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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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SERIE A 2021/2022 9ª Giornata (9ª di Andata)

22/10/2021
Torino - Genoa 3-2
Sampdoria - Spezia 2-1
23/10/2021
Salernitana - Empoli 2-4
Sassuolo - Venezia 3-1
Bologna - Milan 2-4
24/10/2021
Atalanta - Udinese 1-1
Fiorentina - Cagliari 3-0
Verona - Lazio 4-1
Roma - Napoli 0-0
Inter - Juventus 1-1

Classifica
1) Napoli e Milan punti 25;
3) Inter unti 18;
4) Roma punti 16;
5) Atalanta, Juventus e Fiorentina punti 15;
8) Lazio punti 14;
9) Bologna e Empoli punti 12;
11) Verona, Torino e Sassuolo punti 11;
14) Udinese punti 10;
15) Sampdoria punti 9;
16) Venezia punti 8;
17) Spezia punti 7;
18) Genoa e Cagliari punti 6;
20) Salernitana punti 4.

(gazzetta.it)
26/10/2021 00:19
 
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Lo Spezia si illude e spreca,
il Genoa recupera in extremis:
finisce 1-1



La partita si accende dopo il vantaggio (autorete di Sirigu) dei padroni di casa, che però non trovano il raddoppio.
E allora all'85' Caicedo conquista un'occasione dal dischetto che Criscito trasforma


Filippo Grimaldi

Quanti rimpianti. Finisce uno a uno, ma lo Spezia porta a casa solo un punto, dopo non essere riuscito a capitalizzare il vantaggio ottenuto nella ripresa, quando su una punizione di Salcedo ribattuta dalla barriera, Colley ha piazzato il destro sul palo alla destra di Sirigu. Carambola sfortunata per il numero uno genoano: pallone sulla schiena e autorete. Ma da lì lo stesso portiere del Grifone ha tenuto in piedi le speranze del Genoa di recuperare lo svantaggio con due interventi decisivi su Colley, ancora lui, e Nzola. Il rigore di Criscito a quattro minuti dalla fine della partita, (fallo di Provedel su Caicedo, lanciato a rete da Destro) ha chiuso la partita. L'uno a uno non dà ossigeno alla classifica, ma spezza una lunga serie negativa per la squadra di Ballardini. Certo, i problemi rimangono, perché la classifica fa sempre paura e la lotta di Motta e Ballardini per una salvezza che pare oggi molto complicata, continua. Rimane l'obbligo di rialzare la testa in fretta.

SFIDA FRA DELUSE — Si sono affrontate le due delle difese peggiori della Serie A: 22 gol al passivo per gli aquilotti, uno in meno per il Genoa. Motta ha proposto il suo solito Spezia a trazione anteriore, più per necessità che per scelta, dovendo fare i conti con un'infinita lista di indisponibili, anche se ieri è arrivata la gara consecutiva numero ventisei con almeno un gol al passivo. Ballardini ha schierato un 4-3-3 inedito che, però, nel primo tempo non ha dato i frutti sperati. Gara scialba sino all'intervallo, prima di una ripresa più vivace. Sino all'intervallo Sirigu e Provedel non sono mai stati impegnati. Le due occasioni di Ekuban (28') e Destro allo scadere come unici squilli, ma senza pretese.

Nel secondo tempo padroni di casa si fanno più coraggiosi. Gyasi al 13' ha colpito il palo con un gran diagonale, poi al 21' il meritato vantaggio spezzino. Il Genoa lì ha faticato a riaccendersi, ma lo Spezia ha colpe enormi per non avere chiuso la partita. Dando così alla fine la possibilità ai rossoblù di risalire la corrente sino al rigore di Criscito, infallibile dal dischetto (86'). La strada resta lunga e in salita per tutte e due.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/10/2021 13:40
 
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Salernitana, il colpaccio arriva al 95':
Schiavone sbanca Venezia



Clamoroso ribaltone dei campani, che segnano il gol decisivo al 5’ di recupero


Fabio Bianchi

All’ultimo respiro arriva la legge dell’ex. Schiavone punisce un Venezia un po’ leggero ma anche molto sfortunato, che paga l’espulsione di Ampadu e anche l’errore finale di Romero. Un pari forse sarebbe stato più giusto, ma la Salernitana non ha rubato nulla e con questo 2-1 si rilancia proprio contro una concorrente diretta per la salvezza. Punti pesanti.

