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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Il Cagliari perde la testa e il Lecce rimonta da 0-2 a 2-2 al 91'.
Gara folle, tre espulsi!



Dopo il rinvio per maltempo di ieri, i sardi sprecano due gol di vantaggio.
Rossi per Cacciatore, Olsen e Lapadula dopo una rissa tra questi ultimi


Fabio Bianchi

Il Cagliari resta in zona Champions, a fianco della Roma, ma si butta via per un finale da thriller, o da Far West, se volete. In vantaggio per 2-0 a nemmeno dieci minuti dalla fine, subisce la grinta del Lecce e la fantasia dell'ex Farias, che semina il panico in area. E in un'azione insistita, dopo tre tiri respinti da Olsen, La Mantia trova la zuccata vincente, ma Cacciatore, per non far entrare il pallone, lo respinge con la mano. Rigore ed espulsione. Lapadula segna e per affrettare i tempi cerca di prendere il pallone dalle mani di Olsen, che si ribella. I due si fronteggiano testa contro testa e Lapadula cade a terra. L'arbitro Mariani decide per la doppia espulsione. E poi per sette sacrosanti minuti di recupero. Il Cagliari in nove subisce il pareggio di Calderoni a inizio recupero e rischia pure di perdere la sfida. Un harakiri, con vere stupidaggini dei due giocatori del Cagliari espulsi. Comunque, tutto sommato, il pari è giusto per quello che si è visto in campo.

DOCCIA FREDDA — Perché per oltre 20 minuti è stato il Lecce, schierato a specchio del Cagliari, a tenere il comando delle operazioni. Giocava meglio, sfruttando tutto il campo e cercando le imbucate per Lapadula e La Mantia, soprattutto con Petriccione molto mobile ma anche impreciso. Un tiro di Lapadula deviato ha trovato Olsen completamente sbilanciato, ma la palla, per fortuna del Cagliari, è finita a lato. Il Cagliari provava qualche ripartenza guidato da Cigarini, impreciso come il suo dirimpettaio, e Nainggolan, controllato a uomo da Tachtsidis come poteva. Non ha mai impensierito Gabriel fino a quando, su un cross di Cacciatore, La Mantia ha toccato con la mano al limite dell'area. Difficile da vedere in campo, l'arbitro Mariani è ricorso al Var andando anche a vedere di persona e poi ha concesso il rigore che Joao Pedro ha trasformato. Il Lecce ha preso gol nel suo momento migliore e il morale ne ha risentito anche se ha provato subito a reagire. Anche il cielo di Lecce ci è rimasto male e ha cominciato a mandare giù una pioggia fitta che ha fatto temere, dopo il rinvio di ieri, un'ulteriore sospensione. Sotto il diluvio, il Lecce ha avuto una ghiotta occasione con La Mantia. Il suo tiro deviato da Cacciatore ha spiazzato completamente Olsen che, già a terra, è riuscito a trovare il pallone con un guizzo deviando con la mano destra. Una prodezza che ha permesso al Cagliari di andare all'intervallo in vantaggio.

ASSALTO MANCATO — Il Lecce è rientrato in campo ancora più determinato e nel giro di qualche minuto ha creato due occasioni, la seconda velenosa con Shakov che ha pescato in area Lapadula, il cui tiro è stato respinto da Olsen in uscita. Scampato il pericolo, il Cagliari ha messo fuori la testa e ha avuto subito due chance in ripartenza. Prima con Nandez, servito da Rog dopo una lunga cavalcata, ma il diagonale è uscito di un soffio. Poi con Joao Pedro, che ha sfruttato un errore di Tabanelli, ma al momento dell'ultimo dribbling in area è scivolato e Meccariello (appena entrato per un acciaccato Rossettini) ha recuperato. La partita così si è allungata e vivacizzata. E Il Cagliari ha trovato il raddoppio con Nainggolan, che ha ripreso una brutta respinta di Tabanelli e di destro ha trovato l'angolino. A questo punto Liverani ha inserito l'ex Farias per un tiepido Shakov e Maran si è coperto con Ionita al posto di Simeone. E poi è successo il finimondo descritto. Punto prezioso per il Lecce, più per il morale che per la classifica. Due punti persi per la cavalcata del Cagliari, che fin qui era stata fantastica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/11/2019 23:39
 
