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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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In casa la Lazio è super: tris alla Salernitana
con Immobile, Pedro e Luis Alberto



Quinto successo in sei gare all’Olimpico per la squadra di Sarri.
Sul 2-0 a inizio ripresa una traversa di Djuric e un palo di Ribery


Stefano Cieri

L’effetto-coppa stavolta non c’è. La Lazio spezza il tabù e per la prima volta in questa stagione riesce a incamerare i tre punti dopo una partita di Europa League. Successo limpido e mai in discussione quello sulla Salernitana, seguita a Roma da 6 mila tifosi appassionati che non hanno mai sesso di incitare la loro squadra. La formazione di Sarri chiude la pratica in mezzora con l’uno-due firmato Immobile-Pedro e poi controlla agevolmente, concedendo qualcosa agli ospiti solo nel primo quarto d’ora della ripresa, per poi chiudere definitivamente i giochi con Luis Alberto. Vittoria importante, perché consente alla Lazio di scavalcare la Roma e restare ad un punto dal quarto posto, ora occupato dalla sola Atalanta. Successo prezioso, però, non solo per la classifica, ma anche perché conferma i progressi nel gioco che la formazione romana aveva già fatto registrare nelle ultime uscite. Per la Salernitana un k.o. con poche attenuanti. Troppo timorosa all’inizio la formazione di Colantuono, eccessivamente preoccupata di contenere la manovra degli avversari. Quando prova a svegliarsi è ormai troppo tardi.

UNO-DUE ALLA MEZZORA — Partita con copione a senso unico sin dalle prime battute. Lazio che tiene palla, manovra, cerca l’imbucata giusta per arrivare nell’area avversaria. E Salernitana che pensa unicamente a chiudere tutti gli spazi. La formazione campana ci riesce abbastanza bene nei primi venti minuti, anche perché la lazio non alza eccessivamente il ritmo. Probabile che si tratti di una scelta ragionata. Le fatiche di coppa sono risultate sempre fatali alla formazione biancoceleste fin qui e i sarriani vogliono evitare di ritrovarsi nella stessa situazione. La formazione di Colantuono forse potrebbe approfittare di questo approccio morbido dei padroni di casa. Ma non lo fa. La squadra campana resta rintanata nella sua metà campo, affidando unicamente a Ribery e ai due attaccanti Simy e Bonazzoli il compito di guastare le feste. ma in tre contro tutti non c’è partita. Superata la prima fase di studio, la Lazio comincia a sgasare un po’ attorno alla mezzora. E tanto basta per andare in vantaggio e poi raddoppiare. La sblocca al 31’ il solito Immobile che deposita in rete di testa dopo un’azione molto bella,impostata da Felipe Anderson, rifinita da Milinkovic per Pedro che di testa serve Immobile per il suo 161° gol con la Lazio. Passano cinque minuti e arriva già il raddoppio. Pasticcio difensivo tra Zortea e Gyomber in fase di costruzione, Pedro arriva come un falco, ruba palla ai difensori e fredda Belec. I biancocelesti a quel punto vanno sul velluto e sfiorano anche la terza rete, con Milinkovic su punizione.

LA CHIUDE LUIS — Salernitana più vivace e intraprendente nella ripresa, ma non basta per riaprire la gara, Anche perché i campani non sono particolarmente fortunati nelle due occasioni più importanti che si creano per dimezzare lo svantaggio. Pochi minuti dopo l’intervallo è il nuovo entrato Djuric a colpire di testa la traversa su assist di Ribery. Più tardi tocca allo stesso francese colpire il palo. I cambi di Colantuono, che sostituisce i due attaccanti (dentro prima Djuric e poi anche Gondo per Simy e Bonazzoli; entreranno poi anche Kechrida, Coulibaly e Veseli) sembrano poter sortire l’effetto sperato. Ma è solo un’impressione. La Lazio, per non correre troppi rischi, abbassa in questa fase il baricentro ed evita guai peggiori. I biancocelesti sono però lesti a rialzare la testa appena ne hanno l’occasione. E il colpo di biliardo di Luis Alberto chiude definitivamente la contesa al minuto 24. C’è tempo solo per tanta accademia (l’arbitro Rapuano giustamente non concederà recupero), per un po’ di cambi (Sarri fa rifiatare Luiz Felipe, Milinkovic, Anderson e Cataldi: entrano Patric, Basic, Leiva e Zaccagni) e un altro palo, questa volta della Lazio: lo colpisce Immobile.

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/11/2021 13:41
 
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Simeone ferma anche il Napoli:
il Verona in 9 strappa l’1-1



Il Cholito al 13’ segna il suo 9° gol stagionale.
Di Lorenzo pareggia subito, la squadra di Spalletti
colpisce due pali ma non riesce a sfondare.
Nel finale espulsi Bessa e Kalinic


Nicola Berardino

Finisce 1-1 come il 23 maggio scorso. Il Napoli sbatte contro il Verona e non riesce a intascare i tre punti per potenziare il suo primato in attesa del risultato del Milan del derby. Cinque mesi fa quel pareggio era costato al Napoli la qualificazione in Champions. Questa volta fa saltare per la prima volta l’appuntamento con la vittoria in casa. Ma il risultato premia anche il bel periodo della squadra di Tudor, che una settimana fa ha mandato al tappeto la Juventus dopo aver battuto anche Lazio e Roma. Ancora una volta Giovanni Simeone in primo piano. Dopo aver graffiato Lazio e Juventus, lascia il suo segno anche sul Napoli e si porta a nove gol in campionato. Il pronto pareggio di Di Lorenzo al 18’ del primo tempo dà l’illusione di una rimonta vincente. Ma il Verona è in guardia sino al fischio finale, pur concludendo in nove.

