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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Altra rimonta del Cagliari:
Ragatzu trova il 2-2 col Sassuolo al 90' ed è quarto posto



Nel primo tempo Berardi e Djuricic portano sul 2-0 i neroverdi, nella ripresa il gol di Joao Pedro
e il rigore sbagliato da Berardi prima della rete dell'attaccante sardo.
Agganciata la Roma


Sebastiano Vernazza

Il Sassuolo ha dominato la partita, ma non l’ha chiusa e l’ha buttata via. Così il Cagliari ha acciuffato il 2-2 al novantesimo esatto e ha conservato il quarto posto in condominio con la Roma. La squadra di De Zerbi è stata cicala, molto ha creato e poco ha capitalizzato. Berardi ha pure sbagliato il rigore che avrebbe chiuso il discorso. Il Cagliari è rimasto aggrappato al match, Maran ha azzeccato l’inserimento di Ragatzu e il giocatore l’ha ricompensato con la rete del pari. In tutte e due i gol cagliaritani ci sono evidenti responsabilità del portiere neroverde Turati: tanto il ragazzo era stato determinante nel bene a Torino contro la Juve, tanto ha avuto colpe contro il Cagliari. Un clamoroso sbalzo di rendimento, che si spiega con la giovanissima età.

PRIMO TEMPO — Succede quel che non ti aspetti, che il Sassuolo e non il Cagliari colpisca in contropiede. Al 7’ Djuricic parte in pratica dalla sua area, un irresistibile “coast to coast” di 60-70 metri, chiuso con un invito in profondità sulla destra per Berardi. Il tiro dell’attaccante è deviato da Pisacane e la palla scavalca Rafael. A quel punto il Cagliari è costretto ad attaccare e a scoprirsi ancora di più. I rossoblù reagiscono al 13’ con un cross da sinistra di Luca Pellegrini su cui Simeone non arriva per un pelo. I neroverdi replicano subito con Locatelli dal limite e con palla fuori di poco. La partita diventa frenetica e nervosa. Luca Pellegrini sbaglia un rinvio, il campanile diventa un assist per Caputo, ma la difesa cagliaritana in qualche modo rimedia. Sassuolo sempre più padrone delle operazioni: Berardi in area per Caputo, gran rotazione del centravanti e tiro sporcato in angolo da Pisacane. Alla mezz’ora Djuricic mette di poco a lato su cross di Caputo, il Cagliari risponde con lo schema più gettonato e incompiuto: Pellegrini serve da sinistra, Rog va in percussione, la palla sfila davanti a Simeone. Dal possibile 1-1 al 2-0, inevitabile per lo sviluppo del match: tacco di Berardi a innescare Toljan sulla destra.Il terzino vola via, serve Djuricic al centro e il numero 10 neroverde apre il piattone sinistro per l’implacabile seconda rete. Djuricic più Berardi o viceversa, questa la formula vincente del Sassuolo nei primi 45 minuti. Una partita frenetica, che l’arbitro Pairetto ha faticato a tenere in pugno: sei gli ammoniti nella prima frazione di gioco.

SECONDO TEMPO — Maran ridisegna la formazione all’intervallo: fuori Luca Pellegrini e dentro Lykogiannis; fuori Simeone e dentro Cerri. Nel Sassuolo, Peluso al posto di Marlon. Gli ospiti trovano subito il gol della speranza ma in maniera abbastanza fortuita: tiro di Rog sulla schiena di Peluso, pallone a candela su cui si avventa Joao Pedro che di testa beffa con un pallonetto Turati in uscita maldestra a metà strada. Il Sassuolo ha continuato a macinare il suo calcio, anche e soprattutto sulla destra, dove Lykogiannis, il neo entrato terzino sinistro del Cagliari, ha sofferto meno di Pellegrini, ma ha patito lo stesso i duetti tra Berardi e Toljan. Il Sassuolo ha la grande occasione del 3-1 al 18’ quando Pairetto concede un rigore molto dubbio per “braccio” di Lykogiannis su cross di Toljan: le immagini non fanno chiarezza, sembra che il greco colpisca di petto se non di ascella. Berardi dal dischetto però centra la traversa (20’) e di fatto annulla la mischia successiva toccando per primo il pallone sulla ribattuta. Il copione non cambia: Sassuolo sempre dominante e Cagliari imbrigliato, finché al 45’ Nainggolan e Cerri portano avanti un’azione quasi rugbistica, la palla arriva poi nei pressi di Joao Pedro, ma Peluso nel tentativo di anticipare l'attaccante la tocca per Ragatzu che solo in area sulla destra tira forte e beffa Turati sul suo palo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/12/2019 00:06
 
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Zaza e Ansaldi lanciano il Toro: 2-1 alla Fiorentina in crisi.
Ma Montella per ora è confermato



Un gol dell’attaccante e uno dell’esterno affondano i viola, che non vincono da fine ottobre.
Inutile il gol di Caceres


Mario Pagliara

Mazzarri serve il break e il Toro è tornato in corsa per l’Europa. Un colpo di testa di Zaza e una fucilata di Ansaldi piegano la Fiorentina di un Montella sempre più a rischio esonero. Anche se nel dopo gara il d.s. Pradè ha confermato il tecnico con queste parole: “Vediamo cosa succede nelle prossime due partite, l’allenatore non è uno stupido, vede anche lui cosa succede in campo. Ci manca quella sicurezza che avevamo ad inizio stagione. Con Inter e Roma Montella sarà in panchina”. Per il Torino è la seconda vittoria consecutiva dopo il blitz di Genova: il Toro è in piena rimonta, e in classifica si porta ora alle caviglie del Napoli. A un punto da quel settimo posto che potrebbe aprire una finestra sull’Europa.

