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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Il Brescia resta in 10: la Juve vince facile e ritrova Chiellini.
Ma si fa male Pjanic

La Signora passa con la punizione di Dybala subito dopo il
rosso ad Aye e nella ripresa chiude i conti con Cuadrado.
Torna in campo il capitano, ma si ferma il bosniaco


Matteo Pierelli


Ha avuto bisogno di una scossa, di una scintilla che le facesse scoccare qualcosa dentro, perché fino a quel punto era stata la solita Juve dimessa, compassata, di questi ultimi tempi. Poi, al 37’ del primo tempo, è arrivato l’episodio che di fatto ha deciso la sfida contro il Brescia, l’espulsione di Ayé: secondo giallo per un fallo su Ramsey al limite dell’area e, dalla punizione, Dybala ha lasciato di sasso Andrenacci, al debutto in Serie A (è entrato al 10’ al posto di Alfonso che ha preso una botta in testa). E così, alla prima grande occasione i bianconeri, privi di Ronaldo, sono passati in vantaggio e, grazie anche alla superiorità numerica, si sono trovati in discesa una strada che fino a quel punto era stata piena di buche.

RIECCO CHIELLO — La palla non scorre veloce come vorrebbe Sarri, i fraseggi sono lenti e prevedibili: anche stavolta la Juve sembra aspettare solo l’acuto di un singolo, che stavolta arriva grazie a Dybala nel primo tempo e Cuadrado nella ripresa. Ad ogni modo, in attesa di tempi migliori, per la Signora è comunque una giornata positiva: perché con questo 2-0 stasera si metterà comoda sul divano in attesa di Lazio-Inter e perché al 78’ è ha rivisto in campo a sorpresa Giorgio Chiellini, che non giocava dalla prima di campionato, dalla trasferta di Parma del 24 agosto. Il capitano, applauditissimo, ha messo nelle gambe minuti preziosi in prospettiva dello sprint finale: la notizia più bella della giornata per la Juve è il ritorno del suo leader.

LA CHIAVE — Nella prima mezzora i bianconeri fanno molto possesso palla, ma fine a se stesso. Vero che arrivano sette calci d’angolo nei primi 12 minuti, ma di tiri in porta neanche l’ombra. Anzi, Bonucci dall’altra parte si prende un giallo (per un fallo su Ayé al limite dell’area) che gli farà saltare la prossima contro la Spal. Per il resto, la Juve si rende pericolosa solo al 32’: gran palla di Higuain per Dybala che incredibilmente, a due passi dalla porta, svirgola di destro. Poco dopo Brescia insidioso di testa con Bjarnason che impegna Szczesny. Tempo di arrivare dall’altra parte del campo, ed ecco l’espulsione di Ayé con tutto ciò che ne consegue. La Juve si sveglia e prima della fine del primo tempo va anche vicina al raddoppio con Rugani: bravissimo Andrenacci a smanacciare sulla traversa.

PJANIC OUT — Nella ripresa la Juve ha giocato costantemente nella metà campo di un Brescia rimaneggiatissimo (mancavano Tonali, Torregrossa, Romulo, Cistana e Joronen) e che ha avuto pochissimo da un Balotelli lasciato comunque troppo solo in avanti. I bianconeri sono andati vicini al raddoppio con Higuain (palla salvata sulla linea da Sabelli) e Dybala. Sarri ha anche inserito Pjanic al 65’ per dare vivacità la manovra ma il bosniaco dopo soli sette minuti è uscito per un guaio muscolare. Al suo posto Matuidi che ha servito l’assist per il raddoppio a Cuadrado che da due passi ha battuto Andrenacci in uscita al 75’. Poi la partita è scivolata via tranquilla e scontata. E alla fine gli applausi sono stati tutti per Chiellini.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 23:37
 
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Vlahovic e Chiesa show, Fiorentina da urlo:
manita alla Samp e Ranieri trema



L’attaccante serbo propizia l’autorete di Thorsby e segna due gol,
per il figlio d’arte due reti e due pali. Espulsi Murru e Badelj.
Inutile il gol di Gabbiadini, blucerchiati a un punto dalla zona retrocessione


Filippo Grimaldi

Risorge la Fiorentina, che travolge con cinque gol (a uno) una Sampdoria allo sbando, senza idee, improvvisamente involuta, colpita e affondata già dopo venti minuti di gioco e poi incapace di mostrare una reazione concreta. La squadra di Iachini (applauditissimo prima del via dai suoi vecchi tifosi blucerchiati) dà una scossa alla sua classifica, lasciando una posizione di classifica che iniziava a farsi pericolosa. Quagliarella e compagni, che subiscono gol per la dodicesima gara di fila, giocano la peggior partita della gestione di Ranieri e piombano di nuovo nell’incubo della zona retrocessione.

