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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Juve, le mani sullo scudetto:
2-1 alla Lazio, CR7 la manda a +8 sull'Inter

Tutto nella ripresa: rigore di Ronaldo con la Var e poi raddoppio in contropiede, Immobile accorcia dal dischetto


Matteo Pierelli


Il solito, inappagabile Cristiano Ronaldo con una doppietta (30° gol in questo campionato, come Ciro Immobile a segno anche lui) stende la Lazio e spiana definitivamente la strada alla Juve verso il nono scudetto consecutivo. Il titolo può arrivare già giovedì a Udine. I bianconeri devono vincere e sperare che l’Inter non faccia lo stesso con la Fiorentina; oppure pareggiare alla Dacia Arena con l’Inter sconfitta e l’Atalanta non vincitrice sul Bologna: a quel punto allo champagne già in frigorifero da tempo si potrà togliere il tappo.

TUTTO NELLA RIPRESA — È stato il rigore al 50’ a far cambiare il corso a una partita che nel primo tempo era stata equilibrata (un palo per parte). Un penalty concesso per un mani di Bastos in area (segnalato dal Var a Orsato) su tiro dello stesso Cristiano che poi è stato ancora una volta implacabile dal dischetto. A quel punto la Lazio si è disunita e quattro minuti dopo un grave errore di Luiz Felipe da ultimo uomo ha lasciato Dybala involarsi verso la porta: l'argentino ha appoggiato a Ronaldo che ha fatto bis a porta vuota. Un uno-due micidiale firmato da CR7 (per lui anche un palo di testa al 66’) che ha lanciato la Juve a più otto a quattro giornate dalla fine. Ormai Maurizio Sarri intravede il traguardo del primo scudetto da allenatore, dopo un secondo tempo in cui la Juve ha giocato in modo convincente, al netto della solita disattenzione nel finale. Stavolta è stato Bonucci a commettere un grave errore e a stendere Immobile in area, che poi non ha perdonato dal dischetto. Ma ormai era l’83’: troppo tardi per sperare nella rimonta, anche Milinkovic su punizione allo scadere è andato vicino al pari (bravo Szczesny).

LAZIO... IMMOBILE — Sorprese già nel riscaldamento con Gonzalo Higuain - scelto da Sarri titolare - che si fa male e rientra subito negli spogliatoi, lasciando così spazio a Paulo Dybala. Si parte con ritmi blandi per il gran caldo. La Lazio rimaneggiata per le tante assenze cerca di concedere pochi spazi agli avversari, la Juve (con Bentancur regista al posto di Pjanic) punta sulle giocate dei suoi campioni. Il primo pericolo lo creano i bianconeri dopo 10 minuti: palo di testa di Alex Sandro (su assist di De Ligt) a Strakosha battuto. La Lazio risponde con un paio di buone accelerazioni di Anderson sulla sinistra che creano qualche apprensione nella difesa bianconera. Poi è Rabiot (al 35’) a tentare di sfondare a sinistra, ma la sua conclusione dopo una sgroppata pregevole è respinta da Strakosha in angolo. Poco prima della fine del primo tempo arriva il palo di Ciro Immobile con un gran tiro da fuori. La Lazio in pratica si ferma lì. Nella ripresa Ronaldo la spingerà sempre più giù e con un punto nelle ultime cinque partite è impossibile sognare di vincere lo scudetto. A Simone Inzaghi resta comunque un piazzamento Champions (ancora da puntellare ma solo aritmeticamente) di grande valore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/07/2020 00:55
 
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SERIE A 2019/2020 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

18/07/2020
Verona - Atalanta 1-1
Cagliari - Sassuolo 1-1
Milan - Bologna 5-1
19/07/2020
Parma - Sampdoria 2-3
Brescia - Spal 2-1
Fiorentina - Torino 2-0
Genoa - Lecce 2-1
Napoli - Udinese 2-1
Roma - Inter 2-2
20/07/2020
Juventus - Lazio 2-1

Classifica
1) Juventus punti 80;
2) Inter punti 72;
3) Atalanta punti 71;
4) Lazio punti 69;
5) Roma punti 58;
6) Napoli e Milan punti 56;
8) Sassuolo punti 48;
9) Verona punti 45;
10) Bologna punti 43;
11) Cagliari e Fiorentina punti 42;
13) Sampdoria punti 41;
14) Parma punti 40;
15) Torino punti 37;
16) Udinese punti 36;
17) Genoa punti 33;
18) Lecce punti 29;
19) Brescia punti 24;
20) Spal punti 19.