LOLLO CRACK — Ci sarà probabilmente una maledizione che non accenna ad allontanarsi dal Torino di Mazzarri. Anche questa domenica i granata pagano pegno alla voce degli infortunati, e aggiungono un altro giocatore nella già affollatissima infermeria. La storia si ripete dopo nemmeno dieci minuti, quando Lorenzo De Silvestri si accascia a terra con il ginocchio sinistro in fiamme e le mani sul volto. Lollo è costretto ad uscire (cambio effettuato al dodicesimo con Aina), portato in spalla dai collaboratori tecnici di Mazzarri e con un tutore a mantenere fermo il ginocchio. Per la cronaca, De Silvestri ha subito lasciato lo stadio, accompagnato in ospedale per sottoporsi a una risonanza magnetica: sembrerebbero escluse lesione, dalle prime notizie filtrate dagli ambienti ospedalieri dovrebbe trattarsi solo di una forte contusione. Il k.o. di Lollo segue quelli di Belotti, Iago Falque, Parigini, Lyanco e Lukic solo giovedì, per citare gli attuale granata k.o.

A TRE PUNTE — Mazzarri fa quello che può e con quello che ha in questo momento, senza rinunciare al modulo ad albero di Natale con due trequartisti e la punta. Lo si era capito già giovedì pomeriggio, ieri in conferenza l’investitura ufficiale, oggi la certificazione: Walter punta su Zaza con alle spalle Berenguer e Verdi. Montella risponde con una Fiorentina con il 4-2-3-1, il giovanissimo Vlaovich terminale ultimo.

ZAZA TRAVOLGENTE — Ottimo il primo tempo del Toro, il migliore della stagione, Fiorentina invece non pervenuta. La squadra di Mazzarri gioca con la voglia di bissare la vittoria di Genova, la Viola è invece in piena depressione – e si vede – incapace per quarantacinque minuti di fare un tiro nella porta di Sirigu. Il Toro prende subito il controllo, alza il baricentro, e viaggia sui piedi ispirati di Verdi, sulle chiusure puntuali di Izzo e Nkoulou, sugli strappi di Baselli e Ansaldi. Ma soprattutto è Zaza a metterci furore e qualità: Simone parte subito forte, gioca praticamente a tutto campo, e le occasioni (almeno quattro a metà partita del Toro) capitano tutte a lui. Al 19’ Milenkovic alla disperata salva su un suo diagonale (assist al bacio di Verdi), poi serve un Dragowski reattivo coi piedi per fermare ancora Zaza (21’, ispirato da un blitz di Izzo), ma alla terza arriva il vantaggio: è il 23’, Verdi lavora un pallone delizioso al limite dell’area, show di Ansaldi sulla sinistra che prima si beve Caceres e poi scodella al centro una palla col contagiri per la testa di Zaza che fa uno a zero. Simone rompe il digiuno, non segnava dal 27 ottobre in Torino-Cagliari: terzo gol in Serie A, sesto complessivo in stagione. A un minuto dall’intervallo, Zaza ci prova anche da centrocampo. Applausi dal pubblico, sarebbe stata l’apoteosi in una domenica da leone.

IL SIGILLO DI CRISTIAN — In avvio di ripresa, Montella prova a vivacizzare una Fiorentina spenta inserendo Sottil per Ghezzal. E in parte ci riesce, perché la Viola riparte più garibaldina e comincia ad affacciarsi dalle parti di Sirigu. Accade, ad esempio, dopo sette minuti ma il colpo di testa di Vlaovich non inquadra la porta. Tre minuti dopo una sforbiciata di Benassi pecca ancora di mira finendo in curva. Mazzarri capisce che il Toro ha speso tanto nel primo tempo e deve riequilibrarlo: così intorno all’ora di gioco getta nella mischia Meité per Berenguer. L’intraprendenza della Fiorentina non si spegne e servono i riflessi di Sirigu sia su Chiesa (16’: primo tiro in porta della Fiorentina) che su Sottil (25’). La squadra di Montella non trasferisce mai però la sensazione di poter sfondare, mentre il Toro resta compatto e piano piano si riorganizza. Intorno alla mezzora arriva anche il sigillo di Cristian Ansaldi: è il 27’ quando Aina lancia l’argentino che si fa quasi tutta la metà campo della Fiorentina palla al piede e alla fine scocca un tiro imprendibile per Dragowski. E’ il secondo centro in campionato per Ansaldi, il terzo preliminari di Europa League compresi. Entrano nel finale anche Laxalt (per Verdi) e Pedro (per Vlaovich), nel primo minuto di recupero Caceres sfrutta una palla in area per il definitivo due a uno. Il Toro è tornato in corsa, la Fiorentina è nel baratro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/12/2019 00:10
 
