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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Festival dei rigori: vince la Samp e sono tre punti d'oro!
Lecce, si fa dura

Successo fondamentale per la squadra di Ranieri che va a
+4 sui salentini in netto affanno con cinque sconfitte di fila.
Di Mancosu il penalty del momentaneo 1-1



Dopo tre sconfitte di fila, tutte per 2-1, la Sampdoria torna a respirare. E lo fa contro una diretta concorrente per la salvezza, il Lecce, battuto in trasferta con lo stesso risultato dei tre k.o.: è stata una serata con tre rigori, tutti trasformati. Le temperature sono elevate, al Via del Mare, non solo per il caldo ma anche per la pericolosa posizione in classifica delle due squadre. Si vede un discreto calcio sin dall’inizio, comunque, con giocate interessanti anche se il gol non arriva. Al 7’ e al 10’ due occasioni di Meccariello e Bonazzoli scaldano ancor di più la serata, ma è proprio la punta blucerchiata al 16’ a rischiare grosso. In uno scontro con Donati scalcia l’avversario in maniera apparsa subito volontaria, anche dopo vari replay. Potrebbe essere espulsione ma l’arbitro Rocchi neppure va alla Var e decide così di proseguire senza nemmeno un cartellino giallo. C’è tanto equilibrio, anche perché le difese sono attente. Ma un errore del leccese Tachtsidis, al 39’, che sgambetta Jankto appena dentro l’area, provoca il rigore che Ramirez trasforma non senza difficoltà visto che Gabriel aveva intuito la traiettoria.

MANCOSU IN DOPPIA CIFRA — Nella ripresa, il pari dei salentini (con Liverani che inserisce Babacar) arriva dopo appena 5’, ed è ancora un rigore a rendere viva la serata: il numero 18 commette un’entrata scomposta sul 18, ossia Thorsby su Saponara. Dal dischetto il capitano Mancosu è freddissimo e sigla l’1-1 trovando il decimo sigillo stagionale (sette rigori). Finito qui? No, c’è spazio per un altro rigore al 75’ con Paz che sgambetta Depaoli: fallo netto. Ramirez bissa la trasformazione del primo tempo che vale il 2-1 finale e qualche giorno di serenità dopo la ripresa del campionato piena di amarezze per Ranieri. Per Liverani invece la strada salvezza è sempre più in salita.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/07/2020 00:33
 
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Un autogol al 94' salva il Milan in casa della Spal: finisce 2-2



Valoti e Floccari portano gli emiliani sul 2-0, poi D'Alessandro si fa espellere,
Leao accorcia e una sfortunata autorete pareggia il conto


Marco Fallisi

Ferrara, per il Milan dei tempi recenti, è terra di rimpianti europei: un anno fa Gattuso colse la vittoria più amara della sua gestione, finendo fuori dalla Champions per un punto all’ultima giornata. Questa sera Pioli ha rischiato di peggio, ma un regalo di Vicari nel recupero ha rimesso i suoi ragazzi sul binario giusto per la corsa all’Europa: non il più veloce certo, ma comunque positivo. Da 0-2 a 2-2 con la Spal e settimo posto ancora nelle mani dei rossoneri, ora a +1 sul Verona. Di Biagio resiste in dieci contro undici per più di metà gara ma uno dei suoi lo beffa sul più bello: la fame che chiedeva si è materializzata nella serata più complicata, ma la botta è durissima.

DOPPIO COLPO — Il Milan parte forte, manovra e costruisce, arriva spesso dalle parti di Letica, ma manca di cattiveria al momento della conclusione. Quando inquadra lo specchio, poi, il portiere dei ferraresi ci arriva sempre (vedi bella parata su un piatto destro altrettanto bello di Calhanoglu). Il cinismo e il tempismo, per una volta, abitano dall’altra parte del campo, e la Spal passa praticamente alla prima occasione: minuto 13, mischia in area rossonera, la palla schizza in mezzo a un concerto di gambe in cui i giocatori del Milan restano imbambolati e Valoti trova il varco giusto per infilare Donnarumma. I pioliani riprendono con convinzione – anche se perdono Castillejo per infortunio, dentro Saelemaekers fresco di riscatto dall’Anderlecht – e sfiorano il pari con Paquetà di testa, ma è ancora la Spal a colpire, e stavolta nella maniera più spettacolare possibile: alla mezzora Floccari pesca una perla dai trenta metri che scollina oltre Donnarumma, fuori dai pali, 2-0. Potrebbe essere il colpo del k.o. ma il Milan resta vivo: Calha trova l’illusione dell’1-2 ma la Var annulla per fuorigioco di Rebic. E ancora il monitor aiuta Mariani poco dopo (e potenzialmente il Milan a tornare in partita): D’Alessandro entra durissimo su Hernandez e l’arbitro corregge il giallo iniziale in rosso dopo la review.

