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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Inter col cuore in gola.
Batte il Napoli 3-2 e arriva a -4 dalla vetta



Partita intensissima: dopo il gol di Zielinski. Calhanoglu, Perisic e Lautaro
la ribaltano, prima dello spavento finale di Mertens


Luca Taidelli

Al quinto tentativo l'Inter vince uno scontro diretto. E lo fa contro il Napoli capolista nella giornata perfetta, dopo il k.o. del Milan a Firenze che consente in un sol colpo alla banda Inzaghi di ridurre da 7 a 4 i punti di ritardo sulla vetta. Visto che contro Atalanta, Lazio, Juve e Milan i nerazzurri avevano mancato la vittoria da una situazione di vantaggio, stavolta decidono di andare sotto (Zielinski) per poi sgommare con Calhanoglu, su rigore, Perisic e Lautaro, che non segnava su azione dal 25 settembre, prima dell'eurogol di Mertens che apparecchia un finale da cuore in gola. Ma sul più bello si mangia il 3-3. Come per Inzaghi all'Olimpico, anche il ritorno di Spalletti al Meazzada ex coincide con prima sconfitta e amarezza diffusa.

PRIMO TEMPO — Nessuna sorpresa nelle formazioni. Inzaghi punta su Ranocchia per sostituire l’infortunato De Vrij e preferisce Correa a Dzeko per affiancare Lautaro. Perso Politano, positivo al Covid, Spalletti lancia Lozano e chiede a Zielinski, che si muove alle spalle di Osimhen, di braccare Brozovic, l’uomo che avvia l’azione interista. In effetti i nerazzurri in avvio faticano a far uscire palloni puliti, ma con un paio di cambi gioco riescono a portare alla conclusione Lautaro e Darmian. Tiri fuori, mentre il Napoli alla prima occasione fa centro: al 17' Zielinski ruba un pallone sanguinoso a Barella, innesca Insigne che ne pesca l’inserimento, destro dal limite e capolista in fuga. Mentre Spalletti minaccia l'ammonito Osimhen di toglierlo se non si dà una calmata, l'Inter si rialza in fretta grazie al solito cambio gioco che innesca Darmian e Barella. L'esterno invece che calciare al volo la appoggia all'azzurro, la cui girata finisce sul braccio di Koulibaly. Un mani che solo Valeri (solerte però ad ammonire Inzaghi che protesta) non vede.Il Var provvede e al 24' Calhanoglu fa 1-1 spiazzando Ospina. San Siro torna una bolgia, l'Inter morde alta ed Osimhen alla mezzora rischia per un fallo poco simpatico su Calhanoglu. Il nigeriano invece al 34'colpisce indisturbato su assist di Di Lorenzo, ma Skriniar lo mura. Sono proprio i due esterni di destra a farsi apprezzare in questo primo terzo di match perché anche Darmian sul fronte opposto spinge come un ossesso, dando ai suoi uno sfogo in più in attacco. Quando però i nerazzurri esagerano rischiano in contropiede, con Osimhen che al 39' non sfrutta l'assist di Lozano, fino a lì molto sulle sue. Quando il pareggio all'intervallo sembra scritto, Perisic si avvita magicamente sul corner di Calhanoglu e trova il gol del vantaggio. Anche questo certificato dalla tecnologia, perché Ospina smanaccia, ma quando il pallone ha già varcato la linea di porta.

SECONDO TEMPO — Nessuna novità a inizio ripresa, ma dopo uno squillo di Lautaro (Ospina sicuro in presa bassa) Spalletti è costretto a inserire Petagna per Osimhen, uscito malconcio da un contrasto aereo con Skriniar e portato in ospedale per accertamenti a causa di un sospetto trauma cranico. Il Napoli è costretto a pressare alto e per una volta è l'Inter a godere in contropiede. Allo scoccare dell'ora Fabian viene murato e Correa - stimolato come contro l'Udinese dall'imminente sostituzione - parte palla al piede, resiste al ritorno dello spagnolo e serve Lautaro, lasciato colpevolmente solo da Mario Rui che stringe sul Tucu malgrado ci sia Koulibaly. Il Toro manda il destro in buca d'angolo, tornando al gol dopo oltre un mese e mezzo e spaccando la partita. Inzaghi a questo punto inserisce sì Dzeko per Correa e anche Vidal per Calhanoglu, con conseguente passaggio di Barella a sinistra. Spalletti ci prova con Elmas e Mertens per Lozano e Insigne. Inzaghi si copre con Gagliardini e Dimarco per Barella e Lautaro, con Perisic che va a fare la seconda punta. Il Napoli ci prova ma sbatte sistematicamente contro un muro. Quando però Dzeko si fa rubare palla ingenuamente, Mertens al 79' si inventa l'eurogol che riapre i giochi. La paura del Meazza si moltiplica quando Ospina e Dzeko restano a terra dopo una violenta zuccata. Per fortuna riprendono entrambi, con tanto di turbante. Finale da cuore in gola, con Mario Rui che, appena annunciati 8' di recupero,colpisce a colpo sicuro, perso sul secondo palo. Non si sa bene come, ma Handanovic riesce a smanacciare sulla traversa. L'Inter però ormai trema e al 96' Mertens, sempre solo sul palo opposto si mangia il 3-3. Titoli di coda e campionato sempre più avvincente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/11/2021 22:11
 