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Petagna-Sturaro, tutto in un minuto.
Ma Spal e Genoa restano in cattive acque



Un punto a testa, ma la classifica non sorride a nessuno:
emiliani penultimi, rossoblù terzultimi


Marco Guidi

Il bicchiere mezzo pieno fa venir voglia di pensare positivo: Spal e Genoa muovono entrambe la classifica con il pareggio per 1-1 al Mazza di Ferrara. Quello mezzo vuoto, però, vede riportata sul fondo la classifica della Serie A: Genoa terzultimo a quota 10 punti, Spal penultima a 9. Si sono viste annate migliori.

LE PREMESSE — A tutti gli effetti, quella di Ferrara è una sfida salvezza, sebbene siamo solo a novembre. Nel Genoa la novità è il ritorno in campo di capitan Criscito, che mancava dal 5 ottobre, quando si fece male a Marassi contro il Milan. Thiago Motta, che ha perso nella sosta Kouame, sceglie a sorpresa Sturaro, rinunciando a Schone e impiegando a tutti gli effetti un solo, vero attaccante: Pinamonti. Un ritorno anche per la Spal, quello di Di Francesco (assente dal 25 settembre) al fianco di Petagna in attacco. Semplici cambia modulo, passando alla difesa a quattro con Sala e Reca terzini.

CHE PORTIERI — L'inizio di gara è soft e per mezzora non accade praticamente nulla. Nel quarto d'ora prima dell'intervallo, però, salgono in cattedra i portieri. Il primo è Radu, reattivo nel deviare in corner la staffilata dai 25 metri di Sala. Cinque minuti dopo è Berisha a guadagnarsi gli applausi del Mazza volando in tuffo sull'insidioso colpo di testa di Lerager, ben imbeccato dal cross di Ghiglione. L'ultimo sussulto è della Spal, al 44': Radu non trattiene la punizione velenosa di Valdifiori, Reca è pronto nel tap in da mezzo metro, ma il portiere romeno è strepitoso poi nel riflesso di piede a dire di no.

BOTTA E RISPOSTA — Il secondo tempo si apre con lo stop di Di Francesco. Il figlio di Eusebio si fa male in un contrasto ed è costretto a lasciare il posto a Valoti. Al 10' l'episodio che stappa il match: Criscito si fa aggirare da Missiroli e lo stende all'ingresso dell'area di rigore. Penalty chiaro trasformato da Petagna, che cancella così l'errore dagli undici metri di Udine due settimane fa. Giusto il tempo di mettere la palla a centrocampo e il Genoa trova subito il pari: Ghiglione pennella dalla destra, Sala si dimentica di Sturaro sul secondo palo e per l'ex Juve è un gioco da ragazzi infilare Berisha di testa.

CRESCE IL GENOA, MA... — Il pari galvanizza il Genoa, rivitalizzato anche dai cambi di Thiago Motta (Pandev e Favilli per Lerager e uno spento Pinamonti). Al 19' il neoentrato Favilli, su cross di Agudelo, si divora il vantaggio di testa a due passi da Berisha. La risposta emiliana arriva 4' dopo con il solito Petagna, che devia di poco a lato il traversone di Valoti. Sono però i rossoblù ad avere ora in mano il pallino del gioco. Nella girandola di cambi da una parte e dall'altra, c'è spazio anche per il giovanissimo Cleonise (nato l'8 dicembre 2001), che sostituisce Sturaro a poco più di un quarto d'ora dal termine. E proprio il ragazzino al 31' ha sul sinistro la ghiotta occasione per il primo gol in Serie A, ma allarga di poco la conclusione sul palo più lontano. Subito dopo, lo imita Agudelo dopo una mischia confusionaria in area spallina. Ultimi brividi nel finale: Favilli stoppa e si gira in area, Berisha è attento in due tempi sul primo palo; Vicari impatta di testa la punizione di Murgia, ma Radu è sicuro nella presa in tuffo. Finisce 1-1 al Mazza e nessuno si può dire completamente felice.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/11/2019 23:44
 
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SERIE A 2019/2020 13ª Giornata (13ª di Andata)

