Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Pagine: [1], 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15
binariomorto
00sabato 21 agosto 2021 17:30
Con gli anticipi pomeridiani delle 18:30 (campi di Milano per Inter-Genoa e Verona per Verona Sassuolo) comincia il campionato di Serie A stagione 2021/2022, quello, tanto per citare uno spot televisivo, che è dei Campioni d'Europa per nazioni, col fresco trionfo appena l'11 luglio scorso a Wembley contro i padroni di casa inglesi, nel primo e ultimo torneo itinerante della storia della competizione continentale.
Il campionato che sta per iniziare è carico di novità. Una, piacevole dopo questi ultimi diciotto mesi di pandemia e restrizioni, è il ritorno del pubblico negli stadi, seppur a capienza ridotta (c'è ancora in giro il virus ma per fortuna ci sono anche i vaccini e questo ha dato la possibilità di aprire un poco al ritorno della gente sugli spalti).
Altra novità, importante e inedita per il nostro campionato, è la rivoluzione del calendario delle partite: non più simmetria tra le partite di andata e ritorno, per cui ai match della prima giornata di andata non corrisponderanno gli incontri della prima di ritorno, e così via,
Altre novità il mercato, sia di allenatori che calciatori. Rivoluzione sulle panchine, soprattutto delle prime squadre. Se era noto (direi anche auspicato e atteso da molti) il ritorno di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus dopo due stagioni altalenanti e non proprio brillanti (nonostante lo scudetto con Sarri e la Coppa Italia con Pirlo), più scalpore ha destato l'addio di Antonio Conte all'Inter dopo lo scudetto e le intenzioni della società di sfoltire la rosa per far cassa con Lukaku (olte la perdita di cui Eriksen per un malore durante gli Europei che ha necessitato dell'applicazione di un pacemaker, cosa che non gli consentirà di giocare nel nostro campionato), a discapito dei rinforzi richiesti dal tecnico salentino. L'ingaggio di Simone Inzaghi sulla panchina dell'Inter ha poi dato il via ad una girandola di novità: Alla Lazio, dopo anni di Inzaghi al timone, è arrivato Sarri (l'ex Juve ha accettato l'incarico rinunciando al resto dell'ingaggio bianconero); al Napoli, partito Gattuso in rotta con De Laurentiis, è approdato Spalletti. Alla Roma in panchina addirittura José Mourinho. Pioli resta confermato, tra le panchine dei big, allenatore del Milan.
In queste ore la Juventus potrebbe aver sciolto il nodo Ronaldo: il portoghese resta a Torino per quest'ultimo anno di contratto, smentendo il trasferimento al Real Madrid per quel campionato spagnolo che dopo 20 anni ha perso anche Messi, passato, appunto dopo due decenni di trionfi in Spagna e nel mondo, ha lasciato il Barcellona per i francesi del Paris Saint Germain, club stra-ricco e zeppo di campioni. Ma, almeno fino al 2024, i Campioni d'Europa siamo noi...
binariomorto
00domenica 22 agosto 2021 10:45
Inter, è subito show:
4-0 al Genoa con super Calhanoglu



Nel giorno del ritorno dei tifosi, l'ex Milan trascina
la squadra di Inzaghi con l'assist per Skriniar e un gran gol.
Nella ripresa i sigilli di Vidal e Dzeko


Luca Taidelli

"Nel dubbio, ricordiamo che i campioni d'Italia siamo noi". Trascurata nei pronostici scudetto, l'Inter di Inzaghi manda un segnale chiaro al campionato nel giorno del ritorno dei tifosi allo stadio. La prudenza è d'obbligo, anche perché il Genoa viene sì triturato ma ad oggi è sembrato poca cosa, eppure lo spettacolo è stato davvero impressionante. Persi la freccia Hakimi e l'ariete Lukaku, Simone ha rivisto la traccia contiana con un gioco molto più arioso e vario. Illuminato da un super Calhanoglu, autore di un gran gol (e uno ancora più bello gli è stato annullato) e dell'assist per il rompighiaccio Skriniar, prima dei sigilli di Vidal e Dzeko nella ripresa.

LE SCELTE — In attesa del mercato (da verificare l'entità dell'infortunio occorso a Thuram), privo dello squalificato (e acciaccato) Lautaro e dell’infortunato Sanchez, Simone Inzaghi esordisce in nerazzurro con il 3-5-1-1 che aveva funzionato nell’ultimo test, contro la Dinamo Kiev. A cucire un centrocampo di assaltatori con Dzeko c’è ancora Sensi. La difesa è quella scudetto, sugli esterni Darmian e Perisic. Il Genoa risponde con l’eroe del Triplete interista Pandev, che a 38 anni non vuole saperne di smettere, e fa coppia col 20enne Kallon. C’è anche il giovane Vanheusden, in prestito dai nerazzurri, a completare la difesa a tre con Biraschi e Criscito.

LA PARTITA — Quello di Ballardini però è un argine che dura ben poco. Nel 5-3-2 rossoblu Sturaro e Cambiaso non chiudono e non spingono, mentre Rovella dopo una bella ripartenza (Kallon incrocia sul fondo) soffre l’intraprendenza delle mezzali di Inzaghi. Badelj cerca di metterci una pezza centralmente, ma l’Inter è da subito un’onda in piena perché asfissia l’avversario e dove non arriva con le giocate in velocità a palla bassa poi sfonda con i corazzieri. Vedi Skriniar che al 6' di testa svetta sul corner di Calhanoglu e apre col botto la stagione. Il turco si prende il Meazza in un quarto d’ora. Al 14' infatti chiude un triangolo lungo con Dzeko e infila la palla in buca d'angolo con un gran destro dal limite. Ballardini vede i suoi incapaci di superare la metà campo, ci prova prima avanzando Hernani e poi portando Sturaro sulle tracce di Barella. Peggio che andare di notte, con Brozovic (bravo Sirigu), Bastoni (che assolo!), Dzeko (traversa), Sensi e ancora Skriniar (da angolo del solito Calha) vicini al gol che chiuderebbe il match prima dell'intervallo. Invece su due leggerezze di Perisic e Darmian, prima Pandev (gran chiusura di Brozovic) e poi Kallon, con una girata mancina, rischiano di riaprirla proprio al 45'. La famosa concentrazione che Conte allenava con ossessione e che anche Inzaghi - che infatti s'imbelvisce con i suoi - predica al primo giorno ad Appiano. Nel recupero segna invece Perisic su imbucata di Brozo, ma era in fuorigioco di centimetri. Sipario su un primo tempo a una porta.

ATTO SECONDO — Tre cambi nell'intervallo per Ballardini: dentro Sabelli, Serpe e Bianchi per Biraschi, Cambiaso ed Hernani. Ma l'Inter resta posseduta e Calhanoglu va subito vicino alla doppietta su invito di Dzeko, che non avrà più venti gol nei piedi ma resta un regista offensivo di livello superiore. Entra anche Favilli per Kallon, ma il problema resta quello di fare arrivare la palla dalle parti di Handanovic. Al 10' Calha fa esplodere il Meazza con un tracciante nel sette, ma Perisic era scattato di nuovo in fuorigioco millimetrico. Il Genoa ora alza il baricentro, ma così offre il fianco alle ripartenze nerazzurre. Nel sistema di Inzaghi convince la libertà concessa in fase offensiva e l'interscambiabilità tra Sensi e Calhanoglu, col marchigiano che all'occorrenza si abbassa, si vede poco ma contribuisce a pulire le uscite palla. Sensi al 69' lascia il campo insieme a Perisic per Vidal e Dimarco, mentre Melegoni rileva Sturaro appena dopo il riflesso con cui Sirigu nega la gioia a Dzeko. Edin ci riprova, l'ex Toro si supera ma Barella sulla ribattuta è geniale nel tacco per Vidal che al 74' chiude i conti. Inzaghi a questo punto concede la standing ovation a Calhanoglu, dentro Satriano, e fa rifiatare anche Barella con Vecino, ammonito dopo pochi secondi. Festa completata dal salvataggio sulla linea di Skriniar, dall'esordio di Dumfries e dall'incornata vincente di Dzeko sulla pennellata di Vidal. Vedi mai che Inzaghi rianima pure il pupillo di Conte...

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 agosto 2021 10:50
Zaccagni non basta al Verona:
colpo del Sassuolo con Traore

Dionisi vince all'esordio in campionato contro la
squadra di Di Francesco: grandissimo gol dell'ivoriano


Fabio Bianchi


Alla fiera del gol passa il Sassuolo, ma il Verona di Di Francesco, in dieci per più di un tempo per l'espulsione di capitan Veloso, piace per gioco e grinta e tiene il risultato in bilico fino all’ultimo. Una partita piacevolissima, dove è emersa la grande qualità dei singoli del Sassuolo e le manovre di entrambe le squadre. Dionisi, al debutto in A, e Di Francesco, all'esordio sulla panca del Verona, hanno seguito giustamente le orme dei loro predecessori De Zerbi e Juric, c'è tempo per metterci la loro impronta. Risultato tutto sommato giusto, ma cosa sarebbe successo a uomini pari?

IL SIGILLO DEL BABY EUROPA — Normali gli errori in fase di costruzione e spazi più aperti per l'assenza di pressing asfissiante, anche per il caldo. Ma nonostante questo, Verona e Sassuolo sono sembrate appunto già in palla. Dionisi all'ultimo punta su Raspadori, con Boga e Djuricic dietro a Caputo invece che Traorè. E i fatti gli hanno dato ragione, perché il campioncino d'Europa ha portato in vantaggio gli emiliani con uno scatto secco e il piatto vincente su invito di Djuricic. A Di Francesco non ha detto bene, perché quanto a occasioni il Verona nel primo round ne ha avute di più sullo 0-0. Su tutte, un tiro al volo di Zaccagni appena sopra e la traversa di testa di Kalinic. Poi capitan Veloso, già ammonito, ha pensato bene di tirare un pestone a Djuricic e ha lasciato la squadra in 10.

DJURICIC-ZACCAGNI, CHE SFIDA — Nel secondo round sono piovuti i gol. In cattedra Djuricic, in gol dopo uno stupendo triangolo con Caputo e Zaccagni, l'ultimo dei Mohicani che ha tenuto in piedi le speranze del Verona con un rigore, procurato e segnato, e con un tiro a giro dopo la rete del 3-1 di Traorè. Il Sassuolo ha mostrato la capacità di creare occasioni, il Verona la tigna di non arrendersi mai . Ma serve una punta per supportare super Zaccagni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 agosto 2021 10:54
Sarri prima soffre, poi sorride:
la Lazio passa a Empoli 3-1 in rimonta



Bandinelli spaventa i biancocelesti che pareggiano subito con Milinkovic.
Lazzari e Immobile su rigore completano la rimonta


Stefano Cieri

Parte bene l’avventura di Maurizio Sarri sulla panchina della Lazio. Pur con qualche sofferenza di troppo e con tante cose ancora da rivedere la sua Lazio coglie i tre punti che voleva dalla trasferta di Empoli. Confermando di essere un cantiere più che mai aperto, ma dimostrando anche di avere tanta qualità che, in attesa che il gioco decolli e certi automatismi migliorino, basta e avanza per andare avanti. Non è fortunato il ritorno dell’Empoli in Serie A dopo due anni. Il 3-1 è risultato fin troppo severo per la squadra di casa che, specie nel corso del primo tempo, mette in seria difficoltà la Lazio. Ma alla lunga paga una fragilità difensiva che va sicuramente migliorata. Problema analogo anche per Maurizio Sarri. La sua squadra sembra più avanti nella fase di proposizione che in quella di contenimento. Decidono i gol di Milinkovic (migliore in campo), Lazzari e il solito Immobile (dal dischetto). Il gol che illude i toscani è invece di Bandinelli.

TUTTO NEI PRIMI 45 MINUTI — La Lazio parte forte, ma per farlo si scopre anche tanto, troppo. Così dopo aver trascorso i primi minuti tutti nella metà campo della squadra di casa, al primo ribaltamento di fronte prende gol. E’ il 4’ quando Bajrami dalla trequarti pesca Bandinelli tutto solo all’ingresso dell’area laziale. Il diagonale del centrocampista empolese è chirurgico e non lascia scampo a Reina. Ma il vantaggio dei toscani dura solo due minuti. Sul cross di Felipe Anderson Milinkovic sale in cielo, svettando su Romagnoli, e ristabilisce le distanze. La fase che segue vede una Lazio costantemente proiettata nella metà campo avversaria, ma senza occasioni concrete. La squadra di Sarri dà la sensazione di non avere ancora le idee chiare su come sviluppare il gioco. L’Empoli, invece, quando ha la possibilità di attaccare lo fa in maniera lineare ed efficace. I padroni di casa hanno tre occasioni importanti per riportarsi in vantaggio, ma le falliscono prima con Mancuso, poi con Cutrone e infine con Bandinelli che colpisce il palo esterno. Errori che nell’ultimo quarto d’ora della prima frazione l’Empoli paga caro. Perché la Lazio comincia a carburare grazie soprattutto alla vena del suo uomo migliore, Milinkovic. Il serbo, dopo il gol dell’1-1, lancia Lazzari per quello del sorpasso. Prima dell’intervallo arriva anche il terzo gol dei laziali, con Immobile. Su rigore concesso per il fallo di Vicario su Acerbi.

NON CAMBIA NULLA — La ripresa comincia con un Empoli che rompe gli indugi e si butta nella metà campo avversaria per tentare di rimontare. La Lazio balla un po’ all’inizio, soprattutto attorno al 10’, quando i padroni di casa hanno una grossa doppia occasione. Ma prima Reina su Bandinelli, quindi un prodigioso Luiz Felipe su Bajrami salvano la squadra di Sarri. Il tecnico biancoceleste a quel punto corre ai ripari per far rifiatare un po’ i suoi. Dopo aver sostituito nell’intervallo Akpa Akpro con Luis Alberto getta nella mischia pure Moro (per Pedro) e Andre Anderson (per Milinkovic). E nel finale inserirà anche Escalante e Muriqi al posto di Leiva e Immobile. Cambi che consento agli ospiti di gestire con meno ansie il doppio vantaggio. Andreazzoli prova a scuotere i suoi anche lui attingendo risorse dalla panchina. Il tecnico dei toscani inserisce prima Henderson, Crociata e Zurkowski (per Bandinelli, Cutrone e Haas), quindi La Mantia e Fiamozzi (escono Mancuso e Stojanovic). Ma il rimescolamento non produce conseguente tangibili per la squadra di casa. Anzi, è la Lazio a sfiorare la quarta marcatura prima con Luis Alberto e successivamente con Andre Anderson. L’Empoli ha però il merito di provarci fino alla fin e in pieno recupero colpisce una traversa con Bajrami. Ma la vittoria della Lazio è ormai in cassaforte.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 agosto 2021 10:58
Festa Atalanta al 93' con Piccoli, ma il Torino è da applausi

Sotto dopo 6' per il gran gol di Muriel, i granata reagiscono e trovano
il pari con Belotti, ma il neo-entrato regala i tre punti a Gasp nel recupero


Mario Pagliara


Il Toro è costretto a ingoiare la beffa al terzo minuto di recupero, quando Piccoli concretizza uno spietato contropiede finale e firma il due a uno che regala la prima vittoria del campionato alla squadra di Gasperini. A ripensare al film della partita, sarebbe stato più giusto il pareggio che il Toro aveva meritatamente agguantato al 79’ con Belotti, riprendendo il capolavoro realizzato da Muriel al sesto minuto. Punizione troppo severa per la squadra di Juric, uscita dal campo tra gli applausi del pubblico di casa che ha compreso la buona serata offerta dai granata. Fa festa all’ultimo secondo l’Atalanta.

