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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Questo Napoli è uno spettacolo:
ne fa tre al Bologna e riprende il Milan in vetta



Segnano Ruiz con un meraviglioso sinistro dal limite e Insigne (doppietta su rigore).
Ma il grande protagonista al Maradona è Osimhen.
Spalletti in tribuna ritrova il primo posto


Nicola Berardino

Il Napoli non molla la vetta della classifica. Al Maradona regola il Bologna con un 3-0 e riacciuffa al primo posto il Milan, vittorioso martedì contro il Torino. Strada spianata verso i tre punti già nel primo tempo con i gol di Fabian Ruiz e Insigne su rigore. Il capitano poi si ripete dal dischetto nella ripresa impacchettando il 3-0 finale e riprendendosi il ruolo di rigorista infallibile. Non è riuscita a reggere il confronto sin dall’inizio la squadra di Mihajlovic. Un punto nelle ultime tre gare (due k.o. di fila) per il Bologna che fuori casa ha raccolto appena due punti in cinque gare.

COLPISCONO RUIZ E INSIGNE — Squalificato Spalletti, c’è Domenichini a guidare la panchina del Napoli. Tracce di turnover nella formazione. Così rispetto all’undici schierato a Roma, Elmas dà il cambio a Zielinski a centrocampo, mentre Lozano avvicenda Politano in avanti per integrare il tridente con Osimhen e Insigne. Fermati dal giudice sportivo Soumaoro e Soriano infortunato Arnautovic, Mihajlovic conferma il Bologna col 3-4-2-1. De Silvestri arretra in difesa. In mediana entra Mbaye. Spazio a Orsolini e Vignato alle spalle di Barrow, terminale rossoblù. I primi applausi sono per Elmas, che va in dribbling tra tre avversari. Lozano non aggancia un bel traversone di Lozano. Bologna molto compatto in copertura. Skorupski pronto sul primo tiro del Napoli in porta effettuato da Mario Rui. Al 15’, fulminea ripartenza con Osimhen che lancia Insigne, che tenta una parabola a rete ribattuta di testa da Medel. Al 18’, Il Napoli sblocca il risultato con una sciabolata dalla distanza di Fabian Ruiz, innescato da Elmas su pallone sfuggito a Svanberg e smistato da Lozano: sinistro micidiale, pallone sotto l’incrocio, Skorupski senza scampo. Terzo gol in campionato per lo spagnolo. Osimhen e Anguissa cercano il raddoppio senza però riuscire a inquadrare la porta. Non rallenta il Napoli, anzi preme con maggiore intensità e sicurezza. Verso la mezz’ora il Bologna riesce a distendersi a tutto campo, ma la difesa azzurra vigila. Pericoloso il Napoli con un tiro-cross di Mario Rui. Lancio di Insigne in area per Osimhen, Medel nel tentativo di bloccare il nigeriano colpisce il pallone con le mani, Serra concede il rigore solo dopo esser passato dal Var. Dal dischetto Insigne al 41’ firma il raddoppio. Cori del Maradona per il capitano che infrange la serie personale degli ultimi errori dagli undici metri (tre rigori falliti in questa stagione).

IL BIS DEL CAPITANO — Al via della ripresa, il Napoli si rilancia all’attacco. Elmas tenta lo scavetto nel faccia a faccia con Skorupski, che ribatte con la gamba. Vignato prova a intrufolarsi nell’area campana: bloccato. Barrow si fa largo e scaglia un forte diagonale che va a lato. Il Napoli continua a cucinare gioco. Elegante colpo di tacco di Fabian Ruiz verso Insigne. Al 13’ diagonale di Osimhen, non lontano dal palo. Incursione di Di Lorenzo e pallone sull’esterno della rete. Il Napoli accelera per il terzo gol. Che arriva su rigore concesso per un atterramento di Mbaye ai danni di Osimhen. Al 17’, dal dischetto realizza Insigne che torna ed essere implacabile come rigorista. Mihajlovic sostituisce Mbaye con Skov Olsen. Anche il Napoli cambia: dentro Politano e Zielinski per Lozano e Insigne. Standing ovation del Maradona per salutare il capitano del Napoli, rigenerato dalla sua doppietta. Al 28’ traversa di Anguissa con una rasoiata dai 25 metri. Girata di Osimhen a lato. Il Napoli a caccia di altri gol. Altre sostituzioni, due per squadra. Nel Napoli, Mertens per Elmas, Demme per Anguissa. Nel Bologna, Sansone per Vignato, Binks per Dominguez. Gli azzurri governano il gioco. Ultime sostituzioni tra i rossoblù: van Hooijdonk e Dijks per Barrow e Hickey. Incornata di Osimhen, para Skorupski. Punizione di Orsolini: Ospina vola per deviare in angolo. Ultimi spiccioli di partita anche per rivedere in campo Ghoulam, subentrato a Mario Rui. Ultimo tentativo per il Bologna con Sansone. Finisce 3-0 e il Napoli può festeggiare la vittoria che vuol dire ancora primo posto in classifica, al fianco del Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/10/2021 17:04
 
