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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Genoa, vittoria tra le polemiche con Criscito e Pandev.
Ma il Sassuolo non ci sta



Nicola esordisce con tre punti pesantissimi grazie al rigore del
capitano e all’acuto del macedone, che annulla il pari di Obiang.
Proteste emiliane su entrambe le reti


Filippo Grimaldi

Una serata da Genoa, qui le chiamano così, ma anche il Sassuolo ha le sue colpe per non avere osato di più: una progressione di Favilli a cinque minuti dalla fine ha regalato a Pandev il pallone del rocambolesco successo del Genoa sul Sassuolo, che rilancia le speranze di salvezza di un Grifone che non vinceva dal 26 ottobre scorso contro il Brescia, nella gara d’esordio di Motta sulla panchina genoana. Tre punti nelle ultime sette partite, e l’ultimo posto in classifica: il Genoa viaggiava da tempo in mari tempestosi ed il successo di stasera, alla prima di Davide Nicola sulla panchina del Grifone, è figlio proprio di questa situazione: il Sassuolo torna a casa con tanta amarezza, ma la facilità con cui ha recuperato il primo svantaggio lascia intendere che forse avrebbe potuto osare qualcosa di più. Il due a uno finale è figlio di una gara un po’ stramba, che parte a ritmi bassissimi, poi s’accende all’improvviso, ma non riesce mai a salire veramente di tono. Criscito, miglior difensore rigorista europeo – quattro gol su quattro dal dischetto – porta in vantaggio i rossoblù al 29’ del primo tempo, approfittando di uno sciocco fallo di Obiang su Sanabria, in una fase della gara in cui proprio gli uomini di Zerbi stavano producendo le cose migliori. Ma l’illusione dei rossoblù è durata solo quattro minuti: il tempo necessario allo stesso Obiang di andare a segno approfittando di una deviazione della difesa rossoblù, a termine di una perfetta azione corale del Sassuolo, avviata da Caputo e proseguita da Toljan e Locatelli.

PREOCCUPATI — Il primo Genoa della gestione-Nicola ha visto i padroni di casa schierati di fatto con una difesa a cinque (con Ankersen e Pajac molto bassi) e la novità di Perin (subito decisivo su Traorè nel primo tempo) fra i pali al posto di Radu. Da oggi, dunque, le gerarchie dei portieri rossoblù sono cambiate, e così sarà sino a fine stagione. Ma gli altri esclusi illustri sono stati Schone (in panchina) e Pinamonti, quest’ultimo escluso dai 23. De Zerbi ha provato subito a sfruttare le difficoltà dei padroni di casa sulle fasce, e sulla destra Duncan e Boga ha creato molti problemi a Pajac. Ma non è bastato. Il Genoa, dopo l’uno a uno, ha avuto una doppia occasione con Sturaro (assist di Criscito), ma Consigli è stato super. Un atteggiamento che è proseguito, almeno da parte rossoblù, anche nella ripresa. Genoa avanti a fiammate, Sassuolo più concreto, e pure sfortunato quando alla mezz’ora Duricic ha battuto Perin, ma dopo un consulto con la Var, Irrati ha annullato il vantaggio ospite per un tocco di mano dello stesso giocatore. Sembrava, a quel punto, un pari già scritto, ma nessuno aveva fatto i conti con l’azione avviata da Favilli, e dalla carambola finale che permette a Pandev di battere di testa Consigli. Grandi proteste del Sassuolo per un precedente contatto Criscito-Berardi, ma la Var conferma che non c’era stato fallo del capitano rossoblù.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/01/2020 23:29
 
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Belotti super doppietta, Sirigu para tutto:
il Toro sbanca l’Olimpico e rallenta la Roma

Devastante partita del Gallo, che realizza due gol e colpisce due legni, decisive anche le parata del portiere granata


Andrea Pugliese


Belotti rilancia il Torino, la Roma si arena sulla ripartenza. E alla fine la sfida tra bomber se la aggiudica Belotti, con due gol e altrettanti pali è stata un’autentica spina nel fianco della retroguardia giallorossa. Per la squadra di Fonseca una sconfitta inattesa (0-2, proprio come con l’Atalanta, l’unica altra sconfitta casalinga della sua stagione) e anche in parte sfortunata, visto che l’altro grande protagonista del successo granata si chiama Salvatore Sirigu, autore di almeno sei parate importanti. Mazzarri può invece festeggiare un successo che lo riporta temporaneamente all’ottavo posto, in una classifica più consona ai suoi valori.

