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Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 (quello dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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Torino, che poker!
Sanabria, Bremer, Pobega e Lukic infilzano la Salernitana

L'attaccante paraguaiano porta in vantaggio nel primo
tempo la squadra di Juric che poi dilaga nella ripresa.
Ecco i primi tre punti per i granata


Mairo Pagliara


Il Toro brinda alla prima vittoria della gestione Juric: sblocca un gol allo scadere del primo tempo di Sanabria, poi dilaga con Bremer, Pobega e Lukic nella ripresa. Ma soprattutto due assist e l’ennesimo pomeriggio da migliore in campo di Ansaldi travolgono per 4-0 la Salernitana. La squadra di Castori tracolla nel finale, ma per ottanta minuti lascia una discreta sensazione e paga anche un pizzico di sfortuna (come sul palo di Di Tacchio sullo 0-0) oltre che di inesperienza. Il Toro non fallisce l’appuntamento da non sbagliare: ci sono ancora aspetti da perfezionare sul piano del gioco, ma questi primi punti della stagione, conditi da una goleada, saranno sicuramente un generatore di entusiasmo e autostima per il futuro.

ANSALDI ETERNO — Basterebbe rivedere il primo tempo dell’Olimpico per capire come mai un prossimo trentacinquenne (taglierà il traguardo il 20 settembre) riesce ancora a segnare differenze nel nostro campionato. Cristian Ansaldi è il manifesto di un talento che non tramonta mai, la fonte di gioco (l’unica per 45 minuti abbondanti) di un Toro che si aggrappa al suo calciatore di maggiore classe per colpire una Salernitana che, arrivati a metà gara, fa tatticamente letteralmente un figurone. Ansaldi è l’uomo che taglia, cuce, disegna assist, crea le uniche occasioni pericolose della prima ora della squadra di Juric e, non certamente a caso, dal suo sinistro nasce la pennellata per la testa di Sanabria quando scocca esattamente il 45’.

DI TACCHIO AL PALO — Poche novità, ancora meno sussulti, nell’undici iniziali. Juric smentisce le indicazioni della vigilia e lascia quasi tutti i suoi tanti nuovi arrivi in panchina: l’unico che lancia subito nella mischia è il giovane difensore Zima. Castori conferma la coppia Bonazzoli-Simy, come previsto Ribery bagna la sua prima da tesserato della Salernitana partendo dalla panchina. Domenica estiva e di difficoltà per il Toro, imbrigliato nell’ottima struttura tattica che la Salernitana riesce a costruire in avvio. Il primo spunto è di Sanabria (9’), stoppato da Ruggeri. Intorno al 20’ Ansaldi inizia ad illuminare il pomeriggio torinese: il primo assist è per Singo, sul quale la Salernitana riesce a salvarsi in angolo. Due minuti dopo torre di Sanabria, uno spento Pjaca non aggancia a pochi passi da Belec. Il Toro sembra viaggiare più sull’onda degli episodi, Lukic e Linetty spesso boccheggiano, mentre i campani non danno mai l’impressione di uscire dalla partita, anzi a tratti la controllano. Al 37’ per un soffio Milinkovic non combina una frittata, sull’angolo che poi ne nasce il colpo di testa di Di Tacchio si stampa sul palo. E’ la più ghiotta occasione del primo tempo prima degli ultimi due minuti che precedono l’intervallo quando Singo (44’) in tuffo sfiora il gol di testa e sessanta secondi dopo Sanabria anticipa Gagliolo e fa esplodere l’Olimpico.

SVETTA BREMER — A inizio ripresa, Castori ricorre alle forze fresche dalla panchina: dentro Djuric per un evanescente Simy, Lassana Coulibaly per uno stanchissimo Obi. Il Toro prova a sfoggiare un po’di palleggio, ma la Salernitana resta dentro la partita e poco prima del quarto d’ora sfiora il pari proprio con il neo entrato Djuric (nell’occasione incerto Milinkovic: la palla sfiora il palo). Juric capisce che deve cambiare qualcosa e all’ora di gioco dà fiducia a Buongiorno, tirando fuori Rodriguez. A spianare la strada, ci pensa Gleison Bremer al ventunesimo del secondo tempo: a scodellare l’assist al centro dell’area su punizione è ancora Ansaldi, di testa il difensore brasiliano timbra e porta il Toro sul 2-0. Incassato il secondo gol, Castori si gioca la carta più attesa facendo debuttare Ribery con la Salernitana al posto di un nervoso Gyomber, passando al 4-3-1-2. Nel finale nel Toro c’è spazio per i nuovi arrivati Pobega (per Linetty) e Praet (per Pjaca), e per Aina al posto di uno stremato uscito a causa dei crampi. E quando la partita è ormai finita, Pobega bagna il debutto piazzando il tris e nel recupero Lukic cala anche il poker del Toro.