ANCORA LUI — La Salernitana è partita più decisa, con baricentro e pressing alto e già al minuto 3 Kastanos ha impegnato Romero. Il Venezia ci ha messo un pochino a ingranare, anche perché Zanetti ha deciso, a differenza di Colantuono, per un turn over massiccio, soprattutto in difesa dove ha cambiato 3 giocatori su 4 lasciando titolare soltanto capitan Ceccaroni. Il Venezia manovrava basso e si rendeva pericoloso nelle ripartenze. E in una di questa ha fatto centro. Okereke ha innescato l’azione passando a Molinaro, sul cui cross lo stesso Okereke ha fintato per il gran tiro di Aramu. Ancora lui, terzo gol di fila in casa al Penzo, gli altri due con Torino e Fiorentina. La Salernitana, spinta di Bonazzoli e Ribery, ha reagito bene ha crea un paio di veri pericoli (bravo Romero a parare in due tempi una sassata di Djuric) ma ha rischiato ancora in contropiede con Okereke che si è fatto tutto il campo e ha tirato per la respinta d Belec.

LA RIMONTA — Dall’intervallo non rientra Aramu per qualche fastidio. Zanetti spende Ampadu e porta avanti Kiyine. Poi però deve uscire anche lui e al suo posto entra Heymans, un centrocampista, come terzo dell’attacco. La Salernitana spinge e trova il pareggio con Bonazzoli. Zanetti fa entrare Haps e Henri per Molinaro e Forte ma subito dopo l’arbitro Di Bello caccia Ampadu col rosso diretto per un fallo su Ribery in chiara occasione da gol. Curioso che il Var richiami l’arbitro al video (non potrebbe farlo) comunque l’arbitro conferma e Zanetti è costretto a cambiare ancora. Da lì in poi la sfida è parecchio confusa e Svoboda appena entrato ha due occasioni per segnare. Ma all’ultimo respiro ecco il gol di Schiavone con Romero che sbaglia l’uscita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/10/2021 13:45
 
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Giroud stende il Torino:
un Milan spietato ora prova a scappare

I rossoneri attendono Napoli-Bologna cullando l’ambizione di fuga.
Buona prestazione per i granata, ma poca lucidità in fase offensiva


Marco Pasotto


Per la seconda volta in tre giorni il Milan si mette comodo in poltrona a osservare gli altri con l’animo leggero di chi ha scaricato tutta la pressione sulle spalle degli inseguitori. San Siro in campionato per il momento è una sentenza: cinque vittorie in cinque uscite e questa sul Torino permette ai rossoneri non solo di conservare il primato in classifica ma anche, perché no, di cullare il sogno proibito di ritrovarsi soli davanti a tutti domani notte, dopo che il Napoli avrà ospitato il Bologna. Decide un gol di Giroud, e pure lui al Meazza è una sentenza: 4 gol in campionato, tutti casalinghi. Nota di merito per la difesa: la porta è rimasta chiusa a oltre un mese dall’ultima volta. Il Torino non riesce a dare continuità di risultato ai grandi sorrisi raccolti col Genoa, ma la trova nel gioco: i granata hanno dato vita a una prova di ottima personalità in casa della capolista e condotto le danze per buona parte di gara, sfiorando il pari nel finale. Contro le big, però, il piatto piange parecchio.

LE SCELTE — Il numero da cui è partito Pioli stavolta è stato otto. Otto come gli inquilini dell’infermeria, settore che registra nuovi arrivi non appena viene dimesso qualcuno. Una maledizione. Gli ultimi della lista sono Castillejo e Ballo-Touré, usciti malconci da Bologna. La buona notizia è il ritorno di Hernandez, ma occorrerà attendere la Roma (così come per Diaz) per rivederlo dal primo minuto. In avanti stavolta è toccato a Giroud, con Krunic confermato alle sue spalle. In mediana Kessie per Bennacer, in difesa Romagnoli per Kjaer e Kalulu a sinistra. Juric in attacco ha puntato subito su Belotti (il Gallo non partiva titolare da fine agosto, prima panchina stagionale per Sanabria), supportato da Linetty (preferito a Praet) e Brekalo. In mediana Singo e Aina in fascia (Ansaldi è andato k.o.), Lukic e Pobega al centro. L’ex rossonero si è calato subito in battaglia con Kessie e hanno finito per annullarsi a vicenda. Pochi metri più in là invece comandava Tonali, con una doppia fase esemplare, ma nei duelli non c’è stata una squadra che ha dettato davvero legge. Sulla corsia sinistra del Milan, per esempio, Kalulu ha incontrato parecchie difficoltà nel contenere Singo. Al Torino va dato essenzialmente un merito: quello di essere sceso in campo senza badare alla classifica altrui, noncurante di essere in visita al domicilio della capolista. Il gioco granata fin dai primi minuti si è sviluppato armonicamente, fluido, ben ragionato, installato nella metà campo rossonera. Linetty e Brekalo hanno cercato di fornire pochi punti di riferimento, Belotti ha provato a partecipare il più possibile a una manovra avvolgente, con l’unico – ma grosso – problema di esaurirsi sulla trequarti. Mancanza del passaggio decisivo da un lato, difficoltà da parte del Gallo di proteggere palla: la ruggine c’è per forza di cose e si è vista. Risultato: il Toro nei primi 45 non ha praticamente mai tirato in porta.