RIECCO IBRA — Pioli si ripresenta dall’intervallo con un Milan più offensivo: fuori Calabria e dentro Leao, con i rossoneri che si ridisegnano su un 4-3-1-2 in cui Saelemaekers è il terzino destro super offensivo e Calhanoglu fa il “10” alle spalle di Rebic e del portoghese. Proprio Leao porta freschezza e imprevedibilità, ma a mancare è la solita freddezza di Rebic al tiro: al 64’ il croato lascia il posto a Ibra, tornato in campo a 4 mesi dall’ultima volta. Lo svedese si batte e spaventa Letica al 70’, saltando più in alto di tutti su un cross di Saelemaekers ma senza inquadrare lo specchio, lavora per i compagni (bella sponda per Paquetà che al volo manda alto), svaria allargandosi a sinistra ma il Milan sfonda con Leao, bravo a raccogliere un pallone in mezzo di Laxalt (entrato a metà ripresa per Theo): Rafa c’è ma soprattutto c’è Vicari, che confeziona il 2-2 nel recupero con un autogol da incubo. Ora la volata del Milan per l’Europa passerà dalla via dello scudetto, contro Lazio e poi Juve: per raccogliere punti servirà una fame da Spal e una faccia alla Ibra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/07/2020 00:38
 
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Zampata del Verona per l'Europa League: 3-2 al Parma in rimonta



Vantaggio emiliano con Kulusevski, poi pari di Di Carmine e reti di Zaccagni, Gagliolo e Pessina


Alla fine è il Verona ad esultare. Al Bentegodi vince 3-2 nello "spareggio" contro il Parma con cui condivideva l'ottavo posto in classifica e si avvicina al Milan che pareggia con la Spal: 43 punti contro 42, quelli che bastano per poter smettere di parlare di salvezza e iniziare senza troppo imbarazzo a nominare l'Europa. Dopo la lunga sosta Covid la squadra di Juric (stavolta squalificato) era apparsa meno incisiva, ma stasera, grazie soprattutto a un grande secondo tempo, è tornata a esprimere grinta e gioco.

AVVIO FATICOSO PER I GIALLOBLÙ — Erano stati gli emiliani ad entrare meglio in partita: spaventano dopo nemmeno due minuti Silvestri con un tiro dalla distanza di Gagliolo e al 14' trovano il vantaggio con Kulusevski, che salta tre uomini e infila alla perfezione il suo sinistro. Il Verona arranca, impiega 40 minuti a rendersi per la prima volta pericolosa dalle parti di Sepe, con Rrahmani che di testa spedisce sulla traversa. Un'improvvisa scarica di adrenalina che fa bene. I gialloblù continuano ad attaccare e al 46' Di Carmine subisce in area il fallo di Bruno Alves: Valeri non ha dubbi e assegna il rigore che lo stesso Di Carmine trasforma.

LOTTA DURA PER IL SETTIMO POSTO — Si torna dagli spogliatoi con una motivazione in più, visto che il Milan è sotto di due reti con la Spal (ma poi pareggerà). Il Verona manda in campo tre giocatori freschi, tra cui Zaccagni al posto di Di Carmine. Ed è proprio lui al 54' a portare i suoi in vantaggio con un destro dal limite. Dura poco. La posta in palio è troppo alta e il Parma non molla: al 64' Gagliolo trova il pari sulla respinta corta di Silvestri. La partita diventa vivacissima, con continui capovolgimenti di fronte e occasioni da una parte e dall'altra (Verre, Kulusevski). A decidere è la rete di Pessina, liberato alla perfezione da Verre, a decidere il match e portare il Verona a un passo dall'Europa.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/07/2020 00:43
 
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Atalanta sempre più da Champions:
2-0 al Napoli e settima vittoria di fila

Quarto posto blindato per i nerazzurri che vanno a segno con Pasalic e Gosens:
agli azzurri non basta un buon primo tempo


Francesco Fontana


L’Atalanta mette la firma sulla Champions League, il Napoli la saluta (ormai) definitivamente. A Bergamo decidono i gol di Pasalic e Gosens al 2’ e all’11’ del secondo tempo, che permettono alla Dea di salire a quota 60 punti, restando quarta a -4 dall’Inter (senza dimenticare gli 82 gol segnati, quota pazzesca). Gli azzurri, invece, restano a 45 perdendo la chance di mettere pressione alla Roma (impegnato alle 21.45 con l’Udinese).