Gazzetta dello Sport
13/09/2021 00:26
 
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È Milan show: Lazio schiantata.
E Ibra si è già ripreso il Diavolo

Gol di Leao e dello svedese, Kessie sbaglia un rigore.
Gioco, intensità, organizzazione: rossoneri superiori in tutto
sulla squadra di Sarri, espulso dopo il fischio finale


Marco Pasotto


La settimana terribile adesso ha tutto un altro aspetto. Diciamo che diventa un po’ più maneggevole, quanto meno nella testa. Lazio, Liverpool e Juve: è questo il menù che attendeva il Milan e ora che il primo scoglio è stato aggirato quasi in scioltezza, autostima e convinzioni aumentano ulteriormente e saranno il tesoro in vista di Anfield. Il Diavolo schianta la Lazio 2-0 mettendo sotto gli avversari sotto tutti gli aspetti – gioco, cattiveria, intensità, organizzazione – e certifica una crescita che per il momento pare davvero inarrestabile. Tre punti che permettono di restare in cima alla classifica, di staccare l’Inter e di porsi nelle condizioni migliori per affrontare il Liverpool mercoledì e la Juve domenica prossima: con i bianconeri ci sarà una voragine di 8 punti. La Lazio non è mai riuscita a rendersi davvero pericolosa e la formula-fantasia con il lussuoso sestetto dalla cintola in su obbligherà Sarri a porsi delle domande: contro le big va rivisto qualcosa. I piedi pregiati laziali hanno steccato e, dopo i 9 gol da record nelle prime due uscite, è arrivato il digiuno totale. Pioli, che ha ritrovato in un colpo solo i senatori Ibra e Kessie, sorride invece osservando la fase difensiva: un solo gol subito in 270’.

RITORNI — Il grande dubbio che ha accompagnato tutta la settimana di Pioli si è risolto a favore di Rebic, con Ibra in panca. Croato piazzato al centro dell’attacco e immaginiamo una certa fatica per il tecnico rossonero nell’ammansire Zlatan, che scalpitava per iniziare dal primo minuto. Dentro invece dall’inizio Kessie, al debutto stagionale dopo il guaio al flessore. Sulla trequarti, occupata come al solito da Leao e Diaz, la novità è stata Florenzi a destra: per l’azzurro esordio da titolare in rossonero e sfida dal sapore di derby. L’altra novità in difesa: accanto a Tomori ecco Romagnoli per la prima di una serie di rotazioni in cui la necessità è gestire oculatamente Kjaer. Sarri in difesa ha ritrovato Luiz Felipe, mentre a destra ha premiato Marusic nel ballottaggio con Lazzari. Per il resto, tutto confermato: fantasia, creatività e sulla carta mille soluzioni offensive con la mediana affidata a Milinkovic, Leiva e Luis Alberto, e tridente con Felipe Anderson, Immobile e Pedro. Un sestetto potenzialmente devastante, che però si è trovato di fronte un muro di granito fin dai primi scambi. Una barriera, una ragnatela, una gabbia in cui è rimasta prigioniera l’intera mediana laziale, con Luis Alberto e (soprattutto) Milinkovic asfissiati da raddoppi di marcatura continui, costretti a ripetuti errori, e Lucas Leiva preso in mezzo dalle imbucate alternate di Tonali e Kessie, oltre al lavoro di disturbo sporco e utilissimo di Diaz. Ma è stato tutto il Milan a utilizzare praticamente senza sosta una pressione feroce sulla Lazio in tutte le zone del campo. Anzi, proprio tutte no perché le volte in cui i biancocelesti sono riusciti ad arrivare nell’area avversaria si contano sulle dita di una mano. Due approcci diversi, con un Milan sempre più riconoscibile anche dai suoi stessi interpreti e una Lazio nella quale stavolta non si è trovata traccia di Sarri. Per il semplice motivo che il Diavolo non le ha permesso di giocare.

SOLO UNA PECCA — E così, oltre a un gioco semplicemente bello da vedere, nel Milan sono venute fuori anche le qualità dei singoli. A tratti spettacolare la fascia sinistra con Leao che ha fatto calare la nebbia davanti agli occhi di Marusic ed Hernandez che ha solcato il campo con le sue sgommate prepotenti. Da sottolineare anche la prova di Tonali: la personalità sta decollando gara dopo gara. Ci sono state occasioni per Tomori, Leao, Calabria. L’unica pecca rossonera dei primi 45, fisiologica, è stata la mancanza di un vero centravanti. Rebic si è sbattuto come al solito, ma il pallone non è pervenuto come piace a lui. Uno, però, lo ha addomesticato benissimo, servendo Leao che ha battuto Reina al termine di una cavalcata imperiosa, dopo aver saltato Leiva come un paletto sulla pista da sci. Era il 45’ e quattro minuti dopo il Diavolo ha avuto la ghiottissima occasione di sferrare il secondo cazzotto: calcione di Immobile a Kessie in area, Var che richiama Chiffi al monitor e rigore spedito sulla traversa.

