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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Bourabia boom!
E lo Spezia passa a Venezia al 94’



Bastoni e Ceccaroni avevano cristallizzato il risultato sull'1-1.
La cannonata del centrocampista ha squassato l'equilibrio


Guglielmo Longhi

Il Penzo ritrova la seria A dopo 19 anni ma è una festa triste. Perché all’ultimo dei 4 minuti di recupero il Venezia trova una sconfitta che sa tanto di beffa. A decidere è Bourabia, uno dei cambi di Motta che a un certo punto decide di fare tutto da solo: prende palla tra Heymans e Forte, si accentra, va in orizzontale, poi tira. Il pallone s’infila dove Maenpaa non può arrivare. Per lo Spezia è la prima vittoria.

CHE BASTONI — Partita bella ed equilibrata che stava serenamente finendo con un giusto pari. Motta ha cambiato e scelto il 3-4-3. Bastoni e Ferrer sulle fasce e tre marcatori al centro: Armian, Erlic (che toglie il disturbo dopo 20 minuti: problemi muscolari, il rientro è stato affrettato) e Nikolaou. Il Venezia conferma uomini e modulo: è una sfida tra tridenti molto mobili. In quello di Zanetti Johnsen e Okereke si scambiano le posizioni per non dare punti di riferimento, quello di Motta vive sulle accelerazione di Antiste, francese come Henry, mentre Verde e Gyasi per tutto il primo tempo restano un po’ ai margini della partita. L’equilibrio si sblocca subito: al 13’ Maggiore per Bastoni che controlla e tira da 20 metri di sinistro sfruttando la libertà che gli lasciano Ceccaroni e Crngoj. Palo e gran gol: Maenpaa non ha colpe. Il Venezia che aveva cominciato meglio (tre tiri in porta nei primi 10 minuti), accusa il colpo e cerca di riorganizzarsi. Ma Vacca, schierato davanti alla difesa, lascia troppo spazio all’altro play, Sala che ha più spazio per impostare. La squadra di Zanetti riprende, però, l’iniziativa: Busio manda fuori (21’), lo stesso fa Henry (30’) al volo sulla bella palla di Johnsen da sinistra. Quindi: sostanziale equilibrio e ritmi non molto alti.

IL COLPO DELL'EX — Nel secondo tempo, parte meglio lo Spezia ma è il Venezia a pareggiare, con un gran colpo di testa di Ceccaroni, ex spezzino, su cross di Busio da destra. La partita cambia inerzia, stavolta è lo Spezia ad accusare il colpo. Motta smonta l’attacco e butta dentro Manaj, giocando con 4 uomini offensivi e svoltando verso il 4-2-3-1. Ritorna l’equilibrio, sembra un pari più che giusto. Poi nel finale…

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/09/2021 00:08
 
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La Lazio barcolla, poi Cataldi ci mette
una pezza: 2-2 show all’Olimpico

Il Cagliari di Mazzarri c’è:
Joao Pedro e Keita ribaltano il gol di Immobile,
poi il centrocampista fissa il pareggio.
A Sarri (squalificato) non riesce il rilancio


Nicola Berardino


Il 2-2 dell’Olimpico fra Lazio e Cagliari è un ricco contenitore per una gara intensa. Il gol di Immobile a fine primo tempo illude i biancocelesti a caccia della vittoria per dimenticare due sconfitte di fila. Dopo l’intervallo i rossoblù ribaltano con lucidità la gara grazie alle reti di Pedro e Keita. E la Lazio deve faticare per evitare la sconfitta: il gol di Cataldi porta a casa un punto quanto mai utile. Può ritenersi soddisfatto Mazzarri che in settimana ha rilevato Semplici: Cagliari attento, ordinato e giudizioso. Mentre la Lazio è ancora alla ricerca della sua nuova identità e soprattutto appare molto discontinua nell’arco della gara.

SBLOCCA IMMOBILE — Rispetto alla formazione opposta al Galatasaray, Sarri (squalificato, in panchina il vice Martusciello) fa rientrare dal primo minuto Reina, Milinkvoic e Luis Alberto. Mazzarri parte con il 3-5-2 ritoccando la difesa con l’ex Caceres e il centrocampo con Nandez. Lazio subito aggressiva: al 3’ Luis Alberto calcia al lato. Cagliari reattivo: un bel cross di Nandez non trova il pronto impatto a rete di Dalbert. Mazzarri rinsalda la retroguardia arretrando sulla sinistra Lykogiannis. I biancocelesti spingono, ma i rossoblù sono abili nel ribaltare il fronte e al 16’ Lazzari fa muro su un tocco a rete di Keita, l’altro ex di turno. E al 21’ il Cagliari si riaffaccia in area con un’incornata di Nandez: alta. La barriera difensiva dei sardi frena gli slanci della Lazio. Ceppitelli anticipa Immobile al tiro. Botta di Milinkovic parata da Cragno. Che sventa poi pure un’incursione di Immobile. Luis Alberto dopo uno scambio prova a farsi largo in area, ma la difesa di Mazzarri vigila. Nuova rasoiata di Milinkovic: sopra la traversa. Al 45’ la Lazio sblocca la gara con un bel colpo di testa su cross pennellato dalla destra da Milinkovic. Quinto gol in campionato per il bomber di Sarri. Prima dell’intervallo bolide di Luis Alberto fuori bersaglio.