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Kucka segna, Sepe para e il Parma sbanca la casa della Samp



Decide un gol di testa dello slovacco nel primo tempo,
poi nella ripresa il portiere respinge il rigore di Quagliarella
e chiude la porta a Colley nel finale


Filippo Grimaldi

Samp al tappeto e fischiata a fine gara, per la terza volta in sette giorni, mettendo nel conto pure lo scivolone in Coppa Italia. Il Parma capitalizza un primo tempo giocato a gran ritmo, e chiuso in vantaggio grazie al gol decisivo dello straripante Kucka. Una gara subito complicata per i blucerchiati, che faticano a essere propositivi e stentano troppo di fronte a un Parma meglio organizzato in partenza, bravo a sfruttare la spinta sulle fasce, trascinato da un Kucka esagerato per oltre mezz'ora. Parte dalla mediana, ma in realtà spinge forte sulla destra. La squadra di Ranieri è in difficoltà, anche perché i reparti sono distanti ed è difficile far giungere i rifornimenti a Gabbiadini e a Quagliarella. A sinistra, poi, Barillà sale per raddoppiare con Gervinho. Ma su Thorsby, riadattato ancora una volta come esterno basso d'emergenza, arriva spesso in aiuto Ferrari. Il pressing altissimo degli emiliani lascia intuire che il Parma vuole capitalizzare una spinta così intensa. Kucka, sempre lui, è pericoloso di testa (16'), e cinque minuti dopo su angolo di Hernani stacca altissimo e batte Audero. Parma in vantaggio, e la Samp accusa il colpo: la manovra non è lineare. Il Parma ha sempre il tempo di riorganizzarsi e dopo la mezz'ora prova ad abbassare il ritmo. Tutto questo permette però ai blucerchiati di trovare qualche spunto: Murru (38'), lanciato da Gabbiadini, calcia in diagonale a lato, poi (44') Vieira trova Sepe pronto alla ribattuta dopo un rapidissimo scambio con Ramirez.

CAMBIO DI PASSO — La Samp non sbroglia la matassa nella ripresa, ma almeno ci prova, anche se con scarsa efficacia. Ranieri toglie Vieira per Linetty e Léris per Ramirez, cercando con il polacco più ritmo. Il Parma gioca provando il contropiede, ma i blucerchiati gestiscono il gioco e colpiscono la traversa con Gabbiadini su punizione. Manca, però, la vera scintilla, e un Parma arroccato nella sua metà campo prova a tenere il vantaggio, finché però Dermaku è ingenuo nel trattenere Quagliarella. Rigore Samp, il capitano si fa respingere il tiro da Sepe, sulla ribattuta Jankto serve Quagliarella e stavolta il capitano realizza, ma il gol è annullato dopo consulto con la Var, perché Jankto entra in area prima del tiro e partecipa all'azione. L'assedio finale non porta al pari: Sepe (38') è ancora decisivo su Colley.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/12/2019 00:14
 
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Tris a Bologna, si sveglia anche Piatek: Pioli si gode un ritrovato Milan

Il polacco si guadagna e segna un rigore in avvio,
poi i rossoneri soffrono poco e vanno in gol anche con Hernandez e Bonaventura.
Agli emiliani non bastano la carica di Miha e un buon finale



I tifosi del Milan in questi ultimi tempi hanno dovuto ingoiare molti bocconi amari. Troppi per poter dire che il 3-2 con cui i rossoneri vincono a Bologna può aprire un nuovo capitolo della stagione. Ma per la prima volta dall’inizio della sua avventura, Pioli vince due partite di fila e lo fa con merito, nonostante il calo finale che riaccende il Bologna, caricato anche dalla presenza di Mihajlovic in panchina.

BUONI SEGNALI — Primo su tutti Kris Piatek, che in avvio si guadagna e trasforma il rigore del vantaggio. Da tempo il polacco non era così dentro la partita, fino all’ultimo secondo. Con lui bene Conti a destra, Bennacer in regia e un ritrovato Bonaventura. Buoni lampi da Suso, che in coda a un bel primo tempo rossonero manda in gol Theo Hernandez con una genialata. Il solito Theo: devastante quando attacca, sempre a rischio errore quando difende. È lui che mette alle spalle di Donnarumma la palla del 2-1 in chiusura di primo tempo per anticipare Denswil e che nel finale stende Orsolini per il rigore di Sansone con un fallo molto ingenuo. Il Milan convince anche per la presenza di spirito: altre volte i rossoneri si erano disuniti alla prima difficoltà, oggi è successo il contrario, con Jack Bonaventura a ristabilire i due gol di distanza in avvio di ripresa dopo l’autorete in chiusura di prima frazione.