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SERIE A 2021/2022 10ª Giornata (10ª di Andata)

26/10/2021
Spezia - Genoa 1-1
Venezia - Salernitana 1-2
Milan - Torino 1-0
27/10/2021
Juventus - Sassuolo 1-2
Sampdoria - Atalanta 1-3
Udinese - Verona 1-1
Cagliari - Roma 1-2
Empoli - Inter 0-2
Lazio - Fiorentina 1-0
24/10/2021
Napoli - Bologna 3-0

Classifica
1) Napoli e Milan punti 28;
3) Inter unti 21;
4) Roma punti 19;
5) Atalanta punti 18;
6) Lazio, Juventus e Fiorentina punti 15;
9) Sassuolo punti 14;
10) Verona, Empoli e Bologna punti 12;
13) Torino e Udinese punti 11;
15) Sampdoria punti 9;
16) Venezia e Spezia punti 8;
18) Genoa e Salernitana punti 7;
20) Cagliari punti 6.

(gazzetta.it)
30/10/2021 17:04
 
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Gol, spettacolo e tensioni:
tra Atalanta e Lazio finisce 2-2



Partita equilibrata e aperta, Pedro apre i conti e De Roon
nei secondi finali regala il pareggio alla squadra di Gasperini


Marco Guidi

Tra una squadra che fatica da matti a vincere in casa e un’altra che in trasferta aveva raccolto appena 4 punti sinora, il risultato più logico è il pareggio. Ma in questo 2-2 tra Atalanta e Lazio la parola logica è meglio metterla da parte. Il risultato è più frutto dell’irrazionale, sia in positivo (lo sforzo della Dea nel riprendere una partita che sembrava ormai andata, il cinismo degli ospiti nel sbloccarla nel momento più difficile) che in negativo (la paura che incomprensibilmente abbassa la squadra di Sarri nel finale, gli errori di gestione dei padroni di casa, dettati più che altro dalla frenesia). Fatto sta che dal Gewiss Stadium Atalanta e Lazio escono con un punto a testa che lascia sostanzialmente inalterata la classifica, in attesa degli impegni delle altre.

BOTTA E RISPOSTA — Gasperini deve fare ancora i conti con le assenze. Recuperato Demiral, che prende posto al centro della difesa, dove mancano però Palomino (squalificato), Djimsiti e Toloi (infortunati). De Roon ancora arretrato nella retroguardia a tre, in mediana confermato Koopmeiners, davanti riecco Ilicic con Zapata. Sarri, dal canto suo, sceglie Cataldi e Luis Alberto a centrocampo, mentre in difesa Hysaj e Marusic sono i terzini, con Lazzari in panchina. Canovaccio della partita chiaro sin dai primi minuti, con l’Atalanta molto aggressiva in pressione (De Roon si sgancia dalla difesa per seguire come un’ombra Milinkovic in fase di non possesso), Lazio più compassata nel palleggio, con il solo Immobile alla ricerca della profondità, che però arriva di rado nel primo quarto d’ora. Ritmi gradevoli, anche se le occasioni da gol faticano ad arrivare. Al 10’ sugli sviluppi di un corner Demiral avrebbe la palla buona sulla testa, ma struscia solamente il tentativo. Otto minuti dopo, però, è a sorpresa la Lazio a passare, praticamente alla prima vera sortita offensiva. Cataldi verticalizza per Immobile, Demiral va a vuoto in scivolata, Musso ci mette una pezza, ma sulla respinta Pedro è il più rapido di tutti ad arrivare sulla palla e infilare il vantaggio biancoceleste. Lo 0-1 agita l’Atalanta, che comincia a sbagliare di più tecnicamente, forse perché in preda alla frenesia di raddrizzare una gara che stava conducendo dal punto di vista tattico in avvio. Gli ospiti, invece, continuano nella loro partita di grande attenzione, non concedendo praticamente nulla a Zapata e compagni sino al 45’57”. Fatali alla banda Sarri sono infatti gli ultimi tre secondi del minuto di recupero concesso dall’arbitro Guida. Sul lancio apparentemente innocuo di Lovato, Marusic cicca e innesca Zapata. Acerbi non è tempestivo nel raddoppio e il colombiano è poi bravo a resistere al ritorno un po’ morbido del serbo e a fulminare Reina con un destro terrificante da posizione defilata. E’ il primo tiro in porta dell’Atalanta, ma vale l’1-1 con cui si chiude il primo tempo.