BOTTA E RISPOSTA — Spalletti si riaffida al 4-2-3-1. In difesa, Juan Jesus rileva lo squalificato Koulibaly. Rispetto alla gara di Varsavia, torna Ospina tra i pali. Rientrano Fabian Ruiz, Osimhen e Insigne, indisponibili in Europa League, oltre a Mario Rui. E Politano riprende il suo posto da titolare. Tudor ritocca la formazione che ha battuto la Juventus con l’innesto di Ceccherini dopo che all’ultimo si è fermato Lazovic per un risentimento muscolare (Casale avanza in mediana). Napoli con la maglia con il viso stilizzato di Maradona per ricordarlo verso il primo anniversario (25 novembre) della sua scomparsa. Avvio aggressivo degli azzurri ma è il Verona a creare il primo vero pericolo: al 12’ botta di Caprari dalla distanza, Ospina ribatte in tuffo. Un minuto dopo la formazione di Tudor si fa largo sulla destra con Barak che sfugge a Mario Rui e smista per l’accorrente Simeone, che anticipa Rrahmani e infila Ospina. Verona in vantaggio con il nono centro del suo goleador. Il Napoli prova subito a reagire. Insigne non inquadra la porta. Al 18’ arriva il pareggio. Sugli sviluppi di una punizione di Insigne, colpo di testa di Rrahmani per Fabian Ruiz che serve Di Lorenzo: rasoterra tra le gambe di Montipò e gol del Napoli, il primo per il difensore in questo campionato. Gara giocata a gran ritmo a tutto campo. Così la squadra di Spalletti sfiora il gol con un colpo di testa di Politano indirizzato sul primo palo, ma anche quella di Tudor sa osare e una bordata di Barak viene smorzata di petto da Rrahmani prima di essere controllata da Ospina. Verona molto articolato nella manovra proiettata in avanti, Napoli compatto ma sempre pronto a fiondarsi in profondità. Al 42’ spettacolare incursione del Napoli a tutta velocità: Politano come un motorino sulla destra, innesca Osimhen che si gira e colpisce il palo. Finale di tempo con il Napoli che reclama per un mani in area di Ceccherini su azione di Insigne.

MURO VERONA — Dopo l’intervallo, il Napoli riparte all’attacco. Montipò sventa una punizione calibrata da Insigne. Combinazione tra il capitano e Osimhen che viene fermato dai difensori veneti e reclama un fallo ai suoi danni. Il Verona sa tener botta per poi ripartire: grinta e schemi a braccetto. Al 17’, primi cambi nel Napoli: Zielinski e Politano fanno posto a Elmas e Lozano. Che si lancia al tiro alla prima occasione: palla sopra la traversa. Al 23’ Ospina è sveglio sul tocco di Barak, ben servito in area da Simeone. Il Napoli si sbraccia per dare la svolta alla gara. Verona attentissimo. Alla mezz’ora Tudor procede con una doppia sostituzione: Lasagna e Bessa rilevano Simeone e Barak. E i gialloblù rinfrescano la manovra offensiva. Poi entrano pure Magnani e Kalinic per Gunter e Caprari. Mentre Spalletti innesta Mertens e Ounas per Insigne e Anguissa. Intanto, al 43’ Verona in dieci per l’espulsione di Bessa causa seconda ammonizione. Al 45’ punizione radente di Mertens che schizza sul palo alla sinistra di Montipò. Il Napoli si gioca la carta Petagna che subentra a Osimhen. Espulso Kalinic dopo aver colpito Mario Rui: Verona in nove a reggere l’assalto finale degli azzurri. Petagna ha l’ultima chance ma il muro scaligero regge. Finisce 1-1 con molti rimpianti per il Napoli ma anche con tanti meriti per il Verona.

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/11/2021 13:45
 
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L'Inter spreca troppo, il Milan sfiora il colpo al 90'.
E in vetta resta tutto come prima...

Rigore di Calhanoglu, autogol di De Vrji e
altro penalty fallito da Lautaro nella prima mezz'ora.
Poi meglio i nerazzurri ma palo clamoroso di Saelemaekers


Marco Pasotto


Si sono azzannate, colpite e sgambettate senza riuscire a sferrare il cazzotto del k.o. in un derby bellissimo con gol, autogol, rigori parati, salvataggi sulla linea e una commovente coreografia della curva rossonera dedicata a medici e infermieri in prima linea nella lotta al Covid. Milan e Inter si annullano sull’1-1, ma non si ferma il percorso che, per quanto visto anche stavolta, le manterrà sulla strada maestra di chi lotterà per lo scudetto fino alla fine. La mezza stecca casalinga del Napoli con il Verona dà ovviamente molto più gusto al Diavolo, che ci guadagna due volte: mantiene il primato in classifica e inchioda sette gradini più in basso proprio l’Inter. E’ il motivo per cui invece in casa nerazzurra si mastica un po’ più amaro, anche se la prestazione contro la capolista è stata assolutamente di buona fattura. Inter in vantaggio con un rigore di Calhanoglu e riacciuffata da un autogol di De Vrij. Tutto nel primo tempo per un pareggio sostanzialmente corretto mettendo sulla bilancia le occasioni da una parte e dall’altra.

