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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Gabbiadini illude la Samp, Pavoletti la ribalta: che colpaccio del Cagliari!

Alla squadra di D'Aversa non basta il sesto gol consecutivo del suo attaccante.
Deiola trova il pari al 55' e al 71', la zampata vincente del bomber
dei sardi regala a Mazzarri 3 punti fondamentali per la salvezza


Filippo Grimaldi


Sarà un caso, ma i numeri raccontano che il Cagliari (successo per 1-2 ieri al Ferraris) ha conquistato sei dei suoi tredici punti (e le uniche due vittorie…) in campionato proprio contro la Sampdoria. Dopo il successo dell’andata a ottobre, la squadra di Mazzarri ha ribaltato ieri i blucerchiati dopo avere chiuso in svantaggio il primo tempo per il sesto gol negli ultimi sei turni di Gabbiadini, scavalcando il Genoa ed avvicinando lo Spezia. Poi, però, complice l’infortunio di Yoshida, i blucerchiati hanno perso sicurezza in difesa permettendo agli ospiti prima di pareggiare con Deiola e poi di piazzare il colpaccio con Pavoletti. Trascinatore assoluto, però, un inesauribile Joao Pedro, al tempo stesso solista e uomo-squadra. Nel finale, rosso diretto a Candreva (46’), per una spinta ingenua su Carboni a gioco fermo, proprio davanti alla panchina ospite.

EMERGENZA PER DUE — Nella sfida del Ferraris, D’Aversa deve rivoluzionare la sua Sampdoria per necessità, fra cessioni (Depaoli e Silva), infortuni (Damsgaard, Verre), squalifiche (Askildsen), coppa d’Africa (Colley) e positività al Covid-19 (Augello, Falcone): quindi avanza Bereszynski alla… Candreva, sposta quest’ultimo a sinistra inserisce Ferrari e Murru esterni in difesa e si affida alla coppia Gabbiadini-Caputo in attacco. Mazzarri, che ha perso le ultime tre gare di campionato, sta forse persino peggio: alla lunga lista degli infortunati, del nazionale Keita e dello squalificato Dalbert si è aggiunto Ceppitelli, fermato da un guaio muscolare. Via libera dunque per il neoacquisto Lovato e per Altare, al debutto dall’inizio in Serie A e una panchina con appena sei uomini di movimento. Il Cagliari parte bene, dà inizialmente buoni segnali, contro una Sampdoria che apparentemente fatica in fase di costruzione dando modo agli ospiti di gestire senza difficoltà il gioco. Ne sono la prova la doppia occasione per la squadra di Mazzarri (11’, Chabot mura Joao Pedro un attimo prima del tiro; 13’, errore di Ekdal e ripartenza di Marin che manca l’aggancio a Pavoletti), grazie alla superiorità creata in mezzo dalle ripartenze di Deiola e Marin, favoriti da una Samp troppo bassa.

LA SVOLTA — Tutto cambia al 18’, quando il magico assist di petto di Yoshida (Altare, che errore) per il bomber blucerchiato Gabbiadini (sesto centro di fila nelle ultime sei gare) porta in vantaggio la squadra di D’Aversa, che da lì in poi gioca tutta un’altra partita. Il Cagliari (contestato dai suoi tifosi) sbanda, arretra, non riesce a ripartire e un evidente scollamento fra mediana e attacco rende di fatto vani tutti i tentativi di Joao Pedro e Pavoletti. Volenterosi, questo sì, ma costretti ad andare a recuperare palloni a trenta metri dalla porta, con tutto quel che ne consegue. Tiri in porta nel primo tempo? Nessuno. I blucerchiati, invece, senza più l‘affanno di inizio partita e contro un avversario inconcludente, vanno in gestione e sfiorano ancora il gol con Candreva (25’) e, ancora, Gabbiadini (30’), il cui diagonale scivola a lato di un soffio. Nella ripresa D’Aversa perde quasi subito Yoshida, l’unico centrale difensivo che aveva a disposizione, per un guaio muscolare, sostituito da Dragusin.

RIBALTONE — E lì cambia la storia della partita, perché Marin (11’) vince un contrasto con Ekdal sulla corsia di destra, s’invola al centro e il suo passaggio per Deiola si trasforma nell’assist del pari: Audero mura il primo tentativo dell’avversario, ma nulla può sulla ribattuta. Uno a uno e Cagliari che si rianima, cresce, spinge e al 26’ va in vantaggio: errore di Ekdal, Lykogiannis calcia verso il centro dell’area, dove Pavoletti (tenuto in gioco da Chabot: il check Var conferma) va a bersaglio. D’Aversa ci prova con Quagliarella (e poi Torregrossa per Caputo), ma gli ospiti vanno vicinissimi all’1-3, con un contropiede di Marin che serve Joao Pedro, ma trova Audero alla ribattuta decisiva. Ma la Samp ha perso ormai lucidità, mostra stanchezza. E nervosismo: in pieno recupero Candreva fa cadere Carboni a gioco fermo: rosso diretto e blucerchiati in dieci, mentre l’onnipresente Joao Pedro al 50’ trova ancora Audero a chiudergli la porta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2022 21:02
 
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Olimpico show, Milinkovic salva la Lazio al 93':
con l'Empoli è 3-3!



