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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Zaniolo, gol annullato al 90' ed espulsione:
Roma, 0-0 col Genoa tra le polemiche

Abisso annulla al Var al 90’ un gol di Zaniolo per fallo in precedenza di Abraham:
il romanista viene poi espulso dopo qualche minuto per proteste


Andrea Pugliese


Il finimondo succede nel finale, quando Zaniolo segna il gol della vittoria, Abisso lo annulla per un fallo iniziale di Abraham e lo stesso Zaniolo nell’azione successiva si fa espellere per insulti all’arbitro. Lì gira tutta la partita della Roma, anche perché nei 90 minuti precedenti francamente i giallorossi erano stati deludenti, soffrendo nel primo tempo un Genoa meglio organizzato e non riuscendo a cambiare passo nella ripresa, nonostante le 5 punte. Nel primo tempo giallorossi troppo rinunciatari, con 5 difensori e un Maitland-Niles inguardabile. Il Genoa invece ha fatto la sua partita, ben organizzato, con un pressing asfissiante dal fondo, almeno finché il fiato ha tenuto. Per Blessin è un pareggio che cambia poco ai fini della classifica, ma che dà coraggio ed autostima per il resto del campionato.

GARA SCIALBA — Mourinho conferma la squadra con cui vinto ad Empoli, Blessin si affida all’ex destro ed alla vena del giovane Yeboah. Si inizia con un’autentica ovazione dello stadio per la presenza in tribuna di Francesco Totti, poi la partita regala un primo tempo di scarse emozioni. Il Genoa pressa dal fondo a tutto campo e toglie fiato ed idee alla Roma, che fa sempre fatica a ripartire ed a guadagnare campo. Maitland-Niles a sinistra si conferma l’anello debole, Oliveira e Cristante in mezzo non riescono a cambiare passo come dovrebbero. Così le uniche vere fiammate giallorosse arrivano quando si accende Zaniolo, bravo ad andare via di forza tra 3-4 avversari in un paio di occasioni (nella seconda Olivera spreca al lato). Dall’altra parte, invece, c’è una squadra ben organizzata, che va a caccia di ogni pallone. Ekuban è pericoloso di testa al 14’, Yeboah ha la palla del vantaggio in mischia ma la spreca alta da buona posizione, A conti fatti il pareggio del primo tempo è giusto e meritato, alla fine di una partita avara di belle sensazioni.

FINALE INCANDESCENTE — La ripresa si apre con un tiraccio fuori di Sturaro, le proteste della Roma per un calcio di rigore non concesso per presunto fallo di mano di Vasquez e un colpo di testa alto di Smalling. Poi Mourinho decid di mettere mano ad una squadra senza qualità e troppi difensori, togliendo un disastroso Maitland-Niles e Oliveira e buttando dentro El Shaarawy (impatto subito buono) e Felix. Blessin risponde buttando dentro Amiri e Piccoli per Destro e Yeboah, per dare freschezza alla fase offensiva. Zaniolo scivola a fare il trequartista e al 15’ ha la palla buona, ma la spreca alta dopo un bell’assist dello stesso El Shaarawy. Poi è Abraham a far gridare al gol, ma Ostigard salva a botta sicura. Poi lo stesso Ostigard abbatte Felix da ultimo uomo e viene espulso, con la Roma che gioca in superiorità numerica gli ultimi 20 minuti di gioco. Ma nonostante una squadra adesso superoffensiva con 5 punte, la Roma costruisce davvero poco, se non un paio di conclusioni alle stelle di El Shaarawy. Poi dal 90’ succede di tutto: Zaniolo porta a spasso tutta la difesa avversaria e segna un gol pazzesco, con l’Olimpico che viene giù e Nico a festeggiare sotto la Sud. Abisso però annulla su richiamo del Var per un pestone ad inizio azione di Abraham su Vasquez. Poi sull’azione successiva a Zaniolo cedono i nervi, va da Abisso, protesta con una serie di insulti vari che gli costano il rosso. Finisce così, con Zaniolo che torna in campo per protestare veemente anche con il quarto uomo. Finisce 0-0, le polemiche anche questa volta non mancheranno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/02/2022 22:38
 
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Giroud ribalta l'Inter:
il Milan si prende il derby
e riapre il campionato!

Dopo un pessimo primo tempo i rossoneri si impossessano del match nella
ripresa con la doppietta del francese, che risponde al vantaggio di Perisic.
Diavolo a -1 dai nerazzurri. Espulso Hernandez


Luca Taidelli


Manca il 40enne Ibra? Ci pensa il 35enne Giroud. La doppietta in tre minuti del francese del Milan rivolta come un guanto un derby pazzo e forse anche la lotta allo scudetto. L’Inter si butta via dopo avere meritato per 75’, subisce la seconda sconfitta in campionato (e come all’Olimpico perde la testa nel finale) e manda in paradiso un Milan operaio che nel secondo tempo, con gli ingressi di Messias e Diaz, ha però giocato il suo calcio. Murata più volte da super Maignan e illusa da Perisic – il migliore per distacco dei suoi e uscito troppo presto –, la capolista passa da un potenziale +10 sui cugini a un sottile punticino, pur con una gara da recuperare. Un 2-1 su cui Inzaghi e i suoi dovranno riflettere a lungo. Nel finale espulso Hernandez per un brutto fallo su Dumfries.