L'AQUILONE DI LUIS — C’è un aquilone che permette all’Atalanta di decollare in fretta e finisce per smorzare l’entusiasmo del Toro troppo presto. E’ il capolavoro nato dopo appena sei minuti dal genio di Luis Muriel: fa tutto lui, si lancia in percussione sul centrodestra, si beve Rodriguez (che pure prova a portarlo fuori dall’area) , infine scocca un bolide che finisce dritto all’incrocio dei pali. Non avremo mai la controprova se Milinkovic Savic avrebbe mai potuto arrivarci, ma la cronaca impone di segnalare che il portiere del Toro sbaglia la scelta: battezza l’angolo basso, mentre la sfera s’insacca in quello alto. Torino-Atalanta inizia così, con un brivido caldo per i bergamaschi e una montagna subito da scalare per i granata. Nota statistica: Muriel è all’ottavo gol alla prima giornata di campionato, nessuno come lui in Serie A (davanti a Immobile a 7 gol). Anche lo scorso anno timbrò alla prima giornata, proprio contro il Toro, ancora all’Olimpico Grande Torino.

L'ORGOGLIO GRANATA — A metà gara il Toro però è con la testa dentro la partita, pur con un paio di uomini in deficit (Lukic e Linetty): è bravo a sfruttare le diverse pause dell’Atalanta, che prova più a gestire che ad affondare il colpo in velocità. A tre minuti dal vantaggio di Muriel, Palomino salva alla disperata sulla combinazione Sanabria-Linetty. I granata si appoggiano molto sulla qualità offerta da Pjaca e Sanabria, e proprio da questi due nasce il colpo di testa del paraguaiano (13’). Musso para senza affanni. Al 22’ se non ci fosse un recupero prodigioso di Singo, ancora Muriel avrebbe la palla del raddoppio a pochi passi da Milinkovic. Il quarto d’ora finale del primo tempo è però tutto del Toro, che ci metto l’impeto e l’orgoglio: prima Sanabria sfonda (34’) ma Musso c’è. Poi l’occasione più grande è il colpo di testa di Bremer (40’) dagli sviluppi di un angolo, intercettato sulla linea di porta da Pessina. Nei minuti finali di primo tempo Pjaca è delizioso nel servire Aina, sul quale stavolta Musso deve ricorrere agli straordinari (43’), nel finale ci prova anche Mandragora ma senza fortuna.

ECCO IL GALLO — Quando le squadre riemergono dagli spogliatoio, c’è Rincon al posto di un insufficiente Lukic. Il Toro ricomincia con la stessa foga, l’Atalanta prosegue al piccolo trotto: così dopo cinque minuti Sanabria potrebbe avere un’ottima occasione a tu per tu con Musso (su invito di Aina) ma gli manca il guizzo finale. Ancora Sanabria “rischia” il gol ad effetto con un colpo di tacco improvviso (‘9) direttamente da calcio d’angolo, ma c’è ancora Pessina a rovinare la festa sulla linea di porta. L’Atalanta è in difficoltà, Gasperini lo capisce e fa il doppio cambio prima dell’ora di gioco (12’ s.t.): dentro Lammers per Muriel e Miranchuk per Ilicic. A venti minuti esatti del secondo tempo, inizia la settima stagione con il Toro del capitano Andrea Belotti, subentrato al posto di Sanabria. Juric lo aveva tenuto inizialmente in panchina per la botta presa alla caviglia destra in Coppa Italia.

E IL CAPITANO TIMBRA — Un quarto d’ora dalla fine, la caviglia destra di Bremer torna a fare male (infortunatasi durante il ritiro). Il brasiliano è costretto ad uscire, al suo posto entra Izzo. Juric ne approfitta anche per lanciare dentro Verdi al posto di uno stanco, ma positivo, Pjaca. Gasperini replica con Pezzella per Malinovskyi. E quando la partita comincia a trasmettere la sensazione di trascinarsi verso il finale, arriva l’urlo del capitano, quattordici minuti dopo essere entrato in campo. Perché dopo trentaquattro minuti del secondo tempo, Belotti riceve palla al limite dell’aria, dribbla prima Pasalic, poi scocca un destro reso imparabile dalla deviazione di Maehle. E’ il meritato uno a uno del Toro. L’Atalanta ormai è alle corde, non ne ha più e nel finale una splendida conclusione di Verdi per questioni di centimetri non ribalta completamente il punteggio. Ma la doccia gelata per il Toro arriva al terzo minuto di recupero, quando l’Atalanta se ne va in contropiede e firma l’uno-due con Piccoli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 agosto 2021 00:35
Alla Juve non basta super Dybala:
l'Udinese fa 2-2 grazie agli errori di Szczesny

L'argentino firma la prima rete bianconera della stagione, dopo 3'.
Raddoppia Cuadrado, poi Pereyra riapre il match su rigore e Deulofeu agguanta il pari.
Pali per Morata e Bentancur, Ronaldo in campo dal 15' s.t.: va in gol
nel recupero ma il Var dice che è in fuorigioco


Livia Taglioli


Rocambolesco esordio stagionale per la Juve che, in vantaggio di due reti, si fa riprendere dall’Udinese: alla Dacia Arena finisce 2-2, con un doppio errore di Szczesny che prima provoca un rigore poi perde un pallone con leggerezza, regalandolo a Okaka. Totale: i gol di Dybala e Cuadrado vengono rimontati da Pereyra dal dischetto e da Deulofeu e la Juve deve accontentarsi di un pareggio. Allegri per la prima Juve dell’anno aveva scelto la strada della prudenza – anche se la più rumorosa – evitando di inserire fra i titolari Ronaldo e Chiesa (più prevedibile la panchina iniziale di Locatelli, freschissimo di firma) e lanciando un 4-4-2 non sperimentato nei test pre campionato, con Cuadrado a centrocampo e la coppia Dybala-Morata davanti, prima di inserire anche Ronaldo, Kulusevski e Chiesa nel corso della ripresa.

PARTENZA LANCIATA. E DYBALA… — Il pubblico c’è e si sente, alla Dacia Arena. Ma soprattutto si sente la voglia straripante della Juve, che parte ai mille all’ora, trascinata da un Dybala straripante contro un’Udinese solida e guardinga, con Pussetto perenne spina nel fianco bianconero, ma raramente in grado di mettere in difficoltà la squadra di Allegri. Questo il flash sul primo tempo, con la Juve certo facilitata da un vantaggio praticamente immediato: dopo 3’capitan Dybala sfrutta al meglio un assist di Bernardeschi e trova la via del gol, il n.101 in bianconero per lui, a conferma di tutto quanto di buono ha detto su di lui Allegri nei giorni scorsi (e dopo i due centri nelle due gare di pre-season disputate). La Juve, galvanizzata dall’1-0, sale in cattedra con personalità e autorevolezza: gioco in velocità, verticalizzazioni, inserimenti in avanti come da manuale della “nuova Juve” di Allegri.

CUADRADO CONCEDE IL BIS — Poi l’Udinese si affaccia alla partita: a darle la scossa è Pussetto, che prima impegna Szczesny a terra e poi mette di poco a lato di testa. Ora la Juve in fase di non possesso lascia un po’ troppo fare, Allegri cerca di dare la sveglia a una squadra che rischia di farsi schiacciare dal fraseggio avversario. Al 23’ però cambia di nuovo tutto: assist di Dybala per lo scatto di Cuadrado che affonda la falcata in area, salta Nuytinck e di destro infila Silvestri: è il 2-0. La Juve riguadagna metri in avanti, l’Udinese mantiene il possesso palla cercando la costruzione offensiva, ma ora i bianconeri si accorciano e pressano il portatore di palla, e per la squadra di Gotti è più difficile arrivare dalle parti di Szczesny. Con il primo tempo che vede Morata cercare senza fortuna il tris.

PEREYRA NON SI FA ATTENDERE. E NEANCHE DEULOFEU — Il primo boato, alla ripresa del gioco, è per Ronaldo: così il pubblico accoglie il suo riscaldamento, col portoghese che risponde con un sorriso e il pollice alzato. Entrerà in campo al 15’, al posto di Morata, con anche Kulusevski e Chiellini, fuori Ramsey e Bernardeschi. Nel frattempo, al 6’, l’Udinese aveva dimezzato lo svantaggio: Szczesny respinge ma non trattiene una conclusione di Arslan, poi lo atterra commettendo un fallo da rigore (con ammonizione annessa). Dal dischetto Pereyra di destro firma l’1-2. La Juve timbra due volte i pali difesi da Silvestri, prima con Morata e poi con Bentancur, cercando quella rete che la metterebbe in sicurezza. Ronaldo di testa sbaglia di poco la mira, al 29’ entra anche Chiesa (al posto di Cuadrado). E invece succede il contrario: al 38’ un clamoroso pasticcio di Szczesny regala a Okaka la possibilità di un assist e a Deulofeu la porta spalancata: è il 2-2, prima non convalidato dal Var e poi sì. Allo scadere Locatelli fa il suo battesimo in bianconero, poi Jajalo sfiora il tris. Ma il finale è griffato Ronaldo: al 49’ di testa sfrutta un assist di Chiesa e segna, ma il Var annulla per fuorigioco. E il match finisce 2-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 agosto 2021 00:39
Bologna, che rimonta!
I gol di De Silvestri e Arnautovic ribaltano la Salernitana

La squadra di Mihajlovic va sotto due volte (gol di Bonazzoli e Mamadou Coulibaly) ma non molla
e trova la vittoria grazie alla doppietta del difensore e alla rete dell'attaccante austriaco.
Espulsi Strandberg, Soriano e Schouten


Matteo Dalla Vite


È finita dieci contro nove, e quelli in superiorità numerica erano i rientranti in A dopo 22 anni: rientranti con grande dignità e idee chiare e ai quali vanno grossi applausi, ma fra Bologna e Salernitana finisce con la vittoria degli uomini di Mihajlovic che vanno sotto due volte e nonostante i 6’ di recupero finali riescono a portare in classifica tre punti rivitalizzanti, soprattutto dopo quel kappaò da figuraccia in Coppa Italia contro la Ternana (4-5). Due espulsioni da parte bolognese (Soriano e sul finale Schouten), una per la Salernitana al 34’ p.t (Strandberg): partita con dentro di tutto, sciocchezze, gol, una doppietta (De Silvestri) e una rete da centravanti puro (Arnautovic) che ha offerto la riscossa a un Bologna tramortito da una Salernitana affidabile, compatta ma che alla lunga si è dovuta piegare alla stanchezza maggior tecnica degli uomini di Mihajlovic.

IN 10 AL 34’ — Il ritorno della Salernitana in A dopo 22 anni è accompagnato da circa 1000 tifosi che portano il Dall’Ara a contare 10.000 spettatori totali. Fra questi c’è il c.t. campione d’Europa Roberto Mancini e Joey Saputo, arrivato ieri mattina dagli Stati Uniti e che resterà fino a mercoledì: il numero uno del Bologna ha parlato alla squadra dopo la sconfitta contro la Ternana e proprio con la Salernitana si attendeva una reazione decisa, forte, esemplare. Per avere una scintilla, Sinisa Mihajlovic ha affiancato Bonifazi (uno dei due nuovi acquisti, con Arnautovic) a Gary Medel lasciando praticamente inalterata la squadra col solo l’inserimento di Barrow sulla sinistra rispetto alla "vergognosa" (così l’ha praticamente definitiva il tecnico serbo) sconfitta in Coppa Italia. Castori si è presentato inizialmente con Capezzi al posto di Obi e Simy in panchina. Il primo tempo vive di una svolta al 34’: Strandberg si prende il secondo giallo (parata al limite dell’area su tiro di Arnautovic) e i campani restano in 10 senza però poi dare l’impressione di crollare perché i tiri successivi di Dominguez e Orsolini sono solo petardi di un Bologna tornato al 4-2-3-1 e che cerca Arnautovic con un po’ più di insistenza. La conclusione più bella è stata quella di Bonazzoli: punizione calciata col mancino e anche se leggermente deviata vede Skorupski perfetto nella deviazione.

PARITÀ NUMERICA E LUNA PARK — La ripresa è una sensazione continua da Luna Park: vantaggio della Salernitana su rigore dopo la manata di Soriano su Djuric, vista con il Var. Poi De Silvestri infila l’1-1 di testa anche se la gioia è smorzata da Mamadou Coulibaly (il migliore dei suoi) che sfrutta una doppia indecisione della difesa bolognese per l’1-2. Infine, ci pensa Arnautovic (2-2): girata in area e gol sul primo palo con servizio di Schouten, che poi sul finale si farà espellere. Non prima, però, di aver visto il ribaltone ad opera di De Silvestri su angolo di Orsolini: 3-2 finale di una sofferenza che i quasi 10.000 si sono "maledettamente" goduti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 agosto 2021 00:43
Osimhen espulso e un rigore sbagliato,
ma il Napoli è più forte: 2-0 al Venezia



Rosso diretto al nigeriano nel primo tempo.
Insigne calcia alto il primo penalty e poi segna il secondo nel giro di 5'. In gol anche Elmas


Maurizio Nicita

L’aria di festa al Maradona per la prima volta riempito di entusiasmo da quasi 20 mila napoletani, dura poco più di 20 minuti. Già perché nemmeno il tempo per esultare del pari della Juve a Udine e innamorarsi degli scatti di Victor Osimhen che proprio il nigeriano diventa protagonista di un gesto che alla fine non condizionerà la partita. Per divincolarsi su calcio d’angolo dalla morsa il marcatura del belga Heymans, dà una manata all’avversario colpendolo al collo. L’arbitro Aureliano, a pochi passi, decide per il gioco violento e espelle senza titubanza il nigeriano.