DOPPIO SCHIAFFO — In appena 18 minuti Fiorentina cinica a sfruttare gli episodi e gli errori di un avversario che parte malissimo e, quando si sveglia, la disfatta è già compiuta. Sfida da fuochi d’artificio: Ranieri dà fiducia a Ramirez alle spalle delle punte, con l’uruguaiano che galleggia fra la trequarti e la mediana, ma stenta, ingabbiato da un centrocampo viola che rispetto ai blucerchiati ha un dinamismo maggiore e un Duncan (all’esordio) in più. La Samp, invece, paga anche la scelta di affidarsi a Bertolacci, in regia: troppo lenta la sua impostazione, e infatti non rientra dopo l’intervallo. L’uno-due della Viola dell’ex allievo di Ranieri, Iachini, è micidiale: su un cross di Vlahovic che attraversa tutta l’area, Thorsby tocca in maniera maldestra e manda il pallone in rete (8’). Al 16’, Ramirez salta a braccia larghe su Chiesa e dopo il consulto con la Var Irrati assegna il rigore. Audero intuisce la traiettoria, ma Vlahovic non sbaglia: 0-2 e gara in discesa per gli ospiti. Da censurare, però, l’esultanza del serbo, che festeggia sotto la gradinata dei tifosi di casa mettendo le mani alle orecchie.

SOTTO SHOCK — La Samp sbanda vistosamente in una gara che diventa più cattiva: ne fanno le spese Ramirez e Murru. Entrambi salteranno il posticipo di domenica prossima a Milano contro l’Inter. Ma i guai blucerchiati non finiscono qui: dopo un errore di Colley in attacco (33’, colpo di testa debole da buona posizione), Murru salta con un gomito alto su Pezzella. Per il difensore secondo giallo ed espulsione, per la Viola un altro rigore, concesso anche qui con l’ausilio della Var. Chiesa, implacabile, fa centro: è lo 0-3 che consegna la gara agli ospiti. Prima dell’intervallo rimane in dieci anche la Fiorentina (secondo giallo a Badelj), che dice grazie a un super Dragowski, decisivo su Tonelli.

UNA DISFATTA — Dopo l’intervallo, Ranieri dà spazio a Jankto per Thorsby, ed a Vieira per lo spento Bertolacci, mai in partita, ma le due mosse non servono per far rialzare la testa ai blucerchiati. Impalpabili, se non fosse per una bella girata di Quagliarella (6’) servito da Ramirez, su cui però il solito Dragowski si oppone. Ma la Fiorentina continua a spingere e al 12’ va ancora a segno con Vlahovic, che raccoglie una corta respinta di Audero su conclusione dalla sinistra di Dalbert. Per il serbo, capocannoniere dei viola con Chiesa, è il quinto centro su sei fuori casa. Samp annichilita e disperata: Chiesa, sempre lui, spadroneggia e (17’) colpisce due pali, mentre sugli spalti monta la contestazione del pubblico di casa, che lancia in campo tre fumogeni: gara sospesa per un minuto, mentre la Fiorentina è in controllo assoluto della partita. Il finale è una lenta agonia blucerchiata. Chiesa firma il gol dello 0-5, prima che Gabbiadini (cross di Colley) trovi di testa proprio allo scadere la rete del definitivo 1-5. Povero Ranieri, ex condottiero viola con ben 102 panchine in A: adesso la salvezza diventa complicata.

BEPPE OSANNATO — Finale bellissimo, con Iachini che mette la mano sul cuore rivolto al suo vecchio pubblico: "Iachini uno di noi", mentre l’allenatore viola raccoglie una sciarpa della Samp lanciata in campo ed i ventimila sampdoriani applaudono il loro vecchio condottiero. Altri tempi, e pure un’altra Samp.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 23:41
 
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Ciao polemiche, decide Gervinho: Parma da Europa, Sassuolo k.o.

Cornelius crea, l'ivoriano segna: rete pesantissima, dimenticato il burrascoso mercato di gennaio


Alex Frosio


D’Aversa ritrova Gervinho: appena reintegrato e subito in campo dal primo minuto, subito decisivo. Il Parma sbanca il Mapei Stadium con un guizzo dell’ivoriano “perdonato” e con una difesa a oltranza che, senza vergogna, si trasforma presto in un catenaccione. E così aggancia la zona Europa.

