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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Con Blessin è un altro Genoa.
Ma sciupa tanto e l'Udinese ringrazia

L'allenatore al debutto dà un'impronta diversa ai rossoblù
che non sfruttano le numerose occasioni per andare a segno.
Friulani mai pericolosi. Espulso Cambiaso al 79'


Filippo Grimaldi


Vecchi limiti e nuove speranze. Il Genoa dà un segnale di risveglio, strappa un punticino contro una modesta Udinese, ma la strada per la salvezza rimane quanto mai complicata. La squadra di Cioffi ringrazia: limita i danni, crea nulla sul piano offensivo, va in affanno in difesa, ma se la cava perché ha davanti un avversario intraprendente in attacco,ma poco preciso. I rossoblù creano, sì, però sotto porta mancano precisione e sincronismi. Certo, i primi segnali di una squadra finalmente aggressiva e votata all’attacco, come promesso da Blessin, quarto tecnico della stagione oggi all’esordio sulla panchina rossoblù, si iniziano già a intravedere. Ma servirebbe loro, la strada è lunga e il tempo inizia a scarseggiare.

SCHIERAMENTI — Lo spirito, certo, è diverso: il tecnico tedesco parte con un 4-3-3 che promette scintille. E, in effetti, l’Udinese di Cioffi (di nuovo con Deulofeu disponibile) va in affanno sin dalle fasi iniziali. Rispetto al recente passato, il ritmo dei rossoblù è altissimo e gli ospiti (con Soppy titolare in extremis al posto di Udogie, che ha accusato un problema nel riscaldamento e sarebbe poi entrato solo a metà ripresa) si chiudono e sbandano sul pressing altissimo dei padroni di casa. Silvestri (3’) è decisivo per salvare il pari nella doppia ribattuta su Ekuban e Yeboah e i cinque angoli nei primi sei minuti di gioco a favore dei padroni di casa legittimano una superiorità evidente, ma poco proficua. L’Udinese va a sprazzi, s’arrocca davanti alla sua area, ma così facendo lascia senza rifornimento l’attacco e la manovra ne risente. Su un pallone svirgolato da Nuytinck (15’), che colleziona un errore dopo l’altro, Yeboah manca l’aggancio davanti a Silvestri e sfuma così un’altra occasione per i padroni di casa. Che mantengono il possesso palla, stondano spesso per vie centrali, ma palesano la vecchia e ben nota difficoltà offensiva, in attesa che il mercato trovi le soluzioni giuste. Ma il Genoa fatica e al 28’ l’Udinese crea l’unica occasione del suo primo tempo, quando il pallone su un angolo di Deulofeu va pericolosamente verso la porta rossoblù, costringendo Sirigu alla respinta. Ma è l’unico fuoco di un’Udinese che, tutto sommato, respinta la prima sfuriata rossoblù, non corre altri veri pericoli. Anche perché il Genoa continua a sbagliare l’impossibile, quando Destro (32’) manca l’aggancio al limite dell’area piccola. Il sessanta per cento di possesso palla della squadra di Blessin all’intervallo vale nulla sul piano pratico, anche se gli ospiti non fanno tiri in porta.

INEFFICACIA — La spinta del Genoa resta costante anche nella ripresa: il diagonale sporco di Portanova (10’) si spegne vicino al palo alla destra di Silvestri, ma l’Udinese, davvero bruttina, resiste. Blessin sceglie Cambiaso al posto di Vasquez, per dare più spinta alla corsia di sinistra. Niente da fare: la squadra di Cioffi, nella sua peggiore versione stagionale, resiste. Yeboah (25’) in contropiede calcia addosso a Silvestri e Portanova - in fuorigioco - manca la porta. I friulani non incidono: Success sostituisce Beto, Udogie rileva Soppy. Scintille fra Arslan e Portanova, ammoniti entrambi, come Deulofeu (che era in diffida e salterà la sfida con Torino alla ripresa del campionato). Il finale lascia il Genoa in dieci dal 34’ per il secondo giallo a Cambiaso: Blessin mette la squadra con il 4-3-2, ma l’inferiorità numerica non spegne il furore del Genoa. Che esce fra gli applausi del suo pubblico, mentre Cioffi tira un sospiro di sollievo. Per gli ospiti un punto pesantissimo in chiave-salvezza. Per il Genoa, invece, il pari è amaro. Hefti, Vanheusden e Portanova, oggi trascinatori in campo, non sono bastati per conquistare la prima vittoria in casa del campionato di un Grifone che resta sott’acqua.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2022 22:50
 
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L'Inter prova la fuga con un'altra rimonta:
Dzeko stende il Venezia al 90'

La capolista va sotto per il gol di Henry, ma Barella e il bosniaco
nel finale danno tre punti pesantissimi a Inzaghi


Filippo Conticello


La testata di Dzeko, che spunta dopo una vita e quando meno te l’aspetti, renderà forse più dolce la sosta di Simone, però non gli toglierà qualche pensiero dalla testa: la sua Inter strappa una vittoria di estrema sofferenza contro un coraggioso Venezia, però si intravede qualche smagliatura nella squadra finora cannibale. Prima il pari con l’Atalanta, poi il turno di Coppa Italia passato con fatica disumana contro l’Empoli e adesso quest’altra rimonta casalinga strappata ancora all’ultimo soffio: non è certo il momento migliore per l’Inter di Inzaghi che, evidentemente, sta tirando il fiato dopo aver a lungo corso. Non una spia di allarme, ma un monito prima della sosta che anticipa il derby. E pure il Venezia, più forte delle assenze e del covid, se ne va da San Siro come chi sa che, con questo spirito, la salvezza si avvicina.