IN SALITA — Il Var non può intervenire perché il fallo c’è e l’entità dello stesso spetta al direttore in campo. E così Luciano Spalletti si ritrova subito in salita dura a inizio campionato, senza il suo uomo più in forma e prolifico e perdendo poco dopo per infortunio Zielinski colpito duro alla gamba destra (ginocchio) da Caldara. E così il Napoli viene schierato con un 4-1-3-1 in cui Lorenzo Insigne è il falso nueve e Lobotka resta basso davanti alla difesa. Ma la squadra di Spalletti ha una grande reazione di carattere e sale in cattedra Capitan Insigne segnando dal dischetto dopo aver sbagliato un primo rigore. Poi Elmas chiude col 2-0 segnato con un bel destro e alla fine il Maradona canta di felicità.

INIZIO SCOPPIETTANTE — E dire che gli azzurri erano partiti bene, con un’aggressione molto alta, guidata proprio da Osimhen che per un paio di volte mette in crisi la costruzione dal basso dei veneti, non impeccabile nel portiere finlandese Maenpaa incerto coi piedi, ma bravo a salvarsi col corpo sul solito cambio gioco di Insigne che trova puntuale sul palo opposto Politano alla conclusione. Proprio sull’angolo successivo l’episodio Osimhen-Heymans che comunque condizionerà la partita. Il Venezia, molto corto e attento a coprire a livello difensivo, si fa vedere in avanti solo con una conclusione di Johnsen parata bene da Meret e con un cross teso effettuato da Di Mariano che non trova deviazioni efficaci.

RIPRESA PER CUORI FORTI — Il Napoli torna dallo spogliatoio con le idee più chiare e non rinuncia ad attaccare. E così su un cross di Mario Rui, Caldara ha il braccio troppo largo e Aureliano fischia sicuro il rigore ma non ritiene che il difensore fermi una chiara occasione da gol e non ammonisce Caldara che a quel punto andrebbe espulso. Dal dischetto Lorenzo Insigne apre il destro ma la palla si alza e finisce sulla traversa. I tifosi applaudono il capitano e danno un segnale chiaro a de Laurentiis per far capire da che parte stanno nella diatriba sul contratto. Lorenzo non si perde d’animo e il calcio, come la vita ti dà sempre un’altra occasione. Capita 5’ dopo quando su un cross dall’area piccola di Di Lorenzo, Ceccaroni è a braccio largo: Aureliano non esita a indicare ancora il dischetto e stavolta ammonisce il difensore ritenendo l’azione chiara occasione. Lorenzo non ha paura a tornare sul dischetto e incrocia perfettamente. Il Maradona esplode per il suo capitano, il Napoli giganteggia e il Venezia si fa piccolo piccolo nonostante la superiorità numerica. E così qualche minuto dopo, su una palla vagante in area Elmas rientra sul destro e chiude sul primo palo per un 2-0 insperato in queste condizioni. L’unico sussulto per i veneti un palo esterno colpito da Forte sull’1-0. Troppo poco per una squadra che ha giocato 70’ con l’uomo in più. Paolo Zanetti ha bisogno di tempi e rinforzi. Il Napoli di Spalletti sembra pronto per una stagione da protagonista.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 agosto 2021 00:47
Abraham inventa, Veretout segna:
la Roma e Mou partono con un tris alla Fiorentina

Decide la doppietta del francese dopo le reti di
Mkhitaryan e Milenkovic, espulsi Dragowski e Zaniolo.
Due assist per il nuovo centravanti giallorosso


Chiara Zucchelli


Un’espulsione procurata, due assist, una traversa: a Roma, nella prima notte in campionato di Mourinho, brilla la stella di Tammy Abraham. E’ lui, senza dubbio, il migliore in campo nella sfida che la Roma vince 3-1 (doppietta di Veretout, gol di Mkhitaryan, rete viola di Milenkovic) contro la Fiorentina di Italiano. Era stato buon profeta, alla vigilia, il tecnico portoghese: "Lui è bravo, io sono bravo, la Fiorentina è una buona squadra e sarà una partita difficile". Vero, perché la Viola, per oltre un’ora, è assolutamente dentro la partita, vende carissima la pelle e quasi non sembra risentire dell’espulsione, nei primi minuti di Dragowski. La sensazione è che, quando avrà il vero Vlahovic, magari senza il mercato in testa, il gruppo di Italiano potrà crescere molto, così come sembra destinata a crescere la Roma che, intanto, si gode la sua stella inglese, decisiva in tutti i momenti chiave del match.

SUPER TAMMY — E’ lui a far espellere Dragowski (Pairetto molto severo in tutte le decisioni), a cui va via in velocità dopo poco più di un quarto d’ora. Il portiere viola è costretto a fermarlo con le cattive, l'arbitro va sul rosso diretto e al suo posto entra Terracciano, con Italiano che toglie Callejon e ridisegna la Fiorentina passando dal 4-3-3 al 4-3-2. Con Castrovilli in panchina, è Gonzalez il più attivo della Viola ma è la Roma a passare in vantaggio al 26’: Vlahovic perde palla, Abraham vede Mkhitaryan, bravo a tagliare in mezzo e a segnare il primo gol dell’anno dopo che il Var giudica regolare la sua posizione. La Fiorentina prova a farsi vedere dalle parti di Rui Patricio ma Abraham è in serata di grazia e nessuno riesce a tenerlo. Ci provano Pulgar e Bonaventura, l’inglese scappa via ogni volta che può e sembra trovarsi benissimo nel 4-2-3-1 giallorosso.

DIECI CONTRO DIECI — Allo scadere del primo tempo Zaniolo viene ammonito per un brutto fallo su Gonzalez ed è un giallo che pesa perché al 52’ ne arriva un altro (ingenuità sempre su Gonzalez) e Nicolò lascia la Roma in dieci, ristabilendo la parità numerica. E’ il momento peggiore per la squadra di Mourinho: la Fiorentina prende coraggio e al 60’ arriva il pari di Milenkovic: cross di Pulgar, Abraham e Mancini vanno su Vlahovic, Milenkovic ne approfitta (Cristante lo perde in marcatura) e batte Rui Patricio.

ELDOR RISPONDE — Il gol subìto sveglia la Roma che va vicina al pareggio con una traversa di Abraham, di testa, quasi perfetto nello sfruttare un sombrero di Pellegrini su Biraghi. Al 64’ Pairetto annulla un gol a Veretout per fuorigioco di Abraham: nuovo controllo al Var e nuovo semaforo verde per la Roma perché l’inglese è partito in posizione regolare. Abraham esce qualche minuto dopo, anche per un indurimento al flessore, - al suo posto Shomurodov - e i 27mila dell’Olimpico gli riservano un minuto netto di applausi e standing ovation. Meritatissima, per come ha giocato, per come ha fatto squadra, per come ha rincorso gli avversari dopo una settimana sull’ottovolante, passata a fare su e giù tra Italia e Inghilterra per concludere il trasferimento. Vinto, almeno stasera, il duello con l’altro golden boy Vlahovic, che si è fatto notare solo al 55’ per una girata con cui ha impegnato Rui Patricio. Poco, troppo poco per un giocatore del suo talento. Talento che invece mette di nuovo in mostra Eldor Shomurodov che regala, dopo una giocata spettacolare a Veretout il gol del 3-1. L’ex Genoa si libera di potenza di Castrovilli e indovina il corridoio giusto per il francese, bravo ad inserirsi e a siglare la doppietta personale. Senza esultare, visto il passato a Firenze. Esultano eccome, invece, i romanisti, che salutano l’Olimpico applaudendo ancora Abraham che risponde mandando baci a tutto lo stadio. L’amore è già scoppiato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 agosto 2021 23:14
Joao Pedro rimonta lo Spezia: il Cagliari si prende il pari

Liguri avanti coi gol di Gyasi al 7' e Bastoni al 58', ma nella ripresa ci pensa il brasiliano
(secondo centro su rigore), che in 4' raggiunge la squadra di Thiago Motta


G.B. Olivero


Il campionato di Cagliari e Spezia inizia con un pareggio e qualche rimpianto. I sardi hanno creato e sbagliato tanto, sono riusciti a rimontare dallo 0-2, ma tornano a casa con la sensazione di aver sprecato l’occasione di iniziare con una vittoria. Ma probabilmente è più dispiaciuto lo Spezia, che dopo un’estate tribolata causa Covid, difficoltà sul mercato, addio a giocatori importanti e cambio di guida tecnica, ha disputato una gara ordinata e ha visto svanire nel giro di cinque minuti il doppio vantaggio che aveva costruito. La doppietta di Joao Pedro ha bilanciato le reti di Gyasi e Bastoni lasciando con l’amaro in bocca la famiglia Platek presente in tribuna.

PRIMO TEMPO — Semplici, come previsto, affida la regia a Strootman e punta sulla voglia di farsi perdonare di Nandez: le polemiche sembrano alle spalle, anche se ovviamente l’uruguaiano continua a sognare un trasferimento prima della chiusura del mercato. Nel 3-4-3 dello Spezia, invece, Bastoni (terzino sinistro nella scorsa stagione, mezzala qualche anno fa) prova a interpretare il ruolo dell’organizzatore di gioco e Maggiore l’aiuta. La squadra di Thiago Motta va rapidamente in vantaggio: al 7’ Carboni si fa attrarre dalla palla fuori dall’area, viene fatto fuori da un triangolo tra Gyasi e Verde, Godin non riesce a respingere la conclusione di Gyasi che finisce nell’angolino. Qualche dubbio sulla reattività di Cragno nell’occasione. Lo Spezia porta una buona pressione a centrocampo, il Cagliari costruisce qualcosa solo su azione di corner e al 24’ Walukiewicz, liberato da un’uscita incerta di Zoet, manda in curva da due metri. Nel finale, dopo un salvataggio di Erlic su tiro di Deiola, si sveglia Joao Pedro: un colpo di testa centrale e poi un bel tiro a giro ben parato da Zoet.

SECONDO TEMPO — A inizio ripresa Pavoletti spreca un comodo assist di Nandez e al 6’ lo stesso Nandez viene fermato da Erlic con un intervento disperato. Al 13’ raddoppia lo Spezia al termine di un’azione corale a cui partecipano Bastoni, Verde, Gyasi, Amian e ancora Bastoni che segna con un tocco al limite dell’area piccola. La partita, però, non è chiusa e nel giro di pochi minuti il Cagliari la pareggia. Fa tutto Joao Pedro: al 17’ si gira al limite e pesca l’angolino; al 21’ trasforma un rigore che Pavoletti si era procurato anticipando Zoet dopo un tiro deviato. I sardi, passati al 4-3-2-1 dopo gli ingressi di Zappa e Pereiro, spingono cercando la vittoria, lo Spezia si affida a qualche ripartenza segnando anche con Mraz ma in posizione di fuorigioco. Nel finale la stanchezza si fa sentire, diminuisce la precisione e non ci sono più pericoli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 agosto 2021 23:18
Il Milan risponde subito all’Inter:
Brahim Diaz condanna la Samp

Buona la prima per i rossoneri, che trovano una prova di personalità ma rischiano nel finale.
Debutto in A per Maignan e Giroud, esordio con la nuova maglia per Florenzi


Marco Pasotto


Alla fine l’ha vista lunga Pioli. Con il suo 4-2-3-1 usato sicuro, preferito al 4-4-2, che ha premiato il tecnico rossonero consegnando il gol della vittoria proprio sui piedi del suo trequartista. Il Milan sbanca la sponda blucerchiata di Marassi con un gol di Brahim Diaz e replica subito all’Inter. Una vittoria costruita sul gioco, sulla personalità e sulle qualità dei singoli, anche se con diversi patemi nei minuti finali. E’ stato un Diavolo molto riconoscibile, nel senso che ha utilizzato i pregi esibiti già nella scorsa stagione e questo potrà essere un vantaggio rispetto ad avversari che hanno cambiato allenatore. La Samp ha provato a metterla sul piano dell’agonismo e della buona stella di qualche individualità, ma è annegata sotto il peso dei tanti errori in fase di impostazione e di una fase difensiva ancora (molto) da rivedere. I blucerchiati hanno giocato con la patch che celebrava i 100 gol di Quagliarella sul braccio, ma il capitano non è riuscito a incidere. I rossoneri si confermano a proprio agio in trasferta (lo scorso campionato sono arrivate 16 vittorie, record della A) e questo successo è anche il numero 150 per Pioli nel massimo campionato: un bel traguardo.

LE SCELTE — D’Aversa, al debutto in campionato sulla panchina blucerchiata, ha piazzato come da copione Candreva, Gabbiadini e Damsgaard (tante le pretendenti lungo l’estate, Milan compreso) dietro a Quagliarella. In mediana accanto a Thorbsy si è accomodato Ekdal, con Silva in panchina. Pioli si era portato dietro fino all’ultima amichevole – vigilia di Ferragosto – il dubbio sul sistema di gioco da usare a Marassi, poi nei giorni successivi ha scelto l’opzione “conservativa”: 4-2-3-1, con il debutto in gare ufficiali di Giroud, assistito da Saelemaekers, Diaz e Leao, preferito a Rebic. In mediana il tecnico rossonero accanto a Tonali ha fatto partire Krunic, tenendo Bennacer in panchina. Così come in panchina – ma non è una sorpresa – è finito Romagnoli, con Kjaer e Tomori confermati coppia centrale di riferimento. Prima convocazione per l’ultimo arrivato Florenzi.

LETARGO — La Samp ha provato a intimorire subito il Diavolo, partendo forte e cercando di aggirarlo soprattutto dalla destra, ma le buone intenzioni sono durate una manciata di minuti. Anche perché i blucerchiati hanno evidenziato nuovamente le difficoltà in fase di non possesso viste in Coppa Italia. La prima occasione per il Milan infatti entra di diritto nel libro degli orrori difensivi perché Leao, che ha chiamato Audero a una parata fantastica con un siluro di sinistro, è stato innescato direttamente da un lancio di Maignan. Una cartolina improponibile in Serie A. E il gol rossonero è nato nello stesso modo. Altro lancio del portiere francese per Calabria, il capitano (sarà lui il vice Romagnoli) ha approfittato del letargo in cui è caduto Augello ed è sfuggito via crossando per Diaz, che ha girato di destro in porta. Non benissimo, ma è bastato per indurre Audero, questa volta, all’errore: la smanacciata è stata goffa e la palla gli è sfuggita sul lato. Al di là delle brutture difensive blucerchiate, la partita è stata molto bella. Ritmi alti, squadre che non hanno badato molto alle riflessioni e hanno cercato l’affondo vincente a ogni azione. La Samp ha reagito, Candreva ha scaraventato in area un paio di cross velenosissimi e lo stesso ha fatto Leao dall’altra parte. Un primo tempo che ha premiato il Milan anche per la qualità dei singoli. Leao era in una di quelle serate sì, e quando succede diventa irrefrenabile. Giroud ha dettato sapientemente i passaggi (e in un’occasione ha sfiorato il gol, che Audero gli ha vietato con un gran riflesso a distanza ravvicinata). Diaz ha protetto palla benissimo ed è stata molto interessante la divisione delle mattonelle con Saelemaekers nelle zone centrali della trequarti: il belga spesso e volentieri ha appoggiato la manovra convergendo fino alla lunetta dell’area doriana, slittamento che ha creato difficoltà alla Samp nelle marcature.

