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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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La Juve e CR7 si spengono a Napoli:
Zielinski firma il colpo per Gattuso

La capolista non approfitta dei pari di Inter e Lazio: non basta il gol di Ronaldo nel finale


Mimmo Malfitano


Diavolo di un Napoli. Riesce a regalare al campionato una notte magica, che tiene aperto il discorso scudetto più di ogni altra cosa. Inter e Lazio guadagnano addirittura un punto sulla capolista, nonostante i rispettivi pareggi del pomeriggio. Può esultare, Rino Gattuso. E lo fa per la prima volta da allenatore al San Paolo. Mai in precedenza, infatti, gli era riuscito di conquistare i tre punti. Stavolta, gli è venuta bene, perché Zielinski e Insigne non hanno perdonato l’inconcludenza della Juventus che, soltanto nel finale ha provato a rimettere in piedi il risultato dopo che Cristiano Ronaldo ha ridotto le distanze. Non è stato un buon ritorno quello di Maurizio Sarri, al San Paolo, la sua Juventus è stata bruttina sul piano della manovra e per niente concreta sotto porta se si esclude il gol di Ronaldo. Il Napoli, dunque, torna a vincere in campionato dopo poco più di tre mesi, l’ultima volta era stato contro il Verona, il 19 ottobre.

DENTRO HIGUAIN — Non si può nemmeno considerare una sorpresa l’impiego di Gonzalo Higuain. La possibilità che potesse giocare l’attaccante argentino, in luogo di Aaron Ramsey, era stata anche quotata alla vigilia. Nel suo San Paolo, Maurizio Sarri schiera la grande bellezza, quel tridente che gli invidia mezzo mondo e che vanno a completare Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala. Sugli esterni bassi, le scelte del tecnico bianconero sono obbligate: Cuadrado a destra e Alex Sandro a sinistra. Deve fare di necessità virtù, invece, Rino Gattuso. Gli manca ancora mezza difesa e deve spostare Di Lorenzo centrale al fianco di Manolas, mentre Hysaj viene confermato sulla detsra. A centrocampo, l’assenza di Allan apre alla soluzione Demme, con Zielinski e Fabian Ruiz ai suo lati.

QUANTI FISCHI — Nulla di nuovo o di inaspettato. I primi fischi del San Paolo sono per Gonzalo Higuain: la gente lo prende di mira durante la fase di riscaldamento. Ogni qualvolta che tocca il pallone, la contestazione sale. Poi, alla lettura della formazione juventina, i decibel salgono quando lo speaker legge il nome dell’allenatore bianconero: i fischi sono assordanti, mentre i fotografi si sistemano dinanzi alla panchina di Sarri: sono in tanti e soltanto in pochi dinanzi alla postazione di Rino Gattuso. Poi, col fischio d’inizio di Mariani, l’attenzione del San Paolo è solo per la partita.

TANTA NOIA — Partita che ha avuto poco da raccontare nei primi 45 minuti. Un primo tempo noioso, durante il quale nessuna delle due squadre ha mai inquadrato lo specchio della porta. La Juve tiene il possesso palla, ma di spettacolare si vede poco o niente. Higuain e Ronaldo vivacchiano nella metà campo napoletano, così come Dybala. Cuadrado a destra e Matuidi e Alex Sandro, a sinistra, spingono, ma fino alla trequarti. Dall’altra parte, Demme è un tuttofare dinanzi alla difesa, il Napoli è prudente, attacca quando può sempre con un pizzico di timore reverenziale, intimidito dalla possibilità, forse, di esporsi alle ripartenze dei bianconeri. Il primo tempo di Cristiano Ronaldo sta in un tiro calciato alle stelle (15’) ed un colpo di testa alto sul finire della frazione di gioco. Il collettivo napoletano si accosta dalle parti di Szczesny, ma non è mai pericoloso. Così, Mariani fischia la fine del primo tempo tra la noia generale.

PIU’ NAPOLI — Gattuso chiede ai suoi di osare, perché la Juve si sta dimostrando poco reattiva. Dopo appena 56 minuti dall’inizio del secondo tempo, Sarri è costretto a sostituire Pjanic, toccato duro da Demme nel primo tempo. Al suo posto entra Rabiot e Bentancur si sposta nella posizione centrale. Zielinski ci prova, al 9’, con un tiro a giro da fuori area, ma la conclusione è alta. I bianconeri provano a venire fuori dal torpore che li ha presi dall’inizio della gara. Ronaldo lancia Higuain: il diagonale dell’argentino viene bloccato da Meret. E’ il primo tiro in porta della Juve che arriva dopo 17’ minuti della ripresa. Ed allora Lorenzo Insigne decide di tastare i riflessi di Szczsney calciando dalla distanza. Il portiere polacco respinge, ma il pallone finisce sui piedi di Zielinski che ribadisce in rete (18’). L’urlo di gioia del San Paolo è assordante.