SUBITO SOTTO — In avvio la sorpresa interista è l’assenza di Dumfries a destra, con la risalita nelle gerarchie di Darmian, titolare per la terza partita di fila. Il Venezia, rincuorato dall’ultimo giro di tamponi negativi in mattinata, deve comunque sostituire cinque positivi: così imbastisce un 3-5-2 più difensivo rispetto all’andata in Laguna, con il trio italiano Caldara-Modolo-Ceccaroni per tenere a bada la Dze-La interista, Ampadu e l’ultimo arrivato Ullmann sulle due fasce e Henry a far da calamita per i palloni davanti. Non è l’Inter dei tempi belli, però: la manovra si inceppa al limite dell’area e spesso ci si riduce a telefonare con dei prevedibili cross in mezzo. Insomma, per la seconda partita su due l’approccio dei campioni di Italia risulta rivedibile e anche stavolta arriva una beffa: in una delle pochissime ripartenze venete, su cross di Ampadou, Henry è controllato male da Skriniar e trova la zuccata sotto la traversa. Nell’occasione Handa si dimostra un po’ impacciato e dopo 19’ minuti l’Inter finisce improvvisamente sotto.

IL PARI — Il gol è un propellente per il Venezia che deve, però, correggere leggermente il piano partita quando il play Vacca subisce un brutto infortunio muscolare, eppure in pochi minuti con due micro-incursioni i veneti riescono a far ammonire prima Barella e poi Bastoni. Segnali di un match molto più complicato di quanto ci si sarebbe immaginato, anche perché la squadra di Inzaghi fa una fatica enorme a risalire la corrente e a sfondare contro il muro avversario. Anzi, spesso si trova costretta ad azzardare sterili conclusioni da fuori. Un tentativo di rovesciata di Lautaro ad alto tasso di teatralità diventa una piccola miccia, un segnale di reazione e così, prima della fine del primo tempo, arriva il pari con un lampo di vera Inter: cross in allungo di Darmian, sinistro affilato al volo di Perisic e, sulla risposta del portiere Lezzerini, tap-in di Barella per l’1-1. L'azione è viziata da un possibile fallo di Dzeko su Modulo, ma la Var non può intervenire perché c'è un successivo cambio di possesso.

SECONDO TEMPO — Il secondo tempo inizia con Dimarco per Bastoni e la logica di Inzaghi è chiara: evitare un secondo giallo per il difensore e traghettare ancora di più la palla davanti sulla corsia mancina. Ai nerazzurri, però, soprattutto nelle ultime settimane è mancata la centrale offensiva del gol: soprattutto Dzeko, utilissimo comunque nelle sponde, non pare più lui sotto porta. Anche stavolta arriva un filo in ritardo su un’occasionissima di testa e, soprattutto, spara incredibilmente sopra la traversa il più facile dei tap-in dopo una risposta difettosa di Lezzerini su colpo di testa di De Vrij. Sarebbero occasioni da sfruttare in una partita ormai impolverata, senza contare che il Venezia dimostra di saper armare pure interessanti ripartenze, come nel caso di un sinistro di Okereke controllato da Handanovic.

IL RIBALTONE FINALE — A 20 minuti dalla fine Inzaghi usa nuova benzina e azzarda un cambio triplo: fuori Darmian, Barella e Lautaro, dentro Dumfries, Vidal e Sanchez. Ma non sono loro a dare gli ennesimi tre punti, più faticosi di molti altri: è Dzeko con uno stacco dei suoi all’89 su cross dell'olandese. Se c’era un modo per cancellare i tanti errori e interrompere il lungo digiuno, eccolo. Soprattutto con un derby decisivo all'orizzonte.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2022 23:01
 
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La Lazio è tutta nel palo di Zaccagni:
un'Atalanta decimata strappa lo 0-0

Senza otto titolari, la Dea,
che nel finale aveva in campo due Primavera,
concede pochissimo alla squadra di Sarri


Stefano Cieri


Senza gol e con pochissime emozioni. Lazio e Atalanta, che negli ultimi anni si sono sempre contraddistinte per la notevole produzione offensiva (in generale e anche negli scontri diretti), stavolta si concedono una pausa. Lo 0-0 va bene all’Atalanta che si presenta all’Olimpico con una formazione a dir poco rimaneggiata e una panchina praticamente inesistente, composta quasi esclusivamente da ragazzi della Primavera. Gasperini imposta logicamente una partita accorta e porta a casa un risultato più che lusinghiero viste le premesse. La Lazio fallisce invece l’ennesima occasione della sua stagione. Anche a Sarri manca qualche elemento, ma la formazione biancoceleste è comunque decisamente più strutturata. La prestazione non è però all’altezza della situazione. Poche idee, scarso temperamento, un solo vero lampo in 90 minuti (il palo di Zaccagni). Troppo poco per poter recriminare.

