopo una gara di attenzione e contenimento, ma pagano caro l’ennesimo finale di partita e tornano casa con la seconda sconfitta consecutiva dopo il derby. Pur giocando per lunghi tratti senza brillantezza, il Napoli fallisce comunque un rigore nel primo tempo con Insigne, si vede annullare un gol con Di Lorenzo dalla Var e sbatte sul palo con Lozano nella ripresa.

LACRIME NAPOLETANE — Pronti via, ed è subito un colpo al cuore. Perché la prima fotografia della notte del Maradona rilancia sugli schermi televisivi di tutto il mondo (120 i Paesi collegati) le lacrime del centrocampista del Torino, Rolando Mandragora, napoletano del quartiere Scampia. È il sesto minuto, Mandragora prova un lancio lungo ma poco dopo si accascia al suolo, una mano sul ginocchio destro (quello operato a giugno di un anno fa per la rottura del legamento crociato anteriore) e l’altra sul viso. La partita di Rolando è già finita, costretto ad uscire in lacrime davanti a uno stadio ammutolito. Al suo posto, Juric lancia nella mischia il ventunenne Kone, prodotto del vivaio granata, rientrato all’inizio di questa stagione dal prestito al Cosenza: è il suo debutto in Serie A. Pochi minuti prima, Spalletti e Juric avevano presentato rispettivamente il Napoli con il tridente Politano, Osimhen, Insigne, e il Torino con Linetty e Brekalo alle spalle di uno stanchissimo Sanabria (e si vede, a causa degli impegni con il suo Paraguay).

INSIGNE, CHE COMBINI — Nel primo tempo non è un Napoli brillante né spettacolare, il Toro firma una prestazione di massima attenzione tattica, provando a limitare gli errori. Alle volte ci riesce, altre no: come al 25’, quando Kone atterra Di Lorenzo e l’arbitro Sacchi non ha dubbi nell’assegnare il rigore per gli azzurri. Dal dischetto Insigne calcia malissimo, Milinkovic Savic è invece attentissimo e riesce a parare in due tempi. Si va avanti al piccolo trotto, con gli strappi di Osimhen (al 10’: conclusione violenta di poco sulla traversa; al 20’: svetta di testa su cross di Di Lorenzo, ancora alto). Il Toro arretra e si difende, il Napoli sembra sornione, d’improvviso accelera ma senza sfondare. Molto lontano dalle sue serate migliori. Alla mezz’ora la reazione granata è nel tiro di Brekalo, intercettato da Ospina. Insigne prova il tiro a giro (42’) ma è la sua versione più opaca: si spegne in curva. E allo scadere del primo tempo il brivido corre sulla schiena del Napoli quando il Toro scappa in contropiede ma Sanabria non inquadra la porta.

LA VAR E IL PALO — Quando si riparte dopo l’intervallo i due tecnici non cambiano nessuno dei protagonisti. E la partita continua ad offrire il copione dei primi quarantacinque minuti: il Napoli ci prova, ma l’organizzazione tattica dei granata riesce a far incartare gli azzurri. Le certezze del Toro scricchiolano dopo dieci minuti, quando un’entrata gratuita di Linetty regala un calcio di punizione al Napoli dal limite sinistro. Sugli sviluppi, Di Lorenzo insacca di testa (lo perde Djidji) ma l’urlo del Maradona è strozzato in gola dopo un lunghissimo check (durato quasi cinque minuti): l’arbitro Sacchi annulla il vantaggio del Napoli per la posizione di fuorigioco di Di Lorenzo. A questo punto, Spalletti si gioca la carta Lozano (fuori Politano). E proprio il messicano, al 18’, va vicinissimo al gol: il suo incrocio si stampa sul palo. La partita sale di tono, e il Toro ci sta: perché due minuti dopo Brekalo sfoggia la specialità della casa, il dribbling, trovandosi a tu per tu con Ospina chiamato a firmare un intervento risolutore.


RITORNA BELOTTI — Quando è da poco trascorsa l’ora di gioco, Juric cambia il suo Toro ricorrendo alle forze fresche dalla panchina. Al 21’ sulla scena torna Andrea Belotti, entrato al posto di Sanabria: riecco il Gallo cinquanta giorni dopo l’infortunio alla seconda giornata a Firenze. Entrano anche Buongiorno (per Rodriguez) e Pobega (per Linetty). Ma la palla più ghiotta capita ancora sui piedi di Brekalo (25’), arrivato in corsa sul servizio di Singo: aggancia, ma non inquadra la porta.

