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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Il solito Zaniolo lancia la Roma, ora è terza:
2-1 al Napoli che crolla in classifica



Terzo successo di fila in campionato per i giallorossi di Fonseca.
Agli azzurri non basta un gol di Milik


Andrea Pugliese

Ancora una vittoria, ancora una gioia. È la terza consecutiva, quella che porta la Roma momentaneamente al terzo posto e le permette di staccare il Napoli di ben 4 punti. A decidere il successo giallorosso le reti di Zaniolo e Veretout, a cui ha risposto il tap-in di Milik. Per gli uomini di Fonseca una vittoria di cuore e sofferenza, per i partenopei troppe occasioni sprecate nella seconda parte del primo tempo.

DOPPIO VOLTO — Il primo tempo di fatto si divide in due partite completamente opposte. A fare la differenza è il rigore parato da Meret al 24’ su Kolarov, che cambia radicalmente l’inerzia della partita. Fino a quel momento, infatti, la Roma aveva avuto il possesso pieno della partita, andando in vantaggio con Zaniolo (tiro dal limite sotto l’incrocio al 19’, grande giocata iniziale di Mancini) e rendendosi pericolosa due volte con Kluivert da fuori e una con un diagonale in corsa di Kolarov, su cui Meret è stato perfetto. Poi, appunto, il rigore concesso per fallo di mano di Callejon e la parata chiave di Meret. Lì è girata la partita, con il Napoli che ha preso d’istinto coraggio ed ha costruito sette buone palle gol in venti minuti. Clamorosa quella al 41’, con Milik che colpisce di testa la traversa e Zielinski che da fuori si vede poi negare il gol dal palo. Poco dopo Dzeko si toglie la mascherina di carbonio e la butta via, quasi a voler scuotere i suoi. C’è da lottare e da correre, come dice sempre Fonseca. Cetin fatica un po’ a trovare la posizione, Mertens e Insigne iniziano a dialogare anche nello stretto e Di Lorenzo accompagna spesso la manovra, tanto che al 28’ aveva sfiorato anche il pari di testa (salvataggio in extremis sulla linea di Smalling).

BOTTA E RISPOSTA — Dopo 9 minuti della ripresa è un altro rigore, però, a ridare forza ed entusiasmo alla Roma. Stavolta il fallo di mano è di Mario Rui su azione insistita di Pastore (altra ottima gara la sua), sul dischetto va Veretout che insacca il 2-0. Adesso l’inerzia della partita gira ancora, perché l’Olimpico diventa una bolgia e su una ripartenza (14’) Kluivert con un tiro dal limite va vicino al 3-0, negatogli solo dalla traversa. Nel frattempo Ancellotti junior è già passato al 4-3-3, con Lozano al posto di Callejon e un centrocampo super offensivo (Ruiz, Zielinski e Insigne). Poi l’altra mossa è Llorente per Mertens, ma a riaprire la partita al 27’ è Milik, che sfrutta al meglio un buco di Cetin e insacca sul secondo palo l’assist di Lozano. Poco prima Rocchi aveva invece sospeso per due minuti la partita per cori discriminatori, dopo che era stato già lanciato in precedenza un avvertimento. Poi c’è ancora spazio per un gol annullato per fuorigioco a Dzeko, un tiro dal limite di Zielinski che esce di un soffio e per l’espulsione finale di Cetin per doppio giallo al 95’. L’ultimo brivido è la punizione dal limite di Milik, deviata dalla barriera. La Roma festeggia una vittoria fondamentale, il Napoli è sempre più dentro una crisi profonda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2019 22:48
 
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Lukaku ribalta il Bologna al 91': Inter sempre in scia della Juve

Succede tutto nella ripresa: avanti i rossoblù con Soriano,
quindi lo show del belga con un tocco sotto misura e il rigore trasformato al 91’.
Sei vittorie su sei in trasferta per la banda Conte


Valerio Clari


Ne ha messi altri due. Il numero otto e il numero nove, in undici giornate. Ha vinto un’altra gara in trasferta, la sesta su sei. Lukaku e l’Inter passano anche a Bologna, dopo essere andati sotto. Ribaltano tutto nell’ultimo quarto d’ora, con un tocco da distanza ravvicinata, dopo un paratone di Skorupski su girata di Skriniar, e poi nel recupero, trasformando un rigore concesso per fallo di Orsolini su Lautaro (aggancio in stile Sanabria-Ronaldo). Lukaku non ha paura di niente, e allora esulta a braccia aperte verso la curva rossoblù, che risponderà nel peggiore dei modi, con i soliti (ahinoi) ululati. Conte salta a bordo campo per festeggiare: la pressione è di nuovo sulla Juve, quest’Inter non molla nulla, anche quando le cose sembrano girare storte. A Bologna ha conferme dalla difesa, mostra segni di fatica a centrocampo, si affida alla solita coppia d’attacco. E scopre Lazaro: le attese risposte arrivano anche dall’austriaco, protagonista di una buona gara.