PRIMO TEMPO — Nessuna sorpresa nelle formazioni. Inzaghi è costretto a mandare in tribuna Caicedo (affaticamento) e sugli esterni punta su Dumfries e Perisic, con Lautaro preferito a Sanchez per affiancare Dzeko. Senza Ibra, Rebic e con Tomori dalla panchina, Pioli punta su un Milan corrazzato. Kessie avanza infatti sulla trequarti, con Tonali e Bennacer mediani. L’agonismo di Saelemaekers viene preferito ai lampi di Messias. A sinistra c’è Leao, davanti Giroud. Milan più aggressivo in uscita dai blocchi, forse anche perché spinto dalla Sud, mentre la Nord (curve peraltro strapiene malgrado il distanziamento) abbozza una sorta di sciopero in polemica con la società per questioni di biglietti. Con Brozo schermato, l’Inter fatica a uscire pulita e i rossoneri si prendono anche le fasce. A Barella e compagni bastano però pochi minuti per scrollarsi di dosso la ruggine da sosta e iniziare a macinare gioco e chilometri. Al 10’ i nerazzurri andrebbero anche in gol, con Dumfries che sovrasta Theo e di testa buca Maignan su un cross di Perisic, scattato però in lieve fuorigioco. Il portiere francese è poi attento su un mancino di Brozo deviato, ma il gioco fatica a decollare perché anche le mezzali nerazzurre e i due mediani rossoneri si braccano a vicenda. Con Leao e Lautaro che non vengono innescati per sollecitare Skriniar e Kalulu, si procede a sportellate, con troppa frenesia. Mentre però la squadra di Pioli non riesce ad avvicinarsi ad Handanovic, Maignan ringrazia che al 26’ il destro di Barella esca di poco ed è prodigioso al 28’ sul solito Dumfries. Il primo squillo milanista arriva al 35’ con una sassata di Tonali e Kessie che sulla respinta di Handanovic non trova l’attimo. Pioli prova a spostare Leao a destra, ma proprio sul ribaltamento passa meritatamente la capolista. Lautaro dal limite costringe Maignan in angolo. Batte il fischiatissimo Calha, Calabria e Kalulu si perdono Perisic che con un chirurgico piattone mancino al 39’ trova la buca d’angolo. Al 42’ Guida risparmia un giallo a Theo per una gomitata a Barella. Si va al riposo con l’Inter che può rammaricarsi per il vantaggio minimo, anche perché nel recupero spreca in contropiede un’altra occasione per raddoppiare.

SECONDO TEMPO — Pioli capisce che per risalire serve un po’ di qualità e tiene negli spogliatoi Saelemaekers per Messias. Lo spettacolo ne guadagna, anche perché le squadre si allungano un po’ e ora c’è spazio per qualche sgasata, soprattutto di Theo e Barella. Preso atto che Brozo si era alla lunga liberato del guinzaglio di Kessie, al 57’ Pioli completa la conversione dell’attacco da muscolare a tecnico con Diaz per l’ivoriano. Guida ha il merito di lascare giocare e di non cambiare metro, anche se a volte sembra davvero che abbia perso il fischietto. Diaz si muove bene tra le linee e costringe Brozo a lavorare anche in marcatura, ma quando riparte l’Inter dà sempre l’impressione di poter far male e Perisic al 69’ va vicino al gol in fotocopia, prima di lasciare il posto a Dimarco, mentre Sanchez rileva Lautaro e poco dopo Vidal rimpiazza Calha, che era pure ammonito. Il Milan ha il merito di crederci e al 75’ dal nulla Giroud piazza la zampata su un tiro deviato di Diaz. Qualche perplessità però resta per l’intervento dello stesso francese su Sanchez a inizio azione. Si annuncia un finale di fuoco. E la miccia la accende di nuovo Giroud, che al 78’ riceve in area da Calabria, si gira magnificamente sfruttando anche un’indecisione di De Vrij e un riflesso precario di Handanovic per completare il ribaltone con il mancino. Quasi incredula per come si è buttata via in tre minuti, l’Inter ha la colpa di innervosirsi (vero Skriniar?) e lasciar scorrere i minuti senza che si giochi. Nel far west finale Theo esagera su Dumfries e si prende un rosso diretto. Ma la festa è tutta milanista.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/02/2022 22:46
 
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Milinkovic-Immobile, la Lazio va.
Fiorentina stesa in contropiede



Le due stelle di Sarri colpiscono nella ripresa.
Ai Viola non basta il debutto di Cabral.
Espulso Torreira


Stefano Cieri

Il dopo Vlahovic comincia nella maniera peggiore per la Fiorentina. La squadra di Italiano perde malissimo contro una Lazio poco sarriana, ma ugualmente spettacolare e soprattutto efficace. Nel giro di pochi giorni i biancoceelsti passano così dalla contestazione degli ultrà a Formello per i mancati acquisti nel mercato invernale ad una delle serate più belle della stagione. Perché un 3-0, una vittoria così larga in trasferta, per giunta contro una squadra della parte alta della classifica, non era ancora arrivata quest’anno. Vittoria larga ed anche meritata. La formazione di Sarri lascia sfogare la squadra di casa nella parte iniziale della gara per poi prendere il controllo del gioco attorno alla mezzora grazie ad un 4-3-3 mobile e capace di variare lo spartito a seconda delle esigenze della gara. A differenza di quello della squadra di casa che, priva del suo terminale offensivo passato alla Juve, non riesce a trovare strade alternative.

