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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Mertens-Lozano, il Napoli vola.
Genoa, Goldaniga non basta

Il messicano entra e segna in velocità.
I rossoblù erano riusciti a pareggiare il vantaggio del belga


Maurizio Nicita


Le motivazioni dicono facciano la differenza. Ma la brama di salvarsi del Genoa cozza col Metodo Gattuso, un allenatore che non compendia rilassamento alcuno. E non è un caso che il Napoli post pandemia abbia conquistato 12 punti su 15, meglio ha fatto solo l’Atalanta. Gli azzurri dominano sul piano del gioco, ma peccano in fase conclusiva e lasciano in piedi la sfida. E così dopo il gol di Mertens, pareggiato da Goldaniga, a decidere è un panchinaro, Lozano. Il messicano segna il suo gol più “pesante”, quello della vittoria, e si distingue per un intervento difensivo nel finale. Ecco come trasforma i suoi Gattuso, che così si prepara al meglio per ospitare domenica il suo Milan, per la prima volta da avversario.

ASSETTI — Nicola ridisegna un po’ il suo 5-3-2, rispetto a domenica con l’Udinese, inserendo due difensori freschi - Zapata e l’esterno Barreca, un regista (Schoene) e un attaccante (Pinamonti). Nel Napoli Rino Gattuso continua nelle sue rotazioni ponderate, con 6 cambi rispetto alla partita con la Roma nel 4-3-3. E se sono obbligati quelli di Maksimovic e Lobotka (con Koulibaly e Demme squalificati) in difesa Hysaj serve a far prendere fiato a Di Lorenzo, e in mezzo Elmas anche per far risparmiare rischi a Zielinski, diffidato, visto che domenica c’è il Milan. Naturali anche le alternanze nel tridente, dove l’unico “intoccabile” è Lorenzo Insigne: sempre titolare nelle sette partite post quarantena.

DOMINIO AZZURRO — Il Napoli tiene il pallino del gioco in mano e piacciono certe trame impostate da Fabian Ruiz e rifinite da Elmas, sempre più a suo agio nel cercare gli spazi in profondità. E il macedone al 7’ sarebbe andato già in gol sulle conseguenze di un calcio d’angolo, ma dopo tre minuti di attesa Var, la rete viene annullata per una “strisciata” di mano da parte di Manolas. Non cambia l’inerzia della gara, e ci vuole il miglior Perin per evitare che Politano, lo stesso Elmas e Mertens non segnino. Il Genoa prova rare ripartenza e trova spazio soprattutto per qualche disattenzione dei centrali Maksimovic e Manolas, soprattutto in disimpegno. E così arrivano un tiro di Pinamonti, ben controllato da Meret, molto reattivo su una conclusione ravvicinata di Cassata deviata sul palo. Ma il predominio è netto e all’inizio del recupero il Napoli passa con una bella azione partita da destra con Hysaj e palla spostata velocemente in mezzo dove Insigne, invertitosi con Mertens, smista rapido proprio al belga, che di destro sul secondo palo rende inutile il tuffo di Perin. Per il cannoniere “Ciro” il gol n.124 con la maglia azzurra.

CHE LEGGEREZZA — La ripresa inizia col solito possesso Napoli, ma su un’uscita dal basso - col Genoa che alza il pressing - non si capisce perché Mertens dai 40 metri nella propria metà campo cerchi una deviazione (che non trova) “sparando” dritto in calcio d’angolo. Dalla bandierina Schoene disegna una parabola tesa sulla quale Goldaniga anticipa di testa Maksimovic e pareggia. Al Napoli sembra si sia spento l’interruttore e il Genoa prende coraggio. E allora Gattuso cambia due terzi del tridente per scuotere i suoi. Entrano Milik e Lozano per Mertens e Politano e la scossa arriva. Perché i padroni di casa, ingenuamente, alzano il baricentro e per uno scattista come Lozano è un invito nelle praterie. Bravo il messicano a infilarsi per vie centrali, più bravo ancora Fabian a servirlo nei tempi giusti con un lancio di quaranta metri e Lozano, con un controllo difficoltoso, batte Perin di sinistro.