Partita bellissima. Toscani in gol con Bajrami, Zurkowski e Di Francesco.
Immobile segna e sbaglia un rigore, il serbo (doppietta) rimedia nel recupero


Stefano Cieri

Un altro incredibile e pirotecnico pareggio interno per la Lazio, dopo il 4-4 con l’Udinese di un mese fa. Anche stavolta, come allora, il pareggio matura in pieno recupero al termine di una partita in cui succede tutto e il contrario di tutto, ma mentre in quell’occasione la Lazio era stata raggiunta nel corso dell’extra-time, stavolta riesce a riacciuffare il risultato. Pareggio giusto, anche se maturato in maniera singolare, tra due squadre molto simili, pur nella differenza dei valori. Bravissime quando si tratta di cercare il gol (creano e realizzano tanto), ma spesso imbarazzanti quando devono difendere. La Lazio concede due gol ai primi due attacchi subiti, altri ne rischia e poi ne concede un terzo nella ripresa. L’Empoli prende tre gol, lascia un’altra mezza dozzina di occasioni agli avversari (compresa una traversa e un rigore parato). Se per Andreazzoli, al netto della beffa finale, può andar bene così (il suo Empoli si conferma una bellissima realtà ed ha già la salvezza in tasca) per Sarri è l’ennesimo passo indietro di questa stagione vissuta sulle sulle montagne russe.

PARTENZA COL BOTTO — Tre gol nel primo quarto d’ora, la partita comincia subito con i botti. La Lazio si fa sorprendere dal solito Empoli sbarazzino e irriverente. Dopo otto minuti i toscani sono già sul 2-0 grazie al rigore trasformato da Bajrami e al gol di Zurkowski. L’1-0 matura al 6’ quando, su errato retropassaggio di testa di Hysaj, Strakosha esce alla disperata (e in ritardo) su Di Francesco, abbattendolo. Rigore ineccepibile che realizza Bajrami spiazzando lo stesso Strakosha. La Lazio accusa il colpo e sbanda e così, dopo appena due minuti, al secondo affondo degli ospiti, subisce di nuovo. Discesa di Stojanovic sulla destra, palla a Bajrami, il cui tiro-cross viene rimpallato da Luiz Felipe, ma finisce sui piedi di Zurkowski che non perdona. A quel punto la Lazio si sveglia e comincia a giocare. Il gol che riapre la gara arriva subito grazie al solito Immobile che - come da tradizione (sesto anno su sei) - segna alla prima gara del nuovo anno. Il cross è di Milinkovic, la girata di testa dell’attaccante anticipa tutti, Vicario compreso. La Lazio ritrova un briciolo di entusiasmo e continua ad accelerare, ma va all’intervallo ancora in svantaggio perché Vicario è attento sulla conclusione a colpo sicuro di Immobile, Luperto devia quel tanto che basta una conclusione insidiosa di Milinkovic e, soprattutto, la traversa respinge il tiro di Felipe Anderson che alla mezzora avrebbe potuto sancire il 2-2. Entrambe le squadre spendono una sostituzione già nel corso della prima frazione. Prima Acerbi (entra Patric), poi Parisi (lo rileva Marchizza) devono alzare bandiera bianca per problemi muscolari.

RIPRESA DA BRIVIDI — Il 2-2 arriva invece a metà ripresa grazie ad una splendida girata al volo di Milinkovic su cross di Felipe Anderson. Pareggio meritato a quel punto, visto che la Lazio in precedenza ha già sciupato altre tre palle-gol, con Pedro, Immobile e Anderson. Ma, una volta completata la rimonta, la squadra di casa commette l’errore di credere che la partita sia ormai in discesa. E invece l’Empoli è sempre sul pezzo e, alla prima opportunità, torna in vantaggio. Bella iniziativa sulla destra di Stulac (da poco entrato al posto di Bajrami) e palla a Di Francesco che, tutto solo a pochi passi da Stakosha, deve solo depositare in rete. Lazio di nuovo sotto, ma la squadra di Sarri riparte a testa bassa, prendendo la spinta anche dai cambi operati dal tecnico, che butta dentro Leiva e Zaccagni (escono Cataldi e Pedro). Il 3-3 arriva al 35’ sugli sviluppi di un angolo di Luis Alberto grazie alla deviazione di Patric. Ma, dopo un interminabile controllo al Var, la rete viene annullata per il tocco di mano del difensore. Cinque minuti più tardi, però, il pareggio sembra cosa fatta, quando l’arbitro Giua indica il dischetto per la gomitata di Luperto a Immobile. Ma l’attaccante tira troppo centralmente e Vicario respinge il penalty. Per l’Empoli si avvicina l’ennesima vittoria in trasfeta sul campo di una grande. E invece in pieno recupero la testa di Milinkovic, sul traversone di Zaccagni, svetta più in alto di tutti e fa 3-3. Pazzesco, rocambolesco, ma giusto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2022 21:06
 
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Caprari scatenato: il Verona vince
a La Spezia e inguaia Thiago Motta



Una doppietta dell’attaccante lancia l’Hellas (con 10 uomini in meno causa Covid) in Liguria.
Erlic accorcia ma è troppo tardi. Nel finale espulso Agudelo


Alla faccia del focolaio. Il Verona riparte con una vittoria sudata ma alla fine meritata contro un discreto ma incompleto Spezia. Meglio non poteva festeggiare il compleanno delle mille partite in Serie A. L’hombre della fiesta è un ragazzo veloce di piedi e di idee che si chiama Gianluca Caprari, quello che all’inizio faceva storcere il naso come sostituto del rimpianto (anche adesso?) Zaccagni. Thiago Motta, che ha appena incassato la fiducia della società, aveva molti meno giocatori positivi ma, vista la pochezza della rosa, più decisivi. E ha pagato dazio.