OCCASIONI MA NIENTE GOL — Il primo tempo si chiude sullo 0-0, ma le emozioni non mancano. Tutt’altro. Dopo una reciproca fase di studio che dura circa un quarto d’ora le due squadre si mettono al centro del ring e provano a darsele vicendevolmente. La Fiorentina lo fa con un pressing altissimo che le consente di presidiare con forze la metà campo avversaria. La Lazio è così costretta a stare bassa e risponde con un’arma molto poco sarriana: il contropiede, favorito dal baricentro alto dei viola. Nella fase centrale della prima frazione a prevalere è però lo spartito dei padroni di casa. Che impediscono alla Lazio di ragionare e vanno vicini al gol in tre occasioni. Con un colpo di testa del nuovo acquisto Cabral (al debutto assoluto), che viene respinto da Strakosha, poi con un insidioso tiro di Bonaventura che esce di poco e infine con un missile dalla distanza di Torreira che va di poco alto. Ma nel quarto d’ora finale è la formazione romana a prendersi la scena con le sue micidiali ripartenze. Terracciano si supera e nega il gol prima a Immobile e poi per due volte a Pedro. Sulla prima occasione dello spagnolo, la respinta finisce sui piedi di Zaccagni che spara incredibilmente alto. Lazio ancora pericolosa poi con Milinkovic il cui tiro-cross finirebbe sui piedi di Immobile per un comodo tap-in se non ci fosse il provvidenziale intervento di Milenkovic. Si va così al riposo sullo 0-0.


SBLOCCA MILINKOVIC — La ripresa comincia sulla stessa falsariga della parte finale del primo tempo. Con la Lazio molto più lucida della Fiorentina nel cogliere i momenti giusti per liberare l’uomo davanti alla porta. Milinkovic si ritrova così due volte solo davanti a Terracciano nel giro di pochi minuti. Sulla prima occasione (imbeccato da Luis Alberto) il serbo grazia il portiere viola con un colpo di testa sbilenco che finisce fuori. Ma sulla seconda opportunità, al 7’, non perdona. Assist di esterno di Zaccagni e piattone chirurgico del Sergente. Punta sull’orgoglio, la Viola prova a ripartire. Italiano cerca di riaccenderla con i cambi. Dentro Castrovilli e Nico Gonzalez, fuori Duncan e Callejon. Sarri risponde togliendo gli affaticati Leiva e Pedro per inserire Cataldi e Felipe Anderson. Poi richiama in panchina pure Lazzari e mette dentro Hysaj. I padroni di casa si gettano all’arrembaggio e l’occasione che cercano per tornare in partita sembra profilarsi al 20’. Il contatto tra Luiz Felipe e Castrovilli appena dentro l’area laziale viene giudicato da rigore dall’arbitro Orsato che indica il dischetto. Il Var richiama però il direttore di gara che, dopo aver rivisto l’azione al monitor si corregge. In effetti è il giocatore viola che va a sbattere sul laziale, il fallo non c’è. Passa qualche minuto e la Lazio raddoppia col più classico dei contropiede. Strakosha rimette in gioco per Patric che lancia subito verso la metà campo, dove Nastasic buca l’intervento e consente a Immobile di involarsi tutto solo versa la porta di Terracciano: il tiro dell’attaccante non lascia scampo ed è 2-0. Italiano butta dentro anche Ikone e Piatek (escono Bonaventura e Cabral), mentre Sarri toglie Luis Alberto per l’ingresso di Basic. La Fiorentina ci prova, ma è ancora la Lazio a colpire in contropiede. Scambio stretto a centrocampo tra Zaccagni e Immobile, il centravanti tenta la replica dell’azione precedente, ma stavolta Terracciano esce bene e lo costringe ad allargarsi: sul suo tiro-cross Biraghi nel tentativo di spazzare fa autogol. La Viola a quel punto perde anche la testa, ne fa le spese Torreira che viene espulso per doppia ammonizione. Con l’uomo in più la Lazio potrebbe ulteriormente dilagare, ma Basic spreca la palla del 4-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/02/2022 23:13
 
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Cagliari, colpo salvezza:
Pereiro stende l’Atalanta.
E per la Juve Gasp perde pezzi

L’uruguaiano segna due gol e viene steso fuori area da Musso, espulso.
In 10 la Dea pareggia momentaneamente con Palomino ma poi cede.
Nuovo stop per Zapata


Francesco Velluzzi


Smarrita. Perduta. Abbattuta. L’Atalanta in casa un durissimo colpo nella corsa alla Champions. Si fa battere in casa (1-2) da quel che resta del Cagliari, in totale emergenza. Per la squadra di Walter Mazzarri è davvero la vittoria della svolta. Perché raggiunge quota 20 e adesso vede la salvezza alla portata.

Il cambio di marcia impresso nel nuovo anno è impressionante. Vittorie a Genova con la Samp e in casa col Bologna (sconfitta di misura con la Roma fuori), pareggio con la Fiorentina e questo colpo al Gewiss Stadium con la doppietta di Gaston Pereiro, l’uomo che sognava di essere come Alvaro Recoba che, buttato allo sbaraglio, come unica disperata punta, ha colpito due volte. L’Atalanta, con le polveri bagnate e le punte inoffensive, esce male dai box dopo il mercato di riparazione. E stasera la Juve, che ospiterà domenica qui senza lo squalificato Musso e presumibilmente l’infortunato Zapata, può sorpassarla. Dopo i pareggi con Inter e Lazio, la squadra di Gasperini inciampa male. Aveva battuto il Cagliari 16 volte in 26 scontri in A e altre cinque volta aveva pareggiato. Ma i rossoblù giocano una partita di incredibile intensità e il gigante è proprio il centrale difensivo Matteo Lovato che la Dea a gennaio ha spedito in Sardegna.

PRIMO TEMPO — Chi ha più problemi è Mazzarri. La Dea si adegua perché di abbondanza in panchina, dove si rivede Duvan Zapata, ne ha. Restano seduti Toloi, de Roon, Maehle, Demiral, Hateboer, oltre ai nuovi innesti Mihaila e Boga che ha preso la 10 che fu del Papu Gomez. Il Cagliari perde in volata anche l’unico totem offensivo Pavoletti (Keita è in Coppa d’Africa, Joao Pedro squalificato) per un affaticamento alla coscia destra. Ma sembra che la sua settimana non sia stata così semplice. Così davanti c’è solo Gaston Pereiro che, a questo punto, ha fatto tutto in attacco, ma prima punta non è. Mazzarri non lancia Gagliano, ma imposta un 3-5-1-1 con Dalbert dietro Gaston a fare il guastatore. In difesa ci sono Goldaniga, l’ex Lovato e il promettente Obert (Carboni si è appena negativizzato e Ceppitelli, in scadenza di contratto, sta fuori per scelta).