PRIMO TEMPO BLOCCATO — Il primo tempo scivola via senza grandi emozioni. La Lazio ci prova solo nel finale con un tiro, senza troppe pretese, di Milinkovic che finisce alto, mentre l’Atlanta si rende pericolosa qualche minuto prima con un conclusione interessante di Scalvini che viene però rimpallata, in piena area laziale, dal compagno di squadra Piccoli. A Gasperini mancano ben dieci giocatori, sette dei quali fermi perché positivi al covid (se ce ne fossero stati altri due la partita non si sarebbe giocata). Così l’Atalanta fa di necessità virtù ed imposta la gara sul presidio cosante e implacabile del centrocampo, con l’obiettivo di spegnere tutte le fonti di gioco laziale. Il giovanissimo Scalvini viene sguinzagliato nella zona di Milinkovic, Freuler cura invece Luis Alberto, Zappacosta e Pezzella presidiano le fasce, ricorrendo di tanto anche alle maniere forti (entrambi vengono ammoniti dall’arbitro Sozza). Il trio difensivo Djimsiti-Demiral-Palomino non concede nulla a Immobile, Anderson e Zaccagni. La Lazio, come spesso le succede in questi casi, si impigrisce, rallenta il ritmo invece di alzarlo. La conseguenza è un primo tempo senza guizzi. Anche a Sarri manca qualche pedina importante. I titolari assenti sono tre, cui si aggiungono le defezioni di altri due panchinari. Il tecnico della Lazio riesce comunque a mettere un campo una formazione che non si discosta troppo da quella migliore, mentre l’Atalanta è lontanissima da quella titolare.

RIPRESA PIU' VIVACE — La ripresa rispecchia sostanzialmente l‘andamento della prima frazione di gioco, anche se qualcosina in più entrambe le squadre combinano in fase conclusiva. L’Atalanta ci prova due volte con Miranchuk. Nella prima occasione il russo non trova di poco la porta, sulla seconda tira un po’ debolmente favorendo l’intervento di Strakosha. Tra le due opportunità dell’attaccante atalantino c’è anche la palla-gol più clamorosa della serata. E’ di Zaccagni che, sul cross di Milinkovic, stoppa la palla e tira a colpo sicuro prendendo il palo. L’episodio scuote per un po’ la Lazio che però poi ricade subito vittima dei suoi timori. Ci provano Luis Alberto e Marusic, ma con poca fortuna. Sarri prova a rianimare i suoi inserendo Lazzari per Hysaj e poi Basic per Luis Alberto, ma la sostanza non cambia. Gasperini si copre invece con Maehle e Toloi (per Scalvini e Miranchuk), poi nel finale butta dentro due Primavera, De Nipoti e Sidibe. C’è gloria anche per loro nello 0-0 dell’Olimpico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/01/2022 23:05
 
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Nervi tesi e due rigori sbagliati,
la Fiorentina in 10 riprende il Cagliari: 1-1

Mille emozioni in Sardegna: Biraghi sbaglia un rigore e Joao Pedro torna al gol.
Poi il brasiliano fallisce il raddoppio dal dischetto e in inferiorità
numerica i viola pareggiano con Sottil che provoca i tifosi sardi


Francesco Velluzzi


Quante cose, quante storie, quanta tensione: Cagliari-Fiorentina, la sfida dell’emergenza, finisce 1-1. Ma è il Cagliari, ridotto con pochissimi uomini e modellato alla perfezione da Walter Mazzarri, a recriminare perché dopo essere passato in vantaggio a inizio ripresa con Joao Pedro (10 gol), ha fallito il rigore della vittoria con lo stesso numero 10 e dopo 10’ ha subìto il pareggio di Riccardo Sottil, un non rimpianto subissato di fischi. La Viola dopo averne fatti 6 al Genoa e aver eliminato il Napoli in coppa Italia, si inceppa. È vero, manca il totem Dusan Vlahovic, per la prima volta, ma il potenziale offensivo (40 gol segnati contro 21 dei sardi) di Vincenzo Italiano è pazzesco, anche se Piatek la prima da titolare la stecca, stretto nella morsa di Goldaniga. Non basta il lavorone di Nico Gonzalez e il movimento nel primo tempo di Ikoné. Ma la Viola il punto lo porta a casa, come il Cagliari che è ancora in zona rossa, ma a un solo punto dal Venezia e con una ritrovata autostima.