COSÌ IL GASP E GATTUSO — Tutto confermato in casa Atalanta, con Gasperini che conferma l’undici ipotizzato alla vigilia: gli unici due ballottaggi sono vinti da Castagne e Pasalic, Hateboer e Ilicic vanno in panchina. In difesa, davanti a Gollini, spazio per Toloi, Caldara e Djimsiti (Palomino, recuperato stamattina, va in panchina). A centrocampo anche De Roon, Freuler e Gosens, davanti – oltre a Pasalic – Gomez e Zapata. Dall’altra parte, dopo il turnover contro la Spal, Gattuso punto sul miglior 4-3-3 possibile: Ospina in porta, difesa con Di Lorenzo, Maksimovic, Koulibaly e Mario Rui. Mediana con Zielinski, Demme e Fabian Ruiz. In attacco, tridente “leggero” con Politano e Insigne larghi e Mertens al centro. Arbitra Doveri di Volterra.

“TRANQUILLI” I PRIMI 45’ — Primi minuti equilibrati, al 9’ primo tentativo del Napoli, con Mertens dalla distanza: collo esterno, palla fuori. Gli azzurri partono e al 14’ ci prova Koulibaly, ma il suo colpo di testa su cross di Politano finisce alto. Il primo squillo dell’Atalanta arriva 2’ dopo: mancino del Papu dai 25 metri, Ospina devia in corner. Il portiere colombiano è bravo anche al 24’, ancora su Gomez. Punizione dalla sinistra, l’ex Arsenal si distende con la manona: bella parata e scontro (doloroso) con il compagno Maksimovic, che costringe Gattuso al cambio. Dentro Meret dopo circa 5’ di cure. Dal 30’ non succede nulla di particolare, i due portieri non corrono rischi (per Gollini solo una bella uscita di testa): 4’ di recupero e tutti negli spogliatoi sullo 0-0 con un Napoli – possesso e palleggio alla mano – più brillante.


DOPPIO COLPO DELLA DEA — La ripresa riparte senza altre sostituzioni, ma con il vantaggio di Pasalic: al 2’ cross da destra di Gomez, un “cioccolatino” per il croato che, solissimo all’interno dell’area, segna il primo gol da atalantino al 100% (fresco il riscatto dal Chelsea per 15 milioni). Atalanta che non solo va avanti, ma raddoppia. Il 2-0 arriva all’11’: azione coraggiosa di Toloi, che sbagliando un tiro serve involontariamente Gosens, freddo e preciso a battere Meret con un mancino basso, potente e preciso. Il match è sempre più nerazzurro, il Napoli non riesce a riaprirlo (pericoloso Fabian Ruiz con un sinistro dalla distanza, annullato un gol al Milik per fuorigioco): la Dea, quindi, continua a volare e centra la settima vittoria consecutiva in Serie A. Per il Napoli, invece, uno stop pesante dopo cinque successi di fila che, probabilmente, lo costringe a salutare definitivamente la Champions League. Roba, sempre di più, da Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/07/2020 00:49
 
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Udinese, colpo salvezza: la Roma crolla e dice addio alla Champions

I giallorossi vanno subito sotto e restano in 10 per l'espulsione di Perotti:
per i friulani reti di Lasagna e Nestorovski


Andrea Pugliese


Il buio in fondo al tunnel. Per la Roma è ancora notte fonda, con Fonseca che sbaglia un po' tutto già dall'inizio (ad iniziare dall'esclusione di Dzeko in una partita da vincere a tutti i costi) e i giallorossi che sembrano aver ormai staccato mentalmente. Così arriva la settima sconfitta in 12 partite di campionato giocate nel 2020, mentre l'Udinese trova punti vitali per la corsa salvezza. Lasagna è una furia finché dura, De Paul croce e delizia (si divora tre volte il 2-0, ma confeziona l'assist del k.o.), Jajalo gioca una partita perfetta per equilibrio e geometrie. Così l'Udinese sbanca l'Olimpico per 2-0 (gol di Lasagna e Nestorovski), infilando il coltello nella crisi della Roma.