FACCIA A FACCIA — Le assenze sono tanto da ambo le parti, ma Fonseca ha più alternative rispetto a Mazzarri, che invece è costretto a mandare in campo un indici quasi obbligato. A fare la partita è soprattutto la Roma, che ha bisogno di vincere per restare in scia alla Lazio e consolidare il quarto posto. Dall’altra parte, però, il Torino gioca una partita intelligente e quando c’è da far male non disdegna mai la possibilità di provarci. Così ne viene fuori un primo tempo in cui Kolarov vince a sinistra il duello con De Silvestri ed è di fatto l’attaccante aggiunto dei giallorossi, mentre Belotti si aggiudica a distanza la sfida dei centravanti con Dzeko. Non solo per il gol (bello) al 46’, con cui porta in vantaggio il Torino ma anche per quello che aveva fatto fino a quel momento, tra cui un palo clamoroso all’8’ ed una bella giocata per Lukic (32’), che spreca malamente di testa da ottima posizione (esattamente come aveva fatto De Silvestri subito dopo il palo di Belotti). Ma se il Gallo è l’uomo che mette le ali al Torino, Sirigu è invece quello che lo tiene in vita a lungo. Il portiere granata è decisivo infatti in almeno quattro circostanze, dicendo no in serie a Zaniolo, Florenzi, Kolarov su punizione e Pellegrini (calcio in corsa da appena dentro l’area). Veretout e Diawara in mezzo lavorano meglio come mediani rispetto alla coppia Lukic-Rincon, ma poi la supremazia giallorossa (55% di possesso palla e 10-7 nel conteggio dei tiri) non si concretizza. Fino al gol di Belotti, appunto, che manda il Torino negli spogliatoi con un sorriso in più.

PRESSIONE A VUOTO — Allora nella ripresa la Roma prova ad aumentare i giri al suo motore, anche se poi a sfiorare il gol in apertura è ancora Belotti, il cui tiro finisce sulla traversa (deviato ancora da Pau Lopez). Scampato il pericolo i giallorossi si riorganizzano e stringono d’assedio il Torino. Ma le idee non sono mai così lucide: mischie tanti, pericoli veri non moltissimi. Anche se Sirigu si distingue ancora almeno in un paio di circostanze: prima su Perotti (ma il tiro sarebbe finito fuori), poi su Pellegrini (con Mancini che sulla ribattuta non riesce a ribadire in rete). Per aumentare la qualità del palleggio Fonseca lancia dentro Mkhitaryan come mediano accanto a Diawara, Mazzarri risponde con Meitè per Verdi, per mettere ancora più chili (e corsa a difesa) del prezioso vantaggio. Quindi è anche il momento di Kalinic, con Mkhitaryan che calcia male col sinistro la palla del pari e Kolarov che su punizione mette paura a Sirigu. La Roma protesta per un fallo di mano di Izzo (già ammonito) con cui interrompe una potenziale azione pericolosa. Poi al 37’ Belotti attacca lo spazio e una volta dentro l’area calcia, con Smalling che respinge e poi allontana con la mano il pallone. Interviene la Var, è rigore: sul dischetto va Belotti che fa 2-0. Il resto è pura accademia: un’occasione per Kalinic, la delusione dell’Olimpico e la gioia granata. Vince il Torino, la Roma si lecca le ferita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/01/2020 23:32
 
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Magia di Orsolini al 94', il Bologna acciuffa la Fiorentina

Esordio positivo per Iachini: Benassi illude nel primo tempo, la beffa nel finale


Matteo Dalla Vite


Buonanotte a chi fa gol banali. Bologna-Fiorentina finisce 1-1 in virtù di due reti che vanno viste, riviste, straviste, apprezzate, play e rewind e ancora play. Quella di Benassi nel primo tempo è una fucilata da 25 metri che spacca un primo tempo in cui la Fiorentina gioca alla Iachini, muratura in dieci e via salvo poi trovare appunto il vantaggio grazie alla tecnica isolata del suo centrocampista. Il gol del Bologna, poi, è roba da Dybala-gol all’Atletico Madrid in Champions: ricordate quello infilato da posizione impossibile e su punizione, quello che dici figurati se, immagini che sia un banalissimo cross e invece no? Ecco: trattasi di una botta di prima nel sette che ha Orsolini e il suo sinistro come protagonisti di un finale di gara dal risultato giusto. Perfetto. Perché il Bologna (anche se con svolgimento lento) ha fatto la partita mentre la Fiorentina del nuovo Iachini (ammonito un attimo prima dell’1-1 e che ha tolto un uomo dalla barriera, mossa quasi decisiva) è compattezza e ripartenza. Atteggiamento che non sempre paga fino in fondo.