DIFESA A QUATTRO — Gasp si mette a quattro, con un 4-2-3-1 che ha Muriel (tre gol nelle ultime tre contro i rossoblù) come terminale, supportato dal trio Malinovskyi-Pessina-Pasalic. Deiola segue Koopmeneirs, Grassi fa quasi il sesto difensore. Ma la partita di sofferenza premia il Cagliari perché la Dea non è mai arrembante, propositiva, con la sua forza d’urto. Giusto qualche fraseggio, qualche uno-due determinato dalla tecnica superiore, ma poca incisività. Koopmeneirs ci prova al 7’: fuori.Muriel semina tutti, ma pure lui calcia fuori. Dalbert e Grassi devono spendere il giallo ma l’unico volo il rientrante Cragno (per la prima volta capitano) deve compierlo al 28’ su sventola di Malinovskyi. Il Cagliari ha a disposizione qualche ripartenza, ma non ha tiratori scelti. L’ultimo rischio lo corre nel finale su una punizione invitante che Koopmeneirs calcia male sulla barriera di un Cagliari che nel primo tempo, in totale emergenza (Nandez è desaparecido, Altare e Zappa sono i positivi di questa settimana), si è difeso benissimo.

SECONDO TEMPO — La prima mossa del Gasp è lasciare negli spogliatoi Pezzella che nella prima parte è rimasto piuttosto abbottonato sulla corsia di sinistra. Dentro Maehle. La Dea parte più forte e Lykogiannis deve immolarsi su Pessina. Ma sull’azione successiva al 4’ i rossoblù passano: Bellanova s’invola a destra, con palla respinta che finisce poco oltre la metà campo sui piedi di Dalbert che lancia in area: bucano sia Grassi che Palomino, ma non Pereiro che anticipa Maehle. Il Var lavora su un possibile aggancio di Gaston col braccio, ma il gol viene convalidato. Due minuti dopo accade l’incredibile: Pereiro ruba palla a Djimsiti, si invola e viene steso da Musso fuori area. Espulso. Dalla panchina esce Francesco Rossi e non Sportiello. Tocca al trentenne di Merate (esce Pasalic) tenere a galla la Dea stravolta.

DUELLI — Lovato ingaggia un duello fisico con Muriel ma al 13’ Luis lascia il posto a Duvan Zapata e Gasp tenta la mossa disperata facendo debuttare subito Jeremie Boga per un Pessina inconcludente. Ci sono 30 minuti per raddrizzare la gara in 10. E l’Atalanta ci riesce al minuto 19 con Maehle: prima Lovato gli manda in corner un tiro a botta sicura, poi il danese imbecca Duvan sul quale Cragno compie un miracolo deviando, ma arriva Palomino e di testa insacca. L’entusiasmo dura poco perché al minuto 23 il Cagliari recupera palla, Marin lancia sulla corsa Bellanova che brucia Maehle e serve Gaston che è ancora implacabile. Cagliari nuovamente in vantaggio. E Dea che dopo poco subisce anche l’infortunio di Zapata appena entrato. Tocca anche all’ultimo movimento del mercato di gennaio: Valentin Mihaila. Anche Mazzarri fa tutti i cambi, tattici, ma anche strategici: Carboni, Ceppitelli, Kourfalidis. Cragno si becca il giallo (come Deiola che diffidato salterà Empoli). Dalla lavagna del quarto uomo Garigliano spuntano 8 minuti di recupero. Non bastano neppure quelli. l’Atalanta non c’è proprio il Cagliari si stringe in un abbraccio bellissimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/02/2022 16:27
 
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Bologna-Empoli, legni e occasioni ma nessun gol

Traversa di Arnautovic, palo di Di Francesco e tante chance,
ma pareggio senza reti per emiliani e toscani che non vincono da dicembre


Matteo Dalla Vite


Un palo a testa ed Empoli che è sicuramente più felice di un Bologna che ha vinto una sola gara (il 22 dicembre) nelle ultime 8 partite. Il pari che porta i toscani a 30 punti e muove la classifica della squadra di Mihajlovic dopo un gennaio tremendo è figlio di una gara non bella, farcita di alcune fiammate, un legno per parte (Arnautovic e Di Francesco) e più parate di Skorupski di quelle che ha compiuto Vicario. Da segnalare anche i debutti di Kasius e Aebischer come di Cacace nel campionato italiano, innesti che per ora non hanno cambiato il volto delle due squadre.