23/11/2019
Atalanta - Juventus 1-3
Milan - Napoli 1-1
Torino - Inter 0-3
24/11/2019
Bologna - Parma 2-2
Roma - Brescia 3-0
Sassuolo - Lazio 1-2
Verona - Fiorentina 1-0
Sampdoria - Udinese 2-1
25/11/2019
Lecce - Cagliari 2-2
Spal - Genoa 1-1

Classifica
1) Juventus punti 35;
2) Inter punti 34;
3) Lazio punti 27;
4) Cagliari e Roma punti 25;
6) Atalanta punti 22;
7) Napoli punti 20;
8) Parma e Verona punti 18;
10) Fiorentina punti 16;
11) Torino, Milan e Udinese punti 14;
14) Sassuolo(*) e Bologna punti 13;
16) Sampdoria punti 12;
17) Lecce punti 11;
18) Genoa punti 10;
19) Spal punti 9;
20) Brescia(*) punti 7;

(*) Brescia e Sassuolo una partita in meno.
Brescia - Sassuolo rinviata al 18-12-2019 per lutto.

(gazzetta.it)
25/11/2019 23:44
 
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Dominio Atalanta a Brescia:
doppio Pasalic e Ilicic.
Grosso rimane ultimo

Vittoria pesante dei nerazzurri, che risolvono il derby dominando l'avversario.
Sullo 0-1 traversa di Balotelli


Matteo Brega


Non sarà un’Atalanta da Champions, ma basta. Il derby va ai nerazzurri che vincono a Brescia 3-0 grazie alla doppietta di Pasalic e al gol di Ilicic.

LE SCELTE — Fabio Grosso decide di rilanciare Mario Balotelli e il numero 45 fa coppia con Torregrossa davanti. La novità riguarda l’assetto difensivo con il reparto a cinque: Cistana, Chancellor e Mangraviti centrali, Sabelli e Martella terzini (Bisoli in panchina). Gian Piero Gasperini, senza Kjaer, compone il terzetto difensivo con Masiello, Palomino e Djimsiti.

PRESSIONE NERAZZURRA — Passano 33 secondi e l’Atalanta avrebbe già l’occasione per passare con Muriel che spara alto dal limite. Inizio sotto pressione per la squadra di Grosso. Pressione che continua durante il primo tempo, con i bergamaschi che arrivano facilmente non al limite dell’area ma direttamente dentro. Prova e riprova, la squadra di Gasperini passa: cross da destra di Castagne, Pasalic di testa (marcato male) porta in vantaggio l’Atalanta al 26’. La reazione bresciana è lenta e non travolgente. Bisogna attendere il 38’ per un’azione vera, chiusa da Romulo con un colpo di testa strusciato al largo. Due minuti dopo è ancora Pasalic a sfiorare il gol: da corner, con intenzione di allungare la traiettoria, colpisce il palo di testa. Il primo tempo finisce così, con qualche fischio per la squadra di Grosso proveniente dalla tribuna più che dalla Curva.

REAZIONE E CONTRACCOLPO — Si riparte con le stesse formazioni, il primo tentativo è bresciano ed è di Cistana che calcia bene verso Gollini che blocca a terra. La traversa di Balotelli al termine di un’azione travolgente in contropiede è solo un abbaglio. Pochi minuti dopo l’Atalanta raddoppia: cross basso di Ilicic e tacco di Pasalic che realizza la doppietta che stende moralmente il Brescia. La risposta è ancora una volta di Balotelli che controlla e calcia dal limite, ma Gollini blocca a terra. Malinovskyi al 23’ colpisce il palo dal limite mentre il Brescia fatica a restare mentalmente in partita e lo speaker invita la Curva Nord a non lanciare oggetti in campo. L’ambiente si riscalda quando al 32’ Grosso toglie Torregrossa per inserire Donnarumma. Ai fischi per la scelta del sostituito subentrano gli applausi per il subentrante. Quando al 47’ Martella sbaglia l’intervento lanciando Ilicic per il 3-0 lo stadio si vuota. Il finale si srotola in un ambiente intristito per la sesta sconfitta consecutiva del Brescia (l’ottava delle ultime nove), la terza su tre di Grosso. L’allenatore ha subito 10 gol senza farne alcuno. Il nome di Eugenio Corini riecheggia dalla Nord, così come quello di Massimo Cellino contestato dalla Curva, Curva che chiede alla squadra di "tirare fuori i c...". All’orizzonte un nuovo cambio di guida tecnica?

