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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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De Paul-Fofana: l'Udinese frena la corsa europea del Cagliari

Bella gara, gli isolani erano riusciti a trovare il pari con Joao Pedro all’84’.
Subito dopo, il raddoppio friulano.
La squadra di Maran finisce in 10 per l’espulsione di Pisacane


Francesco Velluzzi


Crolla il Cagliari formato export. La squadra di Rolando Maran conosce la prima sconfitta fuori casa dopo sette risultati utili. La punizione prenatalizia gliela infligge l’Udinese (2-1) che aveva un disperato bisogno di punti e in campo ha messo tutta quella ferocia che i sardi non hanno mostrato. E adesso Luca Gotti, il tecnico che non voleva stare su quella panchina da capo allenatore, è “condannato” a stare fino alla fine. Se ancora c’erano dei dubbi. L’ultimo colpo i bianconeri lo avevano firmato il 3 novembre a Marassi contro il Genoa, proprio al debutto da head coach di Gotti, poi soltanto due punti in casa con Spal e Napoli e le sconfitte con Samp, Lazio e Juve. Il Cagliari doveva riprendersi dall’amarissima sconfitta nel recupero con la Lazio, ma stavolta non sono bastati neppure i 7’ e 30” concessi da Piccinini per raddrizzare la situazione contro un’Udinese che, per i rossoblù, scarichi e quasi mai propositivi, è dura da digerire. Due sconfitte nello scorso torneo, una subito in questo. Ma se vuoi ripartire dopo un ko devi essere più tosto, carico, feroce, come ripete Maran. E il Cagliari a Udine non è stato niente di tutto questo. Palesando anche limiti sulle corsie esterne, dove Sema e Stryger nel primo tempo sono scesi quando e come volevano.

PRIMO TEMPO — L’Udinese accoglie con piacere il ritorno di Sema come quinto a sinistra, in mediana in mezzo c’è Mandragora, Jajalo sta a guardare. Come Luca Pellegrini nel Cagliari che perde ancora una volta il ballottaggio a sinistra con il greco Lykogiannis. Qualcosa non quadra. Proprio Lykogiannis prova su punizione subito, ma calcia alto. Il Cagliari gioca come al solito in trasferta pronto a ripartire, troppo attendista e così l’Udinese guadagna campo. E su una ripartenza di Okaka che lancia Lasagna che salta Klavan la punta mantovana tira fuori. IL Cagliari fa poco, Rog limita, soprattutto con le cattive, De Paul, ma la squadra di Maran rischia di andare in vantaggio. Ha 5’ di grande calcio: prima Nainggolan sfrutta un errore-malinteso di Mandragora e Troost Ekong la piazza bene, ma fuori, poi Rog fa tutto solo e tira alto, poi Musso consegna con un rinvio errato la palla al Ninja che colpisce il palo. I verdi di Cagliari si fermano lì e consegnano il campo all’Udinese che prende in mano le fasce con Sema e Stryger Larsen imprendibili per Faragò e Lykogiannis. Al 31’ Okaka sfiora di testa, poi Rafael esce bene su un cross di Stryger, ma al 39’ capitola sulla gran giocata di De Paul in triangolazione con Fofana. La pennellata a giro di Don Rodrigo è da campione. Dopo 3’ Okaka prova a raddoppiare, ma calcia fuori.

SECONDO TEMPO — Maran lascia negli spogliatoi Lykogiannis come fece a Reggio Emilia con Luca Pellegrini. Stavolta fa il contrario. Ma la mossa non sortisce particolari effetti. Il Cagliari continua a soffrire la fisicità di Okaka, Rog becca il giallo che si immaginava. Al 15’ Maran cambia ancora: fuori lo spento Simeone, dentro l’amuleto Cerri. La partita non è bella, l’Udinese si rintana dietro a protezione, dentro Jajalo per De Paul per irrobustire la mediana e squadra più coperta. Al 20’ Musso toglie il pallone davanti alla linea dai piedi di Joao su bel cross di Ionita. L’Udinese cincischia, non tira, esita, sbaglia qualche uscita e qualche passaggio di troppo. Il Cagliari non fa granché, ma al 39’ pareggia. Bel cross di Faragò, Joao Pedro anticipa Ter Avest e fa 1-1 e segna l’undicesimo gol in campionato. Ma l’Udinese questa partita vuole vincerla e va a vincerla. Okaka difende di fisico l’ennesimo pallone trascinando Pisacane, lo mette al centro dove Fofana è solo e gli basta spingere. Mancano 5’ ma Piccinini ne fa giocare altri 7 e mezzo. Il Cagliar ha anche l’altro amuleto Ragatzu, ma non serve. L’Udinese respira e ripartirà da Lecce, il Cagliari ne esce male. E alla ripresa avrà nell’ordine Juventus, Milan, Brescia e Inter. Con il solo Milan in casa. Se vuole stare lassù deve cambiare registro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/12/2019 23:47
 