BENTORNATO GERVINHO — Il tridente nominale di D’Aversa vede Gervinho a sinistra, con Cornelius al centro e Siligardi a destra. I due esterni faticano un po’ a rientrare e De Zerbi, che conferma l’undici di Ferrara con l’unica eccezione di Djuricic al posto dell’infortunato Traoré, spinge a sinistra con Kyriakopoulos: al 7’ il greco ha spazio per spingere e calciare da fuori, largo. Contrariamente alle attese, però, in avvio il possesso è del Parma, che però non trova sentieri verso Consigli. Il Sassuolo prende le misure, il triangolo centrale annulla quello rovesciato del Parma che comincia a ricorrere al lancio lungo e si consegna al possesso neroverde. E al 23’ il gol sembra maturo: Boga affonda a sinistra sul primo vero spunto, Obiang taglia sul primo palo e devia in area piccola ma Colombi copre con il corpo. Il vantaggio arriva due minuti dopo, ma è del Parma: intervento dubbio su Berardi sulla trequarti gialloblu, contropiede condotto da Cornelius, difesa sbilanciata e cross basso per l’accorrente Gervinho quasi a porta vuota. Bentornato. La reazione del Sassuolo c’è e Caputo ha subito due chance per il pareggio in un minuto, ma per due volte allarga il diagonale dall’interno dell’area. Dopo il gol, netto il possesso del Sassuolo, ma il Parma raddoppia le marcature e lascia poco spazio, anche se nel finale di tempo Darmian – attentissimo in copertura su Boga – lascia per infortunio a Laurini. L’unica possibilità per il Sassuolo arriva da angolo di Berardi e girata di Obiang, ancora Colombi a chiudere.

D'AVERSA RESISTE — La ripresa accentua la pressione del Sassuolo e il contenimento del Parma. Si gioca in una metà campo sola, nella quale i gialloblu chiudono tutte le vie di accesso all’area. I dezerbiani palleggiano sul perimetro, le imbucate arrivano ma Colombi è sempre prontissimo. Al 3’, Caputo non arriva su un cross basso di Toljan, al 20’ Berardi dopo una lunga pressione prova la rovesciata, alta. De Zerbi cerca soluzioni: dentro Bourabia e Defrel per Obiang e Djuricic. D’Aversa ha già rinforzato gli argini togliendo Gervinho per Grassi e poi Siligardi per Pezzella, per passare al 5-3-2. Il muro è alto, Locatelli al 35’ lo perfora ma il suo destro a giro sbatte sulla parte interna della traversa. Un minuto dopo l’ex milanista imbuca per Caputo che aggancia alle spalle della difesa e gira con il sinistro, Colombi chiude lo specchio. Il Parma alleggerisce con un sinistro a scendere di Pezzella che alza in angolo e soprattutto pensa a difendere. Fioccano le ammonizioni – 9 in totale, compreso D’Avera – non le occasioni. Colpaccio Parma, il Sassuolo vede fermarsi la propria striscia positiva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 23:44
 
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Ci pensa Mertens, il Napoli si riscatta anche in campionato.
Cagliari contestato



L'attaccante, con un destro a giro che sorprende Cragno, regala la vittoria a Gattuso e arriva a 120 gol con il Napoli.
Zona Europa più vicina. Per Maran un altro k.o.: nel 2020 non ha ancora vinto


Francesco Velluzzi

Le baruffe fanno meglio al Napoli che al Cagliari. Gattuso ieri ha cacciato e non convocato Allan, il Cagliari si lecca le ferite per la brutta settimana iniziata con il banale infortunio di Pavoletti fuori campo. Ma Ringhio fa il bis (0-1): dopo il successo di Milano in Coppa Italia (firmato Fabian Ruiz), fa il colpo anche alla Sardegna Arena grazie alla giocata straordinaria di Mertens che vede Cagliari e poi segna. Decimo gol ai rossoblù del belga. Il Napoli si iscrive alla corsa europea. Dice 33 e adesso attende la terza trasferta di fila a Brescia. Prima di ricevere il Barcellona per la notte stellare di Champions. Per il Cagliari è notte fonde. Non vince dal 2 dicembre. Da allora ha raccolto appena quattro punti. Qualcosa non funziona. Finisce male con la contestazione forte della curva. Ma la squadra è involuta. Non ha l'anima che aveva caratterizzato i 13 risultati utili consecutivi. Non è solo la seconda sconfitta consecutiva che preoccupa. Basta perdere Nainggolan, bussola indispensabile, per fornire una prova incolore in cui l'unico tiro pericoloso arriva al 39' del secondo tempo con il centrale difensivo Klavan. Impensabile ipotizzare un sogno europeo. Domenica i rossoblù vanno a Verona, poi ricevono la Roma. Non tira una buona aria, neppure per il tecnico Maran.

PRIMO TEMPO — Il Cagliari deve rinunciare a Nainggolan squalificato, ma Radja fa sempre rumore perché basta il suo arrivo in tribuna per scatenare telefonini e amanti del selfie. La squadra rimette (seconda volta) la maglia del centenario che non ha portato bene col Milan. La settimana burrascosa non ha prodotti effetti devastanti per Pavoletti che la Sud accoglie con uno striscione "Pavoletti ti aspettiamo". Mentre in Nord invitano i ragazzi di Maran a tirare fuori... il carattere. Si comincia con Pereiro come previsto accanto a Joao Pedro, ma anche col giovane polacco Walukiewicz. Maran non sceglie la difesa a tre come con Inter e Genoa, difende a quattro per fronteggiare il tridente del Napoli, ma sposta Pisacane a destra. Il guerriero dei Quartieri Spagnoli subisce qualche sgasata di Elmas, ma è efficace come centrocampista aggiunto. Il Napoli parte meglio, Joao Pedro parte peggio: si becca con Demme per un fallo che Doveri non gli fischia e si becca ingenuamente il giallo che lo porta in diffida. Il primo tiro rossoblù è di Simeone, fuori. Pereiro si presenta con un tiro a giro che Ospina controlla. Manolas manda di testa fuori. Il Cagliari consente troppi inserimenti agli azzurri che con Callejon chiamano Cragno alla deviazione in angolo. Walukiewicz spende il giallo e consegna una punizione dal limite a Mertens che calcia fuori. Le ultime due fiammate sono di Pereiro che fa tutto benissimo, ma ha la palla sul destro che non è il suo piede e di Elmas con Cragno attento. Ottimo intervento.

