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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Piatek sbaglia il rigore e ripara.
Amrabat, gol dopo l’errore.
I viola sbancano La Spezia


I viola avanti poi controllano sfiorando il raddoppio.
L'ex Verona prima regala il pari ad Agudelo ma poi arriva il tiro da tre punti



Una bella Fiorentina vince 2-1 sul campo dello Spezia dopo una partita sostanzialmente dominata, ma che ha rischiato di sfuggirle di mano per un errore di Amrabat, molto bravo poi a riscattarsi segnando il gol decisivo all'89'. La Fiorentina ha dominato la partita per 74', fino al momentaneo pari di Agudelo. Prima Piatek ha sciupato un rigore al 16' (fallo ingenuo di Reca su Nico Gonzalez), poi si è in parte riscattato segnando al 42' su assist di Maleh dopo una pregevole giocata di Odriozola.

La Fiorentina ha sfiorato il raddoppio con Gonzalez e la traversa (da corner!) di Biraghi, prima di incassare il pareggio di Agudelo (sempre più arma devastante dalla panchina), favorito però da un errore di Amrabat inaccettabile a questi livelli. L'ex Verona si è fatto rubare palla da ultimo uomo nella sua metacampo favorendo la cavalcata di Agudelo.

RISCHIO RIBALTONE — La partita, molto lineare fino a quel momento, ha rischiato di ribaltarsi quando Colley ha sfiorato il palo. Un pimpante Biraghi è andato ancora vicino al gol (palo esterno), ma la giocata decisiva è proprio di Amrabat: Cabral lavora un bel pallone e lo serve al marocchino, che dal limite dell'area pesca l'angolino.

LA PARTITA — La Fiorentina ha confermato di attraversare un bel momento, non concedendo quasi nulla allo Spezia, anche se è mancata un po' di efficacia sottoporta. Ai liguri, che interrompono qui la striscia positiva di 10 punti in 4 partite, è mancata efficacia sottoporta (male Manaj e Nzola) e la fantasia di Gyasi e Verde è apparsa appannata. Ma il più 5 sulle terz'ultime in classifica per ora lascia abbastanza tranquillo Thiago Motta

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/02/2022 14:22
 
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SERIE A 2021/2022 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

12/02/2022
Lazio - Bologna 3-0
Napoli - Inter 1-1
Torino - Venezia 1-2
13/02/2022
Milan - Sampdoria 1-0
Empoi - Cagliari 1-1
Genoa - Salernitana 1-1
Verona - Udinese 4-0
Sassuolo - Roma 2-2
Atalanta - Juventus 1-1
14/02/2022
Spezia - Fiorentina 1-2

Classifica
1) Milan punti 55;
2) Inter(*) punti 54;
3) Napoli punti 53;
4) Juventus punti 46;
5) Atalanta(*) punti 44;
6) Lazio punti 42;
7) Rma punti 40;
8) Fiorentina(*) punti 39;
9) Verona punti 36;
10) Torino(*) punti 32;
11) Empoli punti 31;
12) Sassuolo punti 30;
13) Bologna(*) punti 28;
14) Spezia punti 26;
15) Udinese(*) punti 24;
16) Sampdoria punti 23;
17) Venezia(*) e Cagliari punti 21;
19) Genoa punti 14;
20) Salernitana(**) punti 13.

(gazzetta.it)


19ª giornata: Udinese - Salernitana è per ora non disputata (per il forfait della Salernitana causa Covid-19), ma la decisione del
giudice sportivo di assegnare la vittoria a tavolino all'Udinese e un punto di penalità alla Salernitana è stata ribaltata in
appello ed ora è da recuperare.
20ª giornata: Bologna - Inter, Atalanta - Torino, Salernitana - Venezia e Fiorentina - Udinese non disputate
per forfait di almeno una delle squadre a causa del Covid, in attesa di ulteriori decisioni.
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno
15/02/2022 14:30
 
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Il Toro annulla il tridente Juve:
Belotti risponde a De Ligt, il derby finisce 1-1

Perso Rugani nel riscaldamento, Pellegrini e Dybala escono per infortunio.
Grande pressing granata, i bianconeri non riescono a rispondere con la qualità


Livia Taglioli


Belotti risponde a De Ligt e il derby n. 154 finisce 1-1, fra un Torino che interrompe così l’emorragia di punti dopo le ultime due sconfitte consecutive e consente alla Juve di inanellare un poco consolante dodicesimo risultato utile consecutivo. Fra i bianconeri escono per infortunio Pellegrini e Dybala, situazioni che andranno verificate in vista della gara di Champions di martedì contro Il Villarreal. Il Torino ha il merito di aver a lungo imbrigliato la Juve con testa e fisico, i bianconeri hanno corso e lottato, ma non sono riusciti ad accendere la qualità di cui dispongono e hanno vissuto in apnea gran parte del match.