LO SCATTO DI CIRO — La ripresa si apre con una botta da fuori di Freuler, ben controllata da Reina. La risposta laziale arriva subito ed è clamorosa: Cataldi batte velocemente una punizione a metà campo, cogliendo Demiral fuori posizione e mettendo Immobile solo davanti a Musso, che respinge alla grande il sinistro a colpo sicuro del bomber della Nazionale con il ginocchio destro. Il primo cambio della gara è di Gasperini al 14’ del secondo tempo: fuori un abulico Pasalic, dentro Malinovskyi. Otto minuti dopo, dentro anche Muriel e Scalvini per Ilicic e Lovato. Sarri replica con Basic per Luis Alberto. L’Atalanta ora fatica ad alzare il ritmo e la Lazio prende decisamente campo. La conseguenza è la rete dell’1-2 di Immobile al 29’. Tutto nasce dalla palla persa da De Roon a metà e dalla percussione centrale dell’inossidabile Pedro. Palla scaricata a Basic e recapitata poi a meraviglia dall’ex Bordeaux sui piedi di Ciro, libero di insaccare a due passi di Musso. Al 37’ il neo entrato Raul Moro ha sul sinistro la chance per chiudere i conti, ma è ancora Musso a dire di no col piede e a tenere in vita i suoi.

L'URLO DI DE ROON — Una parata fondamentale, perché nel finale la Lazio si abbassa troppo e concede a un’Atalanta stanca, ma infarcita di giocatori offensivi (Gasp chiuderà con Malinovskyi, Zapata, Piccoli e Muriel in campo) di provarci sino all’ultimo respiro. Prima è Muriel dal limite a calciare fuori di poco, poi Malinovskyi col destro dà solo l’illusione del gol, colpendo l’esterno della rete. Nel recupero, però, De Roon su sponda di Demiral trova il bersaglio grosso, dove Reina non può arrivare. E’ il 2-2 che frena il volo dell’Aquila biancoceleste e ridà brio a una Dea che in 6 partite a Bergamo ha raccolto appena 6 punti. Il Gewiss Stadium non è ancora un fortino, ma almeno oggi nemmeno una casa stregata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/10/2021 09:12
 
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Sprofondo Juve: doppio Simeone, Allegri cade anche a Verona

L'uno-due letale dell'argentino arriva nel primo tempo, ai minuti 11 e 14.
I bianconeri rispondono con una traversa di Dybala e il gol della speranza firmato da McKennie al 79'.
Miracolo di Montipò sull'argentino al 90'


Livia Taglioli


Una partenza a razzo del Verona decide la sfida con la Juve: al Bentegodi finisce 2-1, grazie alla doppietta firmata da Simeone all’11’ e al 14’ e al gol della speranza di McKennie al 79’. L’argentino torna alle origini: la sua prima marcatura multipla in A arrivò proprio contro la Juve, nel 2016. Ed ora, a quota 8, è dietro a Immobile nella classifica marcatori (ma con 3 rigori in meno calciati). La Juve, che per la quarta volta di fila non riesce a passare al Bentegodi, incappa nella seconda sconfitta consecutiva, dopo quella rimediata col Sassuolo, quarta della stagione, nonostante i tanti cambi nell’undici titolare. Il Verona, alla quarta vittoria interna consecutiva, sale a quota 15 ed aggancia la Juve in classifica.

CHI GIOCA E CHI NO — Perso De Sciglio col Sassuolo, Chiesa e Ramsey ieri e Rugani oggi (nei piani di Allegri sarebbe partito titolare) per una gastroenterite, ancora assente Kean, Bernardeschi è pronto al rientro in panchina. In campo dunque tornano Bonucci e Chiellini centrali, turno di riposo per Locatelli ed esordio stagionale dal 1’ per Arthur, al fianco di Bentancur, con Dybala e Morata coppia d’attacco. Il Verona dell’ex Igor Tudor deve invece fare a meno di Ilic ma recupera in extremis Casale, subito in campo. Davanti il trio Barak, Simeone e Caprari, a costruire, ma anche pressare alto.

L’UNO-DUE DI SIMONE — Come il primo corner, anche la prima occasione è firmata dal Verona, con Szczesny che si accartoccia su una conclusione di Lazovic. La Juve risponde con un bel suggerimento di Dybala per Morata, che sotto rete prova un tocco di tacco ma Montipò è attento. Così il Verona riparte a tutta velocità, imprimendo un’intensità pazzesca al match. Finché in tre minuti dà la svolta alla partita: all’11’ Arthur inventa uno sciagurato retropassaggio sul quale si avventa Barak, Szczesny respinge e Simeone non perdona, realizzando la sua quinta rete contro la Juve. Al 14’ la replica: Bonucci arretra lasciando metri preziosi a Simeone, che aggiusta la mira e lascia partire un destro a giro vincente da fuori area, uno splendido gol. Col Sassuolo il problema era stato il quarto d’ora finale, col Verona quello iniziale. Dybala fa sponda con Morata e prova la conclusione, a lato. Morata va in profondità, ma è troppo solo. Il Verona continua invece a macinare il suo gioco offensivo e insidioso, costringendo la Juve a continui ripiegamenti difensivi, dettando ritmi e movimenti della partita. La Juve ci prova con Dybala, prima dopo uno scambio con Morata e poi di testa su cross di Alex Sandro, ma senza mai trovare lo specchio. Su un tiro del brasiliano non andrà diversamente, mentre al 44’ sarà la traversa a respingere un sinistro liftato di Dybala. Totale, dopo il doppio svantaggio la Juve prova 5 conclusioni verso Montipò, ma senza mai trovare lo specchio.