TRE PASSAGGI — Un errore che ha tenuto in vita la Lazio, entrata in campo dopo l’intervallo con un po’ più di convinzione. Nei primi quindici minuti i ragazzi di Sarri hanno tenuto palla maggiormente, provando a infilarsi con più convinzione nella difesa rossonera, ma senza preoccupare seriamente Maignan. Pioli è corso ai ripari al 15’ con un triplice cambio: Saelemaekers per Florenzi, Bakayoko (che poi ha lasciato il campo quasi subito per infortunio, dando spazio a Bennacer) per Kessie e Ibra per Leao. Annotazioni ambientali: applausi per Kessie, nonostante le turbolenze contrattuali e il rigore sbagliato, e ovazione totale per Ibra. Tutti in piedi davanti al capobranco, che ha impiegato sette minuti per azzannare la Lazio. Il Milan è arrivato in porta con tre passaggi: Tonali per Rebic, che si è allargato a sinistra, si è liberato di Luiz Felipe, ha mandato fuori causa Reina e ha spinto Zlatan in porta. Due assist vincenti, per l’attaccante croato. Poi, altri debutti da registrare: Zaccagni e Basic da una parte, Ballo-Touré dall’altra e partita che è andata spegnendosi piano piano (espulso Sarri per proteste dopo il fischio finale). Per il Milan tutto molto bello, soprattutto in vista di Anfield: a Liverpool sarà dura ma il Diavolo ci arriva nelle condizioni migliori possibili.

Fonte: Gazzetta dello Sport
13/09/2021 00:33
 
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Perla di El Shaarawy al 91':
Roma prima, Mou corre sotto la curva

Djuricic risponde a Cristante, poi Rui Patricio evita
due gol fatti ed è decisivo il Faraone nel recupero


Andrea Pugliese


Come a un luna park. Occasioni, pali, gol annullati ed emozioni senza fine. Per festeggiare le sue mille panchine Mourinho avrebbe voluto qualche batticuore in meno, ma probabilmente è molto più bello così. Con un eurogol a girare di El Shaarawy al 46’ della ripresa e quella corsa dell'allenatore portoghese sotto la Sud con il cuore stracolmo di gioia. Perché per la prima volta in carriera vince anche le sue prime cinque partite consecutive al primo anno su una panchina nuova, ma soprattutto spedisce la Roma in vetta alla classifica con Milan e Napoli. Dall’altra parte, invece, un Sassuolo bellissimo, che ha tenuto testa alla Roma con il gioco e con il cuore. Rui Patricio gli ha negato due gol clamorosi, Traoré si è visto dire di no dal palo (in precedenza era toccato ad Abraham) e l’altro supergol di giornata, quello di Scamacca al 48’, è stato annullato per fuorigioco. La giostra mourinhana va avanti, Dionisi ha di che rammaricarsi.

PALLEGGIO E PRESSING — Mourinho continua con i suoi undici fedelissimi e non rinuncia neanche a Viña, tornato meno di 48 ore prima del via dal Sud America. Dionisi, invece, lancia l’ex Frattesi in mezzo al campo al posto di Henrique e davanti si affida soprattutto a Raspadori, galvanizzato dal primo gol azzurro. Ne viene fuori una partita piacevole, con tanto palleggio (alla fine del primo tempo la percentuale di realizzazione dei passaggi è altissima da tutte e due le parti, 88% dei giallorossi contro l’89 dei neroverdi) e una buona intensità. Il Sassuolo si affida quasi sempre alla costruzione dal basso, a volte rischiando anche tanto, ma con l’idea di non sprecare mai un pallone. La Roma, invece, alterna una buona fase difensiva ad una pressione improvvisa sugli esterni (per andare a recuperare palla dal basso) o sui due mediani in impostazione, per avviare la fase di transizione e provare a fare male. Rui Patricio para subito un piattone di Berardi in corsa, Mkhitaryan ci prova da fuori ma la palla finisce alla destra di Consigli e Djuricic sfrutta male un errore in impostazione di Ibanez. Poi al 26’ il Sassuolo passa e lo fa con Berardi, bravo a bruciare Rui Patricio di destro che non è il suo piede, ma il gol viene annullato per un fuorigioco millimetrico di Raspadori ad inizio azione. Scampato il pericolo la Roma ritrova fiato ed energie, sfiora il vantaggio con una scivolata in corsa di Abraham e lo trova al 37’ con Cristante, bravo a capitalizzare un’invenzione di Pellegrini su calcio da fermo.

LUNA PARK — Nella ripresa Dionisi si gioca subito la carta Scamacca al posto di Raspadori, Ferrari ha subito la palla del pari ma la spreca, poi è proprio Scamacca a impegnare Rui Patricio dalla distanza. Con il gigante romano il Sassuolo riempie più l’area ed ha un punto di riferimento che dà maggiore profondità all’azione. Ed infatti al 12’ è una sua palla morbida ad innestare Berardi, per l’assist del pareggio a Djuricic. Poi Abraham sfiora il 2-1 ma il palo gli dice di no, il che fa pensare che il centravanti inglese abbia un conto aperto con la fortuna (nelle tre partite giocate all’Olimpico ha colpito altrettanti legni). Poi è Chiriches a salvare a botta sicura su Pellegrini, con la Roma che dopo aver subito il pareggio è tornata a macinare gioco. Dall’altra parte, invece, Boga piazza una serie di accelerazioni pazzesche, che costringono prima Cristante al giallo e poi danno a Berardi il pallone che può ribaltare tutto, ma Rui Patricio è strepitoso di piede. Oramai le occasioni fioccano da una parte e dall’altra, sembra di stare a un luna park. Al 28’ è Pellegrini a fare una magia tra tre avversari, ma poi spreca alto. Allora Mourinho si gioca le due punte, mandando dentro Shomurodov al fianco di Abraham. Boga va ancora via in velocità e costringe Rui Patricio al secondo miracolo. La giostra delle occasioni non è però ancora finita: Ferrari salva sulla riga, Traorè prima prende un palo clamoroso dalla distanza e poi impegna ancora Rui Patricio, Shomurodov chiama in causa Consigli e Pellegrini sfiora l’incrocio da fuori. E quando sembra tutto finito, Mancini lancia dentro, Shomurodov lavora bene il pallone per El Shaarawy che a giro centra il palo destro, ma stavolta il pallone si insacca. Mourinho corre sotto la Sud con tutta la squadra, l’Olimpico si incendia, Scamacca prova a spegnerlo con un supergol, ma c’è il fuorigioco di partenza. I giallorossi volano in vetta alla classifica con Milan e Napoli, Mou si fa un dolce regalo per la sua panchina numero mille e il Sassuolo esce a testa altissima. Finisce così, con l’Olimpico colorato a festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
13/09/2021 00:37
 