CUORE BOLOGNA — A Mihajlovic, come sempre applaudito da tutto il Dall’Ara, sarà piaciuto lo spirito del suo Bologna, che però è apparso nettamente inferiore, soprattutto nel primo tempo. La difesa ha concesso troppo, i terzini hanno spinto poco e Donnarumma è rimasto sostanzialmente inoperoso. Anche per la serata non eccezionale di Palacio e degli attaccanti rossoblù, con Orsolini che forse è entrato troppo tardi.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/12/2019 00:17
 
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SERIE A 2019/2020 15ª Giornata (15ª di Andata)

06/12/2019
Inter - Roma 0-0
07/12/2019
Atalanta - Verona 3-2
Udinese - Napoli 1-1
Lazio - Juventus 3-1
08/12/2019
Lecce - Genoa 2-2
Spal - Brescia 0-1
Sassuolo - Cagliari 2-2
Torino - Fiorentina 2-1
Sampdoria - Parma 0-1
Bologna - Milan 2-3

Classifica
1) Inter punti 38;
2) Juventus punti 36;
3) Lazio punti 33;
4) Cagliari e Roma punti 29;
6) Atalanta punti 28;
7) Napoli e Parma punti 21;
9) Torino e Milan punti 20;
11) Verona punti 18;
12) Bologna e Fiorentina punti 16;
14) Sassuolo(*), Lecce e Udinese punti 15;
17) Sampdoria punti 12;
18) Genoa punti 11;
19) Brescia(*) punti 10;
20) Spal punti 9.

(*) Brescia e Sassuolo una partita in meno.
Brescia - Sassuolo rinviata al 18-12-2019 per lutto.

(gazzetta.it)
09/12/2019 00:17
 
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Il “nuovo” Brescia di Corini vola:
batte il Lecce ed esce dalla zona retrocessione



Lombardi trasformati dopo il ritorno in panchina del vecchio tecnico.
Ora le squadre alle spalle sono tre.
Primo gol in A per Chancellor, Torregrossa e Spalek.
Mercoledì recupero col Sassuolo


Pierfrancesco Archetti

La seconda vittoria consecutiva del Brescia dà un altro scossone al fondo classifica. Da quando è tornato Eugenio Corini l’ex ultima della classe si è messa a viaggiare a velocità stratosferica e mercoledì avrà il recupero con il Sassuolo per tentare di dare continuità a questa nuova era. Intanto dopo quello con la Spal viene vinto un altro scontro diretto, con vantaggi immediati e forse anche a lungo termine, in caso di arrivo alla pari. Gli autori dei tre gol (Chancellor, Torregrossa e Spalek) sono alla prima esultanza in Serie A, altro arricchimento in un pomeriggio perfetto. Il Lecce prima regala e poi non sa recuperare, inizia ancora una volta il secondo tempo da 0-2, come domenica con il Genoa, ma resta fermo, anzi subisce in contropiede il tris.

DOPPIO COLPO — Proprio dopo una sostituzione già prima della mezzora quasi scaturisce il primo gol: perché Spalek, che ha appena rilevato l’infortunato Ndoj , tocca per Chancellor una sponda di Torregrossa e il venezuelano infila il gol da annali, per lui. Il battesimo della rete nella massima categoria arriva anche per Torregrossa prima dell’intervallo, ma è colossale la papera del portiere Gabriel, che lascia passare il pallone pensando che esca e invece Sabelli approfitta del regalo: crossa per il capitano che mette nella porta vuota. Nel Brescia manca per la prima volta lo squalificato Cistana; in difesa al suo posto c’è Mangraviti. Anche il portiere Joronen non viene rischiato. Tocca così ad Alfonso che nel secondo tempo toglie a La Mantia e Babacar la soddisfazione della rete.

FALLI E TRIS — Nella stagione scorsa le due squadre arrivarono prima e seconda in B, con uno scontro diretto vinto a testa, non senza emozioni e polemiche. Anche in questa partita non mancano le scintille, con 11 ammoniti compreso l’allenatore Liverani che discute con Balotelli. Il Lecce ha una lista più fitta di indisponibili: Lucioni e Petriccione sono squalificati, mentre da tempo sono fuori Mancosu, Meccariello, Dumancic e Imbula. Tabanelli a centrocampo è la novità dall’inizio, in un sistema tattico simile (4-3-1-2) a quello dei bresciani. Ma nella ripresa il Lecce ha in campo cinque attaccanti o simili, con gli ingressi di Falco, Farias e Babacar. Però la mossa della disperazione non serve: il Lecce viene colpevolmente travolto, anzi nel finale Romulo e Balotelli sfiorano il quarto gol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/12/2019 23:49
 
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Gattuso, debutto flop col Napoli:
Gervinho nel recupero fa volare il Parma

L’ivoriano al 93’ vola in contropiede e firma il gol-partita.
Di uno strepitoso Kulusevski e Milik le altre reti


Mimmo Malfitano


Nulla è cambiato. O forse sì, perché in panchina non c’è più Carlo Ancelotti, ma Rino Gattuso. Un cambiamento voluto da Aurelio De Laurentiis e dallo staff dirigenziale per dare uno scossone ad una squadra sull’orlo di una depressione. Ci si aspetta il ritorno alla vittoria in campionato che manca da 19 ottobre, contro il Verona. Ma bisogna fare i conti col Parma, la rivelazione di questo campionato, insieme al Cagliari. Non è casuale se a centrare il colpo grosso siano stati proprio gli emiliani che vincono la partita con due azioni di contropiede concluse da Kulusevski e Gervinho. Il Napoli s’era illuso col pareggio di Milik, ma i problemi sono ancora tanti e non può essere di certo Gattuso a risolverli in quattro giorni.