MURO E BENASSI — Con interventisti e contropiedisti, Iachini fa il gioco che vuole. E il Bologna, nel primo tempo, finisce nella rete troppe volte davanti a una Fiorentina (e al suo numero uno Commisso) che sta compatta dietro la linea della palla e che solo in due occasioni (gol di Palacio in fuorigioco) traballa nel proprio sistema di coperture e murature. Così, la prima frazione è un colpo da fuori di Benassi, tiro fantastico da 25 metri sul quale Skorupski tarda ad arrivare anche perché talmente perfetto che prenderlo sarebbe stato un colpo ancor più splendido del tiro in sé. La Fiorentina si ritrova in vantaggio dopo una gestione della gara che non lascia dubbi: 3-5-2 che in fase difensiva diventa 5-4-1 nell’arco di dieci metri, e se il Bologna si muove lento non c’è niente che possa scalfire il dispositivo di Iachini. Il nuovo tecnico viola sceglie Pulgar in mezzo al campo affiancato da Castrovolli (che mette in difficoltà Poli) e Benassi mentre Sinisa Mihajlovic (regolarmente in panchina) appronta il suo 4-2-3-1 in cui Soriano deve rientrare sempre per creare l’effetto dell’inserimento. Il gioco di Sinisa funziona, il possesso-palla pure ma lo svolgimento lento dà il tempo alla Fiorentina di chiudere ogni varco: e il colpo di Benassi da fuori srotola la pagina del vantaggio del primo tempo.

EUROGOL — La ripresa mostra lo stesso spartito: Dragowski para su Sansone, poi su Palacio, su Bani e insomma è il Bologna a cercare qualcosa mentre la Fiorentina ha un sussulto vero quando (su palla persa di Bani) Chiesa vola via a modo proprio e solo una bella parata di Skorupski riesce ad evitare il raddoppio viola. Nel frattempo, Mihajlovic era passato al 3-4-1-2 mettendo Skov Olsen dietro a Palacio e Santander che si prende la punizione (fallo di Pezzella) al minuto 94, quello dell’apoteosi-Bologna, fin lì dentro alla partita ma con passo troppo lento per perforare le barricate di Iachini (che nel frattempo aveva infilato Ceccherini). Insomma: punizione dal versante destro, botta fantasmagorica di sinistro di Orsolini che Dragowski non si attende proprio. Un po’ come fece Dybala all’Atletico Madrid, e la Fiorentina vede svanire la vittoria che non arriva dal 30 ottobre (a casa-Sassuolo).

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2020 18:23
 
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Atalanta, altra manita con show di Gomez e Ilicic: Parma distrutto

Dopo il 5-0 sul Milan, la Dea concede il bis.
Il Papu la sblocca dopo 11’, poi Freuler (34’) e Gosens (43’).
Nella ripresa capolavoro di Ilicic per il poker e 5° gol dello stesso sloveno


Andrea Elefante


A un punto dalla Champions League con la legge della ”manita”. L’Atalanta apre il 2020 così come aveva chiuso il 2019: cinque gol anche al Parma come al Milan e un’altra esibizione di calcio bello e incontenibile, orchestrata dalla fantastica qualità dalla premiata coppia Gomez-Ilicic.

LE SCELTE — Seconda presenza stagionale per Sportiello, preferito da Gasperini a Gollini, reduce da un’influenza. In mezzo torna la diga De Roon-Freuler, con Pasalic in panchina dopo dieci gare consecutive da titolare in campionato (12 considerando anche la Champions), e davanti c’è Muriel assieme agli “intoccabili” Gomez e Ilicic, con Hateboer preferito sulla fascia destra a Castagne. D’Aversa, senza Gervinho e Karamoh, non ha altrettanta possibilità di scegliere, ma non abbandona il 4-3-3: a sinistra in difesa c’è Pezzella per lo squalificato Gagliolo, in regia Hernani e non Scozzarella, appena rientrato, mentre davanti - con Inglese e Cornelius recuperati solo per la panchina- c’è Kucka a fare il “finto centravanti”, con l’ex Kulusevski e Sprocati sulle fasce.