RITMO BLANDO — Sia Fonseca sia Gotti rivoluzionano le squadre. Il portoghese cambia ben 8 pedine rispetto al k.o. di Milano e rinuncia a Dzeko, Mkhitaryan, Mancini e Kluivert, lanciando Perotti trequartista centrale, mentre il tecnico dei friulani di cambi ne fa 5 rispetto alla sfida con l'Atalanta, mandando dentro De Maio, Becao, De Paul, Zeegelaar e Okaka. Il campo, però, dice che le scelte giuste sono quelle di Gotti. La Roma infatti è impalpabile: Kalinic vaga per il fronte d'attacco, Diawara continua a sbagliare tanto, Fazio è impresentabile e Peres vive delle solite amnesie difensive. Così a condurre la partita è quasi sempre l'Udinese, che dopo aver messo paura alla Roma in un paio di circostanze, al 12' trova anche il gol: Lasagna riparte dalla sua metà campo, scherza Fazio sull'allungo e serve De Paul, il cui tiro torna sui piedi di Lasagna che di piatto destro insacca. Il gol non scuote la Roma, ancora molle sulle gambe e priva di lucidità. Così a sfiorare il raddoppio è ancora l'Udinese su di un errore in impostazione di Diawara, ma Mirante mette una pezza su Lasagna. Poi Perotti trova il modo di farsi cacciare con una pestone bruttissimo sulla caviglia sinistra di Becao, ma paradossalmente l'inferiorità numerica (con Fonseca che si sistema 4-4-1) scuote i giallorossi, che vanno vicini al pari prima con Cristante (tiro da fuori deviato che colpisce la traversa) e poi con Under (bene Musso in angolo). Il problema, però, per la Roma è la pressione sui portatori avversari, con il giocatore che esce sempre in ritardo (e conseguente sbilanciamento difensivo della squadra). In più ci si mette pure uno svenimento di Bruno Peres a centrocampo, che lascia a De Paul la palla del 2-0, ma l'argentino la spreca non servendo Lasagna che gli aveva dato assistenza.

QUANTI ERRORI — Nella ripresa Gotti deve rinunciare al migliore dei suoi, Lasagna, per affaticamento muscolare, mentre Fonseca per riprendere la partita si gioca la carta Mkhitaryan. Carles Perez ha un paio di spunti importanti, ma su entrambi Musso si distingue. Poi è Teodorczyk a fallire una ripartenza tre contro uno che poteva essere letale. La Roma ormai è sbilanciata alla ricerca del pari e gli spazi per l'Udinese aumentano di minuto in minuto: Okaka fallisce anche lui il 2-0, poi c'è la girandola dei cambi da ambo le parti. La pressione della Roma resta, ma i friulani escono bene dal pressing r trovano spesso il modo di ripartire. Al 25' arriva anche il 2-0 di Teodorczyk, annullato però per fuorigioco iniziale. Così l'ultima carta di Fonseca è Dzeko, mentre De Paul si divora ancora una volta il raddoppio su trovata di Nestorovski. Gotti in panchina si dispera, a vedere quante volte i friulani hanno fallito banalmente il colpo del k.o.. Il 2-0 però alla fine arriva, con Fofana che sfrutta la sua forza fisica, strappa bene e serve De Paul che stavolta si fa perdonare, servendo il pallone giusto a Nesterovski, che insacca a porta vuota. La Roma è in ginocchio, l'Udinese trova punti dorati per la sua corsa salvezza. E pazienza se nel recupero il 3-0 di Teodorczyk è ancora annullato per fuorigioco, a imprecare è solo il polacco, che su è visto togliere due reti per offside.

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/07/2020 00:53
 
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SERIE A 2019/2020 29ª Giornata (10ª di Ritorno)

30/06/2020
Torino - Lazio 1-2
Genoa - Juventus 1-3
01/07/2020
Bologna - Cagliari 1-1
Inter - Brescia 6-0
Fiorentina - Sassuolo 1-3
Lecce - Sampdoria 1-2
Spal - Milan 2-2
Verona - Parma 3-2
02/07/2020
Atalanta - Napoli 2-0
Roma - Udinese 0-2

Classifica
1) Juventus punti 72;
2) Lazio punti 68;
3) Inter punti 64;
4) Atalanta punti 60;
5) Roma punti 48;
6) Napoli punti 45;
7) Milan punti 43;
8) Verona punti 42;
9) Cagliari e Parma punti 39;
11) Bologna punti 38;
12) Sassuolo punti 37;
13) Fiorentina, Udinese e Torino punti 31;
16) Sampdoria punti 29;
17) Genoa punti 26;
18) Lecce punti 25;
19) Spal punti 19;
20) Brescia punti 18.