QUANTI ERRORI — I blucerchiati invece in quella zona del campo il più delle volte si sono impantanati. Gabbiadini ha faticato a trovare sbocchi, Damsgaard ha acceso la luce solo a sprazzi, e Quagliarella ha toccato pochi palloni. La differenza sostanziale è che il Milan ha saputo distendersi bene ed è riuscito ad arrivare spesso a poca distanza dalla porta avversaria. Krunic per esempio ha sprecato da ottima posizione una respinta di Audero su Hernandez. E il Diavolo è stato valido anche nella pressione alta quando la Samp avviava l’azione. Il pericolo più grande per la porta rossonera è stato una traversa di Gabbiadini su punizione deviata da Maignan. Anche nella ripresa è stata una sfida giocata a viso aperto. Il Milan ha evitato l’errore di rintanarsi a protezione del gol di vantaggio, continuando a tenere un baricentro alto e a mettere sotto pressione la Samp. Uno dei rari break è arrivato per via di una brutta amnesia di Hernandez, che ha spalancato la porta a Gabbiadini a pochi metri da Maignan: il francese ha salvato con un grande riflesso. Per il resto, il trascorrere dei minuti ha aumentato proporzionalmente la quantità di errori in costruzione della Samp. Una sequenza di appoggi falliti anche banalmente. A metà frazione dentro Rebic e Bennacer per Leao e Diaz da una parte, Verre e Murru per Gabbiadini e Augello dall’altra. “Gabbia” è uscito zoppicando vistosamente ed è poi crollato in un pianto nervoso a bordo campo. Gli ultimi dieci minuti hanno registrato l’esordio di Florenzi, alto a destra al posto di Saelemaekers, e sono stati piuttosto travagliati per il Milan, costretto a subire gli assalti – disordinati, ma ripetuti – di una Samp che ha provato generosamente a buttarsi nella metà campo altrui. Assalti respinti: Marassi è caduto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 24 agosto 2021 14:20
SERIE A 2021/2022 1ª Giornata (1ª di Andata)

21/08/2021
Inter - Genoa 4-0
Verona - Sassuolo 2-3
Empoli - Lazio 1-3
Torino - Atalanta 1-2
22/08/2021
Bologna - Salernitana 3-2
Udinese - Juventus 2-2
Napoli - Venezia 2-0
Roma - Fiorentina 3-1
23/08/2021
Cagliari - Spezia 2-2
Sampdoria - Milan 0-1

Classifica
1) Inter, Lazio, Roma, Napoli, Bologna, Sassuolo, Atalanta e Milan punti 3;
9) Cagliari, Juventus, Spezia e Udinese punti 1;
13) Salernitana, Verona, Torino, Sampdoria, Empoli, Fiorentina, Venezia e Genoa punti 0;

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 28 agosto 2021 13:23
Un Ronaldo (e tanti altri illustri calciatori) va via, la Juve resta, questo in sintesi l'Allegri-pensiero all'indomani dell'ufficializzazione dell'addio di Cristiano Ronaldo dalla Juventus per tornare all'amato club dove tutto è iniziato, il Manchester United. Finalmente un "Welcome Home" a lieto fine anche per gli inglesi. La cifra si dovrebbe aggirare tra i 25 e i 30 milioni di euro oltre ai 25 milioni di euro a stagione per il portoghese previsto dall'accordo biennale, cifra ben al di sotto dei 100 milioni che la Juventus dovette sborsare tre anni fa. Unico "problema" per il calciatore portoghese è il numero di maglia: il "7" è già assegnato e per le regole del campionato inglese non si possono effettuare cambi del numero di maglia nel corso del campionato. Sappiamo bene come "CR7" sia ben più di un numero di maglia per Ronaldo ma un vero e proprio logo commerciale.
Alla vigilia del match contro l'Empoli la Juventus e Allegri svoltano senza il suo calciatore più famoso e costoso. D'altra parte per la partita non era stato neanche convocato perché Allegri già aveva avuto notizia dallo stesso calciatore che voleva andare via da Torino e in effetti già ieri, ad ufficializzazione avvenuta, CR7 è volato a Lisbona con un jet privato.
binariomorto
00sabato 28 agosto 2021 13:27
Deulofeu ci ha preso gusto: e l'Udinese ne rifila tre al Venezia

I friulani, dopo il pareggio in rimonta con la Juve,
lasciano a zero punti la neopromossa squadra di Zanetti, che pure non sfigura.
A segno Pussetto (29’), lo spagnolo (70’), già in gol alla prima, e Molina nel recupero


Fabio Bianchi


Il Venezia in questo momento è come un talento grezzo. E’ giovane, si farà. Per il momento paga le ingenuità, come è normale che sia, di una matricola. E poi l’adattamento alla Serie A richiede di tempo, soprattutto se sei formato da tutti debuttanti assoluti. Ma il gioco c’è e la squadra non può che migliorare. Nel frattempo gli avversari approfittano delle ingenuità, nel caso l’esperta Udinese (da 27 anni di fila in A, non dimentichiamolo) che alla seconda ripartenza mete il sigillo con una delizia di Pussetto. E nel secondo round approfitta di un errore ne pressi dell’area con Deulefou che mette al sicuro il risultato.

CHE NACHO — Zanetti ha cambiato sette undicesimi della squadra, con un tridente formato dai nuovi Okereke e Henry insieme con Johnsen e ha iniziato molto meglio la partita rispetto al debutto di Napoli. Baricentro alto, più coraggio, qualche buona giocata che ha portato anche Johnsen davanti a Silvestri che in uscita lo ha fermato. L’Udinese, senza centravanti e con Pereyra in appoggio a Pussetto non tanto falso nove, ha lasciato l’iniziativa e ha giocato di ripartenza. Era la mossa giusta perché il Venezia quando perdeva palla concedeva spesso grandi spazi in mezzo e mandava la sua difesa in affanno. E proprio in una situazione del genere, Molina è scappato sulla fascia e ha messo in mezzo dove Pussetto ha fatto il capolavoro: stop di petto e tiro al volo nell’angolino. II Venezia ha provato a reagire ma l’Udinese ha controllato bene per cercare qualche altra ripartenza con Pereyra molto mobile.

ECCO DEULOFEU — Nel secondo round il Venezia si è messo a manovrare dal basso e in alcuni sprazzi si è fatto ammirare per la manovra ma l’Udinese molto più concreta, fatta eccezione per una bella azione di Okereke il cui tiro è stato ancora respinto da Silvestri, non ha lasciato mai occasioni. Poi, mentre Zanetti provava coi cambi a dare più brio, Gotti spendeva Deulofeu e faceva bene. Dopo pochi minuti ha rubato a palla al talentino Usa Busio al limite dell’area, palla ad Arslan, tiro respinto sui cui arrivava lo spagnolo per la scoccata vincente. E al tramonto, il sigillo di Molina per il 3-0 per una risultato forse troppo duro per i veneti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 28 agosto 2021 14:04
Correa da sballo, entra al 74'
e segna due gol da favola:
l'Inter vince 3-1 a Verona



Dopo l'errore di Handanovic che nel primo tempo manda in gol Ilic,
prima Lautaro e poi l'ex laziale,
con una stupenda doppietta appena entrato, lanciano i nerazzurri


Luca Taidelli

Dopo quelli con i fuochi d'artificio di Calhanoglu e Dzeko col Genoa, l'Inter si gode l'esordio stellare del Tucu Correa, cui bastano i 20' finali per affossare un buon Verona dopo il gol di Ilic (pasticcio di Handanovic, un film già visto) e il pareggio di Lautaro. La LuLa insomma ha già lasciato il posto alla CoLa in salsa argentina. Inter, meno brillante rispetto alla settimana scorsa (anche perché l'avversario era più tosto), ma a punteggio pieno.

LE SCELTE — Di Francesco preferisce Hongla a Tameze per sostituire lo squalificato Veloso. Con Barak e Zaccagni, in attacco c'è a sorpresa Cancellieri, con la rinuncia a un attaccante centrale di ruolo per non dare riferimenti alla difesa avversaria. Inzaghi conferma l'undici che ha asfaltato il Genoa, con l'eccezione di Lautaro (squalificato e acciaccato contro il Grifone) che affianca Dzeko e manda in panchina Sensi.

HARAKIRI — L'Inter parte bene, come contro il Genoa, pressa alta e potrebbe passare già al 13' con Lautaro che sfrutta un errore di Faraoni e costringe Montipò alla paratona. Passano due minuti e dall'altra parte Handanovic la fa grossa. Il capitano cerca di avviare l'azione (la famosa costruzione dal basso che accende gli italici dibattiti pallonari) ma sbaglia la misura del passaggio per Brozovic, Ilic piomba sul croato, è fortunato nel rimpallo e bravissimo a segnare con un tocco sotto di sinistro. Un assurdo remake di quanto successo il 23 dicembre scorso, quando la papera di Handa (ma con l'Inter in vantaggio) era stata sfruttata sempre dall'ex City. La gara gira qui, anche a livello psicologico. Perché il Verona prende coraggio e campo, l'Inter si allunga, Calhanoglu si alza troppo e non aiuta Brozo in costruzione. S'ingolfano anche Lautaro e Dzeko, che alla prima insieme avevano iniziato bene ma poi faticano a capirsi e trovarsi. Prima dell'intervallo si registrano soltanto un colpo di testa alto di Barella e una girata in curva del Toro. Sono così i padroni di casa ad andare più vicini al raddoppio, ma il baby Cancellieri calcia male dopo un break di Zaccagni.

SQUILLO TORO — Nessun cambio nell'intervallo, ma cambia subito il risultato. Rimessa laterale chilometrica di Perisic, Hongla contrasta Dzeko ma serve involontariamente Lautaro che di testa a due passi da Montipò non può sbagliare e segna il 50°gol in nerazzurro. Ceccherini ha problemi alla caviglia e deve lasciare il posto a Casale. Al 10' il Toro sfiora il raddoppio, sempre da rimessa laterale di Perisic, ma il suo sinistro esce di un soffio. E la rabbia monta al 13' quando l'argentino cade in area dopo un contrasto con Hongla. Manganiello fa giocare, ma il rigore ci stava. Di Francesco manda in campo Lasagna per Cancellieri. Inzaghi al 21' risponde con l'ex Dimarco e Vidal per Perisic e Brozovic, appena ammonito. Visto che i suoi faticano a trovare spazi, Bastoni si mette in proprio e col mancino costringe Montipò a una parata non facile. E' il preludio ad un finale a senso unico. Il Verona paga una gara sopra ritmo, l'Inter la mette all'angolo anche se fatica a creare occasioni limpide. Al 29' scocca l'ora di Correa, che prende il posto di Lautaro. Il Tucu al primo pallone in nerazzurro pesca l'inserimento di Barella, che però scivola appena entrato in area. Al secondo squillo però lo spicchio interista esplode. Siamo al 38', Vidal sventaglia per Darmian, bravo a tenere in gioco la palla e a crossare per Correa, che mangia in testa a Dawidowicz, appena entrato, e a metterla dove Montipò non può arrivare. Ma questo ha fame davvero, e nel recupero concede il bis con un colpo da biliardo mancino dal limite. Da non credere.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 29 agosto 2021 00:50
L'Atalanta spinge, ma non basta:
lo 0-0 finale fa felice il Bologna



Nessun gol a Bergamo dove sono tornati i tifosi un anno e mezzo dopo.
Muriel e Ilicic non sfondano, gli emiliani prendono un punto meritato


Marco Guidi

Il miglior attacco degli ultimi due campionati contro la difesa che per 41 gare di fila, a cavallo tra il 2019-20 e il 2020-21, prese sempre gol, stabilendo un record in Serie A? Non può che finire 0-0. L’Atalanta non va oltre il pareggio in casa contro il Bologna, interrompendo una striscia di sette vittorie consecutive interne contro i rossoblù. Il punto fa salire così entrambe le squadre a 4 punti in classifica.

SCELTE — Gian Piero Gasperini sceglie a sorpresa di escludere il nuovo acquisto Demiral in difesa, rilanciando Toloi, al rientro dalla squalifica, così come Freuler in mediana. In attacco gli stessi uomini di Torino, ma con una disposizione diversa: Malinovskyi trequartista alle spalle di Ilicic e Muriel. Pessina solo in panchina, come l’ultimo arrivato Zappacosta. Nel Bologna assenti Soriano e Schouten per squalifica, Mihajlovic schiera il giovane Kingsley dal 1’ a centrocampo, affidandosi a Orsolini, Arnautovic e Sansone davanti. L’ex Barrow è l’escluso eccellente.

INIZIO — L’avvio è frizzante. Al 3’ Orsolini, dopo uno svarione di Djimsiti (buco sul cross di Sansone), sballa la conclusione a colpo sicuro col destro. Errore da matita blu. Subito dopo, la replica nerazzurra, col sinistro di Malinovsky, ben servito da Muriel, che sibila di un soffio a lato sulla sinistra di Skorupski. E all’11’ Ilicic offre una soluzione in fotocopia: Skorupski pare ancora battuto, ma la palla si perde sul fondo. E’ un’Atalanta diversa da quella vista a Torino una settimana fa, soprattutto sul piano del ritmo, anche se manca ancora il brio dei tempi migliori negli ultimi sedici metri. Il Bologna, sette gol subiti nelle prime due uscite ufficiali, tiene sorprendentemente botta dietro, cercando poi di saltare la mediana con il lancio lungo su Arnautovic, cliente scomodo anche per il buon Palomino dell’ultimo periodo. Al 30’ Skorupski è reattivo nel respingere la botta in diagonale di Gosens. Poi il tedesco si prende con Medel, dopo aver subito un brutto fallo dal cileno: cartellino giallo per entrambi.