EQUILIBRIO — Infatti il bollettino Covid giocava a netto sfavore del Verona: 10 positivi per l’Hellas (altri due riscontrati ieri) a 4 per lo Spezia, ma due erano i probabili attaccanti titolari: Nzola e Manaj. Per fortuna di Tudor, solo un paio di titolari fissi sono stati colpiti, Faraoni e Montipò. Così il tecnico ha potuto schierare una formazione più che discreta per la millesima candelina in Serie A. Motta, memore della scoppola dell’andata (un 4-0 esagerato) si è cautelato con un 4-5-1 pronto a modificarsi in un tridente nella fasi d’offesa. Il Verona invece col suo schema fisso, e con le solite sfide uomo contro uomo. Il primo round è stato sostanzialmente equilibrato, con una leggera supremazia in manovra dello Spezia (bellissima l’azione che ha portato al tiro Reca, prodezza di Pandur in uscita) e una superiore pericolosità in ripartenza del Verona. In una di queste, Lazovic in triangolazione con Ceccherini ha colpito la traversa al secondo tentativo dopo il primo tiro rimpallato. Dunque, tutto sommato era giusto che la prima parte della gara finisse in parità.

CCO CAPRARI — Un errore di Kiwior a centrocampo al quarto d’ora del secondo round ha rotto l’equilibrio. Lasagna ha rubato palla, si è involato e ha passato a Simeone in area che ha servito (galeotto anche un rimpallo) Caprari che si trovava al posto giusto al momento giusto. Dieci minuti dopo il folletto gialloblù ha concesso il bis, con un gran tiro da fuori a fil di palo. A quel punto Motta, che aveva già inserito Verde per uno Strelec un po’ fulso, ha speso anche Antiste che si scambiava con Gyasi e lo stesso verde tra punta e trequarti. Ma è servito a poco, anche se nel finale si è scatenato Erlic. Con un bolide ha impegnato Pandur e poi, sul corner, ci ha messo la testa per il 2-1. Ma sono stati episodi, perché il Verona aveva in mano la partita e ha meritato di festeggiare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2022 21:11
 
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Magia di Destro, poi il solito Berardi:
Sassuolo-Genoa finisce 1-1



L'attaccante del Grifone torna a segnare con un gran colpo di tacco.
La squadra di Dionisi nella ripresa produce tanto e trova il pari con il suo capitano


Pierfrancesco Archetti

Terzo punto per Shevchenko, ancora a secco di vittorie; pareggio con qualche recriminazione per il Sassuolo. La prima partita dell’anno per le due squadre non ha vincitori ma viene nobilitata da Mattia Destro e Domenico Berardi. Sono loro a fornire le emozioni più calde in un gelido match. Il genoano porta avanti i suoi con uno splendido gol di tacco; l’azzurro, protagonista anche in altre occasioni, pareggia nella ripresa con una botta violenta da dentro l’area.

GOL E DIFESA — La rete di Destro dopo 7’ mette subito in discesa la partita per Shevchenko perché il Genoa può restare basso e cercare di sfruttare il contropiede sugli errori del Sassuolo. Però non sale. I neroverdi gestiscono il possesso ma non arrivano troppo vicino alla porta di Sirigu, cercano di sorprenderlo allora con i tiri da fuori, però le conclusioni di Berardi, Raspadori e Kyriakopoulos non impensieriscono il portiere. I difensori rossoblù non si distraggono nei duelli e il Sassuolo non sfonda.

ROTAZIONI — Infortuni, positività e mercato hanno rivoluzionato le formazioni: il Sassuolo lamenta nove assenze, tra cui quelle di Scamacca e Frattesi, Dionisi è costretto a sistemare Kyriakopoulos, di solito difensore, esterno alto a sinistra. Il Genoa non è messo tanto meglio, però può presentare forze fresche come il neoacquisto Hefti, laterale destro preso dallo Young Boys, e far tornare almeno in panchina Caicedo e Fares. Entrano nel finale. Vanheusden e Hernani partono titolari, oltre agli infortuni va messa in conto pure la squalifica di Sturaro, ma Portanova dà sostanza in mezzo.