LA POTENZA DI OSIMHEN — È questo il miglior momento di un Toro compatto e ordinato, e Spalletti intuisce che è il momento di dare una scossa. E ci prova con gli ingressi di Mertens (al rientro, per Zielinski) e Elmas (per Insigne). Nella parte finale della partita, i granata si affacciano anche con spunti interessanti nell’area presidiata da Koulibaly, ma c’è sempre da fare i conti con un irresistibile Osimhen. Al 32’ nasce tutto da una combinazione di tecnica pura tra il nigeriano e Mertens, poi un rimpallo favorisce l’assist di schiena di Elmas sul quale si avventa Osimhen con un’elevazione che ha del prodigioso: Milinkovic non può nulla, e il Maradona adesso può esplodere (è il suo quinto gol in campionato). Nel finale c’è tempo per Juan e per Warming (altro esordio in Serie A), ma è troppo tardi. E l’ultima cartolina dal Maradona la regala il pubblico napoletano che canta e salta di gioia. A Napoli si sogna a occhi aperti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/10/2021 00:16
 
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La Juve centra il poker con la Roma.
Kean il match winner, Veretout sbaglia un rigore

Quarta vittoria consecutiva in campionato per i bianconeri,
che superano di misura la squadra di Mourinho.
Szczesny respinge un rigore battuto dal francese.
Esordio stagionale per Arthur


Livia Taglioli


La Juve conferma la sua tradizione positiva contro la Roma e si impone 1-0 all’Allianz Stadium. Match winner dell’incontro Kean, a segno al 16’ del primo tempo. I bianconeri centrano così la quarta vittoria di fila in campionato, una serie mai riuscita a Pirlo nello scorso campionato. Una striscia positiva che mancava da luglio 2020. E alla vittoria si aggiunge un altro clean sheet, il secondo consecutivo dopo 20 gare consecutive in cui la Juve aveva subito almeno una rete. I bianconeri si portano così a un punto dalla Roma, ma anche a tre lunghezze dall'Inter e domenica prossima ci sarà lo scontro diretto.

KEAN E SZCZESNY DECISIVI — Per un Dybala che vede allungarsi i tempi di recupero c’è un Abraham protagonista invece di un recupero lampo. La Roma schiera così la formazione-tipo, con Cristante-Veretout diga in mezzo e il trio Zaniolo-Pellegrini-Mkitaryan alle spalle dell’attaccante inglese. Allegri fra i sudamericani lascia a riposo il solo Alex Sandro, sostituito da De Sciglio, con Kean insieme a Chiesa davanti e Bernardeschi a far le veci di Rabiot. Il primo squillo è suo, ma è la Roma a farsi più pericolosa, dopo 6 minuti, con Szczesny che respinge un colpo di testa di Mancini quasi dalla linea di fondo. La Roma insiste in avanti, la Juve chiude, non senza qualche affanno, soprattutto sulla coppia tutta mobilità e dinamismo composta da Pellegrini-Zaniolo. Ma al 16’ è la Juve a passare: Cuadrado cambia gioco e pesca De Sciglio in avanti, pronto il suo cross, con Bentancur che colpisce di testa e il pallone che sbatte sulla fronte di Kean e finisce in rete. Dopo qualche minuto Zaniolo lamenta un dolore (un problema al ginocchio sinistro), prova a restare in campo ma non ce la fa, e al 26’ El Shaarawi ne prende il posto, con Mkhitaryan che si sposta a destra. La Juve non è molto brillante, ma attenta e concentrata, la Roma ha perso lo spunto di Zaniolo ed ha rallentato il ritmo. Il gioco conosce così lunghe fasi a centrocampo e prolungati palleggi spesso spalle alla porta, che terminano in lanci in avanti imprecisi. Il primo guizzo della Roma dopo lo svantaggio è un colpo di testa di Abraham sul quale non ha problemi Szczesny. Sarà ancora l’inglese a partire in contropiede nell’azione che porta al rigore a favore della squadra di Mourinho: fallo di Szczesny (ammonito) su Mkhitaryan, il Var conferma la decisione di Orsato e il portiere respinge il tiro dal dischetto di Veretout (polemiche per il vantaggio non concesso dall'arbitro).