LE SCELTE — Nella settimana in cui Pioli ha finalmente iniziato a ricevere qualche buona notizia dall’infermeria – sono tornati fra i convocati Florenzi, Pellegri e soprattutto Rebic -, ha però dovuto rinunciare nelle ultime ore a Romagnoli per un fastidio muscolare (il capitano comunque avrebbe iniziato dalla panchina). Il tecnico rossonero ha studiato una mossa a sorpresa nell’undici titolare: fuori Saelemaekers e dentro Diaz a destra con Krunic al centro della trequarti, quando il pensiero comune riguardava il ballottaggio fra lo spagnolo e il bosniaco. Come previsto al centro dell’attacco si è ripresentato Ibra e dietro a sinistra al posto dello squalificato Hernandez si è piazzato Ballo-Touré. Inzaghi non aveva alcun problema medico – tutti insieme appassionatamente – e quindi ha potuto concentrarsi sull’unico ballottaggio che agitava la sua vigilia: dentro Calhanoglu o Vidal accanto a Brozovic? L’ha spuntata il nazionale turco, sommerso dai fischi e dagli insulti del Meazza rossonero. Non che ci si attendesse qualcosa di diverso. Rispetto alla Champions, oltre a Calha da segnalare anche il rientro di Perisic.

BOTTA E RISPOSTA — Nel primo tempo è successo più o meno di tutto e più o meno da subito. Sono stati sufficienti otto minuti per scardinare l’equilibrio all’interno del quale si studiavano e stuzzicavano le squadre. Kessie si è addormentato col pallone fra i piedi in mezzo a Dzeko e Calhanoglu, col quale è venuto a contatto in area. Doveri ha indicato il dischetto, fra le proteste furibonde rossonere, e la decisione è stata poi confermata dal Var. Sotto gli sguardi minacciosi della Sud la responsabilità se l’è presa Calhanoglu, che ha fatto centro e ha poi avuto la sgradevole idea di vendicarsi degli insulti piazzandosi davanti alla curva milanista con aria di sfida e portando le due mani alle orecchie. Apriti cielo. Florenzi è schizzato in campo dalla panchina per mangiarselo e hanno faticato a placarlo. Il pareggio è arrivato al 17’ grazie a un autogol di De Vrij, che in pieno mischione ha infilato nell’angolino di Handanovic una punizione di Tonali. Appetiti soddisfatti? Macché. Otto minuti dopo i nerazzurri si sono nuovamente ripresentati dagli undici metri, stavolta per una sciocchezza colossale di Ballo-Touré, che prima non si è accorto dell’inserimento di Darmian e poi lo ha gambizzato in area. Stavolta si è presentato Lautaro e Tatarusanu non ha fatto rimpiangere né Donnarumma, né Maignan: parata sicura e tecnicamente pregiata. Siamo partiti dagli spunti principali di cronaca per raccontare una partita sempre viva e coinvolgente, con un primo tempo nel quale il Milan si è fatto preferire per la manovra complessiva, maggiormente elaborata, che l’ha portato a stazionare spesso e a palleggiare sulla trequarti, a fronte però di qualche appoggio sbagliato di troppo. Meglio l’Inter invece nelle verticalizzazioni e in ripartenza, anche perché la mossa di Pioli che ha piazzato Krunic ad alitare sul collo di Brozovic ha prodotto i suoi effetti, costringendo l’Inter a percorrere altre strade per preoccupare il Diavolo. E’ stata una partita in cui sono mancati soprattutto i grandi attesi: Ibra e Leao da un lato, Dzeko, Barella e in parte Lautaro dall’altro. Milan di manovra, Inter piuttosto pungente, però: tra il 44’ e il 45’ prima Barella si è fatto respingere sulla linea da Ballo-Touré, con Tatarusanu fuori causa, un destro scarico e centrale, e poi Lautaro ha spedito fuori di pochi millimetri. In entrambi i casi la difesa rossonera, mal piazzata, ha ballato sonoramente.

QUANTE OCCASIONI — Nella ripresa lo spartito dei primi 45 si è invertito: Inter con la palla fra i piedi e Milan ad aspettare e ripartire. Tanti gli errori di precisione da una parte e dall’altra, ma con un indice di pericolosità che si è spostato abbastanza nettamente dalla parte nerazzurra. Un’Inter più efficace e soprattutto molto più presente in fase offensiva di fronte a un Milan rinchiuso nel suo fortino per lunghi minuti. Pioli ha tolto Leao e Diaz per Rebic e Saelemaekers, Inzaghi è stato costretto a sostituire l’infortunato Barella (un guaio anche in chiave azzurra) con Vidal. A metà tempo Kalulu ha salvato due volte in pochi attimi un gol praticamente fatto proprio sul cileno. Poi ancora problemi fisici in casa interista: fuori Dzeko e Darmian, dentro Correa e Dumfries. Pareva un Milan molto provato, obbligato quasi esclusivamente a difendersi, ma negli ultimi dieci minuti i rossoneri sono tornati fuori con prepotenza e a quel punto sono stati i nerazzurri a ritrovarsi con la lingua di fuori. Schiacciati negli ultimi trenta metri. Prima ci ha provato Ibra su punizione, poi Bennacer ha spedito in cielo da ottima posizione, Rebic ha lisciato la più facile delle conclusioni in piena area e Saelemaekers ha preso un palo a un minuto dallo scadere. Un punto a testa: mettendo tutto sulla bilancia, si può dire che sia giusto così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/11/2021 13:49
 