POCHI IN MEZZI — “Giocano sempre gli stessi”, direbbe Conte, che però cambia le fasce, riproponendo Biraghi e soprattutto lanciando dal primo minuto Valentino Lazaro. L’austriaco al debutto da titolare reggerà bene l’urto, dimostrandosi attento in fase difensiva (quella più ostica per lui) e davanti facendo dimenticare qualche errore iniziale con più di una giocata apprezzabile. L’unica altra novità è Bastoni, mentre sta diventando una costante la marcatura a uomo degli avversari su Brozovic. Stavolta ci pensa Soriano, e ne inibisce parecchio l’azione, anche perché Marcelo è appannato di suo e coadiuvato solo a tratti da Barella e male da Gagliardini, non in grande serata (un retropassaggio di 50 metri mette i brividi ad Handanovic e ai tifosi ospiti). Per creare pericoli quindi l’Inter deve appoggiarsi al fisico di Lukaku: Romelu cresce, difende palla spalle alla porta e va al tiro quando riceve negli spazi. Skorupski gli nega il gol al 30’, così come aveva fatto con Lautaro al 9’: due interventoni che cancellano un passaggio a… Lautaro che costringe Bani a una chiusura disperata su Lukaku.

VANTAGGIO — E il Bologna? Partito a razzo nel suo 4-2-3-1 nel primo tempo sembra rinculare per assorbire i colpi, per poi diventare più padrone di campo e pallone nella ripresa: Orsolini e Sansone non sembrano ispiratissimi, Palacio e la palla oggi hanno una relazione troppo saltuaria, ma bastano la quantità di Poli in mezzo e la lucidità di Soriano, nonostante il lavoro in copertura. Il gol del vantaggio è un premio meritato, a livello personale, oltre che una doccia fredda per l’Inter che (Juve a parte), non era mai andata sotto. Azione da una fascia all’altra del Bologna, appoggio arretrato di Svanberg, tiro di Soriano deviato da De Vrij e vantaggio: è il 59’. L’Inter però non si sfalda, anzi pian piano riorganizza le truppe (entrano Candreva e Vecino) e aumenta la pressione. A quel punto Lukaku da positivo diventa determinante, la sconfitta si trasforma in vittoria, il Dall’Ara si infuria e dalla curva arriva anche qualche ululato per Romelu. Che forma i tre punti e si porta tutti sotto la curva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2019 22:52
 
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De Ligt, il primo gol è pesantissimo:
battuto un buon Toro, la Juve torna in testa

Partita intensa, con un Sirigu portentoso in almeno quattro occasioni.
Decide l’olandese su assist del nuovo entrato Higuain


Fabiana Della Valle

Matthjis de Ligt è l’uomo del giorno, anzi l’uomo del derby. Poteva esserlo per quel tocco malandrino in area a inizio primo tempo, che poteva costare ai bianconeri il fallo da rigore e che ha fatto arrabbiare tantissimo il Torino, invece lo è diventato per il gol partita segnato a un quarto d’ora dalla fine, quando la ciurma di Mazzarri, che ha preparato molto bene la partita, stava già accarezzando il piacere di aver strappato un punto alla capolista. E invece no, è arrivato il piedone dell’olandese a decidere un derby giocato meglio dai padroni di casa che dalla Juventus, ma con un’evidente differenza di valori che alla fine è venuta fuori.

RABBIA GRANATA — Il primo tempo della Juventus (con Pjanic, recuperato in extremis, in cabina di regia e Bentancur mezzala) non è di quelli che passeranno alla storia, come dimostrano le statistiche: per il primo tiro in porta bisognerà aspettare la mezz’ora abbondante (sinistro di Dybala ribattuto da Sirigu). Meglio il Toro, che pur senza creare grosse apprensioni a Szczesny (l’azione più bella nasce dal piede di Belotti, che supera De Sciglio e mette in mezzo per Meite: alto) è combattivo è sempre pronto a sfruttare ogni pallone perso per ripartire. Intorno al quarto d’ora c’è l’episodio che farà discutere: tocco di mani in area molto dubbio di De Ligt (ancora lui), i granata chiedono il rigore che però l’arbitro non assegna. L’episodio è molto simile a quello di Lecce, dove venne assegnato penalty contro i bianconeri. L’olandese cerca di farsi perdonare nel finale, quando gli capita l’occasione migliore del primo tempo: tiro a botta sicura su assist di Ronaldo, ma Sirigu è sul pezzo e respinge.

SUPER SIRIGU — Il portiere del Toro si conferma in grande spolvero a inizio ripresa, quando intercetta il diagonale di CR7 (innescato da Dybala) destinato all’angolino. La strategia di Mazzarri sembra funzionare: il Toro gioca a togliere l’aria ai bianconeri, che faticano a costruire, e regge molto bene sul piano dell’agonismo.