TRAVERSA — Davanti alla seconda assistente donna, internazionale, Francesca Di Monte (sezione di Chieti, ha già svolto lo stesso compito in A in Udinese-Verona), Empoli e Bologna (accolto all’arrivo da uno striscione firmato Vecchia Guardia “Adesso tocca a voi, solo vincere”) arrivavano alla gara con digiuni lunghi di cinque gare non vinte. Numeri stordenti insomma, con Mihajlovic che ritrova diversi uomini, perde Santander per frattura dello zigomo (nella rifinitura) e con Andreazzoli che – ceduto Ricci – offre la regia ad Aslani (debutto da titolare) e ritrova Parisi sulla fascia sinistra. Sono i toscani ad approcciare meglio la partita, aggredendo in alto e impedendo al Bologna di uscire dalla propria metà campo. All'8' Pinamonti impegna seriamente Skoruspki dopo una discesa a sinistra di Bandinelli, che un minuto dopo tirerà alto dal limite al volo. A centrocampo il Bologna fatica a trovare il ritmo, ma dopo una ventina di minuti si scuote. C'è una protesta per un contatto in area Stojanovic-Svanberg, poi arriva l'occasione di Soriano che al 28' si inserisce su sponda di testa di Arnautovic e impegna Vicario. La partita si stappa all'improvviso e i rossoblù vanno vicinissimi al gol al 36' con la sassata di Arnautovic dai trenta metri che si stampa sulla traversa. I toni della sfida si accendono, De Silvestri (diffidato) e Bandinelli vengono ammoniti dopo uno scambio di vedute molto plateale con entrambe le squadre che non fanno un passo indietro. Stojanovic galoppa a tutto campo e solo un prodigioso recupero di Soriano evita il gol toscano al 38', mentre la girata di Orsolini dal limite finisce fuori di poco al 41'. L'ultima occasione del primo tempo è ancora per l'Empoli, che quando trova libertà diventa pericolosissimo: ancora Stojanovic pesca il taglio di Bajrami dietro la schiena di Theate, ma il tocco che scavalca Skorupski finisce a lato di poco al 43'.

SKORUPSKI — Nella ripresa cominciano i cambi ma è sempre l’Empoli a fare qualcosa di più: Skorupski interviene su Zurkowski e poco dopo Verre si mangia un gol a un metro (23’) mentre poi Di Francesco prende il palo esterno con tiro a giro al 31’. C’è sempre più Empoli che Bologna, incapace di trovare la porta anche con Barrow e Sansone in campo: Sinisa le prova tutte ma il suo Bologna fatica a costruire e ancor più a trovare la porta, che sul finale anche il debuttante olandese Kasius cerca invano. Meglio l’Empoli sì: perché la scioltezza di pensieri e di una classifica migliore lo ha portato a ragionare con più freddezza, coprendosi al meglio dietro e pungendo quando possibile in avanti, trovando Skorupski pronto e garante del risultato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/02/2022 17:32
 
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Effetto Sensi sulla Samp:
Sassuolo travolto 4-0.
E segna pure Conti



L'ex Inter segna e fa segnare, la squadra di Giampaolo torna a vincere
in casa grazie alla sua rete e a quelle di Caputo, dell'ex Milan e Candreva


Filippo Grimaldi

Prova di forza della Sampdoria, che travolge (4-0) il Sassuolo, allontanandosi dalla zona rossa della classifica e ripartendo dopo quattro sconfitte consecutive in campionato. Da due anni i blucerchiati non segnavano almeno quattro gol in A. Ospiti in grande difficoltà sin dall’inizio, con il doppio schiaffo nei primi sette minuti di gara firmato dai due ex Caputo e Sensi, entrambi grandi protagonisti di un successo legittimato poi nella ripresa prima dalle parate di Falcone e poi dai gol di Conti e Candreva allo scadere su rigore. La squadra di Dionisi ha provato invano a rialzarsi dopo il doppio svantaggio iniziale, ma è stato inutile. Di sicuro nella Samp l’innesto del trequartista arrivato in prestito dall’Inter si è rivelato decisivo. La squadra di Giampaolo è partita fortissimo: Caputo ha portato in vantaggio i blucerchiati con un pallonetto morbido di destro su un cross dalla sinistra di Candreva (dopo uno scambio con Sensi), dopo una combinazione con Sensi. Kyriakopoulos immobile, Samp avanti. Il gol ha dato ulteriore fiducia ai padroni di casa che due minuti hanno raddoppiato: errore grave di Raspadori che ha perso palla in attacco su Rincon, inutile la prodezza di Consigli su Gabbiadini, perché sulla ribattuta Sensi ha realizzato il suo primo gol in blucerchiato, oltre ventisei mesi l’ultima rete segnata in Serie A. Il Sassuolo è andato avanti a sprazzi. Scamacca non ha capitalizzato un’indecisione di Ferrari davanti a Falcone, poi è sato ancora Consigli per due volte a negare il terzo gol alla Samp, chiudendo su Caputo. In difficoltà gli uomini di Dionisi, con un gioco verticale interrotto dal pressing alto della Samp e da una sapiente regia di Sensi.

TUTTO DA RIFARE — Le cose per la Samp si sono complicate poco dopo la mezz’ora, quando Gabbiadini è stato costretto a uscire dal campo dopo una torsione innaturale del ginocchio sinistro. Supryaga al debutto e subito gettato in panca, ma la differenza di valori s’è vista subito e ha pesato. La squadra di Giampaolo ha chiesto in modo veemente un rigore per un contatto in area neroverde fra Giangiacomo Ferrari e Sensi, ma il (tardivo) check Var non ha cambiato la decisione di Maresca, che è riuscito a scontentare tutti. Il Sassuolo non ha mollato e con Raspadori al 46’ è andato vicino all’1-2, ma Falcone è stato decisivo nella respinta di piede. Nella ripresa, il Sassulo ha alzato ritmo e baricentro: Scamacca e Traoré sono andati vicini al gol che avrebbe potuto riaprire la partita, ma è stata la Samp a chiudere la partita con Conti, appena entrato al posto di un evanescente Supryaga), con un destro al volo che ha sorpreso Consigli (sempre dalla fascia di Kyriakopoulos…) su punizione di Candreva dalla fascia opposta. Tre a zero e vittoria in cassaforte, perché nel frattempo Giampaolo aveva aggiunto un difensore, lasciando Caputo in avanti con Sensi a supporto. L’innesto di Defrel, subentrato a Traoré, ha dato vivacità all’attacco ospite, ma Falcone – osannato a ragione dalla gradinata sampdoriana - è stato decisivo per altre due volte su Berardi e, ancora, su Raspadori. E proprio allo scadere c’è stato il tempo per il quarto gol su rigore di Candreva, con un cucchiaio che ha beffato Consigli, costretto a mettere giù Caputo lanciato a rete.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/02/2022 17:40
 
