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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Con Dybala e McKennie la Juve piega
l'Udinese: continua la rincorsa Champions

La squadra di Allegri supera l'Udinese con un gol
per tempo e infila l'ottavo risultato utile consecutivo.
Raggiunta l'Atalanta, che ha però due partite in meno.
Scoppia il caso Dybala


Livia Taglioli


La Juve conquista tre punti con l’Udinese, centrando il suo ottavo risultato utile di fila. Ma l'1-0 firmato da Dybala al 19’ del primo tempo non certifica una crescita effettiva della squadra, zavorrata da un secondo tempo di grande difficoltà. L’argentino, in gol in 4 delle ultime sei gare di campionato, si conferma “bestia nera” dei friulani ma soprattutto lancia un inequivocabile messaggio alla società: segna e non esulta, ma fissa con insistenza e sguardo di ghiaccio la tribuna. Il raddoppio arriva al 79’ con McKennie: il Maghetto è al suo secondo gol nelle ultime 2 gare, il quarto in stagione. La Juve raggiunge al quarto posto l'Atalanta, che ha comunque due partite in meno.

PRESENTI E ASSENTI — Allegri, alla sua 300esima panchina juventina, conferma solo tre giocatori dell’undici sconfitto in Supercoppa (Rugani, Kulusevski e McKennie), con Arthur dal 1’ al fianco di Bentancur (Locatelli in panchina) e Kean terminale offensivo al posto di Morata. L’Udinese parte con Beto-Deulofeu davanti e nessuna sorpresa negli altri reparti. Il rimbombo delle voci dei giocatori in campo fa ripensare al campionato scorso, quando gli spalti erano vuoti. Stavolta all’Allianz sono in 5.000, per effetto della riduzione imposta dalle nuove regole anti-Covid.

DYBALA, DECIMO GOL ALL’UDINESE — La squadra di Cioffi gioca corta e compatta, proprio quel tipo di avversaria che la Juve soffre di più. E infatti i bianconeri di Allegri finiscono con lo sbatterci contro troppo spesso per diventare pericolosi. E quand’anche l’Udinese si porta in massa dalle parti di Szczesny la Juve non ha né la velocità né la precisione necessarie per sfruttare l’iniziale vantaggio numerico nel ribaltamento d’azione. Così la partita rotola sui binari della prevedibilità, con la squadra di Allegri che non rischia nulla, ma nemmeno riesce a creare pericoli dalle parti di Padelli. Finché al 19’ Arthur verticalizza su Kean, che fa sponda per Dybala: sinistro secco, gol e nessuna esultanza. Ma solo lo sguardo fisso puntato alla tribuna, eloquente, molto eloquente. Per l’argentino è il decimo gol contro l’Udinese in 17 match, il settimo in questo campionato. Al 36’ il primo squillo dell’Udinese, con Beto che impegna Szczesny a terra. Poi Dybala prova a chiudere il match al 41’, ma il suo sinistro in corsa va alto.

ALTRA MAGIA, E LA JUVE FA 2-0 — La ripresa parte con Bernardeschi e Locatelli al posto di Kulusevski e Arthur, e dopo una manciata di minuti De Sciglio rileva un incolore Pellegrini. Ma la Juve ha lasciato negli spogliatoi anche concentrazione e spirito guerriero. Così l’Udinese conosce minuti di gloria, schiacciando la squadra di Allegri nella sua area. Qualche conclusione murata, Deulofeu che manda alto, Beto che obbliga Szczesny alla presa bassa. L’allenatore livornese urla ai suoi tutta la sua rabbia e manda in campo Morata al posto di un inconcludente Kean. Dybala dopo una sponda con McKennie conclude a lato di poco, ma è l’Udinese che va in pressione costante e la Juve che non riesce a ripartire. Poi Bernardeschi e soprattutto McKennie si fanno finalmente pericolosi, finché al 79’ il texano di testa gira in gol un perfetto cross di De Sciglio. E torna Maghetto, dopo il gol, seppure inutile, di tre giorni fa contro l’Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/01/2022 01:07
 
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Triplo Barak, il Verona vola.
Al Sassuolo non basta una perla di Scamacca



Spettacolo e gol nel match di mezzogiorno:
l'Hellas domina il primo tempo ma nella ripresa rischia la frittata.
Ai neroverdi non bastano la girata super
del centravanti italiano e la zuccata di Defrel


Alex Frosio

Scamacca vince il duello con Simeone ma al Sassuolo non basta. Una tripletta di Barak rilancia il Verona dopo l’inaspettato ko con la Salernitana: spettacolo nel 4-2 al Mapei Stadium, Hellas mai così prolifico nella sua storia in Serie A.