RIMONTA ROSSOBLÙ — Al via della ripresa il Cagliari agguanta subito il pareggio. Joao Pedro, dopo uno scambio con Marin, con un colpo di testa sorprende Reina e sigla la sua quarta rete in questa stagione di A. Si ripristina il copione già visto sullo 0-0: Lazio arrembante, Cagliari blindato in copertura. Sul fondo un sinistro di Immobile. Che poi cerca di indirizzare a rete un pallone sfuggito a Cragno. All’11’ doppia sostituzione tra i sardi: Walukiewicz per Caceres e Zappa per Dalbert. Gara a tutto campo. Al 13’ palo esterno scheggiato da Nandez. Reina ribatte su Lykogiannis. Cresce il Cagliari. Al 17’ numero di Pedro che sguscia sulla sinistra e centra per Keita che infila Reina, firmando il 2-1. Primo gol in rossoblù per il senegalese. Risultato ribaltato. Due sostituzioni nella Lazio: Cataldi e Zaccagni al posto di Leiva e Pedro. Biancocelesti disorientati dalla riscossa del Cagliari. La squadra di Sarri si dà coraggio. Vani due tentativi a rete di Immobile. Al 29’ Mazzarri fa entrare Bellanova e Pereiro per dare il cambio a Lykogiannis e Keita. Nella Lazio Marusic avvicenda Lazzari. Cragno si oppone a Luis Alberto. Poco dopo assist dallo spagnolo per Immobile, il portiere del Cagliari riesce a deviare. La Lazio insiste. E al 38’ pareggia con Cataldi che si fionda su pallone ribattuto dalla difesa sarda: bordata che colpisce la traversa e scivola in rete. Altri cambi: Luis Alberto e Anderson cedono il posto ad Akpa Akpro e a Moro. Mentre Pedro viene sostituito da Pavoletti. Cinque minuti di recupero. Assedio biancoceleste. Incornata di Milinkovic controllata da Cragno. Espulso Zappa alla seconda ammonizione dopo un fallo su Zaccagni. Finisce 2-2 tra rimpianti e sospiri di sollievo reciproci.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/09/2021 00:13
 
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Il Verona di Tudor batte la Roma in rimonta:
3-2 con magia di Faraoni



I gialloblù sbloccano la classifica, giallorossi al primo stop.
Ospiti in vantaggio con un gran gol di tacco di Pellegrini, poi le reti di Barak e Caprari,
l'autogol di Ilic e il sigillo di Faraoni


Massimo Cecchini

Gol, gioielli e colpi di scena. Tutto questo è stato uno spumeggiate Verona-Roma. Finisce 3-2 per i padroni di casa, che col nuovo allenatore Tudor si schiodano dallo zero in classifica e fermano la ormai ex capolista giallorossa, che pure era passata in vantaggio. Il risultato è santificato dalle reti di Pellegrini, Barak, Caprari, l’autogol di Ilic e la marcatura definitiva di Faraoni. Menzione speciale per la rete del capitano giallorosso - un colpo di tacco degno di entrare nella gallerai dei capolavori del genere, a fianco a quelli di Bettega, Mancini o Zola - e per quella del capitano gialloblù, la cui saetta all’incrocio sancisce il successo scacciacrisi.

GIOIELLO PELLEGRINI — Il canovaccio in avvio è quello che piace a Mourinho: giallorossi a trazione anteriore, ma pronti a cedere il possesso palla agli avversari per ripartire in velocità. Tra i titolari del 4-2-3-1, con Shomurodov al posto di Mkhitaryan, fra i tre dietro ad uno spento Abraham (oggetto anche di qualche “buuu”), e Calafiori per Vina - non convocato per un acciacco muscolare - la formazione è nuova di zecca, ma a essere diverso è soprattutto il Verona, che il subentrato Tudor schiera con un 3-4–1-2, in cui si alternano Barak e Ilic dietro le punte Simeone e Caprari. Nella tonnara della trequarti, però, il Verona s’incaglia spesso, tant’è vero che nella prima frazione si fa pericoloso soprattutto con tiri dal limite o da posizione un po’ defilata. Ci provano Simeone al 7 ‘(fuori di poco) e Barak al 22’ (Rui Patricio blocca), ma è nella seconda parte del tempo che i gialloblù sembrano prendere quota, quando al 29’ Lazovic, sfruttando una palla persa di Karsdorp, si traveste da egoista e, invece, di servire i compagni in area, va alla conclusione fuori di poco. Un minuto più tardi è ancora Simeone, allargato sulla destra, che tira in braccio al portiere giallorosso. Occhio, però, perché la vera sensazione di pericolosità la dà la Roma, che negli spazi verticalizza in fretta e in tre passaggi arriva spesso al limite dell’area dei padroni di casa, conquistando punizioni pericolose. Da una di queste, al 16’, Pellegrini calcia a favore di Cristante che irrompe sul primo palo, ma il suo colpo di testa colpisce “solo” la parte superiore della traversa. Tra le cavalcate di Zaniolo e Shomurodov, infatti, la squadra di Mourinho sa come guadagnare la profondità. Così al 36’, su un cross di Karsdorp, scaturisce il “miracolo pellegriniano”, ovvero quello straordinario colpo di tacco che di sicuro entrerà di diritto fra i gol più belli della stagione.