INERZIA — Il Milan ha accettato il possesso granata, scegliendo per lo più di attendere e ripartire negli spazi. Una tattica vista già altre volte, che nasce dalla consapevolezza della propria pericolosità in contropiede. Leao ha cercato di aiutare e sfruttare Giroud sistemandosi il più vicino possibile al francese. Il gol è arrivato da un angolo di Tonali su cui il Toro è finito in letargo: spizzata di Krunic e Giroud si è infilato in area piccola tra Lukic e Singo, rimasti a osservare il movimento del 9 rossonero. La ripresa è iniziata con sostituzioni ragionate da entrambe le parti: Hernandez per Kalulu, Kjaer per Romagnoli e Rodriguez per Buongiorno: erano ammoniti tutti e tre. L’inerzia del match non è cambiata: palla fra i piedi granata, Milan pronto a sbucare fuori e azzannare nell’ambito comunque di una partita vissuta su ritmi decisamente non eccelsi. Dopo una decina di minuti dentro Sanabria e Praet per Belotti e Linetty, mentre Pioli ha tolto Krunic e piazzato Bennacer sulla trequarti, ovviamente con ampie consegne di contenimento. La spinta di Hernandez in fascia si è fatta sentire in un paio di occasioni, ma il passare dei minuti senza trovare il colpo del k.o. ha portato il Diavolo ad arretrare il baricentro, permettendo al Toro di avvicinarsi alla porta. E così i granata nell’ultimo quarto d’ora hanno costruito tre occasioni importanti: sulla prima decisiva una parata di Tatarusanu su Sanabria, poi una traversa accarezzata da Praet e in pieno recupero ancora Sanabria non ha trovato il tempo giusto in area piccola.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/10/2021 13:49
 
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Frattesi-Lopez, e la Juve cade in casa contro il Sassuolo

Emiliani avanti con Frattesi, poi i bianconeri trovano il pareggio con McKennie.
Ma a tempo scaduto il francese regala i tre punti alla squadra di Dionisi.
Palo di Dybala sullo 0-0


Livia Taglioli


Il Sassuolo passa per la prima volta all'Allianz Stadium e supera la Juventus per 2-1. In vantaggio con l'erede di Locatelli, il 22enne Frattesi, i bianconeri colpiscono un palo con Dybala e trovano il pareggio con McKennie, prima che Maxime Lopez raddoppi al 95’. Per la Juve, quella che avrebbe dovuto essere “una gara da vincere per non sprecare il punto strappato a San Siro”, diventa invece una sconfitta pesantissima, che la costringe a vedere ancor da più lontano la vetta della classifica, ora distante 13 lunghezze. A conquistare i tre punti è la squadra di Dionisi, debuttante all’Allianz Stadium, grazie al secondo gol consecutivo in A di Frattesi e al raddoppio a tempo scaduto del francese. Per il Sassuolo è la seconda vittoria contro la Juve (17 i precedenti), dopo il successo del 2015, per la Juve il primo k.o. dopo 6 risultati utili consecutivi, ma soprattutto una mazzata sui suoi propositi di rimonta.

SEI NOVITÀ FRA I TITOLARI — Out Bernardeschi e Kean, la Juve si presenta con 6 novità, da Perin fra i pali, ai rientri di De Ligt e De Sciglio dietro, Rabiot e Chiesa sugli opposti in mezzo, e Dybala a far coppia con Morata in avanti, ricomponendo un tandem che mancava dalla gara contro la Samp, quando entrambi gli attaccanti uscirono per infortunio. Nel Sassuolo giocano Muldur e e Ayhan in difesa, ma la vera sorpresa è Defrel al posto di Scamacca davanti. Fuori invece Djuricic, Boga, Obiang e Romagna. La Juve parte inanellando quattro occasioni nei primi 7’, ma fra fuorigioco e Consigli (su tiro cross di De Sciglio) non traduce in gol un avvio ad alto tasso di pericolosità. Poi molla un po’ la presa, De Sciglio deve abbandonare per un infortunio al ginocchio sinistro lasciando il posto ad Alex Sandro, il Sassuolo non appare per nulla intimidito dall’avvio rombante bianconero.