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SERIE A 2021/2022 12ª Giornata (12ª di Andata)

05/11/2021
Empoli - Genoa 2-2
06/11/2021
Spezia - Torino 2-1
Juventus - Fiorentina 1-0
Cagliari - Atalanta 1-2
07/11/2021
Venezia - Roma 3-2
Sampdoria - Bologna 1-2
Udinese - Sassuolo 3-2
Lazio - Salernitana 3-0
Napoli - Verona 1-1
Milan - Inter 1-1

Classifica
1) Napoli e Milan punti 32;
3) Inter punti 25;
4) Atalanta punti 22;
5) Lazio punti 21;
6) Roma punti 19;
7) Fiorentina, Juventus e Bologna punti 18;
10) Verona e Empoli punti 16;
12) Torino, Sassuolo e Udinesepunti 14;
15) Venezia punti 12;
16) Spezia punti 11;
17) Genoa e Sampdoria punti 9;
19) Salernitana punti 7;
20) Cagliari punti 6.

(gazzetta.it)
08/11/2021 13:55
 
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Atalanta travolgente: manita allo
Spezia e terzo posto insieme all'Inter



La Dea va in svantaggio per il gol di Nzola, poi un super Pasalic, Zapata, Muriel e Malinovskyi dilagano


Marco Guidi

L’Atalanta regola lo Spezia al Gewiss Stadium per 5-2 e avanza a quota 25 punti, raggiungendo momentaneamente l’Inter al terzo posto in classifica. Non è stata però tutta una passeggiata per la Dea, in sofferenza nella prima mezz’ora contro un buon Spezia. L’allievo Thiago Motta era riuscito a complicare i piani del maestro Gasperini (prima sfida in panchina tra i due, dopo l’esperienza comune al Genoa 2008-09 – uno da giocatore e l’altro da allenatore), fino a quando i suoi non hanno perso completamente gli equilibri, imbarcando acqua sulle ripartenze atalantine e finendo per subire un passivo sin troppo largo, quasi ingiusto. Alla fine mattatore è stato Pasalic (doppietta e un assist), mentre Gasp può sorridere per il ritorno al gol anche di Muriel, oltre che del solito Zapata e di Malinovskyi. E pensare che tutto era iniziato con la rete di Nzola, poi autore di una doppietta…

PARTENZA — Gasperini recupera Toloi in difesa, lascia a riposo Freuler a centrocampo (c’è Koopmeiners) e davanti si affida al tridente Ilicic-Zapata-Pasalic. Thiago Motta conferma la formazione che ha battuto il Torino prima della sosta, con la sola eccezione di Hristov al posto dello squalificato Nikolaou in difesa. Il tecnico italo-brasiliano replica la mossa tattica vista già contro il Torino, con Bastoni rapido ad alzarsi e Gyasi ad abbassarsi, così da trasformare il 4-3-3 in 3-5-2. La prima emozione al 4’, con Ilicic che aggancia il pallone messo in mezzo da Zappacosta e gira con il sinistro di poco a lato. Lo Spezia non resta però a guardare. Fraseggia, alza gli interni di centrocampo quando spinge e all’11’ passa a sorpresa in vantaggio. Verde si libera ai 20 metri e va al tiro, Musso devia in modo approssimativo sulla traversa e sulla respinta Nzola sentenzia con il sinistro. L’Atalanta sembra subire il colpo, fatica a reagire, ma al 18’ quasi dal nulla trova il pari: Zappacosta se ne va tra Bastoni e Sala sulla destra, cross, velo di Zapata e stoccata di prima intenzione di Pasalic a fulminare Provedel. L’1-1 stavolta galvanizza la Dea che comincia a spingere con convinzione. Al 21’ ci prova Maehle da limite: palla larga. Poi è la volta di Zappacosta: fuori. L’occasione buona l’avrebbe ancora Nzola dall’altra parte, ma l’attaccante ospite si attarda troppo nella conclusione e Toloi lo mura a pochi passi da Musso. Al 28’ squillo di Koopmeiners, in ombra nella prima parte di gara: il suo sinistro dal limite mette i brividi a Provedel, ma si spegne sul fondo.

ECCO LA DEA — Cinque minuti dopo l’episodio che indirizza la partita: contropiede condotto da Zapata, assist per Maehle sul cui tiro Sala interviene con il braccio aperto. Abisso non fischia, ma poi si corregge dopo l’on field review: rigore. Sul dischetto va Zapata e Provedel respinge, ma il direttore di gara fa ripetere, sempre su suggerimento del Var, perché Erlic era entrato in area prima della battuta. Alla seconda chance, Duvan non sbaglia. E qui cambia la partita. Perché appena i liguri alzano la linea difensiva, l’Atalanta è letale in ripartenza. Così al 41’ Zapata si mangia Hristov nell’uno contro uno ed è freddo nel servire Pasalic per il 3-1 a tu per tu con Provedel. Lo Spezia ora è come un pugile suonato che attende il gong dell’intervallo e per poco lo scatenato Zapata non gli assesta il quarto cazzotto in 45’: Provedel stavolta para bene a terra.