(gazzetta.it)

Spal matematicamente retrocessa in Serie B con 4 turni di anticipo.
21/07/2020 00:59
 
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L'Atalanta vola con Muriel:
l'1-0 al Bologna vale secondo posto e record di punti

Ancora una volta decisivo il colombiano entrando dalla panchina:
Dea a quota 74, superato l’ex primato del 2016-17 (72)


Matteo Dalla Vite


Un colpo feroce, risolutivo, dei suoi: Luis Muriel fa schizzare l’Atalanta al secondo posto mettendola anche sul podio dei record di punti… all-time, quindi 74 e scavalcando il massimo del 2017 (cima-72). Il Bologna gioca e resiste, combatte con dignità ritrovata dopo i cinque gol presi dal Milan ma per la trentesima volta di fila subisce gol. E quando succede questo, il più delle volte ti pieghi. Gasperini, espulso nel primo tempo dopo litigio con Bigon e Mihajlovic, si gode un’Atalanta principessa del campionato che sostanzialmente soffre due volte e tutte per opera dell’ex Barrow, che in una occasione prende la traversa (deviazione di Gollini) e nella seconda spara alto un pallone godibilissimo.

MOSCERINI E BOLOGNA — I giocatori lottano costantemente con sciami di moscerini e le missioni di Gasp sono sostanzialmente tre: continuare a macinare calcio e chilometri proiettandosi piano piano per la gara di Champions contro il Psg, raggiungere il record dei 74 punti (quindi due punti oltre i 72 del 2017) agganciando il secondo posto e piazzare la pietra dei 100 gol in A. Per fare questo, inizialmente Gasperini infila Pasalic al posto di Malinovskyi e per il resto conferma Zapata e il Papu davanti; Mihajlovic, invece, prosegue nei suoi mettendo Svanberg al fianco di Medel e Skov Olsen al posto di Orsolini per far sì che i due abbandonino contro una squadra di spessore le proprie morbidezze assortite. Davanti, poi, Sinisa rimette Palacio e Barrow, mentre Soriano resta sempre l’ago imprescindibile della terra di mezzo. Ed è proprio l’ex Villarreal a fare la prima cosa vera della partita, il tutto – però – dopo una biotta da fuori di Zapata (bloccata da Skorupski) e tre cross feroci atalantini da sinistra e destra: Soriano si accentra dalla zona di sinistra e tuona un tiro che Gollini devia con grande fatica in angolo. Sinisa si sgola, Gasp corregge: per mezz’ora è il Bologna a comandare le operazione, con Svanberg e Soriano che spiccano nella terra di mezzo, e al 20’ Barrow arriva vicino alla porta con una rasoiata dal limite di poco fuori. La reazione dell’Atalanta è un tiro di Zapata stoppato da Denswil e un colpo morbido di Pasalic.

TRAVERSA, LITIGIO E ROSSO — La reazione da show a volume ovviamente alto e udibile, però, è di Gasperini che al minuto 36 (dopo un fallo di Gosens su Skov Olsen) litiga con il ds Bigon (in piedi), volano parole grosse fino a quando Sinisa interviene in difesa del proprio giocatore e Gasperini si accende ancora di più: i due tecnici (che già battibeccavano) litigano (e si sente tutto), arrivano a tre metri l’uno dall’altro a braccio teso; La Penna espelle Gasp dopo frase verso il bolognese (doppio giallo: dice il tecnico dell’Atalanta a rosso squadernato) e ammonisce Mihajlovic. Subito dopo (minuto 39’), Barrow ha una doppia occasione: incoccia la traversa dopo deviazione di Gollini e sul rimbalzo colpisce il pallone che va fuori non di tanto. Morale: scintille e zero gol in un primo tempo in cui l’Atalanta ha creato tanto senza arrivare al senso del calcio.