QUEL PALO, E POI FRATTESI — La gara per lunghi minuti si assesta così su un dominio di palla e di metri della Juve, tanto evidente quanto poco produttivo dalle parti di Consigli, con il Sassuolo che alza un po’ il suo baricentro ed è pronto ad approfittare di ogni errore della Juve, soprattutto in uscita. Al 18’ Perin in tuffo deve superarsi per deviare in angolo una conclusione velenosa di Berardi. La Juve cuce gioco di buona qualità, con McKennie molto attivo negli inserimenti, Chiesa che accompagna l’azione d’attacco ogni volta che Morata ha il pallone fra i piedi, spesso partendo dalle retrovie dove ripiega con grande puntualità, e Dybala che arretra a far da raccordo, liberare spazi ed arrivare al tiro quando trova lo spiraglio giusto. E’ così che succede al 37’, quando l’argentino con un gran sinistro centra il palo con Consigli battuto. Ma tanta pressione in avanti non viene concretizzata, e a far la… Juve ci pensa il Sassuolo, ottimizzando le rade occasioni create: al 44’ Frattesi si inserisce in area, e con un destro in corsa trasforma in gol l’assist di Defrel.

MCKENNIE NON BASTA — Nella ripresa si presenta Cuadrado al posto di un inconsistente Rabiot, con Chiesa che va a sinistra. Il Sassuolo abbasso il ritmo e si difende più basso, facendosi quasi attendistico. In fase di possesso palla va per vie orizzontali, puntando al possesso più che allo sfondamento. La Juve si mantiene corta e compatta e si impone pazienza. Ma nel contempo alza i giri e produce due occasioni in due minuti: al 58’ Ayhan respinge con un ginocchio un bolide di McKennie con Consigli battuto, poi il portiere respinge su Dybala, e Chiesa di testa manda alto. Scamacca prende il posto di Raspadori, Kaio Jorge quello di Morata. La gara vive di folate, ma è un flipper che non premia la Juve. Le vie centrali restano affollate, sulle fasce Alex Sandro e Cuadrado trovano invece spazi per affondare i colpi. Ma il Sassuolo non si fa sorprendere, ed anzi non rinuncia ad avanzare quando trova qualche varco. La Juve attacca a testa bassa, una rovesciata di Kaio Jorge finisce fuori di poco, poi dal suo piede nasce il pareggio bianconero. Al 76’ il brasiliano pennella una punizione perfetta per la testa di McKennie, che svetta su tutti in area e angola una conclusione a fil di palo. Allegri non si accontenta, e a dieci minuti dalla fine toglie uno sfinito Locatelli e Danilo, mandando in campo Arthur e Kulusevski per il forcing finale. Ma la palla buona capita a Maxime Lopez, che al 95' gela l'Allianz condannando la Juve alla seconda sconfitta casalinga della stagione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/10/2021 14:58
 
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Zapata e Ilicic trascinano l'Atalanta:
tris alla Samp in rimonta



Blucerchiati avanti con Caputo, poi si scatena il colombiano c
he provoca l'autogol di Askildsen e sigla il gol del sorpasso.
Nel finale una perla dello sloveno chiude il match


Filippo Grimaldi

Chapeau, tutti in piedi: segna Ilicic. L’immagine-simbolo della serata del Ferraris (1-3) sta tutta nella magia di Ilicic che al 50’ della ripresa salta netto Yoshida e piazza un sinistro magico che vale l’1-3 finale. Atalanta che si aggancia con merito al treno delle grandi, con una prestazione importante (dopo il vantaggio di Caputo, l’autorete di Askildsen e il vantaggio di Zapata), che rimette a nudo i problemi di una Sampdoria che quest’anno non riesce proprio a trovare la giusta continuità. Vigore, furore. Ma anche idee maledettamente chiare, ritmi altissimi e capacità di coprire gli spazi in maniera sempre efficace, con ruoli spesso intercambiabili: con l’identikit tipico delle squadre di Gasperini (in tribuna perché squalificato), i nerazzurri strappano tre punti pesantissimi. Due squadre in emergenza (D’Aversa ha perso in extremis anche Augello a causa di problemi familiari e sostituito da Murru), ma la differenza alla fine sta nel valore globale delle due rose.

BOTTA E RISPOSTA — Avvio frizzante: al 4’ occasione d’oro per Zapata, a lungo mattatore della serata, un minuti dopo ci prova anche Maehle. Poi arrivano i fuochi d’artificio. Thorsby innesca alla perfezione Caputo che in contropiede controlla in corsa e batte Musso. Uno a zero. Ma l’Atalanta non si arrende, mette fisicità, corsa, pressing sul portatore di palla della Samp, e i blucerchiati soffrono. Malinovskyi si infila fra le linee, Candreva è in ritardo su Zappacosta, che serve Zapata, ma il tocco finale che taglia fuori Audero è di Askildsen (17’). La squadra di Gasperini non s’accontenta del pari e insiste. Murru perde una palla in uscita e ridà fiato alla spinta ospite: il solito Zappacosta serve Zapata, che anticipa il vano tentativo di Yoshida: 1-2 e qui la gara prende una direzione ben netta. Al 36’ grande pallone di Gabbiadini per Caputo, ma il pallonetto è impreciso e Musso è decisivo. Prima dell’intervallo c’è spazio per un’occasionissima di Malinovskyi, ma spara altissimo.