SECONDO TEMPO — Partenza con Pereiro che prova ancora il tiro senza fortuna. Ma il Napoli prende campo e consistenza con Elmas devastante e imprendibile. Zielinski da fuori costringe Cragno in angolo alla parata più bella della gara. Sul corner il polacco ritenta fuori. Gattuso capisce che deve osare e manda in campo anche Insigne per Demme, bene, ma stanco. Il risultato è che 4' dopo il Napoli passa. Hysaj serve Mertens a cui Walukiewicz concede spazio, ma la giocata del belga è da manuale. Conclusione splendida e decimo gol di Mertens al Cagliari. Altri cambi: Politano per Callejon, Maran rischia Paloschi per Pereiro e Mattiello per Walukiewicz. Pellegrini trova Ospina, Nandez (che stende Hysaj) il giallo che gli fa saltare Verona. La reazione del Cagliari non è forte, Maran butta dentro anche Birsa ma l'unico pericolo Ospina (bravo in angolo) lo corre su un tiro da fuori del centrale estone Klavan. Cagliari che non c'è più e la Nord fischia. Invita i rossoblù sotto la curva. Non vanno, Nandez rischia di perdere il controllo. Lo portano via.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 23:48
 
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Immobile e Milinkovic ribaltano l’Inter.
In scia alla Juve rimane la Lazio



Nerazzurri (ora a -3 dalla vetta) in vantaggio con Young ma rimontati nella ripresa.
La decide il serbo che aveva anche colpito una traversa


Carlo Angioni

La Lazio si veste da anti-Juve. Nella notte dell’Olimpico e della prima sfida scudetto è Inzaghi che fa festa davanti alle ambizioni da primato dell’Inter. I biancocelesti prima rincorrono e poi alla fine danno a Conte il secondo dispiacere stagionale in Serie A. La Lazio non perde dal 25 settembre (all’andata con i nerazzurri), la serie positiva si allunga a 19 partite. Stavolta il merito è di Ciro Immobile, che lo zampino ce lo mette sempre e si regala il gol numero 26 in Serie A per pareggiare il vantaggio interista di Young, e di Sergej Milinkovic, che timbra la rimonta e il 2-1 finale che dà la scossa alla classifica. La Juve si stacca e ora è a 57 punti, la Lazio sale a 56, mentre l’Inter resta a 54 e scivola al terzo posto, lasciando per la prima volta da inizio stagione le prime due posizioni.

SUBITO SHOW — La prima a farsi avanti è l’Inter, la Lazio però è subito pericolosissima. Al 4’ colpo di testa di Godin su angolo: all’Atletico era una specialità della casa, qui va alto. Cinque minuti dopo primo acuto biancoceleste: Milinkovic, a cui Barella concede forse troppo spazio (e così sarà per gran parte del primo tempo), avanza dalla trequarti e spara da fuori area. Padelli può solo guardare il pallone che centra la traversa. Al 17’ l’Inter mette il muso davanti: Luiz Felipe salva tutto su cross da due passi di Candreva, con Lautaro in agguato già pronto a infilare a due passi da Strakosha; dopo 2 minuti Brozovic si fa mezzo campo palla al piede e prima di entrare in area serve Lukaku, che spara su Strakosha e forse avrebbe potuto fare di più. La risposta della Lazio arriva immediata: al 22’ il fischiatissimo ex De Vrij intercetta in area su Marusic e allontana il pericolo, al 24’ Immobile lavora bene un pallone in area e serve Leiva, che spara alto.

DIFFERENZE — La squadra di Inzaghi ha un gioco più fluido: Luis Alberto, Leiva e Milinkovic si servono, si trovano. L’Inter fa più fatica in mezzo: se non riparte in velocità, trova poco spazio. Niente di nuovo, perché la mediana biancoceleste è la migliore del torneo e tutti sanno bene cosa fare. Ma proprio un blitz in velocità fa nascere il gol del vantaggio. Ed è come un lampo, al minuto 44: la ripartenza nerazzurra è un capolavoro, Young serve Candreva che spara da lontano, Strakosha respinge in mezzo all’area e l’inglese con un perfetto tap in anticipa Marusic e schiaccia il pallone in porta.