DECIDE DE LIGT — Però non ha in panchina le risorse della Signora, che la sblocca al 25’ inserendo Higuain e Ramsey per Dybala e Bernardeschi. Il Pipita prima esalta ancora Sirigu con una gran botta al volo (altra grande parata), poi mette sul piede di De Ligt il pallone per il 2-1. L’acquisto più caro del mercato bianconero non ha scelto una partita qualsiasi per la prima rete con la Juventus. Il Toro non s’arrende e cerca il pari fino all’ultimo secondo. Nel recupero c’è pure un gol annullato a Bremer per fuorigioco. La Juventus vince ancora soffrendo, ma il Torino merita gli applausi che il pubblico dell’Olimpico gli riserva a fine partita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2019 22:55
 
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È un Cagliari da Champions!
L'Atalanta finisce per la prima volta senza gol



Autogol di Pasalic e rete di Oliva per Maran.
Espulso Ilicic al 39' tra i nerazzurri, che colpiscono una traversa con Gomez


Francesco Velluzzi

Non è un sogno, è realtà. Il Cagliari di Rolando Maran fa paura. Tre vittorie in trasferta, dove non ha mai perso, eguagliando il record di Marco Giampaolo, stagione 2006-2007, che però ne pareggiò cinque. Il Cagliari ha fatto due pari (Roma e Toro) e tre vittorie. Prima Napoli e ora Bergamo (in maglia bianca, aveva giocato sempre in verde) dove batte l'Atalanta 0-2 nella sfida ad alta quota al Gewiss Stadium. Il Cagliari qui ha fatto il blitz negli ultimi due campionati. Ma quel che colpisce è che stavolta fornisce una prova di superiorità notevole. La squadra di Maran ha tutto: portiere, difesa, centrocampo, attacco. Ma, soprattutto, personalità. La dimostra il giovane regista Oliva, l'autore del colpo del k.o. nella ripresa, la dimostrano i terzini chiamati alla prova da titolari, Cacciatore e Lykogiannis. Ma la guida è Radja Nainggolan, capace di imbastire azioni sempre pericolose, di stoppare le iniziative avversarie e di essere una presenza costante. L'Atalanta in casa (si fa per dire, visto che giocava a Parma) aveva perso solo col Torino. E ora si fa raggiungere in classifica al quarto posto proprio dal Cagliari. La squadra di Gasperini incappa in una giornataccia sotto una pioggia battente che non lascia scampo ai giocatori. Il tridente è imbavagliato dai quattro del Cagliari con citazione particolare per Pisacane, autore di una partita sontuosa. Un solo sussulto con Gomez (traversa). Ma Muriel non risulta pervenuto e Ilicic rovina tutto con un'espulsione sciocca, un calcio a Lykogiannis senza un perché. Tocca rifarsi mercoledì in Champions col Manchester City per tentare di proseguire almeno in Europa League.

PRIMO TEMPO — Ci sono sorprese alla lettura delle formazioni. Gasperini butta dentro subito Ilicic nel tridente con Muriel e Gomez. In difesa c'è Djimsiti, Masiello e Kjaer stanno in panca. Maran getta nella mischia in regia l'uruguaiano Oliva (titolare già a Napoli) al posto di Cigarini. Scelta condivisibile perché ha più gamba dell'emiliano, il terreno è pesante e il rischio giallo per il numero 8 è alto. I terzini (con Pellegrini squalificato) sono Lykogiannis a sinistra e Cacciatore che si riprende il posto a destra. Castro gioca interno al posto di Nandez, affaticato e ancora un po' abbattuto dalla ginocchiata presa col Bologna in faccia. Il Cagliari, con Joao e Nainggolan in linea dietro Simeone,parte forte proprio col Cholito sul quale il bravo Gollini respinge. Nainggolan prova il colpo stile Spal, stavolta al volo ma Gollini alza in angolo per sicurezza. Il Ninja è un motorino, va avanti e indietro e crea pericolo, ma al 15' Abisso estrae il primo giallo: lo becca Rog che evita una ripartenza di Ilicic. L'Atalanta fa fatica, Gomez non incide. Al 21' è Djimsiti a evitare un gol fatto di Rog sull'azione più bella dei rossoblù: velo di JP10, Castro per il croato che viene recuperato al momento decisivo dall'albanese. Giallo anche per Lykogiannis, ma è sempre il Cagliari che quando riparte è velocissimo a mettere in apprensione la Dea che, a parte un'uscita bassa di Olsen su Ilicic, tira solo una volta fuori, con Castagne. Che salva su Joao. Ma l'Atalanta capitola sulla punizione di Lykogiannis, toccata prima da Cacciatore, poi da Palomino e definitivamente, cioè in porta, da Pasalic. Il Cagliari si trova in vantaggio meritatamente, la Dea ha un solo sussulto con il Papu che per la prima volta fa il Gomez. Scambia con Muriel, calcia ma è sfortunato: traversa, schiena di Olsen, palla fuori. In angolo. Ma il pessimo primo tempo dei nerazzurri, imbrigliati dai raddoppi e dalle coperture predisposte da Maran, si chiude nel peggiore dei modi al 39' con Ilicic che in un contrasto innocuo sull'out di destra con Lykogiannis gli rifila un calcio sotto gli occhi di Abisso. L'arbitro lo manda così fuori. Atalanta in 10. E senza l'uomo che può inventare, decidere, osare.