PRIMO TEMPO — L’Atalanta non è la macchina perfetta che aveva salutato l’anno con una manita al Milan, ma non serve: D’Aversa prova ad alternare i tre uomini offensivi, inizia con Kulusevski centrale (e Gasperini gli appiccica subito Palomino, che era partito a sinistra), poi lo alterna con Kucka e gli cambia fascia con Sprocati, ma con pochi risultati. I nerazzurri impiegano poco tempo a prendere le misure ai tentativi di ripartenza del Parma e più che con i meccanismi di gioco - a volte non impeccabili come sempre, soprattutto nel bypassare il pressing avversario - risolvono la questione nei primi 45’ soprattutto grazie alla qualità dei suoi. Di Gomez, anzitutto: che “apre” la partita già dopo 11’, con un sinistro meraviglioso, e poi dà la risposta giusta a Freuler, che gli chiede uno-due, con l’assist per il 2-0 al 34’. In mezzo, dominio più o meno totale e due parate (la seconda bellissima) di Sepe su Ilicic. Dopo, il 3-0 sfiorato da Muriel e trovato da Gosens: contropiede di Ilicic, con tiro rimpallato proprio nella zona del tedesco, che dopo aver fatto impazzire Darmian lo brucia per il gol che piega definitivamente le gambe alla squadra di D’Aversa.

SECONDO TEMPO — I secondi 45’ sono solo un palcoscenico per l’esibizione di Josip Ilicic e del suo sinistro magico: il 4-0 e il 5-0 sono due meraviglie, il primo con un tiro incrociato con coordinazione perfetta su cross di Gosens, il secondo un radente dopo dribbling con doppio pass nel cuore dell’area del Parma. Il resto è accademia, anche se fra i due gol dello sloveno D’Aversa prova, inutilmente, a opporre una resistenza migliore con una difesa a cinque. E Gasperini può completare il rodaggio di Zapata, che gioca un quarto d’ora abbondante a tre anni esatti dalla sua ultima gara con la Dea, concedere la standing ovation a Gomez e Ilicic e rimandare in campo nei minuti finali il gioiellino Traore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2020 18:27
 
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Ronaldo sempre da applausi:
segna una tripletta e la Juve travolge 4-0 il Cagliari



Il portoghese sblocca il risultato al 4' della ripresa, poi raddoppia dal dischetto.
La squadra di Maran, che aveva tenuto bene nella prima parte dell'incontro,
si scopre ed ecco il gol di Higuain e il terzo di CR7.
La vetta della classifica è al sicuro

Luca Bianchin

Il primo dell’anno hanno spostato le lancette indietro di cinque anni. La Juve batte 4-0 il Cagliari con la prima tripletta in Serie A di Cristiano Ronaldo: più che il 2020, sembra il 2015, quando CR7 in Liga spingeva palloni in porta con la ruspa. I conti per le classifiche sono presto fatti. In campionato, +3 sull’Inter: Sarri allunga a 45 in attesa di mettersi davanti alla tv per Napoli-Inter. Per i marcatori, +6: Ronaldo sale a 13, secondo dietro i 19 di Immobile. In silenzio, sorride anche il Dygualdo, paradossalmente in un pomeriggio in cui non si è visto nemmeno per un minuto. Dybala è stato a lungo il migliore e Higuain, entrato al suo posto, ha segnato il 3-0 (assist di Ronaldo…). Se non bastasse, nel finale ha fatto bene anche Douglas Costa: è entrato per Ramsey, giusto in tempo per regalare a CR7 il pallone del quarto gol.