REAZIONE VANA — Gasperini sostituisce Palomino con Scalvini a inizio ripresa. La Samp ci prova: Caputo calcia a lato. D’Aversa alza Murru, sposta Candreva a destra, lascia Gabbiadini e Caputo come terminali alti. Gasp risponde con Pasalic per Ilicic. La Samp passa alla difesa a tre, ma tutte le soluzioni non danno esito, perché il fraseggio ospite, con i blucerchiati meno veementi del primo tempo, interrompe sul nascere tutti i tentativi dei padroni di casa di arrivare dalle parti di Musso. Quagliarella, subentrato a Gabbiadini, non punge. Ma lo spaccapartita è Ilicic al posto di Pasalic. Entra, accende la sfida, e dopo la palla dell’1-3 fallita sul colpo di testa di Zapata (36’) e un’altra buona occasione di Piccoli, lo sloveno s’inventa un gol da favola. Gara chiusa e tutta l’Atalanta va a far festa sotto il settore nerazzurro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/10/2021 15:02
 
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Barak risponde a Success: fra Udinese e Verona è 1-1

I bianconeri avanti dopo 3 minuti si fanno
raggiungere nel finale da un calcio di rigore


Francesco Velluzzi


Le partite si chiudono e l'Udinese prende un’altra lezione, incassando il quarto pareggio di fila (Samp, Bologna, Atalanta e Verona) alla Dacia Arena col Verona dell'ex tecnico Igor Tudor, che prende e porta a casa grazie a un rigore concesso dopo un lungo check da Marchetti e dal Var e trasformato dal nemico Barak che qui non ci è mai voluto stare. Finisce 1-1 lo scontro tra il tecnico croato e quello che qui gli fece da vice, Gotti. Così i bianconeri di casa rinviano ancora una volta l'appuntamento con la vittoria che manca dal 12 settembre (a Spezia) ed escono confusi e infelici dopo una partita che avrebbero dovuto stravincere. Il Verona risparmia troppi titolari rispetto all'abbuffata di gol con la Lazio ma si tiene a galla e alla fine produce l’acuto decisivo.

LA SFIDA — C'è tanta attesa per l'incontro tra i due allenatori. Gotti arriva prima in campo in abito scuro e aspetta Tudor, che esce in tuta. Tra i due c'è un lungo abbraccio, il bello del calcio. Poi si gioca e il tecnico dell'Udinese, che conosce ogni mossa del croato al quale ha fatto da vice, si piazza a specchio: 3-4-2-1 per entrambi. In casa Udinese c'è il forfait di Pussetto (mal di schiena) oltre a quello annunciato di Deulofeu. L'attacco, insomma, è in perenne emergenza. Gotti lancia subito il nigeriano Isaac Success e lo sistema con Pereyra dietro Beto. In mezzo rientra Arslan. Tudor ne cambia sette rispetto alla scorpacciata di gol di domenica con la Lazio. Fuori tutta la difesa: Dawidowic, Gunter e Casale (infortunato). In panca pure Lazovic, Ilic e soprattutto l'uomo della domenica Giovanni Simeone. In attacco con Barak, a supporto di Kalinic, torna Lasagna che non era titolare dalla gara col Genoa. Pure Caprari è fuori. Neppure il tempo di partire e dopo 2'29" l'Udinese è in vantaggio: Arslan recupera palla e serve Succes, che si sposta da sinistra a destra e batte Montipò con un bel tiro.

Tudor sposta ancora la difesa: Sutalo va a destra e Ceccherini a sinistra. Ma Arslan è una furia e Hongla e Veloso non lo prendono con facilità, il tedesco-turco corre e smista palloni. L'Udinese è padrona: al 24' Montipò nega il gol a Nuytinck, bravo di testa su corner. La fisicità bianconera si impone sul Verona che fa fatica. Udogie contiene Faraoni senza farlo mai partire, Tameze a sinistra trova sbarramenti. L'Udinese insiste è sempre su corner Beto colpisce il palo. Poi Montipò la tocca, sul successivo tiro ci rimette Faraoni che resta a terra. All'Udinese manca solo il raddoppio, il Verona è irriconoscibile rispetto a domenica, ma i cambi sono troppi.