MCKENNIE C’È, MA NON BASTA — Nella ripresa il Verona abbassa un po’ il ritmo, la Juve riesce ad alzare il baricentro, le due squadre si affrontano corte e compatte. Ora i padroni di casa aspettano i bianconeri più vicini all’area, la Juve è più mobile, mette maggior pressione offensiva e rende più varie le sue linee d’attacco. Ma la squadra di Allegri non riesce ad andare alla conclusione e tanto meno a rendersi pericolosa. Al 58’ doppio cambio di Allegri: dentro Locatelli e McKennie, per Bentancur e Rabiot. E subito il texano chiama Montipò a una smanacciata non banale. La Juve gestisce con calma e ordine, il Verona perde a tratti il suo furore. Tudor inserisce Ceccherini e Sutalo al posto degli ammoniti Casale e Lazovic, Allegri scambia Arthur e Cuadrado con Bernardeschi e Kulusevski, ma non cambia l’inerzia del match. Ma, come già col Sassuolo, è McKennie a trovare il gol, riaprendo il match al 79’. Tre minuti più tardi Morata dopo una bella discesa scuote l’esterno della rete, mentre il neo entrato Kalinic sfiora il terzo gol per i veneti. La Juve alza i giri nel finale ma il suo forcing non trova gloria, grazie anche a un miracolo di Montipò su un gran sinistro di Dybala al 90’. E per la Juve arriva la quarta sconfitta stagionale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/10/2021 09:18
 
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Il Toro domina e Juric ritrova la vittoria.
La Samp non c'è

Vittoria meritata per i granata, che vanno in gol con Praet, Singo
e Belotti, concedendo pochissimo alla squadra di D'Aversa


Mario Pagliara


L’aveva immaginata esattamente così, Ivan Juric, questa serata: concreta e spettacolare, divertente e vincente. Il Toro torna a correre piegando tre a zero la Sampdoria, e lo fa con un primo tempo più pratico e una ripresa di bel gioco. L’ex Praet, Singo e allo scadere Belotti (100° gol in Serie A) firmano i gol che valgono i tre punti, ma soprattutto il rilancio in classifica dei granata. Troppo poco, invece, per la Sampdoria, esauritasi dopo un primo tempo di diligente contenimento e poi scomparsa dopo l’espulsione nella ripresa di Silva.

BREKALO, POLPACCIO K.O. — Invocava la concretezza, Juric, nella vigilia di questa sfida. E in un primo tempo in cui il Toro, per la prima volta dopo un lungo periodo, smarrisce a tratti la fluidità, ritrova un Toro pratico e che bada al sodo. Quando, però, la partita deve ancora iniziare, il tecnico granata deve fare i conti con un fuoriprogramma che manda all’aria i piani di partenza, perché durante la rifinitura Brekalo accusa un problema muscolare a un polpaccio. L’infortunio del croato rinvia ancora una volta il ritorno dal primo minuto della coppia di fantasisti Brekalo-Praet: il belga è regolarmente in campo da titolare. Dalla panchina Juric richiama Linetty, e in panchina si accomoda Baselli originariamente destinato alla tribuna.

VANTAGGIO FIRMATO DAGLI EX — Discreti i primi venti minuti dei granata, Sampdoria attendista pronta a colpire soprattutto in contropiede con un 3-5-1-1 che vede in Candreva e Quagliarella i due terminali offensivi deputati a far scattare il contropiede. La strategia a D’Aversa riesce, però, solo una volta, al 36’, in un’azione conclusa con un colpo di testa di Thorsby alto sulla traversa. Il Toro ha il merito di partire subito con le marce alte, trova alla prima conclusione il vantaggio con Dennis Praet e dopo amministra senza patemi il vantaggio fino all’intervallo. Lo scatto granata arriva dopo diciassette minuti ed è una produzione tutta firmata dai due ex blucerchiati, Linetty e Praet. Ne nasce un’azione tutta di prima, con il Toro che arriva al gol in quattro passaggi: Linetty chiama Sanabria alla triangolazione, il polacco serve poi l’assist per Praet che anticipa Chabot e piazza l’uno a zero. A cinque minuti dall’intervallo, ancora lungo l’asse Praet-Linetty fiorisce la seconda occasione della squadra di Juric: stavolta l’assist è di Praet, la conclusione è di Linetty. Alta.