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/12/2019 00:23
 
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Il Toro ci mette la testa:
piegato il Genoa con un'incornata di Bremer

Dopo un primo tempo senza emozioni, nella ripresa i padroni di casa si rendono pericolosi
con Agudelo (traversa) e Favilli (palo) ma nel periodo peggiore i granata
(senza Belotti, neppure in panchina) trovano i tre punti col difensore


Filippo Grimaldi


Festa Toro, i granata ripartono, e il Genoa affonda nella contestazione dei tifosi che accompagna il finale della partita rossoblù. Nella sfida più difficile per la squadra di Mazzarri, costretto a rinunciare a Belotti, con un attacco spuntato e Berenguer uomo più avanzato del 4-4-1-1 scelto dal tecnico, decide uno splendido colpo di testa di Bremer, al primo gol in maglia granata, su un angolo di Verdi. Il Genoa può recriminare per un doppio legno colpito fra il 10’ e il 12’ della ripresa – incrocio dei pali di Agudelo e palo di Favilli -, ma queste sono state le uniche fiammate per i padroni di casa, quasi inconsistenti sul piano offensivo. Nel Genoa, Motta – già privo degli infortunati Zapata e Lerager – ha rinunciato a Criscito, sostituito da Pajac (in difficoltà sulla fascia), con Biraschi difensore centrale in coppia con Romero e la novità-Favilli al centro dell’attacco. Un primo tempo che, nel complesso, ha visto un Torino più efficace e propositivo, con Verdi e compagni abili a soffocare sul nascere i tentativi di ripartenza dei rossoblù. Così, l’unica vera occasione del primo tempo è capitata ad Ansaldi (29’, su cross di Izzo), ma il suo diagonale è finito a lato di un soffio. La squadra di Mazzarri sino all’intervallo ha sfruttato la scarsa efficacia offensiva del Genoa, che ha provato invano a salire sulle fasce, ma ha pagato ancora una volta la sterilità dell’attacco, dove il k.o. di Kouame sta pesando come un macigno sul rendimento della squadra.

L’ORGOGLIO — Nella ripresa, il tecnico genoano ha sostituito l’acciaccato Ghiglione con Ankersen, ma la situazione in campo non è cambiata. Ansaldi, sempre lui, al 4’ non ha trovato la porta di Radu per un soffio, poi Pandev (7’) ha perso l’attimo per andare a segno. Il Toro s’è salvato sul doppio legno dei padroni di casa, ma di fatto non è mai andato in affanno, fino al gol-vittoria di Bremer, sul cui colpo di testa Radu nulla ha potuto. Per il Genoa è stato un colpo terribile, nonostante l’ingresso in campo di Gumus al posto di Sturaro per aumentare la spinta offensiva. Alla fine, una sola nota stonata per il Toro: la sciocca espulsione di Edera, che s’è preso due evitabilissimi cartellini gialli in sei minuti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/12/2019 00:27
 
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Fiorentina, che serataccia: perde partita e Ribery!
La Mantia fa felice il Lecce



Colpaccio dei salentini, che tornano a vincere dopo oltre
due mesi grazie a un gol di testa del centravanti a inizio ripresa


Giovanni Sardelli

Perde ancora la Fiorentina crollando in casa contro il Lecce in una notte da incubo considerando che i viola hanno perso per infortunio anche Ribery. Un punto nelle ultime 4, comprese 3 sconfitte consecutive, certificano la crisi viola, mentre esulta il Lecce che fa un balzo importantissimo in classifica, ritrovando la vittoria che mancava dal 25 settembre. Decide La Mantia con un colpo di testa a inizio ripresa. La Fiorentina deve fare a meno di capitan Pezzella e di Chiesa, entrambi infortunati. Davanti con Ribery gioca Vlahovic, in difesa spazio a Ceccherini. Anche Liverani deve fare i conti con le assenze piazzando Shakhov dietro La Mantia e Farias.