(gazzetta.it)
03/07/2020 00:53
 
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Il Sassuolo sogna l'Europa: quattro gol al Lecce che ora trema



La squadra di De Zerbi in vantaggio con Caputo, pareggio di Lucioni,
neroverdi di nuovo avanti con Berardi, altro pari con Mancosu, poi le reti di Boga e Muldur


Sono serviti quattro gol alla squadra di De Zerbi per portare a casa i tre punti, dopo una gara a Reggio Emilia contro il Lecce decisamente meno facile del previsto. Finisce 4-2, grazie alle reti del tridente da 37 centri in campionato (Caputo, Berardi e Boga), più quella finale di Muldur. I neroverdi salgono così a 40 punti, la soglia da cui si può iniziare a pensare in grande, lasciandosi andare anche a sogni europei, e non più a guardare verso il basso. Cosa che invece dovrà continuare a fare il Lecce, per due volte capace di trovare il pareggio con i gol di Lucioni e Mancosu, dimostrando tenacia e una grande voglia di restare in Serie A. Ma rimane a 25 punti, terzultimo in classifica, dopo ben sei sconfitte consecutive.

LA GARA — I padroni di casa partono a mille trovando il gol del vantaggio dopo appena 5 minuti, con Caputo che s'invola da solo verso la porta di Gabriel fuori dai pali e con un elegante pallonetto di sinistro lo beffa. Al 17' sugli sviluppi di una punizione il portiere del Lecce dimostra di avere buoni riflessi sulla deviazione di testa di Ferrari. Il Sassuolo sembra padrone del campo, gestisce gioco e possesso palla, con i giallorossi chiusi in difesa disposti a muoversi giusto in ripartenza. Ma intorno alla metà del primo tempo qualcosa cambia: gli uomini di Liverani si scoprono aggressivi e al 27', sugli sviluppi del primo calcio di punizione della gara, trovano il pareggio con un destro al volo di capitan Lucioni. Un gol che ha decisamente riequilibrato l'incontro, non solo nel risultato ma anche nel gioco. La gara continua tra cambi e capovolgimenti di fronte fino a quando Paz trattiene in area Ferrari, Massa non ha dubbi e indica il dischetto. Al 64' Berardi trasforma. Nell'azione successiva Babacar viene atterrato al limite dell'area. L'arbitro attende le verifiche del Var che evidenzia che il fallo è in area: altro penalty e immediato pareggio del Lecce con Mancosu, che Liverani fa entrare appositamente per tirare il rigore. Il Sassuolo non si arrende e al 78' trova per la terza volta il vantaggio grazie a un'azione personale di Boga che di sinistro infila Gabriel, segnando la sua undicesima rete in campionato. Il sigillo della sicurezza arriva all'83' con Muldur. De Zerbi può sorridere, l'Europa non è così lontana.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/07/2020 00:01
 
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La Juve supera l'esame derby.
Il Toro lotta ma si arrende a Dybala e CR7



La Joya sblocca in avvio, Cuadrado raddoppia, poi Belotti accorcia le distanza su rigore.
Cristiano chiude i conti con la sua prima rete bianconera su punizione, nel finale l’autogol di Djidji


Mario Pagliara

La Juventus supera l’esame derby e non inciampa nelle trappole tese, in questo godibilissimo derby, da un Toro che non sfigura, nonostante il passivo. La squadra di Sarri vince 4-1, trascinata dai suoi fuoriclasse: Dybala stappa la stracittadina, Ronaldo poi la chiude con il suo primo tracciante bianconero su calcio di punizione. Nel mezzo il gol di Cuadrado e la rete su rigore di Belotti. Nel finale l’autogol di Djidji.

BERNARDESCHI C’È, FUORI NKOULOU — Nel suo primo derby della Mole da allenatore in Serie A, Moreno Longo offre una sorpresa prima ancora che questo Juventus-Torino cominci: nell’undici non c’è Nicolas Nkoulou, escluso per scelta tecnica, come è poi filtrato. Toro con il 3-4-2-1: la coppia di trequartisti è composta da Berenguer e Verdi, posizionati alle spalle di Belotti. Nessun effetto speciale invece per Maurizio Sarri, che conferma la sua Juventus prevista alla vigilia. Modulo classico, il 4-3-3, con la presenza di Bernardeschi nel tridente offensivo completato - neanche a dirlo - da Cristiano Ronaldo e da Dybala. La porta bianconera è difesa da Buffon: è la sua 648ª in Serie A, diventa il calciatore con più presenze nella storia del nostro campionato.