SINGO EXPRESS — In avvio di ripresa, Pobega si fa ammonire: era diffidato, salterà la trasferta di sabato in casa del suo ex Spezia. Ma due minuti dopo (è il 7’ della ripresa) si fa perdonare, galoppando palla al piede per 60 metri e offrendo l’assist per l’accorrente Singo, in arrivo a tutta velocità, che batte il colpevole Audero: due a zero per il Toro. Con il doppio vantaggio in tasca, Juric lancia nella mischia Belotti per Sanabria e Vojvoda proprio per Singo. Doppia mossa anche per D’Aversa: Gabbiabini per Quagliarella e Caputo per Ekdal. A questo punto, il Toro si scioglie e comincia a produrre occasioni a raffica: Praet inventa due volte, ma prima Belotti e poi Linetty non inquadrano la porta. Al ventesimo Lukic serve il tris su un piatto d’argento per Vojvoda, che spara a occhi chiusi fuori bersaglio. Al 22’ è notte fonda per la Sampdoria che resta in dieci: rosso diretto a Silva per un presunto vaffa all’arbitro Fourneau. D’Aversa sostituisce subito Bereszynski per Askildsen. Il Toro si scatena, la corsa di Belotti si ferma sul palo (26’) sugli sviluppi di un angolo. Finale poi esagerato: al 90’ viene prima annullato, per fuorigioco, il 3-0 a Simone Verdi, poi il meritato tris lo firma Andrea Belotti, al suo centesimo gol in Serie A. Il Toro può festeggiare una importante vittoria insieme al suo pubblico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/10/2021 09:22
 
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"Mister doppietta" Correa lancia l'Inter in scia di Milan e Napoli




Dopo le due reti all'esordio contro il Verona,
il Tucu concede il bis in 8' contro l'Udinese.
Nerazzurri al momento a -4 dalla vetta


Luca Taidelli

Mister Doppietta Joaquin Correa trascina l'Inter contro un'Udinese tostissima per un'ora e riporta i campioni d'Italia a 4 punti dalla vetta, aspettando gli impegni di Napoli e Milan contro Salernitana e Roma. Impalpabile a lungo, il Tucu in 8' piazza due grandi giocate. Proprio come il 27 agosto a Verona, quando aveva esordito con due magie entrando nella ripresa. Una preziosa arma in più per Inzaghi in vista della settimana della verità, tra Sheriff e derby. Una buona notizia, come la seconda gara senza prendere gol. Anche grazie a uno Skriniar granitico.

LE SCELTE — Inzaghi cambia sette undicesimi della squadra che mercoledì ha vinto ad Empoli. Ranocchia rileva De Vrij al centro della difesa, Dumfries e Perisic si prendono le fasce, torna Calhanoglu e in attacco si passa da Lautaro-Sanchez a Dzeko-Correa. Gotti conferma Success (impressionante la somiglianza con Kessie) al fianco di Beto e preferisce Jajalo a Walace in mezzo al campo.

PRIMO TEMPO — Esce dai blocchi meglio l’Udinese, che balla tra un 3-4-2-1 e un 5-3-2 in fase difensiva, con gli esterni bassi, Pereyra mezzala destra. Bravi i bianconeri a ripartire sfruttando le fasce, ma anche a fraseggiare sulla trequarti. Il paradosso è che l’Intersi rende pericolosa in contropiede, con Silvestri che al 13' salva su Barella, innescato da Perisic. L'azzurro per la verità ci prova da fuori altre tre volte. Ma il Barella contro tutti non è quello che chiede Inzaghi, con i suoi incapaci di allargare il campo (Dumfries non pervenuto) e quindi destinati a finire centralmente in un imbuto. Anche quando prova ad alzare il ritmo, l'Inter sbatte contro due linee molto compatte, con Becao, Nuytinck e Samir che davanti a Silvestri sbagliano poco o nulla. In una gara così muscolare servirebbe la giocata che spariglia il mazzo. Tipo un lampo di Correa, che invece non trova mai la posizione, o di Calhanoglu, che però si fa notare solo per una diagonale difensiva su Beto e per un corner su cui Ranocchia di testa non trova la porta di poco.