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Inter, un Natale in vetta (con la Juve):
Babbo Lukaku ne fa 2 e fa segnare Esposito



Doppietta del belga, che poi cede il penalty al ragazzino classe 2002.
In gol anche Gagliardini, i nerazzurri tornano in vetta con i bianconeri.
Thiago Motta verso l'esonero: Preziosi ha già contattato Diego Lopez


Vincenzo D'Angelo

Segnatevi questa data, che rischia di diventare storica per il calcio italiano: primo gol in A di Sebastiano Esposito, 17 anni, destinato a prendersi diverse copertine nel futuro del calcio italiano. E a San Siro è festa per tutto il popolo nerazzurro, con l'Inter che torna in testa con la Juve grazia al 4-0 al Genoa in cui però il vero mattatore è Romelu Lukaku, autore di una doppietta, un assist e del gesto più bello: concedere a Esposito la possibilità di calciare il rigore. Lukaku ha dominato il primo tempo, deciso in 100 secondi. Tanto (più o meno) è bastato all'Inter per mortificare la sterile resistenza del Genoa. Succede tutto tra il 31' e il 33' del primo tempo, con Lukaku che prima chiude con una testata all'angolino un cross di Candreva che lui stesso aveva innescato a inizio azione, poi offre la sponda a Gagliardini per il 2-0 che di fatto chiude il match con largo anticipo e mette sotto l'albero di Natale nerazzurro il regalo più atteso dalle parti di Appiano: non era facile ipotizzare l'Inter in testa con la Juve alla pausa a inizio stagione e il cammino straordinario dei nerazzurri ha il marchio riconoscibile di Antonio Conte. Crisi nera invece in casa Genoa: il destino di Thiago Motta sembra già segnato e un nuovo ribaltone in panchina è questione di giorni se non addirittura di ore. Diego Lopez dovrebbe sostituirlo.

SOLO INTER — Nei primi 45' è monologo nerazzurro: due gol, almeno quattro parate impegnative dell'ex Radu (straordinario un riflesso su Gagliardini sullo 0-0) e zero tiri concessi all'avversario. Un Genoa che è sembrato davvero troppo inconsistente per poter frenare la voglia di vittoria dell'Inter. Conte ritrova Candreva e Gagliardini, e lancia Esposito dal primo minuto per la prima volta in carriera. Il giovane talento nerazzurro è subito propositivo sia nel palleggio con i compagni sia nel primo pressing in fase di non possesso. E San Siro ricopre di applausi ogni sua giocata.

PREDESTINATO — A Natale si è tutti più buoni, così Lukaku a inizio ripresa offre il suo "regalo" al Genoa, divorandosi una palla gol a due passi dalla porta sparando addosso a Radu in uscita disperata. E a proposito di regali, è clamoroso il cross che dà il via all'occasionissima, con il genoano Romero che aziona il belga con uno sciagurato passaggio a mezza altezza nella sua area di rigore. Ma il regalo più bello arriva al 19' e ha un valore inestimabile: Pairetto concede il rigore all'Inter, Lukaku prima prende la palla e poi – colpito dal brusio del pubblico – la passa a Esposito. Un gesto sottolineato dall'olé di San Siro. E dal dischetto Esposito non sbaglia, battendo rasoterra a incrociare e di potenza. Alla Totti per intenderci. Solo un caso? No, quando sei un predestinato.

TRIPUDIO FINALE — Pochi minuti dopo è arrivato anche il 4-0 con una prodezza di potenza e precisione di Lukaku. Il ritorno in campo di Stefano Sensi nel finale, poi, è la ciliegina sulla torta. L'Inter ora può concedersi qualche giorno di strameritato riposo, ma senza esagerare. Conte dopo Natale metterà di nuovo tutti sotto torchio: guai a mollare di un millimetro da qui a fine stagione. E il testa a testa scudetto si annuncia incandescente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/12/2019 23:51
 
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Toro, non basta Rincon: la Spal è viva e rimonta con Strefezza e Petagna

Granata avanti dopo 4’ e raggiunti nel finale di primo tempo.
Nella ripresa l’espulsione Bremer cambia la partita e condanna Mazzarri


Mario Pagliara

Il panettone va di traverso al Toro, la Spal stappa uno champagne pregiato. Rincon dopo quattro minuti dà solo l’illusione che sarebbe stata una notte di gloria per i granata, poi ci pensa Strefezza a riportare tutti sulla terra e nel finale Petagna a spedire Mazzarri all’inferno. Il Toro cade contro l’ex ultima della classe (quarta sconfitta casalinga per i granata), la Spal rientra a Ferrara con un carico di entusiasmo da mettere al servizio della corsa salvezza.