GOLEADA — L’Atalanta rientra dai 15’ di break con l’intenzione di gestire il vantaggio. Thiago Motta dopo 7’ prova a ridare vigore ai suoi inserendo Manaj per Verde. Il problema per i liguri nasce quando i padroni di casa recuperano palla e verticalizzano rapidamente, trovando sempre malmessa la retroguardia: al 9’ Maehle spreca una ghiotta occasione non servendo i compagni in superiorità numerica. Gasperini, anche in vista dell’impegno di Champions di martedì in casa dello Young Boys, comincia la sua girandola di sostituzioni: fuori Ilicic e Koopmeiners, dentro Malinovskyi e Pessina. Lo Spezia non ha più gli equilibri della prima mezz’ora e ogni volta che la Dea accelera un attimo è una chance per il poker: al 17’ Provedel respinge la botta in diagonale di Zappacosta. Sussulto ospite al 21’: dormita della difesa nerazzurra, Nzola scappa sul lancio di Maggiore e conclude forte in diagonale, Musso respinge bene con i piedi. La partita si mantiene godibile, anche se vive ormai di fiammate, come il destro dal limite di Djimsiti fuori di un soffio. O il tiro di Zapata dai 20 metri deviato in tuffo da Provedel. Al 34’ finisce la partita di Duvan, tra i migliori: entra il connazionale Muriel. Ed è proprio l’altro colombiano a calare il poker al 38’, su assist di Pasalic, dopo che Maggiore aveva sfiorato il bersaglio grosso con un destro a giro uscito di centimetri alla sinistra di Musso. Per Muriel è la fine di un digiuno che durava dalla prima giornata ad agosto (gol al Toro). Finita qui? No, ormai le porte sono aperte. Così Malinovskyi con un sinistro potente fa 5-1, ma Nzola nel recupero su azione d’angolo batte ancora Musso. E stavolta il 5-2 è definitivo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/11/2021 23:42
 
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Juve, vittoria di rigore:
Bonucci fa 2 su 2, Lazio battuta e agganciata

Fuori Immobile e Dybala, il match è deciso da una doppietta dal dischetto del difensore.
Il quarto posto dista 4 punti. Danilo esce in barella


Livia Taglioli


Il confronto diretto fra Sarri ed Allegri si conclude con la terza vittoria esterna in campionato della Juve, dopo La Spezia e il derby: all’Olimpico i bianconeri superano 2-0 la Lazio, match winner Bonucci che batte Reina due volte dal dischetto. Immobile si commuove davanti alle coreografie che l’Olimpico gli dedica ma non è fra i convocati, la Juventus aggancia i biancocelesti in classifica grazie ai tre punti conquistati. Al di là di quel che farà l’Inter, la distanza dal quarto posto (i 25 punti dell’Atalanta, che è già scesa in campo) è di quattro lunghezze.

BONUCCI, DISCHETTO E GOL — Senza Immobile i padroni di casa, orfani di Dybala i bianconeri. Lazzari si prende il versante destro dalla difesa, sull'opposto Allegri sceglie Pellegrini, con Alex Sandro in panca. Per il resto scelte prevedibili, con il duo Luis Alberto e Milinkovic-Savic ai lati di Cataldi e Pedro falso nove da un lato, e McKennie-Locatelli centrali, con Chiesa spalla di Morata dall'altro. Nessuna novità nemmeno sul canovaccio previsto in campo: tanta Lazio nei primi 20’, poi il vantaggio della Juve sgonfia i padroni di casa, che accusano il colpo e perdono la brillantezza mostrata fin lì. La rete bianconera arriva al 23’ dal dischetto, con Bonucci bravo a battere Reina di destro, dopo che Di Bello aveva verificato sullo schermo l’irregolarità del contatto in area fra Cataldi e Morata. Nel frattempo la Juve aveva perso Danilo per infortunio (e l’uscita in barella col volto coperto da un braccio non lascia presagire nulla di buono), sostituito al 15’ da Kulusevski. Da quel momento, con Cuadrado arretrato a fare il quarto di difesa, Allegri lascia a 3 il centrocampo, piazzando lo svedese all’altezza di Chiesa e Morata. Ma per la Juve non cambia un granché: la squadra resta accartocciata dietro, rischia poco o niente ma costruisce ancora meno. E quelle rare volte che riesce a superare il centrocampo laziale o perde il tempo per eccesso di lentezza o sceglie la soluzione più difficile, tipo Morata che cerca la rovesciata e manda alto. Totale: nel primo tempo la Juve non trova mai lo specchio, la Lazio guadagna qualche angolo e una volta Milinkovic-Savic chiama in causa Szczesny. Poca roba, diciamolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/11/2021 23:45
 
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Papere ed errori,
festa Viola con Vlahovic:
Milan, primo k.o.

Doppiette per Ibra e per il serbo, dopo i gol di Duncan e Saponara.
Nel finale autogol di Venuti. Prima sconfitta in campionato per i rossoneri,
che ora rischiano di perdere la vetta della classifica


Stefano Cantalupi


Un sabato Italiano. Di cui Pioli e il Milan avrebbero fatto volentieri a meno, perché il 4-3 della Fiorentina ai rossoneri rischia di costare carissimo: l'allungo del Napoli in vetta o il ritorno in corsa dell'Inter, lo sapremo domani. Partita emozionante a Firenze, senza un attimo di respiro: viola avanti di tre gol, l'orgoglio di Ibrahimovic riapre tutto, poi Vlahovic fa doppietta come il suo idolo Zlatan e sigilla il trionfo viola. Primo k.o. per il Diavolo in questa Serie A.