SECONDO TEMPO — Gasperini cambia: lascia negli spogliatoi il Papu e butta dentro Malinovskyi, va a far la doccia anche Gosens, sostituito da Heteboer. Ma non cambia nulla, continua a piovere e il Cagliari, ancora più chiuso nella sua metà campo riparte senza pietà e al 13' fa il bis. Oliva (che aveva beccato il giallo due minuti prima) ruba palla a Malinovskyi, approfitta dell'ennesimo velo di Joao, serve Simeone che intelligentemente lo ritrova in area. L'uruguagio è preciso anche al tiro e fa secco Gollini. L'Atalanta potrebbe dimezzare subito lo svantaggio, ma Heteboer calcia fuori. Non c'è più la Dea, non ha più forza e idee. Muriel è sovrastato dai centrali in maglia bianca. Gasp, sconsolato, lo toglie inserendo Barrow che al primo impatto impegna in uscita Olsen. Unica occasione, perché il Cagliari con Nainggolan che sbrana Malinovskyi e fa partire il contropiede, sfiora il tris: combinazione Nandez-Joao Pedro, con l'argentino che trova Gollini pronto alla risposta. L'ultimo ad arrendersi è l'ucraino Malinovskyi che costringe Olsen alla paratona nel finale. Finisce così, anzi con l'ultimo cambio di Maran (Cerri aveva rilevato Simeone): Ionita per Castro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/11/2019 19:33
 
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L'Udinese riparte alla grande: vince in rimonta in casa del Genoa

Thiago Motta in vantaggio con Pandev, poi il crollo nella ripresa:
eurogol dell'argentino, gran sinistro dell'esterno e tris finale dell'ex Carpi.
Gotti vince all'esordio in panchina


Filippo Grimaldi


Colpo grosso dell’Udinese, che conquista un successo meritato in casa di un Genoa che si spegne nella ripresa. I friulani ripartono e portano a casa tre punti pesantissimi, per la classifica e per il morale, dopo gli undici gol presi nelle precedenti due partite. Gotti, gliene va dato merito, è più di un amuleto. Il Genoa si perde, inspiegabilmente, dopo essere passato in vantaggio con Pandev, bravo a chiudere una triangolazione con Kouame. Troppo poco, però, perché dal vantaggio in poi i rossoblù faticano terribilmente a rientrare in partita. Succede proprio questo prima dell’intervallo al Ferraris. Grifone molto offensivo, con un 4-3-3 che dice molto sulle idee di Motta, per scelta degli uomini ed atteggiamento, ed ospiti attenti, ma per nulla preoccupati dagli ultimi rovesci. Ne nasce un confronto bloccato sulla mediana, con l’Udinese che non si scopre, ed i padroni di casa che s’incartano in mediana. Il tentativo evidente di Okaka e compagni di fare muro davanti al Grifone dura però appena dieci minuti, perché anche se il Genoa non è brillantissimo, conquista spazi verso la porta di Musso. Okaka è isolato, i tentativi di raddoppiare su Schone in regia sono vani, Sema non contiene Ghiglione a destra e il Genoa inesorabilmente prende in mano il gioco. Mandragora (15’) calcia altissimo su punizione, ma poco dopo la squadra di Motta chiude una combinazione Kouame-Pandev con il gol del macedone (22’).

BLACKOUT — A quel punto – inspiegabilmente - il Genoa rallenta. Nestorovski spreca una buona occasione al 28’, ma arriva il pari di De Paul al 32’ con un destro dalla distanza che sorprende Radu. Il gol dà vigore alla spinta friulana e per un soffio prima di metà gara Nestorovski e Mandragora mancano il raddoppio ospite. Il Genoa sostituisce a inizio ripresa Saponara con Radovanovic, faticando però ancora ad alzare il ritmo per riprendere in mano la partita. Kouame (10’) impegna Musso, ma non c’è continuità nello sviluppo del gioco. Gotti tiene soltanto Okaka oltre la linea della palla, ma si intuisce che all’Udinese basterebbe crederci di più per affondare il colpo. Motta non si arrende e sostituisce Romero con Sanabria, proponendo un Grifone troppo offensivo. Mossa, anche questa, vana, perché la squadra non risponde più e l’Udinese, alla fine, la chiude. Sema firma di potenza l’1-2, poi Lasagna al 49’ dilaga. 1-3 finale e Genoa che esce fra i fischi. La strada verso la tranquillità è ancora lunga.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/11/2019 19:36
 