PRESENTI E ASSENTI — Con Danilo squalificato, Chiellini infortunato ormai di lungo corso e Bonucci k.o. per un affaticamento alla vigilia, d’improvviso la Juve si è trovata in piena emergenza difesa praticamente al fischio d’inizio: Rugani, l’ultimo centrale rimasto, ha interrotto il riscaldamento pre partita, e non è più uscito dagli spogliatoi. Doppio cambio dunque: Alex Sandro è scalato al centro, Pellegrini il prescelto per coprire le zolle di sinistra. Confermato il tridente, in mezzo hanno debuttato dal 1’ Locatelli e Zakaria. Il Torino titolare è quello previsto, con Bremer a guidare la difesa e a marcare Vlahovic, Singo e Vojvoda sulle fasce e Belotti punto di riferimento avanzato.

DE LIGT PIÙ IN ALTO DI TUTTI — Parte deciso il Torino, che instaura un predominio fatto di possesso palla, aggressività e due conclusioni nei primi 10 minuti, con Szczesny decisivo prima su Madragora poi su un cross rasoterra di Brekalo che cercava Belotti. La Juve fatica ad uscire, ma anche a trovarsi. Poi Zakaria vede lo scatto di Rabiot e gli serve un pallone filtrante con la punta del piede: il francese allunga la falcata e conclude da dentro l’area, il suo sinistro termina di poco a lato. E’ il segnale, la Juve c’è. E dopo due minuti passa in vantaggio: al 13’ Cuadrado mette in mezzo dalla bandierina, De Ligt in elevazione fa fuori Vlahovic e Vojvoda in un colpo solo e di testa supera Milinkovic. Come quel 2 novembre 2019, quando, al primo gol in maglia Juve, decise il derby della Mole. La Juve nella fase centrale del primo tempo sembra aver trovato distanze e concentrazione, la gara si fa equilibrata, con De Ligt decisivo anche nelle retrovie al 16’ su Brekalo e Morata che prova a sorprendere Milinkovic senza riuscirci al 23’. Ma è una tregua che dura poco: il Torino torna a farsi aggressivo e martellante, con duelli uno contro uno che la Juve soffre. Il palleggio bianconero non è abbastanza veloce, i tentativi di verticalizzazione sono rari e imprecisi, l’unica modalità di alleggerimento e ribaltamento del fronte che pare funzionare sono gli inserimenti palla al piede dei centrocampisti, a turno. Ma in generale è una Juve schiacciata all’indietro, sovrastata dal pressing e dalla straripante fisicità di Singo e compagni.

IL GALLO TORNA AL GOL — Un infortunio al ginocchio sinistro obbliga Pellegrini a lasciare spazio a De Sciglio (ultimo difensore a disposizione) ad inizio ripresa. Non termina invece l'apnea della Juve, col Torino che riparte da dove era rimasto e Mandragora che fa partire un sinistro velenoso e chiama Szczesny a una deviazione in angolo dopo cinque minuti. Risponde Dybala con un sinistro a lato, ma soprattutto un cenno verso la panchina: è la richiesta di un cambio. Al suo posto entra McKennie, al minuto 53. La gara procede a singhiozzo, fra un fallo e l’altro, finché al 62’ Brekalo con un cross rasoterra supera Alex Sandro e invita Belotti a un facile tap in: è l’1-1. E subito dopo una deviazione manda in angolo una conclusione a botta sicura di Mandragora. La gara perde in qualità e giocate, restano le sportellate e il gran dinamismo. Allegri gioca le carte Arthur e Kean (per Locatelli e Vlahovic), Juric sceglie prima Pjaca (per Brekalo), poi Sanabria e Ansaldi (fuori Belotti e Singo). Ma la partita ha già offerto il meglio, qualche affondo di qua e di là, ma nulla cambia più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2022 00:58
 
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Quagliarella show e la Samp fa festa: 2-0 all'Empoli



L'attaccante blucerchiato non segnava in campionato da un rigore dello scorso 3 ottobre:
due guizzi stendono i toscani nel primo tempo e allontanano la zona retrocessione


Filippo Grimaldi

Mancava, eccome se mancava, questo Quagliarella alla Sampdoria e a Marco Giampaolo: il capitano torna titolare e fulmina con due gol decisivi per battere l'Empoli nella prima mezz'ora di gioco, ritrovando la rete dopo 139 giorni. Giornata da ricordare per l'attaccante, che va in tripla cifra tra i marcatori all-time blucerchiati in campionato. Il 2-0 con cui la Samp ha superato l'Empoli parte dalla giornata di grazia della punta, ma anche dagli errori (troppi) dei toscani in zona offensiva, che giocano meglio nella ripresa, ma senza trovare il gol. I numeri dei toscani, adesso, si fanno preoccupanti: cinquanta gol al passivo sono decisamente troppi (solo la Salernitana ha fatto peggio), considerando poi che quella di oggi è stata la nona gara senza gol per gli ospiti. Pinamonti corre e ci prova senza fortuna, ma Cutrone sbaglia l'impossibile e la manovra ne risente.