La squadra di Tudor parte fortissimo. Si gioca quasi totalmente nella metà campo neroverde. Già al 4’ un recupero alto su Raspadori manda al tiro Barak, sinistro largo. Al 6’ Caprari sfonda e serve Simeone, che aggira Consigli ma si allarga e chiude sopra la traversa. Si capisce subito che il Sassuolo non riesce a uscire pulito dal basso per il controllo uomo su uomo del Verona a ridosso dell’area avversaria che amplifica le difficoltà della squadra di Dionisi. Il solo Lopez non riesce a gestire la costruzione, l’assenza dello squalificato Berardi toglie un’uscita di sicurezza a destra. La scelta di Muldur e Kyriakopoulos sulle fasce non è felice, perché giocano sul piede "giusto" quindi difficilmente riescono a entrare nel campo per dare linee di passaggio. Solo Verona, dunque. Mischione al 7’, Ceccherini alza la mira. Mischione al 12’, Barak stoppato da Ferrari. Al 14’ Lazovic si accentra e calcia: largo. Al 15’ innesca Caprari, tiro-cross messo in angolo da Consigli. Dal corner, una trivela di Lazovic viene girata in rete di testa da Gunter, e sembra il premio meritato. Ma la Var annulla: fuorigioco. Il Sassuolo prova a darsi una scossa: al 20’ tiraccio di Kyriakopoulos, al 30’ Raspadori cerca la magia da 50 metri, Montipò gliela nega rifugiandosi in angolo, da dove Lopez crossa per Ferrari che in tuffo di testa sfiora il gol.

CAPRARI E BARAK — Lampi effimeri, ancora e solo Verona. Che al 37’ passa. Barak si accentra, vince un rimpallo e allarga per il diagonale vincente di Caprari: il 10 è solo in area, ma perché i difendenti del Sassuolo devono occuparsi di 5 suoi compagni. È un’invasione. Che al 44’ porta al raddoppio: angolo di Veloso, il rinvio di Lopez sbatte su Barak e finisce in rete. Fortunoso ma giusto, il 2-0. E potrebbero essere tre prima della fine del tempo: Casale di testa mette di poco fuori, Tameze invece regala alle braccia di Consigli dopo una sponda di Simeone.

LA RIPRESA — Già da dopo lo 0-2 Dionisi ha invertito le ali, e conferma la nuova disposizione a inizio ripresa. Ci guadagna subito: al 9’ cross da destra di Kyriakopoulos e Scamacca in mezza girata segna il nono gol del suo campionato (tutti su azione) e riapre la gara. Ma è un’illusione ottica, il Verona resta padrone del campo e tempo un minuto allunga ancora: Chiriches tocca con il pugno nello spalla a spalla con Simeone, il Var richiama l’arbitro Prontera che assegna il rigore. Barak dal dischetto fa 3-1 e doppietta personale. La sua giornata non è finita, come non è finita la partita. Perché c’è ancora, e finalmente una partita. L’Hellas cala di intensità, il Sassuolo cresce – gran destro di Scamacca a lato al 18’ - e accorcia ancora: Defrel, appena entrato al posto di Muldur, di testa infila su angolo di Kyriakopoulos. È il 23’ e c’è mezzo secondo tempo da giocare. Il Sassuolo si riversa nella metà campo avversaria, ma l’unica occasione è un sinistro di Rogerio fuori di poco al 44’. I cinque minuti di recupero non servono, perché al quarto Kalinic filtra per Barak, scavetto e 4-2. Gran Verona, che in classifica supera proprio il Sassuolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/01/2022 23:42
 
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Emozioni e parità tra Venezia ed Empoli,
con una magia del neo arrivato Nani

Toscani in vantaggio con Zurkowski al 26', nella ripresa crescono i
lagunari che pareggiano al 73' con Okereke su assist del portoghese


Francesco Velluzzi


Il Venezia aveva bisogno di respirare, l’Empoli di legittimare il ruolo di rivelazione del campionato. La squadra di Aurelio Andreazzoli si conferma con un primo tempo di altissimo livello in cui dopo 26 minuti passa più che meritatamente in vantaggio con un gran tiro al volo di Zurkowski, bravissimo sul cross dalla parte opposta di Bandinelli, ma non ne ha fino alla fine e subisce l’assalto disperato del Venezia che firma l’1-1 con uno scatenato Okereke. Quest'ultimo è l'uomo copertina, protagonista assoluto della seconda parte che trova la spalla nella giocata di qualità e d’intelligenza del portoghese Nani, l’asso 35enne, l’ultimo che Paolo Zanetti cala dopo 65 minuti per provare a raddrizzare una partita che i neroverdi non potevano perdere soprattutto per non fr svanire l’autostima.