MURIEL E TRENTESIMA — Appoggiato, da espulso sulla gradinata centrale ma spostato verso sinistra, Gasperini opera il cambio: dentro Muriel e fuori Pasalic; il colombiano azzecca subito il corridoio giusto e, assistito da Gosens, calcia in diagonale ma trova un signor Skorupski. L’occasione successiva è di Barrow su appoggio di Tomiyasu (gol sbagliato al minuto 17) ma basta un cambio campo per vedere il vantaggio dell’Atalanta: Bravo Castagne a difendere un pallone importante, a servirlo a Zapata che lo protegge e lo smista verso Muriel tre metri indietro. Il colombiano, non schermato, la mette in maniera implacabile: vantaggio atalantino e Bologna che prende gol per la trentesima volta di fila. Il resto è Bologna che schiuma gioco ma senza impensierire Gollini e Atalanta che conserva guardando avanti: dal secondo gradino della classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/07/2020 23:36
 
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Il Milan non si ferma più. E ritrova anche Ibra:
sua la doppietta che stende il Sassuolo

Calhanoglu manda due volte in gol lo svedese, per gli emiliani
(in 10 da fine primo tempo per il rosso a Bourabia) rigore di Caputo



Non si ferma la corsa del Milan. I rossoneri vincono 2-1 sul campo del Sassuolo e si confermano la squadra migliore del momento, con 5 successi e un pari nelle ultime sei partite. Al Mapei Stadium torna in copertina Zlatan Ibrahimovic, che firma la doppietta decisiva inframmezzata dal rigore di Caputo. Successo meritato per il Milan, bravo a capitalizzare le occasioni e a sfruttare al meglio gli episodi. Il più rilevante di questi è la più che ingenua espulsione di Bourabia, che già ammonito entra male su Rebic nel recupero del primo tempo. Qui i piani di De Zerbi, che si era tenuto Boga e Djuricic per la ripresa, vanno a farsi benedire. Infatti i rossoneri non concedono quasi nulla e vanno più volte a sfiorare il tris.

ASSE DECISIVO — Il Sassuolo parte frizzante, con le iniziative di Berardi a compensare la leggerezza di Haraslin e Raspadori, interessanti ma ancora molto sotto ai livelli di Boga e Djuricic. Peluso sbaglia in disimpegno, Calha crossa e Ibra di testa la sblocca mentre Muldur lo guarda. Il mani del turco provoca il rigore del pari di Caputo, assegnato con la Var. Ma l’asse turco-svedese riporta avanti il Milan. Raspadori perde palla e il Milan in pochi secondi va a segnare, con Calhanoglu a smarcare Zlatan. La ripresa scorre senza grandi sussulti: un eccezionale Locatelli tiene in partita De Zerbi, ma il Milan, nonostante gli infortuni nel primo tempo di Conti (ginocchio) e Romagnoli (polpaccio) lascia disoccupato Donnarumma. E la corsa di Pioli, premiata dal rinnovo, può continuare.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/07/2020 00:14
 
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La salvezza del Parma è di rigore:
resa del Napoli sotto i colpi di Kulusevski

Tre penalty decidono un match non esaltante.
A segno Caprari, Insigne e Kulusevski. Ritmi bassi degli azzurri che hanno una Champions da onorare


Maurizio Nicita


Allo scoccare dell’ora di gioco, nel silenzio del Tardini riecheggia l’urlo di Rino Gattuso: “Siamo fermi! Siamo fermi!”. È la sintesi di una gara che Parma e Napoli giocano al piccolo trotto. E se gli emiliani stanno cercando di chiudere dignitosamente, gli azzurri devono prepararsi a Barcellona e fra ritmi troppo bassi e tanti errori in disimpegno c’è poco da essere ottimisti. Certo, la stanchezza, il caldo-umido. D’accordo, ma non è che le condizioni climatiche possano migliorare da qui all’8 agosto. Il Parma diventa la bestia nera del Napoli, battuto sempre 2-1. Seconda sconfitta per Gattuso dalla ripresa e campanello d’allarme che continua a suonare, da Bologna a Parma: così contro il Barcellona non c’è speranza.

ASSETTI — Squadre a specchio con il 4-3-3. D’Aversa rinuncia a Kulusevski e Gervinho in avvio e presenta un tridente con Siligardi-Caprari-Karamoh. Gattuso rilancia Maksimovic e Allan titolari e schiera Lozano falso nueve.