IL PAREGGIO — Quando comincia il secondo tempo, il Sassuolo è più determinato e rapido e il Genoa paga la sua passività. Defrel trova un varco nelle protezioni degli ospiti e arriva davanti a Sirigu ma il portiere respinge l’occasione, quindi l’attaccante calcia sull’esterno della rete il secondo tiro. Ma è soltanto il prologo al pareggio di Berardi che sfrutta una corta respinta in area di Vanheusden. Il Sassuolo insiste ma Defrel, che sbaglia troppo, manda alto pure il possibile raddoppio e Berardi ci prova anche al volo ma non inquadra di poco la porta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2022 21:16
 
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Il Milan schianta la Roma, la vetta (provvisoria) adesso è a -1

Senza dieci giocatori il Diavolo piega i giallorossi con i gol di Giroud (rigore),
Messias e Leao (Abraham a segno per gli uomini di Mou).
Ibra sbaglia un rigore, espulsi nella ripresa Karsdorp e Mancini


Marco Pasotto


Più che la befana, a Milanello dev’essere passata una fata con la bacchetta magica che ha restituito al Milan in una volta sola tutto ciò che l’aveva fatto singhiozzare negli ultimi due mesi: gioco, spirito, punti, autostima. Il Diavolo, vittorioso già all’Olimpico, schianta la Roma anche a San Siro e inizia il 2022 mostrando i muscoli e gonfiando il petto. Tutti avvisati, anche chi non ha giocato come l’Inter, che ora si ritrova in scia i rossoneri separati da un -1 che gratta una bella dose di peperoncino sul derby in programma fra un mese esatto. Finisce 3-1 (Giroud su rigore, Messias, Abraham, Leao) ma poteva essere qualcosa di più ampio, da ambo le parti, se pensiamo che il Milan ha preso due traverse e sbagliato un rigore (Ibra), mentre Maignan ha fatto il fenomeno almeno tre volte. Una vittoria che fortifica una squadra priva di ben dieci giocatori tra infortuni, Covid e Coppa d’Africa. Un Milan ancora una volta più forte dell’emergenza, nella quale spesso ama esaltarsi. Il carbone allora è tutto per la squadra di Mourinho, che in pratica ha giocato soltanto i primi venti minuti della ripresa e, dopo l’illusoria vittoria con l’Atalanta, è ripiombata negli annosi problemi contro gli avversari d’alto bordo. Tanti, troppi errori in tutte le zone del campo e una reazione tardiva non hanno lasciato scampo di fronte a un Milan così agguerrito.

LE SCELTE — Fra le cose che Pioli chiedeva con maggior forza al 2022 c’era almeno un po’ di pace in ambito medico. Ma l’anno nuovo è iniziato com’era finito il vecchio: un elenco infinito di indisponibili, situazione ancora più surreale se consideriamo che diversi infortunati sono tornati a disposizione. Una sorta di interminabile turnover dell’infermeria. E così, se da un lato si registrano i graditi ritorni di Ibra, Rebic e Leao, dall’altro negli ultimi tre giorni sono spariti di scena Tatarusanu, Castillejo, e soprattutto Calabria (che a fine dicembre era tornato a lavorare in gruppo), Tomori e Romagnoli. Il club ha ufficializzato il Covid soltanto per il portiere, mantenendo la privacy per gli altri nomi, ma qui più che la forma conta la sostanza: Pioli ha dovuto inventarsi un’altra volta la difesa, schierando Kalulu e Gabbia centrali. La Coppa d’Africa ha completato l’opera: in mediana, senza Kessie e Bennacer, spazio a Tonali e Krunic. Davanti Giroud, assistito da Messias, Diaz e Saelemaekers. Per Mourinho una situazione decisamente più leggera, allietata dal ritorno di Pellegrini quaranta giorni dopo l’ultima apparizione. Un 3-5-2 in cui l’unica novità rispetto alle previsioni di vigilia è stata l’esclusione di Cristante, con Veretout al centro della mediana e l’ingresso di Mkhitaryan. Davanti, Zaniolo e Abraham a sfidare i baby centrali rossoneri (43 anni in due).

MILAN CORTO — Eppure Gabbia e Kalulu se la sono cavata. Certo, concedendo qualcosa e con giocate non sempre impeccabili, ma con buona personalità di fronte alla tecnica di Zaniolo e Abraham. La verità è che il Milan nei primi 45 è riuscito non solo a tamponare le assenze, ma anche a impossessarsi del match grazie a un’ottima interpretazione collettiva. Logico, non avendo stelle, ma non così scontato. E’ stato il Milan dei tempi migliori, feroce nel pressing e nel recupero palla nella metà campo altrui, e rapido nello spostarla da una parte all’altra del campo. A spiccare, in particolare, la condizione atletica: eccellente. Pioli in vigilia l’aveva fatto capire chiaramente. Rossoneri migliori nei contrasti, nei raddoppi e sulle seconde palle, tutto l’opposto di una Roma lenta, prevedibile e vittima di se stessa, con errori tecnici in numero ampiamente oltre il lecito. In mediana nel primo tempo non c’è praticamente stata partita, Tonali e Krunic hanno inaridito i terreni di Mkhitaryan e Veretout, mentre Pellegrini provava a infilarsi nella terra di nessuno a metà strada con la trequarti. Movimenti a cui il Milan, cortissimo e reattivo, non ha quasi mai abboccato, affidando poi la fase offensiva a tutti i suoi interpreti: le sgommate di Messias che hanno preoccupato parecchio Viña, le imbucate di Hernandez dall’altra parte, le sportellate di Giroud con Smalling. Due approcci diversi visibili fin dai primi minuti e infatti il Diavolo ne ha impiegati solo otto per passare. Siluro al volo di Hernandez e braccio largo di Abraham in area prima del super riflesso di Rui Patricio (alla faccia dei problemi alla schiena): controllo di Chiffi al monitor e rigore, trasformato da Giroud. Altri nove minuti e altro gol, emblematico perché innescato da un retropassaggio osceno di Ibanez che ha messo Giroud davanti a Rui Patricio: palo, rimbalzo e Messias a rimorchio nell’angolino.