LA PRIMA VOLTA — Toro a tre punte, con il rientro di Belotti insieme a Verdi e Berenguer, Semplici risponde con due attaccanti e mezzo: il genio di Strefezza a ridosso della coppia di centravanti Petagna-Paloschi. Sirigu accusa un problemino a un polso nel riscaldamento, ma stringe i denti e va tra i pali. La novità nei ventidue è la conferma di Aina sulla destra, come si era iniziato ad intuire da ieri pomeriggio dopo la rifinitura. Nemmeno il tempo di scaldare muscoli e gambe che il Toro è già avanti. Verdi calcia una punizione dalla destra, Vicari e Kurtic non agganciano, mentre l’inserimento di Rincon è chirurgico: dopo quattro minuti il Toro mette già la testa avanti con il primo gol in questa stagione di un centrocampista. Sembra la più classica delle serate dove può tutto può riuscire facile al Toro. E invece…

CON L’UOMO IN MENO — Il freddo punge, le gambe girano poco, lo spettacolo non decolla e un po’ alla volta la Spal prende coraggio per uscire dall’acqua alta. Così, dopo venti minuti, serve un attento Sirigu per deviare in angolo una bella conclusione di Strefezza. Appena due minuti dopo Paloschi si divora il colpo di testa dell’uno a uno (su assist delizioso di esterno destro ancora di Strefezza): la palla finisce di poco fuori. Non è serata per Ansaldi, e lo si capisce già prima della mezzora quando si fa ammonire. Era in diffida, salterà Roma-Torino dopo la sosta. Una perdita grave per i granata. L’orgoglio granata emerge nei cinque minuti tra il 29’ e il 34’: prima il lampo di Berenguer, Berisha si salva in angolo (29’); poi un uno-due spettacolare Rincon-Belotti chiama ancora Berisha al miracolo di giornata (32’); chiude Nkoulou con una deviazione che trova sulla sua strada il portiere della Spal (34’). Quando il Toro dà la sensazione di essere in crescita, arriva il pari di Strefezza che gela un Olimpico infreddolito. Accade al 42’ e il Toro protesta perché l’azione si sviluppa mentre Ansaldi è a terra (infortunato, subito dopo sarà sostituito con Laxalt) ma la Spal gioca e l’arbitro Fabbri non interrompe il gioco. Come già accaduto contro l’Inter in casa, il Toro incassa il gol con l’uomo in meno, infortunato. Allo scadere del primo tempo serve un riflesso felino di Sirigu per evitare a Petagna di piazzare il sorpasso.

ESPULSO BREMER — Già in difficoltà mentalmente, il secondo tempo del Toro comincia subito in salita perché al decimo della ripresa resta pure in dieci: Bremer, già ammonito nel primo tempo, ferma fallosamente Petagna a metà campo e Fabbri decide, con severità, che l’intervento vale il secondo giallo e il conseguente rosso. Con l’uomo in meno, il Toro la mette sul piano fisico e gioca anche meglio della Spal, ma la spinta granata è improduttiva: Verdi non calcia mai in porta, Belotti si sbatte ma è sempre lontano da Berisha, entra anche Zaza ma non viene mai pescato. E quando, a dieci minuti dalla fine, la morsa del Toro si va esaurendo, la Spal colpisce con un colpo di testa di Petagna (su assist dell’ex Valdifiori). La notte dell’Olimpico finisce praticamente qui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/12/2019 23:54
 
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Povero Diavolo, umiliato a Bergamo: 5-0 Atalanta, Milan inesistente



Partita senza storia, decisa dalle reti di Gomez, Pasalic, Ilicic (doppietta) e Muriel.
Rossoneri mai in partita, k.o. dopo quattro risultati utili


Alessandra Gozzini

Sprofondo rossonero: la peggior sconfitta stagionale chiude un 2019 senza botti. A riscattarsi nell’ultimo turno prima delle feste è l'Atalanta: sarà Gasperini a passare un buon Natale. Nerazzurri reduci dalla sconfitta di Bologna e in campo con il ritrovato Gomez; rossoneri alla ricerca del gol, che nell’ultimo turno contro il Sassuolo aveva rovinato la feste dei 120 anni: solo 0-0. Per tentare di risollevarlo Pioli lancia Leao nel tridente con Suso e Calhanoglu, lasciando Piatek in panchina. Ma la differenza di numeri resta evidente: l’Atalanta scende in campo con 38 gol realizzati all’attivo, il Milan con 16. E il distacco, in partita, non farà che aumentare.