AVVIO A HANDICAP — E dire che la Sampdoria era partita dovendo rinunciare a Sensi (gastroenterite), con Sabiri (prima da titolare in Serie A) a smistare palloni alle spalle delle punte. Andreazzoli piazza invece Bajrami sulla trequarti: toscani a due facce, propositivi sino agli ultimi trenta metri, ma poi troppo imprecisi, in quella che è stata poi una costante di tutta la gara. Così, si impone la voglia dei blucerchiati di staccarsi dalla zona calda della classifica in un 2022 che prima della vittoria con l'Empoli le aveva regalato solo un successo e cinque sconfitte in campionato.

IMPRECISIONE — Avvio a gran ritmo degli ospiti, vicini al gol quando su un lancio di Bajrami arriva il tiro fuori misura di Zurkwoski (7') da ottima posizione, in uno dei rari momenti in cui nel primo tempo la retroguardia di Giampaolo appare fuori posizione. La squadra di casa è volenterosa, ma i toscani cercano la profondità e riescono a schiacciare la Samp. Ma è, questa, l'unica fase sino a metà gara in cui l'Empoli riesce a imporre il suo gioco. Da qui in poi sale in cattedra la Samp, con l'uno-due che stende gli ospiti. Candreva (14') serve Quagliarella il cui diagonale dalla destra si infila alle spalle di Vicario, con Viti in ritardo sulla marcatura, ma complice pure un errore generale di piazzamento della difesa di Andreazzoli. L'Empoli risponde con un tiro senza fortuna di Bajrami (20'), Colley sfiora il raddoppio di testa (21'), ma colpisce altissimo, poi sulla ripartenza dell'Empoli Falcone è decisivo (24') su Bajrami in uscita. Cinque minuti dopo, la Samp chiude la sfida con il raddoppio del suo capitano, con un'azione simile avviata da Candreva, proseguita con Bereszynski e finalizzata da Quagliarella: controllo, tiro e Vicario è battuto per la seconda volta. Caputo (33') scappa, calcia, ma il portiere ospite respinge.

RISCATTO — Nella ripresa si assiste invece a una partita ben diversa, con la Samp che perde efficacia nella sua manovra, si abbassa, rinuncia a Quagliarella dopo un'ora di gioco, inserisce Conti e passa a una difesa a cinque in fase di non possesso, con un 5-3-1-1 che diventa 3-5-1-1 quando il gioco è in mano ai padroni di casa. Andreazzoli cambia Cutrone, Zurkowski e Benassi, dando spazio a La Mantia, Bandinelli e Henderson, mantenendo però il suo modulo di partenza. E proprio La Mantia (28') su cross di Bandinelli sfiora il 2-1 trovando la respinta decisiva di Colley. Un canovaccio che resta invariato sino alla fine, ma che non dà frutti, nonostante la Samp abbia ormai scelto di limitarsi a difendere la ricca dote del doppio vantaggio. L'Empoli insiste sino alla fine, ma mancano gli inserimenti dei centrocampisti e un po' di ordine nel gioco. Il risultato non cambia più. La Samp respira, in pieno recupero Falcone è coraggioso (46') togliendo il pallone dai piedi di La Mantia. Giampaolo risale, ma l'Empoli deve prendersela soprattutto con se stesso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2022 01:05
 
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Il Verona mette in crisi la Roma,
poi i baby Volpato e Bove salvano Mou

Sotto di due gol all’intervallo (Barak+Tameze) col pubblico spazientito per il non gioco,
nella ripresa il portoghese (espulso nel finale) getta nella mischia
i due ragazzi che evitano un’altra sconfitta casalinga


Andrea Pugliese


Mourinho si salva ancora una volta in extremis e questa volta deve dire grazie ai suoi giovani, Volpato e Bove, che hanno cancellato una prestazione grigia, a tratti totalmente nera, soprattutto nel primo tempo. La Roma non gioca, fatica nella costruzione, vive solo sui nervi e sulle iniziativa personali. Tanto che a fine gara la curva Sud ha fischiato i giocatori, che erano andati lì sotto per ringraziarli del supporto. Dall’altra parte, invece, un Verona ben organizzato, che per tutto il primo tempo ha dominato la partita, rischiando di chiuderla sul 3-0, annullato per fuorigioco. La Roma si consola con i suoi giovani, ma è evidente come anche gli ultimi acquisti di gennaio (Maitland-Niles e Oliveira) lascino fortemente a desiderare: il portoghese è stato sostituito dopo 45 minuti inconcludenti, l’inglese ha sbagliato ancora una volta partita.