PRIMO TEMPO — Mazzarri non può disporre neppure di Nandez. Dalla panchina può pescare pochissimo. Oltre a Lovato che, negativizzatosi in volata (come Bellanova e Grassi), ha poca autonomia. Il presidente Giulini segue il riscaldamento da bordo campo. Quindi il tecnico di San Vincenzo comincia con il giovanissimo 2002 Obert dietro, insieme ad Altare e Goldaniga (un’altra difesa inedita) e inventa Dalbert finto trequartista a uomo su Torreira e alle spalle di Pereiro e Joao Pedro. Italiano sceglie un squadra a fortissima vocazione offensiva con Ikoné, al debutto da titolare e Nico Gonzalez (Callejon è in panca e ci resta fino alla fine) nel tridente con Piatek al debutto da titolare in campionato pure lui. Ma a supporto ci sono Bonaventura e Castrovilli. Insomma, il Cagliari deve difendersi da una Fiorentina che va a pressare altissima per disturbare i giovani centrali. Ma la prima occasione l’ha il Cagliari su uno sciagurato retropassaggio di Biraghi che manda Joao Pedro a tu per tu con Terracciano, ormai portiere titolare. Il brasiliano-azzurro manda fuori. Ma dopo 7’ Biraghi può rifarsi: asse Ikonè Odriozola che viene steso da Bellanova. Rigore sacrosanto, ma il capitano viola incappa nel piedone sinistro di Radunovic che respinge. Non è preciso come nelle punizioni col Genoa di lunedì scorso. Ma la Viola ha un potenziale offensivo enorme. Nico semina tutti e calcia fuori. Ma l’occasione più ghiotta se la crea dal’altra parte Joao Pedro che si beve due volte Igor e calcia violentemente sul palo. La replica di Nico è più soft. Biraghi completa il brutto primo tempo col giallo. Ci prova sempre la Viola, Mazzarri torna al 3-5-2. L’ultimo squillo nel recupero è rossoblù: Marin si guadagna una punizione interessante per ingenuità di Odriozola che lo spinge: la calcia, ma trova Milenkovic che manda il pallone sulla traversa.


SECONDO TEMPO — Mazzarri non si fida: toglie Altare, che è ammonito, e getta nella mischia Lovato che gli piace tanto per quanto combatte. Italiano lascia negli spogliatoi Castrovilli per Maleh. Neppure il tempo di cominciare e il Cagliari dopo 1’55 va in vantaggio: Milenkovic non evita un corner che Pereiro batte bene, Joao Pedro svetta su Odriozola di testa e Terracciano non riesce ad arrivarci: per il capitano rossoblù, che non segnava dal 6 dicembre, sono 10 gol e il terzo anno di fila in doppia cifra. Italiano si trova sotto e comincia a cambiare: la seconda mossa è togliere Ikonè, stanco e inserire Riccardo Sottil, fresco, ex fischiatissimo. Ma dopo 3’ il Cagliari può addirittura chiuderla: prima Dalbert, servito da Joao, viene murato, poi l’azione prosegue e su cross di Pereiro Odriozola anticipa lo scatenato Joao con un braccio ed è ancora rigore. Le proteste viola durano a lungo. Odriozola viene espulso. Joao, però, calcia male e Terracciano para. Il Cagliari è stanchissimo stremato, con tre uomini appena negativizzati. Al 30’ la Viola pareggia, proprio con l’uomo più detestato, Sottil si invola a sinistra su una palla sciupata da Marin e trafigge Radunovic (il giallo per come esulta è obbligato). Il finale segna Aureliano che non riesce più a controllare in scioltezza la situazione e la gara. Cartellini dappertutto, giusti e ingiusti. Quello a Joao, che fa fallo su Terracciano, impedisce al numero 10 diffidato di andare a giocare alla ripresa a Bergamo. C’è tensione in campo, ma alla fine il pari lo tengono tutti. E la Nord applaude i rossoblù.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/01/2022 23:54
 
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Napoli, poker alla Salernitana.
E Insigne agguanta Maradona

Azzurri in vantaggio al 17’ con Juan Jesus, al 33’ il momentaneo pareggio di Bonazzoli.
In pieno recupero il rigore di Mertens.
Nella ripresa a segno anche Rrahmani e Lorenzo su rigore per la rete che
gli permette di affiancare Diego a quota 115 reti con i partenopei


Maurizio Nicita


Con il minimo sforzo il Napoli conquista il netto successo in un derby in tono minore e non solo per il pubblico sparuto. La Salernitana fa ciò che può - decimata com’è- e regge finché non viene espulso Veseli a inizio ripresa. Per la squadra di Spalletti torna in gol Insigne, che raggiunge Maradona in maglia azzurra con la rete numero 115. Segnano anche entrambi i centrali difensivi, oltre a Mertens. La classifica si fa più solida in zona Champions visto che il turno è favorevole. Il 13 febbraio nello scontro diretto con l’Inter si capirà dove può arrivare questo Napoli.

LE CERTEZZE DI LUCIANO — Squadra che vince non si cambia. Il vecchio detto viene applicato alla lettera da Luciano Spalletti che finalmente può scegliere ma lascia in panchina i recuperati Osimhen e Insigne e dà fiducia al gruppo che ha vinto e ben giocato a Bologna lunedì. Peccato quel detto non possa farlo suo anche Stefano Colantuono alle prese con il Covid e non solo per una Salernitana cui mancano almeno sei titolari. La differenza è tanta e si nota. Basta dire che nel primo quarto d’ora Belec compie già quattro parate, una difficile su tiro a giro di Fabian Ruiz.

OH JESUS — Il Napoli passa su un’azione in mischia con palla che schizza verso Elmas e torna indietro sul sinistro di Juan Jesus che in diagonale segna. Il guardalinee annulla per fuorigioco che il Var appura non esserci, così come l’impatto sul pallone del macedone è di spalla non braccio. Una volta sbloccata la partita il Napoli la mette sul piano dell’Accademia tocchettando ma senza affondare mai i colpi. Ci sarebbe un rigore su Mertens (con Di Tacchio che affonda il belga) ma Pairetto lo valuta male e il Var non può intervenire. Il possesso palla degli azzurri sfiora l’80 per cento ma sul piano dell’impegno la Salernitana è encomiabile.