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La Roma torna a volare col 18enne Afena-Gyan.
Shevchenko k.o. all'esordio col Genoa

I giallorossi sbloccano la partita solo all'82' grazie all'attaccante
subentrato dalla panchina, che al 94' firma la doppietta


Massimo Cecchini


La partita è tutta nella corsa folle di Felix, classe 2003, che mentre bacia lo stemma della Roma corre come un pazzo per andare ad abbracciare Mourinho, dopo aver segnato il gol del vantaggio. I giallorossi ripartono da Genova, battendo sul finale - con grande fatica - il primo Genoa di Shevchenko grazie al 2-0 santificato da una straordinaria doppietta del diciottenne ghanese. Quanto basta perché la squadra di Mourinho, che rinuncia a Zaniolo per scelta tecnica, riprenda la corsa alla zona Champions, assestandosi al quinto posto.

ZANIOLO FUORI — In avvio, le squadre si schierano entrambe con un 3-5-2 declinato però in modo diverso. Viste le tante assenze (Criscito, Maksimovic, Destro e Caicedo su tutte) l’allenatore rossoblù punta su uno schieramento prudente, che vede Biraschi, Masiello e Vasquez bloccati davanti a Sirigu, con le fasce presiedute da Sabelli e Cambiasso, mentre in mediana - gestita da un buon Rovella - Sturaro e Baselli provano l’imbucata per Pandev e lo sprinter Ekuba. Ne consegue che il primo imperativo è quello di non lasciare spazio alla Roma, tanto che nel primo tempo solo una conclusione di Ekuban, smorzata da Kumbulla, al 24’ impegna Rui Patricio. Per il resto, il possesso palla è giallorosso, con i due ex - El Shaarawy e Shomurodov - a dimostrarsi parzialmente vivi. È proprio l’uzbeko che al 4’, al 18’ e a 29’ a farsi pericoloso, ma nel primo caso non inquadra la porta di testa, nel secondo tira di piatto senza forza su Sirigu e nel terzo, servito solo davanti al portiere dal Faraone, sciupa concludendo alto. È la migliore occasione della prima frazione in cui la squadra di Mourinho sceglie, a sorpresa, di lasciare Zaniolo in panchina per puntare su Karsdorp ed El Shaarawy sulle fasce, con Veretout più basso in regia, mentre dietro ad Abraham e Shomurodov vanno a turno Pellegrini e Mkhitaryan. Proprio l’armeno, al 15’, innescherebbe una rete giallorossa, ma il suo tiro è deviato da Abraham di mano e così Irrati annulla. Morale: dei tre difensori davanti a Rui Patricio, se Kumbulla resta bloccato, a turno Mancini e Ibanez provano ad appoggiare la manovra, anche se il giro palla è abbastanza lento.

SUPER FELIX — La ripresa comincia con una Roma più decisa nella spinta offensiva, anche se in avvio, oltre al solito possesso palla, ne ricava solo un tiro alto di Mkhitaryan da buona posizione. Al 64’ il Genoa prova a blindarsi inserendo un centrocampista, Hernandez, per una punta, Pandev. Il rallentamento dei ritmi porta a poco, tanto che si annota solo un’altra conclusione alta di Mkhitaryan al 70’. Il vero brivido, però, lo corre al 71’ Rui Patricio, che deve intervenire in un rimpallo a pochi passi dalla linea di porta propiziato da una incursione di Sturaro. Mourinho lancia in campo il baby Felix, che si trasforma nell’uomo partita quando, al 82’, si fa trovare pronto a mettere in porta con un bel destro un assist di Mkhitaryan, arrivato dopo una straordinaria cavalcata dell’armeno. Il Genoa non ha neppure la forza di tentare un ultimo assalto così, dopo che la retroguardia dei padroni di casa perde in uscita un pallone banale - è lo stesso Felix che dal limite al 94' realizza il raddoppio con un gran tiro dal limite, andando a festeggiare sotto i 1500 tifosi giunti dalla Capitale. Ora è il nuovo idolo, a cui si aggrappa la Roma per risorgere. Il Genoa, al momento, deve pensare solo a ritrovare gli infortunati. La ruota, forse, poi girerà.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/11/2021 23:59
 