TRIDENTE — Tutto confermato alla lettura delle formazioni. L’esordio di Rino Gattuso coincide col ritorno al 4-3-3, il modulo tanto caro ai giocatori del Napoli. E, soprattutto, a Lorenzo Insigne che gioca largo a sinistra, con Callejon a destra e la conferma di Milik come riferimento centrale. Il nuovo Napoli, dunque, nasce nel segno del nuovo allenatore, che conferma Allan nella posizione di metodista, lì dove aveva giocato contro il Genk, nell’ultima partita di Carlo Ancelotti: gli esterni sono Fabian Ruiz e Zielinski. La difesa è l’unico reparto che non presenta novità. Il Parma ha un obbiettivo: provare a scavalcare il Napoli in classifica. E per farlo si affida al suo tridente offensivo, fatto di rapidità (Gervinho), qualità (Kulusevski) e forza (Cornelius).

SUBITO PARMA — C’è molta attesa per questo Napoli. Ma i timori della vigilia si trasformano in realtà dopo appena 4 minuti, quando Kulusevski approfitta di una giocata sbagliata di Koulibaly e scappa dritto verso Meret, battendolo di potenza. Nel disperato tentativo di rimediare all’errore, il difensore senegalese s’infortuna ed è costretto a lasciare il campo: si tratta di un problema muscolare che verrà valutato soltanto domani. Al suo posto entra Luperto. Due minuti dopo il vantaggio, il Parma ha l’opportunità di raddoppiare, ma Manolas salva su Gervinho. Il Napoli fa fatica a ritrovarsi, anche perché non si notano differenze sostanziali tra le ultime prestazioni e quella di stasera. Il passo di Fabian Ruiz e lento, mentre la regia di Allan non è proprio il massimo. In attacco, il tridente è poca roba, Insigne sbaglia tanto e dopo l’ennesimo sbaglio sotto porta si prende i fischi di un San Paolo al limite della sopportazione.

POCA INCISIVITÀ — Colpisce lo stato del Napoli, nel senso che pare che nulla sia successo in questi ultimi quattro giorni. Eppure, lo scossone c’è stato, il primo a rimetterci è stato Carlo Ancelotti, ed è parso che l’avvento di Gattuso avrebbe dovuto far svoltare, quantomeno sul piano del carattere, della determinazione. Macché! Il gioco è svogliato, come le conclusioni indirizzate verso la porta dell’ex Sepe. Non è casuale se il Parma ha gli stessi punti del Napoli e tenti il sorpasso in classifica. D’Aversa l’ha preparata nei minimi particolari, la gara. Immagina un Napoli aggressivo (!) e si dispone con un atteggiamento d’attesa, pronto a far scattare le ripartenze. La difesa è schierata, Bruno Alves e Iacoponi s’interessano di Miik, mentre a sinistra Gagliolo controlla Callejon e a destra Darmian rende inoffensivo Insigne. In attacco, D’Aversa deve rinunciare a Cornelius dopo appena un quarto d’ora: anche per lui il problema è muscolare. Poco prima del riposo, Meret deve compiere un prodigio per deviare sul palo la conclusione di Gervinho (42’).

RIGORE, ANZI NO — La gara, in ogni modo, viene movimentata nei minuti di recupero, quando Di Bello fischia un rigore a favore del Napoli per un fallo di Hernani su Zielinski. Alla Var c’è Fabbri che invita il collega a rivedere l’azione. Ed in effetti, il fallo è fuori area per cui l’arbitro annulla la precedente decisione e assegna al Napoli un calcio di punizione dal limite che non avrà conseguenze.

LA BEFFA — Nella ripresa, c’è maggiore convinzione, il Napoli sembra più deciso. Sepe si erge a protagonista in due occasioni, prima per deviare una punizione di Insigne (14’) e due minuti dopo per respingere un colpo di testa di Milik, sul cross di Callejon. Al 18’, Gattuso toglie Allan, deludente da metodista, e inserisce Mertens. Ed è proprio l’attaccante belga a crossare morbido per il colpo di testa di Milik: è il pareggio, il San Paolo comincia a respirare dopo aver trattenuto a lungo il fiato. Il Parma, comunque, è solido, chiude bene gli spazi e ogni volta che riparte mette in apprensione la difesa napoletana. Meret deve intervenire per deviare il sinistro ravvicinato di Gervinho, mentre al 34’ Insigne viene richiamato in panchina per fare spazio a Lozano. Il capitano esce accompagnato dai fischi della gente: la sua prestazione è stata ancora una volta deludente. Il Napoli continua ad attaccare senza trovare, però, la conclusione, Sepe controlla i deboli tentativi di Mertens e Milik. La beffa, comunque, è cosa fatta. Corre il minuto 48’ quando Kulusevki va via in velocità nell’ultimo affondo possibile, favorito da un errore clamoroso di Zielinski. Il talento svedese appoggia sul piede di Gervinho il pallone del trionfo. Il Napoli è in ginocchio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/12/2019 23:53
 