SOLO VERONA — Alla fine Mourinho deve rinunciare anche a Zaniolo, confermando i 9 assenti della vigilia, e decide di schierarsi con il 3-4-1-2, con Karsdorp a fare il braccetto tra i tre centrali e Pellegrini alle spalle di Felix e Abraham. Tudor, invece, conferma il suo classico 3-4-2-1, con Barak e Caprari a giostrare alle spalle di Simeone, il tridente che finora ha messo le ali ai veneti. Sembrano due squadre speculari, ma non lo sono, perché il Verona gioca a calcio e la Roma no. Ed infatti nel corso dei primi 45’ di gioco esistono solo gli ospiti, con la Roma a fare da sparring partner, a tratti anche in modo imbarazzante per la differenza di valori in campo. Così gli ospiti passano subito, dopo appena 5’ di gioco, con un bello schema su calcio di fermo concluso in rete da Barak. La fase difensiva della Roma però è da incubo, con una serie di errori individuali (Rui Patricio che smanaccia centralmente un pallone non irresistibile e Maitland-Niles che fa la bella statuina sullo stesso Barak) che favoriscono il vantaggio della squadra di Tudor. Il brutto però per i giallorossi è che il cuore non batte e mancando anche l’organizzazione tattica, la squadra non è capace di produrre lo straccio di un’azione degna di tale nota. L’unico schema di Mourinho è palla lunga su Felix, che sa correre ma fatica in tutto il resto. Di conseguenza a fare un figurone è proprio il Verona, che invece in campo ci sa stare e anche molto bene. Come dimostra l’azione del 2-0 con un cioccolatino di Ilic per Caprari e l’assist vincente dell’ex giallorosso sul rimorchio di Tameze (con Oliveira in ritardo sulla marcatura). Poi gli ospiti continuano a rendersi pericolosi con Simeone in un paio di occasioni, dove sulla seconda il Cholito trova anche il 3-0, annullato però per un fuorigioco di rientro. E la Roma? Inguardabile, sotto ogni punto di vista: tattico, tecnico, motivazionale. Un encefalogramma piatto che dovrebbe far riflettere. E che esce tra i fischi generali dell’Olimpico.

BEATA GIOVENTÙ — Le prime mosse di Mourinho sono Veretout per un Oliveira impalpabile e Zalewski per Vina, per dare più qualità in fascia. Un po’ più di vitalità Mourinho la ottiene, con un tiro di Veretout sull’esterno, ma poco altro. Così il portoghese si affida ad un avvicendamento tra baby, Volpato per Felix, mentre Tudor butta dentro Depaoli, Bessa e Lasagna. Il suo Verona, di fatto, è in controllo, nella gestione della palla e degli spazi. Fino al 20’, quando sugli sviluppi di un angolo è proprio Volpato a trafiggere Montipò. Otto minuti dopo la Roma reclama un rigore per un presunto contatto in area tra Ceccherini e Pellegrini, ma Pairetto lo valuta come un normale contrasto di gioco. È il momento di maggiore pressione giallorossa. Va dentro anche Bove per Maitland-Niles (altra prova negativa), su un bel pallone tagliato in mezzo Pellegrini e Volpato non arrivano di un soffio, poi è Cristante a provarci al volo, ma con il pallone che finisce altissimo. Ed a salvare i giallorossi è proprio Bove, ancora sugli sviluppi di un calcio d’angolo, bravo a trovare il primo palo, con Montipò fermo. Poi un finale caotico: Mourinho si fa espellere per proteste quando capisce che i minuti di recupero sono solo 4, la Roma prova invano qualche assalto finale, ma finisce così. Un punto strappato nel finale per i giallorossi, molto rammarico per i gialloblù.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2022 01:09
 
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La Salernitana frena un brutto Milan: 2-2.
Ora l'Inter può fare il sorpasso

Occasione sprecata dai rossoneri: Bonazzoli risponde a Messias,
poi Djuric illude i campani ma Rebic rimedia.
La squadra di Inzaghi se batte il Sassuolo a San Siro torna in testa


Stefano Cantalupi


Trappola. Era la parola più gettonata nell'ambiente rossonero, man mano che si avvicinava la trasferta in casa della Salernitana ultima in classifica. E il Milan ci è caduto dentro: solo 2-2 all'Arechi, il Diavolo non scappa e stacca l'Inter solo di due punti, coi nerazzurri che devono recuperare due gare. In caso di vittoria domani sul Sassuolo, per Inzaghi sarà sorpasso.

SUBITO MESSIAS — "Mi aspetto molto da Messias", aveva detto Pioli alla vigilia del match. Profetico: dopo un buon avvio dei campani, al 5' Junior timbra già il cartellino, servito da Hernandez e favorito dalla difesa avversaria che si apre come il Mar Rosso. Ma Pioli aveva aggiunto, sempre in conferenza da Milanello: "Non è semplice preparare la partita contro una squadra che ha appena cambiato l'allenatore e tanti uomini". E di nuovo le parole del tecnico rossonero trovano puntuale riscontro in campo, perché il Milan per tutto il primo tempo incontra molte difficoltà nel prendere possesso della gara.