BONAZZOLI AL PRIMO TIRO — E così dal lato destro gli ospiti costruiscono la bella azione del pari. Bravo Kechrida a dare palla in profondità per Obi e a chiudere il triangolo con un bel cross sul quale Bonazzoli si fa trovare pronto alla girata in rete. Colantuono deve sostituire l’acciaccato Schiavone con Jaroszynski e passa da un 4-5-1 al 5-3-2. Il Napoli si innervosisce ma la manovra è lenta e poco verticale e così proprio allo scadere ecco l’azione personale di Elmas che entra in progressione in area e viene spinto da Veseli. Stavolta Pairetto non ha dubbi ad assegnare il rigore anche se il contatto è più lieve di quello su Mertens, che dal dischetto non manca l’occasione per segnare il suo nono gol stagionale.

FIAMMATA LORENZO — A inizio ripresa torna capitan Insigne, al posto di Lozano, e accende la partita. Prima l’assist per Rrahmani che di testa segna il terzo gol, poi l’affondo sulla sinistra sul cui cross Veseli devia a braccio largo. Rigore ed espulsione dell’albanese. Dal dischetto è impeccabile Lorenzo e la partita finisce qui. Il resto è piccolo trotto e voglia di non farsi male. Entra Osimhen e la squadra cerca di metterlo in condizioni di segnare. Ma vanno più vicini al quinto gol Politano e Zielinski. La Salernitana in inferiorità anche numerica evita la goleada e di più non può.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/01/2022 23:59
 
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Verde lancia lo Spezia, ritorno alla Samp amaro per Giampaolo

Terza vittoria di fila per la squadra di Motta.
Il fantasista decide con un destro. Decisivo l’inserimento di Agudelo per gli spezzini.
I blucerchiati ci provano: palo di Caputo, Ekdal espulso


Pierfrancesco Archetti


Terza vittoria consecutiva, mai successo in Serie A, per lo Spezia. Sprofondo Sampdoria, nonostante il cambio in panchina. Una partita bloccata e senza occasioni per più di un’ora viene decisa da Verde, ma fondamentale è anche l’ingresso di Agudelo. La Sampdoria poi rimane in 10 per l’espulsione di Ekdal e non riesce più a recuperare.

POCO CORAGGIO — Primo tempo con zero emozioni, come del resto i tiri in porta: squadre attente a non scoprirsi, spazi ristretti a centrocampo e molti errori tecnici. Giampaolo che deve ricominciare l’avventura blucerchiata senza Colley, Yoshida, Damsgaard, Quagliarella e Verre, sfodera il suo classico 4-3-1-2 con Candreva trequartista. A Thiago Motta manca il capitano Maggiore, squalificato. Al suo posto Kovalenko, ma anche Bastoni deve dare forfait e torna tra i titolari Sala. Il sistema è il 4-2-3-1 in cui Kovalenko va a pressare sul regista doriano Ekdal. Un cross di Reca che attraversa l’area senza trovare deviazioni è l’unico sussulto offensivo dei padroni di casa. Mentre per gli ospiti va registrato soltanto un tiro di Candreva che finisce in curva.

MOSSA VINCENTE — Nel secondo tempo lo Spezia prende spavento per la prima grande chance doriana, un colpo di testa di Caputo che finisce sul palo. Motta si è appena giocato la carta Agudelo per Kovalenko di modo da fornire più sprint offensivo ai suoi. E un minuto dopo il palo, proprio Agudelo crossa per Verde che al volo trova il preziosissimo 1-0. Le mischie nel finale in area dello Spezia non cambiano il risultato. L’ultimo tiro alto di Gabbiadini al 94’ è la resa definitiva per la Sampdoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/01/2022 00:03
 
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Al Torino non bastano Sanabria e tre legni.
Raspadori salva il Sassuolo all'88'



Emiliani dominati per oltre un'ora, ma nel finale da
un'ottima azione di Berardi è nato il gol del pareggio.
Furia Juric: espulso


Mario Pagliara

L'uno a uno di Raspadori all’88' fa calare il gelo sull’Olimpico Grande Torino proprio quando il Toro pregustava una vittoria che sarebbe stata più che meritata. Castigo troppo duro da digerire per i granata, in dominio per 88 minuti, contro un Sassuolo in balìa dei granata e capaci di scoccare il primo tiro nella porta di Milinkovic solo a due minuti dal novantesimo. Se fosse il pugilato, il Toro avrebbe stravinto ai punti: oltre al gol di Sanabria, prende un palo, due traverse e fallisce almeno altre cinque palle gol pulite, creando in novanta minuti una quindicina di occasioni. Il dopo-partita si infiamma, e a gara finita Ivan Juric (già ammonito durante i novanta minuti) si fa espellere per proteste. Oltre il danno, anche la beffa per il Toro. Che a Udine, alla ripresa, non avrà nemmeno Bremer: ammonito oggi, era in diffida.