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Gabbiadini regala il derby alla Samp.
E il Genoa va sempre più giù

Derby deciso dall'attaccante blucerchiato all'85.
La squadra di Motta resta al penultimo posto in classifica


Filippo Grimaldi


E’ festa Samp, all’ultimo respiro. Ci vuole un erroraccio di Ghiglione a cinque minuti dalla fine, che apre un’autostrada per Linetty e vale da lasciapassare per Gabbiadini, abile a infilarsi in area battendo Radu sul primo palo, per regalare alla Samp il successo nella stracittadina della Lanterna numero 101 in campionato. I blucerchiati tirano una boccata d’ossigeno in classifica dopo due k.o. consecutivi e cacciano all’inferno il Genoa, in un derby comunque povero di emozioni sino al caldissimo finale.

PRIMA FRAZIONE — Si parte con le squadre ancora più coperte del previsto, complice anche il forfait dell’ultimo momento di Favilli (guai muscolari), Sturaro (che va in panchina) e Gabbiadini (pure lui in condizioni imperfette e destinato a rimpiazzare Quagliarella nella ripresa), e la Sampdoria che vira su un 4-4-1-1 variabile, con una sola punta e Ramirez in partenza trequartista. Un derby nervoso – per i rossoblù Ghiglione e Cassata ammoniti dopo appena venti minuti dal via -, brutto, molto falloso, dove per entrambe prevale la paura di perdere. Solito canovaccio, ampiamente prevedibile, con la squadra di Motta che fa un possesso palla evidente (63% nel primo tempo), correndo pure qualche rischio dalle parti di Radu, ma di fatto incapace di rendersi davvero pericolosa in area blucerchiata. La Samp fatica, perché i rossoblù raddoppiano sempre su Quagliarella, con le buone e le cattive maniere, e il capitano della Samp ha pochissimi spazi, e pure pochi palloni giocabili. Vieira prende un giallo evitabilissimo (che gli farà saltare la Juve), Romero rischia il rosso per una manata su Quagliarella, ma la sfida non decolla. Al 34’ Sanabria colpisce di testa a lato, poi la Samp perde una pedina importante come Ekdal (problema a una caviglia), sostituito da Murillo, che si piazza basso a destra, con Thorsby avanzato al posto dello svedese.

PAURA PADRONA — Dopo un primo tempo in cui i migliori sono stati sicuramente i tifosi sugli spalti, la ripresa inizia con il giallo a Ramirez (che si lascia cadere in area rossoblù), ma la gara stenta a decollare. Il Genoa ha le idee, ma non gli uomini necessari, perché l’assenza di Pandev e Agudelo è pesantissima e pure le ansie da classifica hanno, evidentemente, il loro peso. La Samp prova di rado ad alzare ritmo e baricentro. Controlla, cercando di evitare errori, ma lo spettacolo fatalmente ne risente. Motta rinfresca la mediana inserendo Jagiello e Ankersen al posto di Schone e Pajac però l’agonismo in campo non porta a nulla di buono e di concreto. Il primo tiro in porta – punizione di Radovanovic – arriva dopo settantuno minuti di gioco: un’eternità, ma il dato non è casuale. Per l’ultimo quarto d’ora di gioco, anche considerando che mercoledì arriva la Juve al Ferraris, Ranieri inserisce Gabbiadini e Caprari per Ramirez e Quagliarella: la mossa vincente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/12/2019 23:56
 
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Il Torino va 3-0 poi un rigore contestato apre la rimonta Hellas: 3-3 in 15’!

Granata in vantaggio al 36’, nella ripresa il raddoppio di Berenguer al 54’. Sette minuti dopo Ansaldi fa tris. In 15’ Pazzini su rigore (al 69’), Verre (76’) e Stepinski (84') compiono il miracolo


Mario Pagliara


E’ stata una partita infinita, emozionantissima, interminabile. Torino eccellente per 68’, Verona pazzesco tra il 69’ e l’84’: sono i 15 minuti nei quali la squadra di Juric firma una rimontona inimmaginabile, risalendo dallo zero-tre (doppietta di Ansaldi, gol di Berenguer) al 3-3 finale trascinato dal rigore di Pazzini (assegnato per un tocco molto dubbio e contestato di gomito di Bremer), da Verre e Stepinski. Resta l’amaro in bocca al Toro, scomparso nel finale dopo un’ottima partita, che aveva pregustato il colpaccio in casa di questo Verona protagonista di un finale sensazionale.