PERLA FARAONI — L’avvio di ripresa cambia tutto. Già al 4’, infatti, il Verona trova il pari grazie a un cross di Caprari, un ex, su cui entra in scivolata Mancini deviando verso la propria porta; Rui Patricio è bravo a deviare, ma nulla può davanti alla tap-in di Barak. L’inerzia cambia, perché la squadra di Mourinho alza il baricentro e lascia praterie ai padroni di casa, che a sinistra sfondano. Così ancora una volta è Caprari che si libera di Mancini in area e batte il portiere portoghese. E’ il 9’ e il Verona è in vantaggio. L’entusiasmo gialloblù cresce, Barak sfiora la traversa con una conclusione dal limite, ma quando la squadra di Tudor vola sulle ali dell’entusiasmo, un velenoso cross di Pellegrini al 13’ viene deviato nella propria porta di Ilic. La partita è riaperta, con le squadre molto più lunghe. Ne approfitta al 18’ Faraoni, che servito sui sedici metri trova un grande gol all’incrocio dei pali che scardina subito l’equilibrio, mantenuto anche da uno straordinario intervento di Rui Patricio ancora su Caprari. Mourinho corre ai ripari, e al 21’ e al 33’ cambia due volte pelle alla Roma. Prima inserisce El Shaarawy, Mkhitaryan e Perez, spostando Pellegrini in mediana, poi mette Smalling e disegna un 3-5-2 conclusivo che però produce pochissimo. L’unico tiro in porta è di Perez, che al 44’ costringe Montipò alla respinta con i pugni, mentre le conclusioni di Mancini, Pellegrini ed El Shaaawy vanno lontane dai pali. Morale: finisce qui la serie positiva della Roma, con Mourinho che però invita i giocatori ad andare sotto la curva ad applaudire i 1500 tifosi giallorossi. Dall’altra parte è il Bentegodi che esulta. A ragione, perché il Verona è rinato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/09/2021 00:18
 
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Morata illude la Juve, Rebic la ricaccia a -8: Milan primo con l'Inter

I bianconeri passano subito e dominano un Diavolo spento e
incerottato (k.o. anche Kjaer), ma nella ripresa il croato li punisce.
Per la Signora 2 punti in 4 partite


Marco Pasotto


L’occasione di spedire la Juve a -11 era decisamente golosa, ma il Milan può senz’altro accontentarsi di averla tenuta otto gradini più in basso: per come si era messa la partita e per ciò che il match ha raccontato, questo 1-1 acciuffato nella ripresa allo Stadium è un punto d’oro. D’oro perché permette al Diavolo – ovviamente in attesa di Udinese-Napoli di lunedì – di mantenere la testa della classifica, stavolta a braccetto con l’Inter. D’oro perché i bianconeri avrebbero meritato il successo.

La banda di Allegri invece si ritrova a masticare un’altra volta amaro dopo aver fallito l’opportunità di assestare finalmente una spallata a una classifica che resta terribile: 2 punti in 4 uscite. Il tecnico bianconero può comunque trovare conforto nella prestazione di una squadra in crescita e capace di annullare per lunghi tratti un avversario molto più rodato. Il Milan invece sa bene di averla scampata considerati tutti i cerotti con cui si era presentato a Torino: sei indisponibili più Kjaer che ha dovuto lasciare il campo alla mezzora. Difficile pensare di regalare tutti questi uomini alla Juve senza andare in difficoltà. Ecco perché questo pareggio è un punto fondamentale non solo per la classifica, ma anche per il processo di accrescimento dell’autostima.

LE SCELTE — Allegri ha risolto i vari dubbi sistemando – ma era l’opzione più quotata – Morata accanto a Dybala e piazzando Cuadrado davanti a Danilo sulla destra. Quindi, Chiesa in panchina (così come Bernardeschi, entrambi recuperati dopo il forfait di Malmoe). In difesa, dove c’era il ballottaggio più combattuto, l’ha spuntata Bonucci su De Ligt. La settimana di Pioli è stata da dimenticare perché ha perso un pezzo dopo l’altro. Pezzi importanti. Problemi in tutti i reparti. A Krunic e Bakayoko si sono aggiunti Ibrahimovic prima del Liverpool e poi Calabria e Giroud prima della partenza per Torino. Ma non è tutto: Maignan è salito sul pullman con una vistosa fasciatura alla mano sinistra, sgradita eredità di Anfield, tenendo in apprensione tutti. Il portiere francese alla fine ha stretto i denti e ha giocato. Davanti a lui la coppia Kjaer-Romagnoli perché Pioli al posto di Calabria non ha inserito Florenzi, né Kalulu (e nemmeno Conti, ovviamente), bensì allargato Tomori. Una novità assoluta, pur restando nell’ambito del 4-2-3-1. In mediana accanto a Kessie è tornato Tonali e davanti al consueto tridente si è piazzato Rebic.