SI RICOMINCIA — Il secondo tempo inizia subito a giri altissimi. E dopo 5’ Immobile pareggia su rigore. Colpa della difesa dell’Inter, che non si fa trovare pronta sull’imbucata di Luis Felipe: Skriniar respinge malissimo nel corpo a corpo con Milinkovic, Padelli non è sicuro in uscita e quando la palla arriva al capocannoniere, De Vrij non può far altro che buttarlo giù. Tutto da rifare per l'Inter, che reagisce al 13’ con la Lu-La: Lautaro, spento come mai in questa stagione, gioca il primo pallone decente e serve benissimo Lukaku che tira ma trova la deviazione provvidenziale di Acerbi. Inzaghi prova ad accelerare con il doppio cambio: fuori Jony-Caicedo e dentro Lazzari-Correa. Conte aspetta e si limita a confermare lo scambio di fascia Godin-Skriniar. Al 20’ Young si ricorda i trascorsi d’attacco e in dribbling entra in area: Luiz Felipe è bravo e fortunato, l’intercetto va in pieno sul pallone. La Lazio non si ferma e al 24’ arriva il vantaggio: su azione di calcio d’angolo Brozovic salva sulla linea il tiro di Marusic, ma poi Milinkovic nel traffico riesce a bucare Padelli, che è coperto e si tuffa in ritardo.

IL FINALE — Al 32’ anche Conte gioca la doppia mossa: fuori Candreva e Brozovic (che non gradisce) e dentro Moses-Eriksen. Proprio il danese scalda subito le mani a Strakosha: l’azione continua e Lautaro segna, ma è in fuorigioco. La Lazio continua a spingere cercando il k.o., l’Inter ci prova in contropiede. L’occasione più grande ce l’ha tra i piedi Immobile al al 40’ ma il miracolo lo fa Padelli: Ciro è bravissimo in area a sfuggire a Godin e il vice Handanovic con la mano devia in angolo. Conte aggiunge anche Sanchez per l’assalto finale. C’è tempo per un brivido dalle parti di Strakosha, ma la difesa biancoceleste libera. L’Olimpico trattiene il fiato nei 5 minuti di recupero ma poi può esplodere. Sì, questa Lazio è da scudetto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2020 23:51
 
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Segna sempre Rebic e il Milan va.
Toro, quinta sconfitta di fila



Il croato regala a Pioli il sesto posto in coabitazione con Verona e Parma.
Per Longo secondo k.o. in due uscite. Esordio in Serie A per Gabbia


Marco Pasotto

Se il Milan sarà quello visto con la Juve e il Toro quello dell'ultimo mese, si raccontavano i tifosi entrando allo stadio, difficilmente la partita resterà in bilico. Lo è stata, parzialmente, per una ventina di minuti della ripresa, quando i granata hanno preso metri al Diavolo, ma la realtà dei fatti dice che il Milan ha meritato questo successo, che avrebbe potuto essere ben più rotondo nel risultato. I rossoneri trovano tre punti vitali per restare aggrappati al treno dell'Europa League (la Champions dista sempre dieci lunghezze ed è meglio evitare di pensarci), mentre i granata inciampano nella quinta sconfitta di fila in campionato (più l'eliminazione in Coppa Italia, sempre a San Siro contro il Milan) e ora devono seriamente fare attenzione alle zone bollenti: il Genoa, terzultimo, è soltanto cinque punti più sotto. Pioli conferma il 4-2-3-1 delle ultime uscite, sistema che – come ha spiegato bene in vigilia – gli ha permesso una svolta non solo tattica, ma anche nell'approccio all'avversario. Il tecnico rossonero avrebbe voluto confermare in blocco l'undici che ha pareggiato con la Juve in Coppa Italia, ma il forfait dell'ultima ora di Calhanoglu (lesione muscolare che sarà valutata meglio nei prossimi giorni) lo ha costretto a un cambio nella zona nevralgica dell'attacco, dietro Ibrahimovic. E allora spazio a Paquetà, talento brasiliano ancora in attesa di esprimersi, che non partiva titolare da novembre. In casa granata Longo alla fine ha dovuto rinunciare a Verdi, alle prese con l'influenza da qualche giorno, mentre Edera – al debutto stagionale dal primo minuto - ha vinto il ballottaggio con Millico e si è piazzato accanto a Belotti dando forma a un 3-5-2 in cui i due attaccanti si sono parlati pochissimo. In difesa Bremer ha rilevato lo squalificato Izzo mentre in fascia si è rivisto titolare Ansaldi a due mesi dall'infortunio.