TORO PERFETTO PER 45’ — C’è Zaza davanti, Belotti si accomoda in panchina. Mazzarri si fida delle sensazioni, conferma per dieci undicesimi la formazione che ha steso la Fiorentina la domenica precedente, con l’unica eccezione di Aina sulla destra (con la Viola era partito De Silvestri, poi infortunatosi subito). Walter è premiato dai suoi da un ottimo primo tempo: baricentro sempre alto, sette occasioni prodotte in poco meno di quaranta minuti, un gol annullato e uno valido. Juric non presenta sorprese invece: il suo Verona si distende con il doppio trequartista, affidandosi a Di Carmine in attacco.

VAR E BERENGUER — Il primo atto della sfida del Bentegodi giocato dal Toro è davvero ai limiti della perfezione: nessuna sbavatura difensiva, pericolosità costante portata nell’area veneta, Amrabat costantemente neutralizzato dalla gabbia costruitagli intorno da Baselli e Rincon, Berenguer molto vivace. Da un punto della vista della qualità è anche un passo in avanti rispetto ai primi quarantacinque minuti contro la Fiorentina. Era invece legittimo aspettarsi qualcosa in più da questo Verona, probabilmente sorpreso dalla precisione e dalla determinazione del Toro, portato costantemente fuori partita. Dicevamo: i granata producono occasioni a raffica. Partono al 5’, quando Berenguer si beve con una serpentina Rrahamani e Kumbula, Silvestri salva in uscita alla disperata. Passa un minuto ed il filtrante di Berenguer (ancora lui) pesca Zaza in area, Silvestri deve fare subito gli straordinari. Al ventesimo, Zaza non capitalizza un clamoroso errore difensivo di Kumbulla, e due minuti dopo Verdi dà l’illusione del gol direttamente da calcio di punizione. Il Toro passa anche in vantaggio prima della mezz’ora, ma la Var strozza l’urlo in gol a Mazzarri: è il 24’ quando Berenguer esplode un siluro chirurgico alle spalle di Silvestri, ma dopo il controllo al Var l’arbitro La Penna annulla perché poco prima Rincon non era riuscito ad evitare che la palla uscisse oltre la linea di fondo.

ANSALDI ALLA MESSI — Il Toro non si ferma, il Verona barcolla e si vede. E’ il 33’ quando Ansaldi ci prova da lontano, palla sui tabelloni. Ma lo sforzo granata è premiato al trentaseiesimo: l’azione del Toro passa per i piedi di Berenguer e Verdi al limite dell’area, poi Ansaldi trova uno spazio che vede solo lui dall’angolo sinistro e dal suo mancino emerge un arcobaleno meraviglioso che sorprende Silvestri. E’ il suo terzo gol in campionato, il quarto stagionale (ne ha fatto uno anche nei preliminari di Europa League): domenica aveva chiuso lui la gara con la Fiorentina e allora aveva detto di aver visionato per giorni il modo di calciare di Messi. Questo è un gol che somiglia tantissimo a una perla della Pulce.

CAPOLAVORO BERENGUER — Verona troppo brutto per essere vero, così ad inizio ripresa Juric piazza subito due cambi: fuori Di Carmine e dentro Stepinski, Verre subentra a Zaccagni. Dopo appena due minuti, Nkoulou sbaglia i tempi dell’anticipo e apre il primo buco della gara: Lazovic s’infila involandosi verso Sirigu, ma il suo diagonale non è calibrato a dovere e si spegne fuori. Il Verona gioca dieci minuti più di orgoglio che di testa, mettendo pressione al Toro che ha il merito di compattarsi e soffrire il giusto. Ma la morsa è subito spezzata da un capolavoro realizzato tra Zaza (spettacolare il suo controllo con assist di spalla) e Berenguer: il navarro si fa tutta la metà campo del Verona, si beve due difensori e scocca un tiro a giro imprendibile per Silvestri. Finita qui? Manco per sogno, perché Ansaldi ha il piede caldo e al quarto d’ora fa tris con un tiro dal limite dell’area (doppietta personale). All’ora di gioco il Toro è avanti tre a zero, la partita sembra ormai in banca. Ma...

RIMONTA VERONA — Le emozioni non finiscono mai, e al 24’ La Penna con l’aiuto delle immagini (va al monitor) decide che Bremer devia con braccio (attaccato al corpo) un cross di Stepinski: dal dischetto Pazzini fa 1-3. Nell’ultimo quarto d’ora inizia un’altra partita, con il Verona all’arrembaggio e il Toro che trema. Così Juric pesca il 2-3: Pazzini conclude dalla distanza, Sirigu devia sul palo, tap-in di Verre per la minima distanza. E un minuto dopo, in contropiede, Stepinski spreca la chance del pari. La rimonta del Verona ha del clamoroso, e gli uomini di Juric la completano al 39’ con il 3-3 di Stepinski. In 15 minuti, Verona dallo 0-3 al 3-3. Al Bentegodi è stata una domenica dalle forti emozioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/12/2019 00:41
 
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Bologna, hai il P-Factor: Palacio-Poli e Atalanta k.o. Non basta Malinovskyi

Match combattuto, alla fine esulta Mihajlovic.
Per Gasperini pesano le assenze di Gomez, Ilicic e Zapata