I GOL — Riportiamo indietro il video della partita e rivediamo la tripletta. L’1-0 è una lezione di presenza di spirito. Klavan palleggia sereno verso Walukiewicz, centrale del 2000 alla prima presenza in A, che aspetta il pallone con spirito sereno da pic nic. Nessuno dei due si accorge che nell’erba si nasconde un serpente bianconero col 7: Ronaldo sbuca dietro Walukiewicz, lo anticipa, salta Olsen e mette in porta. Il 2-0 è un rigore procurato da Dybala con uno slalom mancino dei suoi: dribbling in area e fallo di Rog, più ingenuo che cattivo. Il 4-0 è un tocco su Olsen da assist di Douglas Costa. Pillola statistica: Cristiano per la prima volta ha segnato in cinque partite di A consecutive e ha aggiunto una figurina alla collezione. Il Cagliari era l’unica squadra dell’attuale campionato contro cui aveva giocato e non segnato.

LA PARTITA — Juve-Cagliari, al di là della sfida tra prima e sesta, è stata una partita tra due pugili di diverse categorie. Il Cagliari ha aspettato, chiuso gli spazi centrali con il suo rombo e lasciato il pallone alla Juventus. Sarri lo ha preso volentieri, il problema è che la Juve a lungo non è andata oltre il palleggio. Poche imbucate – lì in mezzo c’era traffico – e non grandi soluzioni anche al largo, dove ci sarebbe stato più spazio: Cuadrado si è acceso a tratti – il primo pericolo è nato da una sua combinazione nello stretto con Ramsey e Dybala – mentre Alex Sandro a sinistra si è visto poco. Al di là di un paio di tiri da fuori e di un sinistro di Dybala clamorosamente alto, la Juve fino al gol è andata vicina al vantaggio solo con un colpo di testa di Demiral da angolo: traversa piena al 35’.

CAGLIARI DELUDENTE — I primi due gol però hanno cambiato lo scenario e, non per caso, Olsen poco dopo l’1-0 ha dovuto salvarsi due volte in pochi secondi: la sua respinta su tiro di Dybala è carambolata su Klavan, così il pallone gli è tornato addosso obbligandolo a una seconda deviazione. La Juve con il vantaggio si è sciolta, ha trovato spazi e mostrato la sua luce migliore, quella dei campioni. Il Cagliari invece nel complesso ha deluso: ha tenuto bene nel primo tempo ma non è quasi mai stato pericoloso. Ha cambiato atteggiamento solo nella seconda parte del secondo tempo, quasi obbligato dal doppio svantaggio, ma in quei minuti si è inevitabilmente scoperto. Unici tiri in porta: Nainggolan (parata) e Joao Pedro (palo) nel recupero. Poco per cancellare una preoccupazione e un dato: Maran non vince dal 2 dicembre...

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2020 18:31
 
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Non basta Ibra per rialzare il Milan.
Samp, pareggio meritato



Esordio dello svedese, ma i rossoneri sono lenti e prevedibili.
Fischi per Suso. L’eroe è Donnarumma che salva due volte i suoi


Alessandra Gozzini

A San Siro finisce ancora senza gol: stavolta è la Samp che strappa un pari importante in chiave salvezza. Senza gol contro il Sassuolo a rovinare la festa dei 120 anno rossoneri, prima della sosta. E senza gol oggi, a rovinare il ritorno di Ibra. In realtà il Milan aveva due obiettivi: mostrare il nuovo acquisto e cancellare la disfatta di Bergamo. Lo ricorda anche la Curva Sud, che accoglie Zlatan con applausi e uno striscione, e prima ancora mostra un lenzuolo bianco con la scritta Atalanta-Milan 5-0. Il Milan non deve dimenticare ma iniziare a curare la ferita, come spiegato alla vigilia da Pioli. Che dall’inizio manda in campo PIatek per Ibra, già carico ma a corto di ritmo. Per quanto si vede in campo in realtà Zlatan può starci benissimo: squadre chiuse e scarsa intensità. Per le prime occasioni si va infatti al 23’, con Colley che mura Bonaventura arrivato al tiro sugli sviluppi di un angolo. Suso prima si fa bloccare in due tempi da Audero e in un secondo momento è chiuso da Colley. È qui che Ibra inquadrato in panchina si mette le mani nei capelli, un attimo prima di iniziare il riscaldamento e riascoltare il boato dei sessantamila di San Siro. Come la prima volta che aveva messo piede in campo e come era successo alla lettura delle formazioni. La Samp non conclude mai, perché gioca in difesa e perché non è fortunata: prima perde la qualità di Ramirez, poi è costretta a rinunciare a De Paoli, che lo aveva sostituito. Dentro Jankto.