PARTITA — Gli applausi della Sud a Vicario portiere in laguna per quattro anni, lui ricambia con un timido applauso. Ci sono cori (più striscione) anche per Francesco Forte, eroe della promozione emigrato a Benevento. Si gioca con le squadre nei classici schieramenti. Il Venezia senza Romero, Mazzocchi, Haps e Johnsen, viste le quattro positività annunciate ieri. Paolo Zanetti tiene fuori Busio e al centro come regista delle operazioni c’è Tessmann, davanti il tridente vede Aramu e Kiyine giostrare ai lati con Henry punta centrale. La partita è carica di tensione, tanto che Giacomelli mostra il giallo prima Bajrami per una brutta entrata su Ceccaroni e poi a Cuisance che trattiene Zurkowski,indemoniato. I toscani dominano con un gioco frizzante, arioso, con passaggi di prima, verticalizzazioni, scelte intelligenti. Il gioco poggia molto a destra dove Kiyine e Molinaro fanno una gran fatica a contenere. Tirano tutti, ma Lezzerini si supera solo su Pinamonti da azione di calcio d’angolo al 13’. Per vedere una sortita del Venezia bisogna aspettare il 2’ quando Aramu costringe Vicario a un grande intervento in angolo. Ma l’Empoli riprende immediatamente il comando delle operazioni: al 24’ Bajrami calcia male, ma due minuti dopo Zurkowski calcia benissimo sul cross di Bandinelli. Colpisce al volo con Kiyine che lo perde. Vantaggio meritato. Non c’è reazione dei padroni di casa, ma solo una giocata di Henry che sfugge a Tonelli e mette al centro: Crnigoj ci arriva ma col piede sbagliato e la mira ne risente. Non è il Venezia che deve salvarsi. Zanetti lo capisce e al 35’ manda in panchina Tessmann e Kiyine scegliendo Vacca e Okereke. Ma a parte i gialli a Henderson e Okereke e a un nervosismo che Giacomelli controlla con i cartellini (quattro nel primo tempo), c’è solo un’altra chance per l’Empoli con Zurkowski che fallisce il raddoppio.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa il Venezia entra davvero con un altro spirito. Deciso a raddrizzare la sfida. Giacomelli continua a tirar fuori il giallo: Crnigoj, Ismajli, Fiamozzi. Okereke si scatena, Henry ci prova di testa, Molinaro comincia a scendere in percussione a sinistra. Ma al minuto 27’ Zanetti decide di giocasi subito la carta del jolly portoghese Nani, arrivato in settimana e immaginato come un campione. Passaggio al 4-2-3-1 e in meno di due minuti il talento si vede: Ceccaroni gli dà palla, lui chiude bene con una grande giocata un triangolo con Aramu servendo poi Okereke che non perdona. È pareggio, anche se l’Empoli protesta perché Zurkowski è a terra. La classe già si vede. Il Penzo esplode di gioia e tre minuti dopo Vicario si supera, sempre su Okereke. Si cambia ancora. Andreazzoli punta sull’ex Stulac e su Cutrone, Zanetti su Busio. Ma l’unica occasione è ancora sui piedi dello scatenato Okereke che però non riesce a fare il bis e manda alto. Il pareggio è più che giusto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/01/2022 23:46
 
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Oliveira è subito decisivo!
Segna su rigore e la Roma batte il Cagliari 1-0



Il portoghese al debutto aveva
conquistato il penalty per un mani in area di Dalbert,
mentre in avvio la Var ne ha negato uno a Zaniolo.
Grande occasione per Joao Pedro nel finale,
Mazzarri si ferma dopo due vittorie di fila.
Forfeit di Pellegrini nel riscaldamento


Andrea Pugliese

Soffrendo da matti e ringraziando anche la fortuna, che nel finale si materializza nella traversa di Joao Pedro. La Roma conquista così la sua prima vittoria del 2022, battendo 1-0 il Cagliari grazie ad un rigore di Sergio Oliveira, l’uomo più atteso, quello appena arrivato a Trigoria. Il portoghese ha avuto un buon impatto sulla partita, sovvertendo già da ora le gerarchie dei tiratori giallorossi. Bene Mkhitaryan (dai suoi strappi sono nate le poche occasioni giallorosse), Mourinho alla fine esulta. Meno Mazzarri, che nel secondo tempo aveva sperato di poter tornare a casa con un punto.

SUBITO SERGIO — Mourinho deve rinunciare a Pellegrini, che dà forfeit durante il riscaldamento. Mazzarri, invece, ha i suoi problemi con ben 11 indisponibili tra infortunati e Covid e si schiera con il 3-4-1-2, con Pereiro alle spalle di Pavoletti e Joao Pedro. La partita potrebbe sbloccarsi già al 4’, ma il rigore concesso da Maggioni per presunto fallo di Carboni su Zaniolo viene poi giustamente annullato con l’ausilio del Var. E allora si battaglia un po’ ovunque, anche se a fare la partita è soprattutto la Roma. Gli occhi, ovviamente, sono tutti su Sergio Oliveira, che si distingue subito per personalità e pulizia delle giocate. Il portoghese entra in punta di piedi, ma è lui – ad esempio – ad innescare Veretout sull’azione del primo rigore (quello non concesso).