IL SECONDO TEMPO — A inizio ripresa Tudor prova a sistemare le cose: dentro Caprari, Lazovic e Dawdowicz, Tameze si rimette in mezzo e Lazovic va largo a sinistra. L'Udinese comincia ad abbassarsi, Samir commette una prima leggerezza facendo finire un pallone innocuo in corner. Lazovic e Caprari creano più problemi e Barak, silenzioso nella prima parte e senza assistenza, comincia a imperversare. Al 15' l'Udinese si riaffaccia davanti ma Molina, dopo l'uno-due con Beto, calcia fuori. Gotti capisce che deve fare più attenzione e toglie l'esausto e bravo Success per inserire Stryger Larsen. Molina, meno adatto a coprire, va avanti con Pereyra. Il fortino bianconero regge, il Verona ha il pallino con Veloso che dirige l'orchestra, ma combina poco. Al 30' Pereyra se ne porta via quattro e tira, ma Montipò manda in angolo. È l'ultimo sussulto prima dello strano rigore che Marchetti concede dopo un lungo consulto con Doveri e Di Iorio al Var. Prima viene fischiato un fuorigioco, poi prevale la tesi del fallo di Becao su Barak (ma che sciagurato Walace, fin lì forse il migliore, che recupera una palla che si si fa subito sfilare). Il centrocampista va sul dischetto e trasforma davanti allo spicchio di tifosi veronesi e con tutta l'antipatia verso Udine. Finisce pari, con l'Hellas che ringrazia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/10/2021 15:07
 
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Roma, colpo in rimonta a Cagliari:
Mou sorride, Mazzarri trema

Tutto nella ripresa: la squadra del portoghese (in tribuna perché squalificato)
reagisce alla grinta iniziale dei sardi, spettacolare il gol vincente di Pellegrini su punizione


Andrea Pugliese


Un buon Cagliari ed una Roma di rimonta, condotta in porto dal suo capitano, Pellegrini, che la tira fuori dalle sabbie mobili con un assist e un gol decisivi per la serenità di tutto l’ambiente giallorosso. Ma è stata dura per i giallorossi, anche perché il Cagliari ci ha messo il cuore, sperando fino a metà secondo tempo di poter fare il colpaccio. Che poi, prima della rimonta giallorossa, glielo ha negato Rui Patricio con una superparata su Pavoletti (autore anche dell’1-0). Se il Cagliari fosse andato sul 2-0 sarebbe stata francamente dura. Invece poi ci ha pensato proprio Pellegrini, che prima ha servito l’assist ad Ibanez per il pari e poi ha colpito con un gioiello su punizione.

POCHI SPAZI — Mazzarri in extremis perde anche Godin e Strootman, con Nandez che alza bandiera bianca anche lui. Mourinho (per l’occasione in tribuna per squalifica, al suo posto il vice Joao Sacramento) non cambia invece nulla e va avanti con gli stessi undici di sempre. Ne viene fuori una partita in cui la squadra di casa gioca corta e compatta, con il 4-4-2 che in fase difensiva diventa 4-5-1 (è Joao Pedro ad abbassarsi e Marin a scalare in mezzo) e una Roma che non riesce mai a trovare il modo di rendersi davvero pericolosa. Gli spazi sono pochi, Mkhitaryan e Abraham girano a vuoto e il lavoro fatto da Vina e Karsdorp per smagliare la difesa avversaria non dà i frutti sperati. Così i giallorossi concludono i primi 45 minuti senza neanche un tiro in porta (le conclusioni di Cristante di testa al 15’ e di Zaniolo in pieno recupero finiscono fuori), nonostante vada alla conclusione 7 volte e abbia un possesso palla del 61%. Dall’altra parte, invece, il gol Mazzarri lo sfiora eccome, all’8’, quando Marin con una delle sue tante giocate pesca bene in profondità Bellanova, che approfittando di uno sbilanciamento di Vina colpisce in pieno la traversa. L’ombelico del gioco sardo è Marin, lo stantuffo è invece Lykogiannis, che mette in piedi un confronto anche molto fisico con Zaniolo. Si va però a riposo così, sullo 0-0.