BOLGIA — San Siro aspettava il secondo tempo che avrebbe segnato l’ingresso di Ibra e il grande ritorno non tarda: dopo dieci minuti Zlatan ricomincia la sua avventura rossonera. Con Ibra entra anche Leao, con una coppia d’attacco completamente rivista: fuori Piatek e Bonaventura. L’ingresso di Ibra porta subito emozioni, ma le occasioni sono della Samp: Donnarumma si oppone a Gabbiadini (copione che Gigio si trova costretto a ripetere pochi minuti dopo dalla prima chance ospite, sempre con Gabbiadini). Ma quando il Milan mette la testa fuori, la testa è di Ibrahimovic: su cross di Suso il colpo è debole e Colley allontana. Poi è Leao a tentare due volte la conclusione, sempre senza successo. La quantità di errori tecnici fa infuriare San Siro, che si ribella a un altro pomeriggio senza gol. Ibra si danna: corre, cerca la profondità, pressa, accompagna sempre l’azione, ma nessun compagno riesce a consegnargli un pallone preciso. E il pubblico dall’euforia passa in fretta ai fischi. Solo una grande confusione (Suso malissimo) accompagna le squadre fino al 90’. Quello che segue sono solo altri fischi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2020 18:33
 
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Meraviglia di De Paul nel finale: l’Udinese sbanca Lecce

Un gran gol dell’argentino rompe l’equilibrio in una gara condizionata dal vento.
Molto bravi i portieri Musso e Gabriel



Una gara equilibrata e non bella, spesso la decide il più bravo tra i 22 in campo. Tra Lecce e Udinese va proprio in questo modo: la classica partita da 0-0, in cui le poche emozioni vengono strozzate dalla bravura dei due portieri (Musso e Gabriel), si sblocca per merito di Rodrigo De Paul, che all’88’ si inventa il gol-partita. L’argentino è aiutato dal rimpallo su Lucioni nella conclusione, ma la giocata in area di rigore è da campione. L’Udinese vince la seconda partita consecutiva, mentre il Lecce vede svanire un punto che avrebbe fatto comodo.

LA PARTITA — I friulani hanno giocato meglio, ma devono anche ringraziare super-Musso per quella eccellente doppia parata nel primo tempo, su Babacar (con l’aiuto della traversa) e Mancosu. Il Lecce, che ha avuto le occasioni migliori nel primo tempo, aveva comunque già rischiato di perderla: i due i gol annullati a Okaka per fuorigioco (il primo, millimetrico, grazie alla Var) e l’occasione divorata da Lasagna (molto bene anche Gabriel però) hanno fatto venire i brividi a Liverani.

TANTO VENTO — La partita è stata pesantemente influenzata dalla tramontana, che nel primo tempo soffiava alle spalle delle Lecce, nella ripresa aiutava i friulani. I pugliesi sembrano comunque un po’ spenti rispetto alla squadra ammirata a tratti prima della sosta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/01/2020 00:14
 
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Inter, c'è la LuLa nella calza:
vittoria a Napoli dopo oltre 22 anni e Juve ripresa in testa



Doppietta di Lukaku e gol di Lautaro, in mezzo l'inutile rete di Milik:
Conte supera Gattuso e torna in vetta.
Unico neo, le ammonizioni di Barella e Skriniar, che salteranno l'Atalanta


Marco Guidi

La Befana porta in dote all'Inter la prima vittoria a Napoli dall'ottobre 1997. Un bel regalo nella calza, accompagnato dal dolce ritorno in vetta con la Juve. Una prova di forza importante, favorita anche da errori marchiani dei padroni di casa, va detto. Tre gol su tre arrivano da topiche azzurre, ma il successo della banda Conte è netto e incontestabile. Gattuso sceglie Hysaj in difesa, accentrando Di Lorenzo al fianco di Manolas. Una soluzione sperimentata con successo nel secondo tempo col Sassuolo. Non c'è Mertens, Lozano va in panchina e si torna all'antico con il tridente Callejon-Milik-Insigne. Conte risponde con un paio di scelte a sorpresa: Bastoni e non Godin nei tre dietro, Vecino e Gagliardini ai lati di Brozovic in mediana, con i recuperati Sensi e Barella in panchina.