Ed è sempre lui al 33’ a portare in vantaggio la Roma sempre su penalty, stavolta concesso – con il Var - per un evidente fallo di mano di Dalbert su un suo precedente tiro (dopo un bel coast to coast di Mkhitaryan). Prima di occasioni ce n’erano state francamente poche (solo un debole colpo di testa di Abraham), esattamente come dopo. La Roma protesta per un altro falli di mano in area di Goldaniga (che cade sul pallone), mentre Zaniolo spreca una bella ripartenza di Felix. Il Cagliari, invece, fatica per tutti i primi 45’ di gioco a trovare ritmo e soluzioni. Pavoletti e Joao Pedro non sembrano ispirati, Marin in mezzo non riesce mai a inventare qualcosa di buono.

LA GESTIONE — Nella ripresa il Cagliari prende coraggio e prova a salire con il baricentro, andando a caccia del pareggio. Felix spreca subito una ripartenza a campo aperto, con gli spazi che abbondando subito e le due squadre presto spaccate in due dalla stanchezza. Cragno dice di no a Veretout, Mazzarri si gioca a metà tempo la carta Nandez (al posto di Pereiro), Carboni ci prova da fuori ma senza velleità particolari. Si gioca poco, tanti contatti, anche qualche fallo al limite del consentito. Ed allora è Zaniolo al 28’ a provare a chiudere la partita con un’accelerazione delle sue, ma il destro in corsa finisce di poco fuori.

La Roma allora si raggomitola su se stessa a difesa del vantaggio, cercando poi di far male negli spazi. E se riesce a portare a casa i tre punti deve fare un monumento a Rui Patricio, che devia sulla traversa un tiro ravvicinato di Joao Pedro che sembrava essere gol. Allora Mourinho passa al 3-5-2 che è più 5-3-2 (con Maitland-Niles e Vina come quinti e Karsdorp a fare il braccetto tra i tre), per mettere in cassaforte la vittoria. Finisce così, con la Roma che porta a casa una vittoria preziosa ma soffertissima.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/01/2022 23:50
 
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L’Inter manca la nona:
con l’Atalanta finisce 0-0



Occasioni e emozioni ma niente gol a Bergamo.
Il Milan ora può togliere il primato alla squadra di Inzaghi


Filippo Conticello

Una grandinata di occasioni, parate spettacolari, giocate di fino e sprechi sparsi, ma a Bergamo manca l’invitato più importante al party: il gol. Non segna né l’Atalanta, coraggiosa ma penalizzata dalle troppe assenze, né l’Inter, autoritaria come ormai sa essere sempre. I campioni d’Italia l’avevano messa sempre dentro nelle ultime 39 di campionato e ciò rende il punteggio assai insolito. Questo 0-0 divertente, tutto sommato, potrà far felice Gasp, ma non fa disperare l’Inter che interrompe un cammino lastricato da otto vittorie consecutive. Ora il Milan potrà pure superarla in vetta con una partita in più, ma la squadra di Inzaghi esce alla grande da una delle trasferte più difficili del girone di ritorno.

SCELTE — Tra probabili casi Covid e infortuni, a Gasperini ne mancano sette: Toloi, Maehle, Hateboer, Gosens, Ilicic, Malinovskyi e Zapata. Il tecnico dell’Atalanta fa il rivoluzionario pure nella tattica: 4-2-3-1 con Djimsiti da terzino destro, Demiral-Palomino centurioni centrali, Pezzella a sinistra, De Roon e Freuler cerniera di centrocampo e il trio Pessina-Koopmeiners-Pasalic alle spalle di Muriel. I ristabiliti Sportiello, Zappacosta e Piccoli allungano una panchina composta per oltre la metà da calciatori nati dal 2001 in poi. Simone Inzaghi, dopo i 120’ di mercoledì che gli hanno dato la prima coppa stagionale, ha l’esigenza di cautelarsi e dare fiato qua e là: così in difesa spunta D’Ambrosio per lo spremuto De Vrij, a destra Darmian fa rifiatare Dumfries e in attacco c’è Sanchez liberato dalla gabbia assieme a Dzeko, con Lautaro fuori dai titolari.