SUPER MIKE — Due schiaffi che la Roma ha accusato visibilmente e la differenza di vivacità e lucidità fra le due squadre si è accentuata ulteriormente, anche se i giallorossi sono comunque riusciti a presentarsi un paio di volte molto pericolosamente davanti a Maignan. Prima con Zaniolo (errore di Kalulu, muro di piede del portiere francese) e poi con un colpo di testa di Abraham (riflesso eccelso del 16 rossonero). Al 40’ la Roma ha accorciato con l’inglese, lesto e scaltro a deviare a centro area un destro di Pellegrini. Finale di tempo decisamente nervoso: comportamenti poco onorevoli di Hernandez e Karsdorp, poi un rigore chiesto inutilmente da Zaniolo. La ripresa, almeno nei primi venti minuti, è stata esattamente speculare al primo tempo: Roma famelica, aggressiva e lucida, Milan rintanato e impaurito. A parte un break di Diaz – traversa piena –, il Diavolo ha dovuto nuovamente ringraziare super Maignan, efficace prima su Abraham e superlativo poi su una botta al volo di Mkhitaryan. La spinta della Roma ha iniziato a vacillare intorno a metà tempo, l’inerzia si è affievolita e il colpo di grazia è arrivato alla mezzora con l’espulsione di Karsdorp (secondo giallo). Il Milan ha picchiato ancora sui legni – incrocio dei pali di Florenzi su punizione – e poi la sfida si è adagiata definitivamente sul versante rossonero con il terzo gol di Leao (subentrato a Saelemaekers), spedito in porta da Ibrahimovic. Rui Patricio ha evitato un passivo peggiore parando un rigore allo svedese nel recupero, ma il fallo di Mancini su Leao è costato il secondo rosso di giornata alla truppa di Mourinho. Non benissimo in vista della Juve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2022 21:20
 
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Juve e Napoli, un punto a testa e molti rimpianti

Finisce in parità fra due squadre decimate dal Covid.
Gli azzurri schierano dal 1' i "quarantenati" Rrahmani, Lobotka e Zielinski.
Fra i bianconeri rientrano Chiesa e Dybala


Livia Taglioli


Il big match serale della prima giornata di ritorno finisce in parità: Chiesa risponde a Mertens, e fra Juve e Napoli finisce 1-1, dopo una partita intensa e vissuta sul filo dei nervi anche per le ore di grande incertezza che hanno preceduto il match, fra decisioni delle Asl, dubbi interpretativi e sorprese in formazione. Il risultato premia il coraggio del Napoli, che si è esaltato nelle difficoltà, mentre conferma la mancanza di continuità della Juve, capace di partire con aggressività, perdersi e poi ritrovarsi nell’arco di 90 minuti. Sfruttando al minimo sindacale il momentaneo stop dell’Atalanta (che non ha disputato il match contro il Torino).

PRESENZE ED ASSENZE—
54
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Koulibaly, Anguissa, Ounas, Osimhen, Malcuit, Meret, Fabian Ruiz. Spalletti completa la rosa degli assenti: i primi tre a causa della coppa d’Africa, gli altri fra Covid e strascichi. Con Mario Rui squalificato. Ma ad animare le ore precedenti o match è stato soprattutto il “caso” legato a Rrahmani, Lobotka, Zielinski: messi in quarantena dalla Asl 2 di Napoli, sono scesi in campo dal 1’. Un caso destinato a far discutere anche dopo il 90’. Anche la Juve fa la conta degli assenti: Pinsoglio e Chiellini fermati dal Covid, Bonucci da un guaio muscolare, Pellegrini e Kaio Jorge dall’influenza. Ma con Chiesa e Dybala al rientro, il primo schierato tra i titolari, l’altro in panchina per 66 minuti. Con Bernardeschi e il discusso Morata a completare il tridente d’attacco, il primo in attesa del rinnovo, il secondo di un via libera destinazione Barcellona. Intanto lo spagnolo gioca ventre a terra anche contro il Napoli, lottando e impegnandosi come da patto di ferro siglato con Allegri in settimana.

VANTAGGIO NAPOLI — Parte spavalda la Juve, che schiaccia subito sull’acceleratore creando due buone occasioni nei primi cinque minuti del match: Di Lorenzo devia una conclusione di Chiesa, McKennie di testa sbaglia mira d’un soffio su tiro di Bernardeschi dalla bandierina. Il Napoli però non sta a guardare, con Insigne, lui sì con la valigia ufficialmente in mano, che arriva due volte al tiro (alto). Il Napoli sposta in avanti il baricentro, ma soprattutto si muove in velocità, con pochi e precisi tocchi, che siano verticalizzazioni o passaggi ravvicinati. E arriva spesso dalle parti di Szczesny. Chiesa conclude con un pallone di poco alto una bella percussione. Mertens non sbaglia su assist di Politano: al 23’ il Napoli passa in vantaggio, col sesto gol del belga. La Juve accusa il colpo: perde ritmo e colpi, la sicurezza cala e l’affanno cresce. Tanto che il gioco diventa ancor più confusionario, le uscite sporche ed i tocchi sempre meno precisi. E un Napoli compatto e determinato non chiede di meglio.