AHI, MAIGNAN — Ci mette del suo anche Maignan, a cui i tanti elogi ricevuti nelle ultime settimane non hanno portato fortuna: uscita ben poco "Magic" di Mike sulla testa di Djuric al 29', pallone che diventa buono per Bonazzoli bravissimo a capire tutto in anticipo, a coordinarsi e a trovare la rovesciata dell'1-1. Pareggio, Arechi in delirio. Da lì all'intervallo, il Diavolo si riversa in avanti per ritrovare il vantaggio, ma con più volontà che lucidità: Leao si accende a strappi, Diaz fatica a trovare spazi, Giroud si vede poco e manca sempre precisione nell'ultimo passaggio. I granata di Nicola sono delle furie, a lungo compensano con l'agonismo il gap tecnico tra le due squadre. E le sponde aeree di Djuric innescano spesso la classe senza età di Ribery. Pure la mediana del Milan funziona così così: Tonali accusa un dolorino a una coscia ma tiene duro, Bennacer si esibisce in una punizione respinta da Sepe ma prende il solito cartellino giallo, e non sempre è lucido nella regia.

GIROUD PERDONA — Kessie, di nuovo escluso dall'undici titolare, sostituisce l'algerino a inizio ripresa. E la seconda parte inizia con una stupenda rovesciata di Leao che sfiora l'incrocio dei pali, dopo un'uscita incerta di Sepe che lascia spazio al cross di Tonali. Con la Salernitana che si abbassa, quello del Milan diventa un assedio pressoché costante. Che produce occasioni: Giroud perdona prima di testa e poi di piede, ipnotizzato da Sepe (sospetto fuorigioco del francese in partenza). Pioli si gioca anche la carta Rebic, cercando maggiore concretezza. Ma per la seconda volta nella serata è tradito da Maignan, che s'incarta in un dribbling improvvido e innesca Bonazzoli: addirittura rabona dell'attaccante a porta vuota, ma stavolta il bersaglio è mancato.

BOTTA E RISPOSTA — A punire il Milan, però, al 72' ci pensa... Milan, nel senso di Djuric: sul cross di Mazzocchi il bosniaco va in tuffo e di testa insacca il 2-1, beffando sia Kessie che Tomori. Nicola impazzisce di gioia, ma l'illusione dura appena cinque minuti. Rebic, entrato al posto di Brahim, decide di far tutto da solo e calcia un rasoterra da oltre venti metri, sorprendendo nettamente Sepe. È il 2-2 che diventerà definitivo, dopo un finale di gara convulso. Sorride la Salernitana, che non è ancora retrocessa: con questo spirito sognare non è proibito, anche a -7 dalla soglia salvezza. E sorridono, naturalmente, anche Inter e Napoli, per ben altri motivi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2022 01:13
 
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Piatek spinge la Fiorentina in zona Europa.
Rabbia Atalanta su Doveri



Commisso vince il primo derby americano grazie al gol del polacco.
Bergamaschi furiosi con arbitro e Var per l'annullamento del pareggio di Malinovskyi.
Espulso Gasperini


Andrea Elefante

Una delle peggiori versioni dell’Atalanta in questa stagione non “festeggia” l’ingresso dei nuovi soci statunitensi nel club: se era un “derby” italo americano con Steve Pagliuca, capocordata degli investitori che affiancheranno i Percassi, oggi ha sorriso solo Rocco Commisso, perché la Viola ha vinto per la terza volta in stagione contro la squadra nerazzurra e sogna sempre più una qualificazione europea. Qualcuno a Firenze fa addirittura pensieri di Champions: di sicuro per il momento la squadra di Italiano ha scavalcato la Roma e si gode l’attimo. Quello che non può fare l’Atalanta, che si vede scivolare sempre più lontano dal quarto posto: poteva guadagnare punti sulla Juve, ne ha perso un altro. Stanca, nervosa, è stata punita dal quarto gol in quattro incroci di Piatek e ha perso per la prossima partita il suo allenatore (espulso) e anche Djimsiti e Demiral, diffidati e ammoniti. Ma soprattutto l’Atalanta, di pari passo con i suoi infortunati, sta perdendo certezze: con l’organico così rimaneggiato la fatica di giocare su due fronti, e ogni tre giorni, si fa sempre più sentire.

LE SCELTE — Italiano come sempre tiene tutti sulla corda e alla fine risolve i tre possibili ballottaggi a favore di Igor (su Quarta), Castrovilli (su Duncan e Maleh) e Sottil (preferito a Saponara). Sull’altra fascia del fronte offensivo c’è Gonzalez, il centravanti è ancora Piatek e non Cabral, con il rientro a centrocampo di Torreira e Bonaventura, squalificati lunedì scorso a La Spezia. Per l’Atalanta (che gioca con il lutto al braccio per la morte di Pierluigi Frosio, tecnico imbattuto in Europa con i nerazzurri nella stagione 1990-91), Gasperini ha meno possibilità di scelta, soprattutto nel settore offensivo viste le assenze di Zapata, Muriel, Miranchuk e Ilicic: dunque linea a tre difensiva titolare (senza l’infortumato Palomino), sulle fasce tornano Hateboer e Zappacosta e Koopmeiners fa il vertice alto del triangolo di centrocampo, con Malinovskyi e Boga che partono larghi sul fronte d’attacco.