SPETTACOLO — Pronti e via, si capisce subito che sarà una serata scoppiettante. Prima Milik di testa alza troppo la mira da posizione invitante (2'), poi Lukaku (in fuorigioco) salta anche Meret, prima di vedersi respinto il sinistro da Di Lorenzo sulla linea (3'). La partita è divertente, perché l'Inter alza il pressing e presiede meglio il campo, ma il Napoli quando supera la prima trincea trova spazi per far male. All'8' solo un controllo fallace di Insigne solo davanti ad Handanovic rovina una ripartenza da manuale condotta da Zielinski. A rompere l'equilibrio è un episodio: Di Lorenzo scivola in un banale disimpegno nel giro palla, dando il via libera a Lukaku. Il belga porta palla, Hysaj rincula troppo e gli lascia la fuga sul sinistro, chirurgico dai 16 metri a baciare il palo e finire in fondo al sacco. È appena il 14', ma il Napoli accusa il colpo, perché ora i nerazzurri possono abbassare il baricentro, complicando il palleggio azzurro e lasciando Lukaku e Lautaro in avanti a orchestrare il contropiede. Meret nega il raddoppio proprio a Vecino e all'argentino, prima di capitolare di nuovo al 33'. A dirla tutta, il giovane portiere azzurro ci mette molto del suo: Lukaku entra in area dalla sinistra e tira forte, ma centrale, Meret cerca la respinta e di fatto si fa trapassare dal pallone. Partita finita? No, perché l'Inter abbassa un poco la tensione e la squadra di Gattuso ne approfitta subito. Handanovic salva su Insigne, ma al 39' non può nulla sul facile tocco ravvicinato di Milik, ben servito da Callejon dopo il lancio di Zielinski. E prima dell'intervallo, il polacco ha anche la palla del 2-2, su pennellata di Mario Rui, ma cicca il colpo di testa.

RIPRESA — Intuito il pericolo, l'Inter riparte con un po' più di attenzione, anche se una palla persa sanguinosa di Brozovic consente a Insigne di arrivare al tiro col sinistro (largo). Gli uomini di Conte si abbassano ulteriormente e il tecnico non la prende benissimo. Per cambiare l'inerzia, ecco Barella per Gagliardini. L'ex Cagliari si fa subito ammonire, era diffidato e salterà l'Atalanta. Al 17', il Napoli si fa ancora male da solo: cross di Vecino, Manolas in scivolata accomoda il pallone a Lautaro che ringrazia infilando Meret d'esterno. Tre gol subiti, tre errori grossolani. Troppi per poter tener testa alla cinica Inter di questa stagione. E il 3-1 segna irrimediabilmente la partita, perché i padroni di casa non hanno più la forza per risalire e il San Paolo si spegne letteralmente. A riaccenderlo, solo sporadiche proteste, scaramucce in campo (Conte ammonito) e la traversa su punizione di Insigne a un quarto d'ora dal termine. Nel finale Handanovic è bravo sul tiro dalla lunga distanza di Zielinski, mentre Llorente alza la mira di testa sul cross di Lozano. Il canto del cigno per il Napoli di Gattuso, l'Inter può festeggiare tre punti e ritorno in vetta a braccetto con la Juve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/01/2020 00:19
 
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SERIE A 2019/2020 18ª Giornata (18ª di Andata)

05/01/2020
Brescia - Lazio 1-2
Spal - Verona 0-2
Genoa - Sassuolo 2-1
Roma - Torino 0-2
06/01/2020
Bologna - Fiorentina 1-1
Atalanta - Parma 5-0
Juventus - Cagliari 4-0
Milan - Sampdoria 0-0
Lecce - Udinese 0-1
Napoli - Inter 1-3

Classifica
1) Inter e Juventus punti 45;
3) Lazio(*) punti 39;
4) Roma punti 35;
5) Atalanta punti 34;
6) Cagliari punti 29;
7) Parma punti 25;
8) Napoli e Torino punti 24;
10) Bologna punti 23;
11) Verona(*) e Milan punti 22;
13) Udinese punti 21;
14) Sassuolo punti 19;
15) Fiorentina punti 18;
16) Sampdoria punti 16;
17 Lecce punti 15;
18) Brescia e Genoa punti 14;
20) Spal punti 12;

(*) Lazio e verona una partita in meno.
Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

(gazzetta.it)
07/01/2020 00:20
 
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Maestro del B-side
Leao-Ibra: il Milan riparte con la nuova coppia gol!
Cagliari al 4° k.o. di fila



