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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Bisoli illude il Brescia, De Paul salva l'Udinese:
Lopez, primo punto tra i fischi

I friulani giocano meglio ma acciuffano il pari solo nel recupero.
Un punto non esaltante per il nuovo tecnico, e il Rigamonti si fa sentire


Matteo Brega


Finisce 1-1 tra Brescia e Udinese con i gol di Bisoli e De Paul a raccontare il pomeriggio del Rigamonti. Esordisce Diego Loepz sulla panchina del Brescia e come prima scelta, in assenza di Ernesto Torregrossa, consegna la fascia da capitano a Mario Balotelli. Per Luca Gotti, reduce da quattro sconfitte consecutive compresa la Coppa Italia, si tratta di un pomeriggio delicato.

MEGLIO L'UDINESE — Parte meglio l’Udinese che dopo 2’ colpisce la traversa col sinistro dopo lo scambio con Okaka dal limite. Al 12’ l’arbitro Piccinini assegna un rigore all’Udinese per un fallo di mano di Bisoli su cross di Sema: la Var smaschera l’abbaglio, il giocatore del Brescia colpisce la palla in pieno volto, è calcio d’angolo. L’Udinese si srotola mrglio sul campo e al 17’ il sinistro di Lasagna obbliga Joronen al volo. La risposta del Brescia sta nella giocata di Balotelli che al 20’ dopo due doppi passi lascia partire un destro dal limite che cade poco sopra la traversa. Ma è l’Udinese a seguire orme più lineari, come al 27’ quando Okaka al termine di un’iniziativa di De Paul colpisce l’esterno della rete con la palla leggermente deviata da Cistana. I friulani si fanno preferire per le trame e la difesa del Brescia fatic a limitarle Al 41’ il destro di Okaka costringe Joronen a distendersi. Finisce 0-0 il primo tempo tra qualche fischio bresciano e il coro “fuori i c…”.

FINALE FRIZZANTE — Si riparte con le stesse facce, con la speranza del tifo bresciano di vedere ben altro spirito in campo rispetto al primo tempo. L’animo della partita si spegne come un cerino al vento. Nemmeno l’Udinese spinge nei primi 20’ della ripresa. E così nell’apatia generale trova spazio Ayé prova la sensazione di tirare in porta per la prima volta: centrale. Un tiro deviato dal limite di Fofana al 22’ è la scintilla per il destro di De Paul servito da Stryger Larsen. Joronen devia quel che basta per mandare la palla sulla traversa. Lo spot friulano fa ripiombare nell’incertezza la squadra di Lopez che si richiude e subisce. Per farle tornare il sorriso serve un aiuto esterno, di De Maio in questo caso. Sabelli batte una punizione lenta e lunga, il difensore centrale invece che liberare l’area la ribatte molle poco distante, irrompe Bisoli che calcia forte e centrale infilando la palla tra le gambe di Musso. Primo gol in A per lui. Al 92’ però arriva il pareggio di De Paul che sfrutta un pallone sporco per calciare in diagonale e sorprendere Joronen. Finisce 1-1 e visti i risultati di Lecce e Genoa serve più ai friulani e poco al nuovo Brescia di Lopez. I fischi della curva bresciana accompagnati dall’incitamento “fuori i c…” rende bene lo specchio del momento.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/02/2020 23:32
 
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Genoa, gioia coi cerotti: tra gli infortuni entra Pandev e batte il Cagliari



In una partita caratterizzata da quattro k.o., decisivo l’ingresso del macedone.
Nel recupero traversa di Nainggolan e Joao Pedro si divora il pari: i sardi non vincono dal 2 dicembre


Filippo Grimaldi

Alla fine la decide lui, Goran Pandev, nuovo capocannoniere del Genoa, che contro un Cagliari acciaccato e sfortunato – due infortuni nei primi 24 minuti, ma in partita sino alla fine – entra al 39’ del primo tempo al posto di Ghiglione (problema muscolare) e impiega pochissimo per firmare il suo sesto centro in campionato. La squadra di Nicola porta a casa tre punti pesantissimi sulla via di una salvezza comunque sempre complicata. Il macedone beffa Cragno con un tiro-cross dalla destra su assist di Sturaro al 43’ del primo tempo, in una sfida sino a quel momento poverissima di emozioni. Sui padroni di casa pesava evidentemente l’obbligo di fare risultato pieno dopo i due pareggi di Firenze e Bergamo, aggiungendo ulteriore tensione contro un avversario più che mai intenzionato a ritrovare un successo che manca invece adesso da nove turni in campionato. Gara bloccata, con Nainggolan e compagni attenti in difesa e pronti a colpire dalla distanza (attento Perin al 10’ su Joao Pedro).