SPRINT — Il Milan ha iniziato la sfida come ormai sta diventando consuetudine: testa bassa, pressione alta, linee corte e avversario ingabbiato nella propria metà campo. L'unica differenza è stata nell'intensità, parzialmente calata rispetto alle esibizioni con Inter e Juve. Ma è stata comunque sufficiente, considerato l'approccio del Toro: leggero, svagato, non adeguato a un gruppo che, come ha ricordato bene l'allenatore, deve guardarsi seriamente le spalle. I granata hanno abbozzato qualche timida trama, ma si sono smarriti presto in mezzo a una selva di errori non solo sulla trequarti, ma anche in uscita. E lì sono stati dolori perché il tridente rossonero alle spalle di Ibra aspettava con ferocia. A dire la verità non è stata una prima frazione spumeggiante: sul taccuino resta un tiro di Ibra deviato quasi nella sua porta da Lyanco, un'ottima combinazione granata – l'unica dei primi 45 – Edera-De Silvestri-Berenguer, con lo spagnolo che spreca da posizione molto invitante, un sinistro di precisione di Paquetà che chiama alla deviazione complicata Sirigu, e infine il gol rossonero: Kessie e Castillejo portano via palla a Berenguer con molta decisione (cosa che porterà il Toro a protestare vivacemente con Fabbri), Paquetà lancia Castillejo, cross e l'ormai solito Rebic infila Sirigu. È il 25' e il Toro si sfalda ulteriormente, chiudendo il tempo in bambola pressoché totale, con errori imbarazzanti della linea difensiva. Nel Milan esce di scena Kjaer, infortunato, che viene rilevato da Gabbia (al debutto in campionato) e qui c'è un giallo: Musacchio, che si stava scaldando, non entra per un presunto problema a un polpaccio dell'ultimo secondo. E Pioli non la prende benissimo.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa il Toro si è dato una registrata, non tanto tecnicamente (ancora parecchi gli errori), quanto nello spirito. E ha iniziato a rubare metri al Diavolo, soprattutto nei primi venti minuti, trovando varchi interessanti soprattutto a sinistra. Belotti, un fantasma nei primi 45, ha finalmente iniziato ad andare a prendersi palloni qualche metro più indietro, aprendo spazi e costringendo i rossoneri al fallo. Una discreta reazione rispetto al nulla quasi assoluto del primo tempo, ma non sufficiente a mandare davvero in apnea il Milan. Che per parecchi minuti ha smarrito certezze – un tasto su cui Pioli dovrà ancora lavorare parecchio – ma ha comunque avuto i palloni migliori per raddoppiare: uno con Ibra (piatto destro a pochi centimetri dal palo), due con Castillejo (la prima delle quali colossale) e una con Bonaventura. Longo a metà frazione ha tolto Edera per Zaza, ma il cambio non ha prodotto effetti. Serviva una scossa che non è arrivata, ma è una scossa che occorre a tutta la stagione, che così rischia di precipitare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/02/2020 00:11
 
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SERIE A 2019/2020 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

15/02/2020
Lecce - Spal 2-1
Bologna - Genoa 0-3
Atalanta - Roma 2-1
16/02/2020
Udinese - Verona 0-0
Juventus - Brescia 2-0
Sampdoria - Fiorentina 1-5
Sassuolo - Parma 0-1
Cagliari - Napoli 0-1
Lazio - Inter 2-1
17/02/2020
Milan - Torino 1-0

Classifica
1) Juventus punti 57;
2) Lazio punti 56;
3) Inter punti 54;
4) Atalanta punti 45;
5) Roma punti 39;
6) Verona, Parma e Milan punti 35;
9) Napoli e Bologna punti 33;
11) Cagliari punti 32;
12) Sassuolo punti 29;
13) Fiorentina punti 28;
14) Torino punti 27;
15) Udinese punti 26;
16) Lecce punti 25;
17) Sampdoria punti 23;
18) Genoa punti 22;
19) Brescia punti 16;
20) Spal punti 15.

(gazzetta.it)
18/02/2020 00:11
 
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Insigne-Fabian Ruiz, il Napoli ribalta il Brescia e ora "vede" l'Europa

Buona prova degli azzurri, bravi a reagire dopo il gol di Chancellor.
Con 36 punti Gattuso entra in zona Europa League


Matteo Brega


Il Napoli batte il Brescia 2-1 con i gol di Insigne su rigore e di Ruiz. La squadra di Gattuso dormirà una notte da sesta solitaria, mentre il Brescia (in vantaggio con Chancellor) allunga a 10 le gare consecutive senza vittoria. Il Brescia con la necessità di muovere la classifica, il Napoli con l’esigenza di vincere per continuare la rincorsa all’Europa e coricarsi per una notte da sesti. Diego Lopez conferma le anticipazioni della vigilia e punta sul 4-4-1-1 con Balotelli unica punta sostenuto da Zmrhal. Il Napoli di Gattuso viaggia con il baricentro spostato in avanti visto il 4-3-3: tridente offensivo Mertens-Insigne-Politano.