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Berardi premia l’assalto finale del Sassuolo.
Lecce raggiunto due volte

Pugliesi avanti con un gran gol di Lapadula,
poi il pareggio di Toljan e la magia su punizione di Falco.
A 5’ dalla fine l’attaccante verdenero corona il forcing ospite.
Giallorossi ancora senza vittorie interne


Giuseppe Calvi


Due volte avanti, il Lecce è ripreso dal Sassuolo quando ormai sognava di poter festeggiare la prima vittoria in campionato al Via del Mare. Alla giostra del gol Liverani e De Zerbi offrono divertimento, ben oltre le reti segnate da Lapadula, Toljan, Falco (per il 2-1 nel primo tempo) e Berardi al 40’ della ripresa. I giallorossi infilano il quarto pareggio consecutivo, salendo a quota 10 punti, restando alla pari con gli emiliani (che devono però recuperare la gara con il Brescia), al loro primo pari.

LE SCELTE — Non ama definirlo turnover, però al terzo incontro settimanale Liverani propone quattro novità rispetto alla gara di Genova. Manca lo squalificato Tachtsidis, oltre all’infortunato Farias, e in difesa rientra l’esterno mancino Calderoni, a metà campo ritorna Majer (recuperato dopo l’infiammazione a un tendine) e sul fronte offensivo riecco Mancosu, pronto a ispirare le punte Lapadula e Babacar (ex neroverde, altro inserimento). Partono dalla panchina Dell’Orco, Shakhov e Falco. Anche per scelta, ma soprattutto per necessità, De Zerbi ne cambia cinque rispetto al match perso con la Fiorentina. Già alle prese con nove assenze per infortunio (gli ultimi sono Caputo, out, e Magnanelli, in panchina ma praticamente inutilizzabile), il tecnico preferisce il greco Kyriakopoulos a Peluso sulla corsia sinistra, ridisegna tutto il centrocampo dando spazio a Locatelli, Obiang e Traore (in panchina Duncan e Djuricic), mentre in attacco rilancia Defrel, con Berardi e Boga.

SULL'ALTALENA — Berardi e compagni cominciano benissimo, con un possesso palla che costringe gli avversari a correre a vuoto. Nel 4-2-3-1, Traore si muove tra le linee, costringendo Petriccione a fare spesso il difensore aggiunto, mentre Berardi e Boga sono sempre pronti ad arretrare per poi lanciarsi in rapide ripartenze per supportare Defrel. Il Lecce prende le misure e Majer per due volte impegna il portiere Consigli con conclusioni da fuori area. Al 15’ Liverani sostituisce Babacar, sorpreso per l’esclusione. “Hai chiesto il cambio e ora vatti a sedere”, dice il tecnico. E l’attaccante replica. “Io? Ma quando l’ho chiesto?”. Al suo posto entra Falco e poco dopo i giallorossi vanno in vantaggio. Lancio di Rossettini per imbeccare Lapadula, bravissimo a controllare e a dribblare in corsa Romagna e battere Consigli. Il Sassuolo reagisce subito, riprende il solito fraseggio e al 35’ pareggia, con un’azione bellissima: Locatelli imposta per Toljan e, dopo uno scambio con Traore, i due duettano ancora, con servizio preciso dell’ex milanista per il terzino tedesco, che non dà scampo al portiere Gabriel, firmando la sua prima rete in campionato. Sull’1-1, con Shakhov subentrato a Tabanelli (risentimento alla coscia sinistra), la formazione salentina sfrutta un calcio di punizione per tornare in vantaggio. Al 42’, dopo un fallo su Lapadula, è Falco a mettere il pallone sulla mattonella giusta per pennellare con il suo sinistro a giro una traiettoria elegante e spettacolare, che lascia impotente Consigli.

SASSUOLO AVANTI — Nella ripresa il Sassuolo tenta di guadagnare campo, cercando sempre Traore con l’obiettivo di “aprire” il reparto arretrato giallorosso, che rischia anche su un’iniziativa di Boga sulla sinistra, fermato dagli interventi in area di Petriccione e Majer. La squadra di Liverani arretra il baricentro, soffre nelle uscite palla al piede dal limite della propria area e si affida spesso al contropiede. De Zerbi si gioca la carta Djuricic, inserito dal 21’ al posto di Traore. Gli emiliani protestano per un contatto in area Shakhov-Berardi, ma per l’arbitro non è rigore. Il Lecce è costretto sempre più a fare diga davanti a Gabriel; Liverani rinforza il muro difensivo con Riccardi (esordio in A) al posto di Majer, passando così al 3-5-2, che si evolve in un 5-3-2.