SCINTILLE E GOL — La Roma corre allora ai ripari e torna in campo con El Shaarawy al posto di Mkhitaryan, per dare maggiore peso all’attacco giallorosso. A passare però è il Cagliari, con una bella iniziativa Carboni-Marin sulla sinistra, il solito buco difensivo di Vina su Bellanova e Pavoletti pronto ad insaccare da due passi. Poi Joao Pedro ci prova di testa e al 12’ Mou manda dentro Felix, il centravanti della Primavera, preferito a Shomurodov e Carles Perez. La Roma passa così al 3-4-1-2, con El Shaarawy e Zaniolo che giocano però molto alti e a volte portano la linea offensiva anche a 4. Ad andare però vicinissimo al gol è ancora il Cagliari, con Pavoletti che si divora il 2-0 da solo davanti a Rui Patricio, con tutta la porta spalancata. Scampato il pericolo la Roma ci prova con Felix in mischia (ribattuta decisiva di Pavoletti) e Zaniolo (colpo di testa di poco al lato) e al 22’ ci arriva ad un soffio dal pari, con il tiro al volo di Pellegrini (spaccata su assist di Karsdorp) che si infrange sulla traversa. Poi è Mancini a sfiorare il palo sugli sviluppi di un angolo, Rui Patricio a salvare con un autentico miracolo su colpo di testa di Pavoletti e Ibanez a pareggiare i conti di testa su calcio d’angolo. Il pari è meritato, con la Roma che nel frattempo ha aumentato i giri del suo motore. E al 33’ i giallorossi passano ancora con una punizione magistrale di Pellegrini. L’assalto finale del Cagliari porta ad un tiro da fuori di Zappa, molta confusione e le proteste del Cagliari per un presunto fallo in area di rigore di Mancini su Pavoletti proprio all’ultimo giro. Finisce così, con la Roma che mantiene il quarto posto ed il Cagliari ultimo in classifica, con Mazzarri che trema.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/10/2021 15:16
 
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L'Inter si rilancia a Empoli:
vince 2-0 e ritorna a -7 dal Milan



I nerazzurri tornano alla vittoria dopo il punto raccolto tra Lazio e Juve.
Decidono D'Ambrosio e Dimarco. Ad inizio ripresa espulso Ricci


Luca Taidelli

L'Inter reagisce nel modo migliore alla beffa via Var contro la Juve. A Empoli serviva vincere per non perdere altro terreno dalla vetta, D'Ambrosio e Dimarco provvedono. Una gara di sostanza (facilitata dal rosso a Ricci a inizio ripresa), tanto che dopo oltre due mesi Handanovic torna a tenere inviolata la porta. Per i fronzoli ripassare più tardi. La sensazione è che l'harakiri contro la Lazio abbia segnato una svolta anche nell'atteggiamento della squadra, ora meno sbilanciata e più solida. Dopo essere stati per una notte a -10 dal Milan, ora i nerazzurri devono battere l'Udinese e tifare Mourinho per apparecchiarsi un derby di fuoco, il 7 novembre.

LE SCELTE — Turno infrasettimanale chiama turnover. Andreazzoli tiene in panchina Haas e punta su Zurkowski, con Bajrami dietro alla coppia Cutrone-Pinamonti. Inzaghi (in tribuna per squalifica) fa riposare due intoccabili come Skriniar e Dzeko a favore di D'Ambrosio e Sanchez, entrambi all'esordio dal 1'. Dimarco prende il posto di Perisic, Gagliardini quello di Calhanoglu. In attacco guida Lautaro.

PRIMO TEMPO — L'avvio è un film già visto per i campioni d'Italia in trasferta. Come a Verona, Firenze e Reggio, l'avversario azzanna la partita e l'Inter fatica ad allentare la pressione, sporcando troppe uscite. Anche perché Brozovic, la fonte del gioco nerazzurro, ormai viene marcato come se fosse Lewandowski. L'Empoli spinge anche con i terzini: Parisi innesca subito l'ex Pinamonti, chiuso bene da Bastoni; Stojanovic scalda i guantoni ad Handanovic, salvato poi da D'Ambrosio che si immola su Luperto, lasciato solo a centro area e libero di controllare e calciare. Solo a metà frazione Dimarco bussa con un mancino smanacciato da Vicario. Non appena i padroni di casa abbassano il ritmo però D'Ambrosio (che rischia per un contatto in area su Bajrami) diventa decisivo anche nell'area opposta. Al 34' rompe la ripartenza, serve Sanchez e si inserisce beffando Vicario con un colpo di testa sulla pennellata morbida del cileno. Il gol, meno facile di quanto sembri perché la palla era molle ed è servita una gran frustata, è una mazzata per Bajrami&C. e gasa gli ospiti, che nel finale di tempo diventano arrembanti con Barella che si decide a cambiare marcia. Se il palo dell'azzurro era viziato da fuorigioco, Sanchez e Lautaro vanno vicini al 2-0 sempre su azioni innescate dalla sinistra, con Dimarco protagonista.