LE TRIANGOLAZIONI AZZURRE — Si parte a ritmo blando e la prima occasione la crea il Napoli sempre abile nelle triangolazioni strette, con un solo tocco. E così Insigne “usa” Allan come sponda e il brasiliano gli ridà palla in area, Politano taglia sul primo palo e il capitano gliela mette nel vertice dell’area piccola, ma la girata di destro del mancino non è perentoria e il portiere Sepe riesce a respingere in qualche modo. Il pallino del gioco lo tiene la squadra azzurra ma col Parma che resta molto basso, Lozano non ha profondità e diventa marcabilissimo e mentre Gattuso urla di dare ampiezza alla manovra, gli azzurri tendono troppo ad accentrarsi e faticano ad arrivare al tiro. Ci prova solo Fabian, ma da buona posizione rimane col corpo sbilanciato indietro e tira alto.

ERRORI E RIGORI — Funziona meno bene Allan da mezzala sinistra, e il brasiliano pressato inventa un assurdo passaggio indietro che diventa assist per Karamoh, che non riesce a trovare l’attimo per tirare e appoggia dietro per Siligardi: il suo sinistro viene salvato sulla linea di testa da Di Lorenzo. Il Napoli continua a macinare uno sterile possesso palla, Politano e Lozano si scambiano anche le posizioni, ma l’azione è troppo lenta per riuscire a smarcare qualcuno nelle fitte maglie difensive parmigiane. E quando meno te l’aspetti ecco l’infortunio di Mario Rui che, pur frenando, incrocia in area le gambe di Grassi, un ex: rigore, perfettamente realizzato da Caprari al tramonto del primo tempo.

GRASSI: DA UN RIGORE ALL'ALTRO — A inizio ripresa, Grassi commette l’ingenuità di andare a contrastare un tiro di Fabian col braccio un po’ largo, nella dinamica dell’azione l’arbitro Giua fischia una punizione dal limite, ma richiamato dal Var si rende conto che il tocco è appena in area. La realizzazione di Insigne dal dischetto è impeccabile. Nella girandola di cambi da segnalare che D’Aversa cambia tutto l’attacco, inserendo Kulusevski, Inglese e Gervinho. Mentre Gattuso schiera Callejon come falso nueve. Il Napoli accelera il giro palla. Poi ancora un incrocio di gambe, abilmente creato da Kulusevski con Koulibaly e lo stesso svedese freddo a spiazzare Meret dal dischetto. Finale tutto del Napoli, che da una triangolazione Zielinski-Insigne mette Younes in grado di calciare un rigore in movimento, che il tedesco spreca malamente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/07/2020 23:33
 
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L'Inter si è arresa: 0-0 con la Fiorentina.
E la Juve può festeggiare lo scudetto già domani

Nerazzurri fermati due volte dal palo.
Ai bianconeri basterà vincere a Udine per laurearsi Campioni d'Italia per la nona volta consecutiva


Fabio Russo


L'Inter si è già arresa. Il secondo pareggio consecutivo dei nerazzurri (0-0 in casa con la Fiorentina, dopo il 2-2 di Roma) consegna nelle mani della Juventus il primo match ball scudetto: ai bianconeri basterà vincere stasera a Udine (alle 19.30) per laurearsi Campioni d'Italia per la nona volta consecutiva. La squadra di Conte, che parte forte e cala alla distanza, viene fermata due volte dal palo e, di conseguenza, da un destino che, a parte qualche rigurgito di speranza poco meno di una settimana fa, sembrava ineluttabile dall'8 marzo, giorno della sconfitta nello scontro diretto dell'Allianz Stadium. Solo che adesso i nerazzurri vedono sfuggirsi anche il secondo posto, a vantaggio dell'Atalanta, che guida la volata con un punto di vantaggio.

TURNOVER, MA NON TROPPO — Rispetto alla partita di domenica a Roma, Conte ne cambia 4: D'Ambrosio e Godin prendono il posto di Skriniar e Bastoni, Eriksen e Lukaku sostituiscono Brozovic e Lautaro Martinez. Un cambio in più, invece, per Iachini, che sorprende lasciando Chiesa in panchina (al suo posto Venuti) e varia altri tre quinti del centrocampo: rispetto alla gara interna contro il Torino, fuori Ghezzal, Pulgar e Lirola, dentro Duncan, Badelj e Dalbert. Una modifica pure davanti, con Cutrone che si riprende la maglia da titolare ai danni di Kouamé.