DISASTRO LYANCO, È SUBITO JOYA — Il pieno di fiducia incassato da Lyanco non è ripagato sul campo. Tutt’altro: il primo tempo del difensore brasiliano è letteralmente disastroso, e si porta sulla coscienza i due gol della Juventus. E allora, neanche il tempo che Maresca fischi l’avvio di questo derby numero 200 (e numero 150 in Serie A) che Dybala gela subito le aspettative del Toro. E’ il terzo minuto: la Joya si beve Lyanco nel cuore dell’area con una semplicità disarmante, mette a sedere Izzo che prova un disperato recupero, e dopo punisce Sirigu. È subito festa per i bianconeri, derby in salita per i granata.

UNO-DUE IN 30 MINUTI — Nella prima mezzora la Juventus prende il possesso del centrocampo, anche grazie a un ispirato Bentancur e prova più volte a mettere alle corde un Toro che ha però il merito di restare con la testa dentro la partita, soffrendo tanto e non lesinando un pomeriggio di sacrificio. Le occasioni nei primi trenta minuti sono tutte per la squadra di Sarri: Bentancur sfiora il raddoppio all’11’; Danilo ci prova dalla distanza ma Sirigu è attento (13’); ancora Sirigu ci mette i pugni su Ronaldo (18’) e trenta secondi dopo Bernardeschi spreca una chance molto ghiotta con una rovesciata finita in curva. Al 29’ la Juve passa e fa 2-0: Lyanco cede il fianco sinistro a Cuadrado, che infila con un bel diagonale Sirigu. Lyanco ancora colpevole, come sul primo gol.

VERDI INSPIRATO, BELOTTI FA 13 — Il Toro di Longo però non si disunisce, anzi prova subito ad accorciare il vantaggio, quando un Verdi propositivo produce il primo tiro in porta dei granata (32’), impegnando Buffon. In questa fase finale del primo tempo la Juventus ha il demerito di rallentare, convinta forse di poter controllare il doppio vantaggio, mentre il Toro comincia a entrare spesso sulla destra con De Silvestri e aumenta i giri del motore. Lo sforzo del Toro è premiato nel finale, quando Verdi scaraventa una conclusione che finisce sul braccio largo di De Ligt. Maresca in tempo reale non assegna il rigore, poi Irrati dal Var lo richiama al monitor e, dopo aver rivisto l’azione, Maresca decide per il tiro dal dischetto. Andrea Belotti, freddo, non sbaglia, realizzando il suo tredicesimo gol in campionato, il quarto di fila. All’intervallo Juventus-Torino 2-1.

LA PERLA DI CRISTIANO — In avvio di ripresa, fuori Pjanic per Matuidi; dopo dieci minuti dentro anche Douglas Costa al posto di Berardeschi. Nella ripresa si vede un Toro positivo, che comincia a credere nella rimonta, capace di rendersi pericoloso (ancora) con Verdi (al 50’ e al 53’ Buffon gli dice di no). Belotti prende la traversa e subito dopo i granata fanno anche il virtuale 2-2, ma l’azione inizia con la posizione di fuorigioco del Gallo. Intanto, appena entrato, Douglas Costa apre subito il gas sfiorando subito la rete (56’). Passata l’ora di gioco, la scena se la prende Cristiano Ronaldo. E il 60’, Maresca fischia una punizione per la Juve dal limite per un tocco di mano di Aina (giusto): Cristiano Ronaldo inventa una parabola potente che diventa il 3-1, il suo 25° gol in questo campionato e la sua prima gioia su punizione da quando è alla Juve. C’è ancora il tempo per vedere un gol, ed è quello che Djidji infila nella porta del Toro per il più classico degli autogol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Grande Milan all'Olimpico: la Lazio crolla e scivola a -7 dalla Juve

Calhanoglu, Ibra su rigore e Rebic condannano la squadra di Inzaghi, priva di Immobile e Caicedo


Nicola Berardino


Sprofonda La Lazio e il sogno scudetto si allontana velocemente dopo che nel pomeriggio la Juventus, vincendo il derby, si è già portata a sette punti di vantaggio. Il Milan passa all’Olimpico da grande squadra: compattezza e cinismo per infliggere la prima sconfitta interna in campionato alla squadra di Inzaghi. Il 3-0 dei rossoneri è un verdetto che già al 34’ del primo tempo ha due gol in cassa. Un successo che mette a nudo l’emergenza della Lazio in una partita che è stata più difficile di ogni previsione.