SUBITO PAPU — Ilicic con un tiro a giro al secondo minuto (vola Gigio) fa immediatamente capire l’indirizzo di gara, dettato esclusivamente dall’Atalanta. Che passa già al 10’: Gomez parte da sinistra, si libera di Conti con un tocco sotto, e scaraventa di destro all’angolo. Il dominio è certificato dalla traversa di Pasalic da fuori area: il Milan faticosamente si trascina al quarto d’ora. Il miglior tentativo rossonero, che in attacco è come inesistente, è affidato a una conclusione dalla distanza di Rodriguez, sostituto di Theo squalificato. Anche lo svizzero lascia per un problema muscolare a fine primo tempo: il Milan schiera Calabria a sinistra e cerca come può di tenere botta. Tentativo non riuscito.

UNO-DUE — Per il raddoppio servono altri 15’ della ripresa, in cui l’Atalanta aveva continuato a mantenere il comando. L’azione di Gosens parte da sinistra e sul tiro a rientrare trova l’inserimento perfetto di Pasalic. Segna e da ex non esulta. Ma è festa grande per i nerazzurri che arrivano al tris dopo appena due minuti, tempo nel quale Pioli aveva mandato in campo Piatek per Bonaventura. Il tentativo di rinforzare l’attacco è caduto sotto i colpi di Ilicic, ispiratissimo: destro imparabile dopo aver seminato la difesa. Il pubblico (oltre 20 mila presenti) accompagna i tocchi della Dea con un "oh" e infierisce sui tifosi ospiti: "Serie B". Non è finita: Ilicic cala il poker con una conclusione potente, stavolta con il suo piede, il sinistro. Non c’è reazione rossonera perché l’Atalanta è travolgente: esce Ilicic ed entra Muriel, che aumenta il conto dei gol a 5 (avrebbe potuto farlo poco prima Castagne) su azione personale, liberandosi di Donnarumma in uscita. Gigio nega il 6-0 a Gosens e l’arbitro La Penna ordina un solo minuto di recupero. Non può esserci partita: l’Atalanta è una macchina perfetta, il Milan un ingranaggio in cui non c’è un solo pezzo che funzioni: la difesa crolla, il centrocampo non regge, l’attacco è totalmente inesistente. Il mercato rossonero, vista l’ultima prestazione della squadra, dovrà essere decisamente consistente. Ibra, fermo da metà novembre, non può essere la soluzione ai problemi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/12/2019 00:17
 
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Il Bologna domina poi soffre a Lecce:
la doppietta di Orsolini fa gioire Mihajlovic

I rossoblu la sbloccano al 43’ col n. 7.
Raddoppio di Soriano al 56’, 3-0 della seconda punta 10’ dopo.
Babacar accorcia a 5’ dalla fine, Farias la riapre nel recupero.
Pugliesi senza vittorie interne


Matteo Dalla Vite


E sono 11 punti nelle 7 volte in cui è stato presente in panchina: Sinisa Mihajlovic si prende il bottino di Lecce contro il suo ex compagno alla Lazio Liverani e lo fa dopo aver guidato una partita praticamente a senso unico (tranne il doppio sussulto finale del Lecce) e pure dopo aver litigato furiosamente (minuto 40’ p.t.) con Medel. Insomma: tanto Sinisa, tantissimo Bologna e pochissimo Lecce, che non vince ancora in casa e che solo dal 40’ della ripresa ha trovato porta, orgoglio e una dignitosa reazione.

LITE MEDEL-SINISA E GOL — Dopo i 2500 chilometri in 3 giorni, Sinisa Mihajlovic è regolarmente in panchina vicino alla propria squadra: il Bologna (seguito da 500 tifosi) cerca la terza vittoria esterna e lo fa con la formazione tipo ma con uno spostamento (Tomiyasu centrale con ingresso di Mabye a destra) e un ritorno, quello di Soriano. Liverani piazza il suo Lecce col trequartista e cerca la prima vittoria in casa allo stadio Via del Mare. Il Lecce va in vantaggio al minuto 11’, Baba incrocia di destro ma il guardalinee dà il fuorigioco, giustamente. Da quel momento, Sinisa alza i toni (e si era già tolto il piumino pesante) e scatena i suoi: dal 14’ al 39’ il Bologna va vicinissimo al gol in più occasioni ma Orsolini (2 volte), Palacio (2 volte), Poli (tiro fuori) più un salvataggio sulla linea di Petriccione salvano un Gabriel assolutamente in grande giornata. Il portiere del Lecce le prende tutte e si supera su Palacio e Poli al 32’. Il Bologna attacca e meriterebbe il vantaggio: nel frattempo Medel incassa un tunnel da Tatchsidis e nell’azione successiva – per un fallo ricevuto – si innervosisce e reagisce. Entra in campo Mihajlovic che gli dice qualcosa a brutto muso e lo porta via (come tenta di portare via il greco), il tutto mentre Medel è una furia e addirittura risponde male al tecnico serbo. Che non la prende bene: si gira verso la panchina e chiede di cambiarlo, solo che non è pronto subito il sostituto e intanto Medel ce l’ha con tutti e uscendo all’intervallo se la prenderà anche con il ds Bigon. Nel frattempo, il Bologna aveva preso il vantaggio: cross di Sansone da sinistra, Calderoni non controlla, arriva Orsolini ed è vantaggio, 0-1. Mentre Gabriel aveva ancora fatto il doppio miracolo su Sansone e Poli.