SARRI CAMBIA — L’allenatore bianconero, allora, prova a correre ai ripari, tira fuori Matuidi per Douglas Costa e Dybala per Bernardeschi. La reazione bianconera ha poco di convincente, mentre anche Gattuso inserisce forze fresche. Fuori Demme e dentro Lobotka, poi, fuori Zielinski e dentro Elmas. I minuti trascorrono inesorabili per la capolista, ma il Napoli non ha voglia di lasciare nulla all’avversario. Così Callejon dalla destra effettua un cross al bacio per il destro a volo di Lorenzo Insigne che raddoppia. La grande bellezza, stavolta, ha il colore azzurro, nonostante Cristiano Ronaldo abbia accorciato le distanze nel momento in cui iniziavano i 4 minuti di recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/01/2020 23:55
 
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SERIE A 2019/2020 21ª Giornata (2ª di Ritorno)

24/01/2020
Brascia - Milan 0-1
25/01/2020
Spal - Bologna 1-3
Fiorentina - Genoa 0-0
Torino - Atalanta 0-7
26/01/2020
Inter - Cagliari 1-1
Parma - Udinese 2-0
Sampdoria - Sassuolo 0-0
Verona - Lecce 3-0
Roma - Lazio 1-1
Napoli - Juventus 2-1

Classifica
1) Juventus punti 51;
2) Inter punti 48
3) Lazio(*) punti 46;
4) Roma punti 39;
5) Atalanta punti 38;
6) Cagliari, Parma e Milan punti 28;
9) Verona(*) punti 29;
10) Napoli, Bologna e Torino punti 27;
13) Fiorentina punti 25;
14) Udinese punti 24;
15) Sassuolo punti 23;
16) Sampdoria punti 20;
17 Lecce punti 16;
18) Spal, Genoa e Brescia punti 15.

(*) Lazio e Verona una partita in meno.
Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

(gazzetta.it)
27/01/2020 00:00
 
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È il solito Bologna d’assalto:
Orsolini e Bani all'89' ribaltano il Brescia



La squadra di Corini si porta in vantaggio con un rigore di Torregrossa,
ma ancora una volta nel finale di gara perde punti preziosi


Matteo Brega

Il Bologna batte 2-1 il Brescia in rimonta grazie ai gol di Orsolini e Bani dopo il rigore realizzato da Torregrossa. Sinisa Mihajlovic c’è, entra in campo e il Dall’Ara esplode in un applauso profondo, quasi necessario per l’anima bolognese. Viste le assenze di Krejci, Medel e Tomiyasu il suo 4-2-3-1 ha Palacio come vertice alto e il tridente Orsolini-Soriano-Sansone alle spalle. Eugenio Corini (che insieme con il vice Lanna salutano Mihajlovic prima dell’avvio) riparte dopo il mercato invernale con meno uomini (5 cessioni) e senza Skrabb fermato da un problema gastrointestinale. Il 4-3-1-2 vive con gli stessi undici dell’ultima sfida, quella al Milan: quindi al fianco di Torregrossa (Balotelli ancora squalificato) c’è Ayé e non Donnarumma.

GUIDA IL BOLOGNA — Il primo segnale della partita lo lancia Schouten al 3’ con un anticipo secco sul tentativo di ripartenza bresciano: destro e leggera deviazione di un avversario. Al 10’ il Bologna perde Sansone per un problema muscolare alla coscia sinistra. Al suo posto entra Barrow che al 23’ lascia partire un destro improvviso dal limite che spaventa Joronen. Ancora Barrow al 26’ chiude un’intelligente ripartenza bolognese con un destro però debole e centrale per la prima parata della partita di Joronen. Il Bologna guida le operazioni, ma non stringe ancora. Al 29’ l’occasione clamorosa: errore di Chancellor in uscita, Poli recupera e lancia nello spazio Palacio che però non supera Joronen, bravissimo a fermare l’argentino. La squadra di Mihajlovic spinge e al 30’ Orsolini sfiora la traversa rientrando sul sinistro. Al 33’, alla prima leggerezza difensiva bolognese, il Brescia ottiene un rigore. Torregrossa per Dessena, Mbaye casca sulla finta di corpo del centrocampista e lo abbatte. Penalty che batte Torregrossa al 36’: il capitano spiazza Skorupski e realizza il quarto gol stagionale. La squadra di Corini si ritrova in vantaggio dopo aver levigato le spigolature di una mezzora complicata dalle giocate bolognesi. Al 43’ però il Bologna trova il modo di rientrare in partita con Orsolini. Lancio di Soriano per Mbaye da sinistra a destra, cross basso per il numero 7 che si gira su una moneta da dieci centesimi e ruba l’attimo a Chancellor infilando l’angolo lontano. Al 47’ il Bologna ha un’occasione ancora più grande. Orsolini da destra serve Poli che entra in area, calcia male ma diventa un assist per Palacio che con la porta spalancata partorisce un piatto molle e impreciso che termina sul fondo. Il primo tempo finisce 1-1 e i rimpianti stanno tutti dentro la casa bolognese.