RIPRESA — Nessun cambio all’intervallo e subito Atalanta alla ricerca del vantaggio: al 4’ Muriel chiude troppo il destro sul primo palo. Più passano i minuti e più il Bologna si chiude nel suo guscio, consentendo ai padroni di casa di aumentare la loro pressione. Gosens al quarto d’ora calcia fuori col sinistro dal limite. Mihajlovic avverte che i suoi hanno bisogno di una scossa e inserisce Vignato per Kingsley, aumentando almeno sulla carta il tasso tecnico della manovra. Gasperini risponde con Pessina al posto di Malinovskyi. Il canovaccio della partita è però ormai tracciato: Atalanta all’arrembaggio e Bologna arroccato a protezione di Skorupski. Proteste nerazzurre al 25’, per un tocco di mani di De Silvestri in area rossoblù che lascia più di qualche dubbio. Il Var Chiffi, però, conferma il non fischio di Orsato. Maehle al 29’ prova la soluzione di potenza: alta. Gasp si gioca tutte le sue carte, gettando nella mischia Piccoli e Miranchuk, al posto di Pasalic e un Muriel sottotono, ben contenuto da un Medel in grande spolvero. Sinisa a 10’ dalla fine vuole tenersi stretto il punto e passa alla difesa a cinque, con l’inserimento di Soumaoro e del redivivo Tomiyasu. Il muro emiliano traballa un paio di volte (brividi sul sinistro a lato di Pessina e sul disimpegno di Skov Olsen che rischia l’autogol in pieno recupero), ma regge l’urto. Finisce 0-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 29 agosto 2021 00:55
Lazio, riecco il vero Immobile!
E ora Piola è sempre più vicino

L’attaccante napoletano ha segnato 154 gol in 224 presenze:
Ciro diventerà ben presto il miglior marcatore della storia biancoceleste


Elmar Bergonzini


L’uomo giusto al posto giusto. Ciro Immobile alla Lazio è re. Alla prima casalinga con i tifosi dopo oltre 500 giorni l’attaccante biancoceleste ha riaccolto il pubblico con una tripletta con la quale ha ribaltato lo Spezia che inizialmente si era portato in vantaggio. L’Olimpico era ai suoi piedi. Per lui i cori più forti, per lui le grida più ripetute. Sono 154 gol in biancoceleste in appena 221 presenze. Nella storia della Lazio solo Silvio Piola (il miglior marcatore italiano di sempre) ha segnato di più, ma la distanza ormai è minima: l’attaccante napoletano è a -5 ed è destinato a diventare il migliore di sempre con l’aquila sul petto. Nessuno come lui, insomma. Ma l’amore è reciproco, perché è alla Lazio che Immobile ha trovato il suo habitat naturale. Con la maglia biancoceleste addosso rende come non ha fatto con nessun altro.

TRAGUARDI — Immobile ha chiuso la stagione 2019-20 conquistando la Scarpa d’Oro. Nell’ultima si è invece laureato campione d’Europa con l’Italia. Eppure in Azzurro non sempre ha convinto. Non sempre ha inciso. O almeno non come fa con la Lazio. Anche agli Europei Ciro ha segnato (due gol nella fase a girone) ed è entrato in alcune delle altre reti della squadra di Mancini (apre la difesa della Spagna sul gol del vantaggio di Chiesa in semifinale), ma il suo rendimento non è come quando rappresenta la Lazio. A Roma Immobile è unico, diventerà il migliore. Di sempre, e chissà per quanto tempo. Per mesi si è parlato anche di una sua presunta difficoltà a rendere nel 4-3-3, ma alla seconda di campionato è già a quota 4 gol. Ed è sempre più uomo copertina.

NUMERI — Immobile ha chiuso la stagione 2019-20 conquistando la Scarpa d’Oro. Nell’ultima si è invece laureato campione d’Europa con l’Italia. Eppure in Azzurro non sempre ha convinto. Non sempre ha inciso. O almeno non come fa con la Lazio. Anche agli Europei Ciro ha segnato (due gol nella fase a girone) ed è entrato in alcune delle altre reti della squadra di Mancini (apre la difesa della Spagna sul gol del vantaggio di Chiesa in semifinale), ma il suo rendimento non è come quando rappresenta la Lazio. A Roma Immobile è unico, diventerà il migliore. Di sempre, e chissà per quanto tempo. Per mesi si è parlato anche di una sua presunta difficoltà a rendere nel 4-3-3, ma alla seconda di campionato è già a quota 4 gol. Ed è sempre più uomo copertina.

NUMERI — Le statistiche di Immobile, con la Lazio, sono impressionanti: mai nessun laziale ha segnato 30 gol in un unico campionato, l’unico ad essere arrivato almeno a quota 20 per quattro stagioni di fila, sono cinque anni che arriva almeno a quota 15. In Serie A Immobile è arrivato a quota 159 (ha scavalcato Luca Toni al 19esimo posto nella classifica di tutti i tempi), solo Quagliarella, fra i giocatori in attività, ha segnato più di lui. Con la Lazio è già alla quinta tripletta (alla sesta stagione). Vuole trascinare la Lazio anche in questo campionato. “Lavoro con Sarri con entusiasmo, so che gli attaccanti con lui segnano tanto, non vedevo l’ora di conoscerlo”, ha detto a fine partita. L’unica pecca è il rigore sbagliato, il quinto su dieci considerando l’ultimo campionato. “Avrei preferito non sbagliarlo, mi rode, mi dà fastidio”. Perché con la Lazio non è abituato a sbagliare, non è abituato ad avere cali. Alla Lazio è abituato a essere l’uomo giusto al momento giusto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 29 agosto 2021 00:59
Gonzalez e Vlahovic lanciano la Fiorentina, secondo k.o. per il Torino

I viola conquistano meritatamente la prima vittoria in campionato con una rete per tempo.
I granata graffiano solo nel finale accorciando le distanze con Verdi


Nicola Cecere


Il debutto casalingo sorride alla Fiorentina che supera con una rete per tempo un Torino incapace di graffiare per 88’ (nemmeno un tiro nello specchio prima del 2-1) e distratto in difesa: decisamente un passo indietro rispetto alla bella prestazione con l’Atalanta. Italiano presenta ai suoi nuovi tifosi una squadra agile e veloce, con le idee chiare e un talento sopra tutti, il giovane Gonzalez. Che ispira i compagni e va a concludere personalmente, schiodando lo 0-0. Il Franchi applaude convinto.Il Toro non riesce ad arginare ma soprattutto non riesce a replicare sul piano della manovra. Nella prima parte si affida ai rilanci di Milinkovic-Savic e nella seconda, quando prova a venire su palla a terra, trova dinanzi a sé un muro compatto: non è un caso se il raddoppio arrivi su veloce contropiede.

VOLI E SALVATAGGI — L’avvio sprint della Viola costringe il Toro a difendersi basso. Al 5’ Gonzalez si libera in area e calcia di destro, che non è il suo piede: pallone largo. Nessuno può saperlo, naturalmente ma si tratta della prova generale del gol che chiuderà il primo tempo. All’11’ c’è una duplice insidia per la porta granata. Un traversone di Vlahovic da sinistra sa per raggiungere Callejon appostato sul secondo palo quando sbuca, provvidenziale, Ola Aina a sventare in angolo. Dalla bandierina svetta di testa Milenkovic in area piccola: sembra una inesorabile esecuzione ma (e non si tratta di un gioco di parole), vola Milinkovic e intercetta la sfera sulla linea di porta.

IL VANTAGGIO — Qui la furia viola si placa e il Toro può uscire dal guscio con un pericoloso cross di Sanabria da destra che attraversa l’area planando sul palo opposto dove Aina è in vantaggio su Venuti ma non gli riesce di impattare il pallone (18’). Passano cinque minuti e proprio Aina dalla sua fascia mancina scodella in area dove Singo può controllare e preparare il destro: colpito male, il pallone sorvola la traversa. Colpisce invece molto bene, forse troppo bene (paradossalmente) Callejon il suggerimento dalla sinistra di Gonzalez: il destro al volo dello spagnolo viene bloccato, sia pure a fatica, dal reattivo portiere ospite. Nulla può il gigantesco Milinkovic-Savic sul sinistro piazzato da Gonzalez ben azionato da un tocco di Castrovilli: il vantaggio viola è meritato, anche nella circostanza la linea difensiva di Juric lascia troppo spazio.

IL FINALE — In avvio di ripresa c’è subito l’occasione del raddoppio. Il solito Gonzalez va via sulla fascia e mette in mezzo dove Jack Bonaventura arriva in tackle scivolato trovando però il ginocchio di Mandragora a deviare la sfera colpita in area piccola. Nell’intervallo Juric ha provveduto a fermare Djidji, ammonito due minuti prima dello 0-, rimpiazzandolo con Buongiorno che aveva già duellato con Vlahovic ai tempi della Primavera. Ma a nulla vale questo precedente quando il centravanti viola colpisce a metà ripresa sfruttando un perfetto suggerimento di Bonaventura. La torsione aerea di Vlahovic è perfetta però non aveva nessuno a contrastarlo in piena area. Due minuti prima Juric aveva messo dentro Pjaca e Verdi per Sanabria e Linetty. Ed è proprio Verdi che perdendo un contrasto con Duncan consente alla Viola di scattare in contropiede per chiudere il match. Il risveglio del Toro è tardivo, quando Verdi colpisce in area su suggerimento di Lukic mancano appena due minuti al 90’. E nei 5’ di recupero la Viola non concede più nulla. I tre punti sono suoi, con merito.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 29 agosto 2021 01:04
Senza Ronaldo la Juve affonda in casa con l'Empoli.
Allegri è già a -5 dall’Inter



Debutto casalingo con sconfitta per i bianconeri, che non riescono a concretizzare una
partita vissuta in gran parte all’attacco, senza mai trovare il pari dopo la rete di Mancuso al 21’


Giuseppe Nigro

La prima partita della Juve d.R., dopo Ronaldo, il debutto casalingo della seconda gestione bianconera di Massimiliano Allegri è una sconfitta interna 0-1 contro l’Empoli neopromosso, che con una prestazione di personalità e senza la minima soggezione conquista all’Allianz Stadium i primi tre punti del suo campionato. Dopo il pareggio 2-2 a Udine, diventano già cinque dopo due giornate i punti di distacco della Signora da Inter e Lazio prime in classifica, in attesa dei risultati della domenica. Ad Allegri è mancato chi risolvesse, poche ore dopo l’addio di chi in questi tre anni ha risolto spesso: trovarne (almeno) un altro è uno step fondamentale di crescita, e stavolta a Dybala è mancato non il genio ma l’incisività, così il più vicino a quel ruolo oggi è Chiesa. E poi restano da ritrovare le certezze dietro: sedicesima partita di fila subendo gol, in continuità con Pirlo. Al di là della contingenza di come è arrivata la rete di Mancuso al 21’, troppo spesso all’Empoli (ficcante ed efficace) bastava superare la trequarti per dare sensazioni di pericolo.

JUVE DI POSSESSO — Con Chiesa attaccante insieme a Dybala e McKennie dietro in appoggio, più che nelle posizioni in campo l’impatto della partita della Juve è forte - a dispetto dei cliché sull’allegrismo - grazie a una pressione alta e un gusto del possesso ma non a oltranza, con ricerca della giocata verso la porta e senza paura di cambiare gioco. In fuga a sinistra dopo 4’, dribblando mezza difesa in contropiede al 12’ e al 22’ ancora da fuori, Chiesa per tre volte impegna un presentissimo Vicario. Il baricentro alto costringe alla Juve i brividi in contropiede uno contro uno di un Empoli che via via trasforma il coraggio in personalità, provando a far scappare i propri attaccanti dietro Bonucci-De Ligt in campo aperto per liberare spazi ai centrocampisti a rimorchio.

LA BOTTA DEL GOL — Così al 21’ i toscani passano: Bajrami allarga repentino sulla destra per Bandinelli che apre le maglie della difesa Juve e la buca di nuovo per Bajrami in mezzo, che si gira benissimo e sul rimpallo la palla finisce a Mancuso, lasciato solo da Alex Sandro andato sulla linea di passaggio, e a 29 anni si toglie la soddisfazione del primo gol in A. A ritmi alti e in spazi ben lontani da una partita a scacchi, i bianconeri dopo il colpo perdono slancio e con esso efficacia, anche un po’ vittima dei propri retropassaggi e disimpegni sbagliati. Eppure alla mezzora reclamano un rigore per un calcio di Luperto alla caviglia di Dybala che proteggeva il pallone in area, ma neanche viene rivisto a video: un minuto prima Allegri aveva cambiato schieramento, portando Chiesa sulla destra sofferente in appoggio a Cuadrado in un nuovo 4-4-1-1 che però fatalmente isola l’argentino.

SENZA COLPO VINCENTE — In continuità con l’assetto più provato di questa prima parte di stagione, diventa 4-4-2 a inizio ripresa con Morata al posto di McKennie, implementato col passare dei minuti dall’ingresso di Bernardeschi a sinistra per Rabiot e di Kulusevski a destra per Chiesa migliore in campo. Restituito a Dybala un ruolo di rifinitura, l’argentino appena prende palla dal limite prova a far nascere dal mancino qualcosa per sé (un paio di tiri da fuori, un dribbling in area) e per gli altri. L’Empoli parte pericoloso con Haas e Bajrami, ma da un certo punto in poi si finire a giocare a una porta sola, anche con otto uomini Juve negli ultimi 30 metri, ma in mezzo a tanta quantità Allegri non trova la qualità per risolvere. La verve ce la mette Locatelli, entrato al 66’ per un Bentancur molto opaco a differenza di Danilo in regia, e l’ex Sassuolo duetta in area con Morata, si fa pescare da Kulusevski, ma non arriva la deviazione vincente. Le prime due partite senza vincere: Allegri c’era già passato, 2015-16. Senza i nazionali, adesso ha due settimane per lavorarci, ma poi riparte da Napoli e Milan. E’ già in salita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 30 agosto 2021 13:49
Petagna entra e segna: il Napoli doma un ottimo Genoa

La squadra di Spalletti parte forte e va in vantaggio.
Il Grifone, dopo essersi visto annullare tra le proteste un gol dal Var, pareggia.
Ma ci pensa l'ariete azzurro a regalare i 3 punti ai campani a pochi minuti dalla fine


Filippo Grimaldi


Decide un colpo di testa di Petagna a sette minuti dalla fine. Finisce 2-1, il Napoli resta a punteggio pieno, sale a più cinque sulla Juve che ospiterà al Maradona dopo la sosta del campionato, ma soffre a lungo contro un Genoa alla seconda sconfitta consecutiva, ma trasformato rispetto alla scialba prova di otto giorni fa contro i campioni d’Italia. Due mondi solo apparentemente lontani, insomma, Napoli e Genoa: Spalletti con le sue ambizioni, Ballardini con le sue sofferenze. Invece alla fine gli opposti quasi coincidono. La prodezza di Fabian Ruiz al 39’ e il sinistro-capolavoro di Cambiaso al 25’ della ripresa dicono questo, anche se gli ospiti hanno avuto il merito (e gli uomini) per riportarsi avanti nel finale (ma sul gol dell’attaccante appena entrato, decisivo l’errore di Masiello). Il Napoli, privo di Osimhen, piazza Insigne falso centravanti e Politano-Lozano a completare il tridente offensivo, ma il Genoa da subito è apparso tutta un’altra squadra rispetto a quella dell’esordio in campionato. Il tecnico genoano sceglie un inedito 3-5-1-1 per provare ad arginare il Napoli. Decisione quasi obbligata: pure stasera il Genoa aveva quasi gli stessi uomini di sabato scorso, perché la ricca batteria di innesti (Vasquez, Maksimovic, Caicedo, Touré) è ancora ai box. Dunque, Ghiglione esterno in mediana e Hernani trequartista alle spalle di Ekuban unica punta. E nella prima mezz’ora i rossoblù reggono l’urto, provando a tenere alto il baricentro e corta la squadra, chiudendo sugli esterni e passando al 5-3-1-1 senza palla. Il Napoli va vicino al vantaggio in avvio con Lozano (3’, colpo di testa alto) e poi coglie il palo con Insigne (13’, bravo Vanheusden a sporcare il tiro dell’attaccante). I rossoblù non stanno a guardare: hanno coraggio, cuore e buone idee. Almeno in questo senso Ballardini è stato ampiamente accontentato. Nel primo tempo Ghiglione è andato vicino al vantaggio (21’, decisivo Meret), eludendo la guardia di Mario Rui e mettendo paura a un Napoli comunque con sostanza e qualità, come la rete di Fabian Ruiz ha confermato.