BOMBER DI CASA — Quando la partita sta per cominciare, Ivan Juric si avvicina alle telecamere di Dazn ed esprime un concetto apparentemente semplice, ma nel quale è condensata probabilmente la sintesi della sua didattica dell’ultimo semestre. “Ci serve lo spirito giusto, altrimenti sarà molto dura”. Spirito che si può tradurre anche come mentalità, è la parola chiave del Toro di Juric. E nel primo atto dello spettacolo del pomeriggio allo stadio Olimpico Grande Torino la mentalità e il Dna del suo Toro si ritrovano tutti. C’è anche di più, c’è dell’altro, perché quando dal decimo del primo tempo i granata alzano le marce ed avviano la danza, il Sassuolo finisce in balìa della squadra di Juric per tutto il primo tempo. E’ il pomeriggio di Josip Brekalo, l’uomo in più della sfida, ma anche quello di Tonny Sanabria, che si conferma implacabile nelle partite casalinghe. Il paraguaiano prima sfiora di un nulla il vantaggio di testa (14’: cross di Praet), poi due minuti dopo non fallisce l’appuntamento con il gol. L’azione è bellissima, innescata da un Brekalo in giornata super, rifinita da Singo con un colpo di testa e chiusa in gol da Sanabria. E’ il suo quinto gol in questo campionato, tutti e cinque segnati nelle sfide casalinghe. E’ il bomber di casa.

MANDRAGORA AL PALO — Sbloccato il pomeriggio, il Toro aziona i propulsori, insiste e produce occasioni a ripetizione. Nell’ultima mezzora del primo tempo il Sassuolo è alle corde, prova ad evitare il tracollo come meglio può. Le statistiche però non mentono: i granata vanno all’intervallo con il 60% di possesso contro un avversario che predilige solitamente tenere il pallone, una decina le occasioni create e nessun tiro nella porta di Milinkovic. Al 33’ serve uno strepitoso Consigli per strozzare l’urlo del raddoppio in gola a Sanabria (nella circostanza è grave l’errore di Muldur), un minuto dopo ancora il portiere emiliano deve controllare a terra un tentativo di testa di Zima. Sanabria è in fiducia e ci prova anche col tacco (37’), ma finisce alto. Il forcing del Toro è asfissiante, e a quattro minuti dalla fine del primo tempo un siluro di Mandragora dai trenta metri si spegne sul palo. Imbeccato, neanche a dirlo, da Brekalo questa domenica posizionato leggermente più avanti, quasi come se il Toro giocasse con il 3-4-1-2. A metà partita l’uomo in più è stato il croato.

PURE DUE TRAVERSE — Quando si riparte, Dionisi lancia nella mischia Rogerio al posto di Harroui, ma il brasiliano è sfortunatissimo ed è costretto ad uscire al decimo per una distorsione alla caviglia (dentro Defrel). E’ ancora il Toro a sfiorare il raddoppio, due volte. La prima al quarto minuto con un tiro calibrato di Mandragora diretto all’incrocio. Di pochi centimetri oltre il palo. La seconda all’ottavo, con un colpo di testa di Sanabria stampatosi sulla traversa, dopo il palo del primo tempo di Mandragora. Il festival del gol sbagliato non è ancora finito, e così si arriva al 23’ quando, da un contropiede, si spalanca lo specchio ancora davanti a Sanabria: l’occasione è ghiotta, la mira non è precisa. E’ questo il momento in cui Juric piazza il doppio cambio: Pobega per Mandragora, Pjaca per Brekalo. Fuori i due migliori in campo. Come se non bastasse, un’incursione di testa di Bremer si ferma ancora sulla traversa (28’) a portiere battuto. Insomma, Toro in dominio ma fortemente in credito con la fortuna. Il Sassuolo prova a venire fuori con un tiro dalla distanza di Kyriakopoulos (33’), che mette i brividi a Milinkovic. Ma quando sbagli così tanto, poi il calcio sa essere crudele. E a due minuti dal novantesimo, in contropiede, il Sassuolo trova il pari nel suo unico tiro in porta: Berardi se ne va, Rodriguez prova a contenerlo, ma la palla arriva comunque al centro dell’area a Raspadori, che firma l’uno a uno gelando l’Olimpico.

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La Roma ne fa 4 all'Empoli e
continua la corsa europea.
Abraham è super

I giallorossi dominano nel primo tempo con la
doppietta dell'inglese e i gol di Oliveira e Zaniolo.
Nella ripresa Pinamonti e Bajrami mettono i brividi.
Brutto infortunio per Marchizza


Andrea Pugliese


Una Roma scintillante nel primo tempo e assai pigra nella ripresa. Due squadre completamente diverse, il che non è neanche la prima volta che accade in questa stagione ai giallorossi. Sta di fatto che nei primi 45 minuti di gioco la squadra di Mourinho disintegra l’Empoli in soli tredici minuti (dal 24’ al 37’ del primo tempo), andando a segno 4 volte con Abraham (doppietta), Oliveira e Zaniolo. Poi, però, nella ripresa l’atteggiamento è troppo remissivo e l’Empoli riesce a rientrare (in parte) grazie ai gol di Pinamonti e Bajrami, mettendo anche paura nel finale ai giallorossi. Sofferta, dunque, ma preziosissima come vittoria. Perché permette alla Roma di andare alla sosta con la terza vittoria consecutiva, considerando anche il successo in Coppa Italia contro il Lecce.