UN GUAIO DOPO L’ALTRO — Certo, Maran ha molte attenuanti: l’assenza di Cigarini, che lo ha portato ad abbassare Cacciatore con Faragò centrale davanti alla difesa nel consueto 4-3-2-1, e poi ancora il doppio k.o. in appena nove minuti di Faragò (15’, sostituito da Walukiewicz) e poi di Cacciatore (24’, in campo Mattiello). La squadra di Nicola, priva di Romero (dentro il debuttante Soumaoro) e Behrami (spazio a Radovanovic in mediana), s’è fatta pericolosa solo in un’occasione prima del gol, quando su un errore di Pellegrini (18’) in disimpegno arretrato Ghiglione per un soffio non è riuscito ad anticipare Cragno. Con Pandev in campo, il Genoa è passato al 3-4-1-2 (con il macedone trequartista), chiudendo in vantaggio l’intervallo.

EMOZIONI — Nella ripresa il Genoa è cresciuto, perdendo però efficacia alla distanza. Cragno formidabile su Sanabria (12’), bravo Perin (14’) chiudendo su Pellegrini e poi su un piazzato di Nainggolan. Sanabria e compagni non riescono a chiuderla, e allora il finale è caldissimo con i vani attacchi del Cagliari: che, al 47’, colpisce la traversa con Nainggolan (deviazione di Soumaoro) prima che Joao Pedro a porta vuota calci altissimo. Dopo il fischio finale, tensione fra Pisacane ed alcuni giocatori della panchina genoana. Ora ai sardi serve una sterzata: solo tre punti raccolti dopo la sosta natalizia rischiano di vanificare quattro mesi di grandi risultati.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/02/2020 23:35
 
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Il Napoli spreca, il Lecce gode:
colpo giallorosso con Lapadula e Mancosu



Inutili le reti di Milik, cui viene negato un rigore, e Callejon.
Ma i salentini sono bravi a soffrire e a sfruttare le amnesie della difesa di Gattuso


Mimmo Malfitano

Che bello questo Lecce! Gioca e vince, gettando nello sconforto i 40 mila del San Paolo, ma facendo gioire quello spicchio colorato di giallorosso, dove sono assiepati i 500 tifosi arrivati fin qui. Una partita con poche sbavature, giocata con intelligenza tattica e equilibrio, che Fabio Liverani ha saputo incartare a un Napoli che ha vissuto soltanto di spunti e che ha frenato di botto dopo le due vittorie contro Juventus e Sampdoria. Grande la prestazione di Lapadula, autore di una doppietta e strepitosa la punizione di Mancosu che ha chiuso la partita, mentre il talento di Falco ha creato confusione tra i difensori napoletani. Il lavoro di Gattuso s’è visto a tratti, probabilmente non è bastato fin qui per dare continuità al gioco e ai risultati. Koulibaly è stato inguardabile, mentre Demme e Insigne non hanno convinto, come gli stessi Di Lorenzo e Politano, il cui esordio è da dimenticare.

QUANTI ERRORI — Gattuso tiene fuori Manolas, per un turno di riposo. Al suo posto, c’è Maksimovic, mentre a centrocampo Lobotka viene preferito Allan. Liverani, invece, si affida all’estro del giovane Falco e alle puntate nell’area avversaria, di Lapadula. L’avvio è tutto napoletano, le occasioni si susseguono, come gli errori che sono davvero tanti. Insigne prova a girare di testa in rete un cross di Lobotka (7’), ma il pallone viene deviato in angolo da Rossettini. Il Napoli spinge sulla sinistra, dove Mario Rui confeziona cross a ripetizione. Al 10’, e Milik che di testa alza sulla traversa di Vigorito. Poi, è la volta di Zielinski (24’) che sempre di testa mette fuori.

ECCO LAPADULA — Il Lecce, intanto, non pensa soltanto a difendersi. Il palleggio dei salentini, tanto temuto da Gattuso, pian piano si alza e la difesa comincia a soffrire. Koulibaly, non sempre preciso negli interventi, si prende un giallo per un’entrata su Lucioni. A sinistra, il Lecce costruisce sull’asse Donati-Saponara, mentre centralmente, Barak ingaggia un confronto tosto con Demme. Dopo i primi venti minuti giocati a buon livello, il Napoli frena, ingaggiato anche dalla pressione degli avversari. Che trovano addirittura il vantaggio al 29’. Il solito Saponara va via sulla sinistra saltando Di Lorenzo. Il suo cross all’indietro favorisce il sinistro di Falco sul quale Ospina respinge male. Lapadula è lì, a un metro e col piede spinge il pallone in rete. Il vantaggio non frena i salentini, Liverani tiene alto il baricentro e al 33’, il sinistro a giro di Falco finisce di poco fuori. Il tempo si chiude con un suggerimento di Politano per Insigne, tutto solo, in area. Stop e rovesciata, ma il pallone sbatte sul palo esterno e finisce fuori.