ASSALTO — Il Sassuolo porta l’assedio alla porta di Gabriel. Una conclusione di Defrel è ribattuta da Calderoni in angolo. Il Lecce rifiata con un tiro di Mancosu, però è raggiunto al 40’ dal gol di Berardi, lesto a sfruttare con un rasoterra di destro una respinta di Gabriel prima e Lucioni (da conclusione di Defrel) poi. Sul 2-2 i salentini non mollano e nel recupero mancano di poco il bersaglio con Lapadula, Falco e Meccariello. Ma non c’è più tempo, il pareggio è il premio meritato per due squadre costruite per regalare emozioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/11/2019 19:41
 
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Festa Verona, ma che gol SuperMario!
Crisi Brescia: Corini ad alto rischio



L’Hellas si avvicina alla zona Europa.
A Corini, che non vince dal 21 settembre, non basta la perla di Balotelli.
Espulso Matri dopo il fischio finale


Matteo Brega

Il Verona batte il Brescia 2-1 e si ritrova a +8 sulla salvezza. I lombardi, di contro, potrebbero svegliarsi martedì mattina ultimi con la Spal se la Samp dovesse vincere il posticipo. Una partita segnata anche dall’interruzione di gioco da parte di Balotelli che avrebbe voluto abbandonare il campo a causa degli insulti ricevuti (a suo dire, visto che l’arbitro non aveva ravvisato alcunché). Juric sceglie a sorpresa di rinunciare a Stepinski e dal primo minuto inserisce Salcedo su cui peserà l’attacco insieme con Verre e Zaccagni. Per un attacco influenzale mattutino, Gunter non va nemmeno in panchina (dove ritorna Pazzini) e gioca Empereur. Corini ripropone la difesa a tre con Cistana, Mangraviti e Mateju, davanti coppia Balotelli-Donnarumma.

RIGORE E ROSSO? NIENTE! — I tifosi del Verona optano ancora per l’ironia come nel 2015 sostenendo Balotelli con un sarcastico “Mario, Mario, Mario!”. L’intensità iniziale è tutta della pioggia, non certo delle squadre. La prima occasione infatti arriva al 16’ ed è del Brescia. Cross di Martella, Bisoli di testa colpisce la traversa (con l’intervento di Rrahmani), Balotelli calcia e trova Amrabat poi la conclusione di Tonali è alta. Ad azione terminata lascia il campo Kumbulla per un problema fisico e il suo posto lo prende Dawidowicz. Il cielo resta chiuso, la partita si apre. Al 26’ Balotelli colpisce il palo su punizione (Silvestri la devia giusto lì impercettibilmente) e poi Cistana se la ritrova sulla testa e non può coordinarsi. Al 31’ l’episodio principale. Salcedo si avventa su un pallone alle spalle di Mangraviti, i due entrano a contatto e l’arbitro Mariani fischia il rigore con l’espulsione del difensore bresciano. Ma un rapido richiamo dalla stanza del Var e la conseguente presa visione del direttore di gara annulla tutto. Al 49’ il Brescia si lamenta per un rigore non concesso: Faraoni chiude su Romulo e dal replay sembra che il calcetto alla caviglia dell’avversario ci sia, anche se molto probabilmente appena fuori dall’area. Il primo tempo finisce così, con il pubblico veronese che accompagna Balotelli verso gli spogliatoi con “Mario, Mario, Mario!” e lui che divertito risponde applaudendo.

IL MARIO FURIOSO — Si riparte con Ndoj al posto di Mangraviti, ma la difesa rimane a 3 con Sabelli centrale destro, Mateju centrale sinistro, Bisoli esterno destro e il nuovo entrato mezz’ala sinistra. Cinque minuti e il Verona passa: corner di Veloso, Salcedo ruba il tempo a Martella e di testa segna. Primo gol in A dell’attaccante, che si commuove. Veloso al 9’ esce ed entra Pessina, non cambia la struttura tattica dell’Hellas. Ma alla ripresa del gioco ecco che Balotelli, vicino alla bandierina del corner difende palla dall’avversario ed evidentemente ricevuti altri insulti ha preso la palla con la mano e l’ha scaraventata verso la curva del Verona. Mario ha poi preso la direzione degli spogliatoi facendo cenno con il dito “non gioco più”. Solo l’intervento di compagni, avversari e dell’arbitro lo ha fatto desistere. Partita sospesa per circa 4’, il tempo di far dare l’annuncio allo speaker, e quindi ripresa con il numero 45 ancora in campo. E’ proprio Mario al 22’ ad avere un’occasione per il pareggio: punizione dal limite, Silvestri respinge. Al 25’ il Verona va vicino al raddoppio. Ripartenza di Verre sulla sinistra, si accentra e calcia in porta (invece che servire Amrabat sulla corsa), palla larga. Un minuto e Corini inserisce Matri per Donnarumma. Al 30’ bella azione del Brescia chiusa con un destro di Romulo appena sopra la traversa dall’interno dell’area. Al 36’ il Verona raddoppia con Pessina. Romulo non si capisce con Cistana, la palla resta a metà strada, interviene Zaccagni che serve Pessina in area, controllo e sinistro sul secondo palo. E oltre a esultare per il gol, lo stadio riprende a cantare “Mario, Mario, Mario!”. Propiziatorio perché al 40’ è proprio Balotelli a riaprire la partita con un magnifico destro sotto la traversa. Ma non arriva altro, il Verona si prende il secondo successo consecutivo mentre il Brescia il quinto k.o. delle ultime sei giornate. La posizione di Corini è sempre più a rischio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/11/2019 19:45
 