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Il Verona adesso sogna:
Tameze condanna l'Empoli al 91'



l gol del centrocampista nel recupero fa vedere l’Europa alla squadra di Tudor


Fabio Bianchi

Se il Verona vince anche partite così, comincia a mettere paura. Spesso più a suo agio con le grandi che contro le “pari” grado, anche contro l’Empoli la squadra di Tudor mostra qualche pecca ma porta a casa una partita con la solita determinazione, senza mollare mai fino alla fine. Non a caso il gol del 2-1 di Tameze, il migliore in campo, arriva all’ultimo respiro, giusto quando scattano i tre minuti di recupero. E così adesso l’Hellas sorpassa anche il Bologna, piazzandosi giusto dietro alle grandi. L’Empoli non ha demeritato, ha pagato quei passi indietro fatti dopo il pareggio di Romagnoli. Ma resta una squadra viva, con un’idea di gioco precisa e uomini di qualità. Come quella di Tudor d’altronde.

MAL DI PANCIA — Tudor ha scelto un Verona ancora prudente, con Casale davanti a Ceccherini a sinistra, come a Napoli. Evidentemente Lazovic non dava ancora garanzie di tenuta. L’Empoli invece è partito con l’handicap, super offensiva ma solo per scelte obbligate. Andreazzoli ha perso un attimo prima della gara sia Tonelli che Cutrone, pare per gastroenterite. E quel Ricci in panchina faceva intuire che anche lui avesse qualche problema. Così Henderson, un trequartista, in mezzo al campo dietro a Di Frarncesco che giostrava tra le linee più Pinamonti e Mancuso in attacco. Nel primo round è stato il Verona a fare la partita ma a parte una produzione industriale di cross non si è quasi mai reso pericoloso, causa troppi errori nei passaggi e nei cross, appunto. L’Empoli invece si è affacciato soltanto due volte dalle parti di Montipò ma ha fatto tremare il Verona. Prima con una sassata da fuori d Henderson che ha preso l’incrocio dei pali, poi con il cross di Di Francesco per Pinamonti che a colpo sicuro ha ciccato la palla. Di fatto, giusto andare con lo 0-0 negli spogliatoi.

SUPER TAMEZE — Tudor ha capito che doveva cambiare qualcosa a sinistra e ha inserito il convalescente Lazovic per Casale. Guarda caso, al suo primo affondo ha regalato il cross-assist dell’1-0 per la testa di Barak. L’Empoli ha reagito bene e finalmente si è vista una partita più spettacolare. Caprari poteva chiuderla con un delizioso tiro da calcetto, ma Vicario ha sfornato la prodezza che ha tenuto in piedi l’Empoli che cinque minuti dopo ha pareggiato con Romagnoli, lesto ad approfittare di un liscio di Gunter. Il Verona ha reagito di carattere, perché il gioco non girava fluido come in altre occasioni. Però ha costretto l’Empoli ad arretrare e Andreazzoli a fare cambi difensivi. E quando la partita sembrava dovesse chiudersi così, uno stupendo scambio in area tra Barak e Tameze ha portato in alto il Verona. Da quando c’è Tudor, sono 19 i punti conquistati. Un ritmo da grande.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/11/2021 00:04
 
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Brekalo e Bremer segnano, Milinkovic para tutto:
il Toro batte l'Udinese e pensa in grande



Granata brillanti fino alla punizione di Forestieri,
poi finale in sofferenza e nel recupero il portiere è decisivo su Samardzic


Mario Pagliara

Un Toro bello e determinato ricomincia dopo la sosta con il piede giusto. Vince due a uno contro una Udinese svegliatasi troppo tardi, seppur protagonista di un finale arrembante. Il gioiello di Brekalo e il bis di Bremer regalano la terza vittoria consecutiva casalinga ai granata (non accadeva dalla gestione Mazzarri 2018-2019). Arriva troppo tardi il 2-1 di Forestieri. Juric ha trovato la ripartenza che voleva, Gotti ha molte cose da rivedere e aggiustare.