BOLOGNA SCATENATO — Probabilmente all’intervallo Sinisa e Medel avranno avuto un chiarimento perché il cileno esce dagli spogliatoio ancora nell’11 titolare mentre Liverani toglie Tachtsidis per Shakhov. Non cambia nulla: da una parte e dall’altra. Perché a parte una pressione – soffice – del Lecce, il Bologna continua a cercare la solita ferocia, questa volta un po’ più in ripartenza. In una di queste c’è il raddoppio rossoblu: azione iniziata da Palacio che vola, palla a Sansone che sbatte il tiro su Gabriel, lo stesso ex Villarreal torna in possesso della palla appoggiandola a Palacio che apre per Soriano solo, botta al volo e 0-2. Il Lecce è – se possibile – ancor più tramortito, a tal punto che il Bologna arriva al tris: apertura con cambio di campo di Soriano, palla a Orsolini che si mangia Calderoni e di destro (non il suo piede) sbatte nel sette il 3-0 del Bologna. Troppo Bologna e troppo poco Lecce: non vince ancora in casa ma ha quel sussulto nel finale quando prima Babacar (40) e poi Farias (46’, gol da fuori) avvicinano la squadra al sogno del pari. Un sogno poi svanito mentre la curva Nord sostiene la squadra e poi urla “Sinisa sotto la curva”. Perché Sinisa è ancora una volta il vincitore: con lui tornato vicino alla squadra, 3 vittorie su 4. Chapeau.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/12/2019 00:23
 
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Brescia, colpaccio sfiorato: Balotelli-gol, nel finale pari di Grassi

Inizialmente in panchina, il numero 45 illude Corini (poi espulso).
D'Aversa azzecca il cambio con Gervinho


Andrea Schianchi


Non basta una zampata di Balotelli al Brescia per raccogliere quanto avrebbe meritato, cioè la vittoria. Nel recupero il Parma, più con la grinta e con l'orgoglio che con la lucidità del pensiero, pesca il gol del pareggio grazie a una zuccata di Grassi imbeccato da Kulusevski. Agli emiliani va di lusso. Corini, invece, non digerisce la beffa e si fa cacciare dall'arbitro Fourneau per proteste.


SCIAGURATO DONNARUMMA — Nel primo tempo il Brescia chiude tutti i varchi e pressa in zona molto offensiva. Ne consegue che il Parma, che in mezzo al campo non ha raffinati palleggiatori tranne Hernani, deve affidarsi alle corsie esterne per costruire qualcosa di pericoloso, e non sempre (anzi: quasi mai) ci riesce. Kulusevski e Gervinho non sono in forma smagliante, sgommano ma sbattono regolarmente sui due centraloni del Brescia, Sprocati è impalpabile e allora è normale che l'occasione più ghiotta di tutto il primo tempo capiti sui piedi di un attaccante di Corini: Brugman effettua un retropassaggio sciagurato, Donnarumma lo intercetta, dribbla Sepe in uscita e, un po' defilato sulla destra, sbaglia la conclusione spedendo il pallone sull'esterno della rete. L'errore è davvero clamoroso. Il Parma, che fatica a organizzare la manovra, ci prova con Gervinho (bella parata di Joronen), con Hernani che sfiora il palo con un diagonale velenoso, con Kulusevski (tiro alto). Ma gli emiliani non riescono ad accendersi come il pubblico del Tardini pretende.

ZAMPATA DI SUPERMARIO — Stessa musica nella ripresa. Il Brescia gioca e il Parma sta a guardare. Quando Gervinho s'infortuna ed è costretto a uscire, D'Aversa inserisce Grassi e sposta Brugman nel ruolo di centravanti: si capisce da questa mossa che gli emiliani stanno raschiando il fondo del barile. Il Brescia, invece, il centravanti di peso ce l'ha e lo butta nella mischia: è Mario Balotelli che va in campo al posto di Donnarumma. Gli bastano dieci minuti per scaldare il motore e timbrare il meritato vantaggio: cross da destra, difesa del Parma imbambolata e SuperMario che piazza la zampata al 26' del secondo tempo. Gli emiliani accusano il colpo e faticano a reagire. Ma nei minuti di recupero, quando le speranze ormai sono ridotte a una luce molto tenue, ecco Kulusevski inventarsi un perfetto cross tagliato per il colpo di testa di Grassi che firma così il pareggio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/12/2019 00:26
 