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Il Napoli ritrova super Osimhen: 2-0 a Venezia.
L'Inter ora è a un punto

Apre il nigeriano al 58', chiude Petagna al 99'.
Azzurri col Milan a -1 dalla capolista:
sabato lo scontro diretto con la squadra di Inzaghi


Maurizio Nicita


Il Napoli c’è nella corsa scudetto. La vittoria di Venezia non arriva col bel gioco ma con la sostanza. Perché “pesa” un Centravanti con la maiuscola come Osimhen, che torna dopo oltre due mesi titolare, e decide la gara con un gesto tecnico imperioso salendo di testa lì dove nessuno arriva. Poi al 100’ arriva anche il raddoppio con il centravanti di scorta, l’ottimo Petagna. Applausi ai ragazzi di Zanetti per la generosità ma alla fine il maggior tasso tecnico degli azzurri prevale. Spalletti è soddisfatto perché i suoi hanno superato l’esame più duro imparando a soffrire per ottenere il massimo risultato grazie anche alla miglior difesa, che concede quasi nulla ai padroni di casa. Ora gli azzurri sono col Milan a -1 dell’Inter che ha una partita in meno ma sabato sarà al Maradona, dove il Napoli arriva dopo quattro vittorie consecutive.

BRUTTI CORI — Comincia male al Penzo. Con cori razzisti e pesanti contro Napoli e napoletani. Ripetuti e irritanti. Ma tanto saranno archiviati con i soliti 10 mila euro di multa per “cori di discriminazione territoriale”, ché la lotta al razzismo è più nelle parole che nei fatti. E sia chiaro che non è un problema veneziano ma senza limitazioni geografiche, visto anche le risposte per le rime dei curvaroli napoletani. Di aggravante per la curva veneta c’è anche l’atteggiamento offensivo nel minuto di silenzio per ricordare Zamparini. I morti andrebbero rispettati, anche se in vita non ci è piaciuto quello che hanno realizzato.

LE SCELTE — Zanetti decide di buttare subito nella mischia Nani, alla prima da titolare. Ma il portoghese solo quando ha palla al piede mette in evidenza il suo lignaggio per il resto appare ancora in ritardo, anche nell’intesa coi compagni. Spalletti schiera la formazione attesa col ritorno di Osimhen titolare dopo oltre settanta giorni, e in maschera. A sorpresa fra i pali va Ospina tornato dal Sudamerica, e per Meret non deve essere semplice “sopportare” il colpo. Il Napoli parte meglio, ma arriva poche volte al tiro in maniera efficace. Perché le conclusioni di Zielinski e Insigne sono deboli. E sull’azione più bella lancio Lobotka, testa assist Di Lorenzo per Politano, il destro dell’esterno sfila alto. Osimhen fa tanto movimento ma non gioca tanti palloni, su quello migliore però fa vedere di che pasta è fatto: spostamento rapido sul destro e tiro potente che colpisce il palo esterno. Il Venezia non resta a guardare e dopo una partenza bassa e raccolta comincia a pressare e ripartire con più convinzione. E su una palla in profondità Okereke è abile a spostare Juan Jesus e involarsi: conclusione respinta di piede da Ospina. Finisce il tempo con un bel cross teso in area di Crnigoj ma nessuno dei veneziani sa sfruttarlo.

VICTOR — Il Venezia parte meglio nella ripresa e su un tiro di Crnigoj dal limite, Ospina è bravo a bloccarla perché la palla sbuca fra troppe gambe. C’è uno scontro duro di capocce fra l’arbitro Mariani e il terzino Ebuehi, con quest’ultimo che riporta una ferita alla testa. Ma nel momento in cui il Napoli appare un po’ lento e privo di idee, ecco Politano pennellare un cross teso sul quale Osimhen stacca in maniera imperiosa e segna di testa, la maschera appare un limite relativo allo strapotere fisico del centravanti. Ora il Napoli “nasconde” la palla ai veneti che fanno fatica a salire anche se ora centravanti c’è il più possente Henry ed entra anche il neo acquisto Nsame. Il Venezia prova il forcing ma nella foga Ebuehi alza i tacchetti su Mertens. Mariani lo ammonisce ma poi richiamato dal Var lo espelle: non c’è cattiveria ma il piede è a martello.

ECCO PETAGNA — Il Venezia è encomiabile come atteggiamento ma produce solo un debole colpo di testa di Henry. Il Napoli invece riparte in maniera micidiale con Mertens e Petagna e quest’ultimo che corregge in rete sul tiro del belga quando siamo al centesimo minuto di gioco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/02/2022 17:51
 
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Udinese-Torino 2-0, decidono
Molina e Pussetto oltre il 90’



Lo 0-0 si sblocca al 93’, dopo l’espulsione di Mandragora


Mario Pagliara

Non è stato vero Toro, si è vista una Udinese compatta, intelligente e meritevole del 2-0 finale. Alla ripresa i granata frenano e compiono un netto passo indietro sul piano del gioco, non riuscendo ad approfittare del rallentamento di Roma e Fiorentina. L’Udinese invece capitalizza con Molina e con il rigore di Pussetto nei minuti di recupero i due errori di Milinkovic e porta a casa tre punti d’oro. Che, va detto, avrebbe comunque meritato per la prestazione di livello superiore. Tanti giocatori al di sotto del loro standard abituali tra i granata, che per il Venezia perdono Mandragora (espulso) e Lukic (ammonito, era in diffida). Ci mette del suo pure Juric (squalificato e rimpiazzato dal vice Paro), che ad inizio ripresa sposta Lukic in difesa facendo saltare il già precario equilibrio della sua squadra.