Vantaggio del portoghese, Zlatan regala una perla di sinistro.
Ancora sconfitti i rossoblù di Maran


Francesco Velluzzi

Re Ibra è tornato. Ed è tornato il Milan. Segna il gol numero 57 in maglia rossonera l'eroe dei due mondi, come ama definirsi lo svedese, ma prima segna il suo prediletto Rafael Leao, che timbra il secondo gol dopo quello alla Fiorentina. Il Cagliari, con la nuova maglia bianca realizzata per il centenario, le prende (0-2) per la quarta volta di fila (Lazio, Udinese, Juve e Milan), mentre il Milan torna alla vittoria dopo tre partite senza gol, la scoppola con l'Atalanta e due soli pareggi con Sassuolo e Samp. Il Milan riprende a segnare e a marciare verso l'obiettivo del posto in Europa. Che per il Cagliari comincia a diventare complicato. Per la seconda volta consecutiva la squadra di Maran resta a secco, per la terza in questo campionato. Ma stupisce una squadra che in 17 partite aveva segnato 33 gol che non riesce praticamente a fare un tiro in porta e che dopo un tempo crolla. La squadra di Pioli, invece, gioca da squadra, controlla il primo tempo in cui il centrocampo rossobù e Pellegrini vanno a tutta, ma gli unici pericoli li creano i rossoneri che sfruttano a destra la verve di Castillejo, la struttura di Theo sulla corsia di sinistra e il peso di re Zlatan che si sente eccome.


PRIMO TEMPO — La giornata di Cagliari era cominciata presto, alle 7 del mattino, con la statua di Carlo Felice, davanti allo store rossoblù del centro, che indossa la maglietta del centenario. La Sardegna Arena è pienissima. Sold out. Maran sceglie lo schieramento classico,stavolta senza alcuno scossone. Pioli conferma pure lui quel che si immaginava: 4-4-2 con Ibra a far da balia a Leao. Il Cagliari parte carico, pressa, raddoppia, corre, con un monumentale Rog che va dappertutto. Per 16' si vede poco o nulla, al 17' Olsen è chiamato al lavoro da Theo Hernandez, al 20' pasticciano Romagnoli e Donnarumma su cross di Pellegrini (stavolta decisamente concentrato). Klavan "cura" Ibra come si faceva una volta... Tu prendi il 9, tu prendi l'11... Pisacane sta più sulle tracce di Leao. Ibra sembra in letargo, ma al 30' si sveglia e su cross del suo prediletto Leao, svetta di testa un po' defilato e Olsen ci mette la mano con la palla che scheggia il palo e va in angolo. Il Milan guadagna campo e calci d'angolo, Ibra mostra sprazzi di classe e di calcio, Castillejo imperversa. Il Cagliari riparte alla sua maniera solo una volta con Faragò, Nainggolan e Simeone che conclude, ma Abisso gli nega il corner. Poi è Nandez (bravo a sovrapporsi, crossare e creare superiorità, ma che incorre nel giallo per un'entrataccia su Theo) che vede Donnarumma uscire in maniera avventata. L'uruguagio tenta il giusto pallonetto, ma Gigione recupera e smanaccia.

SECONDO TEMPO — Il Milan ci mette 34 secondi a sbloccarsi. Non segnava da tre partite e un tempo (gol di Bonaventura a Bologna). Merito di Castillejo che pesca Leao in area che, complice il piede di Pisacane (sfortunato) segna il suo secondo gol in campionato. Olsen, goffamente, non recupera. Non brillantissimo. Il Cagliari subisce il colpo. Sembra incapace di reagire. La sua partita sembra sia durata solo 45'. Si innervosisce, giallo anche per Pellegrini, serve una scossa, squadra giù. Alla quale Ibra dà il colpo di grazia. Con un colpo di biliardo, da maestro. Al incuto 19. Theo mette al centro, Zlatan anticipa Cigarini e batte lo svedese Olsen. Che difficilmente avrà il piacere di averlo come compagno all'Europeo. E' la resurrezione rossonera? Pioli inserisce Bonaventura per Calhanoglu. Maran fa tardi i cambi, scontati: Cerri per Simeone, poi Ionita e Castro per Nandez e Rog, il migliore del Cagliari. Che chiude il girone d'andata sesto. Ma con tanti problemi da risolvere.

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/01/2020 23:50
 
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