NOVITA' A SINISTRA — Si è ritrovato un Toro concentrato, tosto al punto giusto e in palla, Ivan Juric, dopo la sosta. Era accaduto poche altre volte nel recente passato dei granata. Gotti ha invece smarrito quella sensazione di solidità che la sua Udinese aveva trasmesso prima che il campionato cedesse il passo al giro di nazionali. Una settimana di prove incessanti al Filadelfia ha poi prodotto la novità sulle fasce. Perché alla fine Juric si è convinto a lanciare Vojvoda sulla sinistra (il kosovaro è al debutto da titolare in questo campionato), come si era intuito dopo la rifinitura di ieri, spostando per la prima volta Aina sulla destra e lasciando in partenza Singo in panchina (scelta tecnica: altra circostanza mai verificatasi). Davanti il Toro ha un Brekalo in più, un Belotti riapparso nuovamente brillante e recupera Praet. L’Udinese è quella annunciata, appoggiata sul tridente Deulofeu, Pussetto, Beto. Quest’ultimo impegnato in un duello con Bremer che produce scintille di continuo.

JOSIP MANIA — Serve poco, anzi pochissimo per scaldare la notte di Torino. Perché dopo appena otto minuti il Toro pesca il jolly e mette una ruota davanti. L’azione è da manuale: lancio lungo di Milinkovic di 48 metri preciso al millimetro, torre perfetta di Belotti, destro chirurgico di Brekalo dai trenta metri che beffa Silvestri (scivola). Esattamente un mese più tardi, il trequartista croato ritrova il gol, il suo terzo in Serie A: l’ultimo è la storia del 22 ottobre, il 3-1 sul Genoa. Il Toro diventa padrone del campo, controlla la partita sorretto da una sontuosa regia di Lukic e dai tamponamenti puntuali di Pobega. E’ nel mezzo che i granata sovrastano nel primo tempo l’Udinese, incapace di reagire sul piano del gioco ma abile e sorniona nel sfruttare gli errori dei granata. Come capita al 26’ quando uno svogliatissimo Aina perde una palla sulla trequarti friulana innescando il contropiede dell’Udinese: Beto se ne va a Bremer, Pussetto incrocia benissimo ma trova sulla strada un Milinkovic che salva il risultato distendendo i suoi 202 centimetri verso l’angolino alla sua sinistra. Nel finale Vojvoda ci prova di testa (41’: fuori), poi Udogie tira debolmente tra le braccia di Milinkovic (44’). Toro meritamente avanti.

BREMER BIS — Quando inizia la ripresa, il Toro attacca subito a testa bassa. Dopo appena sessanta secondi Belotti non sfrutta un errore di Molina, facendosi recuperare in angolo. Sugli sviluppi del corner succede di tutto nell’area dell’Udinese e i granata piazzano il raddoppio: prima il palo del Gallo, poi carambola impazzita con batti e ribatti fino all’assist di Pobega e al raddoppio di Bremer in mischia. Per il difensore brasiliano è il secondo gol in questo campionato. Il Toro sale di giri e cerca insistentemente il terzo gol con Pobega e Brekalo. All’ora di gioco Gotti capisce che è arrivato il momento di cambiare qualcosa, e sceglie dalla panchina Forestier (per Nuytinck) e Arslan (per Pussetto). Juric risponde con Linetty (per Praet) e Singo (per Aina), poco dopo con Zima al posto di un ottimo Djidji.

FORESTIERI ALL'IMPROVVISO — Ma proprio quando la partita sembrava trascinarsi verso la fine, l’Udinese trova il colpo che riapre la contesa: Forestieri beffa un colpevole Milinkovic su punizione (32’) firmando il 2-1. Inaspettatamente il finale diventa da battaglia e Juric capisce che è il momento della cavalleria pesante: richiama così dalla panchina Zaza (per Belotti) e Pjaca (per Brekalo). A otto minuti dalla fine, l’Udinese alza il pressing e serve un bell’intervento di Milinkovic su Arslan per evitare la beffa. Al 91’ ancora Milinkovic deve volare su Samardzic salvando la vittoria. Il Toro soffre ma non si piega e alla fine festeggia con merito.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/11/2021 00:08
 
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SERIE A 2021/2022 13ª Giornata (13ª di Andata)

20/11/2021
Atalanta - Spezia 5-2
Lazio - Juventus 0-2
Fiorentina - Milan 4-3
21/11/2021
Sassuolo - Cagliari 2-2
Bologna - Venezia 0-1
Salernitana - Sampdoria 0-2
Inter - Napoli 3-2
Genoa - Roma 0-2
22/11/2021
Verona - Empoli 2-1
Torino - Udinese 2-1

Classifica
1) Napoli e Milan punti 32;
3) Inter punti 28;
4) Atalanta punti 25;
5) Roma punti 22;
6) Lazio, Fiorentina e Juventus punti 21;
9) Verona punti 19;
10) Bologna punti 18;
11) Torino punti 17;
12) Empoli punti 16;
13) Sassuolo e Venezia punti 15;
15) Udinese punti 14;
16) Sampdoria punti 12;
17) Spezia punti 11;
18) Genoa punti 9;
19) Cagliari e Salernitana punti 7.