STIMOLI — Il primo tempo del Milan, in parte, ha assomigliato a quello di Anfield. Magari con meno pressione da parte degli avversari, magari con qualche opportunità in più di gestire palla, ma comunque subendo a lungo le iniziative altrui. Perché la Juve invece è stata diversa rispetto a quella delle prime tre uscite in campionato. Forse stimolata dall’importanza dell’avversario e dalla classifica terrificante, i bianconeri hanno iniziato subito a dettare legge. Palla fra i piedi, azioni avvolgenti, con Alex Sandro a martellare senza tregua a sinistra e scambi di posizione continui fra Cuadrado e Bentancur a destra, cosa che il Milan soprattutto nella prima parte di tempo ha faticato a decifrare. Anche perché in quei territori spesso arretrava Dybala a cercare idee e spazi, complicando ulteriormente le letture rossonere. Juve agevolata nella pericolosità da un Morata particolarmente ispirato, nei movimenti e nella gestione della palla, bravissimo a dare profondità e a cercare la porta tutte le volte che ha potuto. E’ stato lui a sbloccare la gara dopo quattro minuti, ma qui va chiamato pesantemente in causa il Milan, che ha incredibilmente preso gol in contropiede su angolo a favore: Hernandez, da penultimo uomo a ridosso dell’area (l’altro era Saelemaekers), ha raccolto una respinta ma ha depositato sui piedi bianconeri, Dybala è scattato e ha servito Morata che ha percorso mezzo campo vanamente inseguito da Hernandez, superando Maignan con un magnifico scavetto. Spagnolo lucidissimo, Milan obbrobrioso considerata la dinamica. Scoperto e inerme dopo aver perso palla.

DOCCIA FREDDA — Gli unici spunti sono arrivati da Diaz, bravo a saltare l’uomo e a concludere, ma senza esito. Poi la luce si è spenta per tutti di fronte a una Juve aggressiva e determinata, scaltra nell’attendere nella propria metà campo per poi ripartire. Juve che è arrivata quasi sempre prima sul pallone, anche sulle seconde palle. Morata e Dybala hanno testato i guanti di Maignan, mentre dall’altra parte Szczesny si è limitato a osservare un Milan incapace di armare come al solito le fasce. Non pervenuta soprattutto la catena di sinistra, con Hernandez schiacciato verso il basso e Leao senza mordente. Intorno alla mezzora i rossoneri hanno provato ad aumentare la pressione, ma al 34’ è arrivata un’altra doccia fredda: problema muscolare per Kjaer e un’altra colonna della squadra sgretolata. Pioli ha inserito Kalulu, portando Tomori al centro. Nella ripresa la Juve ha lasciato ulteriormente l’iniziativa al Milan, scegliendo di attendere e ripartire in maniera ancora più accentuata. I rossoneri però non sono quasi mai riusciti a disegnare le loro trame perché rispetto al solito c’è stato meno aiuto fra i singoli e i reparti sono risultati più scollati, con l’area juventina mediamente sguarnita di maglie rossonere. I cambi, intorno al minuto numero 20: Bennacer per Kessie e Florenzi per Saelemakers da una parte, Kean per Morata e Chiesa per Cuadrado dall’altra. Il pareggio è arrivato all’improvviso, alla mezzora di un secondo tempo che stava scorrendo via con un’inerzia che pareva difficile da cambiare. E infatti è scaturito da una palla inattiva. Angolo di Tonali, Rebic ha preso il tempo a Locatelli ed è salito in ascensore: spizzata di testa nell’angolo più lontano impossibile da disinnescare. Il gol, a circa un quarto d’ora dalla fine, ha avuto l’effetto di rimettere più o meno sullo stesso piano le forze in campo, in una sorta di botta e risposta dove sono stati in diversi ad andare vicino alla rete. Kean e di nuovo Rebic per esempio. La Juve poi si è pericolosamente sgonfiata negli ultimi dieci minuti. Benzina finita, il Milan l’ha capito e ha tentato un colpaccio che è arrivato a sfiorare con un destro di Kalulu sui cui Szczesny ha compiuto un miracolo. Ma sarebbe stata una punizione davvero eccessiva per i bianconeri.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/09/2021 00:23
 
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Spettacolo Napoli: vince 4-0 a Udine e vola in testa da solo



Segnano Osimhen, Rrahmani, Koulibaly e Lozano:
la squadra di Spalletti è l'unica a punteggio pieno in Serie A.
Azzurri primi da soli dopo tre anni e mezzo


Francesco Velluzzi

Comanda il Napoli. Che il quattro su quattro in avvio di campionato non lo faceva dal 2017. Con Maurizio Sarri in panchina. Ma Luciano Spalletti, tornato in panchina, dopo essersi riposato nel post Inter, ha dato solidità, concretezza, sicurezza, cinismo alla squadra. Che rischia poco, palleggia benissimo, ha super schemi sulle palle inattive, marcia come un rullo e in 52’ stende l’Udinese (gliene fa quattro senza subirne) e chiudendo la pratica facilmente. Sono 10 i gol segnati in 4 gare. Sono solo due quelli subiti. Come il Milan.