DI GOLEADA — Mourinho rispolvera la difesa a tre e si gioca ancora la carta Maitland-Niles a sinistra, stavolta però con l’inglese a tutta fascia. Andreazzoli, invece, conferma il suo classico 3-4-2-1, con Bajrami e Henderson a supporto di Pinamonti. Pronti via e la Roma reclama subito un calcio di rigore su Zaniolo per una spinta di Fiamozzi che sembra netta. È la miccia che accende la partita, con i giallorossi che pressano alti, fin dalla rimessa dal fondo, a togliere idee all’Empoli in fase di costruzioni. La squadra di Andreazzoli trova comunque il modo di rendersi pericolosa prima con Bandinelli da fuori e poi soprattutto con Bajrami su schema da calcio d’angolo, con il tiro dell’albanese di un soffio fuori. Poi c’è solo Roma, che segna un po’ in tutti i modi: di forza, di prepotenza e di astuzia. I giallorossi sono scintillanti e in 13 minuti vanno a segno ben 4 volte: le prime due con Abraham (sul secondo il gol era stato inizialmente dato a Mancini per la ribattuta, ma la palla era già entrata in precedenza), la terza con Sergio Oliveira e la quarta con Zaniolo al termine di una bella ripartenza di Mkhitaryan. L’armeno entra un po’ in tutte le azioni giallorosse, regalando fantasia e assist. Benissimo anche Abraham, ovviamente, che con questa doppietta sale in doppia cifra in campionato, ma soprattutto raggiunge quota 17 gol in 30 partite. L’Empoli, invece, non riesce mai ad opporsi e anzi, deve anche incassare l’infortunio a Marchizza (ginocchio k.o., si teme il peggio).

REAZIONE TOSCANA — Nella ripresa la Roma un po’ si siede, abbassando il baricentro per cercare di colpire i toscani ancora in contropiede. Psicologicamente, però, c’è la pancia un po’ piena ed allora l’iniziativa ce l’ha quasi sempre in mano l’Empoli. Anzi, ad un certo punto la Roma sembra quasi sparire dal campo, con i padroni di casa che prima accorciano le distanze con Pinamonti di forza e poi mettono paura ai giallorossi con il 2-4 di Bajrami (decisiva una deviazione di Mancini). Tra i due gol l’Empoli si era reso pericoloso anche con Henderson e ancora con lo stesso Bajrami, a dimostrazione nel secondo tempo di una netta superiorità territoriale. Mourinho vede i fantasmi (dopo la clamorosa rimonta subita in casa con la Juventus) e allora tampona la situazione inserendo Veretout per dare sostanza al centrocampo e Felix per sfruttare gli spazi in velocità. Gli ultimi brividi li regalano ancora Pinamonti di testa e Zurkowski in mischia, ma nonostante tanta paura la Roma porta a casa una vittoria decisiva per la sua classifica. E per il morale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/01/2022 00:11
 
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Milan e Juve non si fanno male.
E l’Inter è a +4 sul Diavolo

Sfida combattuta ed equilibrata, ma brutta e avara di emozioni.
Il pari penalizza maggiormente i rossoneri (raggiunti dal Napoli):
ora l’Inter è a +4, con una gara in meno.
Dopo la sosta arriva il derby.
Ibra fuori per infortunio dopo mezzora


Marco Pasotto


Equilibrio. Tanto equilibrio. Probabilmente troppo, tanto che Milan e Juve si sono praticamente annullate. Nella noia, però. A San Siro il big match finisce 0-0 ed è stato uno spettacolo bruttino. Anzi, brutto proprio. Partita combattuta, senz’altro, intensa, non c’è dubbio, ma avarissima di emozioni. Un pareggio che in ottica classifica penalizza maggiormente il Milan. Se è vero che la Juve fallisce l’aggancio al quarto posto, il Milan da parte sua si fa agganciare dal Napoli e soprattutto perde altro terreno sull’Inter, che adesso è a +4 con una gara in meno. Dopo la sosta arriva il derby e per i rossoneri l’unico risultato ammissibile sarà la vittoria. Per Pioli resiste il tabù Allegri (mai una gioia in 19 incroci), per la Juve quello degli scontri d’alta quota (nemmeno una vittoria fin qui contro le prime quattro), ma i bianconeri proseguono nel filotto positivo – nono risultato utile di fila ¬– mentre il Diavolo deve fare i conti con un solo punto messo in tasca nelle ultime due uscite. E con il nuovo infortunio di Ibra, fuori dopo mezzora per un problema al tendine d’Achille della gamba destra. E’ così venuto a mancare presto il super duello con Chiellini, ma anche gli altri – per esempio Hernandez-Cuadrado - non sono stati granché.