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La prima del Napoli di Gattuso: al 94' stende il Sassuolo in rimonta



La squadra azzurra va sotto per un gol di Traore,
ma reagisce con Allan e prende i tre punti nel recupero con un autogol di Obiang


Mimmo Malfitano

Due mesi dopo, riecco il Napoli. All'ultimo secondo mette fine ad un tormento iniziato il 19 ottobre scorso e terminato stasera con una vittoria insperata, rincorsa soltanto nella ripresa, quando il Sassuolo ha perso brillantezza, lasciando ampio spazio alle ripartenze napoletane. Al minuto 49', l'ultimo da giocare, un autogol di Obiang fa gioire Rino Gattuso. Avrà tanto da recriminare, Roberto De Zerbi. Il suo Sassuolo era passato in vantaggio con Traore e aveva più volte sfiorato il raddoppio prima del pareggio di Allan e prima di subire la beffa di Elmas.

DENTRO CALLEJON — C'è Callejon nel tridente offensivo e non Lozano, come s'era intravisto alla vigilia, mentre in difesa Luperto sostituisce l'infortunato Koulibaly. Gattuso non modifica nulla e si affida al 4-3-3 che ha imposto nel dopo Ancelotti. De Zerbi, invece, deve fare a meno di Berardi, infortunato, e schiera Duncan. Il Napoli ha bisogno dei tre punti per dare qualche segnale di ripresa dopo il novembre nero, vissuto tra ammutinamenti, multe e crisi esistenziali, fino ad arrivare a questo dicembre che ha determinato l'esonero di Ancelotti.

NAPOLI MEDIOCRE — L'incubo nero-verde si materializza subito, per il Napoli. Il Sassuolo parte aggredendo, mettendo in crisi l'avversario. Dopo appena due minuti, è Mario Rui a salvare sulla linea una spizzicata di testa di Locatelli su angolo di Boga. Duncan, invece, conclude dalla distanza (4'), costringendo Meret alla deviazione in angolo. Ma dov’è il Napoli? Gattuso assiste attonito dalla panchina alla mediocrità che esprimono i suoi ragazzi. A centrocampo, Allan e Zielinski sbagliano con una facilità incredibile, anche il tocco più semplice, mentre Fabian Ruiz viene travolto dalla determinazione di Locatelli e Obiang. Nemmeno gli esterni funzionano. A sinistra, spingono Kyriakopoulos e Boga e per Di Lorenzo è il buio. Dalla parte mancina, Mario Rui è costretto a rincorrere gli avversari su tutta la fascia, perché Insigne non collabora affatto. In attacco, il tridente è spuntatissimo, Callejon sembra un corpo estraneo, mentre Insigne non salta mai l'uomo e dal suo piede non nasce nessuna invenzione per Milik.

TRAORE GOL — La superiorità del Sassuolo si concretizza al 29'. L’indemoniato Locatelli crossa a rientrare di sinistro. Sul pallone si avventa Traoré che sorprende Meret. Il vantaggio degli emiliani è più che meritato, in campo ci sono soltanto loro. Ha la possibilità il Sassuolo di raddoppiare sul finire del tempo, quando il solito Locatelli riparte (43') e serve il solitario Traore: la sua conclusione viene respinta dal portiere napoletano. Si va al riposo col Napoli coperto dai fischi dei propri tifosi.

PAREGGIO ALLAN — L'avvio della ripresa pare ricalcare l'andamento del primo tempo. Gattuso sostituisce Luperto con Hysaj: il nuovo entrato va a sistemarsi sulla destra, mentre Di Lorenzo si sposta nella posizione centrale, al fianco di Manolas. E, comunque, il Sassuolo a farsi pericoloso(3') con il solito Boga: la sua conclusione finisce sull'esterno della rete. Al 6', anche De Zerbi provvede ad una sostituzione: richiama in panchina l'infortunato Marlon e inserisce Romagna. Il Napoli prova a venire fuori dalla sua timidezza e accenna una reazione, che viene subito premiata dal pareggio di Allan. Il mediano brasiliano vince di forza il contrasto con Peluso e di destro infila nell'angolo alto della porta di Pegolo. Gattuso, in panchina, tira un sospiro di sollievo. De Zerbi cambia Duncan e inserisce Djuricic, mentre Gattuso richiama in panchina Fabian Ruiz per Elmas. In mezzo alle due sostituzioni c'è la palla gol sprecata da Allan (23') che, tutto solo, calcia su Pegolo in uscita.