BRESCIA SOFFRE — Il secondo tempo si sveglia con comodo intorno al 15’. Lo scuote Barrow con un sinistro rasoterra che Joronen respinge di piede. Poco dopo Corini toglie Dessena e inserisce Martella vestendo la sua creatura dell’altro vestito buono, il 3-5-2. Il Bologna ha meno intensità rispetto alla prima frazione, ma è in controllo: al 25’ Poli scopre un corridoio aereo per Soriano che di testa obbliga Joronen alla presa bassa. Al 34’ Skov Olsen da posizione defilata colpisce la traversa scheggiandola. La squadra di Mihajlovic gioca bene e tiene il Brescia nei suoi ultimi trenta metri e quando entra anche Santander per Mbaye si preannuncia un finale di sofferenza. Al 41’ Santander sfiora il gol con un diagonale dopo un eccentrico aggancio (sbaglia e manda fuori giri il difensore). Al 44’ il Bologna completa la rimonta. Cross dalla sinistra di Barrow, il Brescia difende raggrumato sul primo palo, un rinvio ciccato di un difensore fa sbandare Mateju e Bani in spaccata segna il gol del sorpasso. Il recupero è solo festa rossoblù e per Corini la settima gara consecutiva senza vittoria (manca dal 14 dicembre), il quarto k.o. nelle ultime cinque. E adesso il mercato è chiuso. Il Bologna infila il secondo successo di fila tenendo quindi un ritmo da colonna sinistra della classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/02/2020 23:44
 
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Cagliari, è una beffa pazzesca:
il Parma fa 2-2 al 94' con Cornelius!



Sardi due volte in vantaggio con Joao Pedro (che sbaglia un rigore) e Simeone,
ma vengono raggiunti da Kucka e nel recupero dal danese


Francesco Velluzzi

La sfida con vista Europa tra Cagliari e Parma è un pareggio che esalta lo spirito e il temperamento di un Parma che ha passato una settimana tremenda col caso Gervinho (un giallo ancora irrisolto), l’infortunio di Sepe, il mercato da fare, e abbassa il morale di un Cagliari che ottiene il terzo risultato utile di fila, ma sempre un pareggio. La squadra di Maran vede sfumare al 94’ la vittoria che manca dal 2 dicembre (con la Samp 4-3) per un errore di Klavan (la difesa dei rossoblù, fatta eccezione per Pisacane, continua a concedere troppo) che consente a Cornelius di colpire bene di testa e di fare centro dopo aver sbagliato nel primo tempo. Joao e Simeone, sempre loro, avevano illuso la squadra di casa, dopo una girandola di emozioni, un rigore fallito (Joao), uno assegnato e poi non dato da Irrati al Parma. Una partita giocata alla pari che finisce con un risultato giusto. Ma che, probabilmente, frena le ambizioni di Europa perché Milan e Napoli che hanno ripreso a correre possono facilmente tornare in corsa.

PRIMO TEMPO — Maran poteva avere un unico dubbio: quello del terzino destro, lo risolve a favore di Faragò. Cacciatore è recuperato, ma forse non ancora al meglio. D’Aversa usa Siligardi a destra nel tridente diventato orfano di Gervinho oltreché del lungodegente Inglese. In porta va Colombi (ex Cagliari, peraltro) e non il nuovo acquisto Radu. Bruno Alves (altro ex Cagliari) comanda la difesa che un po’ pasticcia e tentenna davanti al pressing e al lavoro di Simeone davanti e del duo Nainggolan (alcuni tocchi sono da vero campione)-Joao Pedro. Il Cagliari può colpire al 14’ ma Cigarini liberato bene da Joao spara alto. Cinque minuti dopo è proprio il numero 10 rossoblù a segnare il suo 14° gol in campionato: cross di Simeone e Joao taglia bene e anticipa alla perfezione Iacoponi. Vantaggio Cagliari che potrebbe raddoppiare più volte. Simeone sbatte due volte su Colombi, prima che Cragno si superi sul suo palo sul velocissimo Kucka. Il Parma prende campo, Brugman è un trottolino che dirige benissimo, la squadra è tignosa in mezzo, ma è ancora il Cagliari che sfiora il raddoppio con Simeone che approfitta di un erroraccio di Iacoponi e tira ma Bruno Alves riesce a deviare sulla traversa. Tre minuti dopo (39’) Cigarini su punizione mette in mezzo e solo il palo nega il gol a Faragò. Non raddoppi e prendi il pari. E’ quel che succede alla squadra di Maran troppo fragile sulle corsie quando si tratta di coprire, Brugman va via sulla destra e mette in mezzo, Cornelius buca, Kucka ci arriva e fa 1-1. Sempre Kucka in finale di tempo invita Cornelius di testa, ma il danese spedisce alto.