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Bologna, tre punti d'oro.
Il Verona non fa male, Svanberg lo punisce

Decide il destro dello svedese al 78', per i veneti solo una vera occasione con Simeone



Una partita non memorabile, con poche occasioni e tutti i giocatori di qualità non esattamente nella loro miglior giornata. La vince 1-0 il Bologna, grazie a una giocata di Svanberg nel finale, che pesca la conclusione vincente di destro. Successo importante per il Bologna, apparso più brillante nel finale, mentre i veneti non sono stati capaci di proporre alcuna reazione. Anzi, sono stati Skov Olsen e Arnautovic (clamoroso errore) a mancare il raddoppio.

POCA QUALITÀ — Soriano si accende in una sola circostanza (palo esterno), Barrow continua nella sua involuzione (sinistro in curva da posizione favorevolissima), Arnautovic fatica contro Gunter (ma è comunque fondamentale nell'azione del gol, al pari dell'ottimo Dominguez) e Orsolini a destra fa scena muta. Il Bologna sembra però più quadrato difensivamente (convince la coppia Bonifazi-Medel, in attesa di Theate). Copione abbastanza piatto per il Verona: un paio di lampi di Caprari, un colpo di testa fuori di poco di Simeone e un Barak mai incisivo. E se i cambi hanno aggiunto poco per Di Francesco, Hongla è stato persino dannoso, perdendo la palla che ha innescato il gol. Sembra mancare un po' di qualità: il rientro di Veloso darà una mano in questo senso, ma la sensazione è che al Verona, che ha perso anche Zaccagni, continui a mancare un finalizzatore.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/09/2021 00:39
 
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SERIE A 2021/2022 3ª Giornata (3ª di Andata)

11/09/2021
Empoli - Venezia 1-2
Napoli - Juventus 2-1
Atalanta - Fiorentina 1-2
12/09/2021
Sampdoria - Inter 2-2
Cagliari - Genoa 2-3
Spezia - Udinese 0-1
Torino - Salernitana 4-0
Milan - Lazio 2-0
Roma - Sassuolo 2-1
13/09/2021
Bologna - Verona 1-0

Classifica
1) Roma, Milan e Napoli punti 9;
3) Inter, Udinese e Bologna punti 7;
7) Lazio e Fiorentina punti 6;
9) Sassuolo e Atalanta punti 4;
11) Torino, Empoli, Genoa e Venezia punti 3;
15) Sampdoria punti 2;
16) Juventus, Cagliari e Spezia punti 1;
19) Verona e Salernitana punti 0.

(gazzetta.it)
15/09/2021 00:46
 
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Due pali, tante occasioni e il gol di Pjaca: dominio Toro col Sassuolo

Dopo il palo di Frattesi, in campo c’è solo la squadra di Juric.
Pali di Brekalo e Praet poi la risolve il croato, appena entrato


Mario Pagliara


Brekalo fa stropicciare gli occhi, Praet sembra danzare, Marko Pjaca piazza nel finale il jolly che sblocca una serata che sembrava stregata. E’ chiaramente riduttivo fermarsi alle prestazioni di questi nuovi arrivati, perché è tutto il Toro che gioca come se fosse già una macchina, al punto da sfornare otto occasioni da gol pulitissime, colpire due pali e due volte fermarsi su un salvataggio sulla linea. Il blitz al Mapei Stadium dei granata non è meritato, di più: gara a senso unico dopo il palo di Frattesi in avvio. Sassuolo travolto da una serata brillante e prepotente della squadra di Juric che piazza l’uno-due dopo il 4-0 alla Salernitana.