L’AVVIO — Anche con questo nuovo vestito, l’Atalanta resta sempre se stessa e viene addosso con la solita veemenza: il pressing è alto, intenso, con l’ormai celebro duello corpo a corpo a tutto campo. Così, diventano strategiche le marcature a centrocampo: Koopmeiners prova a tenere a bada Brozovic, mentre Freuler e De Roon alzano le antenne su Barella e Calhanoglu. Ma pure l’Inter è ormai talmente solida da non deviare più dalla strada maestra: anche in serate come queste, difficili per l’intensità dei rivali, vuole tirarsi fuori con il fraseggio dalla propria area, anche se un po’ di appannamento post-Supercoppa è quasi naturale. Dove manca la brillantezza, serve quindi la qualità: quando riescono a uscire con la palla, i nerazzurri sanno avvicinarsi pericolosamente alle mura nemiche. Non a caso sono dell’Inter le occasioni più grandi del primo tempo: Dzeko spreca di testa, su cross di Brozo, e poi di piede, non servendo Darmian, mentre un destro di Sanchez da posizione invitantissima porta Musso a un miracolo di istinto (anche se prima c’era un fallo non fischiato). La Dea, invece, si porta avanti con la solita baldanza, ma manca l’ultimo passaggio per imbucare la palla, anche perché i tre difensori di Inzaghi mettono sempre il piedino al momento giusto. Alla fine dei conti, in un primo tempo piuttosto equilibrato, non graffia nessuno dei due folletti latini tanto attesi: sia Muriel che Sanchez hanno vissuto serate migliori.

LA RIPRESA — La seconda frazione si apre con una occasione grande così per Gasp: la pressione sistematica su Brozo porta finalmente buoni frutti e la palla recuperata arriva poi sui piedi di Pessina, anche grazie a uno scivolone di Barella. Il piede non è quello giusto, ma il destro dell’azzurro non entra in rete solo perché Handanovic esce alla grande: sentirà pure il fiato sul collo di Onana, portiere nerazzurro del futuro, ma in certe occasioni le manone dello sloveno fanno ancora la differenza. L’occasione atalantina è il segno che l’equilibrio è fragilissimo e basta davvero poco per spostare la bilancia da un lato o dall’altro. Dopo una giocata imperiale di Dzeko, su cui Pezzella si immola per anticipare Darmian a porta vuota, Inzaghi chiama la cavalleria. Triplo cambio: Dumfries-Vidal-Correa per Darmian-Calha-Sanchez. Le nuove forze si fanno sentire, eccome: proprio l’olandesone, con una sponda di testa, consegna a Dzeko l’ennesima palla buona della serata, forse la più facile. Edin, che impegna da solo tutta la difesa di Gasp, è però molto meno freddo del solito sotto porta. Poi è l’altro nuovo entrato, Vidal, a sporcare dalla distanza i guanti dell’ottimo Musso. Dall’altra parte del campo, il resto lo fa Handanovic: salva con un altro intervento super su Muriel che, in contropiede, borseggia il pallone a un affannato Bastoni e incrocia benissimo. Poi Samir si ripete su Pasalic, per tutta la partita una zanzara nell’area interista. L’ultimo lampo della gara, però, è sui piedi che non ti aspetti: D’Ambrosio, smarcato a fine partita da un tacco da illusionista di Barella, non è l’uomo più adatto per trasformare in oro l’ultima occasione. In questa serata il pallone proprio non vuole entrare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/01/2022 23:55
 
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Due squilli di Lozano, il Napoli passa a Bologna.
E si rivede anche Osimhen

Un gol al 20’ e l’altro a inizio ripresa per il messicano: felsinei sotto tono.
Dopo 57 giorni Spalletti ritrova il nigeriano


Maurizio Nicita


Avviso ai naviganti. Il Napoli sta ritrovando uomini, fiducia e gioco, vince stradominando col Bologna, rafforza il terzo posto e sale a soli due punti dal Milan. La squadra di Spalletti è ancora in grado di giocare per le prime posizioni. E, finita la Coppa d’Africa, avrà tutta la rosa a disposizione. Gli azzurri giocano al Dall’Ara una bella gara, per intensità e qualità di giocata, un omaggio al loro tifoso Mihajlovic, che però si arrabbia tanto per la prestazione dei suoi.

SUPREMAZIA MEDIANA — È quella che riesce a imporre il Napoli sin dall’avvio. Perché se in teoria i sistemi di gioco usati (3-5-2 per il Bologna contro 4-2-3-1) da un punto di vista numerico dovrebbe dare un vantaggio ai padroni di casa, il miglior palleggio degli ospiti fa la differenza. Del resto Mihajlovic ha certe obbligate di uomini, mentre Spalletti ritrova quattro titolari importanti come Mario Rui, Fabian, Zielinski e Lozano. Soprattutto in mezzo al campo lo spagnolo e nella trequarti il polacco, creano problemi alla difesa avversaria. E poi il Chucky ha la rabbia dentro per l’espulsione con la Fiorentina e dopo un decina di minuti sfiora il gol. Bella la verticale di Fabian sul taglio del messicano che lascia di sasso i tre centrali bolognesi, non Skorupski che col braccio di richiamo salva i suoi. Ma il Chucky è ancora in agguato quando Elmas arriva sul fondo da sinistra e mette in mezzo un pallone teso e basso sul quale il messicano di sinistro anticipa Theate e infila sul primo palo. Il Napoli continua a tenere il pallino del gioco e il Bologna deve affidarsi a qualche rara ripartenza. Tiri dalla distanza che non creano problemi a Meret. Attento poi a uscire su Soriano lanciato. Il Napoli arriva al tiro con Elmas, centrale e soprattutto col sinistro telecomandato di Fabian Ruiz che supera Skorupski ma si ferma sul palo al tramonto della prima frazione.