PRIMO TEMPO AZZURRO — Nel primo tempo due gol avevano, per la verità, tolto ogni speranza alla squadra di Luca Gotti che aveva illuso i suoi tifosi con sette punti nelle prime tre partite. A proposito, la Dacia Arena era sold out, nel senso che i biglietti a disposizione sono stati tutti venduti. Ma la Nord bianconera stavolta poteva risparmiarsi certi cori verso i napoletani. Fuori luogo e senza senso in una città che i napoletani li adora e in un club che ha avuto Totò Di Natale per anni come bandiera. Gotti non cambia, rispetta il suo canovaccio con la solita difesa, lo stesso centrocampo e Deulofeu e Pussetto a sgambettare davanti. Spalletti mette larghi Insigne e Politano con Osimhen al centro. Un tridente da paura. Ma i primi minuti sono dell’Udinese che trova buone combinazione tra Pereyra e Stryger e ha i due davanti che corrono. Dopo 5’ Pereyra reclama per un contatto in area con Di Lorenzo, ma per Manganiello non c’è nulla. Si deve attendere il 13’ per il primo brivido: Silvestri è bravo sulla conclusione di Insigne e respinge. Quattro minuti è Deulofeu che fa vedere che giocatore è: va in pressing ruba palla a Ospina, poi pressato non riesce a dar potenza al tiro. Ma al 24’ il Napoli passa: Mario Rui lancia Insigne a sinistra, Molina lo perde e il talento di Frattamaggiore batte Silvestri, che prova a uscire senza fortuna, con un pallonetto. Ma il gol è assegnato a Osimhen che la spinge dentro dando il tocco definitivo. L’Udinese accusa il colpo, Samir rischia per una dura entrata su Politano, Fabian Ruiz calcia da fuori e prende il palo e al minuto 35’ su una punizione forse eccessivo, concessa per fallo di Becao (che protesta tanto) su Insigne il Napoli trova uno schema perfetto. Sempre Insigne, appoggia per Fabian Ruiz che spedisce a sinistra dove Koulibaly, forse colpendo male, consente a Rrahmani di “entrare” bene a porta vuota di testa.

LA RIPRESA — Ritmo compassato, ma il Napoli sfrutta ancora i suoi schemi da palla inattiva e dopo sette minuti chiude la partita: corner di Insigne, palla a Politano che mette dentro Fabian Ruiz appoggia su Koulibaly al quale in questo periodo piace segnare e batte Silvestri con una gran botta da tiratore scelto. Gotti toglie Deulofeu e Pereyra e manda in campo Beto e Makengo. La gara non ha più senso, il Napoli la amministra da squadra di altissimo livello e Silvestri si supera per evitare altri gol. Non può evitare quello di Lozano a sei minuti dalla fine, un altro gioiello. Ora il Napoli guarda tutti dall’alto dopo aver regolato Venezia, Genoa e Juventus e, appunto l’Udinese. Giovedì nuova missione a Genova, stavolta a casa Samp. L’Unica squadra che ha fermato l’Inter. Per l’Udinese, invece, un’altra sfida complicatissima a Roma contro i giallorossi di Josè Mourinho che devono dimenticare molto in fretta il passo falso di Verona.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2021 00:06
 
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SERIE A 2021/2022 4ª Giornata (4ª di Andata)

17/09/2021
Sassuolo - Torino 0-1
18/09/2021
Genoa - Fiorentina 1-2
Inter - Bologna 6-1
Salernitana - Atalanta 0-1
19/09/2021
Empoli - Sampdoria 0-3
Venezia - Spezia 1-2
Lazio - Cagliari 2-2
Verona - Roma 3-2
Juventus - Milan 1-1
20/09/2021
Udinese - Napoli 0-4

Classifica
1) Napoli punti 12;
2) Inter e Milan punti 10;
4) Roma e Fiorentina punti 9;
6) Lazio, Atalanta, Udinese e Bologna punti 7;
10) Torino punti 6;
11) Sampdoria punti 5;
12) Sassuolo e Spezia punti 4;
14) Verona, Genoa, Empoli e Venezia punti 3;
18) Juventus e Cagliari punti 2;
20) Salernitana punti 0.

(gazzetta.it)
21/09/2021 14:30
 
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Tra Bologna e Genoa è 2-2:
tutto nella ripresa con Hickey,
Destro e i rigori di Arnautovic e Criscito

Dopo un primo tempo scialbo, nella ripresa la gara si vivacizza.
Nel caldo finale espulso Mihajlovic


Matteo Dalla Vite


Due rigori – con il secondo che fa infuriare Mihajlovic (espulso per proteste) - danno il 2-2 finale a una gara che si è accesa spesso e che poteva cambiare ancora a un secondo dalla fine se Sirigu non avesse fatto il Superman davanti a una zuccata sotto-porta e a colpo sicuro di Soriano. Bologna e Genoa fanno un passettino e sostanzialmente si sono divise meriti e demeriti, prodezze e ingenuità, gol e colpi più o meno qualitativi.