PORTA STREGATA — Sotto il diluvio, l'avvio dei nerazzurri è di grande ritmo, grazie al pressing alto di Barella e Gagliardini e ai lampi di Eriksen, mobile su tutto il fronte della trequarti. Così, nei primi 10 minuti, l'Inter costruisce due palle gol. Prima, al 5', Terracciano si supera due volte, sia sul flipper impazzito generato dalla deviazione di due suoi compagni di squadra, sia su Lukaku da pochi passi. Poco dopo, al 10' il portiere viola si ripete sulla conclusione velenosa di Barella dal limite. Quando il numero uno della Fiorentina non può nulla, è il palo a salvarlo: succede al 18', sull'asse Eriksen-Lukaku, con il colpo di testa da centro area del belga che finisce sul legno. A metà della prima frazione, Conte perde De Vrij, che appoggia male il ginocchio sinistro, riatterrando da uno stacco di testa: dentro Ranocchia. I ritmi si abbassano e, nell'unica altra occasione del primo tempo, è ancora Terracciano a risultare decisivo: servito da Young, stavolta Lukaku, da pochi metri, gli calcia addosso. Qui, però, è più un gol sbagliato che un miracolo del portiere.

INTER-MITTENTE — Nella ripresa, i nerazzurri partono ancora all'arrembaggio ed è di nuovo il palo a salvare Terracciano: sulla conclusione da fuori di Sanchez (bella combinazione con Lukaku) il portiere viola mette le mani "molli", ma tanto basta per deviare la conclusione sul legno. Conte ci prova con Lautaro Martinez e Moses per Sanchez e Candreva, ma poco cambia. Le energie scarseggiano e crescono i viola: prima, al 57', Castrovilli spreca una ripartenza, calciando un rigore in movimento tra le braccia di Handanovic; poi, al 79', il capitano nerazzurro si supera ed è fenomenale nel murare la conclusione di Lirola da due passi, al termine di un bello scambio con il neoentrato Chiesa. I nerazzurri evitano una beffa immeritata, ma questo 0-0 si aggiunge alla sagra dei rimpianti per un destino che era scritto da tempo, ma che i quattro pareggi e la sconfitta (col Bologna) dopo il lockdown hanno rapidamente accelerato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/07/2020 00:03
 
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Lapadula condanna il Brescia alla B.
Ma per il Lecce la salvezza resta difficile

I giallorossi a segno anche con Saponara però il Genoa vince il derby
e la distanza resta invariata (-4 a tre giornate dalla fine).
Per il club di Cellino amara retrocessione nonostante la rete di Dessena


Matteo Nava


Un super Lapadula e un provvidenziale Saponara mantengono accese le speranze del Lecce, mentre il Brescia cade 3-1 e saluta la Serie A dopo una gara giocata con davvero poca convinzione. Sono queste le conseguenze della sfida salvezza del Via del Mare, indirizzata già a metà primo tempo dal doppio vantaggio giallorosso e messa in dubbio solamente per una manciata di minuti nella ripresa sulla scia del gol di Dessena. A fine partita mesto rientro negli spogliatoi di Torregrossa e compagni, il Brescia è retrocesso aritmeticamente in B ma nemmeno i salentini possono festeggiare granché, il Genoa vince il derby e il -4 in classifica resta inalterato.

CHE LAPADULA! — I primissimi istanti di gara al Via del Mare vedono però un Brescia volenteroso di giocarsi le ultime carte per quella che sarebbe una clamorosa salvezza, anche se ben presto sono i padroni di casa a prendere in mano le redini del gioco, spingendo per il vantaggio. Il primo squillo è una bella azione corale che però Mancosu non riesce a finalizzare pericolosamente, mentre il vantaggio lo firma Lapadula al 22’. Punizione di Falco dalla sinistra e incornata vincente dell’attaccante, bravo a eludere la marcatura del giovane Papetti per l’1-0. La reazione è repentina su un’indecisione di Paz, ma Gabriel respinge la botta sul primo palo di Zmrhal. Alla mezz’ora poi, con un orecchio al derby della Lanterna, una bellissima giocata di Barak crea un break dalla sinistra e sugli sviluppi dello stesso Lapadula raccoglie una respinta corta di Joronen e ribatte in rete per la doppietta (9 gol in campionato, record per lui). La squadra di Lopez accusa il colpo e non riesce a essere davvero pericolosa fino all’intervallo.