LA MAZZATA — È quella che arriva in avvio di ripresa al Bologna, con un’azione bellissima del Napoli che rapidamente arriva da un’area all’altra con Fabian che confeziona l’assist per Lozano, che realizza una splendida doppietta. Difficile riprendersi quando l’avversario ti dà una simile dimostrazione di forza. E Mihajlovic per cercare di scuotere i suoi cambia attacco e inserisce Dominguez per rivitalizzare il gioco dei suoi. Ma il Napoli appare troppo più forte e Lozano sfiora la tripletta. L’unico lampo dei padroni di casa con una verticalizzazione di Svanberg per Dominguez che alza la conclusione. Troppo poco per provare a rimettere in piedi una sfida che non è mai stata tale. Anche se una punizione in chiusura di Svanberg si stampa sulla traversa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2022 23:45
 
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Clamoroso: lo Spezia batte il Milan al 96'!
Ma che errore l'arbitro: fischia e toglie il 2-1 a Messias

Milan avanti con Leao dopo il rigore fallito da Theo e molte
occasioni sprecate, nella ripresa la rimonta ligure.
Nel recupero, sull'1-1 tolto un gol ai rossoneri


Marco Fallisi


Pensava fosse sorpasso, invece è stato un disastro. Il Milan esce con le ossa rotte da San Siro, azzoppato dallo Spezia che fa il colpaccio e vince 2-1 in rimonta con una rete di Gyasi al 96’, dopo che Agudelo aveva risposto a Leao. Ma l'errore dell'arbitro dell'arbitro Serra è davvero clamoroso: al 92’ Messias segna con un sinistro a giro ma il gioco è fermo perché il direttore di gara ha fischiato una punizione per i rossoneri (fallo su Rebic) senza concedere il vantaggio.

ANCORA LO SPEZIA... — Tra i rossoneri e i sogni scudetto c’è ancora una volta la squadra ligure: un anno fa, col 2-0 del Picco, lo Spezia servì all’Inter l’assist per il sorpasso in testa alla classifica; oggi respinge l’assalto dei pioliani alla vetta. Sorride Inzaghi, che ha guadagnato un punto sui rivali (con una gara da recuperare), riflette Pioli: la prima sconfitta del 2022 può lasciare strascichi pericolosi, con Juve e derby in calendario nelle prossime due giornate.

LE SCELTE — Pioli ha abbondanza solo in attacco, dove Ibra torna titolare dopo il riposo in Coppa Italia. Scelte obbligate al centro della difesa, con Kalulu e Gabbia ancora titolari (Romagnoli è guarito dal Covid ma sarà a disposizione da domani), e in mezzo al campo, dove Krunic e Bakayoko formerebbero una mediana mai vista. Usiamo il condizionale perché Pioli la risolve ridisegnando i suoi in un insolito 4-1-4-1: Bakayoko è il colosso che fa legna davanti alla difesa, mentre Krunic costruisce più avanti, muovendosi in linea con Diaz. Motta ripropone gli stessi undici che hanno vinto a Genova nella sfida salvezza di una settimana fa, ma li dispone in uno schieramento a specchio di quello milanista: Gyasi e Verde sugli esterni, Manaj unica punta.

LEAO ARMA LETALE — La differenza la fanno qualità e organizzazione, e così la bilancia delle conclusioni pende quasi subito dalla parte dei rossoneri. Il Milan spinge, ispirato da un Leao a tratti incontenibile e da un Ibrahimovic a caccia del secondo gol a San Siro dopo quattro mesi di astinenza. I due si dividono le occasioni rossonere. Comincia il portoghese, che va al tiro per tre volte in venticinque minuti. Sfiora la magia con un destro a giro che esce di un soffio, poi sceglie di tenere al palla bassa: accelerata e dribbling sono ancora devastanti, ma stavolta è Provedel a metterci la mano e salvare i suoi. Il terzo tentativo è un destro dal limite su assist di Saelemaekers, dopo un’azione sbocciata ancora dai piedi del portoghese, ma la mira è alta. Tra il 27’ e il 30’ ci prova Ibra: Provedel si oppone col piede alla prima occasione, poi Zlatan non inquadra dalla distanza. Lo Spezia, che prova a sorprendere la difesa rossonera con un blitz di Reca (imbeccato da Gyasi) sul quale Maignan è attento, fa davvero troppo poco per impensierire il Diavolo. E si complica la vita con un paio di dormite difensive sulle quali si avventa il solito Leao. La prima, al 42’, lo manda in area a tu per tu con Provedel, che controlla male e si scontra con il portoghese per impedirgli di arpionare un pallone volante. Serra fischia fallo all’attaccante milanista, ma al Var lo richiamano e la review al monitor inverte la decisione: rigore per il Milan. Ibra continua a tenersi alla larga dal dischetto, ma Hernandez, rigorista impeccabile a Venezia, stavolta manca il bersaglio mandando a lato. È il 45’ e i cinquemila di San Siro mugugnano annusando aria di partita stregata, ma i cattivi pensieri svaniscono poco dopo: altro errore dei liguri su lancio di Krunic, altra accelerata di Leao, che scavalca il portiere con un pallonetto delizioso e sblocca la gara.