SUBITO MILIK — La ripresa si apre con il pareggio del Napoli e con la sostituzione di Lobotka: al suo posto entra Mertens. Il gol di Milik arriva al 3’, sul cross di Mertens, l’attaccante polacco tocca sotto porta, rischiando persino di sbagliare. Il pareggio non abbatte il Lecce, il cui gioco è ordinato e ragionato. Falco è difficile da mantenere per i difensori napoletani, mentre Saponara affonda facilmente sulla sinistra, poco contrastato da Di Lorenzo. Il rientro di Koulibaly, tuttavia, non di dimostra una buona mossa. Il difensore senegalese è in evidente difficoltà fisiche, Lapadula che non è proprio un gigante gli va via ad ogni tentativo. Proprio l’attaccante salentino calcia a volo un cross di Saponara che Ospina respinge (10’). Sulla ripartenza, Insigne si ritrova nuovamente a tu per tu con Vigorito e gli tira addosso: per il capitano napoletano un pomeriggio no. Il duo Falco-Lapadula è irresistibile, e proprio da una combinazione tra di loro arriva il vantaggio dei salentini. Falco trova Lapadula al centro dell’area: il colpo di testa dell’attaccante anticipa l’intervento di Di Lorenzo e supera Ospina (16’).

CAPOLAVORO MANCOSU — Di nuovo in svantaggio, Gattuso richiama in panchina un inconsistente Politano per fare spazio a Callejon. Ma, dopo un episodio dubbio per un fallo in area di Donati su Milik, che invece viene ammonito, è ancora il Lecce a sfiorare il terzo gol sul colpo di testa di Barak che Ospina respinge alla meglio. E’ il preludio al capolavoro di Mancosu. Giua fischia un fallo per il Lecce ad una trentina di metri dalla porta di Ospina. Mancosu, intanto subentrato al 28’, per Falco, si sistema il pallone e lascia partire un destro a giro che va a sbattere sul palo interno e finisce in rete. Un’esecuzione magistrale che mette in ginocchio il Napoli. A nulla serve la rete del 2-3 realizzata da Callejon al 45’. Il Lecce se l’è meritata questa vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/02/2020 23:39
 
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Caicedo-gol sbanca Parma.
La Lazio non si ferma più: è a meno uno dalla Juve!

L’ecuadoriano finalizza un’azione avviata da Luis Alberto dopo un rimpallo.
Poi la squadra di Inzaghi gestisce senza troppi patemi e rafforza le ambizioni-scudetto


Stefano Cieri


Lazio a un passo dal paradiso. La squadra di Inzaghi torna subito alla vittoria dopo lo 0-0 col Verona e si porta ad un solo punto dalla vetta della classifica, occupata dalla Juventus. I biancocelesti sbancano il Tardini grazie a un gol di Caicedo poco prima dell’intervallo e ad una prestazione da squadra matura e consapevole dei suoi mezzi. Che alterna cifre di gioco spettacolare (grazie soprattutto a un Luis Alberto stratosferico) a momenti in cui deve soffrire (e lo fa senza mai perdere la lucidità). Una formazione che a questo punto non può più nascondersi e che si iscrive a pieno titolo alla corsa per lo scudetto, insieme con Juve e Inter. Il Parma deve arrendersi ad una squadra che alla lunga fa prevalere la sua maggiore qualità, nonostante a Inzaghi manchino quattro titolari. Ma pure D’Aversa ha le sue assenze pesanti (e ricambi meno utili). La formazione emiliana fa però un’ottima figura, resta in partita fino alla fine e ha non poco da recriminare per alcune occasioni non capitalizzate al meglio.

SBLOCCA CAICEDO — La fase di studio dura un quarto d’ora, il primo. Nel corso del quale la partita è equilibrata ed è anzi il Parma a dare l’idea di poter prendere il sopravvento su una Lazio che pare un po’ svogliata. I padroni di casa cercano di tenere il ritmo alto, di impedire col pressing alla Lazio di tessere il suo consueto fraseggio. Progetto che all’inizio riesce grazie al 4-3-3 mobile di D’Aversa, con attaccanti esterni (Kucka e Caprari che fanno anche i centrocampisti) e con la linea mediana che tiene corta la squadra. Gli emiliani si fanno pure vivi dalle parti di Strakosha con un tiro di Kurtic ed un colpo di testa di Cornelius, ma è un’illusione che dura poco. Dopo il quarto d’ora la squadra di Inzaghi decide infatti di prendere il comando delle operazioni. Lo fa grazie a Luis Alberto che arretra un po’ il baricentro e comincia dal basso a cucire l’azione, coadiuvato da Leiva, con il quale si cerca e si trova in continuazione, e anche con Parolo. Metro dopo metro, azione dopo azione i biancoceelsti costringono la squadra di casa a indietreggiare sempre più. Gli uomini di Inzaghi attaccano sia per vie centrali sia sulle fasce, dove convincono tanto Marusic quanto Jony. Arrivano anche le occasioni da gol (ne sprecano un paio Luis Alberto e Immobile, su un tiro di Marusic è invece Colombi a superarsi) e, puntuale, anche il gol del vantaggio. Che realizza Caicedo al 41’ a pochi passi da Colombi. L’ecuadoriano riceve palla da Immobile che a sua volta addomestica in qualche modo un cross di Luis Alberto. Sul controllo di Immobile il Parma protesta, lamentando un tocco di mano, Di Bello però convalida dopo aver ricevuto l’ok del Var.