SECONDO TEMPO — Si riparte forte con Colombi sempre protagonista che dice di no a Pellegrini che sfonda forte a sinistra e a Cigarini dalla stessa parte. Il Cagliari insiste vuole la vittoria e spinge. Dopo 7’ ottiene il rigore per un contatto in area tra Gagliolo e Joao. Il brasiliano potrebbe arrivare a 15, ma stavolta dal dischetto fallisce calciando sul cartellone pubblicitario. Passa un minuto e l’agognato raddoppio arriva: maestro Ciga per Pellegrini che mette in mezzo da sinistra, Simeone ci arriva e segna come già aveva fatto nella gara d’andata in Emilia firmando il suo primo gol in rossoblù. E’ il minuto numero nove, ma il Parma non molla mai sostenuto da quell’iradiddio di Kucka e dalla buona regia di Brugman. D’Aversa getta subito nella mischia il nuovo acquisto Caprari per Siligardi che ha fatto pochino passando al 4-2-3-1 e al 13’ Irrati assegna un rigore per un (presunto) mani di Klavan (comunque troppe le disattenzioni dell’estone). Consulto col Var e il rigore diventa una punizione fuori area che Bruno Alves calcia sulla barriera. Maran cambia Cigarini (giallo, era diffidato, salta il Genoa a Marassi) e inserisce Oliva, ma l’unico inserimento lo fa Nandez (giallo pure per lui) che costringe ancora Colombi a superarsi. Il Cagliari regge, tiene con Nainggolan alle corde. Maran risponde a D’Aversa che ci prova con Siligardi, dando respiro a Simeone, esausto e dando i primi minuti in rossoblù a Paloschi. Ma è il Parma che preme e spinge a tutta. Cragno si oppone a una gran botta di Hernani, ma nel recupero, dopo l’ennesima risposta di Colombi su Nandez, il Parma trova il meritato pareggio: cross di Kurtic, Klavan, inspiegabilmente, si abbassa e Cornelius di testa firma il 2-2 e l’ottavo gol personale. Il Cagliari deve capire che le partite durano fino alla fine e che forse al mercato bisognava fare qualcosa nel reparto arretrato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/02/2020 23:48
 
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Il Sassuolo è uno spettacolo:
poker alla Roma, brusca frenata per Fonseca

Show della squadra di De Zerbi, che chiude un primo tempo da urlo sul 3-0 (doppio Caputo e Djuricic).
Poi la Roma segna due gol con Dzeko e Veretout, ma Boga chiude i conti. Espulso Pellegrini


Andrea Pugliese


Il Sassuolo abbatte il tabù e sconfigge (4-2) per la prima volta la Roma nella sua storia. Già, perché nei 13 precedenti la squadra neroverde era riuscita a pareggiare 5 volte, uscendo sconfitta nelle restanti 8. Stavolta, invece, De Zerbi si è preso tutta la vetrina, annientando i giallorossi già in partenza e sfruttando la vena iniziale di Caputo (con questa doppietta sale a quota 10 in campionato). Per la Roma, invece, prestazione da dimenticare del tutto nel primo tempo, con una reazione d’orgoglio nella ripresa spazzata via da un eurogol di Boga. Il centesimo gol in giallorosso di Dzeko non basta: per i giallorossi l’inizio del 2020 è terrificante, con 4 sconfitte in 7 gare, con due vittorie (Genoa e Parma) e il pari con la Lazio.

DOMINIO NEROVERDE — Fonseca conferma la coppia di terzini formata da Santon e Spinazzola, De Zerbi invece come esterni bassi si affida ancora a Toljan e Kyriakopoulos. Sulla stessa fascia si fronteggiano due piccoletti come Boga e Under, entrambe le squadre pressano molto alte. Di fatto, però, l’equilibrio dura sette minuti, poi la Roma affonda e il Sassuolo gioca un calcio bello ed efficace. A spezzare l’equilibrio è Caputo, che sul filtrante di Djuricic prima mette a sedere Mancini, poi beffa Pau Lopez sul secondo palo. Al 16’ stesso spartito, con la Roma a fare possesso palla e il Sassuolo che colpisce con una ripartenza perfetta: stavolta il gol è costruito dalla parte opposta, a destra, con assist perfetto di Toljan per la doppietta personale di Caputo. E al 25’ arriva anche il 3-0 di Djuricic, che beffa Pau Lopez sotto le gambe. Per la Roma lo shock è totale, anche perché nel primo tempo il Sassuolo costruisce almeno quattro altre palle gol (clamorosa quella di Ferrari, bene Pau su Boga) e se alla fine la Roma va nell’intervallo con solo tre gol sul groppone è quasi un miracolo (con Pairetto che al 37’ grazia Santon: prima va per ammonirlo per la seconda volta, poi ci ripensa). La squadra di Fonseca tiene spesso palla (58,7% di possesso palla nei primi 45’ di gioco), ma non riesce mai a trovare gli sbocchi per andare al tiro. Cristante in costruzione sbaglia un po’ tutto, dietro Mancini vive una giornata terrificante e davanti Kluivert e Dzeko sono impalpabili. L’unico che prova a costruire qualcosa (invano) è Under. Dall’altra parte, invece, le catene sulle fasce funzionano come un orologio svizzero: Toljan-Berardi a destra, Kyriakopoulos-Boga a sinistra. Ed in mezzo Locatelli e Djuricic regalano il solito fosforo, ma stavolta sono anche intensi al punto giusto.