(gazzetta.it)
23/11/2021 00:16
 
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Bonazzoli al 90' risponde a Pavoletti:
il pari non risolve i guai di Cagliari e Salernitana

Due lampi nella ripresa in una partita mediocre:
le due squadre restano all’ultimo posto




Cagliari-Salernitana è tutta nei gol di Leonardo Pavoletti al 73’ e di Federico Bonazzoli al 90’. Il centravanti entra per dare la scossa a un Cagliari fin l’ sterile e sfrutta alla perfezione l’assist di Joao Pedro per sbloccare una partita che sembrava ben avviata verso lo 0-0. Ma la Salernitana, che ha mille difetti strutturali ma non è squadra che si arrende, trova con Bonazzoli proprio al 90’ un pari alla fine meritato. La squadra di Colantuono già di suo fa fatica a costruire. Se poi le levi Ribery, può solo cercare di impostare una partita difensiva, concedendo il minimo a un Cagliari pericolosamente involuto.

SOLO DIFESA — Prima del gol di Pavoletti, il Cagliari aveva costruito solo un’occasione con Joao Pedro sul finire del primo tempo, faticando molto a creare pericoli per un Belec ben protetto dalla difesa e da un centrocampo più di lotta che di governo. La Salernitana dopo il gol incassato ha provato ad alzare il baricentro e ha castigato Cragno nell’unica vera palla gol-costruita, con Bonazzoli bravo nell’impattare il cross di Zortea. La strada verso la salvezza resta complessa per le due ultime della classifica, e la sensazione è che la lotta per non retrocedere coinvolgerà fino alla fine anche la squadra di Mazzarri. Che però era stata costruita per ben altri obiettivi.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/11/2021 14:07
 
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Black out viola nel finale,
colpo Empoli con Bandinelli e Pinamonti



In vantaggio con Vlahovic a inizio ripresa,
in tre minuti la clamorosa vittoria degli azzurri,
che ribaltano il risultato all'89' davanti a Commisso


G.B. Olivero


Difficile trovare una logica a quanto successo a Empoli: la Fiorentina era in pieno controllo, in vantaggio di un gol e non dava la sensazione di soffrire. E invece, tra il 42’ e il 44’ della ripresa, c’è stato il ribaltone: prima il pareggio di Bandinelli, favorito da una brutta uscita di Terracciano, e poi il sorpasso di Pinamonti, generato anche da una serie di errori dei difensori viola. Così Andreazzoli festeggia la vittoria nel derby e Italiano si deve interrogare sull’ingenuità della sua squadra, che avrebbe potuto chiudere la partita e soprattutto avrebbe dovuto controllarla nel finale.

PRIMO TEMPO — L’Empoli prova ad aggredire la Fiorentina e soprattutto a sporcare la costruzione dei viola. Di Francesco va in pressione su Torreira, la difesa di Andreazzoli è sempre abbastanza alta. Ma l’Empoli arriva solo una volta in area con Zurkowski ben smarcato da Di Francesco al 27’: il giocatore, di proprietà della Fiorentina e in prestito all’Empoli, controlla male e consente la chiusura di Duncan. La maggiore qualità della Fiorentina emerge progressivamente nel primo tempo, senza però consentire alla squadra di Italiano di passare in vantaggio. Vicario è bravo a respingere un tiro di Biraghi al 6’, Milenkovic non riesce a sfruttare una torre di Martinez Quarta al 19’, ancora Vicario risponde bene su conclusione da fuori di Saponara al 31’. Pochi secondi dopo arriva la palla-gol più grande: bella idea in verticale di Bonaventura per Callejon, cross rasoterra all’indietro e tiro in curva di Martinez Quarta. Al 34’ Parisi sfiora di testa il clamoroso autogol deviando di testa un cross di Bonaventura: la palla finisce sulla traversa. Al 38’ Bonaventura manda fuori di testa un invitante cross di Saponara.