UNO-DUE ROSSONERO — Inzaghi può recuperare in regia Leiva, out nelle tre gare precedenti. Le squalifiche di Immobile (prima volta out in questo campionato) e di Caicedo, riportano Correa dal via in prima linea, mentre proprio con il recupero del brasiliano viene smistato Parolo da interno con Luis Alberto riportato in avanti per affiancare l’argentino. Rispetto alla formazione schierata contro la Spal, l’ex Pioli ritocca la difesa con Conti e Kjaer. Novità nella trequarti con Saelemaekers (alla prima da titolare per rilevare l’infortunato Castillejo) e Bonaventura. E dal primo minuto si rivede soprattutto Ibrahimovic come terminale offensivo dei rossoneri. E lo svedese cerca subito l’affondo. Replica biancoceleste con una combinazione Luis Alberto-Correa. Ritmo molto sostenuto già dal via. Al 10’ spunto in velocità di Lazzari controllato da Donnarumma. Entrambe le squadre si affidano al fraseggio che fa risaltare le qualità dei rispettivi interpreti. Al 20’ Jony manda in ansia la retroguardia rossonera con un cross che però non viene agganciato da Correa. Al 23’ il Milan si porta in vantaggio con una parabola di Calhanoglu che viene deviata da Parolo e beffa Strakosha. La formazione di Pioli governa la nuova situazione con sicurezza. La Lazio fatica a indirizzare la manovra offensiva. Al 31’ annullato un gol di Ibrahimovic per fuorigioco. Tre minuti dopo lo svedese sigla comunque il raddoppio del Milan su rigore (mani di Radu) dopo che il pallone sfugge a Strakosha con un rimbalzo. Si arrende Calhanoglu per guai al polpaccio sinistro: al 38’ entra Paquetà. La Lazio risente dello 0-2: la spinta offensiva non ha la consueta effervescenza. Prima dell’intervallo, una fiondata di Luis Alberto va a lato.

IL TRIS CON REBIC — Dopo l’intervallo, due cambi importanti. Anche in chiave tattica perché la Lazio rinuncia a Leiva, evidentemente in difficoltà al rientro, per inserire Adekanye che si schiera in avanti riportando Luis Alberto a metà campo. Mentre nel Milan Rebic dà il cambio a Ibrahimovic: una mossa che appare programmata. La Lazio aumenta l’intensità della manovra, ma il Milan è molto reattivo ed esemplare nei suoi equilibri. All’8’ Lazzari lanciato da Luis Alberto, va a segnare, ma l’azione è invalidata dal fuorigioco dell’esterno. Inzaghi effettua altre due sostituzioni al 10’. Escono Radu e Jony per Vavro e Lukaku. Acerbi si sposta sulla sinistra per dare spinta. Dal limite sfiora il bersaglio Bonaventura. Ma è solo un preavviso per il 3-0 del Milan che giunge al 14’ con Rebic, ben scovato in area dal Bonaventura. La Lazio si trova impietrita dinanzi a un copione terribilmente sorprendente. Il Milan ha in pugno la partita, non solo il risultato. Inzaghi tenta un’altra carta per sbloccare la Lazio. Dentro Cataldi al posto di Correa, così Milinkovic può andare in avanti. Il serbo si fa subito notare con una conclusione dalla distanza. Ma anche Milinkovic si ferma e Inzaghi deve entrare Djavan Anderson al 22’ nell’infinita emergenza biancoceleste. Il Milan sfiora il poker con Hernandez. Pioli fa entrare Krunic e poi Calabria per rilevare Bonaventura e Conti. I rossoneri potrebbero segnare ancora, ma Hernandez non graffia. Si vede anche l’ex Biglia per sostituire Kessie. E la Lazio resta al palo con i suoi rimpianti senza sentirsi più nessun sogno tra le mani.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/07/2020 00:13
 
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Harakiri Inter, Lautaro tradisce Conte.
Rimonta show del baby Bologna



I nerazzurri non la chiudono e la squadra di Mihajlovic li punisce nel finale.
Espulsi Soriano e Bastoni


Davide Stoppini

Altro che rincorsa al secondo posto. A San Siro passa il Bologna in rimonta per 2-1 e l'Inter, invece di accorciare a meno uno dalla Lazio, ora in classifica deve guardarsi le spalle dell'Atalanta. Il tutto alla fine di una partita piena di colpi di scena, con Lautaro che fallisce dal dischetto il 2-0, il giovanissimo gambiano Juwara sugli scudi, il ribaltone firmato Barrow e le due espulsioni di Soriano e Bastoni. Sorride Mihajlovic, Conte manca ancora una volta il salto in alto in classifica.