RIVOLUZIONE (E VELENI) — Nonostante questo, Ballardini non s’è arreso e ha provato in tutti i modi a raddrizzare la partita, passando al 3-5-2 a inizio ripresa con l’ingresso della nuova coppia Pandev-Buksa (fuori Hernani per il macedone e Ekuban per il polacco). Meret è stato super ancora su Ghiglione al 5’ (respinta-capolavoro sull’esterno, che ci ha provato una seconda volta ma è stato murato dalla difesa). E qui, al minuto 9 l’episodio che avrebbe potuto fare da spartiacque alla gara, con il gol di Pandev prima convalidato e poi annullato dall’arbitro Di Bello, richiamato dal varista Fabbri a un check a bordo campo che ribalta la decisione. Un’azione che farà discutere, poiché sul cross di Sturaro, Buksa si trova sulla traiettoria di Meret. Il numero uno, però, sembra in ritardo nell’uscita, scontra il polacco e cade a terra. La rete annullata moltiplica le energie del Genoa, che grazie a Sirigu si salva sulla conclusione di Lozano, vicinissimo al raddoppio. Qui il Napoli si abbassa, Ballardini inserisce anche Kallon (3-4-1-2, e Pandev trequartista) e coglie il pari provvisorio al 25’ con un sinistro splendido di Cambiaso che brucia sul tempo Di Lorenzo. Il Napoli qui si riprende, ritrova spinta ed efficacia nei contrasti, finchè Spalletti si gioca la carta-Petagna al posto di Politano. All’attaccante bastano cento secondi per trovare il guizzo giusto sulla punizione di Mario Rui. Il Grifone ci prova ancora, ma è il Napoli nel recupero vicinissimo al terzo gol con Ounas nell’ultimo dei sei minuti di recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 30 agosto 2021 13:53
La Samp sorride: 0-0 con il Sassuolo
e primo punto in campionato



Gli emiliani comandano a lungo le operazioni ma non riescono a sfondare.
Djuricic, Boga e Raspadori sprecano le occasioni migliori


G.B. Olivero

Gli errori in area di Caputo impediscono al Sassuolo di restare in testa alla classifica e consentono alla Sampdoria di conquistare il primo punto del campionato. Le occasioni più evidenti capitano ai neroverdi, ma i blucerchiati mostrano una buona predisposizione alla lotta e non rubano nulla nonostante un calo nella ripresa, durante la quale solo raramente si sono fatti vedere dalle parti di Consigli. Lo 0-0 finale fotografa abbastanza bene la partita, in cui le squadre hanno faticato a costruire azioni pericolose.

PRIMO TEMPO — Le due squadre si mettono a specchio: 4-2-3-1 per entrambe. Mancano i due mancini più bravi: Berardi non è ancora in condizione dopo aver preso una botta ed è distratto da voci di mercato, Gabbiadini si è infortunato contro il Milan e starà fuori un mese. Dionisi ripropone Raspadori alle spalle di Caputo con Djuricic e Boga sulle fasce. Ed è proprio di Djuricic il primo tiro dell’incontro, al 4’: Audero devia in tuffo. Il Sassuolo manovra di più, la Samp prova a ripartire ma lo fa salendo con molti uomini. La pressione a centrocampo è alta e sporca la costruzione. All’11’ Raspadori trova la cooordinazione per il tiro che però è centrale. Al 13’ sempre Raspadori imbuca per Caputo, Colley non riesce a intervenire, ma Audero è splendido e determinante nell’uscita bassa che evita la rete del centravanti di Dionisi. Dopo la metà del tempo la Sampdoria si presenta dalle parti di Consigli ma senza disturbare troppo il portiere: al 24’ Verre calcia alto da buona posizione, al 26’ il tiro-cross rasoterra di Candreva non trova un tocco decisivo in area. Al 43’ una bella combinazione Boga-Raspadori libera Caputo a pochi metri dalla porta, ma la deviazione è fiacca e viene respinta.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa i blucerchiati provano a colpire, ma Damsgaard (servito da uno sbadato Boga) calcia fuori e Colley di testa non spaventa Consigli. Al 5’, però, è il Sassuolo ad avere la più grande occasione della gara: Colley sbaglia il retropassaggio e manda in porta Caputo che alza malamente il pallonetto sull’uscita di Audero. Al 10’ Raspadori trova bene Djuricic, la cui conclusione viene respinta. L’unico squillo della deludente partita di Boga arriva al 14’: dribbling, tiro a giro e bella parata di Audero. Dionisi cambia tre dei quattro giocatori offensivi inserendo progressivamente Defrel (per Caputo), Scamacca (per Raspadori) e Traore (per Boga), ma il ritmo cala, la circolazione è lenta e la Sampdoria si difende con ordine. Due tiri alti di Rogerio e Askildsen chiudono la partita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 30 agosto 2021 13:57
Milan, valanga rossonera sul Cagliari nel segno di Giroud

Una doppietta del francese marchia a fuoco la sfida:
per lui primi gol in A e prima rete con i rossoneri anche per Tonali.
Di Leao e Deiola gli altri centri


Marco Pasotto


Tre tabù demoliti in un colpo solo. Il primo, di gruppo: anche San Siro può finalmente essere uno stadio amico, senza che il Milan sia costretto ogni volta a fare l’impresa in trasferta. Il secondo è personale: Olivier Giroud, che non è scaramantico, ha sfidato la maledizione della numero 9 e ha vinto. Anche il terzo tabù è personale: Sandro Tonali ha finalmente dato un calcio a tutte le incertezze trovando il primo gol in rossonero sotto gli occhi del suo mito Gattuso. Se mescoliamo tutto e ci aggiungiamo una prova di squadra maiuscola, ecco uscire il risultato: 4-1 sul malcapitato Cagliari, caduto sotto la potenza di fuoco di un Diavolo che ha dato spettacolo e allo stesso tempo offerto una prova di grande forza. Inter nuovamente riacciuffata in classifica e primo posto conservato, con un poker che aumenta parecchio la fiducia in vista della ripresa dopo la sosta, quando i rossoneri in una settimana affronteranno Lazio, Liverpool e Juve. Un successo nel segno profondo di Giroud, che ha trovato i suoi primi gol in Serie A alla prima apparizione a San Siro. Dove, anche se può sembrare bizzarro, non si era mai esibito. Se Pioli cercava concretezza nell’ultimo spicchio di campo, l’ha trovata. E voleva un Milan che emozionasse: ha trovato anche questo.

LE SCELTE — Il tecnico rossonero ha confermato in blocco l’undici che aveva sbancato Marassi, risolvendo così anche l’unico dubbio della vigilia: di nuovo Krunic vicino a Tonali, con Bennacer fuori. E nuovamente fuori anche Romagnoli. Sulla trequarti Saelemaekers, Diaz e Leao alle spalle di Giroud. Oltre ai convalescenti Kessie e Ibrahimovic, Pioli non ha convocato Conti (in uscita) e Pellegri (condizioni atletiche ancora precarie, ci sarà dopo la sosta). Senza Cragno infortunato, Semplici in porta si è affidato a Radunovic, mentre in difesa si è rivisto dal primo minuto Ceppitelli. Accanto a lui Carboni, con Walukiewicz in panchina. Nandez, in attesa di evoluzioni dal mercato, è di nuovo sceso in campo dal primo minuto. In attacco confermata la coppia Joao Pedro-Pavoletti. Ma a brillare è la stata la stella dall’altra parte del campo. Una partita iniziata, indirizzata, proseguita e marchiata a fuoco nel segno di Giroud. Uno show personale al servizio della squadra cominciato con un colpo di testa, alto, dopo due minuti e un tacco delizioso che ha mandato in porta lo scellerato Leao, tutto solo ma talmente lento nella conclusione da farsi rimontare da Carboni. Giroud è stato il punto finale, o di passaggio, di quasi tutte le manovre offensive e in qualche modo stupisce la celerità con cui Pioli lo ha inserito nei meccanismi e con cui lui li ha assimilati. Sembra abiti a Milanello da un paio d’anni. Con Olivier abile nel giocare di sponda e nel far scorrere il pallone velocemente, il Milan si è esaltato nella propria rapidità, diventando a un certo punto straripante, e col passare dei minuti il Cagliari non si è più raccapezzato. I sardi sono riusciti a rimanere corti e compatti, ripartendo con intelligenza, nel primo quarto d’ora. Poi hanno iniziato a veder sbucare maglie rossonere ovunque. Un Milan devastante nella rapidità di gioco e negli uno contro uno. Diaz, Leao, Giroud, Hernandez: tanti i duelli vinti dagli uomini di Pioli in una partita molto divertente anche grazie all’atteggiamento del Cagliari, apprezzabile nel giocarsela a viso aperto anche dopo i due svantaggi.

GESTIONE SAPIENTE — I sardi però si sono smarriti sotto il peso dei gol, sempre più tragico. Nandez a destra ha provato a martellare, ma allo stesso tempo doveva vedersela con un Hernandez di nuovo in versione turbo rispetto alla versione col freno a meno tirato di Marassi. Pavoletti è risultato troppo statico e così l’unico a inventarsi qualcosa – ma non è certo una notizia – è stato Joao Pedro. La partita è stata sbloccata dal Diavolo, e va sottolineato che non è stata soltanto la serata di Giroud. Perché la prima rete è arrivata da una magnifica punizione di Tonali, al secondo gol in A (entrambi su calcio piazzato) e al primo in rossonero. Un gol che aiuta a dimenticare ancora più in fretta Calhanoglu, tenutario assoluto delle punizioni in rossonero, ma quasi senza riscontro. Il Cagliari ha avuto il merito di reagire subito, trovando il pareggio nel giro di tre minuti: pennellata di Joao Pedro per Deiola e colpo di testa vincente. Per vedere il Milan tornare in vantaggio di minuti ne sono bastati due. Gol fortunato – destro di Leao deviato fortuitamente da Diaz -, ma allo stesso tempo cercato con un’azione insistita. Il tris è arrivato col sinistro di Giroud, premiato da un’azione devastante di Hernandez rifinita da Diaz. E il quarto centro è stato su rigore, chiamato dal Var dopo una deviazione di Strootman col braccio che inizialmente era stata giudicata fallo dal limite. La sensazione più bella per i tifosi rossoneri? Ammirare una squadra che ha dato l’idea di poter segnare più o meno ogni volta che si affacciava nell’area sarda. Il secondo tempo per il Milan è stato ovviamente soltanto sapiente gestione. Giroud ha cercato il tris proseguendo una sfida bellissima con Godin, Leao si è infilato di prepotenza un paio di volte senza aver fortuna nell’assistenza ai compagni. A metà frazione Pioli ha inserito Rebic, Florenzi e Bennacer per Leao, Saelemaekers e Tonali, il Cagliari ha trovato cinque minuti di grande orgoglio (ottima parata di Maignan su una punizione insidiosa), che però non sono serviti ad accorciare il punteggio. Anzi, è stato ancora il Diavolo ad andare vicino al gol con Rebic. Ma per lanciare un chiaro messaggio al campionato, quattro possono bastare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 30 agosto 2021 14:00
La Roma di Mou vola con Pellegrini
e Abraham: Salernitana travolta

Dopo un primo tempo di resistenza granata, i giallorossi si scatenano
nella ripresa e bissano il successo della prima giornata con la Fiorentina.
A segno pure Veretout e Abraham


Maurizio Nicita


Ci mette un tempo la Roma per prendere la misura a una Salernitana volenterosa e discretamente organizzata in fase difensiva. Poi i ragazzi di Castori crollano davanti alla maggior classe dei giallorossi con Lorenzo Pellegrini decisivo e abile a sbloccare la partita nel momento più delicato, chiudendo con una bella doppietta. Bello il primo gol di Abraham qualcosa in più che una promessa per il nostro campionato. E poi il solito Veretout, cannoniere romanista con 3 gol. Mourinho può essere soddisfatto di questo avvio a punteggio pieno della sua squadra, mentre Castori attende indispensabili rinforzi per una squadra che così com’è rischia di faticare parecchio per salvarsi. Encomiabili i 13 mila tifosi sugli spalti che hanno sempre incitato la squadra, incoraggiando i granata anche a fine gara.

POCHI SPAZI PER MOU — Mourinho in questo periodo conferma la formazione base che ha battuto la Fiorentina e il Trabzonspor, con l’eccezione dello squalificato Zaniolo, sostituito da Carles Perez. Castori fa di necessità virtù, con una squadra ancora da rinforzare e i difensori contati, per l’indisponibilità del croato Bogdan, che si è sentito male in albergo, al mattino. Il 3-4-2-1, con Obi e Maradona Coulibaly dietro l’unica punta Bonazzoli, si tramuta in un basso 5-4-1 per non lasciare verticalità ai giallorossi. che costruiscono in avvio una palla gol con Pellegrini abile a smistare per l’uruguaiano Vina che col mancino impegna Belec. Poi al 16’ una fiammata di Abraham che devia un tiro cross di Mancini, alzando però la mira. La Salernitana va avanti a strappi, con Bonazzoli abile a difendere palloni per far salire i suoi. Il centravanti arriva pure alla conclusione su un traversone, da calcio piazzato, di Jaroszynski, alto di poco il tiro di Bonazzoli. La Roma prova l’aggiramento con gli esterni e su una leggerezza del tunisino Kechrida, Mkhitaryan mette in mezzo un pallone invitante che non trova un destinatario. Abraham comunque, nonostante la poca intesa con i compagni, si vede che è attaccante di razza. E una girata di testa dell’inglese sfiora l’incrocio, poco dopo la mezz’ora, su cross di Perez. La Roma non riesce a trovare spazi e ci prova in contropiede proprio allo scadere, quando ci pensa Belec in uscita ad anticipare Abraham su corto passaggio indietro di Jaroszynski.