SECONDO TEMPO — A inizio ripresa la Fiorentina accelera. Dopo pochi minuti Saponara serve Bonaventura, che è troppo lento a preparare la conclusione e viene murato. Al 12’ Vlahovic entra in partita per la prima volta e segna: va a prendersi un pallone poco dopo la metà campo, lancia Callejon e vola a centro area per il comodo tocco del vantaggio. La reazione dell’Empoli è affidata a qualche mischia su calcio piazzato e Tonelli manca una comoda conclusione da pochi metri. Al 28’ Vlahovic smarca Bonaventura che non sfrutta bene la situazione facendosi deviare il tiro da Vicario. Odriozola interviene nella propria area per respingere un cross pericoloso. La Fiorentina sembra poter gestire il finale senza sofferenza, ma all’improvviso succede l’incredibile. Al 42’ arriva il pareggio: cross di Bajrami, Terracciano esce male e Bandinelli appoggia in rete. E due minuti dopo una splendida azione sulla destra manda Bajrami al cross per Pinamonti. Milenkovic non interviene, Odriozola è incerto e l’attaccante dell’Empoli firma il clamoroso ribaltone.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/11/2021 00:14
 
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La Samp vince ancora e si risolleva,
grande rimonta nella ripresa contro il Verona

Al vantaggio degli ospiti i blucerchiati rispondono nel secondo
tempo rimontando con le reti di Candreva, Ekdal e Murru


Filippo Grimaldi


Mare sempre mosso? Così aveva detto alla vigilia D’Aversa, frenando gli entusiasmi di una Sampdoria che sperava, ma senza averne certezza, di essere uscita dalla crisi dopo il successo di Salerno. Il campo ha detto ben altro: e, cioè, che il rotondo 3-1 in rimonta su un Verona che aveva giocato meglio sino a metà gara, ma poi si è spento nella ripresa, dimostra che la crisi è ormai alle spalle. La squadra di Tudor, viceversa, che viaggiava al ritmo delle grandi, ha la colpa di non avere capitalizzato il gol di Tameze, prima di finire schiacciata dai centri di Candreva, Ekdal e Murru allo scadere. E dire che questo Verona nelle precedenti cinque gare aveva conquistato 11 punti, viaggiando al passo di Atalanta e Inter, ma al Ferraris è ricaduta nei suoi vecchi limiti: rendimento insufficiente lontano dal Bentegodi e secondi tempi sotto ritmo. D’Aversa al Ferraris conferma la squadra di Salerno, Tudor sceglie Dawidowicz titolare, lasciando fuori fuori Gunter. Confronto apertissimo, blucerchiati molto attenti nella fase difensiva che rendono vani gli affondi di Casale sulla corsia di destra, con Lazovic che prova comunque a spingere forte a sinistra. Una sfida che resta a lungo bloccata, anche perché davanti a Montipò è difficile trovare spazi per Caputo e Quagliarella, visto che Ilic e Tameze fanno l’elastico fra mediana e linea difensiva, impedendo alla squadra di D’Aversa di verticalizzare. Sino a metà primo tempo, la sfida resta incerta e solo prima della mezz’ora gli ospiti iniziano ad attaccare con più efficacia. Audero smanaccia su Lazovic lanciato dall’ex Caprari, Ilic (al rientro da titolare) regala qualità e dinamismo alla mediana. Al 35’, però, D’Aversa perde Ferrari, costretto a uscire dopo uno scontro con Simeone (polso sinistro k.o.). Entra al suo posto Yoshida, che di lì a poco è protagonista in negativo del gol ospite. Prima rinvia corto e poi con il polpaccio sinistro devia in modo decisivo il tiro di Tameze che inganna Audero. Il primo tempo si chiude con il Verona in vantaggio, ma Montipò (45’) è decisivo con una respinta di piede destro sul tiro ravvicinato di Caputo.

FUOCO SAMPDORIA — Ma il capitale del vantaggio a metà gara non basta a offrire garanzie sufficienti agli ospiti e ad evitare il ritorno vigoroso della Sampdoria che dopo sei minuti trova il pari: Ekdal avvia l’azione, Verre allunga il gioco e sul tocco di petto di Caputo il pallone arriva a Candreva che con un destro quasi dalla linea di fondo batte Montipò. Gol perfetto e festa davanti alle telecamere dedicata a Damsgaard. Candreva conferma il suo avvio di stagione da record – non segnava così da cinque anni, quando vestiva la maglia dell’Inter -, e la rete del pari moltiplica le energie della Sampdoria. Audero è decisivo a respingere su Simeone (14’), poi Montipò mura Caputo (20’), ma i blucerchiati insistono e al 32’ passano meritatamente in vantaggio con un colpo di testa di Ekdal su un pallone preciso messo in area da Candreva. Ma non è finita: dopo un intervento decisivo di Audero su Caprari (42’), allo scadere la chiude Murru: 3-1 finale, approfittando di una ripartenza in velocità avviata proprio dal terzino blucerchiato, che nella propria metà campo aveva stoppato Faraoni. Festa Samp che si allontana dalla zona calda della classifica. Il Verona si arrende, ma ha le forze e la qualità per rialzarsi in fretta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/11/2021 00:17
 