SCELTE — Il caldo si fa sentire a San Siro, ma non si direbbe a giudicare dai ritmi sostenuti del primo tempo. Conte cambia quattro uomini rispetto alla vittoria col Brescia (out Barella per guai muscolari), Mihajlovic sceglie il 4-1-4-1 con Schouten che segue a uomo Eriksen. Parte meglio l'Inter, che prende possesso della metà campo alzando il baricentro della squadra, anche se i primi squilli - dopo un quarto d'ora di studio con un gol annullato a Lukaku al 13' per un tocco di mano - sono del Bologna: al 17' Sansone rientra e tira da sinistra con il destro, facile per Handanovic. E un minuto dopo Barrow conclude debolmente a lato dopo una buona combinazione al limite con Dominguez.
Al 22' l'Inter passa: splendido cambio di gioco di Candreva per Young, l'inglese pennella un cross per Lautaro che di testa anticipa Danilo e incrocia, palla sul palo e a quel punto tap-in comodo comodo per Lukaku. Ancora Young protagonista: minuto 28', aggancio da manuale e tunnel a Tomiyasu, fino alla conclusione con il destro che chiama Skorupski al grande intervento in angolo. Ancora l squadra di Conte al 32': Lukaku in profondità per Lautaro che difende il pallone e va alla conclusione, ma Danilo è eccellente nell'opporsi in scivolata. Il finale è però del Bologna, che sfiora il pareggio al 34': transizione di Soriano, Lukaku fa arrabbiare Conte perché non commette fallo sul centrocampista avversario, libero a quel punto di mandare in porta Orsolini, che però si fa ipnotizzare da Handanovic in angolo. Il primo tempo è divertente, al 38' Orsolini slalomeggia in area nerazzurra per chiudere con un tiro cross deviato ancora in angolo da Handanovic.

SENZA CAMBI — Ripartenza senza sostituzioni. Copione identico, ma la prima grande occasione è del Bologna: minuto 8, Barrow controlla e si accentra dalla sinistra, tunnel su Brozovic e destro che coglie il palo alla sinistra di Handanovic. Svolta al minuto 12: Pairetto espelle a gioco fermo Soriano. I giocatori del Bologna corrono a chiedere spiegazioni, i microfoni colgono l'arbitro Pairetto spiegare: "Avete sentito? Mi ha detto 'sei scarso'". Bologna dunque in dieci. E Inter che ha subito occasione del raddoppio: Dijks interviene su Candreva, rigore inevitabile. Palla a Lautaro che calcia male centralmente, Skorupski respinge ed è attento anche sulla ribattuta di Gagliardini. Al 18' ancora Inter, il tiro cross di Candreva deviato da Danilo coglie il palo esterno. Triplo cambio per Mihajlovic: dentro Bani per Tomiyasu, Jawara per Sansone e Palacio per Orsolini. Il Bologna si rialza. E si rende pericoloso al 28', con un destro al volo che Handanovic manda in angolo. E' l'antipasto del pareggio: minuto 29, Gagliardini buca clamorosamente un rinvio a centro area, ancora Juwara dal limite stavolta piega le mani di Handanovic. A quel punto cambia anche Conte: fuori Eriksen e dentro Sanchez nel ruolo di trequartista. Al 31' la reazione è sul dentro di Brozovic che sfiora l'incrocio con un destro dal limite. Non ci si annoia: altra svolta al 32', ancora Juwara protagonista, è lui a costringere Bastoni al secondo giallo. Parità numerica ristabilita. E al 35' la squadra di Mihajlovic ribalta tutto: azione splendida, Juwara va da Palacio, palla a Dominguez che vede liberissimo sulla sinistra Barrow, la cui conclusione beffa Handanovic in mezzo alle gambe. Doppia sostituzione Inter al 40': fuori Lautaro per Esposito, mentre Biraghi sostituisce Young. Mihajlovic invece toglie Barrow e inserisce Svanberg. Siamo nel rush finale: a tre minuti dalla fine Handanovic salva a tu per tu su Svanberg la palla match, poi Conte butta dentro Vecino per Gagliardini e Borja Valero per Brozovic. E al 44' è Sanchez è sprecare la palla del 2-2, dopo una percussione centrale di D'Ambrosio. Ogni azione fa rima con occasione da gol: al 45' Handanovic salva ancora su Juwara. Sei minuti di recupero. Ed è ancora decisivo Skorupski al 48', stavolta su Sanchez ben assistito da Lukaku. Non c'è più tempo, la festa è tutta di Mihajlovic e del suo Bologna.

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/07/2020 21:48
 
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