CHIESA RITROVA LA VIA DEL GOL — Poi la Juve si scuote, e dopo l’intervallo torna in campo una squadra con più mordente: Morata conclude alto e al secondo affondo la Juve trova il pareggio. Al 54’ Chiesa, il maggior tiratore bianconero del match, si trova sui piedi un pallone invitante e non sbaglia, complice una deviazione di Lobotka. L’azzurro non segnava in campionato dal 22 settembre: per lui è il secondo gol, il quarto in stagione. E sfiora pure il raddoppio, una manciata di minuti più tardi, con Ospina che si oppone al suo gran destro in corsa. Szczesny dice di no a Mertens, quindi Allegri ridisegna la squadra, togliendo Rabiot e Bernardeschi. Con Bentancur e Dybala la Juve sembra ritrovare idee ed energie, con l’argentino che appena entrato impegna Ospina con un tiro dalla distanza. Sarà un biglietto da visita promettente ma senza seguito. Poi Kean e De Sciglio danno il cambio a Morata ed Alex Sandro, con Kulusevski che all’80’ rileva uno stanco Chiesa. Nel Napoli entrano Petagna e Zanoli. Ma le due squadre hanno già dato il meglio, Kean manda alto un colpo di testa a tempo scaduto, e il match si consegna al pareggio finale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2022 23:33
 
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SERIE A 2021/2022 20ª Giornata (1ª di Ritorno)

06/01/2022
Bologna - Inter (non disputata)
Sampdoria - Cagliari 1-2
Lazio - Empoli 3-3
Spezia - Verona 1-2
Atalanta - Torino (non disputata)
Sassuolo - Genoa 1-1
Milan - Roma 3-1
Salernitana - Venezia (non disputata)
Fiorentina - Udinese (non disputata)
Juventus - Napoli 1-1

Classifica
1) Inter(*) punti 46;
2) Milan punti 45;
3) Napoli punti 40;
4) Atalanta(*) punti 38;
5) Juventus punti 35;
6) Roma, Fiorentina(*) e Lazio punti 32;
9) Empoli punti 28;
10) Bologna(*) e Verona punti 27;
12) Torino(*) e Sassuolo punti 25;
14) Udinese(**) e Sampdoria punti 20;
16) Venezia(*) punti 17;
17) Spezia punti 16;
18) Cagliari punti 13;
19) Genoa punti 12;
20) Salernitana(**) punti 8.

(gazzetta.it)


19ª giornata: Udinese - Salernitana non disputata per il forfait della Salernitana causa Covid-19, in attesa di
decisioni circa un probabile 3-0 a tavolino per l'Udinese (salvo ricorsi sportivi).
20ª giornata: Bologna - Inter, Atalanta - Torino, Salernitana - Venezia e Fiorentina - Udinese non disputate
per forfait di almeno una delle squadre a causa del Covid, in attesa di ulteriori decisioni.
(*) una partita in meno
(**) due partite in meno
07/01/2022 09:02
 
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Milan, com’è bella Venezia: Ibra e Theo show.
Diavolo sempre a -1 dall'Inter

I rossoneri confermano l’ottimo momento.
Zlatan segna e poi cede un rigore a Hernandez, che aveva raddoppiato.
Lagunari mai pericolosi e in dieci nella ripresa (espulso Svoboda)


Marco Pasotto


Una passeggiata in Laguna che per il Milan ha quasi del romantico, considerando che sono arrivati (altri) tre gol, non ne sono stati presi, non ci sono state sgradevoli novità in infermeria (di questi tempi è una notizia) e Ibra ha cavallerescamente ceduto un rigore a Hernandez. Il Venezia finisce sott’acqua 3-0, spinto sul fondale dai gol di Zlatan e dalla doppietta di Hernandez, impreziosita dalla fascia di capitano. E’ un Diavolo che si conferma in forma scintillante e che nelle ultime tre uscite – Empoli, Roma e oggi – ha messo in buca 10 gol. D’altra parte, prima dei due crash test consecutivi con Juve (23 gennaio) e Inter (6 febbraio), occorreva dare massima continuità ai risultati e così sta avvenendo. Ulteriore pressione sulle spalle dei nerazzurri, con un primato provvisoriamente passato di mano. Smaccato il gap tecnico fra le due squadre al Penzo, non c’è praticamente stata partita se pensiamo che Maignan non è mai stato coinvolto in un intervento “vero”. Quando poi all’ora di gioco i padroni di casa sono rimasti in dieci (espulso Svoboda), è stato scritto l’epitaffio sul match. Pioli ha festeggiato col sorriso le 400 panchine in A, il Venezia non vince dal 21 novembre e ha raccolto solo 2 punti nelle ultime 7 uscite. Una miseria.