LA NOTTE DELLE SORPRESE — Reggio Emilia rischia di diventare sinonimo di sorpresa. Lo si capisce prima ancora che la partita abbia inizio, quando il Toro ufficializza la formazione di partenza. Juric sorprende tutti, e ricorre a un turnover molto pronunciato nonostante i suoi abbiano appena novanta minuti nelle gambe, quelli di domenica contro la Salernitana, dalla ripresa del campionato dopo la sosta. Cinque cambi, tutti per scelta tecnica. Fanno rumore le esclusioni di Mandragora e Ansaldi. In difesa torna Djidji (al posto di Zima), Pobega accanto a Lukic in regia, Aina sulla sinistra, e sulla trequarti c’è il doppio debutto dal primo minuto dei nuovi Praet e Brekalo alle spalle di Sanabria. Il Sassuolo invece si schiera con quella che si può considerare la formazione ideale: Raspadori vince il ballottaggio con Scamacca, in attacco ci sono tutti i diamanti emiliani: Boga, Djuricic, Berardi e l’azzurro Raspadori.

TORO BELLO E SFORTUNATO — Il palo di Frattesi con il quale si stappa la partita (al 7’: incursione su una indecisione di Rodriguez) dà solo l’illusione a Dionisi che il suo Sassuolo sia partito con il piede giusto, invece gli emiliani si riducono a un primo tempo prettamente difensivo. Il Toro gioca poco o nulla sulla sinistra (per la pessima serata di Aina), ma grazie alla qualità sulla trequarti nei primi quarantacinque minuti è protagonista di una bella serata, produce una quantità incredibile di occasioni, poi sprecate: due pali (Brekalo al 27’ e Praet al 44’) e due salvataggi sulla linea (entrambi su Sanabria: il primo di Ferrari al 17’, il secondo di Lopez al 41’) sono le palle gol più clamorose prodotte dai granata. Nel bilancio, a metà gara, entra anche la super parata di Consigli sul colpo di testa di Bremer (40’): per cinque volte, quindi, in 45’ il Toro è andato a un passo dal vantaggio che avrebbe meritato ampiamente.

PRAET K.O. — Quando si riparte, il genio di Praet produce la sesta palla gol dei granata: è il quarto minuto, l’assist del belga è al bacio, Brekalo si coordina pure bene ma calcia in curva. Al 52’ finisce la gara di Aina, dentro Ansaldi. Al quarto d’ora si fa notare anche Milinkovic con un buon riflesso su Berardi, fino a quel momento era stato inoperoso. Poco dopo l’ora di gioco, Juric è costretto a sostituire Praet per un infortunio muscolare (uno dei migliori), al suo posto nella mischia finisce Linetty. Dionisi approfitta dello stop per fare tre cambi in un unico slot: tra questi c’è Scamacca per Raspadori.

PJACA DA BILIARDO — Lo show di Brekalo però non è ancora finito. E il croato al 26’ si inventa un corridoio pazzesco per Lukic che fallisce, clamorosamente, davanti a Consigli. E’ la settima occasione pulita che il Toro non capitalizza. A un quarto d’ora dalla fine, Juric si gioca le carte Pjaca (proprio per Brekalo), Mandragora (per Pobega) e Vojvoda (per Singo). La mossa è coraggiosa e il Toro raccoglie meritatamente il gol del vantaggio: arriva al 37’ con un colpo da biliardo di Marko Pjaca, al primo centro in granata. Nel finale Milinkovic è decisivo su Ferrari, e dopo cinque minuti di recupero il Toro può fare festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/09/2021 14:22
 
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Saponara la apre, Bonaventura la chiude.
E la Viola abbatte il muro del Genoa

Italiano nella ripresa toglie Gonzalez per inserire il trequartista che sblocca la partita.
All'89' è il centrocampista a mettere al sicuro il risultato.
Al 98' Criscito accorcia su rigore, ma non c'è più tempo


Filippo Grimaldi


La Fiorentina non si ferma più: Saponara e Bonaventura regalano tre punti alla Viola di Italiano, che dopo sei anni raccoglie nove punti nelle prime quattro giornate di campionato (quell’anno, giova ricordarlo, finì la stagione al quinto posto…). Il Genoa, al terzo k.o. in quattro partite, è stato battuto per 2-1 (vano il rigore realizzato da Criscito al 52’ della ripresa): ha pagato la minore qualità rispetto agli avversari, ma anche l’insufficiente peso offensivo di un attacco ancora orfano di Caicedo. Troppo isolato Destro nel primo tempo, poco efficace l’inserimento di Kallon e Pandev nella ripresa. Il terzo successo consecutivo della Fiorentina certifica il lavoro del tecnico, ma anche la qualità di una rosa che, nel giorno in cui Vlhaovic non è riuscito ad essere letale, ha trovato in Saponara il suo innesto più pregiato dalla panchina dopo l’intervallo. Gol splendido con un destro a giro per sbloccare la gara. Un salvataggio decisivo da difensore su Hernani, quindi l’assist di tacco per il raddoppio di Bonaventura che di fatto ha chiuso la sfida.