MEGLIO LA VIOLA — Tre minuti e Fiorentina vicina al gol con il destro secco di Milenkovic spinto in corner da Gabriel. Al 12' Vlahovic si mangia il vantaggio dopo un cross di Lirola e il velo di Ribery. Il Lecce commette troppi errori dal punto di vista tecnico facendo arrabbiare Liverani, la Viola però non sfonda anche se Dalbert al minuto numero 38 di testa sfiora il palo dopo un cross di Lirola. Dubbi nel finale di tempo. Al 44' Caceres entra da dietro su Farias in piena area. Piccinini fa proseguire fra le proteste degli ospiti per un rigore che pareva esserci. Poi è Tachtsidis a entrare molto duramente da dietro su Ribery. Il campione francese resta a terra a lungo dolorante per un problema alla gamba destra ed è costretto al cambio.

COLPOo LECCE — Si riparte con Boateng al posto di Ribery, ma a passare è il Lecce con un colpo di testa ravvicinato di La Mantia su cross di Shakhov. La Viola reagisce con Vlahovic, ma Gabriel è prodigioso nella respinta. Il portiere si ripete due minuti più tardi sul sinistro del giovane serbo. Montella inserisce Ghezzal per Lirola, Liverani risponde con Babacar al posto di Farias. Vlahovic sbaglia ancora da centro area prima che Montella provi il tutto per tutto con Pedro per Badelj e Fiorentina in campo con il 4-2-4. A mangiarsi il raddoppio è però Babacar in contropiede con i viola tutti avanti in cerca del pareggio che non arriverà mai. Fischi sulla Fiorentina e anche la panchina di Montella non è più salda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/12/2019 00:30
 
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Juve fermata 2-2 dal Sassuolo: papera di Buffon, CR7 così così

Ottima prestazione degli emiliani: male Buffon sul gol di Caputo, poi il pareggio su rigore di CR7


Matteo Pierelli


Pranzo indigesto. Una Juve brutta, svogliata e stavolta imprecisa sotto porta non è andata oltre un 2-2 che premia il coraggio di un Sassuolo che ha giocato un ottimo calcio. Al contrario della Signora, che si è svegliata solo quando è entrato Paulo Dybala (era il 54’). L’argentino ha dato la scossa ai suoi, si è procurato il rigore (ingenuo fallo di Romagna) poi trasformato da Ronaldo ma stavolta i tre punti non sono arrivati. La squadra di Sarri perde quindi la vetta della classifica, sorpassata dall'Inter che batte 2-1 la Spal grazie a una doppietta di Lautaro Martinez.

STRADA IN DISCESA — Eppure sembrava una passeggiata per la Juve, che dopo 20 minuti era già in vantaggio grazie al gol di Bonucci deviato da Marlon. Invece il Sassuolo ha reagito alla grande e per la prima volta ha conquistato un punto allo Stadium, dopo sette sconfitte di fila a Torino in Serie A. Ottima la prova del portiere debuttante in Serie A Stefano Turati, che non ha tremato davanti a tanti campioni fra cui Buffon: nel 2001, quando Romagna nasceva, Gigi passava alla Juve...La squadra di Sarri ha pagato un primo tempo abulico. Il Sassuolo nei primi 45 minuti ha fatto più gioco ed è andato più volte vicino alla rete. La squadra di De Zerbi ha messo la faccia nell’altra metà campo dopo aver rischiato molto all’inizio: la Juve è andata vicinissima alla rete con Emre Can, che a due passi dalla porta, incredibilmente, non è riuscito a trovare la deviazione vincente su un’invitante palla di Higuain dalla destra. Il tedesco ci ha provato poco dopo ma Turati si è salvato in angolo. Gli emiliani a quel punto sono saliti di tono grazie soprattutto alle accelerazioni di Boga ma hanno preso gol da Bonucci: il tiro del capitano (deviato da Marlon) si è infilato alla destra di Turati.