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Juve flop anche con l'Atalanta:
Zapata affossa i bianconeri

L'attaccante colpisce al 28' del primo tempo,
la squadra di Allegri reagisce con rabbia solo nell'ultima
mezz'ora ma non basta per tornare in partita.
Chiesa e McKennie escono per infortunio.
Traversa di Dybala a tempo scaduto


Livia Taglioli


L’emblema della Juve di questi tempi sta nel tiro molle, quasi senza speranze, di Dybala poco dopo la mezz’ora, con la Juve è già sotto di un gol. All’Allianz Stadium finisce 1-0 per l’Atalanta, con Zapata che mette il sigillo sul match e la Juve che vede il quarto posto sempre più piccolo e lontano, ora distante 7 punti, per non parlare della vetta, potenzialmente a 14 lunghezze. Per i bianconeri è la seconda sconfitta di fila, dopo il collasso di Londra, arrivato quantomeno a qualificazione già in tasca. Questo con l’Atalanta è invece rovescio ancor più sanguinoso, per le inevitabili ripercussioni sul cammino della squadra in campionato. L'Atalanta non vinceva invece in trasferta contro la Juve in A dall'ottobre 1989.

DYBALA DAL 1' — Primo tempo di sussulti e buone intenzioni, ma di rade occasioni da gol, salvo la rete realizzata da Zapata dopo 28 minuti: questi in sintesi i primi 45’ di Juve-Atalanta. Fra i bianconeri ci sono Morata e Dybala al rientro dal 1’ in avanti, con Chiesa quarto di centrocampo. Nell’Atalanta c’è l’ex Demiral al centro della difesa, con Pessina dietro al duo d’attacco Zapata-Malinovskyi. Da previsioni della vigilia, sono i bergamaschi a fare la partita, con marcature uomo contro uomo, linee strette e pressing alto. La Juve come da copione si attrezza al meglio per la fase difensiva, affidandosi al solo lancio in profondità per innescare le offensive. La manovra bianconera resta infatti assai difficoltosa: quando sceglie la via del fraseggio, il giocatore che riceve l’alleggerimento è sempre spalle alla porta, e girarsi sottraendosi al puntuale pressing avversario è un’impresa titanica.

TOLOI STOPPA CHIESA, ZAPATA VA IN GOL — La miglior azione offensiva della Juve è un affondo dei suoi di Chiesa, innescato con perfetto lancio da McKennie. L’ex viola arriva a tu per tu con Musso, e solo un miracoloso recupero di Toloi stoppa l’azione. Ma l’Atalanta non frena, anzi accelera: Zapata prima viene anticipato di un soffio da Szczesny su un retropassaggio avventato di De Ligt, poi con un destro rischia di abbattere la traversa, col pallone che rimbalza in rete. E’ l’1-0 per l’Atalanta, la settima partita consecutiva condita dal gol per l’attaccante, al nono centro stagionale. E’ il 28’, la gara non cambia di una virgola, con la Juve che timidamente prova la conclusione con Dybala, e Cuadrado decisivo su Zapata a un passo da Szczesny. L’Atalanta gestisce con maturità il vantaggio, la Juve continua a giocare in orizzontale o con retropassaggi sistematici, senza che nessuno si prenda la responsabilità di inventare qualcosa, di forzare con un’azione personale.

CHIESA OUT, TOCCA A BERNARDESCHI — La ripresa si apre con un cambio forzato: nell’ultima azione dei primi 45’ Chiesa avverte un dolore muscolare, al suo posto si presenta in campo Bernardeschi. La partita si “sporca”: le azioni sono frammentate, molti gli errori o i palloni imprecisi, la Juve non ha la lucidità per costruire una gara ragionata e pericolosa. Arrivano così conclusioni rabbiose, scatti improvvisi, Dybala manda alto, poi un tiro improvviso di Rabiot è deviato in angolo da Musso. La Juve ha uno scatto d’orgoglio, ma la confusione prevale sull’efficacia. McKennie si fa male, Allegri manda in campo Kean, mentre nell’Atalanta Pasalic e Zappacosta subentrano a Pessina e Palomino. Ci prova anche Locatelli di forza, ma anche lui va a sbattere contro il muro atalantino. La Juve va in forcing disperato, l’Atalanta è sotto pressione ma non perde la calma. Palomino ribatte in angolo una conclusione di De Ligt e poi sfila un pallone a Kean al limite dell’area. Entra anche Kaio Jorge per Morata, l’ultima speranza è una punizione di Dybala al 95’ che sbatte sulla traversa con Musso battuto. E la partita finisce qui, con Allegri che si infila furioso nel tunnel degli spogliatoi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/11/2021 00:22
 