LA SVOLTA — A inizio ripresa, con una Roma più rapida ed efficace e una Salernitana che concede l’attimo fuggente ai giallorossi. Perché Aya non chiude lo spazio in area, Pellegrini è abile a cercarlo e Vina rapido a servirlo: la conclusione del romano e romanista è forte e Belec non riesce a fermare un tiro non proprio impossibile. Ora la partita cambia e la Roma finalmente trova gli spazi che cercava sin dall’inizio. Bella l’azione del 2-0 con palla avanti-indietro-avanti, centralmente: Abraham serve dietro Mkhitaryan, perfetto l’assist per Veretout che si fa trovare ancora puntuale in zona gol e terzo centro in campionato per il francese. Ora il campo è in discesa per i romani e terribilmente in salita per i salernitani. Bonazzoli spreca un bell’assist di Obi che poteva accorciare il passivo. Poi Castori passa al 3-5-2 inserendo il neo acquisto Simy. I padroni di casa provano a impostare ma allargano le maglie difensive e la Roma va a nozze. Il 3-0 è il primo gol italiano di Abraham rapido a girare di destro. Il 4-0 arriva con la doppietta di Lorenzo Pellegrini che tira a giro indisturbato dal limite con Belec spettatore avvilito e colpevole.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 7 settembre 2021 00:02
SERIE A 2021/2022 2ª Giornata (2ª di Andata)

27/08/2021
Udinese - Venezia 3-0
Verona - Inter 1-3
28/08/2021
Atalanta - Bologna 0-0
Lazio - Spezia 6-1
Fiorentina - Torino 2-1
Juventus - Empoli 0-1
29/08/2021
Genoa - Napoli 1-2
Sassuolo - Sampdoria 0-0
Milan - Cagliari 4-1
Salernitana - Roma 0-4

Classifica
1) Lazio, Inter, Roma, Milan e Napoli punti 6;
6) Udinese, Bologna, Sassuolo e Atalanta punti 4;
10) Fiorentina e Empoli punti 3;
12) Juventus, Sampdoria, Cagliari e Spezia punti 1;
16) Torino, Verona, Salernitana, Genoa e Venezia punti 0.

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 12 settembre 2021 10:33
Una magia di Okereke illumina il Venezia contro l'Empoli:
2-1 con rete in apertura di Henry

Il nigeriano segna una rete capolavoro dopo una corsa di 60 metri e tanti dribbling:
nel finale di gara un rigore di Bajrami illude, ma per la squadra di Andreazzoli è troppo tardi


Alex Frosio


Quasi 19 anni dopo, il Venezia torna alla vittoria in Serie A e lascia quota zero. È il giorno delle prime volte: la vittoria di Zanetti, i gol di Henry e Okereke. Succede anche questo: che l’Empoli gasato dal sacco dello Stadium “sconti” quella gioia perdendo in casa contro un’altra neopromossa. L’Empoli conferma gli undici che hanno vinto con la Juve, il Venezia invece presenta quattro cambi, tra cui Vacca (debuttante in A superati i 30 anni). La vera novità però è la disposizione: non 4-3-3 ma un 4-4-2 con Aramu che fa coppia con Henry e Johnsen a sinistra ala pura. Il norvegese fa capire subito a Ismajli che il caldo non è il principale problema di giornata: al 3’ fuga a sinistra, rientro sul destro e tiro appena alto, al 7’ il difensore empolese si prende il giallo per stendere il biondo del Venezia. Venezia che difende con due linee strette e alte, che tagliano le linee di gioco dell’Empoli. Al 13’ sgorga quasi naturale il gol ospite: recupero alto di Busio, Aramu rifinisce con un sinistro che gira dietro a Luperto e trova all’appuntamento Henry in spaccata. Vantaggio meritato. La risposta toscana è inconsistente, solo una girata debole di testa di Cutrone su cross di Marchizza – asse ex Under 21 –, mentre al 20’ e al 23’ altri due pericoli marcati Venezia: Mazzocchi prima crossa per Henry che di testa mette alto, poi fugge a destra, punta l’area ma conclude alto. Il cooling break, necessario, permette ad Andreazzoli di rivedere l’assetto: Bajrami da trequarti si allarga, e lo stesso fa di là Bandinelli. Ancora una chance per il solito Johnsen, chiuso al 32’ da Vicario in uscita, e poi la pressione empolese sale con le catene laterali, “aiutata” dall’uscita di Aramu: con Heymans che si attacca a Ricci, il Venezia arretra un po’. Busio al 36’ respinge una botta di Mancuso, due minuti dopo Bajrami si accentra ma conclude debolmente.

RIPRESA — Si ricomincia con Di Francesco per Bandinelli e Tonelli per Ismajli nell’Empoli, Molinaro per Schnegg e Maenpaa in porta per Lezzerini nel Venezia. Ma la partita non si muove e allora Andreazzoli cambia ancora: Stulac per Ricci e Pinamonti per Mancuso, di là Crnigoj per Fiordilino, in un Venezia che Zanetti smonta e rimonta da 4-4-2 a 4-4-1-1 a 4-3-3 con l’ingresso di Okereke per Vacca. È questo il cambio giusto, perché al 23’ il nigeriano, altro debuttante in A dopo aver frequentato D, C e B con Lavagnese, Spezia e Cosenza, impiega una manciata di secondi per carburare: attivato da Henry in difesa palla sulla trequarti veneziana, Okereke parte palla al piede, Marchizza gli permette di prendere velocità e ciao, l’attaccante salta Tonelli e incrocia dal limite dell’area. L’Empoli reagisce di nervi e basta, Cutrone conclude centralmente al 32’, Pinamonti stoppa e tira a lato al 38’. La mossa che paga è Henderson che al 43’ si inserisce senza palla sul tocco dentro di Di Francesco e anticipa Maenpaa che lo stende. Rigore. Bajrami non sbaglia. Sembra iniziare un’altra partita, il Castellani non incute il “medio escenico” del Bernabeu, ma il coro “Empoli Empoli” ravviva la squadra. Il recupero di 7’ dà energia, Marchizza la trova al 47’ nel recuperare in extremis un contropiede di Okereke, un controllo Var su Di Francesco allunga di un altro minuto e mezzo il recupero, Bajrami calcia alto la punizione buona. Il Venezia festeggia: l’ultima volta era stata nel febbraio 2002, contro la Fiorentina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 12 settembre 2021 10:38
Morata crea, Szczesny e Kean distruggono:
Napoli in rimonta sulla Juve

Lo spagnolo porta in vantaggio i bianconeri dopo 10',
un errore del portiere regala il pareggio a Politano.
Poi Kean, appena entrato, su un calcio d'angolo dei campani,
schiaccia di testa verso la sua porta, e Koulibaly ribadisce in rete


Livia Taglioli


La Juve esce sconfitta 2-1 dal Maradona, dopo essere passata in vantaggio al 10' con Morata: seconda rimonta subita dall'inizio del campionato, ma stavolta i bianconeri lasciano agli avversari anche i tre punti. A ringraziare è il Napoli, che con Politano sfrutta un errore di Szczesny e con Koulibaly un'incredibile leggerezza di Kean. Spalletti diventa così il secondo allenatore nella storia del Napoli, dopo Benitez, a vincere le prime tre gare di fila. Fronte Juve, è la seconda volta nelle ultime 52 stagioni di Serie A disputate dai bianconeri che la squadra non conquista almeno una vittoria in una delle prime tre giornate. Era successo solo nel 2015-16, ancora con Allegri in panchina. E la stagione si era poi conclusa con uno scudetto e una coppa Italia nella bacheca bianconera.

SCELTE OBBLIGATE — Alla Juve dei sopravvissuti, dopo che Allegri alla vigilia aveva rinunciato ai cinque sudamericani più Chiesa, con Arthur e Kaio Jorge infortunati, risponde un Napoli incerottato per le assenze di Demme, Ghoulam, Mertens, Lobotka e Meret. Il colombiano Ospina e il “graziato” Osimhen sono in campo, come anche l’ultimo arrivato nonché esordiente assoluto Anguissa, schierato al fianco di Fabian Ruiz. Nella Juve Locatelli – alla prima gara da titolare – gioca fra McKennie e Rabiot, con Bernardeschi a destra con licenza di avanzare, in alternanza agli inserimenti di McKennie. Kulusevski agisce alle spalle di Morata, muovendosi fra le linee. Per entrambe le squadra difesa a 4: fra i bianconeri le chiavi di casa tornano a Chiellini, al fianco di Bonucci, che orchestra un reparto con gli esordienti dal 1’ De Sciglio e Luca Pellegrini.

MORATA-GOL — E proprio da una formazione abbondantemente rimaneggiata escono sprazzi di nuova-vecchia Juve: i minuti iniziali sono di marca azzurra, con Politano vicino al gol dopo 21 secondi e una raffica di calci d’angolo, ma Allegri invita i suoi alla calma. E la Juve non perde intensità. Poi la scena madre: al 10’ Manolas batte ogni record di lentezza in uno stop, Morata coglie l’attimo, gli soffia il pallone, in tre passi si presenta davanti ad Ospina e lo batte di destro con freddezza. Tutta la squadra si arrampica sullo spagnolo, in un abbraccio collettivo traboccante di liberatorio entusiasmo. La Juve guadagna autostima e metri, il Napoli accusa il colpo. Ora i rapporti di forze appaiono invertiti: i bianconeri controllano il match con personalità e sicurezza crescente, provando anche un paio di affondi quando trovano semaforo verde. Ma l’unica vera chance è per Kulusevski al 43’, quando un colpo di testa all’indietro di Insigne si trasforma in un assist per lo svedese: Ospina è bravo ad andargli incontro, impedendogli la conclusione. Da parte sua, il Napoli spinge ma riesce a costruire ben poco contro una Juve attentissima a mantenersi compatta e reattiva, dalla difesa in su.

GAFFES E RIMONTA — Nella ripresa Elmas lascia il posto a Ounas e a Mario Rui vengono affidati compiti maggiormente offensivi. Ma la sostanza della gara non cambia, con un Napoli che spinge per recuperare lo svantaggio, e una Juve che con calma e presenza non sbaglia una mossa, fino al minuto 12. Poi la gara prende tutt'altra piega: Szczesny infila infatti un’altra gaffe delle sue e Politano è bravo a sfruttare una palla persa dal portiere su un tiroaggiro non irresistibile di Insigne, alla 400esima presenza in A. Pellegrini esce per crampi, al suo posto entra De Ligt. Il Napoli oltre al pareggio ritrova verve e vigore, la Juve va in sofferenza per eccesso di stanchezza; ogni chiusura è un calvario ma cerca di ragionare. La gara resta intensa, con il Napoli che ci prova dalla distanza, con scarsa mira. Lozano dà il cambio a Politano, Insigne una manciata di secondi dopo si fa male al ginocchio destro e lascia per Zielinkski. Nella Juve Ramsey prende il posto di McKennie. Ma il cambio decisivo è quello, di Morata per Kean, al 42': passano tre minuti e il neo entrato - inspiegabilmente - schiaccia di testa verso la sua porta un calcio d'angolo battuto dal Napoli. Szczesny smanaccia, Koulibaly ribadisce in rete con un destro ravvicinato. È il 2-1 e per la Juve si fa notte. Una notte magica per il Napoli, che Koulibaly immortala in una serie di scatti, prima di restituire a un professionista a bordo campo la macchina fotografica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 12 settembre 2021 10:42
Vlahovic spegne l'Atalanta:
che colpaccio della Fiorentina!



Doppietta su rigore dell'attaccante serbo, autentico dominatore della partita.
Per la Dea inutile il penalty di Zapata che accorcia le distanze


Marco Guidi

Dio perdona, Dusan Vlahovic no. Il serbo trascina la Fiorentina alla vittoria sul campo dell'Atalanta per 2-1, grazie a una doppietta su rigore. Ma al di là delle esecuzioni impeccabili dagli undici metri, Vlahovic è stato l'autentico dominatore della gara, un vero fardello per la difesa nerazzurra. Inutile la terza rete della gara, sempre su penalty, di Duvan Zapata. La Viola sale così a 6 punti, scavalcando proprio la Dea in classifica, ferma a 4.

FORMAZIONI — Scelte un po' a sorpresa per Gian Piero Gasperini, tra acciacchi e necessità di turnover in vista dell'impegno Champions contro il Villarreal di martedì. In porta va Sportiello e non Musso, tornato solo a notte inoltrata dal Sudamerica (per lo stesso motivo, Italiano rinuncia dall'inizio a Quarta, Pulgar e Gonzalez). Sulle fasce c'è Zappacosta a destra, con Maehle dirottato a sinistra e Gosens in panchina. Ancora squalificato De Roon, la mediana è composta da Pasalic e Freuler. In attacco, riecco Pessina dietro alle punte Miranchuk (prima da titolare nel 2021-22) e Duvan Zapata (rientrato dall'infortunio). Anche nella Fiorentina tra i pali c'è il "secondo" Terracciano. Difesa con Igor preferito a Nastasic al centro, debutto dal 1' di Torreira a metà campo, insieme a Bonaventura e Duncan e senza Castrovilli, escluso per la seconda volta su tre giornate. Davanti Callejon e Sottil ai lati del totem Vlahovic.