MINUTO E AGGRESSIONE — L’inizio è un abbraccio globale da parte dei 9000 che popolano il Dall’Ara: il tributo è ovviamente per Romano Fogli, scomparso a 83 anni ed eroe senza tempo (con anche gol nello spareggio del ’64 vinto sull’Inter all’Olimpico di Roma) di un Bologna tricolore. La squadra di Mihajlovic gioca con il lutto al braccio ricordando colui che era “Romanino” per tutti e dopo il minuto di silenzio c’è evidenza di una cosa: il Bologna ha ripreso la propria volontà di fare la partita, quella che era stata leggermente accantonata prima dell’Inter e che poi, proprio a San Siro, ha “accompagnato” l’1-6 a San Siro. Mihajlovic sceglie di riproporre Orsolini e Barrow, Arnautovic continua il suo tour de force là davanti e dietro restano Medel e Bonifazi in mezzo alla difesa; Ballardini non tocca troppo il proprio dispositivo, quindi mantenendo Maksimovic in mezzo alla difesa e piantando le tende nell’area avversarie con Destro (ex di 4 anni qui al Dall’Ara) e la rivelazione Kallon. Il dispositivo di Ballardini è un 4-4-1-1 con Hernani alle spalle di Destro: l’idea è evidente ed è quella di pressare e aggredire il Bologna, che nei primi venticinque minuti la palla la vede veramente poco. Tanto che Kallon (1’) e Cambiaso (parata di Skorupski) danno un senso alla strategia genoana. È un Bologna leggibile che fatica a salire metri su metri: due occasioni di Arnautovic (punizione, post parata di Sirigu su tiro di Dominguez) e Orsolini (tiro telefonato al 43’) danno un senso di reazione che però non porta a nulla.

BOTTA E RISPOSTA — Insomma, il Genoa ha riempito il primo tempo, il Bologna lo ha subìto ma all’alba della ripresa c’è Hickey che spacca tutto: Ballardini lascia in panchina Rovella e mette Behrami ma il suo Genoa è più basso rispetto al primo tempo. Così, una punizione calciata da Barrow, con torre di Arnautovic e botta di Bonifazi ribattuta, diventa il gol di Hickey, diagonale di sinistro che Sirigu non vede al 4’ s.t.Il vantaggio dura sei minuti perché quando Orsolini consegna praticamente la palla a Criscito, ecco che l’ex Zenit pennella un cross perfetto per la testa di Destro, zuccata morbida fra Medel e Bonifazi e 1-1 al 10’. Destro che poi, minuto 18’, arriva vicinissimo al colpaccio: Skorupski smanaccia la conclusione del genoano con fare quasi miracoloso.

ESPULSO SINISA — Mihajlovic infila Vignato e Skov Olsen, Ballardini mette Pandev e la gara si slaccia un po’ fino a quando Sirigu prende un colpo di testa sotto-porta di De Silvestri (31’, cross di Svanberg) e il Bologna un rigore: Vanheusden atterra evidentemente Sansone, Arnautovic batte ed è 2-1. Passano 4’ e Bonifazi (che prima riceve un colpo da Behrami) frana quasi addosso a Kallon in area: Fourneau dà ancora rigore, molto più dubbio del primo, Criscito fa 2-2 e Mihajlovic si fa espellere perché non è per nulla d’accordo. Finita qui? No, perché Soriano può fare 3-2 sotto-porta ma Sirigu sventa tutto: Superman è genoano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/09/2021 13:51
 
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Gosens-Zappacosta: l'Atalanta si rialza.
Sassuolo, continua il momento no



Nerazzurri avanti di due reti, Berardi accorcia nel finale di primo tempo, ma nella ripresa il risultato non cambia


Andrea Elefante

L’Atalanta è un tabù infinito per il Sassuolo, che alla terza sconfitta di fila si interroga, trovando comunque risposte positive anche in questa frenata: più nel secondo tempo che nel primo, in realtà dominato dall’Atalanta che solo poco prima del riposo ha un attimo di distrazione consentendo il gol del 2-1 a Berardi e solo dopo la mezzora della ripresa ha un attimo di cedimento, che comunque non le fa correre rischi particolari. E la produzione offensiva dei primi 45’, pur concretizzata solo con due gol, ha riproposto la versione più scintillante della Dea, che ora con 10 punti si prepara ad affrontare sabato l’Inter.

LE SCELTE — Il turnover di Gasperini riguarda principalmente Palomino, sostituito al centro della difesa da Demiral, e Freuler: accanto a De Roon, che rientra dopo quattro turni di squalifica, scelto per la prima volta da titolare Koopmeiners. Dopo il “riposo” di Salerno torna Pessina dietro le punte, che sono Malinovskyi e Zapata. Dionisi cambia tanto rispetto alla gara con il Torino, ovvero sei uomini: tre quarti di difesa, con Muldur e Kyriakopulos sulle fasce e Ayhan al fianco di Ferrari; Magnanelli davanti alla difesa assieme a Frattesi; Traoré “galleggiante” da mezzala in un 4-3-3 mobile e Boga assieme a Berardi nel tridente che non ha vero un centravanti, né Scamacca né Raspadori, ma Defrel nei panni di “falso nove”.