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Gervinho scappa, Castrovilli lo riprende: il Parma rallenta la Fiorentina

Partita poco brillante, con un gol per tempo.
Le due squadre pagano le numerose assenze, ma per D’Aversa è un buon punto


Giovanni Sardelli

Un tempo a testa e pareggio giusto. Ottimo il Parma visto nei primi 45 minuti capace di segnare con Gervinho e bloccare la Fiorentina in ogni parte del campo. Nella ripresa il gol di Castrovilli ha dato il là al forcing viola senza però ribaltare il risultato. Montella torna al 4-3-3 con Boateng punta centrale e Chiesa-Ghezzal (all’esordio dal primo minuto) a supporto. Tridente atipico anche per il Parma con Karamoh, Kulusevski e Gervinho: Cornelius recupera e va in panchina.

SUPER PARMA — Partono meglio gli uomini di D’Aversa con la velocità degli attaccanti e l’inserimento a turno di Kucka ed Hernani. Proprio il numero 10 sfiora il vantaggio a due passi da Dragowski. Al 13’ è Gervinho a mangiarsi l’1-0 anticipato dal portiere polacco in uscita. La Viola prova a reagire ma non è giornata. Tantissimi errori e palloni persi malamente. Compreso quello regalato da Chiesa al Parma al 39’ con Kucka abilissimo a lanciare Gervinho in contropiede. Tocco sotto e Parma meritatamente in vantaggio all’intervallo.

CASTRO GOL — Pochi minuti, la gara non cambia. Allora lo fa Montella: dentro Vlahovic, fuori Ghezzal e ritorno al 3-5-2 con Chiesa a destra. A sfiorare il gol però è ancora il Parma con il solito Gervinho che sfreccia via a Milenkovic, Dragowski salva con la coscia. La Fiorentina alza leggermente i ritmi ma con grande confusione faticando enormemente a calciare verso la porta di Sepe. Fino al 66’ quando il solito Castrovilli segna un fantastico gol di testa su cross di Dalbert ripetendo la prodezza vista con il Sassuolo. D’Aversa inserisce Barillà per Pezzella ma la Fiorentina ha preso coraggio. Vlahovic calcia debole da ottima posizione. Poi è Chiesa a provarci di testa su cross di Pulgar. A cinque dal termine Montella, sotto il diluvio, prova la carta Pedro, all’esordio ufficiale in maglia viola. Il punteggio non cambia e le squadre devono accontentarsi di muovere la classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/11/2019 00:06
 
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Il Milan dura un’ora, la Lazio sprinta con Immobile e Correa. Ora è quarta

Match divertente nel primo tempo, con Piatek (ma è decisiva la deviazione di Bastos) che riprende Ciro.
Nel finale il Tucu non perdona


Alessandra Bocci


Correa, un incubo per questo Milan. Dopo aver rincorso a lungo Miguel Angel, trequartista dell’Atletico, senza riuscire a prenderlo per evidenti motivi economici, il Milan viene colpito da un altro Correa, Joaquin, casa Lazio, dopo essere riuscito a rimettere in piedi una partita contro una squadra più squadra, più brillante fino alla fine, e ricca di quelle sicurezze che al Milan mancano sempre di più. La Lazio vince (in campionato in casa dei rossoneri non ci riusciva da 30 anni) e vola al quarto posto con l’Atalanta e con il sorprendente Cagliari. Il Milan resta in quelle posizioni tristi che forse si dovrà abituare a frequentare, un undicesimo posto che, alla vigilia dell’incrocio con Juve e poi Napoli, non promette molto di buono. Il tempo delle riflessioni, altre riflessioni, probabilmente arriverà presto.

ALTI E BASSI — Pioli, allenatore accreditato di partenza sempre buone prendendo le squadre in corsa. Stavolta non sta andando così. Il tecnico ridisegna il Milan, e per un po’ gli innesti di Bennacer e Krunic sembrano funzionare. Primo tempo brillante, con diversi errori. Soprattutto al 25’, quando la Lazio coglie l’occasione offerta dalla vocazione offensiva di Theo Hernandez e Krunic: discesa di Lazzari, Bennacer tenta inutilmente di chiudere. Il cross arriva implacabile e Immobile sovrasta Duarte con una buona scelta di tempo. E’ il gol numero cento in maglia Lazio per l’attaccante, che uscirà al 15’ del secondo tempo, perché non al top della forma. Il pareggio del Milan arriva pochi minuti dopo, al 28’, quando Piatek cerca di sfruttare un suggerimento del solito Theo e induce Bastos all’errore.