NON FA FESTA NESSUNO... — In avvio di ripresa è un gigantesco rischio di Gabriel a risvegliare un Brescia che sembrava rassegnato: cross a campanile di Tonali, il portiere brasiliano va in presa alta ma si fa scivolare il pallone dai guantoni, recuperandolo solamente sulla riga tra il panico dei giocatori giallorossi. Gli ospiti quindi si ridestano, alzando il baricentro e sfruttando i cambi conservativi di Liverani (fuori Lapadula e Falco). Al 64’ è Dessena ad accorciare le distanze con una rete in mischia sugli sviluppi di corner: Gabriel la tocca con la punta delle dita ma non è abbastanza. Il Lecce a questo punto fatica a reagire, ma Saponara si prende tutti i meriti del caso e inverte di nuovo l’inerzia del match: contropiede di Tachtsidis, bravo a servire il fantasista per la rete del 3-1. Con le notizie della vittoria del Genoa al Ferraris si rabbuia però il futuro dei giallorossi che rimangono a -4, mentre il Brescia vede spegnersi le possibilità di salvezza: la squadra di Lopez torna infatti in Serie B un anno dopo la promozione in A.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/07/2020 00:07
 
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La Spal non c'è più, la Roma ne fa 6 in scioltezza.
Zaniolo torna e fa un gran gol

A segno Kalinic, Cerri, Carles Perez, Kolarov, due volte Bruno Peres e la giovane stella


Chiara Zucchelli


Prima il meraviglioso gol che chiude la partita, poi l’abbraccio con Mancini. Da una discussione con il difensore era nata tutta la polemica e la settimana difficile di Nicolò Zaniolo, da un abbraccio con lui il numero 22 della Roma chiude i conti. Con le voci, con il broncio e con la Spal, visto che la sua rete è la sesta di una partita che alla Roma di Fonseca serve a centrare tutti gli obiettivi della serata. Portare a casa i tre punti possibilmente senza soffrire, e tenere a distanza il Milan in chiave quinto posto: missione compiuta. La squadra di Fonseca batte 6-1 la Spal a Ferrara, chiudendo la partita nella ripresa, dopo che nel primo tempo i ragazzi di Di Biagio (già retrocessi), avevano comunque provato a vendere cara la pelle. Per la Roma in gol Kalinic, Carles Perez, Kolarov, Bruno Peres (doppietta) e Zaniolo, per la Spal gol (bellissimo) di Cerri, autore del momentaneo 1-1.

ORGOGLIO SPAL — La migliore notizia della serata, per la Roma, è il quinto risultato utile consecutivo: quattro vittorie e un pari (con l’Inter) per i giallorossi che, sfumata la Champions, sanno che la lotta con il Milan per l’Europa League non è ancora terminata, visto che i rossoneri sono a meno due. Intanto, però, portano a casa un altro prezioso successo. E lo fanno con una squadra con qualche cambio rispetto all’Inter: nei giallorossi ci sono Kalinic, Cristante e Carles Perez al posto di Dzeko, Veretout e Mkhitaryan, mentre nella Spal sono in panchina Petagna e Missiroli, con Cerri confermato e i rientri di Valdifiori e Murgia. Il copione è chiaro: la Roma attacca, la Spal si difende e prova a ripartire. E si fa pericolosa un paio di volte quando Pau Lopez esce male, mettendo in difficoltà la sua retroguardia. Dopo 6’ la Spal deve fare a meno di Sala - infortunio al tendine d’Achille - e al 10’ la Roma passa in vantaggio con Kalinic che ribatte in rete una respinta di Letica su girata di Pellegrini. La Var fa aspettare un paio di minuti per sospetto fuorigioco proprio del capitano della Roma, ma il gol è convalidato. Al 23’ la Spal pareggia con Cerri: assist di Valdifiori dalla trequarti, splendido terzo tempo dell’attaccante che salta più in alto di Kolarov e batte Pau Lopez. La Roma passa ancora al 38’ quando Carles Perez entra in area e di collo pieno batte Letica sul secondo palo. Un gol splendido, quello dell’ex Barça arrivato a gennaio, il primo in campionato. Con la sua rete sono sei i marcatori della Roma nati dal 1996 in avanti, come nessun’altra squadra.