CI PROVA PANDEV — Nel finale Nicola si affida all’esperienza dell’ex Pandev, che ci mette tutto quello che può. Il macedone, seppur in fuorigioco (segnalato a fine azione), si ritrova lanciato solo davanti a Meret bravissimo in uscita a sventare la conclusione. Il Napoli non punge più ma controlla senza grandi patemi.

Fonte: Gazzeta dello Sport
[Modificato da binariomorto 09/07/2020 13:09]
09/07/2020 13:07
 
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La Samp regge 75’ poi si scatenano Toloi e Muriel.
Atalanta, sorpasso all’Inter



Ranieri imbriglia a lungo i nerazzurri, che con i gol dei sudamericani conquistano la nona vittoria consecutiva
e salgono al terzo posto in attesa del match della squadra di Conte a Verona


Francesco Fontana

E sono nove. Ebbene sì, nove: l’Atalanta non si ferma più e infila la nona vittoria consecutiva in campionato battendo la Sampdoria 2-0, grazie alla testona di Rafael Toloi e al super destro di Luis Muriel nel finale. Roba di alta, altissima classifica che la porta a quota 66: così alta da aver – seppur momentaneamente – superato l’Inter (ora a -2) e avvicinato la Lazio, avanti di due. La serata della Dea, comunque non semplice dal punto di vista tecnico (avversario messo bene in campo), si chiude quindi alla grandissima. E Bergamo può continuare a sognare. In casa Doria, invece, si resta immischiati laggiù a 32.

RIECCO IL SUPER TRIDENTE — Dopo il turnover di domenica a Cagliari, Gasperini si affida al blocco dei "titolarissimi", ai quali si aggiunge Ilicic dopo gli ultimi spezzoni di match. Accanto allo sloveno, in attacco, ecco Zapata con Gomez trequartista. A centrocampo coppia centrale Freuler-Pasalic, sugli out ci sono Hateboer e Gosens. In difesa, davanti a Gollini, ecco Toloi, Caldara e Djimsiti. Dall’altra parte, 4-5-1 per Ranieri: Audero in porta, poi Bereszynski, Yoshida, Colley e Murru. Mediana con Depaoli, Ekdal, Thorsby, Linetty e Jankto. In attacco spazio a Gabbiadini come unica punta (Quagliarella inizialmente in panchina). Arbitra Giua di Olbia.

ZAPATA-GABBIA "CALDI" — Doria pericoloso subito, al 3’. Ottima percussione di Murru, che sulla sinistra – dopo aver chiuso un triangolo con Gabbiadini – prova a chiudere sul secondo palo: fuori di poco. È un brivido per la Dea, che nella parte centrale del primo tempo fatica a trovare spazio. Al 19’ c’è un break di Ilicic, bravo a servire Toloi: debole il tiro del brasiliano, no problem per Audero. La Samp replica con Linetty prima e Gabbiadini poi, ma Gollini non trema. Il primo, vero squillo dell’Atalanta arriva al 29’: ci prova Zapata con un destro rasoterra, Audero si accartoccia in presa. Dall’altra, super Gollo al 30’ su un bolide da fuori ancora di Gabbiaidini: aumenta il ritmo al Gewiss Stadium, ma il risultato non cambia perché Audero (38’) chiude in presa su Zapata, il destro di Depaoli nel finale è out ed Hatebor scalda solo i guantoni del portiere blucerchiato. Si va negli spogliatoi sullo 0-0.

RAFAEL E IL SOLITO MURIEL — Si riparte senza cambi, tuttavia Gasperini già al 52’ inserisce De Roon per Djimsiti. Il leitmotiv sembra simile al primo tempo, con l’Atalanta che fatica a costruire e la Samp che tanta di far male come al 59’, con Linetty che per poco non beffa Gollini. I bergamaschi rispondono con Hateboer, con Gomez che inventa: grande lancio per l’inserimento dell’olandese, ma il successivo tiro al volo è fuori misura. Partono le sostituzioni (dentro Malinovskyi e Muriel, fuori Pasalic e Ilicic) e la partita cambia. E come spesso capita, sono i nerazzurri a sbloccarla. Minuto 76: dalla bandierina mancino proprio di Malinovskyi, sul secondo palo ecco Toloi che sovrasta Murru mettendola dentro di testa. Atalanta avanti. E ci resterà fino alla fine, anzi. Raddoppierà grazie al solito Muriel, che all’85’ segna per l’ennesima volta da fuori area (undicesimo gol entrando a match in corso). Bergamo, quindi, esulta per la nona vittoria consecutiva in Serie A: sono 66 i punti (68 quelli della Lazio) con l’Inter momentaneamente dietro a -2. Tutto ciò, in attesa della Champions d’agosto: esiste una piazza (sportivamente parlando) più felice di questa?