REAZIONE E BOGA — La prima mossa di Fonseca nella ripresa è Bruno Peres per Santon, ma è il Sassuolo a rendersi ancora pericoloso in un paio di circostanze. La costruzione della Roma invece è faticosa e prevedibile, ma di rabbia i pericoli riesce a crearli uguale: Dzeko ci prova con una girata da dentro l’area, Mancini colpisce il palo (con deviazione di Consigli) e al 10’ è proprio Dzeko di testa a riaprirla, segnando su cross di Pellegrini il suo gol numero cento in giallorosso. Il 3-1 rianima ovviamente la squadra di Fonseca, con il Sassuolo costretto spesso sulla difesi a. Tanto che al 14’ la Roma va vicinissima al 3-2, con una superparata di Consigli su Cristante e Locatelli che anticipa Dzeko sulla linea di porta con un salvataggio decisivo. Quindi c’è spazio per l’esordio in Italia di Carles Perez, e in dieci minuti succede di tutto: Caputo si divora il 4-1 a ridosso dell’area piccola, Pellegrini viene espulso per doppio giallo, Veretout riapre la partita su rigore e Boga la richiude con un gol pazzesco sotto l’incrocio. Poi Pau Lopez salva su Defrel (appena subentrato a Caputo), Fonseca manda dentro anche Villar ma in inferiorità numerica c’è poco altro da fare. Finisce 4-2, con il Sassuolo a festeggiare una vittoria meritata e la Roma ad interrogarsi sui perché di un momento così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/02/2020 23:52
 
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Ronaldo, la nona sinfonia è di rigore.
E la Juve mette k.o. la Fiorentina



Due penalty del portoghese e il gol nel finale di De Ligt
domano la squadra di Iachini, protagonista comunque di una buona gara.
CR7 va a segno per la nona partita consecutiva e sono 50 le reti in bianconero


Filippo Conticello

Il cinquantenario bianconero di Cristiano Ronaldo toglie via le paure rimaste sotto pelle dalla notte del San Paolo: una Juve in versione minimal batte una dignitosa Fiorentina e riprende il cammino interrotto a Napoli. Le è bastato poco, in fondo: due rigori del portoghese più il guizzo finale di De Ligt. Adesso, però, c’è da aggiornare il conteggio alieno perché siamo arrivati a 50 reti totali in un anno e mezzo bianconero: si sono visti inizi peggiori da queste parti. Al netto del 3-0, però, i bianconeri sono ancora piuttosto lontani dall’entusiasmare, mentre la squadra di Iachini ha confermato di avere buone basi su cui costruire la seconda parte di stagione.

PRIMO TEMPO — Dopo un avvio senza fuochi, al 23’ Chiesa, osservato speciale di Madama, cerca il modo più originale per fare colpo: un tacco in allungo, quasi uno scorpione, che Szczesny deve neutralizzare con un mezzo miracolo. Da lì nel giro di un minuto la Fiorentina spaventa la Juve in un altro paio di occasioni: tiro pericoloso di Lirola, ragazzino cresciuto a bottega a Torino, e poi cross radente di Ghezzal. Così in pochi istanti la Viola dimostra di essere venuta allo Stadium a giocarsela a dispetto delle assenze dei centrali difensivi e del gioiellino Castrovilli. La Juve sarrista, però, le dà una mano perché l’ispirazione di Douglas Costa non viene raccolta dai compagni. La scelta di cambiare modulo e tornare al più classico 4-3-3 senza trequartista passa, infatti, dal rilancio del brasiliano con Higuain di punta, ma forse Sarri si aspettava ben altra audacia dai suoi. E, invece, per accendere la truppa serve una mano sospetta di Pezzella su destro di Pjanic: viene rivista dal Var e porta al rigore di Ronaldo, quasi un regalo anticipato per il compleanno numero 35 da festeggiare mercoledì. Il gol dell’1-0, l’ennesimo, non cancella però le difficoltà della Juve singhiozzante del primo tempo.

SECONDO TEMPO — Non che nella ripresa i bianconeri crescano poi troppo, ma aumentano un po’ di ritmo e, al contrario, la Fiorentina pare un po’ meno sbarazzina. Così dalla panchina si cerca uno scossone al match: Vlahovic aumenta il potenziale offensivo viola, in un attacco baby dal grande avvenire. In casa Juve, invece, Sarri prosegue con un classico della stagione: la staffetta in HD. Stavolta Dybala, quello che di solito viene sostituito, lascia il posto ad Higuain, spesso nella parte del subentrato. I ruoli sono invertiti e Paulo, anche in campo, prende le consegne del Pipita: fa la prima punta con CR7 e Douglas ai lati, fornendo un’alternativa tattica interessante per il resto della stagione. Ma nel complesso dalla Juve ci si aspetterebbe altro e, invece, per il pranzo domenicale i tifosi devono accontentarsi dell’ennesima rete su rigore di Cristiano. La seconda dopo un fallo di Ceccherini su Bentancur e anche in questo casa Pasqua ha bisogno del Var per la conferma. Matthijs de Ligt, quasi perfetto contro i quasi coetanei dell’attacco viola, ha la sua gioia meritata con la zuccata del 3-0: non solo di Ronaldo, ma anche del biondone olandese vive questa Juve. Una squadra vincente, ma ancora alla ricerca di sé.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/02/2020 23:43
 
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Assedio Atalanta, ma il Genoa resiste: a Bergamo finisce 2-2

Gol di Toloi, Ilicic, Criscito e Sanabria. Espulso Behrami nel finale.
Nerazzurri quarti con la Roma, Nicola a quota 16


Andrea Elefante


L’Atalanta inciampa ancora in casa, il suo teorico fortino: dopo la sconfitta con la Soal, un 2-2 con un’altra ultima in classifica, il Genoa, che vanifica il possibile sorpasso alla Roma (solo agganciata) in chiave Champions League. Ma la squadra di Nicola ha meritato questo punto, fondamentale per la classifica, ma soprattutto per l’aspetto psicologico, in chiave salvezza: partita molto paziente, ordinata, sorattutto coraggiosa fino alla fine, anche quando la squadra è rimasta in dieci (37’) per espulsione (doppio giallo) di Behrami. Una prva che ha dato ragione alle scelte del suo tecnico ed è stata "protetta" fino all’ultimo dalle parate di Perin, il migliore dei suoi assieme ai due attaccanti.