IL PARMA CI PROVA — Cambia il copione nella ripresa. Il Parma si libera dei timori reverenziali che lo avevano frenato nella prima frazione di gioco e prova a giocarsela, anche perché ormai non ha più niente da perdere. La squadra di D’Aversa riesce a mettere in difficoltà la Lazio specie a nella prima parte della ripresa, quando costringe la Lazio ad arroccarsi davanti alla sua area. Il problema è che le occasioni migliori capitano sui piedi di un difensore, Gagliolo. L’italo-svedese per ben due volte non riesce ad inquadrare la porta da ottima posizione. Strakosha deve effettuare un paio di parate per nulla semplici prima su Caprari e poi su Kucka. A quel punto D’Aversa decide di giocarsi anche la carta Kulusevski che rileva Brugman al 16’. Poi l’allenatore degli emiliani metterà dentro anche un’altra punta, Sprocati, per Caprari. E alla fine Pezzella per Gagliolo. Inzaghi risponde con cambi che consentono ai suoi di tirare un po’ il fiato: dentro Lazzari per Marusic, poi Correa per Caicedo, infine Cataldi per Leiva. I cambi fanno meglio alla Lazio che al Parma, perché gli emiliani non ne traggono nuova linfa (Kulusevski è lodevole per l’impegno, ma si vede che non è ancora al meglio), mentre grazie alle forze fresche la formazione di Inzaghi si rialza e riprende il controllo delle operazioni, sfiorando (con Immobile, Luis Alberto e Correa) il raddoppio. Errori che potrebbero costare cari perché nel recupero il Parma butta palloni in area alla ricerca del pareggio. Lo sfiora con Kulusevski e poi reclama un rigore per un contatto Acerbi-Cornelius.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/02/2020 23:42
 
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Pazza Inter, il derby è tuo con un'incredibile rimonta!
Al Milan non basta Ibra



Lo svedese e Rebic mandano avanti i rossoneri per 2-0
all'intervallo, poi il poker nerazzurro che vale la vetta:
Brozovic, Vecino, De Vrij e Lukaku firmano l'impresa


Davide Stoppini

Più pazza di cosi... hai voglia a cambiarle nome, l'Inter vince il derby della pazzia 4-2, ribaltando il doppio vantaggio Milan del primo tempo e agganciando la Juventus in testa alla classifica, proprio quando la partita pareva aver preso la via rossonera. Esulta Conte, che viaggia in campionato più forte dei tempi del triplete. E 24 ore dopo la sconfitta di Sarri a Verona, con il peso della vittoria della Lazio a Parma, manda alla Serie A il messaggio più forte.

PRIMO TEMPO — Pioli legge perfettamente la partita, il primo tempo che ne viene fuori è un dominio rossonero perché Calhanoglu oscura Brozovic, Theo Hernandez e Rebic fanno a fette Candreva e Godin sulla fascia, Ibra risulta dominante nei palloni aerei e nel gioco di sponda. Si capisce subito l'antifona, dopo 2' Castillejo prova a innescare Ibra, che con il destro al volo anticipa Godin ma spedisce alto. Spinge la squadra di Pioli, l'Inter non riesce a prendere campo. Calhanoglu al 7' innesca Rebic, ma il tiro viene ribattuto. E ancora Calhanoglu pericolosissimo al 9': bravissimo a farsi trovare libero tra linee, riceve palla e scarica il destro che prende il palo a Padelli battuto. Conte si sbraccia, fa cenno ai suoi di saltare il centrocampo per cercare Lukaku. Il giochino riesce quasi mai, il Milan ha ritmi altissimi che calano solo intorno a metà frazione. Ed è lì che l'Inter costruisce le uniche palle gol del primo tempo: al 19' un angolo di Sanchez trova la testa di Godin, pallone fuori di poco. Poi Lukaku fa tutto da solo: minuto 24, il belga difende un pallone sulla destra, si gira e si invola, prendendo campo a Romagnoli e servendo sul piatto d'argento il pallone del possibile vantaggio a Vecino, che però tira debolmente e favorisce la respinta di Donnarumma. È un fuoco di paglia, invece di impaurirsi il Milan ricomincia a macinare gioco. Al 33' Brozovic perde un pallone sanguinoso sulle trequarti, Conte si mette la mani in testa perché intuisce il pericolo, Calhanoglu si infila in area e viene murato solo in extremis da De Vrij. Il vantaggio rossonero sembra nell'aria. E infatti arriva al 40': Castillejo alza un pallone in area, Ibrahimovic sovrasta Godin, De Vrij non interviene, Padelli esce a vuoto e per Rebic è un gioco da ragazzi mettere dentro a porta vuota. La replica nerazzurra non arriva. De Vrij rischia l'autogol al 45', deviando in angolo un cross di Theo Hernandez. E sul corner successivo Kessie fa la sponda trovando Ibrahimovic (perso completamente da Skriniar) sul secondo palo, il cui colpo di testa vale il 2-0 e l'esultanza a braccia aperte sotto la curva Nord nerazzurra.