CORAGGIO — Ma il Sassuolo non si è abbattuto, anzi: poco dopo ha trovato il pareggio dopo una bella azione di squadra, finalizzata da uno scavetto di Boga, che ha superato Buffon in uscita. Poi il Sassuolo ha spinto ancora andando vicino al gol con Traoré, stavolta di testa. Nella ripresa un errore collettivo dei bianconeri ha dato il vamtaggio ai neroverdi: brutta palla di Cuadrado a De Ligt che a sua volta ha sbagliato il disimpegno e servito Caputo, il cui tiro non irresistibile non è stato respinto da un incerto Buffon. La Juve si è svegliata, ha trovato il gol di Ronaldo, ma il solito gol negli ultimi minuti stavolta non è arrivato. E il comando della classifica è tornato in pericolo

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/12/2019 23:51
 
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Lautaro fa impazzire San Siro:
2-1 alla Spal e sorpasso in vetta alla Juve



Le due reti dell'argentino nel primo tempo bastano alla squadra
di Conte per superare i bianconeri e centrare un nuovo record.
Nella ripresa arriva il gol di Valoti, ma i tre punti restano a Milano


Carlo Angioni

Quasi due mesi a inseguire e ora ecco il sorpasso: l’Inter batte la Spal 2-1, si riprende il primo posto - perso nello scontro diretto del 6 ottobre - e guarda la Juve dall’alto del punticino in più in classifica (37 a 36 per i nerazzurri). Nella domenica della S, come scudetto ma anche come Spal e Sassuolo - avversarie delle due sfidanti al trono della A –, Conte non finisce nella trappola come Sarri e dà un nuovo segnale di forza al campionato. Grazie a Lautaro Martinez, che nel primo tempo segna una doppietta (il Toro sale a 13 gol stagionali), Antonio entra nel libro dei record nerazzurri: nessun allenatore era mai riuscito a vincere 12 volte nelle prime 14 giornate di Serie A. Lui, al primo tentativo, ce la fa, staccando l’Inter di Aldo Olivieri che nel 1950-1951 si fermò a 11 successi. Non male insomma. Per un allenatore arrivato con il marchio bianconero che oggi è nel cuore dei tifosi interisti. Tanto da meritarsi prima dell’intervallo il coro della Curva Nord “salta con noi Antonio Conte”: lui si gira e risponde battendo le mani. Meglio di così, insomma, non si può.

DOMINIO — Anche se l’Inter, per la verità, meglio poteva fare. I nerazzurri, che fanno il pieno di entusiasmo in vista la doppietta Roma e Barcellona al Meazza (il 6 e il 10 dicembre), dominano il primo tempo ma si prendono qualche rischio di troppo nella ripresa, quando la Spal si sveglia dal letargo. I ferraresi, penultimi, arrivano a San Siro con il primato negativo dello zero nella casella dei gol in trasferta. E infatti per 45’ non fanno niente in zona Handanovic. L’unico a farsi vedere è Petagna, prima con un tiraccio e poi per uno zigomo sanguinante causa gomitata fortuita di De Vrij.

TORO STRARIPANTE — L’Inter, che fa riposare Godin e mette Lazaro titolare a sinistra, va con il pilota automatico senza però uccidere il match. Con Lautaro terminale sempre più efficace: il numero 10 è già a quota 13 gol stagionali. Nessuno l’avrebbe immaginato un anno fa, oppure la scorsa estate quando si parlava di Lukaku-Dzeko come nuova coppia d’attacco per Conte. Il Toro fa le prove generali al 15’ di testa (pallone alto) su cross di D’Ambrosio. Un minuto dopo ecco l’1-0: Brozovic vince un contrasto con Valdifiori a centrocampo e da terra serve Lautaro, che punta l’area e prima di entrare incrocia il destro e la mette nell’angolino. Il raddoppio, di testa, arriva al 41’: il cross di Candreva è troppo invitante, il Toro schiaccia in mezzo all’area. Pillola statistica: l’interista ha segnato 10 gol su 13 nei primi 30 minuti; gli altri 3 sono arrivati quando ha firmato la doppietta (con Sassuolo, Slavia Praga e Spal).