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/07/2020 13:16
 
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Derby emiliano al Sassuolo che ora "vede" l'Europa.
Bologna, Barrow non basta

La squadra di De Zerbi supera in classifica i cugini e (momentaneamente il Verona)
e con 43 punti si porta all'ottavo posto a -6 dal Milan sesto.
Espulso Mihajlovic per proteste


Andrea Tosi


Il derby dei tanti gol annunciati tra due squadre che non sanno difendersi premia il Sassuolo che va a rete due volte, una per tempo, e boccia il Bologna trafitto per la 26a partita di fila e scavalcato in classifica dall'avversario. Mihajlovic vara la coppia di centrali Bani-Denswil e recupera Medel, assente a San Siro per un attacco di lombalgia; De Zerbi lascia fuori Boga dal tridente che agisce dietro a Caputo, al posto del francese c'è lo slovacco Haraslin. Dopo 70" c'è già la prima avvisaglia del gol: un destro dal limite di Palacio si stampa sulla traversa. Il Sassuolo risponde subito con una penetrazione di Rogerio che Orsolini stronca 10 cm prima dell'area di rigore, rischiando il penalty. Le incursioni dell'arrembante terzino brasiliano mettono in difficoltà il Bologna che fatica a salire. Ancora Rogerio viene murato da Skorupski, poi Defrel spara fuori di poco. La reazione rossoblù è un angolo di Barrow che Bani non riesce a deviare in porta causa un salvataggio quasi disperato di Chiriches sulla linea. Rischia anche Schouten nella sua area e gli va bene.

lA LEGGE DEI NEROVERDI — Il Sassuolo, occupa meglio gli spazi, ha un palleggio superiore e puntualmente con un cambio di campo di Muldur che trova Berardi defilato sulla sinistra, pronto a liberarsi di Tomiyasu e a scagliare un gran destro (lui che è mancino) sotto la traversa imparabile per Skorupski. All'intervallo il vantaggio degli ospiti ci sta tutto. Nella ripresa non cambia lo spartito. Il Bologna cerca qualche sortita ma è sempre il Sassuolo a dettare legge. Così arriva il raddoppio su una volata di Defrel che costringe Skorupski ad una respinta corta, la carambola è un invito per Haraslin a firmare lo 0-2. La partita scivola via con un padrone assoluto mentre Mihajlovic viene espulso per una parola di troppo al quarto uomo. Il calcio regala sempre il brivido finale, cioè il gol di Barrow nel recupero che accende gli ultimi minuti ma il risultato non cambia più. Il derby emiliano, con vista sull'Europa, se lo aggiudica quindi il Sassuolo. La squadra di De Zerbi ora supera in classifica il Bologna (e momentaneamente il Verona) e con 43 punti in classifica a - 6 dal Milan sesto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/07/2020 13:20
 
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Mkhitaryan e Veretout rialzano la Roma.
Ma il Parma protesta...



Emiliani in vantaggio con il rigore di Kucka, ma i due centrocampisti ribaltano il match.
Proteste gialloblù per un altro intervento nell'area avversaria


Chiara Zucchelli

I gol di Mkhitaryan e Veretout, i suoi uomini di fiducia, fanno uscire dalla crisi Fonseca e la Roma. Le decisioni del Var e la poca concretezza davanti a Pau Lopez fanno, invece, restare il Parma e D’Aversa, al quarto ko di fila, nel limbo. Roma - Parma, all’Olimpico, finisce 2-1, con la squadra giallorossa capace di rimontare lo svantaggio iniziale. Una reazione di carattere non scontata, soprattutto di fronte ad un avversario che, all’andata, l’aveva messa in grande difficoltà. Lo stesso ha fatto ieri in avvio quando, dopo le note di Morricone che la Roma ricorda anche con una patch sulla maglia, arrivano i primi brividi per Fonseca, reduce da tre partite con zero punti.