SECONDO TEMPO — Nessun cambio nell'intervallo, ma stavolta l'Inter esce dai blocchi più convinta e al 51' va in vantaggio anche di un uomo. Chiffi infatti mostra il rosso diretto a Ricci per un'entrata scomposta su Barella. Andreazzoli tampona con Haas, ma non toglie una punta bensì Bajrami e resta in piedi solo perché Sanchez segna in fuorigioco sulla stoccata di Darmian, che poi crossa per Gagliardini, il quale a colpo sicuro di testa centra il palo. Il miracolo di Vicario su Lautaro e il diagonale di Brozovic a fil di palo certificano il dominio interista. Il tempo di pensare che però certe gare una grande squadra le chiude che Dimarco sul secondo palo scarta la caramella del Toro e al 66' fa 2-0. Andreazzoli ne cambia tre in un colpo (fuori Cutrone, Bandinelli e Zurkowski per Mancuso, Asllani ed Henderson), mentre Inzaghi risparmia il finale all'ammonito Brozovic - al solito monumentale per come taglia e cuce - e a Sanchez con Vecino e Correa. Entra solo nei minuti finali Dzeko, che sarà fondamentale nei prossimi dieci giorni per il tris Udinese, Sheriff e Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/10/2021 15:25
 
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Lampo di Pedro: 1-0 alla Fiorentina e la Lazio sale al 6° posto



Gara bloccata ed equilibrata:
decide un sinistro dello spagnolo a inizio ripresa.
Poche le emozioni, in ombra Immobile e Vlahovic


Stefano Cieri

L’altalena Lazio risale su ancora una volta dopo essere andata giù. La squadra di Sarri torna subito al successo tre giorni dopo la batosta di Verona e il ritiro punitivo che ne è seguito. I biancocelesti si impongono con il primo 1-0 della stagione. Decide una perla di Pedro in apertura di ripresa. Una rete che rompe l’inerzia di una gara che fino all’intervallo è molto equilibrata e che anche nella ripresa vede i padroni di casa e la Fiorentina fronteggiarsi ad armi pari. A prevalere, non senza una logica, è la squadra di casa che cerca il gol con maggiore convinzione rispetto alla formazione toscana. Che tuttavia non dispiace affatto.

EQUILIBRIO TOTALE — Il primo tempo scivola via senza grandi emozioni, ma con tantissima intensità da parte delle due squadre. Che sostanzialmente si annullano a metà campo con le stesse armi: pressing asfissiante sui portatori di palla e aggressività esasperata nei duelli uno contro uno. Lo schieramento a specchio (4-3-3 per entrambe) favorisce questo sostanziale no contest. Sarri cambia mezza squadra rispetto a Verona (anche perché ritrova i due centrali Acerbi e Luiz Felipe, assenti al Bentegodi perché squalificati) e soprattutto ripropone in mezzo al campo Luis Alberto. Italiano risponde con la novità dell’inserimento di Sottil al posto di Nico Gonzalez, fermato dalla positività al covid. Poche le emozioni fino all’intervallo. La Viola spinge un po’ di più nella fase centrale della prima frazione e si fa viva con un colpo di testa di Vlahovic che finisce di poco sopra la traversa. Poi ci prova Castrovilli, ma aggiustandosi il pallone con il braccio (e l’arbitro Ayroldi lo ammonisce). Lazio più attiva invece nell’ultimo quarto d’ora. Lazzari costringe Terracciano ad un difficile intervento. La squadra di casa reclama anche un rigore per un contatto Terracciano-Milinkovic. Che effettivamente c’è, ma l’arbitro Ayroldi scorge un fallo commesso in precedenza dallo stesso Milinkovic.

SBLOCCA PEDRO — La ripresa comincia subito in maniera diversa. Le squadre cominciano ad allungarsi, le distanze aumentano e cresce la possibilità di penetrare in area. La prima occasione è della Fiorentina, al 5’: Torreira calcia fuori da ottima posizione. Due minuti dopo arriva il vantaggio della Lazio. Azione tutta di prima, impostata da Milinkovic per Immobile che serve di nuovo il serbo che smista per Pedro che fulmina Terracciano. Il vantaggio laziale costringe la Fiorentina ad alzare il baricentro, ad abbandonare la tattica della lotta a tutto campo per intraprendere una strategia fatta di un gioco più avvolgente per stanare la Lazio dalla sua metà campo. Il progetto riesce solo fino un certo punto. La Viola cresce, ma fa comunque fatica ad entrare nell’area avversaria. Ci prova il solito Vlahovic in un paio di circostanze, ma il suo angelo custode Acerbi è attento. Italiano prova così a rimescolare le carte. Inserisce Bonaventura (per Castrovilli), Saponara (per Callejon), Odriozola (per Venuti). E poi nel finale anche Terzic e Benassi (escono Biraghi e Duncan). Sarri puntella invece la sua squadra con Patric (per l’infortunato Luiz Felipe), Basic (per Milinkovic) e nei minuti finali con Moro e Leiva (per Pedro e Cataldi). Ma la girandola dei cambi non cambia l’inerzia della gara. Che sorride alla Lazio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/10/2021 15:30
 
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