SECONDO TEMPO — Si riparte senza cambi. L'Inter alza il volume della radio, ma nemmeno con il gioco aereo riesce a infastidire le torri bianconere. Walace al 13'rileva Jajalo e il contropiedista Deulofeu quello di Success. Giusto allo scoccare dell'ora però i nerazzurri trovano il doppio colpo di genio che la sblocca e porta a 30 la striscia di partite consecutive in campionato con almeno un gol, iniziata proprio a Udine, alla fine dello scorso girone d'andata. Perisic è bravissimo a liberare con un velo la corsa di Correa, che punta Nuytinck, lo ubriaca e poi fredda Silvestri con il destro nell'angolino.. L'Udinese ora è alle corde, anche perché non riesce più a ripartire. Dzeko e Dumfries sbagliano in modo clamoroso (soprattutto il bosniaco) a tre metri dalla porta, ma Correa vive di sole doppiette e al 23' spolvera ancora la lampada, trovando il sette sull'assist di Dumfries. Inevitabile l'ovazione quando Sanchez ne prende il posto (dentro anche Vidal per Calhanoglu). Oltre al pubblico, ora si diverte anche la squadra di Inzaghi e proprio Vidal sfiora il 3-0. Il problema dei friulani è che alla distanza calano vistosamente centrocampo ed esterni, mentre l'Inter ha gente bionica come Barella, Brozovic e Perisic che viaggia per 90' ad alta tensione. Nel finale l'Inter però si distrae e Handanovic deve volare sul diagonale di Deulofeu per tenere inviolata la propria porta per la seconda gara consecutiva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/11/2021 09:46
 
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Uragano Vlahovic sullo Spezia:
tripletta e la Fiorentina vola



Il serbo incanta con tre reti, la prima delle quali su rigore ma dalla parte opposta alla Fiesole.
E la Viola resta in zona Europa


Giovanni Sardelli

Vlahovic stritola lo Spezia e dopo aver scaraventato tre volte il pallone dietro Provedel se lo porta a casa. Il centravanti è una furia e la squadra segue la sua voglia di gol dominando la gara e portando tre punti in cassa importanti per restare agganciati al treno europeo. Italiano davanti al suo passato recupera Saponara, sceglie Sottil, ed ovviamente punta su Vlahovic.

Problemi in difesa per Motta: nel riscaldamento si ferma Hristov, dentro Erlic appena recuperato. L'inizio è equilibrato, Fiorentina in pressione (non asfissiante), Spezia che riparte con molti uomini sapendo di poter colpire. Con il passare dei minuti però il coraggio delle Aquile diminuisce e la Fiorentina avanza. Castrovilli calcia debole dai 15 metri, Vlahovic ci prova di sinistro poi Sottil crea qualche scompiglio a destra prima di calciare secco trovando Provedel pronto alla risposta in balzo. A cinque dal termine entra in scena il Var. Gyasi salta in area con la mano alta, i viola chiedono il rigore che Giua non vede. Chiffi però lo richiama al monitor e dopo oltre due minuti di stop Vlahovic torna a calciare dagli undici metri dopo il rifiuto col Cagliari. Provedel spiazzato e viola in vantaggio.

CENTRAVANTI TOP — All'intervallo Motta rivoluziona la squadra. Dentro Amian, Sala e Colley per Salva Ferrer, Salcedo e Bastoni. La Fiorentina però ha troppa più qualità e l'azione del raddoppio lo testimonia. Straordinario triangolo tra Odriozola e Saponara (di tacco) con lo spagnolo che serve a centro area Vlahovic. Per il serbo piazzare il pallone sul primo palo è uno scherzo ed il Franchi esulta. Il terzino spagnolo è scatenato e poco dopo su assist di Vlahovic sfiora il palo con Provedel che lo travolge in uscita. La Fiorentina, per dirla alla Italiano, gioca come il suo centravanti. Che al 74' trova il terzo gol anticipando tutti sul prelibato assist da destra di Callejon. Esultanza sincera, maglia tolta ed ammonizione subita. Il resto è accademia e Motta dovrà provare a prendere punti la prossima col Torino. A Torino invece, saranno attesi i viola, sponda Juve. Arrivarci con tre punti di vantaggio in classifica era impronosticabile.

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Il Genoa gioca, ma non sfonda il
muro del Venezia (e perde Destro)

Buona prova degli uomini di Ballardini, che però non riescono a segnare:
un punto a testa nella sfida salvezza


Filippo Grimaldi


A chi giova questo pareggino? Di sicuro non al Genoa, che perde Destro per infortunio, esce sotto i fischi del suo pubblico e perde un’altra occasione contro un avversario di bassa classifica per ridare ossigeno al suo complicato avvio di stagione e rinvia ancora l’appuntamento con la prima vittoria in campionato al Ferraris.

Il Venezia s’accontenta: strappa un punticino che lo lascia in un limbo pericoloso, ma del resto sceglie sin dall’inizio di limitare i rischi, anche se poi alla fine per paradosso le migliori occasioni della partita sono proprio per gli ospiti. L’ultima, clamorosa, a otto minuti dalla fine, quando Sirigu rimedia a un colpo di testa pericoloso di Caldara e poi Kiyine calcia fuori misura.