CHE FATICA — Una gara non semplice, però, va detto, per la squadra di Italiano. Nel primo tempo alla Fiorentina è mancata quella capacità di verticalizzare rapidamente il gioco che le aveva permesso di diventare letale nelle precedenti uscite in campionato. Le attenuanti, certo, ci sono state, a cominciare da un fondo scivolosissimo per il diluvio nella prima mezz’ora di gioco, che non ha aiutato una squadra abituata a viaggiare ad alta velocità e che rispetto al successo a casa-Gasperini aveva cambiato metà dei suoi titolari, con Dragowski di nuovo fra i pali, Odriozola titolare in difesa con Quarta, Pulgar e Castrovilli in mediana e Gonzalez alto a sinistra al posto di Sottil. Così, il Genoa ha provato a sfruttare qualche raro errore difensivo degli ospiti e con il suo 4-2-3-1 è riuscito a lungo a tenere testa alla squadra di Italiano. Ballardini ha abbassato Cambiaso in una difesa a quattro, piazzando Badelj e Touré davanti alla difesa e mettendo Rovella in regia, con Destro unica punta. Due volte è stato decisivo Sirigu nel primo tempo (su una punizione di Biraghi e su un destro velenoso di Bonaventura), in un’occasione Dragowski è stato brillante smanacciando su Destro (25’). Insomma, sino a metà gara due occasioni d’oro per la Fiorentina, ma poco rispetto a quel che si era visto nel recente passato. Castrovilli (botta tremenda contro il palo con il costato) è finito k.o. ma Duncan ne ha preso il posto con grande efficacia.

CAMBIO DI PASSO — Nella ripresa Italiano ha lasciato negli spogliatoi Gonzalez (l’Inter è alle porte), piazzando a sinistra Saponara. Ballardini ha risposto con Pandev e Hernani (fuori Destro e Melegoni) e il Genoa ha fatto il primo cambio di modulo della giornata passando al 3-5-2. Ma lì è uscita la maggiore qualità degli ospiti. Saponara s’è inventato il gol del vantaggio, complice una sbagliata lettura del gioco di Touré e un errore di Biraschi, e da lì i cambi successivi per il Genoa non hanno dato l’effetto sperato. I rossoblù hanno chiesto un rigore per un contatto Pulgar-Behrami in area viola (20’), ma il penalty check non ha dato esito. E dopo l’ennesimo salvataggio di Sirigu su Duncan (24’), è arrivato il gol di Bonaventura, innescato di tacco da un superbo Saponara. Due a zero e gara virtualmente chiusa, prima del rigore alla fine del recupero realizzato da Criscito per il definitivo 1-2. Settimana cruciale per il Genoa: martedì l’ostica trasferta di Bologna, nelle ore in cui potrebbe esserci il primo atto del passaggio di consegne da Enrico Prezioso al fondo Usa 777 Partners, quindi la gara interna con il Verona, dove tutti saranno sotto osservazione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/09/2021 23:10
 
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Inter a valanga sul Bologna:
6-1 e primato solitario per una notte



Dopo gli sprechi contro Samp e Real, Lautaro, Skriniar, Barella, Vecino e Dzeko (2) travolgono gli emiliani.
Gol della bandiera di Theate. Infortunio al bacino per Correa


Luca Taidelli

Dopo gli sprechi contro Samp e Real (26 tiri per due sole reti), l'Inter si riscopre cinica come un cobra e con tre morsi nel primo tempo stende un Bologna che palleggia bene ma difende malissimo contro una squadra stasera 'contiana' più che mai. Dopo i centri di Lautaro, Skriniar e Barella, nella ripresa Vecino e una doppietta di Dzeko sigillano la 18esima vittoria consecutiva interna in campionato e lanciano i campioni in vetta (aspettando le tre a punteggio pieno) alla vigilia di un trittico Fiorentina (seconda per una notte), Atalanta, Shakhtar da brividi per il quale andrà verificata la disponibilità di Correa, uscito prima della mezzora per un trauma al bacino che lo ha costretto ad accertamenti clinici.

LE SCELTE — Inzaghi alla quinta gara stagionale vara il turnover, con la complicazione dell’affaticamento alla coscia che all’ultimo gli toglie Vidal, candidato a sostituire lo stanco Calhanoglu. Al posto del turco quindi gioca Vecino, con gli imprescindibili Barella e Brozovic. Intoccabile anche la difesa, sugli esterni tocca a Dimarco e Dumfries, all’esordio da titolare come Correa, che fa rifiatare Dzeko. Qualche sorpresa anche nel Bologna, con Mihajlovic che lancia Sansone e Skov Olsen al posto di Orsolini e Barrow. Il terminale resta comunque l’ex Arnautovic.