TATA E SAPONARA — Il racconto parte dagli ex. Oltre a Pioli, s'intende. Se n'è parlato spesso, nel lungo avvicinamento a questo match: Rebic è out, ma in campo ci sono Bonaventura, Tatarusanu e Saponara. Gli ultimi due di questo elenco saranno protagonisti del primo tempo, in maniera opposta. "Tata" perché incappa nel primo grave errore da quando sostituisce Maignan tra i pali: è il 15', un innocuo corner va esaurendosi nelle mani del portiere romeno, ma la palla scivola via dai guanti e Duncan anticipa sia lui che Gabbia, per l'inatteso 1-0 viola. Saponara, invece, perché dipinge il raddoppio con una pennellata a giro un istante prima dell'intervallo. Proprio lui, vecchio cuore rossonero anche da tifoso. Destro telecomandato.


IBRA SPRECA — Il Milan, senza Tomori, in difesa concede qualcosa in più del solito. Kjaer deve occuparsi di Vlahovic e lo pedina a tutto campo, ricorrendo spesso alle maniere forti. Il danese non è capitano per l'assenza di Romagnoli (panchina) e Calabria (indisponibile): la fascia va a Kessie, e la scelta può essere caricata di tanti significati, visti i puntini di sospensione sul rinnovo dell'ivoriano. E Ibrahimovic? C'è lui e non Giroud al centro dell'attacco. Segna subito ma è in fuorigioco, poi si divora la palla del pareggio appoggiando a lato di testa. Errore non da lui. Più precisi i tiri di Tonali e di un brillante Leao (spesso trovato dai lanci di Kjaer), ma Terracciano è reattivo. Sull'altro fronte, prima del 2-0 che fa esplodere il Franchi, sono Vlahovic e Bonaventura ad andare più vicini al bersaglio.

FINITA, ANZI RIAPERTA — Giroud a parte, Pioli non dovrebbe avere granché per girare la partita, anche per via del fatto che Messias e Florenzi sono appena rientrati da guai fisici. Ma deve fare di necessità virtù e quindi - dopo un destro sprecato da Leao - ne cambia tre: fuori Kalulu, Saelemaekers e Diaz, dentro Florenzi, Messias e Giroud. Doppio centravanti, dunque: la carta da usare nei momenti critici. La partita si scompiglia, dal 2-0 si passa in un attimo al 3-2. Ben tre gol in sette minuti. È l'ora dei bomber: prima il capolavoro di Vlahovic, che evita il fuorigioco, brucia Gabbia e batte Tatarusanu per il tris viola; poi amnesia clamorosa di Bonaventura, che regala il pallone a Ibra in area e vede lo svedese scaraventare in porta il destro del 3-1; infine, duello vinto da Hernandez su Odriozola, cross basso da sinistra e altra zampata vincente di Zlatan. Tutto riaperto, doppietta a 40 anni in Serie A, cala il gelo sul Franchi.

LA CHIUDE DUSAN — La Fiorentina, però, trova il modo di riorganizzarsi. Il Milan spinge, assalta con tutto quello che ha, ma trova meno sbocchi. E quando Theo s'addormenta a ridosso dell'area di rigore rossonera, regalando a Gonzalez il pallone che poi Vlahovic trasforma nel 4-2, finisce di fatto il match, anche se un'autorete di Venuti all'ultimo secondo fissa il punteggio sul 4-3. Pioli perde ancora con Italiano, come a febbraio a La Spezia. Firenze canta, sognando l'Europa. Quella che attende il Milan mercoledì a Madrid, per l'ultimo treno Champions, da prendere per dimenticare la batosta di stasera.

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20/11/2021 23:50
 
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Il Cagliari riprende due volte il Sassuolo,
ma il pari non aiuta Mazzarri

Apre Scamacca, poi il grande gol in rovesciata di Keita
prima dei due rigori di Berardi e Joao Pedro.
I sardi sono sempre in fondo alla classifica


Francesco Velluzzi


La vittoria di Torino con la Juventus non ha avuto effetti benefici sul Sassuolo che da allora si è bloccato e non riesce più a vincere. Alle due sconfitte rimediate in casa con l’Empoli e a Udine, ora si aggiunge il pareggio (2-2) interno col Cagliari che, finalmente, dopo quattro sconfitte consecutive, respira anche se non abbandonerà l’ultimo posto. Segnali di ripresa, però, per la truppa di Mazzarri che gioca davvero da squadra e agguanta due volte il pareggio con la sua indovinata coppia di attaccanti: Keita, rete da rivedere cento volte e Joao Pedro che sente aria di Nazionale e dal dischetto non tradisce. Il gruppo di Dionisi mette la testa avanti due volte, con Scamacca e l’ispirato Berardi (su rigore), ma raramente trova la giocata che secondo il suo allenatore avrebbe potuto dare la svolta alla gara. Ma soprattutto è distratto dietro perché non riesce a contenere le volate dello scatenato Nandez e palleggiare meglio non porta alla gloria. Anche perché il Cagliari è attento a chiudere e ripartire. Ora venerdì in casa con la Salernitana dovrà dar la svolta al suo campionato.

IL PRE — In tribuna si vedono i tecnici Castori e Maran (ex del Cagliari). Ma si sentono soprattutto i 506 tifosi rossoblù posizionati in curva. Il Sassuolo ha invitato, come al solito, diversi club minori, ma soprattutto ha deciso di sostenere la figlia di Elisa Mulas (sarda) rimasta orfana a 11 anni dopo la tragedia di Sassuolo. Anche il Cagliari ha deciso di esserle vicino con una donazione. Prima del via il club di casa premia il difensore Gian Marco Ferrari per le 100 partite in campionato con la maglia neroverdi, traguardo raggiunto due settimane fa a Udine.