ILLUSIONE BRESCIA — Dopo un minuto e mezzo Mertens tocca la traversa con un cross impreciso. Il Napoli organizza e crea al 10’ un tiro di Ruiz alto non troppo lontano dalla traversa. Ma al 27’ a passare in vantaggio è il Brescia a sorpresa. Calcio d’angolo di Tonali e Chancellor da solo stacca di testa in terzo tempo e porta in vantaggio la squadra di Lopez. Il primo tempo si chiude con un colpo di testa di Balotelli largo.

RIMONTA NAPOLI — Al 4’ della ripresa la partita cambia subito. Insigne calcia, Mateju la devia di mano, Orsato con il sostegno del Var concede il rigore che lo stesso Insigne realizza al 5’. Tutto in equilibrio nuovamente, con l’onda emotiva che spinge ora il Napoli. E con la colonna sonora di una parte della Nord bresciana che per qualche secondo canta “Lavali col fuoco” e per un periodo più lungo “napoletano Coronavirus”. Al 9’ il Napoli opera il sorpasso con il sinistro a giro di Ruiz. Una meraviglia dello spagnolo che, tutto libero al limite, ha il tempo di mirare e calciare. Ruiz prova con la fotocopiatrice al 14’, questa volta Joronen vola a deviare in angolo. Il Brescia scivola poco alla volta e al 19’ subisce anche il terzo gol, quello di Mertens: la fortuna di Lopez è che il belga parte da una posizione di fuorigioco. Il Brescia a metà ripresa cambia leggermente forma e passa al 4-5-1 con Skrabb a destra e Zmrhal a sinistra. Al 27’ Balotelli avrebbe la palla per pareggiare, ma ci arriva sbilanciato e con la falcata troppo ampia per centrare lo specchio. Al 35’ è ancora Mario a portare il pericolo dalle parti di Ospina con un sinistro dal limite che sfila sul fondo. Finisce così, con il Brescia che infila la seconda sconfitta consecutiva e il Napoli il terzo successo di fila compresa la Coppa Italia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/02/2020 23:34
 
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Miha in emergenza, Palacio lo salva al 91':
è pari tra Bologna e Udinese

Gli emiliani restano in zona Europa, bianconeri ancora tranquilli per quanto riguarda la salvezza


Matteo Dalla Vite


Epperò, con anche un discreto ma insistente caos organizzato là davanti, i mezzi miracoli succedono, nel senso che a un minuto dalla fine un pallone di Tomiyasu calciato di sinistro viene infilato da Palacio quando tutto pareva dire Udinese. Finisce pari, i friulani arrivano solo vicini alla prima vittoria in trasferta nel girone di ritorno non riuscendo quindi ad approfittare di una Sinisa-band ridotta all’osso, con dieci titolari fuori e con anche il portiere di riserva (Da Costa) che ha dovuto prendere il posto di Skorupski, svegliatosi influenzato. Per il Bologna è un puntaccio cercato e sacrosanto; per l’Udinese una bella occasione buttata sulla quale dovrà riflettere: affrontare e non battere una squadra che ha dieci giocatori fuori e tutti potenziali titolari, beh, sarà avventura che rimarrà scolpita nella roccia.

ANCORA OKAKA — Sinisa si è messo in panchina quaranta minuti prima della partita: anche questo è un segnale del suo percorso post trapianto. Ha guardato i Primavera allenarsi a parte e soprattutto i suoi ragazzi… contati, perché Skorupski ha dato forfait la mattina per sindrome influenzale lasciando la squadra in dieci contati più Da Costa (esordio stagionale in A). L’emergenza a casa-Bologna ha rischiato di fare la differenza, mentre dall’altra parte Gotti aveva tutti a disposizione tranne De Maio. L’inizio è bolognese ma Palacio (tiro fuori) e Orsolini (botta debole parata da Musso) non hanno la forza necessaria per rompere definitivamente il muro dell’Udinese, assemblato sul 5-3-2 e con Okaka e Lasagna davanti. I friulani ci provano con De Paul (tiro da fuori area parato da Da Costa) poi c’è un acuto di Skov Olsen (26’, tiro fuori di poco) e alla fine ci riesce Okaka: punizione battuta da De Paul, traiettoria perfetta, Bani e Mbaye non riescono a intervenire e l’ex sampdoriano la infila comoda di testa. Come all’andata. Il Bologna, insomma, si è spento dopo venti minuti di arrembaggio ma il gol preso non ha nulla a che fare con infortuni o emergenza: palla ferma e solite amnesie a difesa schierata per la ventunesima partita di fila in cui prende gol.