EUROGOL — Nella ripresa Fonseca sposta Peres a sinistra al posto di Spinazzola con l’inserimento di Zappacosta e la Roma dopo neppure 2’ va sul 3-1: Kolarov si fa perdonare l’errore su Cerri e tira un missile dalla distanza. Letica non interviene malissimo e il serbo festeggia. Al 51’ la Roma cala il poker con Bruno Peres (diciassettesimo marcatore stagionale) che, con un diagonale preciso, approfitta di una discesa sulla fascia di Zappacosta e di un passaggio da centro area di Kalinic. Dopo 20’ nella girandola di cambi Fonseca mette dentro Zaniolo, che poco dopo sfiora il gol di sinistro. La Spal prova a farsi vedere con Petagna (salvataggio sulla linea di Smalling), ma è un fuoco di paglia. La Roma controlla agevolmente, chiude i conti con un eurogol all’Incrocio ancora di Bruno Peres, e poi con la meraviglia di Zaniolo che parte da centrocampo, salta tre avversari e di sinistro chiude i conti. Con la Spal, con Mancini, e forse anche con se stesso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Borini spaventa il Toro, poi rimedia Zaza: col Verona finisce 1-1



I veneti vanno in vantaggio dal dischetto, poi l'attaccante granata pareggia con un gran colpo di testa
e nel recupero traversa di Belotti: il vantaggio sul Lecce scende a 6 punti.
De Silvestri infortunato a una spalla


Roberto Pelucchi

Un guizzo da grande attaccante di Zaza permette al Torino di rimontare un bel Verona, passato in vantaggio a inizio ripresa con Borini su rigore. I granata, però, rinviano il discorso salvezza: il vantaggio sul Lecce, vittorioso sul Brescia, è di 6 punti. Ancora tanti, ma non abbastanza per permettere ai granata di allentare la tensione. E anche il Genoa s'avvicina. Domenica il Torino dovrà chiudere i conti battendo la Spal a Ferrara.

LE MOSSE — Lukic squalificato, out Izzo: Longo in avanti piazza Verdi alle spalle della coppia Zaza-Belotti. Juric, fresco di rinnovo del contratto fino al 2023, non ha Amrabat (squalificato) e sistema Salcedo al centro dell'attacco, sorretto da Verre a destra e Borini a sinistra.

MEGLIO L'HELLAS — Passano pochi minuti e Longo è già nei guai: dopo un contrasto, De Silvestri cade pesantemente sulla spalla destra. Il giocatore granata resiste alcuni minuti al dolore, ma poi si arrende e viene portato in ospedale per accertamenti. Il suo posto in campo è preso da Aina. Il match resta equilibrato per un quarto d'ora, ma si vede subito che l'Hellas ha qualcosa in più. Infatti, con il passare dei minuti, la squadra di Juric comincia anche a produrre occasioni da rete. La prima al 18', quando un tiro di Verre viene smorzato da Bremer e Sirigu si ritrova la palla tra le gambe. Lyanco ferma un ottimo attacco in velocità di Borini (angolo). I granata faticano a innescare gli attaccanti e quando lo fanno la scelta delle giocate è quasi sempre sbagliata (ahi ahi, Zaza). Alla mezz'ora Belotti va giù in area: le immagini rallentate mostrano le mani di Rrahmani sulla schiena del capitano granata, ma per l'arbitro non c'è stata spinta, soltanto un leggero tocco, e fa proseguire (niente Var). La catena di sinistra del Verona (Lazovic-Borini) sforna eccellenti accelerazioni e Lyanco va spesso in difficoltà. Nel finale tiro al volo di Salcedo e salvataggio di Nkoulou, poi altra destro di Lazovic di poco a lato. I granata, dal canto loro, non sfruttano un paio di punizioni. Il tempo si chiude senza gol, ma con il Verona soddisfatto.