AVVIO NERO — La responsabilità è di Cristante, l’uomo schierato al centro della difesa, al posto di Smalling, con Ibanez e Mancini. Per il resto il tecnico portoghese, nel 3-4-2-1, sceglie Bruno Peres a destra e Spinazzola a sinistra (fuori Kolarov), con Pellegrini e Mkhitaryan dietro Dzeko. Il Parma, che schiera Pezzella alla prima da titolare post lockdown a sinistra nel 4-3-3, si affida a Kulusevski, Cornelius e Gervinho, con l’ex romanista che prova subito a mettere paura alla sua ex squadra. È Cornelius però, dopo 7’, ad essere atterrato in area da Cristante. Contatto dubbio, Fabbri lascia correre ma, dopo aver rivisto le immagini al Var, assegna il rigore. Kucka spiazza Pau Lopez e per la Roma sembra notte fonda.

REAZIONE — La squadra di Fonseca, però, al contrario di altre occasioni, prova a macinare gioco, limita al minimo i rischi in contropiede, in cui il Parma è maestro, e colpisce un palo con Pellegrini. I giallorossi macinano più gioco, ma la porta di Sepe continua a rimanere stregata. Il Parma ha una buona occasione ancora con Kucka dal limite dell’area (palla alta), ma poco prima dell’intervallo arriva il pari giallorosso con Mkhitaryan, all’ottavo centro stagionale, bravo ad insaccare un assist a centro area di Bruno Peres, a sua volta reattivo nell’arpionare un pallone nell’area del Parma. La Roma potrebbe andare al riposo in vantaggio, ma il colpo di testa di Ibanez, da due passi, termina a lato.

DECISIONI VAR — Si riparte con Kurtic al posto di Cornelius nel Parma, e si riparte con la Roma di nuovo all’attacco. Al 56’ i giallorossi passano con il terzo gol in campionato di Veretout, bravo a seguire la corsa di Mkhitaryan e a scagliare un destro preciso e potente da 25 metri che non lascia scampo a Sepe. Ad un quarto d’ora dal termine altro episodio chiave: Mancini in area sembra toccare il pallone più col braccio che con la spalla, Fabbri va di nuovo al Var, ci pensa qualche minuto e poi dice chiaramente: "Per me no". Niente rigore, tra le proteste di D'Aversa, si continua a giocare, così come si continua a giocare quando a Gervinho viene annullato un gol per fuorigioco. La Roma va in debito d’ossigeno, oltre a Cristante, ammonito e squalificato, a Brescia mancherà anche Mkhitaryan, costretto al fallo per fermare una ripartenza del Parma. Nel finale potrebbe chiuderla il neo entrato Villar, ma si lascia ipnotizzare da Sepe per ben due volte. Male per il Parma, al quarto ko di fila, bene per la Roma, che porta a casa un successo preziosissimo. Per la classifica (il Milan resta dietro) e, soprattutto, per il morale e per l’ambiente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/07/2020 13:28
 
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Il Toro scaccia la paura:
va sotto col Brescia, rimonta e avvicina la salvezza

L’autogol di Mateju su tiro di Verdi, Belotti e Zaza rispondono a Torregrossa:
ora la squadra di Longo ha 7 punti sul Genoa terz’ultimo.
Sempre più complessa la situazione del Brescia



Simone Verdi è l’uomo più in forma del Torino. C’è il suo zampino nella pesantissima rimonta della squadra di Longo ai danni del Brescia, che porta i granata a più sette dalla terz’ultima, il Genoa, e ridimensiona le speranze di salvezza del Brescia. L’ex Bologna inizia la partita con una sfortunatissima traversa, resta il faro della manovra offensiva e nella ripresa è pure fortunato nel trovare la deviazione decisiva di Mateju sul gol dell’1-1, prima del solito gol del Gallo Belotti a completare la rimonta e della rete della tranquillità di Zaza.