PRIMO TEMPO — Partita bloccata, tesa, spenta da subito. Parte meglio la Fiorentina ma si acquieta presto, ma mano che l’Atalanta alza un po’ il livello dell’aggressività e il baricentro, pur facendo molta fatica a trovare soluzioni per attaccare l’area. Gli inserimenti centrali di Koopmeiners sono intermittenti, gli spunti di Malinovskyi e Boga ancora di più. Ma anche la Viola, che si appoggia molto su Sottil e soprattutto Gonzalez, fatica ad arrivare in area e ad attivare Piatek, cancellato dalla guardia di Demiral. Che però, nel finale di tempo, prende un giallo sciocco per un fallo su Bonaventura, come già prima Djimsiti: entrambi diffidati, mancheranno alla prossima contro la Samp. Così, dopo 20’ di schermarglie, la prima scintilla è un colpo di testa di Gonzalez, su cross di Sottil, bloccato in due tempi da Musso. Ma neanche questa chance accende davvero la partita, anche se la frazione si conclude con una chance importante a testa. Prima per l’Atalanta, al minuto 33, quando Malinovskyi trova la prima ispirazione della sua partita e invita al taglio centrale Koopmeiners, liberato verso la porta: l’olandese è solo davanti a Dragowski, che però riesce a murarlo, anche perché l’olandese, con la palla sul destro, non alza né angola abbastanza il tiro. Sei minuti dopo contro occasione per la Fiorentina, che nel frattempo ha perso per infortunio Torreira (al suo posto Amrabat): da un rinvio sbagliato di Musso la palla arriva a Sottil, ma il portiere argentino rimedia con una grande deviazione sulla sua sassata.

SECONDO TEMPO — Il paradosso è che la Fiorentina che ha avuto saldamento in mano il possesso palla del primo tempo vince in ripartenza. Campanello d’allarme per l’Atalanta dopo 2’ quando Sottil scappa a Djimsiti e serve sul destro di Castrovilli, che mira male, la palla del vantaggio. Ma all’11’, sulla stessa fascia nasce l’1-0: contropiede guidato da Odriozola, la rifinitura d’esterno di Gonzalez è perfetta e Piatek approfitta dell’unico momento in cui Demiral è lontano per punire Musso, anticipando il ritorno di Toloi. Da lì la partita diventa ancora più tesa ed “esplode” definitivamente al 16’, quando un lancio dalle retrovie pesca Malinovskyi solo davanti a Dragowski: il sinistro dell’ucraino non perdona, ma dopo lungo controllo il Var annulla per fuorigioco millimetrico di Hateboer, evidentemente considerato impattante nell’azione. Gasperini non ci sta e viene espulso per proteste e da quel momento la partita è solo un vano, ma confuso, assalto dell’Atalanta, senza reali occasioni per pareggiare.

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20/02/2022 23:48
 
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Un buon Genoa non va oltre l'1-1.
E a sorridere è più il Venezia



Henry sblocca la sfida salvezza, poi il pari di Ekuban.
Restano sei i punti tra le due, con la squadra di Zanetti che nel finale rischia grosso


Fabio Bianchi

Finisce come forse nessuna delle squadre avrebbe voluto. Finisce nel modo giusto però, perché il pareggio è il giusto sommario della partita. Un tempo a testa, una sfida a scacchi degli allenatori, una partita di cuore. Che Pau a Venezia e Genoa che si sono giocati questa scontro diretto per la salvezza senza paura. Solo che il punticino serve a poco a entrambi.

BOTTA E RISPOSTA — Come detto, ci sono state due partite in una. Il Venezia è partito come aveva finito la gara col Torino, con la difesa 3, e ha preso subito in mano il gioco. Determinata a raggiungere l’obiettivo ha premuto a fondo sui pedali, messo in difficoltà la difesa rossoblù e dopo 10 minuti è passata in vantaggio sugli sviluppi di un corner di Aramu: spizzata di Ceccaroni con Henry pronto a ribattere di testa in rete. La reazione del Genoa, schierata con un 4-3-1-2 con Gudmundsson dietro le punte Ekuban e Destro, è stata davvero blanda. Il Venezia copriva bene le zone del campo e ha continuato a dirigere le operazioni e difendere bene. Qui sono cominciate le schermaglie tattiche di Zanetti e Blessin. Il primo ha spostato n mezzo Aramu a fare da trequartista ma soprattutto dare un occhio a Badelj. Il tedesco ha alzato Rovella e messo a sinistra Ekuban per un 4-2-3-1 più offensivo. Mosse giuste per entrambi, ma decisiva per il Genoa. Il Venezia ha avuto un paio di chance con Nani (tiro da lontano) e Aramu (sassata respinta da Sirigu), ma il Genoa ha trovato il pari con Ekuban, alla prima vera azione insistita in attacco, pescato proprio a sinistra abbastanza ibero per andare all’uno contro un con Caldara, dribblarlo e piazzare il diagonale vincente. Eravamo al minuto 30, poi è successo ben poco: leggera supremazia de venezia senza occasioni. E un tiro di Badelj al tramonto del primo round neutralizzato da Romero.