RIPRESA — Si riparte senza sostituzioni. E l'inizio è diametralmente opposto. Perché come all'improvviso al 6' prima Donnarumma è costretto a intervenire su un tiro-cross di Candreva, poi Brozovic con un destro al volo riapre il match. Neppure il tempo di rimettere in ordine che all'8' Godin trova in profondità Sanchez, bravo a controllare sull'uscita di Donnarumma e serve dietro per Vecino che trova il pareggio. È 2-2, l'Inter risorge dall'inferno in un attimo. E ora il match è in equilibrio, anche in termini di gioco. Ibra ci prova da fermo: punizione dai 25 metri al 22' che termina non lontano dal palo alla sinistra di Padelli. Il Milan prova a riscrivere le trame del primo tempo, l'Inter ha capito che deve saltare il centrocampo e ora cerca con più frequenza Lukaku e Sanchez in profondità. Minuto 25, attenzione: Lukaku si vede deviare in angolo il tiro. E sull'angolo battuto da Sanchez, De Vrij trova con la testa l'angolo lontano, su cui Donnarumma non può nulla. Ribaltone completato. Conte cambia subito: fuori Sanchez, dentro Eriksen. Il Milan ora avanza quasi per inerzia, l'Inter è in controllo. Minuto 35, altri due cambi: Leao per Castillejo, Moses per Candreva. E per poco Eriksen non fa venir giù San Siro: traversa piena con una punizione gioiello da 30 metri. Pioli cambia ancora: fuori Kessie, dentro Paquetà, poi anche Bonaventura per Rebic. Siamo al rush finale. E succede di tutto. Barella in un coast to coast al 44' si fa ipnotizzare da Donnarumma, mentre al 45' dall'altra parte Ibra vede svanire il 3-3 sul palo, dopo un colpo di testa su cross di Paquetà. È l'ultimo acuto Milan, perché dall'altra parte - minuto 48 - Vecino temporeggia sulla bandierina, la palla arriva a Moses che mette dentro per Lukaku, il cui colpo di testa fa rima con 4-2. È trionfo nerazzurro: derby e primo posto, più di così...

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/02/2020 23:46
 
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SERIE A 2019/2020 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

07/02/2020
Roma - Bologna 2-3
08/02/2020
Fiorentina - Atalanta 1-2
Torino - Sampdoria 1-3
Verona - Juventus 2-1
09/02/2020
Spal - Sassuolo 1-2
Brescia - Udinese 1-1
Genoa - Cagliari 1-0
Napoli - Lecce 2-3
Parma - Lazio 0-1
Inter - Milan 4-2

Classifica
1) Inter e Juventus punti 54;
3) Lazio punti 53;
4) Atalanta punti 42;
5) Roma punti 39;
6) Verona punti 34;
7) Bologna punti 33;
8) Cagliari, Parma e Milan punti 32;
11) Napoli punti 30;
12) Sassuolo punti 29;
13) Torino punti 27;
14) Fiorentina e Udinese punti 25;
16) Sampdoria punti 23;
17 Lecce punti 22;
18) Genoa punti 19;
19) Brescia punti 16;
20) Spal punti 15.

(gazzetta.it)
09/02/2020 23:46
 
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Lecce, una vittoria che vale oro:
Majer rovina l'esordio a Di Biagio

Con la Spal finisce 2-1: terza vittoria di fila per i salentini,
che scavalcano momentaneamente la Samp al quintultimo posto


Giuseppe Calvi


Fabio Liverani provoca la prima amarezza all’amico Gigi Di Biagio, all’esordio e già affossato all’ultimo posto, a 10 punti proprio dal Lecce. Mancosu, l’ammazza Spal (due reti su rigore anche all’andata), e Majer, al suo primo gol in campionato, firmano la terza vittoria consecutiva del Lecce, che si aggiudica un match fondamentale contro la squadra emiliana. Sotto al termine del primo tempo, per il rigore (conquistato da Majer) trasformato da Mancosu, la Spal si illude a inizio ripresa, con il pareggio realizzato da Petagna (9 centri), strepitoso di testa, però poi si arrende quando i giallorossi raddoppiano con un preciso diagonale di Majer. Uguagliando il record del Lecce di Delio Rossi – 3 affermazioni di fila nel 2003-2004 -, i salentini salgono a quota 25 punti e si mettono comodi per attendere i risultati delle dirette concorrenti, sperando di coinvolgere altre formazioni nella lotta per la salvezza: intanto scavalcano provvisoriamente la Samp al quintultimo posto.