LE SCELTE — Gasperini replica difesa e attacco della goleada di Torino, cambiando solo un uomo in mezzo: Pasalic per Freuler. Più inedite le scelte di Nicola: subito titolare l’ex Masiello, come centrale sinistro della difesa a tre, con Criscito "alto" davanti a lui (fuori Barreca); in attacco linea verde, con Pinamonti, e non Pandev, assieme a Sanabria.

PRIMO TEMPO — Quattro gol in 35’, errori difensivi (soprattutto dell’Atalanta), continui ribaltamenti di fronte: il primo tempo è champagne e ricorda molto, alla squadra di Gasperini, lo scivolone in casa con la Spal. Come quel giorno, Atalanta in vantaggio quasi subito, al 12’: dopo due chance per Pasalic (diagonale appena largo) e Zapata (palo protetto da Perin), il gol - una rarità, quest’anno, arriva su calcio piaxxato, con corer battuto da Gomez, spizzata di Zapata e Toloi libero e bello di segnare. Ma il Genoa non molla un centimetro: la sua compattezza e i raddoppi continui contrastano bene il moto perpetuo di Gomex, la coppia offensiva smaschera la cattiva giornata dei centrali nerazzurri. Due gol in meno di un quarto d’ora e il Genoa capovolge la partita: Pinamonti scappa a Palomino, sul suo radente Hateboer prima recupera e poi cade in ingenuità, atterrando Sturaro, con Criscito che fa pace con il dischetto. Al 33’ ancora un crss di Sturaro, che apprfitta di un errore di De Roon, e Sanabria brucia secco Toloi di testa. Ma stavolta l’Atalanta rimedia quasi subito, in 2’: ancora un assist di Zapata, stavolta per Ilicic che evita il recupero di Criscito. Ma il ping pong frenetico non finisce qui, perché Gollini deve murare Pinamonti, servito ancora da Sanabria, e Perin rigrazia Ilicic, che solo davanti a lui divora il 3-2.

SECONDO TEMPO — La ripresa è quasi un monologo dell’Atalanta, che però non dà mai l’impressione di poter schiacciare il Genoa con la stessa efficacia che ha travolto altre avversarie. Gasperini le prova tutte, cambiando anche due terzi dell’attacco, ma l’impatto di Malinovsyi e Muriel è insufficiente e al resto pensa Perin, che nega il gol con una prodezza a Gosens e due scatti d’istimto su tacco di Djimsiti e girata di Toloi, prima di respingere con i pugni l’utimo tentativo su punizione di Malinovskyi. Ma non era la vera Atalanta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/02/2020 23:47
 
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La super Lazio è tornata!
Immobile-Caicedo show, Spal al tappeto

Doppiette per i due attaccanti e gol di Adekanye al primo centro in Serie A.
Biancocelesti momentaneamente secondi, la squadra di Semplici scivola all'ultimo posto


Nicola Berardino


Con la settima vittoria interna di fila la Lazio salta al secondo posto in attesa del risultato dell’Inter di questa sera a Udine. La macchina da gol dei biancocelesti smorza subito ogni eventuale soffio di delusione per il mancato arrivo di Giroud. Le doppiette di Immobile e Caicedo impacchettano già nel primo tempo i tre punti contro la Spal. La squadra di Semplici (ora all'ultimo posto in classifica) patisce il gap tecnico con gli avversari, arrivati al 16esimo risultato utile consecutivo: pesanti i disagi in fase difensiva. Nella ripresa, la Lazio arrotonda la vittoria col primo gol in Serie A di Adekanye. La rete di Missiroli rende merito alla generosità della formazione emiliana.

SUBITO IMMOBILE — Inzaghi sostituisce gli infortunati Luiz Felipe e Correa con Bastos e Caicedo. Semplici inserisce quattro novità in formazione tra squalifiche (Petagna e Valoti) e arrivi dal mercato. In difesa, entrano Tomovic e Bonifazi: a metà campo, Castro (debutto per l’ex Cagliari); in avanti, c’è Floccari. La Lazio sblocca subito il risultato: al 3’, su corner di Luis Alberto dalla destra, Lulic di testa indirizza il pallone per lo scatto di Immobile, che sfugge a Bonifazi e insacca in rete. La Spal si lancia in avanti: al 5’, il colpo di testa dell’ex Floccari finisce in rete, ma l’arbitro Giua ha individuato un fallo dell’attaccante emiliano su Immobile. La Lazio preme e al 16’ Luis Alberto smista sula destra per Lazzari: diagonale che si infrange sul palo, Caicedo è lesto a ribattere in rete per il 2-0. Non rallentano i biancocelesti di Inzaghi: al 19’ Berisha respinge un bolide di Lazzari. La formazione di Semplici non si perde d’animo e appena può si sgancia: al 27’ la parabola di Castro sfiora l’incrocio. Tanta corsa da parte degli emiliani. Ma Lazio crea pericoli in serie. Al 29’, rapidissima ripartenza con Lazzari che innesca Immobile: il bomber supera Bonifazi, attira Berisha fuori dalla porta e da posizione angolata, sulla destra, inventa un pallonetto spettacolare che schizza sul palo prima di finire nel sacco. Olimpico in delirio per la doppietta di Immobile. Spal subito reattiva. Al 31’ Castro scova il varco per proiettare Di Francesco al tiro: palo. Lazio è un rullo compressore: al 38’, un altro duetto tra Immobile e Caicedo, che va a segnare il 4-0 con la sua doppietta.