PARTITA A SCACCHI — Nel secondo round il Venezia ha spennato presto Sirigu con una sassata di Aramu, alta,e una punizione velenosa dello stesso che Ostigard, entrato per Vasquez, ha devia in angolo. Poi è salito di tono il genoa grazie anche ai cambi. Blessin ha speso tuta la cavalleria nel tantino di portare a casa il punteggi pieno, cambiando uomini e posizioni in campo. Ha giocato per dieci minuti con Portanova mediano per Sturaro (facendo entrare anche Yeboah per Rovella) poi lo ha alzato quando ha fatto entrare Galdames (altro trequartista). Anche Zanetti ha corretto bene la squadra: ha fatto entrare Ebuhei a sinistra, spostando Haps a destra, per aiutare Caldara a tenere Ekuban, ma purtroppo Ebuhei si è fatto male a ha dovuto lasciare il posto a Ullmann. E poi ha provato a sorprendere il genoa con la velocità di Johnsen (al posto di Nani). Ne è uscita una bella schermaglia tattica, con il Genoa più riporsi ti voto e pericoloso. L’azione chiave è stata quella dove da un cross di un ottimo Cambiaso, una zuccata di Yeboah a colpo sicuro ha trovato Svoboda a salvare sulla linea e sulla ripartenza tre contro tre Johnsen ha pescato Aramu che però ha tirato molto male. Uno a uno e dal fondo non scatta nessuno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2022 23:51
 
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Black out Inter, il Sassuolo fa festa
a San Siro (e il Milan resta a+2)



Nerazzurri annichiliti nel primo tempo e sfortunati nel secondo.
Decidono i due gioiellini di Dionisi, Raspadori e Scamacca


Luca Taidelli

Altro che contro sorpasso al Milan, un'Inter pesante nelle gambe e soprattutto nella testa si schianta contro la leggerezza del Sassuolo e resta a -2 dai cugini fermati ieri a Salerno. Raspadori e Scamacca aprono la prima mini crisi dei campioni d'Italia, che domani potrebbero finire anche dietro al Napoli, pur dovendo sempre recuperare la partita di Bologna. Certo, ha pesato l'assenza di Brozovic (Marotta faccia rinnovare subito il croato e poi lo metta in una teca) ma la squadra di Inzaghi ha confermato di vivere un momento di involuzione. Messo in evidenza alla perfezione dalla squadra di Dionisi, mortifera in contropiede, brava (e anche fortunata) a reggere l'urto nel secondo tempo, quando l'Inter le ha provate davvero tutte.

LE SCELTE — Cinque facce nuove per Inzaghi rispetto alla sfida col Liverpool. Le due scelte obbligate sono Dimarco e Gagliardini per gli squalificati Bastoni e Brozovic, quelle tecniche riguardano Dumfries e Dzeko, sostituiti da Darmian e Sanchez. In regia c’è Barella, assente in Champions per i due turni rimediati dopo il rosso di Madrid. Dionisi in compenso ritrova dopo il turno di stop sia Raspadori sia Scamacca, che completano il tridente offensivo con Berardi, ma perde Ferrari, leader della difesa rimpiazzato da Ayhan. Con Lopez e Frattesi (altro italiano che piace assai all’Inter), conferma per Traore.