PRIMO TEMPO — Ti aspetti un’Inter con il sangue agli occhi dopo una settimana di risultati ingiusti, invece è il Bologna a piazzarsi nella metà campo avversaria. Anche troppo, se è vero che al 6' Dimarco sradica un pallone da rimessa laterale vicino alla bandierina del corner, apre per Vecino che - con gli emiliani sbilanciati - premia la corsa di Dumfries che la mette forte e tesa sul secondo palo per il graffio di Lautaro, perso da Medel. Andare sotto in contropiede a San Siro potrebbe piegare chiunque. Non questo Bologna, che sfrutta gli errori in uscita dei nerazzurri e al 19' va vicino al pareggio con Soriano (bravo Handanovic) e Sansone (destro alto). I padroni di casa faticano nel giro palla e trovano varchi solo a destra, dove Sansone e Svanberg danno a Hickey meno copertura di quanto dall'altra parte Skov Olsen e Dominguez non facciano con De Silvestri. Al 25' Correa si accascia da solo (mai un buon segnale) al limite dell'area, insiste per proseguire ma dopo due minuti si arrende a causa di una contusione al bacino e lascia il posto a Dzeko. Il tempo di registrare il nuovo assetto che il Bologna si piega e poi si spezza. Al 31' Dimarco pennella da corner e Skriniar (ormai un'arma impropria) di testa prende il tempo al frastornato Hickey per il 2-0. Pochi giri di lancette e un'altra rasoiata di Dumfries viene respinta da De Silvestri sul destro di Barella che ringrazia e la chiude. Quattro tiri (nel mezzo una telefonata di Brozo a Skorupski) per tre gol: il cinismo mancato contro Samp e Real.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa, che inizia senza sostituzioni, dopo due tentativi di Svanberg e Arnautovic riprende la mattanza nerazzurra. Prima Lautaro per poco non spacca la traversa su assist di Dimarco, poi il biondo mette un pallone che incredibilmente - tra le statuine emiliane - mancano Dzeko e Dumfries, ma non Vecino. Mihajlovic ne ha viste abbastanza e in un sol colpo sostituisce tre uomini, tra cui il povero Hickey. A Inzaghi serve invece il 5-0 di Dzeko al 63' (dormita di Bonifazi e Dijks) per togliere De Vrij e Lautaro e concedere i primi minuti stagionali a Ranocchia e Sanchez. Proprio il cileno al 68' manda Dzeko sulla linea di fondo e qui c'è tanto Skorupski per concedere una rete da posizione quasi impossibile. C'è spazio anche per Gagliardini e Kolarov. Theate rileva De Silvestri e nei minuti finali trova il gol della bandiera sul cross di Barrow. Il resto è accademia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/09/2021 23:15
 
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La Salernitana spaventa l'Atalanta,
poi ci pensa Zapata: tre punti sudati

Ilicic ispira la rete decisiva dei nerazzurri:
un risultato che penalizza gli uomini di Castori,
protagonisti comunque di un'ottima gara


Mimmo Malfitano


Contano i tre punti. E questa sera a conquistarli è stata l'Atalanta. Ma, diciamolo subito, è stata una beffa per la Salernitana che avrebbe meritato almeno il pareggio. E avrebbe avuto anche qualcosa da recriminare. Ha vinto la Dea, perché Gasperini ha indovinato le sostituzioni inizio ripresa. E Ilicic è risultato quindi determinante, in occasione del gol di Zapata. Resta l'amarezza per la Salernitana che ha tenuto il confronto senza alcun timore, sfiorando in un paio di occasioni la rete e colpendo un palo con Obi, poco prima del vantaggio atalantino.

LE NOVITÀ — Gian Piero Gasperini schiera Miranchuk dal primo minuto con Ilicic in panchina, mentre a centrocampo Pasalic, preferito a Koopmeiners, fa coppia con Freuler. Nella Salernitana l'attenzione, ovviamente, è per Frank Ribery, che Fabrizio Castori fa esordire per la prima volta dall'inizio. In difesa Gyomber viene preferito a Bogdan, mentre alle spalle del francese agiscono Gondo e Djuric.

TANTA SALERNITANA — L'avvio dei granata coglie di sorpresa l'Atalanta. A spingere sono gli uomini di Castori, trascinati da Lassana Coulibaly. A centrocampo la Salernitana prevale di fisico e di tecnica. Il mediano maliano, insieme con l'omonimo Mamadou, lavorano sia in interdizione che in avvio di azione. Pasalic e Freuler soffrono l'irruenza del centrocampo avversario. Sulla destra spinge Kechrida che deve tenere anche Gosens. È suo il sinistro a giro (5') che sfiora l'incrocio dei pali di Musso. I difensori bergamaschi devono mostrare i muscoli per contenere Djiuric, che prevale sulle palle alte, e Condo che tra le linee riesce a trovare qualche buona giocata.

GASPERINI TESO — L'Atalanta ci prova con Gosens, ma il suo diagonale viene deviato in angolo da Belec (17'). La qualità di Frank Ribery è un belvedere, come le sue giocate per le incursioni degli esterni. Mamadou Colulibaly tenta di sorprendere Musso con un tiro da 30 metri: il pallone scheggia la traversa (21'). Sulla panchina Gasperini è nervoso, si agita e gesticola continuamente per dare indicazioni ai suoi giocatori. Ma nulla cambia, la sua Atalanta cerca la fisicità di Zapata che deve fare i conti con la determinazione di Strandberg. Il centravanti colombiano è l'unico che riesce a tenere impegnato la difesa granata. Castori segue con attenzione l'evoluzione dei suoi che, sul piano del ritmo, mostrano una buona condizione. Kechrida, a destra, va via a Gosens e effettua un tiro cross sul quale esce Musso, facendo suo il pallone. La prima frazione di gioco si conclude con la gomitata di Djuric a Demiral: entrambi vengono ammoniti, l'atalantino per proteste, innervosito dal taglio subito sul sopracciglio che i sanitari devono provvedere a suturare nell'intervallo. L'attaccante della salernitana viene graziato da Valeri, il suo gesto gli sarebbe potuto costare un rosso diretto.