RIBALTONE LIGURE — I cambi effettuati nella ripresa spostano gli equilibri della partita: bene, benissimo lo Spezia, male il Milan. Motta inserisce Agudelo per Manaj, e la velocità del colombiano disorienta la coppia centrale Kalulu-Gabbia. Il nuovo entrato prima manda fuori giri Gabbia, facendolo ammonire, poi buca Maignan appoggiando in rete il bel cross dalla sinistra di Verde. Il Milan, che aveva sfiorato il raddoppio pochi minuti prima con Saelemaekers, perde fiducia, ispirazione e distanze giuste, tremando sulle punture dello Spezia in contropiede. Pioli corre ai ripari passando al doppio centravanti, Giroud più Ibra, mentre il ritorno in campo di Calabria ¬(ultima partita il derby di novembre) rimodella la catena di destra: il terzino azzurro ha il compito di spingere da quella parte insieme a Messias. All’81’ ancora Agudelo semina il panico nell’area rossonera, piazzando dal fondo un pallone in mezzo che Calabria spazza via, poi è Kovalenko (altra faccia nuova entrata nel finale) a chiamare Maignan all’intervento. Pioli gioca anche la carta Rebic (dentro per Leao a 6’ dalla fine), ma ricava pochino: il croato serve Ibra che sbatte nuovamente su Provedel. Il peggio, per il Diavolo, deve ancora arrivare: al 92’ arriva il gol tolto a Messias, ma il titolo di coda lo scrive Gyasi al 96’: riceve palla da Kovalenko dopo che il solito Agudelo la strappa via a Kalulu e batte Maignan. Thiago Motta a bordocampo è incontenibile: in una settimana ha steso Shevchenko e il Milan. Non male, per un ex tripletista nerazzurro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2022 23:49
 
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Fiorentina a valanga sul Genoa: 6-0!
Biraghi, doppia magia su punizione



Il serbo sbaglia un rigore in avvio, poi Odriozola sblocca i gigliati.
A segno anche Bonaventura e Torreira.
Dusan segna su pallonetto, ma la copertina è per
la doppietta su punizione del laterale


Giovanni Sardelli

La Fiorentina si abbatte sul Genoa travolgendolo con sei reti e rilanciandosi in zona europea, dando seguito al bel successo in Coppa Italia con il Napoli. Niente da fare per Konko e la sua squadra parsa impotente fin dai primi minuti contro una formazione in questo momento troppo più forte. Genoa anche sfortunato dal punto di vista dei singoli, con l’infortunio nel riscaldamento di Rovella (dentro Galdames), ma il lavoro da fare per la salvezza sarà molto impegnativo. Italiano conferma il tridente visto a Napoli con Gonzalez e Saponara ai lati di Vlahovic. In porta Terracciano, in mezzo torna Bonaventura.

VIOLA SHOW — A parte un’invenzione di Portanova che sfiora il vantaggio da metà campo (palla alta), c’è solo la Fiorentina. Vlahovic sbaglia con un cucchiaio maldestro un rigore procurato da Saponara e non visto da Maresca (Chiffi al Var rimedia): reattivo Sirigu a parare da terra. Poco dopo però, l’incursione del serbo porta proprio Sirigu alla respinta sui piedi di Odriozola che segna il primo gol in viola. Il Genoa non ha la forza di reagire, la Fiorentina crea palle gol in continuazione. Maleh (rovesciata), Saponara e Vlahovic sfiorano un raddoppio che arriva al 35’ grazie al cross di Biraghi scaraventato in porta in due tempi da Bonaventura. Prima dell’intervallo una punizione gioiello di capitan Biraghi chiude virtualmente il match certificando un divario parso abissale.