PIÙ CONVINTO — Vuole provarci, il Napoli, anche perché il Sassuolo ha speso molto e ora ha parecchi giocatori sulle gambe. Al 33', Callejon colpisce in pieno la traversa con una conclusione dal limite e due minuti dopo gli viene annullato un gol per posizione di fuorigioco. Ma il Napoli vuole vincere, si riversa nella metà campo del Sassuolo e da un calcio d'angolo negli ultimi secondi, arriva il gol vittoria, o meglio l'autogol, sulla battuta di Insigne e la spizzicata di Di Lorenzo. L'ultimo tocco nella propria porta è di Obiang. È raggiante, Rino Gattuso, al fischio finale entra in campo e va ad abbracciare tutti i suoi ragazzi. Il peggio è stato scongiurato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/12/2019 00:32
 
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SERIE A 2019/2020 17ª Giornata (17ª di Andata)

18/12/2019
Sampdoria - Juventus 1-2
20/12/2019
Fiorentina - Roma 1-4
21/12/2019
Udinese - Cagliari 2-1
Inter - Genoa 4-0
Torino - Spal 1-2
22/12/2019
Atalanta - Milan 5-0
Lecce - Bologna 2-3
Parma - Brescia 1-1
Sassuolo - Napoli 1-2

Classifica
1) Inter e Juventus punti 42;
3) Lazio(*) punti 36;
4) Roma punti 35;
5) Atalanta punti 31;
6) Cagliari punti 29;
7) Parma punti 25;
8) Napoli punti 24;
9) Bologna punti 22;
10) Torino e Milan punti 21;
12) Verona(*) e Sassuolo punti 19;
14) Udinese punti 18;
15) Fiorentina punti 17;
16) Lecce e Sampdoria punti 15;
18) Brescia punti 14;
19) Spal punti 12;
20) Genoa punti 11.

(*) Lazio e verona una partita in meno.
Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

(gazzetta.it)
23/12/2019 00:34
 
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Doppietta di Immobile: nel recupero arriva la nona vittoria di fila per la Lazio

Segna Balotelli al 18’, Ciro pareggia dal dischetto al 42’, con espulsione di Cistana.
Al 91’ è ancora l’attaccante biancoceleste a tenere viva la striscia


Stefano Cieri


Ancora una volta all’ultimo respiro. Ancora una volta in pieno recupero. Ancora una volta in rimonta. Anche a Brescia, come già a Cagliari, a Reggio Emilia e a Firenze, la Lazio agguanta la vittoria quando ormai la partita sembra finita. Lo fa con una zampata di Immobile al 91’ al termine di una partita in cui la squadra di Inzaghi va sotto per il gol di Balotelli, rientra in partita prima dell’intervallo grazie a un rigore trasformato da Immobile, ma poi impiega l’intera ripresa, nonostante l’uomo in più (sul penalty viene espulso Cistana) per avere ragione di un Brescia che avrebbe meritato il pareggio per la foga con cui ha lottato su ogni palla fino al termine. Ma alla fine prevale comunque la legge del più forte. E la Lazio infila così la nona vittoria consecutiva in campionato. Inzaghi eguaglia il record di Eriksson, stabilito nella stagione 1998-99. Giornata perfetta per i biancocelesti, con il solo neo dei cori dei suoi tifosi contro Balotelli. Cori che hanno costretto l’arbitro ad interrompere la gara a metà primo tempo.

RIECCO BALO — Dieci anni dopo è ancora lui a firmare il primo gol del decennio in Serie A. Nel 2010 Balotelli, sempre in un lunch match, lo aveva realizzato al Chievo con la maglia dell’Inter. Si ripete col Brescia ai danni della Lazio per il primo gol degli anni ‘20. Che è anche la sua prima rete ai biancocelesti in Serie A (alla Lazio aveva segnato solo col Nizza in Europa League). Il vantaggio che illude la squadra di casa si materializza al minuto 18. Correa perde palla in fase di impostazione dell’azione nella sua metà campo. Bisoli la recupera e la appoggia a Sabelli che lancia in area per Balotelli. Il centravanti resiste al tentativo di contrasto di Luiz Felipe e si ritrova solo a tu per tu con Strakosha e non ha difficoltà ad infilarlo sul secondo palo. Vantaggio un po’ a sorpresa perché fin lì, pur senza strafare, era stata la Lazio a controllare la partita. La formazione di Inzaghi aveva anche segnato con Caicedo, ma il gol era stato annullato per fuorigioco, quindi ci aveva provato Lulic con un tiro a giro uscito di poco. Dopo il gol di Balotelli, la formazione romana ci mette un po’ a riorganizzarsi, ma col passare dei minuti fa valere il suo maggiore tasso tecnico. Dopo un colpo di testa di Milinkovic finito di poco alto, la Lazio pareggia al 42’ su rigore con Immobile. Il penalty è concesso per la trattenuta di Cistana ai danni di Caicedo, il difensore del Brescia viene anche espulso per fallo da ultimo uomo su chiara occasione da gol.