FIAMMATA SPAL — Sembra tutto troppo facile. Eppure la Spal improvvisamente dà segni di vita. E con Valoti, bravissimo nello slalom in mezzo alla difesa nerazzurra, segna al 51’ (con il primo tiro in porta). Lo schiaffo fa arrabbiare Conte e sorprende l’Inter, che per qualche minuto balla: al 55’ altro brividone per gli oltre 61mila di San Siro, ma Murgia arriva in ritardo e Handa risolve. Poi riecco i nerazzurri: al 56’ Lautaro schiaccia su cross di Lukaku ma stavolta Berisha respinge con le gambe, al 60’ è ancora il portiere della Spal a stoppare Candreva. Ora sì che è partita vera. Al 68’ spreca tutto Lautaro: Lukaku lo mette solo davanti a Berisha ma l’argentino perde tempo e viene murato. Al 70’ ci prova Floccari, appena entrato, ma va centrale. Ancora Spal al 74’: Tomovic, liberissimo davanti alla porta, all’altezza del dischetto, svirgola. Conte capisce che va cambiato qualcosa e riassesta i suoi: dentro Godin-Biraghi-Borja Valero, fuori Lazaro-Candreva-Gagliardini. C’è da soffrire e da resistere, con Kurtic che nel recupero mette a lato di poco. Ma alla fine si può fare festa: l’Inter è di nuovo prima, il Meazza canta "salutate la capolista".

Fonte: Gazzetta delo Sport
01/12/2019 23:55
 
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Al 3° posto è sempre più Lazio: Immobile non si ferma, Udinese annientata



Doppietta per il capocannoniere del campionato, in rete per la nona partita di A consecutiva.
Di Luis Alberto il terzo gol. Due rigori guadagnati da Correa


Andrea Pugliese

Tutto nel primo tempo, tutto molto bello. Così la Lazio supera l'Udinese per 3-0 (doppietta di Immobile e gol di Luis Alberto) e si candida sempre di più come terza forza del campionato. Del resto quando girano tutti insieme, allora per Inzaghi diventa quasi semplice. Perché se Immobile, Correa, Luis Alberto e Milinkovic giocano ad alti livelli come contro i friulani, per gli avversari è davvero dura. L'Udinese è stata così travolta nel primo tempo, con la Lazio che poi ha pensato soprattutto a controllare la partita nella ripresa. Per l'Udinese, invece, la seconda sconfitta consecutiva e la consapevolezza di dover risolvere ancora molti problemi.

SPRINT BIANCOCELESTE — La Lazio sente sempre più profumo di Champions ed allora nei primi 11 minuti riesce addirittura a costruire subito cinque nitide palle gol: due con Correa, una punizione magistrale di Luis Alberto su cui Musso è strepitoso, un tiro in corsa di Immobile e il gol del bomber biancoceleste. L'azione (9') è bellissima, con Luiz Felipe che cambia gioco in verticale su Milinkovic, il serbo mette giù il pallone, vince il contrasto con Stryger Larsen e regala a Immobile l'assist dell'1-0. Più in generale la Lazio a tratti fa paura, con Luis Alberto che ha linee di passaggio infinite per i compagni, Lazzari che a destra è un motorino che non si ferma mai e Correa che quando punta gli avversari dà la sensazione di poter sempre far male. Però poi l'Udinese si sveglia dal torpore iniziale e in due minuti sfiora due volte il pari: prima Nestorovski spreca alta una palla d'oro di Mandragora, poi è lo stesso centrocampista ad andare vicino al pari con un tiro da fuori di un soffio al lato. Gotti si affida ad una difesa a tre che con Samir a sinistra e Stryger Larsen a destra diventa spesso a cinque, ma è soprattutto la fantasia di De Paul a mancare all'Udinese. Scampato il pericolo, la squadra di Inzaghi si rimette a costruire gioco, anche perché gli spazi ora sono tanti. Luis Alberto si concede un pregevole sombrero a metà campo su Nesterovski, Leiva è il solito equilibratore di gioco (per lui il traguardo delle cento gare con la Lazio). Ma il solco con l'Udinese lo segnano due rigori sacrosanti, procurati entrambi da Correa, che uno contro uno brucia prima Troost-Ekong (aiuto della Var) e poi Nuytinck. Sul dischetto va Immobile per il 2-0, poi il centravanti biancoceleste lascia l'onore a Luis Alberto, che festeggia il 3-0 con una maglia per i genitori ("Felicidades mama 66 papà 70"), per l'occasione in tribuna all'Olimpico.