FUORICLASSE — Nella ripresa Vlahovic entra in campo per primo e chiede scusa al pubblico per il cucchiaio sbagliato. Prendendo applausi. Konko cambia tre uomini inserendo Melegoni, Bani ed Ekuban per Portanova, Calafiori e Sturaro. Il risultato è lo stesso ed a passare è ancora la Fiorentina proprio con Vlahovic che mette giù da campione un lancio di Bonaventura saltando poi Sirigu in pallonetto. Gol pazzesco di un centravanti pazzesco. E settimo centro consecutivo in campionato al Franchi (come Gilardino nel 2008). Prima della fine altra perla su punizione di Biraghi ed assist di Ikonè per il gol di testa facile facile di Torreira, autore di una prestazione superba. La Fiorentina si è divertita ed ha divertito. Buio pesto invece per il Genoa. Per recuperare posizioni in classifica servirà molto altro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/01/2022 23:54
 
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SERIE A 2021/2022 22ª Giornata (3ª di Ritorno)

15/01/2022
Sampdoria - Torino 1-2
Salernitana - Lazio 0-3
Juventus - Udinese 2-0
16/01/2022
Sassuolo - Verona 2-4
Venezia - Empoli 1-1
Roma - Cagliari 1-0
Atalanta - Inter 0-0
17/01/2022
Bologna - Napoli 0-2
Milan - Spezia 1-2
Fiorentina - Genoa 6-0

Classifica
1) Inter(*) punti 50;
2) Milan punti 48;
3) Napoli punti 46;
4) Atalanta(*) punti 42;
5) Juventus punti 41;
6) Fiorentina(*), Roma e Lazio punti 35;
9) Torino(*) punti 31;
10) Verona punti 30;
11) Empoli punti 29;
12) Sassuolo punti 28;
13) Bologna(*) punti 27;
14) Spezia punti 22;
15) Udinese(**) e Sampdoria punti 20;
17) Venezia(*) punti 18;
18) Cagliari punti 16;
19) Genoa punti 12;
20) Salernitana(**) punti 11.

(gazzetta.it)


19ª giornata: Udinese - Salernitana non disputata per il forfait della Salernitana causa Covid-19, in attesa di
decisioni circa un probabile 3-0 a tavolino per l'Udinese (salvo ricorsi sportivi).
20ª giornata: Bologna - Inter, Atalanta - Torino, Salernitana - Venezia e Fiorentina - Udinese non disputate
per forfait di almeno una delle squadre a causa del Covid, in attesa di ulteriori decisioni.
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno
17/01/2022 23:55
 
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Caprari e Kalinic rispondono a Orsolini:
il Verona ribalta il Bologna



La squadra di Mihajlovic scatta, ma viene ripresa con un colpo di tacco.
Hellas più pericoloso e premiato nel finale dalla rete del croato


Matteo Fontana

Igor Tudor la vince con i cambi giusti al momento giusto, l’Hellas ribalta il Bologna e continua a salire. Al Bentegodi è 2-1 per il Verona.

DIGIUNO FINITO — Hanno la meglio i gialloblù al termine di una gara in cui costruiscono tanto e ci provano fino a spuntarla. Dal lato del Bologna, Mihajlovic aveva chiarito che Arnautovic non era al meglio e si era tenuto il dubbio, alla vigilia, sciolto con la decisione di farlo iniziare dalla panchina. C’è Orsolini, invece, in abbinata con Sansone. Attacco per attacco, Tudor schiera il tridente, collaudatissimo e ricco di gol, formato da Simeone, perno avanzato, con Barak e Capari a sostegno. Il Verona non vince in casa col Bologna, in Serie A, dal 2001. In generale, al Bentegodi, non lo batte dal 3-1 del 2005. Il digiuno finisce stasera. La squadra di Mihajlovic, dopo gli iniziali assalti dell’Hellas, che ha un paio di palloni buoni con Simeone e Ilic, punisce un’incertezza difensiva gialloblù (Gunter salta a vuoto) con un pezzo di bravura di Orsolini, che si coordina e colpisce di precisione: Montipò nulla ci può fare.

GOL BELLISSIMI — Il Verona si rialza subito e riprende ad attaccare con insistenza, il Bologna si mette dietro e ribatte, ma deve cedere di fronte a un altro gran gol: lo segna Caprari, in girata di tacco, al 38’. Primo tempo vivace, con l’Hellas a spingere di più, mentre Simeone si arrabbia per l’ammonizione che gli costerà, essendo diffidato, la gara con la Juventus, nel prossimo turno. Ed è proprio il Cholito, in apertura di ripresa, ad avere l’occasione per il sorpasso del Verona: il tiro è fiacco, Skorupski blocca senza difficoltà. Di nuovo Simeone ha una chance, poco dopo, e Skorupski, è pronto a chiudere. Il Bologna si difende e cerca spazi per ripartire, poi Mihajlovic fa entrare Arnautovic per Orsolini. Tudor ha già cambiato Simeone con Lasagna, Veloso con Tameze e Ilic con Kalinic. Proprio l’attaccante, servito da Lasagna, firma di testa il 2-1 a 5’ dalla fine. È il colpo vincente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2022 14:09
 
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