IL RITORNO DI ARTHUR — La ripresa si apre con un mini show di De Sciglio: prima inventa un assist per una rovesciata di Bernardeschi, bella ma centrale, sulla quale Rui Patricio respinge e Kean manda alto il possibile tap-in. Poi il difensore, uno dei più brillanti dei suoi, prova la conclusione personale, mancando di poco il bersaglio. Un contatto fra Chiellini e Pellegrini in area accende qualche scintilla, ma è il giallorosso a commettere fallo. Le due squadre sono bloccate, il gioco spezzettato e poco fluido. La Juve punta al possesso palla e a ragionare, facendo passare i minuti. La Roma dopo il buon avvio ha perso ispirazione e ritmo. Bernardeschi ci prova con un sinistro da fuori che non trova lo specchio. E’ la risposta ad Allegri che nei giorni scorsi aveva detto che non avrebbe dovuto accontentarsi. Veretout cerca di rifarsi con una conclusione dalla distanza, a lato. La Roma è vivace e ancora in partita, la Juve resiste con dignitosa sofferenza. Al 71’ entrano Morata e Kulusevski per Kean e Chiesa, per dare un po’ di ossigeno alla squadra. E’ però Vina a farsi pericoloso, con Chiellini decisivo nel chiudere in angolo. Al 76’ fa il suo esordio stagionale Arthur, mandato a sostituire Bernardeschi e a fare un po’ di densità a centrocampo. Nella Roma Shomurodov prende il posto di Veretout, che Mourinho saluta con un gesto consolatorio. La Roma attacca a testa bassa, la Juve resiste in trincea. A due minuti dal termine Alex Sandro sostituisce De Sciglio, che esce fra gli applausi scroscianti dell’Allianz, mentre Mourinho esplode quando Orsato sancisce che i minuti di recupero sarebbero stati tre. E intanto la Juve inanella la sua quarta vittoria consecutiva in A.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/10/2021 00:22
 
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Fiorentina brutta, Vlahovic spento:
il Venezia fa il colpo con Aramu

Deludono i viola, che non riescono mai a servire
il serbo e nel finale restano in 10 per il rosso a Sottil.
Decide il gol del fantasista al 37', ben servito da Henry



Si chiude con la sorpresa l'ottava giornata di serie A, con il Venezia che batte 1-0 al Penzo una brutta Fiorentina. Risultato meritato, perché i veneti giocano un buon primo tempo, vengono premiati dal vantaggio e contengono senza troppi problemi la modesta reazione dei viola, penalizzati nel finale anche dall'espulsione di Sottil.

LA PARTITA — Italiano sceglie Amrabat play e non è una grande idea. La Fiorentina non ha gran ritmo e le idee sono poche, nulla a che vedere con la bella squadra spesso ammirata in questo avvio di stagione. Il Venezia ha qualità davanti e gambe a centrocampo: i colpi di Aramu, la velocità di Johnsen e la presenza di Henry, centravanti che si sta rivelando acquisto azzeccato. Il gol arriva al 37' e nasce da una giocata in profondità proprio per Henry, che non si fa ingolosire dal tiro a tu per tu con Terracciano e regala invece il comodo gol ad Aramu. La Fiorentina nella ripresa non va oltre un paio di tentativi di Duncan e Torreira, col debuttante Romero che non deve compiere parate troppo complicate. Anche perché l'unico squillo di Vlahovic, mai servito decentemente dai compagni, si spegne a pochi centimetri dalla porta.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/10/2021 21:14
 
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SERIE A 2021/2022 8ª Giornata (8ª di Andata)

16/10/2021
Spezia - Salernitana 2-1
Lazio - Inter 3-1
Milan - Verona 3-2
17/10/2021
Cagliari - Sampdoria 3-1
Empoli - Atalanta 1-4
Genoa - Sassuolo 2-2
Udinese - Bologna 1-1
Napoli - Torino 1-0
Juventus - Roma 1-0
18/10/2021
Venezia - Fiorentina 1-0

Classifica
1) Napoli punti 24;
2) Milan punti 22;
3) Inter unti 17;
4) Roma punti 15;
5) Lazio, Atalanta e Juventus punti 14;
8) Bologna e Fiorentina punti 12;
10) Udinese e Empoli punti 9;
12) Torino, Verona, Sassuolo e Venezia punti 8;
16) Spezia punti 7;
17) Sampdoria, Genoa e Cagliari punti 6;
20) Salernitana punti 4.

(gazzetta.it)
21/10/2021 23:03
 
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