IL SALE SULLA CODA — Lanna (che in panchina sostituisce lo squalificato Corini) corre subito ai ripari per fronteggiare l’inferiorità numerica. Prima dell’intervallo toglie la punta Torregrossa per il difensore Mangraviti e poi a inizio ripresa sostituisce anche il trequartista Spalek inserendo il centrocampista Viviani. La squadra viene così ridisegnata con un abbottonato 5-3-1, in cui Balotelli è l’unica punta . La squadra di casa si arrocca davanti alla sua area e chiude alla Lazio quasi tutti i varchi. I bresciani si rendono pure pericolosi in contropiede con una conclusione di Bisoli sulla quale Strakosha deve compiere una parata per nulla facile. Col passare dei minuti la Lazio prova a far valere il suo maggiore tasso tecnico, ma il bunker dei padroni di casa regge. E allora Inzaghi ridisegna la sua squadra in versione ancora più offensiva. L’allenatore toglie Radu e Parolo per Jony e Cataldi e schiera i suoi con un 4-3-1-2 iper-offensivo in cui i terzini sono Lazzari e Jony e Correa fa il trequartista dietro Caicedo-Immobile. Poi nell’ultimo quarto d’ora Inzaghi butta dentro pure Andre Anderson (centrocampista offensivo) per Lulic. Ma nonostante l’artiglieria pesante la Lazio produce poco. Ci provano Lulic (bravo Joronen), poi Caicedo e Correa (conclusioni che escono di poco). Sembra fatta per il Brescia quando il quarto uomo segnala i 4 minuti di recupero. Ma la zampata di Immobile è in agguato. Arriva al primo minuto di recupero dopo combinazione con Caicedo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/01/2020 17:44
 
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Pazzini e Stepinski regalano tre punti al Verona.
La Spal sempre più giù

Con le reti dei due attaccanti l'Hellas sale a quota 22.
La squadra di Semplici resta al penultimo posto e rischia il sorpasso del Genoa


Matteo Brega


Il Verona comincia l’anno nuovo vincendo 2-0 a Ferrara contro la Spal: decidono un gol per tempo di Pazzini e Stepinski. La Spal ha giocato in dieci per 55’ a causa del rosso diretto a Tomovic.

SCHIERAMENTI — Il Verona torna in campo oltre venti giorni dopo il 3-3 in rimonta contro il Torino e lo fa senza Amrabat (squalificato) per la prima volta in campionato: al suo posto Pessina. Il 3-4-2-1 di Juric vede Pazzini titolare e Stepinski in panchina con Di Carmine. Semplici ricalca la difesa a tre del collega, ma il centrocampo è a cinque e davanti sono in due, Petagna e Paloschi.

IL PAZZO E IL ROSSO — Dopo quasi 15’ di leggera ansia della Spal, ecco che il Verona passa. Cross dalla destra di Lazovic, Igor è posizionato male e Pazzini di testa porta avanti l’Hellas. Secondo gol in campionato per lui, consecutivo per altro dopo quello su rigore prima di Natale contro il Torino. La Spal prova a reagire e sfiora subito il pareggio con un sinistro a giro di Petagna che finisce fuori di poco. La gara cambia ancora al 39’ quando Guida espelle Tomovic per un intervento in ritardo su Faraoni.

SPRECHI — - La ripresa inizia con gli stessi elementi che avevano concluso la prima frazione. Ed è il Verona che si avvicina al raddoppio al 9’ con una azione iniziata a sinistra da Zaccagni e chiusa a destra da Pazzini: deciso è il piede di Berisha a deviare in corner. La Spal resta in partita grazie al suo portiere che anche al 26’ nega ancora a Pazzini il gol del raddoppio. Su un lancio perfetto di Veloso in profondità, l’attaccante arriva davanti a Berisha che con il piede devia la palla che plana sulla traversa. L’Hellas ha in mano la partita ma non la chiude, nonostante la superiorità numerica e il fatto che la Spal prenda lo specchio della porta solo dopo 73’ con Valoti. Semplici prova a cambiare l’inerzia della partita, ma si arriva agli ultimi 10’ con l’1-0 del Verona cristallizzato. Il colpo di testa di Petagna che vola su Rrahmani è dolce e largo.

IL RADDOPPIO — - L’arrembaggio conclusivo della Spal nemmeno inizia perché al 40’ l’Hellas raddoppia. Lazovic parte da sinistra, si accentra, calcia, Berisha respinge in zona Stepinski e il polacco incrocia. A una giornata dal termine il Verona si ritrova con 22 punti in classifica e una gara in meno. Aria serena, in vista della prossima gara, un altro scontro diretto con il Genoa, e un mese di gennaio pieno di spifferi di mercato. La Spal del 2020 si ritrova sgonfia invece, già svuotata dopo il successo contro il Torino che aveva riabilitato il 2019.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/01/2020 17:48
 
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