PRIMO TEMPO — E proprio l’ex Empoli calcia male da buona posizione dopo che Sanchez aveva perso un pallone banalmente. Che per i nerazzurri sarà una serata complicata al 4' lo ribadisce un altro contropiede emiliano, con Scamacca che chiama fuori De Vrij e Frattesi a inserirsi per aprire al limite a Traore, murato da Skriniar. Il terzo indizio fa una prova, con Calhanoglu che all'8' perde palla e Berardi a premiare l'inserimento di Raspadori, che dal limite fredda Handanovic. L'Inter impiega 12' ad aprire le ali (cross basso di Darmian per Lautaro, anticipato da Consigli) ma fatica dannatamente in mezzo al campo. Barella non ha le geometrie e il sangue freddo di Brozovic e inoltre davanti alla difesa non può strappare come sa. Calha prova ad aiutarlo in regia ma al terzo pallone sbagliato parte pure qualche mugugno. Gagliardini infine balla tra Lopez e Traore, con Inzaghi che al 15' ordina l'inversione delle mezzali. Due tiri da fuori del turco e di Sanchez annunciano almeno un sussulto d'orgoglio e fanno entrare in partita anche i tifosi. L'Inter ora aumenta la pressione, anche se il Sassuolo è umile nel difendersi con due linee basse e poi a fiondarsi in avanti appena può. Come al 26', quando Traore ha tutto il tempo di alzare la testa e pescare l'inserimento di testa del solissimo Scamacca che fa 2-0. Skriniar potrebbe riaprirla subito su corner di Dimarco, ma Consigli si supera e poi è attento anche su Gagliardini. L'Inter ci prova a spallate o con qualche cambio di gioco, ma l’azione senza Brozovic parte quasi sempre con un tempo di gioco di ritardo, col Sassuolo che riesce a schierarsi e a ripartire palla al piede e con movimenti sincroni che sono una meraviglia (vedi traversa di Berardi al 38'), con Traore cui nessuno in ripartenza prende nemmeno la targa.

SECONDO TEMPO — Inzaghi gioca il tutto per tutto a inizio ripresa, con Dumfries per Darmian e soprattutto Dzeko per Gagliardini, chiedendo a Sanchez di muoversi tra le linee. La reazione a inizio ripresa è impressionante, col Sassuolo (dentro Tressoldi per Ayhan) schiacciato negli ultimi 30 metri. I primi 20' di furore puro però non producono la scintilla del gol, anche perché Consigli per due volte è super su Dzeko e non può essere sempre Perisic - stasera meno lucido del solito - ad aprire la scatola. Appena i nerazzurri rifiatano, Traore torna a fare il tomba dei bei tempi tra i paletti nerazzurri. Con Lautaro che si danna l'anima ma continua a litigare con la porta e Dzeko che si mangia due gol fatti, la serata sembra proprio maledetta. Dionisi al 25' cerca forze fresche con Defrel ed Henrique per Scamacca e Frattesi. Quando al 27' Lautaro non trova lo specchio su un tap-in da due metri l'incredulità regna sovrana perché a questo punto tecnica e tattica non c'entrano più. Inzaghi al 33' ci prova con Vidal e D'Ambrosio per Calha e uno stremato Perisic, Dionisi risponde con Harroui per Traore. Serve un miracolo di Handanovic su Raspadori per tenere viva la fiammella. Ma la lucidità resta un optional, subentra anche la fatica di Coppa e la frittata è servita: il gol annullato in extremis a De Vrij (fallo di mano di Dimarco segnalato dal Var) è solo un particolare in più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2022 23:55
 
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La traversa salva la Lazio al 93':
Sarri non svolta, l'Udinese recrimina

Partita equilibrata e abbastanza mediocre:
Felipe Anderson risponde a Deulofeu, poi nel recupero
Molina fa tremare i biancocelesti, falcidiati dalle assenze



Finisce 1-1 il posticipo della domenica sera tra Udinese e Lazio. Il verdetto, sostanzialmente corretto, lascia un po' di amaro in bocca a entrambe le squadre. La Lazio vincendo si sarebbe portata a due punti dal quarto posto. Ma, almeno oggi, non mancano le attenuanti per una squadra a cui sembra sempre mancare qualcosa per competere per la Champions. Sarri infatti non aveva tre dei suoi quattro migliori giocatori (Immobile, Luis Alberto e Acerbi) e nemmeno l'altra stella, Milinkovic-Savic, ha giocato la sua miglior partita. L'Udinese invece, coi suoi limiti evidenti, si prende un punto che tornerà comodo per la salvezza. Ma le recriminazioni per Cioffi non mancano: non aver capitalizzato la superiorità iniziale (errore marchiano sottoporta di Makengo, sarebbe stato il 2-0) aver preso il gol del pari su palla inattiva, il modo più scontato per segnare che aveva una squadra parecchio spuntata come una Lazio senza centravanti (Immobile out, un vice in rosa non c'è). E soprattutto quel siluro da fuori di Molina, che fa tremare la traversa di Strakosha al 93'.

LA PARTITA — Pronti-via e l'Udinese passa: bella sponda aerea di Nehuen Perez per Deulofeu, bravissimo a impattarla col destro di prima intenzione. Proprio l'ex Barcellona e Milan ha 25' da grande giocatore: peccato che Makengo vanifichi il suo preziosissimo assist. La Lazio, che perde anche Pedro, sale di tono nella seconda metà di tempo: Cabral sfiora il palo, poi Anderson segna dopo una spizzata di Zaccagni su punizione di Cataldi. La ripresa è abbastanza noiosa, con Cabral a calciare a lato l'unica palla interessante. La traversa di Molina è una fibrillazione su un elettrocardiogramma abbastanza piatto. Finisce 1-1: nessuno meritava davvero di vincere.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/02/2022 23:58
 
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