LA PARTITA — Verdi parte subito forte, ma il Brescia se la gioca a viso aperto, ben sapendo che dietro concederà parecchio e che quindi tanto vale attaccare. Il suo miglior giocatore insieme a Tonali, Ernesto Torregrossa, è freddissimo nel capitalizzare un rimpallo su Meitè e a rimanere freddo davanti a Sirigu. Lo stesso attaccante, che se il Brescia dovesse retrocedere resterà comunque in serie A, va vicino al raddoppio in due occasioni, mentre Joronen dice no al solito scatenato Verdi. Nella ripresa viene fuori il Torino, aiutato anche dalla rete dell’1-1, un po’ episodica. Ma da lì in campo c’è solo la squadra di Longo, che legittima in pieno il successo e festeggia la classica vittoria da sei punti.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/07/2020 13:31
 
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Tris Udinese, è scatto-salvezza.
Spal con un piede e mezzo in B


[IMG][/IMG]

La squadra di Gotti mette al sicuro la vittoria nel primo tempo con De Paul e Okaka,
nel finale gran gol di Lasagna: il vantaggio sulla zona-calda è di 8 punti.
Emiliani poco pericolosi e rassegnati


Matteo Brega

L’Udinese passa a Ferrara contro la Spal per 3-0 grazie ai gol di De Paul, Okaka e Lasagna. La squadra di Gotti rema verso la salvezza (+8), mentre quella di Di Biagio continua ad annaspare sul fondo.

UDINESE, GARA IN DISCESA— Petagna da una parte, Lasagna e Okaka dall’altra. Così Spal e Udinese disegnano i rispettivi attacchi per un incrocio che può significare moltissimo in chiave salvezza. Parte meglio l’Udinese che al 7’ potrebbe passare: cross di De Paul da destra, Lasagna di testa alto da ottima posizione. La risposta della Spal arriva al 17’ con un destro di Murgia che non gira abbastanza. Ma sono i friulani a passare: una palla orfana esce dall’area ferrarese e incontra il destro di De Paul che dal limite calcia di leggere esterno superando Letica. Per l’argentino è il sesto gol in campionato. La Spal impiega un po’ a rimettere la testa dall’altra parte. Quando Petagna al 29’ calcia da lontano, ne esce un sinistro tenero e centrale. L’andamento della Spal non ha picchi di intensità e così l’Udinese raddoppia in ripartenza. De Paul porta palla fino quasi al limite, calcia di destra, la palla viene deviata da un difensore della Spal e Okaka è rapido con l’esterno destro a sorprendere Letica.

SPAL, POCA REAZIONE — Il finale del primo tempo è uguale all’inizio del secondo. La Spal prova a tornare in partita con Sala: due volte con il destro calcia, la prima Musso respinge, la seconda osserva il pallone sfilare a lato. La Spal non riesce a rientrare pienamente in gara e così l’Udinese colpisce ancora in ripartenza. Fofana pesca in profondità Lasagna che entra in area, salta Letica e da posizione complicatissima trova l’ultimo angolo buono. Il 3-0 non ammette molte spiegazioni ferraresi. Non cambia più il risultato: la Spal resta ultima a 9 punti dalla salvezza con 8 turni ancora da giocare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/07/2020 12:30
 
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Inter, la crisi continua:
solo 2-2 a Verona, Conte ora è quarto

I nerazzurri vanno subito sotto dopo l'azione di Lazovic,
nella ripresa rimontano con Candreva e un autogol,
ma Veloso nel finale trova il pari


Valerio Clari

Un tempo per spaventarsi, deprimersi e preoccuparsi, dieci minuti per ribaltarla, un finale per farsi riprendere (ancora), qualche giorno e tante occasioni per discutere se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Pieno non è il risultato, con il 2-2 dell’Inter a Verona che lascia i nerazzurri dietro all’Atalanta, piena non è certo la soddisfazione, visto che anche questa serata dell’Inter è di sofferenza e contraddizioni. Certo, c’è da considerare la prestazione dell’Hellas, che è una realtà. E ci sono da inserire le attenuanti generiche di un finale di stagione sui generis, ma per 45’ l’Inter è un mezzo disastro e quando sembra rimettersi in piedi inciampa ancora. La risalita era stata sostenuta da un enorme Lukaku e da un importante Sanchez, che rientra a cercare palloni fra le linee, oltre che dalle giocate decisive di Candreva, autore di un gol e mezzo. Ma non basta, perché al minuto 86 torna quella fragilità mentale che concede ai veronesi l’occasione buona, centrata da Veloso.