LE SCELTE — Zanetti deve rinunciare agli squalificati Caldara e Tessmann, oltre a Ebuehi partito per la Coppa d’Africa. In porta confermato Romero, Svoboda al posto di Caldara, il neo acquisto Cuisance subito nella mischia da mezzala destra e tridente con Aramu, Henry e Okereke. Pioli si è ritrovato nella stessa situazione – tragica – vissuta con la Roma: dieci giocatori out tra infortuni, Covid e Coppa d’Africa. Tre cambi rispetto alla sfida coi giallorossi: Bakayoko per Krunic, Leao per Messias (con Saelemaekers a destra) e Ibra per Giroud. Confermata in blocco la difesa d’emergenza, con Kalulu e Gabbia davanti a Maignan. Il Milan però riesce a mettere immediatamente in discesa il match. Il cronometro segna un minuto e 58 secondi quando Ibra appoggia in rete comodo comodo in area piccola santificando l’eccezionale lavoro in fascia di Leao, genialmente lanciato in profondità da Hernandez. Rafa si esibisce nel suo repertorio migliore – scatto, progressione, avversario saltato, servizio per il compagno -, ma la fase difensiva veneta è da bollino rosso, con Svoboda che fallisce malamente l’intervento e Ceccaroni che abbocca al movimento di Ibra. Per Zlatan il Venezia è la vittima numero 80 nei maggiori cinque campionati europei: applausi. Il gol a freddo ovviamente gasa il Diavolo e terrorizza il Venezia, che sulla sua fascia destra finisce in centrifuga, con Mazzocchi e Svoboda incapaci di contenere le sgommate di Theo e Leao.

FACILITÀ DI GIOCO — E’ un Milan che esibisce straordinaria facilità di gioco, che entra nel cuore degli avversari con modalità disarmanti. Cuisance non se la cava affatto male per essere al debutto, ma Tonali gli sta col fiato sul collo e ovviamente per il francese è un problema enorme. Mazzocchi tenta qualche percussione interessante, i tre davanti si scambiano spesso posizione ma quando si arriva sulla trequarti emergono evidenti limiti tecnici. Nella scelta dell’ultimo (e anche del penultimo) passaggio. Nella scelta degli spazi da riempire. Limiti che diventano una zavorra nel quarto d’ora in cui gli uomini di Zanetti prendono coraggio e fanno abbassare il Milan (al 25’ recupero fantastico di Tonali su Okereke lanciato a rete). Limiti che il Diavolo non ha: nel giro di pochi minuti vanno al tiro Hernandez, Florenzi e Leao, con Romero che fa buona guardia. E’ di nuovo un Venezia intimidito ed è un peccato perché il Milan nell’ultima parte di tempo diventa presuntuoso, gioca come si trovasse sul tre a zero. Infatti Pioli si arrabbia e Florenzi all’intervallo avvisa in tv: “Se abbassiamo la guardia vuol dire che siamo una squadra che non vuole lottare per grandi traguardi”.

IBRA GALANTUOMO — Il problema viene risolto subito, perché nella ripresa il Milan colpisce immediatamente, come nei primi 45. Dialogo a memoria Diaz-Leao-Hernandez con Theo che va via di potenza al povero Mazzocchi e di potenza infila Romero. La partita si chiude definitivamente molto presto. Minuto numero 12, Svoboda completa il suo pomeriggio da film horror prima servendo Ibra con un retropassaggio svagato e poi murando con una mano davanti alla porta il tiro di Hernandez. Irrati ovviamente lo caccia. Ibra, dopo i ripetuti errori, cede il dischetto allo stesso Theo – la maturità dei 40 anni… -, che serve il tris. Con quel punteggio, e in superiorità numerica, cala il sipario. Per Pioli diventa la partita adatta a fare le rotazioni più utili nell’ambito dei vari minutaggi (giovedì c’è la Coppa Italia), per il Venezia l’obiettivo è quello di evitare l’imbarcata pesante. Finisce così, senza altri sussulti, se non il piacere in casa rossonera per l’esordio in A del Primavera Stanga, al posto di Florenzi nel finale. Tutto (troppo) facile per il Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/01/2022 23:45
 
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Il Sassuolo col trio meraviglia italiano
travolge l'Empoli e lo aggancia



Berardi la sblocca su rigore, poi le doppiette per Raspadori e Scamacca.
I toscani (in gol di Henderson) crollano dopo il rosso a Viti


Pierfrancesco Archetti

Il Sassuolo torna a vincere dopo un mese grazie ai suoi gioielli azzurri Raspadori, Berardi e Scamacca, tutti in rete. Il risultato non lascia alibi all’Empoli che pure si è lamentato per l’espulsione di Viti dopo un’ora e per il gol del 3-1, secondo i toscani irregolare. Ma gli ospiti sono stati superiori anche prima. Una bella rivincita per l’allenatore del Sassuolo, Dionisi, che un anno fa portò in A l’Empoli ma che da queste parti non è più troppo amato.

DOMINIO — Già il primo tempo è dominato dal Sassuolo: due gol da una decina di occasioni, ritmo alto, facilità di tiro. Berardi si guadagna il rigore al 13’ (fallo di Henderson) e infila per il suo decimo centro in campionato. L’Empoli però al primo tiro in porta pareggia tre minuti dopo con una zampata di Henderson che sfrutta un’incertezza di Lopez in area. Ma gli ospiti non si fermano. Viti salva sulla linea un tentativo di Toljan, ma Raspadori al 24’ taglia a fette le blande protezioni dell’Empoli. Dalla trequarti punta l’area, salta Ismajli e di destro infila sull’angolo lontano. Tutto molto bello. I padroni di casa cercano di rialzarsi con Pinamonti (bene Consigli) e Cutrone (alto) ma ancora i neroverdi potrebbero allungare con Ferrari a cui non riesce la deviazione di tacco.