GESTIONE E TENUTA — La ripresa si apre a ritmi più bassi, con la Lazio che punta a gestire il vantaggio e l'Udinese che ha poche idee per rimettersi in partita. Lulic sfiora quasi subito il 4-0 di testa, Gotti prova a cambiare in mezzo con Fofana al posto di De Paul mentre Okaka si divora il 3-1 a tu per tu con Strakosha (ma il bianconero era in fuorigioco). Insomma, adesso è tutt'altra partita, le giocate e le accelerate del primo tempo sono un lontano ricordo. Ma a Inzaghi va bene anche così, il terzo posto è lì, congelato in cassaforte. Entrano anche Jony (che ci prova subito da fuori) e Cataldi, Immobile innesca bene nello spazio Correa (salva in extremis Troost-Ekong) ma poi di occasioni vere e proprie ce ne sono davvero poche. E allora resta il debutto in campionato di Andrè Anderson e poco altro. Finisce 3-0, con la Lazio in festa e l'Udinese in ginocchio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/12/2019 23:59
 
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Un lampo di Hernandez porta il Milan fuori dalla crisi:
1-0 a Parma e seconda gioia per Pioli

Successo meritato, seppur dopo un dominio sterile, per la squadra di Pioli,
che sblocca solo all'88', sfruttando un errore difensivo della coppia Darmian-Alves


Marco Fallisi


Di soli passi avanti non si vive, ci sono momenti in cui serve uno scatto per cominciare a correre. E allora forse non è un caso che il turbo a questo Milan in ripresa ma non ancora convincente lo abbia inserito il “motorino” Theo Hernandez: in Spagna lo chiamavano così, mai soprannome fu più azzeccato. A Parma la risolve lui all'88', terzo gol in 11 presenze e miglior marcatore del Diavolo come l’inguardabile Piatek, ancora all’asciutto e ancora sostituito: Pioli sbanca il Tardini, respira l'aria buona dei tre punti e centra la seconda vittoria sulla panchina rossonera, la prima lontano da San Siro.

DIAVOLO INCOMPIUTO — Il Milan del primo tempo è una squadra logica, compatta e attenta come vuole il suo allenatore, ma resta incompiuta: il problema resta la sostanza sotto porta, che nemmeno l'estro di Calhanoglu, mobilissimo e utile anche in fase di copertura, riesce ad aumentare. Proprio sul destro del turco capita la prima occasione del match dopo due minuti: la girata su bel suggerimento di Piatek è deviata da Sepe. Il Parma messo in campo da D'Aversa, con Kulusevski e Gervinho ai lati di Kucka falso 9, è stranamente molle e concede spazi che i rossoneri non sfruttano: Romagnoli di testa al 5' si divora una palla gol clamorosa, Kessié e il solito Calha trovano il portiere emiliano sulla loro strada tra il 24' e il 34'. "Tiriamo tanto e subiamo pochissimo, ma non siamo concreti in nessuna delle due fasi", aveva avvisato Pioli alla vigilia, e in effetti i suoi rischiano lo scivolone un paio di volte dopo la mezzora: Romagnoli chiude su Hernani servito deliziosamente da Kulusevski e Kucka non inquadra il bersaglio su assist di Gervinho. L'ivoriano si vede poco e quasi solo centralmente, perché il miglior Conti della stagione lo limita praticamente in ogni occasione.

CI PENSA THEO — Le scelte dei due tecnici nella ripresa sono quasi obbligate: D'Aversa inserisce Cornelius per portare peso e centimetri nell’area rossonera e Pioli cambia centravanti – dentro Leao per Piatek ¬– e mezzala destra, con Krunic che rileva un Kessié acciaccato dopo una brutta caduta nei primi 45'. Il risultato però non si sblocca: meglio ancora il Milan, che sfiora il gol due volte con Suso (sinistro fuori di un soffio al 60' e gran botta respinta da Sepe all’83') e con Calhanoglu (tiro debole da ottima posizione all’82'). Sembra la solita giornata grigia della banda Pioli, ma a due minuti dal 90' il motorino Hernandez si fionda su un pasticcio confezionato dalla coppia Darmian-Bruno Alves dopo un tiro di Bonaventura respinto da Sepe e fa esplodere di gioia i 3.500 tifosi milanisti arrivati al Tardini. Adesso è ufficiale: il centravanti del Milan gioca sulla fascia sinistra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/12/2019 00:02
 
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