SPROFONDO — Nel momento peggiore dell’Inter, dopo una ventina di minuti di gioco, c’è un’azione in cui Federico Dimarco prova un sinistro al volo, su assist di Amrabat, che finisce fuori di centimetri. In quel momento il Verona, con lo stesso Dimarco e Faraoni sugli esterni, ex mai rimpianti (prima), semplicemente domina. E’ in vantaggio 1-0, avendo colpito nei primi due minuti con Lazovic che salta netto Skriniar come un birillo e fulmina Handanovic sul suo palo; ha colpito un palo con Veloso; ha messo in crisi i sistemi difensivi nerazzurri con le due mezze punte fra le linee (Lazovic e Pessina) e il pressing alto (guidato da Amrabat). Il dominio, inteso come possesso territoriale e costruzione di occasioni, non può ovviamente durare, ma è un altro di quei momenti che sono coltellate all’orgoglio e alla fiducia “nel progetto” dei tifosi interisti. I nerazzurri piano piano mettono la testa fuori, appoggiandosi unicamente alla forza di Lukaku, che gioca con costanza (ma chissà se con felicità) spalle alla porta, da centroboa della pallanuoto. In realtà sembra l’unica vera idea offensiva, che porta a un paio di tiri dal limite, una punizione di Sanchez, ma a zero gol.

QUASI RIBALTONE — Il Verona continua a ripartire, Juric continua a battibeccare con Conte a bordo campo, il centrocampo nerazzurro, in cui non c’è Eriksen, ma Borja da trequartista, continua a faticare molto. Per sbloccare l’impasse nerazzurro serve che Lukaku riesca infine a girarsi, dopo aver ricevuto spalle alla porta: avviene dopo 4’ della ripresa, quando servito da Godin fa perno e scarica di destro sul palo: sulla ribattuta per Candreva è facile fare 1-1. Da lì in poi l’incantesimo degli esterni ex svanisce: Dimarco devia nella sua porta il cross di Candreva per il ribaltone nerazzurro, Faraoni manca da buona posizione il 2-2 (fra il 10’ e l’11’). Poi la difesa interista sembra registrarsi e rischiare poco (da segnalare un Godin in crescita di condizione e convinzione) e Lautaro prova a chiuderla con un’azione personale (è subentrato a Lukaku). Invece nel finale, quando Conte ha fatto solo due dei cinque cambi, Rrahmani ha spazio per entrare in area e servire Veloso per il 2-2. Inter quarta, Verona nono: qualcuno è sopra le aspettative. E non c’è bicchiere che tenga: non è la squadra di Conte.

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/07/2020 12:38
 
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SERIE A 2019/2020 31ª Giornata (12ª di Ritorno)

07/07/2020
Lecce - Lazio 2-1
Milan - Juventus 4-2
Lazio - Milan 0-3
08/07/2020
Fiorentina - Cagliari 0-0
Genoa - Napoli 1-2
Atalanta - Sampdoria 2-0
Bologna - Sassuolo 1-2
Roma - Parma 2-1
Torino - Brescia 3-1
09/07/2020
Spal - Udinese 0-3
Verona - Inter 2-2

Classifica
1) Juventus punti 75;
2) Lazio punti 68;
3) Atalanta punti 66;
4) Inter punti 65;
5) Roma e Napoli punti 51;
7) Milan punti 49;
8) Sassuolo e Verona punti 43;
10) Bologna punti 41;
11) Cagliari punti 40;
12) Parma punti 39;
13) Fiorentina e Udinese punti 35;
15) Torino punti 34;
16) Sampdoria punti 32;
17) Lecce punti 28;
18) Genoa punti 27;
19) Brescia punti 21;
20) Spal punti 19.

(gazzetta.it)
10/07/2020 12:38
 
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Lazio, terzo k.o. di fila. Il Sassuolo vince nel recupero

La squadra di De Zerbi passa 2-1 in rimonta e centra il quarto successo di fila, mentre continua la crisi dei biancocelesti