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Calhanoglu e Lautaro: Venezia battuto
e Inter per una notte a -1 dalla vetta



Malgrado la stanchezza, i nerazzurri passano con il turco nel primo tempo,
la chiudono nel recupero con un rigore del Toro e completano la settimana perfetta


Luca Taidelli

L'Inter completa la settimana perfetta battendo 2-0 (gol di Calhanoglu e rigore di Lautaro) il Venezia e issandosi per una notte a un solo punto dalle capolista Milan e Napoli. Dopo le battaglie contro campani e Shakhtar, i nerazzurri hanno mostrato grande maturità gestendo le energie e concedendo poco o nulla all'avversario. Una di quelle vittorie "sporche" che in un campionato possono fare la differenza. Dopo il terzo successo di fila in Champions (con ritorno agli ottavi a distanza di 10 anni), arriva il quarto nelle ultime 5 in campionato. La concorrenza è avvisata.

PRIMO TEMPO — Zanetti sceglie Kiyine per completare il tridente offensivo con Aramu e Okereke. In mediana Ampadu, Vacca e Busio. Inzaghi invece rinuncia al turnover, sorprende con Bastoni centrale al posto di Ranocchia (a sinistra Dimarco), conferma sulle fasce Darmian e Perisic e preferisce Correa a Lautaro per affiancare Dzeko. Nerazzurri subito in pressione, anche se quando giungono sulla trequarti non riescono ad essere davvero pericolosi. I padroni di casa faticano ad uscire col palleggio ma hanno il merito di non perdere mai le distanze, rimanendo compatti e ordinati, con una linea bassissima. Lo spettacolo però nel primo terzo di gara ne risente.

Anche gli esterni di Inzaghi, scintillanti nelle ultime uscite, sembrano accusare la fatica. Eppure sono proprio loro allo scoccare della mezzora a creare il primo vero pericolo del match, con Romero costretto a volare sul colpo di testa di Perisic, innescato da Darmian. L’Inter resta accampata a ridosso dell’area avversaria, ma non ci prova mai da fuori. Quando al 34' Calhanoglu carica il destro però la scatola si apre. Palla nell'angolino, complice un rimbalzo sul terreno bagnato. La partita finalmente si stappa. Perisic per poco non bissa il gol al Napoli e al 39' Aramu si inventa un gran sinistro da fuori che costringe Handanovic alla paratona in angolo.

SECONDO TEMPO — Nessun cambio durante l'intervallo, anche se è evidente che a Zanetti servirebbe più peso in attacco, con i due trequartisti che non riescono a supportare Okereke. Anche se Aramu si inventa un'altra conclusione mancina che non esce di molto. Le prime sostituzioni invece le fa Inzaghi, con Lautaro e Vecino che al 57' rilevano Correa e Calhanoglu, anche per cercare di dare la scossa a una squadra che sta abbassando il baricentro, complice la pressione del Venezia. L'Inter continua a pendere a sinistra, dove ora si sposta Barella, che pure non è al meglio. Skriniar di testa potrebbe chiuderla, ma Haps salva col ginocchio sulla linea e poi Vecino mura involontariamente Dzeko. Ora si muove anche Zanetti: dentro Johnsen per Mazzocchi, con Ampadu che scala terzino.

Con il Venezia costretto a scoprirsi, Dzeko al 69' si mangia il 2-0 al termine di un'azione rugbistica. E subito dopo Darmian si ferma per un risentimento alla coscia sinistra: tocca a Dumfries. Zanetti risponde con Tessmann ed Henry per Aramu e Vacca. I padroni di casa producono il massimo sforzo, anche perché l'Inter paga la fatica dopo Napoli e Shakhtar e non ha la lucidità per ripartire con efficacia, preferendo spesso perdere un tempo di gioco per gestire la palla. D'ambrosio e Gagliardini (per Perisic e Barella, con Brozovic unico sopravvissuto dei 5 centrocampisti iniziali) chiudono la girandola dei cambi di Inzaghi, con l'ex Torino che fa alzare Dimarco, subito pericoloso in ripartenza, ma Romero c'è. L'ex Forte (esordì in nerazzurro con Stramaccioni) è l'ultima pallottola per Zanetti. Ma a chiuderla è un rigore in pieno recupero di Lautaro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/11/2021 00:26
 
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