LE SCELTE — Già privo di Meccariello, Farias e Babacar, Liverani deve rinunciare anche a Saponara e Rispoli, bloccati da problemi muscolari negli ultimi allenamenti: rilancia Calderoni (con Donati che si sposta a destra), conferma a centrocampo Majer, Deiola e Barak e schiera dall’inizio Mancosu, che con Falco ha il compito di ispirare Lapadula. Ereditata una squadra disegnata con il 3-5-2 marchiato Semplici, Di Biagio propone il 4-5-1, con Zukanovic (per la prima volta dall’inizio) e Bonifazi centrali, Cionek e Reca esterni difensivi, a metà campo Di Francesco e Valoti larghi sulle corsie con Missiroli, Valdifiori e Castro in mezzo, e il terminale offensivo Petagna.

ANCORA MANCOSU — La Spal comincia senza paura, cerca il fraseggio, anche se a ritmo basso. In fase di possesso palla, il modulo diventa un 4-3-3, con Di Francesco e Valoti sempre pronti ad allungare sulla linea offensiva. Proprio Di Francesco, il più vivace, tenta la conclusione, respinta da Vigorito; poi ci prova Castro, senza successo. Il Lecce non è brillante nella costruzione del gioco e Lapadula resta senza rifornimenti. Mancosu spreca da buona posizione. Infortunato Falco (risentimento al retto femorale sinistro), va in campo Shakhov, che agisce in tandem proprio con Mancosu alle spalle di Lapadula. Nel finale di tempo i giallorossi sbloccano il risultato: su cross di Donati e assist in area di Mancosu, Majer è atterrato da Bonifazi al momento di calciare in porta. L’arbitro Guida non ha dubbi e assegna il rigore: il capitano del Lecce batte Berisha con un destro potente. Per Mancosu è l’ottava rete (5 dal dischetto) in questo campionato, tre delle quali, tutte su rigore, rifilate proprio alla formazione estense.

SPAL VIVA — Nella ripresa Missiroli e compagni vanno subito all’attacco. Dopo un tiro di Missiroli deviato in angolo, dal corner pennellata di Valdifiori per l’incornata di Petagna, che sovrasta Rossettini e firma il pareggio. La squadra salentina accusa il colpo, reagisce senza grande lucidità e non punge in area avversaria, nonostante le conclusioni di Deiola e Barak. Al 21’ il Lecce ritorna in vantaggio con un’azione bellissima, nata dal “laboratorio” Liverani: da sinistra muovono palla Barak e Calderoni, poi Mancosu apre a destra per Majer, implacabile con il suo destro che si stampa sul palo e poi finisce in porta. Lo sloveno esulta per la sua prima rete in campionato (aveva firmato un gol solo in Coppa Italia contro la Salernitana). Di Biagio tenta l’assalto, inserisce Strefezza al posto di Missiroli e passa al 4-3-3. Liverani risponde con due cambi: Mancosu, stremato, è sostituito da Paz, e Calderoni, dolorante, lascia spazio a Dell’Orco, che va ad alzare il muro difensivo nel 5-3-2. Strefezza fa tremare la difesa giallorossa, però la sua botta di destro è respinta da Vigorito. La Spal cerca il colpo della disperazione, con il 4-2-4 (c’è anche Floccari, per Castro): e allo scadere, su cross di Cionek, Di Francesco con una bellissima rovesciata sfiora il palo. Ancora 4 minuti di recupero e di sofferenza per il Lecce, che può festeggiare il tris di successi e l’allungo in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 00:06
 
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Colpaccio Genoa con super Sanabria:
il Bologna in 9 si ferma, niente zona-Europa



Prima vittoria esterna per i liguri, con i gol di Soumaoro,
del paraguaiano dopo una corsa di 70 metri e di Criscito su rigore.
Ma Mihajlovic paga il rosso a Schouten (con la Var).
Espulso anche Denswil


Guglielmo Longhi

Il Genoa torna a vincere in trasferta dopo oltre un anno e continua a sperare nella salvezza, mantenendo i tre punti dal Lecce e continuando la serie positiva: due vittorie e due pareggi. Lo fa nella partita che sembrava proibitiva, contro una delle squadre più in forma del momento. Ma il Bologna è la brutta copia di se stesso: interrompe la serie di tre vittorie di fila e deve ridimensionare le sue ambizioni europee.