ECCO BOBBY-GOL — Osannato da tutto l’Olimpico l’ecuadoriano quando al 4’ della ripresa viene avvicendato da Adekanye. Appena entrato, l’attaccante olandese cerca subito il gol: Berisha si salva in angolo. Spunto della Spal al 10’ Strakosha para su Di Francesco. E al 13’ Bobby Adekanye trova il suo primo gol con la maglia della Lazio: sgommata di Lazzari sulla destra e assist per il tocco vincente dell’ex Liverpool tra gli applausi dei tifosi. Che lo hanno già eletto proprio idolo, chiamandolo Bobby-gol. Al 16’ Lulic, giunto alla 350esima gara in biancoceleste, viene rilevato da Jony. Al 20’, incursione di Missiroli che penetra in area e di sinistro fulmina Strakosha, segnando il gol della Spal. Semplici opera due sostituzioni: al 22’ Zukanovic (altro acquisto all’esordio) per Felipe e al 25’ Murgia, ex accolto dagli applausi dell’Olimpico (suo il gol che diede la Supercoppa nel 2017), per Dabo. Nuovo ingresso pure nella Lazio: al 27’ Vavro dà il cambio a Radu. Ritmi ribassati, ma gara sempre a tutto campo. Murgia e Bastos si propongono al tiro. Nella Spal, al 30’, Valdifiori sostituisce Castro. Immobile, salito a quota 25 gol sul trono della classifica dei cannonieri, insegue la tripletta: Berisha respinge. Al fischio finale, festa biancoceleste per i quasi 40 mila dell’Olimpico. E mercoledì c’è il recupero casalingo col Verona per prolungare la scalata in classifica della squadra di Inzaghi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/02/2020 23:51
 
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Senza Ibra, il Milan si ferma e rischia col Verona.
Calha risponde a Faraoni



Nella ripresa due pali degli ospiti e quello di Castillejo.
Espulso Amrabat, esordio in A per Daniel Maldini


Marco Fallisi

No Ibra, no party. Dopo tre vittorie consecutive in A, cinque considerando anche la Coppa Italia, il Milan frena e perde l’occasione di avvicinarsi all’Atalanta fermata dal Genoa: con il Verona a San Siro finisce 1-1, a Faraoni risponde Calhanoglu, alla seconda partita di fila in gol dopo la doppietta al Torino in Coppa, ma senza Ibrahimovic lì davanti la scintilla non si accende. Rebic ha perso l’istinto killer delle ultime uscite e Leao non va oltre un sinistro insidioso nel finale di partita: Pioli, in superiorità numerica per oltre venti minuti, butta nella mischia il neoacquisto Saelemaekers e Daniel Maldini, alla “prima” assoluta in A, ma non va oltre il pareggio. Risultato ampiamente meritato dalla banda Juric, che sfiora il colpaccio con due pali.

A DUE FACCE — Il Milan, in piena emergenza con le assenze di Ibrahimovic, Kjaer, Krunic e Bennacer (squalificato), ci mette mezz’ora a entrare in partita: la sveglia la dà il vantaggio dell’Hellas con Faraoni, bravissimo al 13’ a sbucare alle spalle di Hernandez e bruciare Donnarumma su cross dalla sinistra di Verre. È il manifesto del Verona di Juric, in campo con un 3-4-2-1 senza prime punte di ruolo: pressing alto e inserimenti dalla mediana a sfruttare gli errori avversari. Lo schema funziona piuttosto bene fino a quando una trattenuta di Faraoni su Bonaventura regala al Milan una punizione dal limite al 29’: Calhanoglu, aiutato da una deviazione in barriera di Verre, castiga Silvestri e rianima i suoi.
La banda Pioli alza il baricentro e costruisce due palle gol: al 31’ Rebic, servito da Castillejo in ripartenza, scarta Silvestri ma si allarga troppo e perde clamorosamente il tempo per inquadrare la porta; al 37’ Romagnoli sfiora il palo con un colpo di testa sul corner del solito Castillejo.