SI GIOCA — Poi si gioca. Dionisi lascia fuori Chiriches e piazza Ayhan accanto a Ferrari in difesa. Per il resto tutto previsto, ma Raspadori nel 4-2-3-1 offende a sinistra, con Traore sistemato al centro a creare scompiglio. Mazzarri, che aveva annunciato una sorpresa, parte con una mossa inedita: Bellanova a destra in un tridente con Joao al centro e Keita che in fase di non possesso diventa 4-5-1. Ma il tecnico toscano fa anche fuori Strootman, la vera delusione fin qui, inserendo Grassi in mezzo che dà maggiore equilibrio. I neroverdi partono col piglio di chi vuole vincere. Subito Frattesi si inserisce subito e Cragno è bravo. All’8' viene reclamato un rigore per un fallo di Keita, Baroni non ci sente. Sei minuti e Scamacca calcia alto un invito splendido di Frattesi. Poi spara alto pure Frattesi. Mazzarri fa l’alchimista, torna all’antico: 4-4-2 con accenni di 4-2-4 perché Nandez a destra e Bellanova, portato a sinistra, sono larghi e pronti a far male. Baroni grazia proprio Nandez, da giallo su Traore, Raspadori manca l’appuntamento per un soffio, ma al 28’ la cosa più bella la fa Bellanova che su gran cross di Zappa si coordina e calcia al volo da sinistra e Consigli respinge. Tre minuti dopo, su angolo di Lykogiannis, Ceppitelli colpisce la parte alta della traversa. È uno dei migliori primi tempi del Cagliari visti in questo torneo. La squadra tiene in mezzo, è compatta. Joao colpisce ancora di testa, ma facile per Consigli.

LA GARA SI SBLOCCA — Al 37’ il vantaggio lo trova però il Sassuolo, bel lavoro di Traore, palla capolavoro filtrante di prima di Berardi per Scamacca che non sbaglia. La reazione dei sardi è rabbiosa. E trova concretezza al 40’ quando Nandez fa un sombrero su Raspadori e crossa, Keita in mezza rovesciata, stupenda, batte Consigli. E’ un gol straordinario.

SECONDO TEMPO — La ripresa riparte in modo ancor più scoppiettante perché dopo 5’ l’uno-due tra Frattesi e Traore manda il biondo centrocampista neroverde sul fondo e Lykogiannis ingenuamente lo stende. Rigore che lo specialista Berardi trasforma portando a sei il suo bottino (due rigori) in campionato. Ma il Cagliari c’è e dopo 5’ ottiene il rigore per trovare un secondo pareggio. E’ ancora Nandez a produrre: cross e Frattesi stavolta è lui ingenuo ad agganciare Joao che va sul dischetto e realizza il suo ottavo centro (terzo su rigore).

NUOVA PARITÀ — Le squadre respirano. Ma il Sassuolo spinge nuovamente. Alti Frattesi e Ayhan, ma quando Dionisi inserisce Defrel per Scamacca il francese si mette subito in evidenza. Gran tiro che, però trova uno strepitoso Cragno. Come è strepitoso Nandez, dall’altra parte che si invola ancora sulla destra e sul suo tiro-cross Consigli smanaccia. È l’ultimo sussulto prima del gran giro di cambi. Che non produce nulla. Ma lascia tutto sul pareggio. Giustissimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/11/2021 15:36
 
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Venezia, colpo da tre punti a Bologna:
gol partita di Okereke al 61’

Dopo un’intera gara a subire gli attacchi dei rossoblù (17-0 angoli a zero),
nella prima vera occasione i lagunari piazzano il colpo, utilissimo in chiave salvezza


Matteo Dalla Vite


Altro bel colpo del Venezia che dopo aver battuto la Roma vince al Dall’Ara, stadio nel quale il Bologna aveva collezionato 13 dei 18 punti attuali in classifica. Organizzazione, cambi e il graffio di Okereke hanno portato in vetrina una squadra che Zanetti sta facendo volare con meriti evidenti. Il Bologna ha giocato, prodotto, collezionato calci d’angolo (17-0!) ma mai – per leggerezze proprie o compattezza lagunare – ha impensierito veramente Romero. Così, la neopromossa Venezia sale a 15 punti e sfiorando addirittura lo 0-2 nel finale con Tessmann ed Henry i cui tiri vengono neutralizzati da Skorupski. Bologna rimandato ancora una volta nel momento del salto di qualità: tanta produzione, ieri, nessun passo in avanti. Anzi.