LE SCELTE — Pioli rispetto alle voragini degli ultimi tempi finalmente recupera qualche elemento di primo piano. Romagnoli, archiviato il Covid, si riprende la difesa (con Kalulu al suo fianco) e Tonali una mediana (accanto a Krunic) che ritrova anche l’opzione Bennacer. Rimesso in sesto anche Calabria, tanto da farsi preferire a Florenzi. Davanti, sulla trequarti, una scelta non così prevedibile: dentro Messias, fuori Saelemaekers. Ibra al centro dell’attacco. Anche Allegri alla fine ha optato per il 4-2-3-1 immaginato alla vigilia, eccezion fatta per una toppa messa in difesa nelle ultime ore: De Ligt è finito k.o. per una gastroenterite, al suo posto Rugani in coppia con Chiellini. Mediana affidata a Bentancur e all’ex Locatelli. Dietro Morata tridente con Cuadrado-Dybala-McKennie. La Juve è partita con la manetta spalancata. Un avvio rabbioso, imperioso, che nel primo quarto d’ora ha schiacciato il Milan negli ultimi trenta metri ma non ha prodotto pericoli proporzionali al dominio. Solo uno spunto, quello di Cuadrado che si è infilato nel cuore di una linea difensiva mal posizionata e ha spedito di poco a lato. Un primo tempo in generale stitico di occasioni vere, perché entrambe le difese si sono chiuse bene e perché la fluidità del gioco è stata frammentata da un’infinità di falli da una parte e dall’altra.

ZLATAN BANDIERA BIANCA — Non una gara cattiva, ma decisamente spigolosa, vissuta sull’intensità dei duelli in mediana, più che in area. Tonali si è fatto carico di Cuadrado quando il colombiano sterzava verso il centro, e ha curato anche i movimenti più arretrati di Dybala. Allegri ha comprensibilmente costruito una mini-gabbia attorno a Leao con l’obiettivo di non lasciare mai solo De Sciglio nell’uno contro uno: a turno si sono alternati efficacemente nel compito Cuadrado in prima battuta e Locatelli in caso di necessità. E infatti il portoghese si è ritrovato spesso senza quella profondità che tanto ama aggredire. Un match che inevitabilmente si è sviluppato per lo più su una corsia, quella di Hernandez e Cuadrado, sul versante dove ama partire anche Dybala. Per metà tempo si è fatta preferire la Juve come manovra, come idea complessiva di gioco, poi il Milan ha messo fuori il naso nella seconda parte con autorevolezza. Al 20’ Leao ha impegnato piuttosto severamente Szczesny dopo aver scambiato con Ibra, che alla mezzora ha alzato bandiera bianca: addio al duello con Chiellini e fuori con la borsa del ghiaccio sulla caviglia destra (possibili problemi al tendine d’Achille). Dentro Giroud. Un paio di tiri di Calabria sono gli unici altri sussulti di un primo tempo equilibrato.

MOSSE SENZA ESITO — Equilibrio mantenuto anche nella ripresa, ma con l’aggravante di un calo nel ritmo generale. Meno intensità, meno spunti, emozioni vicine allo zero. Giusto un colpo di testa a lato di Morata, un sinistro insidioso di Hernandez ben controllato da Szczesny e un calcione da dietro di Messias a Morata in area che poteva avere conseguenze. Intorno all’ora di gioco dentro Bennacer e Saelemaekers per Messias e Diaz da una parte (Krunic avanzato al centro della trequarti), Arthur e Bernardeschi per Locatelli e Cuadrado dall’altra. Poi Kean per Morata e Rebic per Leao. Mosse che non hanno sortito effetti particolari. L’ultimo spicchio di partita è stato un batti e ribatti piuttosto sconclusionato e anche abbastanza triste, che ha ulteriormente imbruttito il match. La sensazione nel finale è stata quella di osservare due squadre accontentate dal risultato. Che però non dà benefici alla classifica di nessuno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2021/2022 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

21/01/2022
Verona - Bologna 2-1
22/01/2022
Genoa - Udinese 0-0
Inter - Venezia 2-1
Lazio - Atalanta 0-0
23/01/2022
Cagliari - Fiorentina 1-1
Napoli - Salernitana 4-1
Spezia - Sampdoria 1-0
Torino - Sassuolo 1-1
Empoli - Roma 2-4
Milan - Juventus 0-0

Classifica
1) Inter(*) punti 53;
2) Napoli e Milan punti 49;
3) Napoli punti 46;
4) Atalanta(*) punti 43;
5) Juventus punti 42;
6( Roma punti 38;
7) Fiorentina(*) e Lazio punti 36;
9) Verona punti 33;
10) Torino(*) punti 32;
11) Sassuolo e Empoli punti 29;
13) Bologna(*) punti 27;
14) Spezia punti 25;
15) Udinese(*) punti 24;
16) Sampdoria punti 20;
17) Venezia(*) punti 18;
18) Cagliari punti 17;
19) Genoa punti 13;
20) Salernitana(*) punti 10(-1).

(gazzetta.it)


19ª giornata: Udinese - Salernitana è per ora non disputata (per il forfait della Salernitana causa Covid-19), con la decisione del
giudice sportivo di assegnare la vittoria a tavolino all'Udinese e un punto di penalità alla Salernitana, in attesa dell'esito
del ricorso ai gradi successivi della giustizia sportiva.
20ª giornata: Bologna - Inter, Atalanta - Torino, Salernitana - Venezia e Fiorentina - Udinese non disputate
per forfait di almeno una delle squadre a causa del Covid, in attesa di ulteriori decisioni.
(*) una partita in meno
24/01/2022 00:24
 
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