ROSSO E PALI — Chi si aspetta un Milan rigenerato dal buon finale di primo tempo, però, resta interdetto, perché è il Verona a comandare buona parte della ripresa e ad andare a un passo dal gol: in 10 minuti i gialloblù colpiscono due pali, uno con un colpo di testa di Pessina al 52’ e uno con un sinistro di Zaccagni al 62’. Pioli prova a cambiare, inserendo Paquetà per Bonaventura, ma è Amrabat a regalare metri e ossigeno ai rossoneri, facendosi espellere al 68’ per un intervento durissimo su Castillejo (Chiffi decide al monitor).
Il Milan spinge affidandosi soprattutto all’improvvisazione: Calabria spreca dopo una bella discesa, Leao impegna Silvestri con un rasoterra dalla distanza, il nuovo acquisto Saelemaekers (entrato per Calabria al 77’) ci prova con un sinistro dalla distanza nel finale, Castillejo centra il palo nel recupero dopo una bella parata di Silvestri su Hernandez. Poco dopo tocca a Daniel Maldini, che fa il suo esordio in Serie A: il Milan frena, la dinastia dei Maldini continua.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/02/2020 23:54
 
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Lecce, è un poker storico. Torino, continua il momentaccio

I pugliesi segnano subito con Deiola e Barak, nella ripresa il capolavoro di Falco e Lapadula su rigore.
Granata mai pericolosi


Giuseppe Calvi


E’ sprofondo Toro. Infilzata quattro volte da un Lecce a tratti spettacolare, la squadra di Mazzarri infila il quarto k.o. consecutivo, restando nel buio tunnel di una crisi che va ben oltre i risultati e la mancanza di gioco. Ancora senza successi in casa in questo campionato – in 10 partite, solo 5 pareggi -, la formazione di Liverani non vinceva dal 30 novembre (0-1 a Firenze). Proprio nel momento più difficile per le numerose assenze, ha saputo reagire, dominando la sfida. I granata subiscono un’altra mortificazione, negli ultimi quattro incontri hanno incassato 17 gol (solo in questa settimana 15 in 3 gare), senza mai riuscire a reagire, magari anche per tirar fuori l’orgoglio. Il Lecce allunga in classifica, portandosi a tre punti di vantaggio dal Genoa, terzultimo.

LE SCELTE — Liverani e Mazzarri devono fare scelte praticamente obbligate. Assenti Dell’Orco per squalifica e Gabriel, Meccariello, Tachtsidis, Farias e Babacar per infortunio, nel Lecce cominciano dalla panchina Petriccione, non ancora al meglio dopo la contusione a una caviglia, e Mancosu, per un attacco influenzale nella notte precedente la gara. Anche Deiola è reduce da uno stato febbrile, però va in campo e prende il posto da play, tra Majer e l’esordiente Barak. Confermati gli esterni difensivi Rispoli e Donati, tocca a Saponara, pure lui al debutto, cercare di ispirare Falco e Lapadula. Anche il Torino è in piena emergenza e deve fare i conti con la crisi di risultati, dopo le tre sconfitte consecutive (in campionato contro Sassuolo e Atalanta, in coppa Italia contro il Milan). Mazzarri conferma la formazione schierata a Milano, sostituendo Izzo e Lukic, squalificati in campionato, con Djidji e Meite.

LECCE SPRINT — Nonostante siano alla prima presenza, proprio gli ultimi arrivati, Barak e Saponara, si esaltano sin dall’avvio della gara. Il Lecce, un punto nelle ultime sei gara, comincia con un ritmo alto e dopo 19 minuti è già sul 2-0, grazie a due gol davvero spettacolari. All’11’, da calcio d’angolo (procurato da un rinvio di Djidji rimpallato dal compagno Bremer) Falco per Saponara, che serve fuori area Deiola, bravissimo a infilare Sirigu con un destro potentissimo. Al 19’ i giallorossi raddoppiano: su cross di Majer, Djidji respinge corto di testa e Barak in corsa fa centro con un sinistro imprendibile per Sirigu. Il Via del Mare applaude la squadra di Liverani, nella quale Deiola è il fulcro a centrocampo, tosto in interdizione e preciso nella costruzione. Il Torino è annichilito, in panchina Mazzarri si agita, prova a scuotere i suoi giocatori. Invano, perché Belotti resta isolato, sempre privo di rifornimenti. Perso Verdi per infortunio e con Millico al suo posto, i granata, però, si rendono pericolosi solo con conclusioni di Berenguer e sono salvati da Sirigu, lesto a ribattere una girata sotto porta di Lapadula. Nel finale di tempo, l’arbitro Rocchi, supportato dall’assistente Mastrodonato e poi anche dal Var, annulla un gol al Torino: su punizione di Belotti, deviata dalla barriera, c’è il tocco decisivo di De Silvestri, in posizione di fuorigioco.

FALCO, CHE PERLA — Nella ripresa il Torino cerca di organizzare una reazione, però le idee restano confuse e Belotti e compagni (con Edera subentrato a Djidji) producono solo uno sterile giro palla. Invece, il Lecce, con Petriccione per Deiola, continua ad attaccare. Va al tiro Lapadula, due volte, poi mette il marchio Falco, con una splendida perla: al 19’, servito da Saponara, si porta palla sul destro e dal limite infila Sirigu con una bellissima conclusione. Mazzarri inserisce anche Lyanco (al posto di Rincon) ma, cambiati gli interpreti, il risultato non cambia. Il Torino è impalpabile, sempre più rassegnato a registrare un’altra umiliazione. Il punteggio diventa ancora più pesante al 32’, quando Lapadula fa 4-0 su rigore, per fallo commesso da Bremer su Shakhov, entrato da poco al posto di Saponara.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/02/2020 23:57
 
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