SENZA SCINTILLA — Aveva probabilmente annusato il pericolo, Ivan Juric, che appena ventiquattrore fa aveva esortato i suoi ragazzi “a riaccendersi subito dopo una sosta che proprio non ci voleva, perché venivamo da un periodo di forma favolosa”. E in effetti al nuovo impatto con il campionato, alla Dacia Arena di Udine, per tutto il primo tempo al Toro manca proprio quella scintilla di intensità e aggressività che ne aveva caratterizzato il recente cammino. L’esame di friulano si dimostra essere più complicato del previsto, anche perché i granata sbattono contro una Udinese fisica, equilibrata e in palla, soprattutto nei suoi tre uomini di centrocampo. Emozioni al contagocce, comunque, e va detto subito per tutta la prima parte della serata friulana. In un copione che scorre sul binario dell’equilibrio: avvio e chiusura della frazione in cui si preferisce la squadra di casa, parte centrale ad appannaggio del Toro almeno sotto il profilo del possesso. Il Toro non riesce ad essere quello di sempre: gli mancano, a metà partita, le sgasate di Singo e Vojvoda sugli esterni, Zima sporca tanto la sua serata con diversi errori, Praet gioca a nascondersi, Brekalo patisce una serata non brillante. E Lukic entra ed esce dalla gara, facendosi notare più per l’ammonizione a metà primo tempo: era diffidato, salterà il Venezia.

EQUILIBRIO — Al netto di ciò che gli ospiti non riescono a confermare e dei meriti della squadra di Cioffi, i primi quarantacinque minuti non brillano per sussulti. Anzi, a conti fatti anche il bilancio delle occasioni finisce in parità: una per i granata, una per l’Udinese. La prima è per la squadra di Juric (squalificato, in panchina c’è il vice Paro) quando dopo un paio di minuti Praet trova un corridoio dalla destra verso il centro dell’area bianconera, da dietro arriva Vojvoda che però sbaglia la scelta: preferisce un assist maldestro a una facile conclusione in porta. Dopo diciassette minuti, l’unico errore di Buongiorno del primo tempo lancia Beto nell’allungo: il portoghese anticipa pure Rodriguez, mail suo diagonale non inquadra lo specchio. Alla voce delle occasioni mancate entra anche il mancato aggancio di Sanabria (28’) sotto porta su uno squillo di Praet. All’intervallo Udinese-Torino è tutta qua.

LUKIC TERZO DI DIFESA — Dopo otto minuti dall’inizio della ripresa emergono i problemi fisici di Buongiorno della vigilia, e Juric dalla tribuna chiama la sostituzione. Il tecnico lancia nella mischia Pobega, che si posiziona a centrocampo accanto a Mandragora. La novità è l’arretramento di Lukic sulla linea dei difensori, nella posizione di centrodestra, accentrando Zima nel pacchetto dei tre. Un assetto mai provato prima, e si vede: il Toro sbanda, perde le distanze e impiega una ventina di minuti abbondanti a riprendere le posizioni, mentre l’Udinese guadagna campo. Una mossa, quella di Juric, che fa perdere al Toro quell’equilibrio faticosamente tenuto in piedi per quasi un’ora di gioco. Al 18’ cade nei piedi di Singo l’occasione più grossa del Toro: sventola potente, ottima la risposta di Silvestri.

DISASTRO MILINKOVIC — La partita sale di tono, si incattivisce, e fioccano i cartellini gialli. Si fa ammonire Mandragora: anche lui era in diffida, come Lukic salterà il Venezia. Ammonizioni in successione anche per Success, Singo, Praet e Arslan. A metà ripresa i due tecnici si giocano le carte Pellegri (per Sanabria) e Pussetto (per Success). Alla mezzora da una bella combinazione Pellegri-Praet nasce un corridoio per Vojvoda: in corsa, l’esterno calcia sui tabelloni. Finisce male per il Toro, in balìa del gioco dell’Udinese: al terzo minuto di recupero arriva l’espulsione nel recupero per doppia ammonizione di Mandragora (fallo su Jajalo) e venti secondi dopo, sulla successiva punizione, Molina beffa un Milinkovic colpevole. Passano due minuti e il portiere granata completa il disastro: prima non controlla una presa agevole, poi atterra goffamente Pussetto causando al 95’ il rigore che lo stesso attaccante realizza. Finisce 2-0, in gloria per i friulani, malissimo per il Toro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/02/2022 23:55
 
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Vlahovic-Zakaria: gol al debutto col Verona.
Stadium in festa e quarto posto Juve

Con un gol per tempo dei due nuovi arrivati la squadra di Allegri supera il Verona e sorpassa
i bergamaschi (che hanno una gara in meno) in classifica, raggiungendo la zona Champions


Livia Taglioli


Forze fresche, nuovo spirito per una Juve che supera il Verona (2-0), approfitta al meglio del passo falso casalingo dell’Atalanta e di slancio la supera, portandosi a quota 45, al quarto posto in classifica. Senza dimenticare che i bergamaschi, fermi a quota 43, hanno all’attivo una gara in meno. All’Allianz Stadium non poteva esserci esordio migliore per i due neo acquisti bianconeri, autori delle reti della vittoria: Vlahovic ha rotto l’equilibrio dopo 13 minuti, Zakaria ha raddoppiato al minuto 61. Era dal 2011 che non capitava una simile coincidenza: l’11 settembre, nel giorno dell’inaugurazione ufficiale dello Juventus Stadium, trovarono il gol dei “deb” Arturo Vidal e un altro svizzero, Stephan Lichtsteiner.