GENOA SOLIDO — Bologna fin dall’inizio troppo lento, macchinoso, quasi impaurito da una classifica così importante. Il Genoa è l’opposto: lo aspetta, ragiona, poi gioca in scioltezza. Senza fretta. In difesa non si cerca rischi: Criscito va a raddoppiare con Masiello sul temutissimo Orsolini. Lo stesso fa Ankersen a destra con Biraghi su Barrow, recuperato come Orsolini dall’infortunio ma non al massimo della condizione. E quindi non sorprende che sia il Genoa a fare la partita. Minuto 24: angolo da destra di Sturaro, Sanabria anticipa tutti, Skorupski vola e mette in angolo. Poco dopo, il gol: bella apertura di Radovanovic (schierato mezz’ala e non play) per Masiello sulla sinistra, l’ex Atalanta entra in area indisturbato (Tomiyasu dov’è?) e tira, Soumaoro anticipa Danilo e segna. Colpo terribile per il Bologna. Ancora peggio è quello che combina l’olandese Schouten, che stavolta sorprende non per la regia illuminata ma per un fallaccio su Behrami. Inutile e stupido. Massa lo ammonisce, poi sceglie di rivedere l’azione al monitor e cambia colore al cartellino: rosso. La conferma che si stanno sfidando le squadre più scorrette dei 5 maggiori campionati europei: in due sono quasi 160 finora tra ammonizioni ed espulsioni. Tutti i piani di Mihajlovic vanno a farsi benedire. Sinisa interviene e passa al 4-4-1 con Orsolini e Barrow che si abbassano sulla linea dei centrocampisti e Palacio ancora più isolato. Ma è un Bologna allo sbando: Sturaro impegna Skorupski, poi quando manca un minuto alla fine, Sanabria prende palla, si fa 70 metri di corsa davanti allo stralunato Danilo che indietreggia invece di cercare di bloccarlo. Era stato lui a segnare nell’ultima vittoria del Genoa in trasferta, (3-1 il 28 gennaio 2019, tra l’altro il giorno del debutto di Sanabria con i rossoblù).

BOLOGNA FRASTORNATO — Nicola mette Goldaniga per Ankersen, ammonito e sposta Biraschi a centrocampo: è sempre 3-5-2. Cambia faccia anche il Bologna: fuori Orsolini (male), dentro Skov Olsen mentre Dominguez sostituisce Bani. Un marcatore in meno: 3-2-3-1, in teoria più offensivo. Ma la partita è qualcosa di molto complicato per i rossoblù di casa, che non capiscono come raddrizzarla. C’è un lampo poco prima della mezz’ora: girata di testa di Svanberg su cross teso di Palacio. Palla di poco fuori. Il Bologna si butta sotto con rabbia e poco lucidità, l’inferiorità numerica si fa sentire. La sofferenza continua. C’è spazio per un altro giallo (il secondo di Denswil che stende Sturaro in area: espulsione e rigore). Criscito firma il 3-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 00:10
 
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Palomino e Pasalic ribaltano la Roma:
lo "spareggio" Champions è dell'Atalanta

Inutile il vantaggio di Dzeko, nella ripresa la Dea firma il sorpasso e consolida il quarto posto in solitaria


Massimo Cecchini


Ufficiale: la lotta per il quarto posto, che vale l'accesso alla Champions League, è virtualmente chiusa. La Roma, infatti, perde lo "spareggio" contro l'Atalanta, grazie a un 2-1 santificato dalle reti di Dzeko, Palomino e Pasalic, con i bergamaschi che chiudono il primo tempo addirittura in svantaggio e rimontano grazie a una ripresa chirurgica in cui la squadra giallorossa sparisce in attacco.

GASP E IL CRONOMETRO — La squadra di Gasperini sceglie l'attacco a tre stelle, come se la partita che incombe col Valencia non esistesse. Gomez alle spalle di Ilicic e Zapata, con Gosens e Hateboer a scorrazzare sulle fasce, lasciando De Roon e Freuler in impostazione avanti alla difesa a tre. Come ci si aspettava, Fonseca sceglie di piazzare Mancini davanti alla difesa, per un 4-1-4-1 che vede una mediana di qualità, visto che Mkhitaryan è al fianco di Pellegrini, cercando di dare fiato alle corsie presidiate da Kluivert e Perotti alle spalle di Dzeko. Se poi si pensa che come terzini ci sono il redivivo Bruno Peres (prima volta da titolare in questa sua seconda avventura giallorossa) e l'ex Spinazzola, si capisce che Smalling - sontuoso - e Fazio (tornato titolare dopo due mesi esatti) dovranno lavorare. E il primo tempo per lunghi tratti trattè un lungo e a tratti stucchevole monologo atalantino, che cercano imbucate centrali rapide oppure cambi di gioco sul lato debole meno protetto. La Roma, però, è disposta bene, molto corta e negli spazi prova a muoversi con pericolosità, così - visto che i bergamaschi non scelgono ritmi elevatissimi (effetto Champions?) - non ci sono occasioni a pioggia. Qualcosa però sì. Ad esempio, al 10' Gomez si presenta solo davanti a Lopez, ma il portiere sventa in uscita. Al 25', poi, una palla morta trova Hateboer in buona posizione, ma il terzino non riesce a concludere, mentre al 30' un tiro al volo di Ilicic servito ds Gosenso sfiora il palo alla destra del portiere giallorosso. Finito? Non proprio, visto che al 38' una rovesciata di Toloi, in proiezione offensiva, sfiora il palo sinistro di Lopez. Quando però la prima frazione di avvia ai titoli di coda la Roma rialza la testa e così al 43' Palomino sventa nei pressi della porta un tiro di Pellegrini (ma sarebbe andato fuori) e al 45' arriva il vantaggio giallorosso. Lo segna Dzeko, bravo ad approfittare di un pasticcio di Hateboer che dà una brutta palla indietro a Palomino, che la controlla male e se la lascia soffiare dal centravanti bosniaco, bravo a battere Gollini in uscita. La cosa fa così arrabbiare Gasperini da fargli scagliare il cronometro in campo, che poi va a raccogliere approfittando della festa in campo dei giallorossi.