Ballardini era di fatto costretto a invertire la rotta: quattro punti fra la sfida di oggi e la trasferta di venerdì a Empoli per blindare la sua panchina e provare a risollevare un Grifone in grande sofferenza. Il Grifone avrebbe potuto e dovuto fare di più. La squadra di Paolo Zanetti (con il suo vice Bertolini in panchina per la squalifica del tecnico) è arrivata a Marassi sulla scia dei veleni per la velenosa sconfitta interna contro la Salernitana, ma poi sul campo ha scelto di fare una gara tutta di contenimento. Se questo era l’obiettivo, l’ha centrato in pieno.

MONOLOGO GENOANO — Ballardini ha proposto Galdames alle spalle della coppia Pandev-Destro, con una mediana a tre guidata da Badelj, ma con Rovella di fatto a dettare il gioco partendo da sinistra. Nel Venezia, privo di Ampadu (squalificato), ha fatto il suo esordio dall’inizio Tessmann, con Okereke e Henry in attacco supportati da Aramu. Buon ritmo sin dalle fasi iniziali: Busio (4’) spreca una buona occasione dal limite dell’area piccola calciando a lato, sulla ripartenza genoana Destro impegna Romero a terra. All’8 ancora decisivo il portiere argentino su Galdames in angolo, poi Rovella direttamente su punizione sfiora il vantaggio (11’). Sino alla mezz’ora è un monologo rossoblù (65% di possesso palla per i padroni di casa a metà gara), con gli ospiti in difficoltà già in fase di costruzione, sfavoriti dal pressing altissimo della squadra di Ballardini, che però paga una giornata poco felice dei suoi attaccanti.

STERILITÀ OFFENSIVA — Il Venezia arriva all’intervallo senza avere mai fatto un tiro in porta, palesando limiti evidenti in fase di costruzione e gestione del pallone, con un atteggiamento poco propositivo. Ma è altrettanto vero che i padroni di casa da parte loro non riescono mai a rendersi davvero pericolosi, perché Destro e Pandev non pungono.
Diverso il discorso nella ripresa. Ballardini inserisce Caicedo al posto di un Pandev poco efficace, mentre Bertolini dà spazio come terzino destro a Ebuehi (fuori Mazzocchi). Destro (5’) manda alto di testa, ma il canovaccio non cambia. Genoa a caccia del gol, Venezia dichiaratamente votato a difendere lo zero a zero. Eppure sono gli ospiti a rendersi pericolosi con Caldara (8’, splendido riflesso di Sirigu), poi Tessmann calcia alle stelle sulla respinta del portiere rossoblù. Ma la peggior notizia della giornata per Ballardini è l’infortunio muscolare di Destro, che lascia il campo al 10’. Ekuban, entrato al suo posto, fallisce a buona opportunità al 17’, ispirato da Criscito. Un contatto in area ospite Haps-Kallon viene valutato regolare dall’arbitro (25’), ma la partita rimane sui binari del primo tempo: pressione Genoa, Venezia in attesa. C’è spazio ancora per una conclusione di Kiyine di poco fuori misura. Troppo poco, però, per dare una scossa alla classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/11/2021 09:59
 
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Colpaccio Empoli con Zurkowski.
Il Sassuolo beffato al 92'

Neroverdi avanti con un autogol di Tonelli.
All' 83' Pinamonti pareggia i conti su rigore,
poi l'imbucata vincente del polacco in pieno recupero


Pierfrancesco Archetti


Il Sassuolo assaporava già la terza vittoria consecutiva. Fino all’83’ è avanti 1-0, ma l’Empoli ribalta la partita portando a casa la quarta vittoria in trasferta. Il pareggio di Pinamonti su rigore sembra aver chiuso la contesa, ma al secondo dei tre minuti di recupero Zurkowski punisce duramente i padroni di casa che non meritano la sconfitta, ma sono stati troppo distratti nel finale.

LA FUGA — Il Sassuolo è passato in vantaggio quasi alla fine del primo tempo (43’) per una deviazione di Tonelli su cross di Traoré. All’inizio la squadra di Dionisi è più in difficoltà, lascia due tiri incrociati a Pinamonti e Di Francesco che però non vanno a bersaglio. Quando la pressione iniziale dell’Empoli diminuisce, i neroverdi riescono a stendersi in attacco approfittando anche dei recuperi palla nella propria metà campo, con gli ospiti sbilanciati che lasciano troppo spazio verso la porta.

LE MOSSE — Alessio Dionisi, ex dell’Empoli fischiato dai tifosi toscani, non rischia Boga dall’inizio, mentre in difesa cambia Rogerio con Kyriakopoulos. A sinistra si sistema ancora Raspadori, mentre Traoré completa il trio di centrocampo, ma come Frattesi ha licenza di inserimento. La rete nasce proprio da un’incursione dei due, mentre qualche minuto prima lo stesso Traoré era stato fermato da Vicario. Aurelio Andreazzoli, senza lo squalificato Ricci, manda in campo soltanto quattro titolari della partita di mercoledì contro l’Inter. In difesa tre cambi su quattro: partono dall’inizio Tonelli, Viti e Marchizza per Ismajli, Luperto e Parisi. Torna in attacco Di Francesco dietro a Pinamonti insieme a Henderson.