IL VAR DÀ, IL VAR TOGLIE — La partita in avvio la fa l'Atalanta, anche se è solo un prodigioso recupero di Palomino a impedire a Sottil di battere a rete a tu per tu con Sportiello. All'11' i nerazzurri passano con Djimsiti in mischia, ma il Var interviene per consigliare all'arbitro Marini la on field review: Zapata è in fuorigioco sul cross di Maehle e impatta sull'azione che poi porta al gol del difensore albanese, perché prova saltando ad arrivare sulla palla e la manca solo di pochi centimetri. Si resta sullo 0-0 e la gara è piacevole. La Fiorentina non rinuncia a pungere (al 18' Duncan allarga troppo col sinistro), anche se Italiano perde Venuti per infortunio (dentro Odriozola) poco dopo. Al 30' l'episodio che sblocca il match: Vlahovic crossa forte dalla sinistra, Sportiello smanaccia e Maehle tocca con il braccio. Marini non fischia, ma anche qui è decisivo l'intervento del Var. E il direttore di gara davanti al monitor opta per il rigore, suscitando l'ira di Gasperini, che aveva rivisto l'accaduto da un cellulare in panchina. In realtà, penalty giusto: è il braccio di Maehle che va a cercare la palla dopo la deviazione di Sportiello e non viceversa. Dal dischetto Vlahovic spiazza Sportiello e porta avanti i viola. La reazione dei padroni di casa c'è, ma è sterile. Soprattutto Miranchuk fatica a trovare palloni e giocate, scatenando anche qualche mugugno del pubblico di Bergamo.

GOL E CAMBI — All'intervallo il Gasp non fa cambi, ma c'è subito la doccia fredda per l'Atalanta. Maehle sbaglia in disimpegno, la Fiorentina riparte veloce e Djimsiti atterra Bonaventura in area. Altro penalty, altro giro per Vlahovic che angola alla perfezione, dove Sportiello non può arrivare. Sotto di due gol, Gasperini getta nella mischia Malinovskyi e Gosens, per Maehle e Miranchuk, due dei peggiori. E l'ucraino entra subito nel vivo, con un assist strepitoso per Duvan Zapata, che si fa ipnotizzare a tu per tu da Terracciano. L'Atalanta ci prova, non molla anche quando le cose non girano (come il colpo di testa solo strisciato da Gosens a pochi metri dalla porta su corner di Malinovskyi e al 63' la perseveranza è premiata. Oddio, ci mette del suo anche il viola Callejon, che si fa anticipare da Gosens, calciandogli poi la gamba da dietro. È rigore, stavolta senza bisogno del Var: Zapata non fallisce dagli undici metri, riaprendo la gara. Italiano capisce che le energie stanno venendo un po' meno e inserisce Amrabat e Saponara per Torreira e Sottil. La partita diventa bellissima, con la Dea a testa bassa in avanti, ma la Fiorentina a colpire in contropiede: Vlahovic per un pelo non arriva sul cross di Biraghi a firmare la tripletta al 70'. Poi due minuti dopo Terracciano è rapido nel chiudere sul primo palo il tiro di Zapata deviato da Odriozola. Fioccano le occasioni e la difesa ospite si disunisce un po': Gosens calcia sull'esterno della rete su invito di Zapata. Nel finale Gasperini inserisce anche l'ultimo arrivato Koopmeiners (buon impatto), ma ormai è tardi. Il muro viola regge agli ultimi assalti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 13 settembre 2021 00:12
La Samp frena l'Inter.
Yoshida e Augello rispondono
a Dimarco e Lautaro



Campioni due volte in vantaggio ma fragili in difesa e raggiunti.
Nuovo infortunio per Sensi


Luca Taidelli

Gol, prodezze, errori e sprechi assortiti. Sampdoria-Inter regala tante emozioni ma fa più felici i padroni di casa, che trovano i primi gol in campionato. Un'Inter troppo fragile dietro invece si fa rimontare due volte, perde i primi punti e, aspettando Milan-Lazio e Roma-Sassuolo, finisce a -2 dal Napoli. Quattro gol, tutti di sinistro, di cui tre stupendi: Dimarco, Lautaro, Augello. Yoshida firma il momentaneo 1-1 grazie a una deviazione decisiva di Dzeko. Inzaghi sarà un po' preoccupato anche per nervosismo e infortuni di Dimarco e (il solito, sfortunatissimo) Sensi.

LE SCELTE — D’Aversa recupera Bereszynski, ma non Ekdal. Con Thorsby c’è Silva, dietro alla coppia Caputo-Quagliarella. Sugli esterni, Candreva e Damsgaard. Inzaghi punta su Lautaro e di fatto conferma la formazione che prima della sosta aveva vinto a Verona, con Darmian e Perisic a tutta fascia. Unico cambio obbligato, Dimarco al posto dell’infortunato Bastoni. Dopo tre anni e 4 mesi (1232 giorni), i nerazzurri ritrovano l’arbitro Orsato. L’ultima volta, il 28 aprile 2018, le polemiche per la mancata espulsione di Pjanic in Inter-Juve furono roventi.

FASI ALTERNE — Parte meglio la Samp, super aggressiva con i due mediani che asfissiano Barella e Calha. L’Inter fatica a sciogliersi e rischia grosso al 4'. Dimarco sbaglia il rinvio, Augello pennella per Thorsby che a tre metri dalla porta manda alto di testa. Troppi errori in uscita per i nerazzurri, che però cambiano marcia dopo il primo quarto d'ora. Dopo due corner, il jackpot lo pesca lo stesso Dimarco con una punizione fantastica dal limite, dopo una manata di Colley su Lautaro. Il suo mancino è forte (106 km/h) e di precisione imbarazzante, togliendo davvero la ragnatela dal sette alla destra di Audero. Il vantaggio carica gli ospiti, la Samp non tiene i ritmi folli dell'avvio e rischia lo 0-2 con Audero che dice no a Lautaro. La situazione però si ribalta e al 33' i liguri pareggiano nel momento migliore degli avversari. Dopo una serie di rimpalli nell'area di Handanovic, Yoshida calcia di sinistro e la deviazione di Dzeko spiazza lo sloveno. Ora è la Samp a gasarsi, ma l'Inter sa reggere il colpo, sfiorare il 2-1 con Skriniar (colpo di testa alto di poco) e piazzare il colpo letale prima dell'intervallo. Calha si scuote dal torpore, sradica un pallone a Damsgaard per la ripartenza di Barella, contro il quale Silva e Augello rimbalzano come pupazzi, Dzeko detta il passaggio attirando Colley, Yoshida resta a metà strada e l'azzurro allora premia la solitudine di Lautaro, bravo col mancino al volo che riporta avanti i suoi.

PRONTI VIA — Nessun cambio nell'intervallo, ma sono subito fuochi d'artificio. Al 2' infatti arriva il quarto gol di sinistro del match, con la splendida voleé di Augello (troppo stretto Darmian) sul cross di Bereszinski che si era bevuto Calha. L'Inter non ci sta e in pochi minuti crea tre nitide palle gol. Il tiro cross di Perisic però è troppo forte per Dzeko; Lautaro perde l'attimo su un'altra genialata di Barella; Calhanoglu calcia a fil di palo da buona posizione. Inzaghi richiama Perisic e Brozovic per inserire D'Ambrosio (Dimarco a tutta fascia) e Vidal, con Barella centrale. Appena dopo l'ora di gioco, scatta la staffetta Lautaro-Correa, ma i crampi di Dimarco inducono Inzaghi agli ultimi due cambi: Dumfries (Darmian trasloca a sinistra) e Sensi per Dimarco e Calha. L'olandese sgasa subito ma Correa non trova la porta prima dell'ultimo cooling break. Squadre stanche, quindi lunghe, con diverse occasioni da gol. D'Ambrosio salva su Damsgaard quasi sulla linea, Correa va di nuovo vicino al gol dell'ex. D'Aversa cerca forze fresche e, dopo Quagliarella per Askildsen, cambia Augello e Damsgaard con Murru e Verre. Sensi si fa male al ginocchio ma le sostituzioni sono finite. Inzaghi chiude col 3-5-1, ma la vittoria era sfumata prima.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 13 settembre 2021 00:17
Genoa da impazzire: sotto 2-0 a Cagliari,
ne segna 3 in 20’ con doppietta di Fares

Exploit della squadra di Ballardini che al 56’ era spalle al muro:
ma un colpo di testa di Destro l’ha rimessa in partita,
prima dello show dell’ex laziale entrato solo nella ripresa


Francesco Velluzzi


Sole, pubblico, la Nord in silenzio, la sud che canta, i bambini della curva futura finalmente felici allo stadio, meno di 100 genoani a torso nudo. A Cagliari comincia così. Ma per i rossoblù di casa finisce in dramma: dal 2-0 al 2-3 con qualche interrogativo su Leonardo Semplici che comincia a farsi più di qualche tifoso. Incerottato e con gli uruguaiani praticamente fuori uso, il Cagliari approfitta del sonno del Genoa che il presidente Enrico Preziosi quest’anno immagina tra le prime 10. Segna su rigore il solito Joao, e nella ripresa stacca di testa Ceppitelli. Ma Davide Ballardini ha sette vite e soprattutto più soluzioni. Cambia uomini e modulo. Chiede cross a manetta e il giovane Cambiaso, eroe anche col Napoli, li confeziona. Destro e Fares li trasformano. Resuscitando il Grifone.

PRIMO TEMPO — Semplici non rischia Nandez reduce da un tour massacrante con l’Uruguay, ma perde pure Pavoletti. L’attaccante che gia da ieri lamentava il mal di schiena, fa le prove, ma si arrende. Quindi Keita Balde debutta subito, biondo col nove sulle spalle. C’è anche Grassi, fedelissimo di Semplici nel centrocampo che vede Deiola al centro vista l’emergenza. Tocca a Marin il compito di tuttofare. Ballardini rivoluzione il centrocampo inserendo Tourè, a destra c’è Sabelli e non Ghiglione. Davanti Destro e Pandev: 68 anni in due. Entrambe le squadre con il 3-5-2 d’ordinanza. Il Genoa picchia duro per mettere le cose in chiaro. Biraschi becca subito il giallo. Joao segna in fuorigioco, ma poi segna davvero perché Marin parte al sua maniera, serve Keita e Sabelli cade in trappola buttandolo giù. Non c’è neppure bisogno del Var, Pairetto vede da solo, il brasiliano batte Sirigu. Resta l’unico pericolo, oltre a un altro tiro di Joao, fuori. Il Genoa fa poco o nulla. Cragno sbriga solo le pratiche in uscita alta, gli angoli, tre, non preoccupano.

SECONDO TEMPO — Ma nel secondo tempo c’è la trasformazione che tutti quanti stanno già aspettando. Ballardini vede il baratro e rivoluziona la squadra: dentro Vanheusden, Kallon e soprattutto Fares. E passaggio al 4-2-3-1. Anche Semplici cambia il deludente Walukiewicz con Caceres. E dopo 9’ ancora Uruguay al potere: dentro Nandez, per forza, per Grassi che non ne ha più. Ma dopo 2’ il Cagliari va in paradiso. Nel senso che Ceppitelli sale sopra Tourè, l’ex Nantes, che è 1,87 e insacca. Sembra tutto a posto per i sardi e invece Cambiaso, che ha più birra di tutti e corre come col Napoli, mette un altro bel pallone sul quale proprio Caceres si fa beffare da Destro al 14’. Balla toglie anche Pandev che di anni ne ha 38 e inserisce Ekuban. Il Genoa è fresco. Il Cagliari ha Keita al primo test e deve toglierlo, ma Semplici in panca ha solo Farias. Minuto 24 e su angolo di Rovella Fares, creato alla Spal da Semplici, anticipa Joao Pedro. Non è finita perché l’incredibile Genoa completa l’opera ancora con la coppia Cambiaso-Fares che stavolta sul cross del bimbo del vivaio beffa il giovane Bellanova, ancora distratto dall’Under 21. Che ritorno per l’ex Lazio che ha avuto mille guai. Il Cagliari prova la reazione scomposta, più che 4-3-3 è caos organizzato. Con Marin, il migliore, che si danna l’anima, ma senza collaboratori... La rabbia produce solo tiri fuori e un contropiede dello sciagurato Kallon che brucia il 4-2 e fa qualche sceneggiata di troppo. Ma c’è ancora un brivido: Cambiaso sbaglia una cosa: un appoggio di testa, Joao potrebbe salvare la frittata, ma calcia alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 13 settembre 2021 00:21
Samardzic, esordio col botto!
Gol decisivo, colpo Udinese in casa Spezia

Il trequartista tedesco regala a Gotti la seconda vittoria in questo campionato.
Seconda sconfitta consecutiva per i liguri


GB Olivero


Un gol nel finale di Samardzic, entrato da poco, basta all'Udinese per vincere a La Spezia, rovinando il debutto casalingo con il pubblico dei bianconeri. La squadra di Thiago Motta avrebbe meritato il pareggio, soprattutto grazie a una veemente mezz'ora conclusiva. L'Udinese aveva giocato meglio nel primo tempo, ma poi era sensibilmente calata. La giocata individuale di Samardzic lancia Gotti a quota sette in classifica, mentre lo Spezia finora ha raccolto un solo punto, al debutto a Cagliari.

PRIMO TEMPO — Thiago Motta per la prima volta nella stagione non sceglie la difesa a tre, propone il 4-3-3, piazza Sala nell’inconsueto ruolo di play, mentre in avanti il centravanti è Antiste. Classico 3-5-2 per l'Udinese, che in avvio cerca di prendere in mano la partita grazie a una evidente superiorità tecnica. La prima conclusione, però, è di Antiste che di testa gira fuori un cross di Bastoni. All'11' Guida fischia un rigore per l'Udinese: retropassaggio corto di Ferrer, Zoet non è reattivo nell'uscita e sembra falciare Pussetto che lo anticipa. Il Var Valeri, però, richiama al monitor Guida: il portiere non tocca l'avversario, che viene ammonito per simulazione. Al 28' una bella azione corale dell'Udinese parte dal centro, prosegue sulla destra e si conclude a sinistra, dove Stryger Larsen effettua una conclusione fiacca e centrale da buona posizione. Lo Spezia, un po' timido nei primi venti minuti, cresce nella fase finale del tempo soprattutto grazie alle combinazioni tra Bastoni e Maggiore. Un tiro di Gyasi viene deviato in angolo e prima dell'intervallo è Zoet a respingere una conclusione di Pussetto.

SECONDO TEMPO — La ripresa si apre con ritmi lenti. Il primo squillo è di Deulofeu al 15': bravo Zoet a distendersi e deviare. Poi entra in partita lo Spezia, che comincia finalmente a creare e tirare. Entrano Verde e Agudelo, la palla scorre più rapidamente e al 22' Silvestri deve impegnarsi per respingere un tiro di Agudelo. Tre minuti dopo ancora bravissimo il portiere dell'Udinese su Verde, servito da Maggiore dopo una bella azione. Al 40' Verde supera con il destro il portiere ma non Nuytinck che sulla linea devia di testa. E al 44', un po' a sorpresa vista la ripresa poco propositiva dell'Udinese, arriva la rete decisiva per la squadra di Gotti: Samardzic, che pochi minuti prima aveva sostituito Deulofeu, salta Antiste e Hristov e realizza con un destro preciso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:43.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com