RIGORE GIUSTO — La partita prende una brutta piega per il Toro dopo dieci minuti della ripresa, quando una prepotente accelerazione dell'infaticabile Borini a sinistra viene fermata in piena area da Nkoulou con il gomito. L'arbitro Valeri inizialmente dà angolo per l'Hellas, ma dopo aver rivisto l'azione al monitor non può non dare il rigore al Verona, trasformato dallo stesso Borini. Il Torino, a questo punto, diventa nervoso e in rapida successione vengono ammoniti Zaza per un fallo e Verdi per proteste. Le azioni d'attacco sono sempre pasticciate, mai limpide. Longo toglie Lyanco e mette Berenguer, passando al 4-2-4. Benefici immediati, perché su un cross perfetto di Ansaldi, Zaza si butta di testa da grandissimo attaccante e pareggia la partita (67'). La partita si fa più equilibrata, anzi, l'Hellas sembra accusare il colpo e il Toro è più intraprendente. Belotti ha un'occasione d'oro, ma Silvestri si salva alzando la palla sopra la traversa. Subito dopo altra occasione per il capitano, per un Toro trasformato dopo il gol del pareggio. Nel recupero traversa piena di Belotti, di testa, e il Verona tiene il punto coi denti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/07/2020 00:16
 
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Lerager accende la Lanterna:
il derby di Genova è rossoblù dopo 4 anni

Un destro del danese regala il preziosissimo 2-1 al Genoa sulla Samp.
Gabbiadini aveva risposto al rigore di Criscito.
La squadra di Nicola resta a +4 sul Lecce terzultimo


Stefano Cantalupi


Arriva dalla Danimarca l'uomo che accende la Lanterna: un destro di Lukas Lerager vale la rete del 2-1 in casa della Samp, regala al Genoa il derby dopo quattro anni ed è una poderosa boccata d'ossigeno nella lotta salvezza, perché il Lecce resta terzultimo a -4. Esulta Nicola, mentre Ranieri perde il suo primo derby in Italia.

CRISCITO E GABBIADINI — Piove al Ferraris sul derby numero 120, ma la tensione non si raffredda minimamente. Il Genoa ha l'acqua alla gola nonostante l'ultima vittoria sul Lecce, la Samp è già salva, ma la supremazia cittadina non sente ragioni di classifica. Nicola, per scardinare la doppia linea difensiva strettissima di Ranieri, abbina la potenza fisica di Pinamonti alla tecnica di Pandev, e al 22' raccoglie i frutti: il macedone anticipa Colley in area e conquista un rigore che Criscito scaraventa sotto la traversa. È il premio per l'avvio di gara convinto dei rossoblù, ma i tifosi del Grifone si possono godere l'1-0 solo per una decina di minuti. Al 32' li gela Gabbiadini, appena tornato in campo dopo un colpo al ginocchio sinistro: un tiro di Linetty rimpallato lo favorisce e Manolo punisce, incrociando col destro. Si va al riposo sull'1-1, non prima però di un episodio da Var significativo: Romero contrasta l'uscita di Audero, Lerager mette dentro, ma un fuorigioco dell'argentino chiude ogni dibattito sull'eventuale carica sul portiere. Rete annullata.

LA VENDETTA DI LERAGER — Gli andrà meglio nel secondo tempo, a venti minuti dal 90'. Stranezze dei derby, perché la ripresa aveva visto fin lì la Samp all'attacco, in pressione quasi costante, ancora più pericolosa dopo l'ingresso di Quagliarella. E invece un recupero palla di pura voglia di Jagiello beffa Berezynski e consegna il pallone a Lerager al limite dell'area: destro secco, Audero in ritardo e gol del 2-1, con tanto di esultanza polemica all'indirizzo degli uomini al Var. Nicola accarezza l'impresa nel suo primo derby d'allenatore, soffre a bordo campo telecomandando la resistenza ed esplode al fischio finale di Guida: successo pesantissimo, merito anche di Perin che nel finale silenzia l'ultimo squillo blucerchiato, bloccando un destro di Ramirez.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/07/2020 00:21
 
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