RESILIENZA — La ripresa vede soprattutto il Bologna che va vicino alla rete in due occasioni con Orsolini e registra un Mihajlovic alchimista: il tecnico serbo infila prima Baldursson (trequartista classe 2001 islandese al debutto) e poi Juwara cercando risorse e approntando una fase offensiva in cui tutto l’arsenale possibile è in campo, il caos organizzato appunto. Dai e ridai, l’Udinese gestisce la situazione, pensa di aver già tutto in pugno ma non ha fatto i calcoli con la resilienza sinisiana: Jajalo butta una palla e dona la ripartenza al Bologna, Tomiyasu crossa in mezzo e sbuca Palacio, gol dell’1-1 e certificato dal Var per un Bologna che – visto come si era messa – ha fatto mezzo miracolo a differenza di un’Udinese troppo sicura nei momenti in cui non doveva esserlo. Dopo l’occasione col Brescia, Gotti butta via un’altra forte opportunità mentre il Bologna dimostra incessante carattere e adesso se la vedrà contro Lazio e Juventus.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/02/2020 23:11
 
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Juve, ci pensa sempre Ronaldo:
vittoria sofferta contro una bella Spal

Bianconeri sul 2-0 con CR7 e il bel gol di Ramsey, poi il rigore di Petagna accende il finale.
Chiellini in campo dal 1’


Luca Bianchin


Ferrara sarà patrimonio dell’Unesco, ma anche i campioni della Juve non scherzano. Sarri vince 2-1 a casa della Spal e allunga – più 4 sulla Lazio, più 6 sull’Inter – con due azioni costruite dai suoi piedi dolci. Il primo gol si sviluppa in orizzontale: cross di Cuadrado per la solita firma di Ronaldo. Il secondo è un verticale Dybala-Ramsey chiuso con uno scavetto del gallese su Berisha. Due azioni che sarebbero piaciute a tutti i Sarri del mondo, quello che a Napoli viveva di palleggio e quello che oggi cerca una sintesi tra il gioco e i campioni. La Juve non è stata la migliore e ha mostrato difetti noti – ritmo a volte lento, giocatori fermi – ma ha lanciato segnali di fumo. Ramsey, come col Brescia, è arrivato in area come si chiede a una mezzala: per Sarri, è fondamentale. E ancora: Cuadrado è stato prezioso da esterno alto, Dybala da falso 9 ha aiutato la circolazione e fatto la differenza, come mille altre volte. All’inizio della settimana della combo Lione-Inter è decisamente qualcosa, anche perché la difesa nel momento chiave ha concesso poco.

I GOL — L’azione del primo gol è stata bella, quella del secondo… migliore. L’1-0 è arrivato al 39’. Ramsey ha allungato per Cuadrado a destra, Reca si è distratto e a quel punto è stata questione di precisione: il Panita ha crossato al volo – perfetto – e Cionek ha violato il primo comandamento del suo piano-partita, “Non perderai mai di vista Ronaldo”. Cristiano lo ha bruciato, è piombato in area come sa e ha sfondato la porta: 1-0 Juve. Dopo 16 minuti del secondo tempo, ecco il secondo: Dybala, come scritto nel manuale del falso 9, si è allontanato dall’area e ha servito il taglio in area di Ramsey. Tocco sotto e palla in porta. La Spal ha accorciato otto minuti dopo su rigore, quando Missiroli ha anticipato Rugani in area generando un contatto che La Penna ha rivisto al monitor del Var, walkie talkie alla mano (il collegamento audio, evidentemente, non funzionava). Petagna non ha sbagliato.

CRISTIANO E CHIELLINI — Nel sabato di Carnevale, però, a Ferrara c’erano due personaggi più attesi della maschera di Dybala: Ronaldo e Chiellini. CR7 ha centrato il record che tutto il mondo Juve aspettava: ha segnato nella undicesima partita consecutiva, come Batistuta a metà anni Novanta e Quagliarella nella scorsa stagione. Record di Serie A eguagliato. Non solo, a cinque minuti dalla fine ha rischiato di tornare al gol su punizione: destro quasi perfetto sulla traversa. Chiellini invece è tornato dal primo minuto, ha giocato 54 minuti e la Juve, guarda caso, ha preso gol quando lui si è seduto in panchina. All’inizio ha sofferto Petagna, poi ha preso le misure e ora si può dire: contro l’Inter, domenica prossima, è probabile ci sia lui al centro della difesa. Anche il pubblico di Ferrara, quando è uscito, l’ha applaudito.

SPAL BELLA, MA… — La Spal non ha giocato male, affatto. A lungo aggressiva, corta, capace di palleggiare e arrivare più volte in zona Szczesny, soprattutto nel primo tempo. Minuto 3: stop e tiro di Petagna davanti a Chiellini in rodaggio. Minuto 22: tiro di Strefezza da destra controllato in qualche modo – sì, anche con fortuna – da Szczesny. Minuto 41: altro tiro di Petagna. I problemi, come spesso nelle partite “grandi contro piccole”, sono stati la concentrazione e la continuità ad alto livello. I campioni della Juve hanno fatto la differenza e nel secondo tempo la Spal non è quasi mai arrivata in zona 2-2. Per Di Biagio, sabato sera con una statistica inquietante: le ultime 18 squadre arrivate alla 25esima giornata con 15 punti non si sono salvate. Così il Carnevale, anche a Ferrara, non sembra una grande festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/02/2020 23:15
 
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