PRIMO TEMPO — Partita subito in discesa per l’Atalanta: neanche 3’ e un radente da destra di Malinovskyi non trova opposizione della difesa neroverde, ma sull’altro palo, il tap in vincente di Gosens. Potrebbe essere un duro colpo per il Sassuolo, che però riorganizza discretamente le idee e con il suo tridente che non dà punti di riferimento tiene bassa per un po’ l’Atalanta, sfiorando anche il preggio con Defrel, che prima “brucia” Demiral ma poi storpia la conclusione a porta vuota, altissima. Ma l’onda dell’Atalanta sale presto: la corsia destra diventa la più battuta e lì Malinovskyi cerca il sempre più irrefrenabile Zappacosta, che cerca Gosens, anticipato in extremis da Muldur. Altre due chance per la Dea con Pessina che gestisce male due ripartenze favorevoli, prima perdendo l’attimo per l’assist a Zapata o Gosens e poi allargando troppo il sinistro a porta quasi scoperta. Alla quarta occasione sprecata (cross di Zappacosta, alto il colpo di testa di Zapata) l’Atalanta teme la punizione del destino, ma è cpon una splendida azione iniziata da Koopmeiners e conclusa da Zappacosta - con la partecipazione di Zapata e Malinovskyi - che la squadra di Gasperini firma il 2-0. Ma certi sprechi tornano in mente proprio quando i nerazzurri sembrano avere la partita in mano: Berardi scappa a Gosens, punta la porta, e chiude con il sinistro sul palo di Musso, forse coperto al momento del tiro.

SECONDO TEMPO — La partita, come logico, cala di intensità nella ripresa. Cala soprattutto l’Atalanta che rischia subito il pareggio (Defrel mette fuori un cross molto interessante di Kyriakopoulos dopo 7’), sfiora l’allungo con Ilicic, su cui l’ex Consigli fa un mezzo miracolo, ma poi subisce per almeno 15-20’ la pressione del Sassuolo, che Dionisi rivitalizzaon i cambi piùà di quanto riesca a fare Gasperini. Ma come dice il tecnico, la sua squadra arriva con la testa dove non la spingono le gambe e resiste, rendendosi alla fine addirittura più pericolosa con Piccoli, che al 40’ è fermato da Consigli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/09/2021 13:54
 
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La Fiorentina dura un tempo, poi c'è solo l’Inter:
3-1 in rimonta e primo posto



Viola dominanti per 45’ e in vantaggio con Sottil.
Poi però finiscono la benzina e i nerazzurri, soli in vetta per una notte,
li travolgono con Darmian, Dzeko e Perisic.
Espulso Gonzalez


Luca Taidelli

Fabio Capello, uno che due cose di calcio le capisce, sottolinea spesso l’importanza di dosare lo sforzo. Vincenzo Italiano e la sua splendida Fiorentina ne dovranno fare tesoro in coda a una gara contro l’Inter stradominata in un primo tempo a tutta birra, salvo afflosciarsi come un souffle venuto male in una ripresa griffata dai gol di Darmian, Dzeko e Perisic dopo l’acuto iniziale di Sottil. Espulso Gonzalez. Prova sofferta ma da grande squadra per i campioni d’Italia, in vetta da soli per una notte.

LE SCELTE — Italiano a sorpresa punta sull’ex Benassi come terzino destro, e al rientrante Milenkovic affianca Nastasic. C’è Gonzalez, in dubbio per un affaticamento all’adduttore, a completare il tridente offensivo con Vlahovic e Sottil. Inzaghi invece va con i fedelissimi di queste prime giornate, riproponendo Darmian e Perisic sugli esterni a vantaggio di Dumfries e Dimarco. Torna Calhanoglu, mentre davanti le scelte sono obbligate, con Dzeko e Lautaro.

DOMINIO VIOLA — Pronti via e l’Inter viene aggredita, come successo in tutte le gare stagionali, tranne col Genoa. La Viola ha il sangue agli occhi, Handanovic ce l’ha freddo in uscita su Gonzalez, innescato da Vlahovic, cui De Vrij concede troppa libertà. I padroni di casa pressano altissimi anche con le mezzali, De Vrij si impappina ancora sul serbo il cui sinistro esalta Handanovic. L’Inter non riesce ad uscire dall’angolo innescando né saltando il centrocampo né azionando gli esterni. Anche Barella pare un agnellino di fronte agli assatanati Duncan e Torreira. Con Calha che gira a vuoto e Brozovic che deve proteggere la difesa, le punte restano isolate. Al 23’ la Fiorentina passa in vantaggio con pieno merito, anche se l’avvio dell’azione sembra viziato da un fallo di Gonzalez su Skriniar, che comunque non può essere rivisto al Var (così come un successivo mani di Biraghi di poco fuori area). L’argentino trova il fondo e pennella sul secondo palo dove Sottil deve solo appoggiarla in rete. I campioni d’Italia a questo punto provano ad iscriversi alla partita, ma più di una punizione di Calhanoglu intuita da Dragowski per 35’ non riescono a produrre. Sull’unico break propiziato da Brozovic, al 38’ Perisic induce Nastasic all’autogol ma era scattato in fuorigioco. Malgrado dopo la mezzora la Viola scali fisiologicamente una marcia, lo 0-1 all’intervallo rimane comunque un affare per Inzaghi e i suoi.