IL GRAFFIO DI PALOMINO E PASALIC — ALa ripresa si apre con l'immediato riscatto di Palomino che al 5', servito di testa da Djimsiti da azione d'angolo, segna sotto misura, mal controllato da Spinazzola. E' il pari che infiamma il match, scatenando l'Atalanta. Al 9', infatti, i nerazzurri impegnano Lopez con Toloi, ma pochi secondi dopo è Fazio a salvare sulla linea, deviando su Lopez un tiro di Hateboer; la ribattuta è per De Roon, la cui conclusione è rimpallata in angolo. Al 14' la svolta. Esce Zapata, quasi sempre superato da Smalling. Al suo posto entra Pasalic che, dopo 17 secondi, con una conclusione dai sedici metri, batte Lopez, segnando il gol più rapido di un subentrante dal 2015. La Roma fa entrare Perez per Kluivert, Veretout per Mancini e Villar per Perotti, finendo per ridisegnare il più classico 4-2-3-1 da catechismo fonsechiano, ma la pericolosità è scarna, tant'è che al 31' l'Atalanta sfiora il tris grazie a un tiro cross di Gomez non deviato da nessuno. Nel finale i bergamaschi sostituiscono Ilicic con Malinovskyi per tenere più la palla, e Gomez con Muriel per sfruttare gli spazi. Il paradosso è che, nonostante Fonseca lanci anche Fazio centravanti, non succede più nulla. Anzi, succede la cosa più importante: l'Atalanta vince e stacca la Roma di 6 punti, ma 7 virtuali perché è in vantaggio negli scontri diretti. In riva al Tevere, aspettando Friedkin è notte fonda. A Bergamo invece, comunque vada col Valencia, la festa Champions sembra non finire mai.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 00:13
 
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Zaccagni fallisce il match point: il Verona rallenta a Udine

Una buona Udinese tiene in scacco l’Hellas, che si divora il
gol partita con il centrocampista ma allunga a 9 la serie positiva.
Per i bianconeri è solo il 2° punto nelle ultime 5 partite


Matteo Brega


Finisce 0-0 tra Udinese e Verona. A distanza di un turno di campionato cambia poco o nulla per le due squadre. Gotti parte con Mandragora al posto di Jajalo in regia nel 3-5-2, mentre Juric conferma il pacchetto base che ha ribaltato la Juve.

DENSITÀ — L’Hellas, sesto in classifica, mira a mettere sotto pressione la Roma mentre i friulani puntano ad allontanarsi dalla zona calda. Il primo affondo è del Verona all’8’: scambio Borini-Verre e l’ex milanista obbliga Musso a deviare in corner. La prima risposta udinese è una punizione di Mandragora alta di non troppo. Il Verona concede la prima mossa all’Udinese, ma quando riparte è velenoso. Lazovic recupera palla, si lancia nello spazio servito da Borini che poi lo accompagna e calcia con Musso che respinge in maniera goffa. Il pezzo forte del primo tempo arriva al 43’: angolo di Veloso, Kumbulla di testa obbliga Musso all’intervento d’emergenza subito ripetuto per anticipare Verre a pochi centimetri dal gol.

ZAC E POCO ALTRO — Il secondo tempo si trascina sonnecchiante fino al 17’ quando Stryger Larsen si accentra da destra e con il sinistro calcia: tiro innocuo. Il gol di de Paul del 20’ è cancellato dalla Var per fuorigioco di Lasagna. E’ il buon momento dell’Udinese a ravvivare il secondo tempo, anche se il tiro di Lasagna da posizione invitante finisce altissimo. Poi lo stesso numero 15 dell’Udinese di testa chiama Silvestri alla deviazione in corner. Al 75’ l’occasione d’oro per il vantaggio ospite: Zaccagni tentenna spalle alla porta - sguarnita dopo l’uscita di Musso - e invece di servire Borini per una conclusione facile facile, si mangia un gol già fatto con salvataggio sulla linea di Strynger. Il resto del match scivola via fino al 42’ quando Kumbulla sul primo palo quasi trasforma un corner nel “magic moment”. Finisce 0-0, l’Udinese infila il secondo pareggio di fila e l’Hellas allunga la striscia positiva a 9 gare. A prescindere dai risultati, resterà sesto in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 23:33
 
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