TRE CAMBI — Non basta la sutura, la ferita riportata da Demiral è profonda e il difensore non rientra in campo. Al suo posto, Gasperini inserisce Djimsiti. Non è l'unica sostituzione, comunque, perché al rientro in campo nell'Atalanta non ci sono Pasalic e Miranchuk, sostituiti rispettivamente da Koopmeiners e Ilicic. Anche Castori provvede a un cambio. Frank Ribery ha speso tanto nei 45 minuti iniziali e lascia il suo posto a Obi. Pronti via e bastano 15 secondi a Gondo per costringere Musso a dimostrare tutta la sua bravura. Il destro dell'ivoriano è indirizzato all'incrocio dei pali, dove arriva la manona del portiere atalantino a deviare in angolo. L'Atalanta è confusa, messa alle strette dalla pressione della Salernitana, che si fa pericolosa al 6', quando dopo aver corso trenta metri palla al piede, Kechrida libera al tiro Djiuric che conclude fuori.

MAGIA ILICIC — Il talento di Ilicic non è comune, tant'è che da un suo magheggio nasce il gol di Zapata. Il bosniaco stordisce Bogdan con un paio di finte e appoggia per l'attaccante colombiano, appostato al centro dell'area: pronta la girata e l'Atalanta si trova, improvvisamente, in vantaggio (30'). Una vera e propria mazzata per la Salernitana, che appena sei minuti prima aveva colpito un palo con Obi. Sul finire della gara, la Dea sfiora il raddoppio con Zappacosta che raccoglie la respinta di Belec sul tiro di Zapata, ma mette fuori a porta vuota.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/09/2021 23:20
 
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'ex Caputo (doppietta) e
Candreva stendono l'Empoli.
La Samp si rilancia

La squadra di D'Aversa dopo due pareggi e una sconfitta torna a Genova con tre punti.
Toscani praticamente mai pericolosi


G. B. Olivero


La Sampdoria trova a Empoli la prima vittoria stagionale e i gol di Ciccio Caputo: dominio blucerchiato dopo una ventina di minuti nei quali la squadra di Andreazzoli era stata pericolosa. Dopo il vantaggio doriano, però, la partita non è più stata in discussione. La doppietta di Caputo (che ha fatto soffrire i suoi ex tifosi) e la bella rete di Candreva hanno fissato in modo corretto il risultato. L’Empoli finora ha ottenuto solo la clamorosa vittoria allo Stadium contro la Juve, ma poi ha perso tre incontri in casa: la situazione è preoccupante e anche la posizione di Andreazzoli sarà probabilmente valutata dalla società.

PRIMO TEMPO — Andreazzoli preferisce Cutrone a Pinamonti: è l’unica novità rispetto alla formazione prevista alla vigilia. Nella Samp resta fuori Ekdal, il regista è Adrien Silva. L’Empoli parte forte e al 2’ Audero è bravissimo a evitare un gol di Mancuso, servito da Cutrone al limite dell’area piccola. La squadra toscana insiste spesso con i lanci lunghi per cercare la profondità e scavalcare i due centrali difensivi blucerchiati. La Sampdoria, invece, preferisce una manovra avvolgente e ragionata che metta in moto gli esterni Candreva e Damsgaard e coinvolga spesso le punte Quagliarella e Caputo. Al 14’ Bajrami perde palla e il contropiede doriano è pericoloso: Candreva, innescato dopo una combinazione tra Damsgaard e Caputo, salta Stojanovic e trova un buon riflesso di Vicario sul suo tiro radente. La Samp dà l’idea di poter pungere sfruttando gli errori avversari e al 31’ passa in vantaggio: Silva intercetta un passaggio di Haas diretto a Bajrami e avvia una ripartenza veloce che Candreva rifinisce per Caputo, bravo a segnare con un sinistro imparabile. La reazione dell’Empoli è concentrata in una discesa di Marchizza che crossa sul secondo palo: Audero è scavalcato, ma Mancuso non riesce a centrare la porta con una deviazione volante di destro. Nel finale di tempo due occasioni per Caputo: la prima, al 42’, è grande perché l’attaccante si trova da solo davanti a Vicario ma non riesce ad angolare la conclusione; la seconda, un minuto dopo, è di testa su corner e il pallone finisce alto.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa non cambia il canovaccio della gara: Samp pericolosa, Empoli arrancante. Nei primi tre minuti Vicario deve respingere due volte su Damsgaard. Al 5’ traversa di Caputo che gira di destro una torre di Colley su azione d’angolo. Al 7’ lo stesso Caputo chiude in pratica l’incontro con un bel gol: riceve da Bereszynski, dribbla Luperto e calcia di sinistro. Vicario stavolta non è perfetto e la Samp raddoppia. Andreazzoli cambia tutto l’attacco, ma a parte un gol di Cutrone annullato per fuorigioco e un paio di conclusioni di Pinamonti e Zurkowski non ottiene nulla. La Sampdoria, invece, colpisce ancora al 25’ con Candreva che, servito da Quagliarella, salta Stojanovic e batte Vicario con un bel tiro a giro. Il resto è poco più di un allenamento.

Fonte: Gazzetta delo Sport
19/09/2021 23:55
 
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