Stefano Cieri


Crolla ancora la Lazio e dà definitivamente addio ai suoi sogni di gloria. Il Sassuolo invece si conferma come una delle migliori formazioni del campionato post covid e passa anche all’Olimpico, tre giorni dopo aver espugnato il Dall’Ara di Bologna, con lo stesso punteggio di 2-1. Risultato giusto, anche se maturato solo nel recupero grazie al gol di Caputo. La formazione emiliana gioca a un’altra velocità rispetto ai padroni di casa, è più libera mentalmente, comanda per lunghi tratti una gara che la Lazio non fa nulla per portare dalla sua parte, nonostante certi episodi favorevoli. Come il gol annullato a Raspadori in apertura (l’ultimo tocco sembra di Parolo, quindi il gol sarebbe buono) e come il gol del vantaggio di Luis Alberto che mette la partita in discesa per i biancocelesti. Ma la formazione di Inzaghi non esiste più. Fiaccata dagli infortuni, da una condizione inspiegabilmente insufficiente e da un evidente calo mentale. L’esatto opposto di un Sassuolo che, pur completamente ridisegnato da De Zerbi rispetto a Bologna (solo Consigli e Locatelli confermati), si mostra tonico e concentrato. Con il giovane Raspadori, alla prima da titolare, che non fa rimpiangere i vari Caputo, Berardi e Defrel (i primi due in panchina, l’altro infortunato). La Lazio ha troppi uomini fuori condizione, ma a preoccupare è soprattutto il crollo mentale di una squadra che, dopo la ripresa, ha perso quattro partite su sei.

GOL BUONI E ANNULLATI — Il primo squillo è della squadra di casa con Immobile che, servito molto bene da Lazzari, non inquadra la porta da ottima posizione. Il tempo di rifiatare ed ecco la risposta del Sassuolo che va in gol. Lo segna Raspadori, ma l’arbitro Di Bello lo annulla per fuorigioco dopo averlo rivisto al Var. Raspadori è sicuramente oltre la linea dei difensori quando riceve palla. L’ultimo tocco però è di Parolo (che contende la palla a Bourabia mentre quest’ultimo prova a servire Raspadori), almeno questa è l’impressione che si ricava dalle immagini. Se così fosse il gol sarebbe valido. Passano pochi minuti e la squadra emiliana sfiora nuovamente la rete: Djuricic colpisce la traversa dopo un’incursione. Il Sassuolo fa più gioco, manovra meglio ed appare più vivo. Ma la Lazio ha delle improvvise fiammate (quasi sempre provocate dalle discese di Lazzari) che le consentono di restare in partita. Luis Alberto sbaglia una comoda palla servitagli proprio dall’ex Spal, ma poi si riscatta al 34’ con il gol che porta in vantaggio i biancocelesti. Ancora una volta è Lazzari a bucare la difesa neroverde e a servire Luis Alberto. Lo spagnolo non controlla bene, ma è fortunato nell’intercettare il tentativo di rinvio di Locatelli: la palla carambola in porta. Il Sassuolo reagisce e chiude nella sua metà campo la Lazio, in evidente debito d’ossigeno. L’occasione più pericolosa prima dell’intervallo la crea Boga, il cui tiro finisce fuori di poco.

IL SORPASSO — La ripresa inizia come era finito il primo tempo, col Sassuolo che comanda le operazioni. Il parteggio arriva al 7’. Bourabia toglie palla a Luis Alberto sulla trequarti, serve sull’esterno Caputo che scodella in mezzo per Raspadori: questa volta il gol è buono e il giovane attaccante può festeggiare il suo primo gol in Serie A. Il Sassuolo insiste alla ricerca del sorpasso. Ci va vicinissimo al 15’. Sul tiro di Muldur Strakosha compie un mezzo miracolo, la palla finisce a Djuricic che, disturbato da Bastos, calcia fuori da ottima posizione. La squadra emiliana sembra in controllo della partita, ma a metà ripresa le sostituzioni di Inzaghi cambiano l’inerzia della gara. Il tecnico laziale, che aveva già fatto entrare dopo l’intervallo Jony per Lukaku, toglie una punta, Caicedo, e inserisce un centrocampista in più Cataldi (poi entreranno anche Leiva, Vavro e Adekanye). Il nuovo assetto consente ai biancocelesti di riequilibrare l’andamento della gara e di sfiorare anche il gol del vantaggio. Ci vanno vicino Immobile con un tiro che lambisce l’incrocio dei pali e Bastos con un colpo di testa. Il pareggio sembra scritto, ma in pieno recupero ecco il Sassuolo tornare in vantaggio. Il gol del 2-1 lo segna Caputo di testa su assist, sempre di testa, di Ferrari. Il Sassuolo può ancora gioire, per la Lazio è notte fonda.