RIPARTENZE E ERRORI — E’ la serata dei nuovi, perché dopo aver schierato Krunic titolare Pioli manda in campo anche Rebic, costretto però dall’infortunio di Castillejo. Il croato parte piano, ha bisogno di tempo per prendere confidenza con il Milan, intanto la Lazio macina calcio. A metà del secondo tempo le squadre si allungano, e le occasioni non mancano. Rafael Leao appena entrato evita come al solito di tirare, la squadra di Simone Inzaghi spreca un paio di buone ripartenze. Krunic funziona, ma è sempre Theo la spina nel fianco dei laziali. La Lazio insiste, Pioli ridisegna il Milan con un 4-2-3-1 non ben definito, nel quale Bennacer e Krunic si danno l’anima con un certo successo. Ma al 38’ è Correa a riportare in vantaggio la Lazio, sfruttando un bell’assist di Luis Alberto e una dormita di Romagnoli. A questo punto il Milan è senza forze e senza idee. Ironia della sorte, a punirlo è stato un omonimo del giocatore dell’Atletico Madrid a lungo inseguito l’estate scorsa. Ma chissà se Miguel Angel Correa avrebbe davvero spostato gli equilibri di questo Milan dolente. Gordon Singer, figlio del fondatore di Elliott, è tornato in tribuna e non ha portato fortuna. A questo punto, senza agire sul mercato di gennaio, ripartire per il MIlan sarà veramente complicato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/11/2019 00:13
 
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Caprari entra e segna nel recupero:
gode la Samp, beffa tremenda per la Spal

La squadra di Semplici attacca per quasi tutta la partita, ma Audero non deve fare miracoli.
L’ultimo cambio realizza un gol pesantissimo al 91’


Filippo Grimaldi

Colpaccio Samp. Al 46’ della ripresa Caprari di testa regala alla Sampdoria la seconda vittoria della stagione, che allontana i blucerchiati dall’ultimo posto in classifica e manda all’inferno una Spal colpevole di non avere capitalizzato la mole di gioco superiore agli avversari nel primo tempo. Succede tutto nel finale, quando il pari pareva già scritto. Invece Depaoli ha servito un pallone in area dalla destra, Ramirez ha allungato di testa verso Caprari: zuccata vincente e Samp in paradiso. Semplici aveva chiesto una squadra capace di produrre gioco e intensità: nel primo tempo succede proprio così, ma la ripresa dice ben altro. Padroni di casa con Murgia e Valoti titolari e Moncini in attacco al fianco di Petagna. Ranieri ritorna al 4-4-2, ma a sorpresa fa debuttare il norvegese Thorsby sulla fascia destra, con la coppia offensiva Gabbiadini-Bonazzoli, viste le condizioni non ottimali di Quagliarella. Il primo tempo racconta di una Spal più efficace ed organizzata rispetto alla Sampdoria, grazie soprattutto alla spinta garantita sugli esterni da Reca a sinistra e da Strefezza sulla fascia opposta. La squadra di Ranieri fatica a contenerne la spinta. Resta comunque quello che è una sorta di monologo di Petagna e compagni, dopo un buon avvio ospite con Gabbiadini e Depaoli al tiro. Ci provano Kurtic, Moncini, Strefezza e poi la doppia occasione di Reca al 24’: la prima respinta da Audero, la seconda fuori bersaglio. I blucerchiati faticano ad alzare il baricentro, e la manovra offensiva degli ospiti ne risente. Bonazzoli calcia fuori poco dopo la mezz’ora, Gabbiadini su calcio piazzato alza di poco la palla sulla traversa proprio allo scadere di metà gara.

CALMA PIATTA — Non decolla la sfida nella ripresa, che ripropone lo stesso canovaccio del primo tempo, ma con meno intensità: Petagna e compagni più propositivi di una Samp un po’ troppo prevedibile. Al 7’ annullato alla Samp un gol di Gabbiadini in fuorigioco sugli sviluppi di una mischia in area della Spal. Ma servirebbe altro: Semplici inserisce Floccari al posto di un poco efficace Moncini, quindi Missiroli per Valoti. La mossa di Ranieri - Ramirez per Gabbiadini –, che dovrebbe mirare a creare imprevedibilità dalla trequarti in avanti, non sposta gli equilibri della sfida. Tutto inutile, calano il ritmo e la qualità della manovra, anche perché Jankto (crampi) lascia il posto al debuttante Augello. Bonazzoli in scivolata non riesce (38’) a sorprendere Berisha, prima della prodezza di Caprari. La Samp riparte, la Spal resta al palo. Che brutta aria, quaggiù in fondo alla classifica, per gli uomini di Semplici.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/11/2019 15:31
 
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