RIBALTONE — Si riprende senza cambi e con la Viola che sembra azzannare ancora il pallone. Inzaghi infatti manda a scaldare subito Dumfries e Sanchez. Candidati ad uscire Darmian e Calha, che però in pochi minuti sono i protagonisti del ribaltone. Al 52’ l’esterno non sbaglia il diagonale di destro sul tocco di Barella e la pareggia. Passano 3’ e il turco pennella il solito corner micidiale, tenere tutti i saltatori interisti è dura, Milenkovic argina Skriniar, ma Dzeko mangia sulla testa di Biraghi per il 2-1 che ammutolisce il Franchi. La Viola cerca di reagire, ma è Lautaro a mancare il colpo del k.o. al termine di un’uscita spettacolare rifinita da Barella. Italiano cerca forze fresche con Odriozola e Amrabat per Benassi e Torreira. Dumfries rileva Darmian e in un minuto promette molto con due sgasate. Vecino e Sanchez danno invece fiato a un Barella dolorante e ad un Dzeko sfinito. L’Inter prova a gestire, sull’errore di Dragowski il cileno spara alto da ottima posizione. Errori che si rischiano di pagare, se non fosse che Gonzalez rovina una grande gara prendendosi due gialli in un amen per proteste dopo una mancata ammonizione a Bastoni e lasciando i suoi in 10 nell’ultimo quarto d’ora. Inzaghi non si fida e chiude con Dimarco e Gagliardini per Perisic e Lautaro. La Viola però non esiste più, Vecino e Gagliardini scartano il cioccolatino per Perisic che chiude i conti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/09/2021 13:59
 
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Salernitana, ecco il primo punto.
Verona rimontato nonostante super Kalinic



La squadra di Castori rimonta da 0-2 e toglie lo 0 dalla sua classifica


Maurizio Nicita

Verona bello a metà, Salernitana brutta, sporca e cattiva ma più affamata. Finisce con un 2-2, tanti gol, legni e tante recriminazioni. Per i campani primi gol casalinghi e primo punto in classifica. Però i veneti devono interrogarsi sull’incapacità di controllare una gara che dopo mezz’ora è sullo 0-2 con la squadra padrone del campo. I granata di casa evidenziano limiti tecnici notevoli, ma Castori cerca di organizzare al meglio una difesa non all’altezza dando carattere e mentalità da combattenti ai suoi.

SCHIERAMENTI — Castori ripropone la squadra che comunque con l’Atalanta aveva fatto bene, cambiando solo Djuric e schierando il nigeriano Simy con a fianco Gondo e alle spalle Ribery. Tudor invece dopo la splendida vittoria con la Roma cambia un uomo per reparto, preferendo Magnani a Pellegrini dietro; inserendo il camerunese Hongla in mediana per Bessa e come centravanti a Simeone, preferisce Kalinic.


KILLER NIKOLA — E proprio il croato si scatena subito con un 1-2 che mette k.o. i generosi padroni di casa. Perché la squadra di Tudor resta bassa e attenta, fa sfogare un po’ la Salernitana sospinta dal proprio pubblico, ma appena può attacca con ripartenze chirurgiche. E dopo soli 7’ è già in vantaggio. È Lazovic a pescare in area Caprari, smarcatosi con un buon movimento, il romano serve Kalinic che deve solo spingere in rete. Ribery spinge i suoi alla reazione, servendo due buoni assist a Simy e Gagliolo che sprecano malamente. Il Verona regge e con spazi che diventano praterie arriva al raddoppio prima della mezz’ora. La verticalizzazione di Barak per Ilic è precisa e per il serbo è semplice smarcare Kalinic, che raddoppia con un colpo da sotto. Troppo tenera però la difesa dei campani, decisamente inadeguata. Ilic dopo l’assist però commette una leggerezza, con un fallo gratuito sulla trequarti a tempo praticamente scaduto. Ribery mette un invitante pallone sul quale Dawidowicz svetta ma finisce per lasciare la palla in mezzo e per Gondo è semplice sbatterla dentro proprio sotto la curva sud che finalmente può esultare per un gol in Serie A della propria squadra che mancava da oltre vent’anni in questo stadio.

TUDOR NON SI FIDA — Il tecnico del Verona non si fida e toglie Magnani, a rischio rosso, e Ilic preferendogli i muscoli in mezzo di Tameze. Pronti via ed è ancora Kalinic che fa tremare il palo sfiorando la tripletta. Ma l’allenatore lo toglie poco dopo perché Simeone tiene meglio palla per far salire la squadra. E inserisce anche Bessa per Caprari per avere più filtro in mezzo. Castori risponde togliendo lo spento Simy per Djuric, il quale si ritrova subito una palla che Ranieri mette in mezzo ma per una serie di rimpalli diventa una sfera da flipper. Il Verona ha una buona situazione sprecata da Lazovic, imbeccato da Simeone. Ma i veneti rinculano mentre la Salernitana spinta dalla disperazione non molla. E accade l’imponderabile, con Gagliolo che sballa una conclusione dai 20 metri: il tiraccio diventa assist per Mamadou Coulibaly abile a controllare di destro e a concludere di sinistro con una difesa veronese bassa e statica.


ANCORA UN LEGNO — Il Verona prova a ripartire e trova un’ottima punizione con Simeone. Barak la tira molto bene, ma a Belec battuto è l’incrocio dei pali a dire no. La sfida diventa confusa e prevale la stanchezza. La paura di perdere fa il resto: pari e patta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/09/2021 23:32
 
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