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11/07/2020 23:47
 
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Maestro del B-side
Zaniolo torna al gol, tutto facile per la Roma contro un fragile Brescia



La squadra di Lopez tiene per un tempo, poi segnano Fazio, Kalinic e
il ritrovato gioiellino giallorosso, entrato in campo da 7 minuti.
Traversa e palo di Dzeko


Andrea Pugliese

Seconda vittoria consecutiva per la Roma, che con i tre punti di Brescia difende il suo quinto posto e consolida il suo piazzamento europeo, in attesa della sfida di domani tra Napoli e Milan. Per la Roma reti di Fazio, Kalinic e Zaniolo, con il gioiellino giallorosso che spedisce così definitivamente in soffitta i sei mesi di sofferenza per la rottura del legamento del ginocchio. Nel finale anche due pali di Dzeko. Il Brescia, invece, paga alcune disattenzioni in fase difensiva e nel finale perde anche Tonali per un problema muscolare (a rischio il derby con l’Atalanta).

AVVIO NOIOSO — La Roma è senza gli squalificati Mkhitaryan e Cristante, con Dzeko che parte dalla panchina per scelta tecnica. Esattamente come Pau Lopez, a cui Fonseca preferisce Mirante per difendere la porta giallorossa. Anche Lopez lascia fuori il suo numero uno, Joronen, ma non per scelta tecnica ma per necessità, visto che il finlandese deve arrendersi ad un problema muscolare durante il riscaldamento (in campo va Andrenacci, alla seconda presenza in serie A). A riposo anche Donnarumma, con il Brescia che opta per un 4-5-1, con Torregrossa unica punta e Spalek e Skrabb a suo supporto. Al centro della difesa a tre della Roma c’è invece Ibanez al posto di Fazio, ma la partenza del brasiliano è da brividi, con due errori che regalano subito altrettante occasioni a Torregrossa. Poi la Roma si sistema e prova a rendersi pericolosa con Veretout da fuori. A destra Bruno Peres spinge bene, con i giallorossi che provano a passare sfruttando le tante palle alte. Ma Kalinic spara spesso a salve ed allora l’occasione più propizia arriva con una chiusura in extremis di Chancellor che rischia l’autogol, ma Andrenacci è bravo con un colpo di reni a salvare i suoi. La partita la fa sostanzialmente la Roma, anche se la supremazia territoriale della squadra di Fonseca è sterile. Carles Perez ha una buona occasione da fuori, Kolarov impegna Andrenacci su punizione. Ma al riposo si va sullo 0-0, senza grandi sussulti.

STRAPPO GIALLOROSSO — Lopez prova a cambiare l’inerzia mandando dentro Dessena e Zmrhal al posto di Ndoj e Skrabb, ma dopo appena 3’ della ripresa la Roma passa in vantaggio: angolo di Veretout, pasticcio difensivo del Brescia, con Fazio che ne approfitta per calciare e Andrenacci che fa una mezza papera. Al 9’, sempre su calcio d’angolo, è invece il Brescia a sfiorare il gol con Mangraviti, con Lopez che subito dopo si gioca anche la carta Donnarumma (al posto di Bjarnason). Il Brescia allora protesta per un paio di interventi in area di Ibanez e Fazio per cui vorrebbe il rigore, ma al 17’ la Roma mette la vittoria in ghiacciaia con Carles Perez che pesca bene Kalinic, che taglia centralmente da dietro e brucia Andrenacci da pochi passi. A 25’ dalla fine girandola di cambi: dentro Zaniolo, Villar e Perotti e fuori Pellegrini, Perez e Veretout. Kalinic prova il colpo in rovesciata, Zaniolo al 29’ fa 3-0: verticalizzazione di Perotti, con l’esterno giallorosso che piega le mani ad Andrenacci, ancora una volta non esente da colpe. Poi Torregrossa ha la palla per il gol della bandiera, ma calcia su Mirante da pochi passi. Dall’altra parte, invece, Dzeko (subentrato da poco) colpisce prima la traversa e poi il palo, sfiorando due volte il 4-0. Finisce così, con qualche scintilla finale tra Dessena e Zaniolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/07/2020 23:51
 
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