LA RINCORSA — Nel secondo tempo il Sassuolo ha le occasioni per raddoppiare e chiudere i giochi, ma non le sfrutta. Traoré calcia a lato, Scamacca viene intercettato, Boga impegna Vicario. Un salvataggio di Ferrari su Henderson evita il pari, ma i cambi di Andreazzoli si fanno sentire: Cutrone conquista il rigore (fallo di Chiriches), Zurkowski infila il raddoppio con l’aiuto della traversa e sentenza inappellabile della tecnologia. L’Empoli si conferma squadra da trasferta: in classifica aggancia la Juve e sorpassa il Sassuolo che manca un tris che sembrava già in casa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/11/2021 10:04
 
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Napoli, tre punti d'oro a Salerno senza Insigne e Osimhen

La squadra di Spalletti vince con una rete di Zielinski nella ripresa.
Espulsi Kastanos e Koulibaly


Maurizio Nicita


A volte si vince così, con una partita sporca. Stavolta non c’è grande bellezza nella squadra di Spalletti, che non riesce a impostare la partita che vorrebbe ma riesce a sistemarla in corsa. La Salernitana esce fra gli applausi perché la prestazione dei padroni di casa è al massimo delle proprie possibilità. Ma la qualità della capolista prevale ed ecco arrivare la decima vittoria per Anguissa e compagni. Non era semplicissimo senza Osimhen e Insigne.

INSIGNE PUNITO DA SPALLETTI — Colantuono dopo lo shock del primo tempo con l’Empoli ha riassettato la Salernitana puntando sulla difesa a quattro, in mediana Schiavone - eroe di Venezia - è preferito a Obi, mentre in attacco c’è sempre la luce Ribery dietro Bonazzoli e Gondo. Tristemente in panchina Simy: doveva essere la sfida fra i centravanti nigeriani invece l’ex Crotone sta andando decisamente male mentre Osimhen si è proprio bloccato per infortunio. E Spalletti punta sul 4-2-3-1 e su Mertens in attacco, anche se la vera sorpresa è il capitano Insigne in panchina, con Lozano che parte titolare. E le parole del tecnico prima della gara lasciano intendere si tratti di problemi disciplinari: "Questione di discorsi interni tra noi, di situazioni da gestire. Non si tratta di essere più forti o meno con Insigne e Osimhen, si tratta di avere caratteristiche differenti. Ma abbiamo le nostre qualità".

PARTENZA AZZURRA — Il Napoli tiene il pallino del gioco con la Salernitana che fatica a uscire anche perché i difensori azzurri non lasciano spazi a Ribery in impostazione. Dopo 7’ spreca una grande occasione Zielinski, bravo nell’inserimento in area per suggerire l’assist a Di Lorenzo, pessimo nella conclusione di sinistro da pochi metri, alto sulla traversa. Poco dopo su un bel cross di Politano è Lozano di testa ad alzare la mira anche lui. Ma la squadra di Spalletti non riesce mai ad alzare il ritmo, la palla gira un po’ lenta e a quel punto i difensori granata fanno un’ottima figura, riuscendo a chiudere tutti gli spazi. Certo la squadra di casa non riesce mai a rendersi pericolosa, ma per le statistiche nel bruttino primo tempo l’unico tiro dallo specchio arriva dopo 38’ con una conclusione di Bonazzoli dalla distanza, che Ospina blocca senza alcun problema. Belec non fa manco quella, di parata, perché gli attaccanti del Napoli non centrano mai i pali.

CAMBI DECISIVI — Dopo un’ora deludente, Spalletti decide due cambi e ci azzecca. Fuori i deludenti Lozano e Mertens, dentro Elmas e Petagna che costruiscono subito l’azione del gol. Il macedone si libera nella tre quarti e con un pallonetto smarca Di Lorenzo che dal fondo mette in mezzo e Petagna di testa colpisce la traversa, scompiglio nella difesa salernitana e la palla schizza su Zielinski che stavolta non sbaglia.

LE ESPULSIONI — Ma ecco che Fabbri diventa protagonista con i cartellini rossi. Prima non vede i tacchetti alti di Kastanos e lo ammonisce, poi richiamato dal Var espelle il cipriota per l’intervento violento su Anguissa. Pochi minuti dopo caccia Koulibaly per una trattenuta su Simy: come chiara occasione da gol. Finale convulso con Ribery che sfiora il pari sulla punizione conseguente e Di Lorenzo decisivo a salvare sulla linea. La Salernitana pressa col cuore ma poca lucidità, il Napoli si difende con carattere ed esulta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/11/2021 10:08
 
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