E MOSSE — Il Sassuolo può convocare Scamacca e Frattesi, ma all’inizio Dionisi deve sistemarli in panchina. Il tecnico è ancora alle prese con sette assenze: la formazione è uguale a quella che ha pareggiato con il Genoa giovedì. Ma tutto funziona meglio. L’Empoli ha mezza difesa fuori causa, la coppia centrale è formata da Ismajli e Viti, in attacco torna titolare però Pinamonti. Di Francesco deve uscire dopo mezz’ora, entra Cutrone a far coppia in attacco.

IL CROLLO — Nella ripresa Andreazzoli immette subito Ricci e Tonelli per Marchizza e Stulac. Ma dopo un paio di squilli delle punte, le speranze dell’Empoli si azzerano quando Viti viene espulso al 60’ per una doppia ammonizione in due minuti, sempre per trattenute su Berardi. Dionisi fa entrare Frattesi e Scamacca, il Sassuolo allunga su un’azione contestata. Raspadori ruba palla a Tonelli che cade per una trattenuta leggera, l’arbitro Volpi non fischia, Berardi offre il 3-1 a Scamacca che non sbaglia. Anche per la Var è tutto regolare. Non c’è più partita quando il Sassuolo va sul 4-1. Botta di Scamacca, Vicario devia sulla traversa e Raspadori insacca a porta vuota chiudendo la sua giornata da migliore in campo. Nel recupero è Frattesi a mandare in porta Scamacca per il 5-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/01/2022 23:52
 
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Una magia di Petagna punisce la Samp.
Il Napoli torna a correre, ma Insigne va k.o.

Una mezza rovesciata dell'attaccante regala i tre punti a Spalletti
che però non può sorridere per l'infortunio del suo capitano


Maurizio Nicita


Gli azzurri espugnano il Maradona dopo tre sconfitte consecutive e ritrovano il successo che mancava dalla vittoria con il Milan. Confortante la prova della squadra, sempre padrona del campo che fa fatica a trovare il gol ma non subisce mai l’avversario. La risolve Andrea Petagna, il migliore in campo, non solo per il bel gol ma per il lavoro tattico svolto per tutti i 90’. La Samp ha schierato il meglio in avanti ma non ha mai impensierito il Napoli, che difende il terzo posto e ora spera nel rientro di Osimhen (ieri negativizzato) e di Fabian, visto nel finale. Peccato solo per l’infortunio a Insigne.

RIECCO SPALLETTI — Ormai è inutile parlare degli assenti, parecchi da ogni parte. La notizia è che si rivede in panchina Spalletti, negativizzatosi in mattinata per stare accanto ai suoi ragazzi. Con D’Aversa condivide carenze di difensori, ma a quest’ultimo forse manca di più Candreva, l’uomo di raccordo per le due fasi. Per cui la Samp mantiene baricentro basso e linee strette ma si vede poco davanti, dove ci sono due ex come Gabbiadini e Quagliarella isolati e autori degli unici due conclusioni del primo tempo: alta la prima, tiraggiro parato la seconda. Per il resto è solo Napoli, che controlla sempre il pallone ma trova poca profondità e la velocità di esecuzione non è impeccabile.


STOP INSIGNE — Poco pubblico ma occhi puntati su Lorenzo Insigne che prova a inventare qualcosa - bella una verticale su Ghoulam - ma poi in un’accelerazione si stira all’adduttore destro ed è costretto a uscire. Spalletti inserisce Politano a destra e così Elmas si sposta a sinistra. Ora il Napoli cerca di stringere i tempi e chiudere la Samp negli ultimi venti metri. L’urlo del gol resta in gola a Juan Jesus che segna con bello stacco di testa su cross di Politano. Ma il brasiliano, che l’ultima rete in A l’aveva segnata proprio ai blucerchiati nel novembre 2018, ha un piede in fuorigioco, giusto annullare. L’episodio scuote il Napoli che attacca con intensità. Elmas e Mertens triangolano in velocità e Thorsby tira giù il belga, ma Ferrari respinge corto e Petagna con una elegante sforbiciata di sinistro sblocca la partita.

D’AVERSA CAMBIA — Il tecnico dei liguri deve sostituire il portiere Audero (caduto male sul fianco sinistro con Falcone) ma cambia soprattutto sistema lanciando il neo acquisto Rincon (al posto di Ekdal non al meglio), schierato centrale basso con Torsby e Askindsen. Si passa al 4-3-3 con Quagliarella centravanti e Gabbiadini col giovane (2002) Ciervo larghi. Ma è sempre il Napoli a tenere il pallino del gioco. E la Samp non riesce ad alzare il baricentro. I padroni di casa sfiorano il raddoppio specie con una bella azione Petagna-Elmas-Mertens, ma la conclusione del belga è a lato. D’Aversa inserisce anche Caputo affiancandolo a Quagliarella, con Gabbiadini trequartista, ma è ancora il Napoli a sfiorare il raddoppio con un bel sinistro di Petagna parato e uno di Mertens fuori di poco. Spalletti inserisce il nuovo acquisto Tuanzebe per dare riposo all’encomiabile Ghoulam, con l’inglese che va in mezzo e Juan Jesus che scivola a sinistra. La Samp non riesce a concludere verso la porta e il Napoli merita di vincere.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/01/2022 23:56
 
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