IL TRIDENTE SÌ — La Juve schiera la sua formazione più offensiva da inizio campionato: un tridente composto da Dybala, Vlahovic e Morata. Il Verona deve invece fare a meno di Caprari e dello squalificato Simeone, con anche Faraoni infortunato last minute. Nella Juve Vlahovic non è però l’unico esordiente: con Locatelli squalificato, trova subito spazio Zakaria, in un centrocampo a tre con Rabiot e Arthur. Per il brasiliano è la sesta presenza nelle ultime sei gare. Dietro invece rientra Danilo che aveva visto il campo per l’ultima volta il 20 novembre contro la Lazio. Il Verona al solito predilige il pressing alto, senza rinunciare all’affondo dopo l’intercetto, la Juve spesso si trova imbrigliata nella fitta ragnatela veneta a centrocampo, senza trovare vie di fuga. Ne nasce un primo tempo un po’ farraginoso, di fisico e sportellate, inframmezzato da un doppio colpo di classe che permette alla Juve di portarsi in vantaggio: al 13’ il tocco illuminante di Dybala serve un determinatissimo Vlahovic, che tocca morbido di sinistro e infila un pallonetto facile solo sulla carta. L’attaccante serbo rompe dunque il ghiaccio alla prima apparizione in maglia bianconera, come fu per Tevez, Higuain e Mandzukic, non per Cristiano Ronaldo.

RODAGGIO — Il Verona, col solo Lasagna di punta e gli altri a far densità dalla trequarti in giù, non molla la presa, la Juve prova a oliare i meccanismi: l’impressione è che il trio avanzato cominci a girare prima e meglio del trio in mezzo, dove Zakaria è spesso troppo avanzato e il peso del rilancio dell’azione tocca sovente a Chiellini. Szczesny resta comunque praticamente disoccupato, al 37’ la Juve sfiora il raddoppio, con Dybala che innesca l’azione, Morata rifinisce per Vlahovic che, servito in corsa, cerca un tocco di destro che non trova lo specchio. Ma è l’azione-master, quella che dovrebbe ispirare la squadra da qui in avanti. Certo, il Verona non è squadra facile da prendere d’infilata, ma quando il pallone schizza in avanti il trio offensivo trasuda aggressività e pericolosità.

IL RADDOPPIO — La ripresa riparte con Bessa in campo al posto di Veloso, ma soprattutto un Verona che alza i giri in avanti cercando di sorprendere Szczesny, chiamato a un decisivo intervento di piede dopo tre minuti. La squadra dell’ex Tudor non si limita dunque a sigillare gli spazi ma mantiene l’iniziativa in avanti, all’inseguimento del pareggio. La Juve risponde attendista ma pronta ad infilarsi nel varco giusto, e l’occasione le si presenta, improvvisa, al minuto 61: Morata asseconda con un assist preciso l’affondo di Zakaria, che controlla e conclude con un destro in corsa. La Juve è in vantaggio per 2-0, l’Allianz esplode di gioia. Montipò nega poi la rete del 3-0 a Dybala, che colpisce di destro da posizione ravvicinata. Ma è una Juve finalmente in fiducia, che è ripartita di slancio, che prova a trovare la rete anche con Rabiot (il suo sinistro incrociato viene deviato da Montipò). Poi entrano anche Rugani per un claudicante Chiellini, Cuadrado al posto di Dybala, e sul finire è Kean a regalare il lungo applauso con cui Morata esce dal campo, e McKennie a rilevare Zakaria dolorante alla schiena. Szczesny sbriga ancora qualche faccenda, il texano e Kean avrebbero la palla buona, ma non cambia più nulla: la prima è andata, la strada è tracciata. E domenica prossima tocca all’Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/02/2022 23:59
 
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Salernitana, non bastano due magie
di Verdi: Spezia, il pari è di rigore

Primo tempo a tratti spettacolare:
l’ex Torino segna due volte su punizione,
i liguri pareggiano coi penalty di Manaj e Verde



Una partita molto gradevole, soprattutto nei primi 45’, produce un 2-2 tra Salernitana e Spezia. Il punto fa molto comodo ai liguri, che continuano la loro serie positiva e portano a 8 punti il margine sulla terz’ultima, il Venezia. Prova a sorridere anche la Salernitana: la salvezza è lontana 9 lunghezze, ma i nuovi innesti hanno dato ben altro spessore alla squadra di Colantuono. L’impresa resta disperata, ma non del tutto impossibile.

QUALITA' — Soprattutto quella di Simone Verdi, a proposito di rinforzi acquistati a gennaio. Il trequartista arrivato dal Torino ha segnato una doppietta con la specialità della casa, il calcio di punizione. Davvero meravigliose le due esecuzioni di destro al 3' e al 16', inframmezzate dal rigore concesso da Valeri con l'aiuto del Var per fallo di Fazio su Erlic e realizzato dal pimpante Manaj. Lo Spezia, coi suoi creatori di gioco un po' fuori fase, ha avuto il merito e la fortuna di trovare un secondo rigore per mani di Mousset (il meno convincente dei nuovi di Colantuono). Anche in questo caso decisivo l'intervento della Var e trasformazione di Daniele Verde.

BENZINA FINITA — Nella ripresa ritmi decisamente più bassi: la Salernitana fa la partita ma lo Spezia concede il minimo sindacale, senza peraltro disturbare Sepe. I nuovi entrati (tra gli altri Djuric, Perotti, Bohinen, Mikeal, Agudelo e Nzola) producono poco: l'ultimo brivido lo procurano Nikolaou ed Erlic, che rischiano la frittata nell'area dello Spezia. Ma finisce con un pari sostanzialmente equo.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/02/2022 00:12
 
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