ROMERO BLINDA — Assenti De Silvestri e Skov Olsen (infortunatosi nella rifinitura di ieri alla caviglia sinistra), ecco che Mihajlovic ripropone Orsolini sulla destra a tutta fascia mentre il Venezia va con la formazione annunciata ovvero col tridente Aramu (comunque anarchico fra esterno e zona di trequarti) Okereke e Johnsen. La pressione alta del Bologna fin dai primi minuti impedisce agli ospiti di sviluppare il gioco e di uscire dalla metà campo. Sotto gli occhi del presidente Joey Saputo in tribuna, sono Dominguez e Svanberg a giganteggiare nel mezzo recuperando palloni e tenendo i rossoblù costantemente in proiezione offensiva, anche se le occasioni non fioccano di certo. C’è un tiro a lato di Arnautovic dopo una sponda di Soriano al 10’, un colpo di testa di Soumaoro alto su azione da calcio d’angolo al 14’ e una conclusione centrale dalla distanza di Theate al 17’. Il Venezia mette finalmente il naso fuori dalla sua metà campo un minuto dopo: su un ribaltamento veloce, il tirocross di Aramu è facilmente intercettato da Skoruspki. Se Dominguez e Svanberg sono i signori del centrocampo, il Bologna fatica a trovare la fiammata dei suoi stoccatori principali Arnutovic e Barrow. La difesa del Venezia è molto organizzata e soffre poco pur essendo costantemente sotto pressione, Ceccaroni e Caldara in mezzo offrono poco spazio e così i rossoblù cercano la via del gol dal limite con un tiro a giro di Svanberg che Romero disinnesca al 34’. Il muro di Zanetti regge, Arnautovic spara alto al 41’ e all’intervallo si va ancora sullo 0-0.

POKER — Il Bologna continua a ragionare secondo lo spartito del primo tempo: pressione costante alla ricerca del gol. Ma al 17’ è il Venezia, zitto zitto e resiliente, a passare in vantaggio: azione cominciata da Ceccaroni e rifinita da Busio, un rimpallo creato da Theate favorisce Okereke che, lasciato solo da Soumaoro, infila il quarto gol stagionale, ancora decisivo dopo quelli a Empoli e Roma. I cambi di Zanetti (dentro Henry, Tessman e Kiyne) hanno prodotto un innalzamento del baricentro che, mischiato alla solita organizzazione, ha resistito all’assalto finale del Bologna, giochista ma inconcludente e frenetico. C’è spazio anche per Tessmann ed Henry: sfiorano entrambi uno 0-2 che non arriva ma che racconta di un Bologna che rimette forzatamente i piedi per terra dopo un inizio di campionato bello e forse illusorio. Il Venezia, invece, vola con meriti palesi: ha lasciato scatenare il Bologna ma ha colpito come solo le squadre adulte sanno fare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/11/2021 21:55
 
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Un autogol e Candreva: la Samp vince
con la Salernitana e torna a respirare



La sfida-salvezza è dei blucerchiati.
D’Aversa salva la panchina e lascia all’ultimo posto i granata,
che non dovevano sbagliare e invece cadono in casa,
facendosi agganciare dal Cagliari per condividere l’ultimo posto


Alex Frosio

La classifica dice che non c’è tempo da perdere, Salernitana e Sampdoria non lo fanno. Niente attendismi, si gioca in discesa verso la porta avversaria, anche se non mancano gli ostacoli. Dai blocchi esce meglio la Salernitana, che con il rombo sembra poter infilarsi tra le linee del 4-4-2 della Samp: già al 3’ Ribery, che lavora alle spalle di Gondo e Djuric, si libera per il destro, deviato in angolo. D’Aversa capisce presto come chiudere le vie d’accesso centrali, bloccando Thorsby al centro, e così le palle verso le punte granata arrivano tra i denti, invece che nei piedi. Molto meglio invece lo sviluppo della Sampdoria, che esce bene sulle fasce e trova riferimenti a centro area: Caputo difende palla e manda al tiro Quagliarella al 10’ – blocca Belec – e soprattutto Candreva al 12’ in solitudine, un destro sciaguratamente alto. Ciccio ci prova da solo invece al 17’, con controllo e rovesciata: alta. La Salernitana fatica a ritrovare le distanze giuste, la Samp è in partita. Al 36’ altra chance: cross di Candreva per Thorsby di controbalzo, Belec respinge e poi intercetta pure il tap-in di testa di Caputo. Serve un colpo di fortuna, alla Samp. Arriva al 40’: sugli sviluppo di un angolo “regalato” da Zortea, il cross di Candreva sbatte sul fondoschiena di Di Tacchio, impegnato nella marcatura del temibile Thorsby, e rotola in rete. La reazione della Salernitana c’è, pure troppo. Attacco in massa per un corner, due contrasti persi e micidiale contropiede quattro contro due condotto da Quagliarella, che per il tiro sceglie Candreva: controllo e destro, 2-0 Samp. L’ex interista, al quinto gol, non aveva mai segnato così tanto in carriera a questo punto del torneo.

IL SECONDO TEMPO — Colantuono si appella all’orgoglio dei suoi nell’intervallo e inserisce Obi al posto di Kastanos. Ma orgoglio è proprio l’unica cosa che ottiene. Nulla di più. La Salernitana si butta all’assalto, a testa bassa. Ma l’unica finestra in cui intravede un futuro nella partita è al 9’: da azione d’angolo, Ranieri sul secondo palo colpisce in mezza girata al volo e Audero è prodigioso nel riflesso con l’avambraccio. Il portiere della Samp ferma un minuto dopo anche Coulibaly, allungandosi sul suo rasoterra. La Samp si rivede in avanti solo al 16’, con uno sviluppo verticale limpido da Candreva a Verre a Caputo che mette in rete, ma da posizione di fuorigioco. Poi tanta resistenza contro una Salernitana che produce tanti cross, tanti angoli (12 in tutto, 9 nella ripresa), mette Bonazzoli, poi Simy per Ribery che non ne ha più. Qualità, poca. Occasioni solo in qualche mischia, in cui i centurioni doriani alzano gli scudi davanti a Audero. E la curva dei tifosi granata, che ha sostenuto incessantemente la squadra per 95’, alla fine non può che fischiare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/11/2021 22:02
 
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