Matteo Dalla Vite


Sinisa (correndo) esce dal campo a triplice fischio fatto e a vittoria che non arrivava dal 27 ottobre: il Bologna torna a vincere al Dall’Ara dopo 49 giorni e l’Atalanta ha avuto un solo demerito, quello di aver sprecato l’impossibile e l’incredibile. Bologna esulta, si prende una classifica che ha una faccia più consona e non c’è dubbio che la vicinanza di Mihajlovic abbia pesato un bel po’: perché per ogni pallone e per ogni istante della partita il tecnico serbo ha istruito, saltato, sacramentato, dato direttive precise, decise e determinanti. Da parte della Dea, alla prima sconfitta in trasferta, sono senz’altro stati determinanti le assenze di Papu, Ilicic e Zapata: quelle occasioni fallite un po’ da Pasalic, da Barrow e Malinovskyi loro probabilmente non le avrebbero buttate via.


ERRORI E GUIZZI — Gasp - senza appunto Papu Gomez, Ilicic e Zapata - apparecchia il 3-4-1-2 con Pasalic dietro al reduce (fra le punte) Muriel e Malinovskyi. Per Sinisa - in panchina per la seconda volta consecutiva dopo Bologna-Milan - squadra tipo con Palacio centravanti (straordinariamente fresco) e dietro Orsolini, Dzemaili (molto più interno che trequartista) e Sansone. Medel rientra e si piazza a uomo su Pasalic: nella ripresa il Pitbull uscirà scuro in volto, ma la sua gara è stata sottotono. L’avvio è bolognese, come spesso capita, ma l’Atalanta fa muro su due conclusioni e un’incursione feroce di Orsolini sul versante destro. Ma la ripartenza abrasiva ce l’ha l’Atalanta: palla rubata allo stesso Orsolini, conclusione di Malinovskyi a lato da posizione favorevole e con specchio di porta piuttosto aperto. Lo stesso attaccante ucraino può poi infilare l’1-0 comodo ma Danilo, in recupero disperato, riesce a murarne il tiro.

PALACIO, QUARTO IN CASA — Cosa che non riesce a Gollini: Orsolini fugge a destra dopo corner atalantino e appoggio di Palacio; El Trenza poi raccoglie il tiro dell’ala stampatosi sul palo. Una sorta di tap-in al volo che porta in vantaggio i rossoblù e l’argentino a segna il quarto gol al Dall’Ara sui cinque totali. L’Atalanta arriva vicinissima al pareggio al 40’ (palla di Malinovskyi perfetta per Pasalic che, assolutamente solo davanti alla porta, appoggia oltre la traversa) e Palacio (scatenato) si vede annullare un tiro a giro da Gollini dopo palla zuccherata di Sansone. Insomma: sostanzialmente l’Atalanta vive un primo tempo di punture e sprechi anche pazzeschi che vanificano intenzioni e intuizioni. Mentre il Bologna attacca e riattacca, non stacca mai la spina nonostante le sbavature dietro piuttosto ingenue.

BARROW CAMBIA — Nella ripresa c’è subito un tiro, fuori, di Muriel dopo ingenuità di Bani, mentre il raddoppio del Bologna arriva al minuto 9: cross dalla destra, indisturbato, di Tomiyasu, salta Poli (su Palomino) e la mette dove la infilerebbe un attaccante, in maniera perfetta: Gollini battuto. Due a zero. Gasperini infila Barrow (fuori Freuler) ed è sua la palla per Malinovskyi che accorcia le distanze: palla in profondità, difesa alta e il trequartista infila Skorupski in semi-uscita. Due a uno al quarto d’ora della ripresa e da lì comincia la rincorsa vera dell’Atalanta, il tutto mentre Sinisa decide di infilare Svanberg per Medel e Gasp mette Hateboer per Gosens. La partita resta ad alta intensità, ma non c’è dubbio che l’ingresso di Barrow dia qualcosa in più alla Dea: e proprio il giocatore subentrato riesce (servito da Gosens) a mettere un pallonetto che, a Skorupski battuto, viene neutralizzato da Danilo in scivolata aerea.

GESTIONE — Mihajlovic infila Santander (per l’enciclopedico Palacio) un istante dopo aver subìto l’ennesima occasione dell’Atalanta: in arrivo a rimorchio, Barrow spara alto al minuto 34’. Gasp infila anche Colley per uno spentissimo Muriel, così Barrow arriva ancora vicino alla rete e il Bologna rimane in dieci al minuto 43 per fallo di Danilo e doppia ammonizione. Intanto, un colpo di testa di Djimsiti finisce fuori di un nulla mentre il Bologna infila Mbaye per Orsolini: il finale è un Luna Park ma Sinisa grida all’impazzata per istruire i suoi ragazzi a tenere e non perdere palla su due corner consecutivi. Il Bologna vince dopo 49 giorni (davanti al presidente Joey Saputo e a Titì Henry, tecnico dell'Impact), l’Atalanta (senza i tre califfi) è fallibile ma pur sempre di squadra agli ottavi di Champions si tratta, traguardo che (assenze a parte) ha tolto condizione e ferocia abbinata alla lucidità sottoporta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/12/2019 00:44
 
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