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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Poker Lazio: Milinkovic, Radu, Caicedo
e Immobile mandano a picco il Genoa

La squadra di Inzaghi reagisce alla sconfitta con l’Inter dominando i rossoblu.
Annullato un gol a Luis Alberto


Nicola Berardino


Simone Inzaghi aveva chiesto principalmente i tre punti, ma Lazio risponde anche con una prova bella e convincente impacchettando quattro gol per vincere contro il Genoa. I primi sigilli stagionali di Milinkovic, Radu e Caicedo rendono in discesa la gara, liberando la Lazio dalle incertezze delle sconfitte recenti, compresa quella di mercoledì contro l’Inter. Poi, il gol di Immobile archivia il risultato. Appena un punto conquistato nelle ultime giornate dal Genoa, che fatica a reggere l’urto dell’attacco laziale e soprattutto non riesce a dare continuità alla manovra.

MILINKOVIC SI SBLOCCA — Inzaghi si riaffida ai veterani: tornano dal 1’ Radu, Marusic, Leiva, Lulic e Immobile. Andreazzoli dà spazio al turnover: entrano El Yamiq, Cassata e Sanabria per ritoccare ogni reparto e far rifiatare Zapata, Schone e Pinamonti che partono dalla panchina. Squadre schierate a specchio col 3-5-2. Inizio arrembante della Lazio che al 7’ sblocca la gara: con il tanto atteso primo gol stagionale di Sergej Milinkvoic che di sinistro da centro area su assist di Immobile conclude a rete un’azione avviata da lui stesso dopo aver recuperato un pallone su Sanabria. Replica rabbiosa del Genoa che al 9’ si vede sbarrare la strada del pareggio da un pronto intervento di Strakosha su una capocciata di Romero. Al 13’ si infrange sul fondo una bordata di Radovanovic dalla distanza. Ripartenza della Lazio con Marusic al tiro, deviato sull’esterno da Barreca. Ancora Immobile ispiratore: al 19’, lancia Correa che però non riesce ad angolare il tiro. Nel successivo assalto è Immobile a fiondarsi verso la porta: Radu si oppone. Al 25’ Strakosha fa scudo su Cassata, poi un mani di Sanabria vanifica il tentativo dello stesso attaccante. Alla mezz’ora, sopra la traversa l’incornata di Milinkovic. Nuovo assist di Immobile, destro di Luis Alberto alto. Al 35’ lo spagnolo infila Radu su una gran progressione di Immobile sulla destra. Ma Pairetto annulla dopo esser passato dalla Var che segnala un fallo di Milinkovic su Cassata nella metà campo laziale. Si ricomincia con una punizione a favore del Genoa. Ma il raddoppio biancoceleste è solo rinviato ed arriva al 40’ con un sinistro a parabola di Stefan Radu, innescato da Luis Alberto.

POKER DA APPLAUSI — Dopo l’intervallo, Andreazzoli inserisce Pajac e Pandev al posto di Barreca e Lerager. Rossoblù con un nuovo assetto proteso in fase offensiva. E subito animati da una maggiore aggressività. Al 3’ da posizione favorevole Sanabria non sfrutta un colpo di testa. Al 7’, Inzaghi fa entrare Caicedo al psoot di Correa, ce risente di alcuni interventi subiti nel primo tempo. E il portiere genoano Radu deve uscire fuori area all’11 per anticipare Marusic lanciato da Immobile. Al 14’, perla di Caicedo: l’ecuadoriano ispirato da Milinkovic scatta sul fondo, supera Radu e di sinistro insacca il gol del 3-0. Andreazzoli cerca di riaggiustare la rotta della propria gara con l’ingresso di Schone che al 24’ sostituisce Cassata. Applausi dell’Olimpico al 29’ per Milinkovic che viene sostituito da Parolo. Al 33’ Luiz Felipe individua il varco giusto: dalla difesa si catapulta nelle trequarti, depistando quattro avversari e lanciando Immobile al 4-0. Quinto gol in campionato per l’attaccante che festeggia correndo verso la panchina per abbracciare Inzaghi e chiudere le polemiche seguite alla sua sostituzione di una settimana fa contro il Parma. Al 41’, debutta in A Bobby Adekanye, che rileva Immobile salutato dall’ovazione dell’Olimpico. Il 4-0 finale suggella il ritorno della Lazio ai suoi livelli di gioco per riacendere le ambizioni in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/09/2019 20:24
 
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Roma sulle spalle di Dzeko: contro un bel Lecce decide lui

Primo tempo equilibrato, poi i giallorossi si aggrappano
al totem bosniaco che segna nella ripresa su assist di Mkhitaryan.
Gabriel para un rigore a Kolarov.


Andrea Pugliese


Ancora Dzeko, ancora Edin. La Roma vince a Lecce grazie al quarto gol in campionato del suo centravanti, il 92esimo in giallorosso e 31 in trasferta in Serie A. Dzeko così inserisce anche la città salentina nella sua collezione personale di città italiane dove ha esultato per un gol. Lecce è la 17esima, per la Roma invece è una vittoria salutare. Il Lecce ha tenuto bene per un tempo, mettendo anche paura a tratti ai giallorossi. Poi però il gol di Dzeko ha spezzato l’equilibrio, permettendo a Fonseca di poter tornare a sorridere dopo lo scivolone interno con l’Atalanta.

POCHI SPAZI — liverani davanti conferma la coppia Falco-Babacar, Fonseca invece tiene a riposo Fazio in difesa e Cristante a centrocampo, rilanciando dal via rispettivamente Mancini e Diawara. Il piano partita del Lecce è quello di togliere spazi e profondità agli attacchi giallorossi, con un 4-3-1-2 che prevede linee strettissime e basse. Liverani manda Babacar su Florenzi per sfruttare il missmatch, mentre Mancosu gioca un po’ punta e un po’ trequartista. Ma tutte le azioni migliori dei padroni di casa partono dai piedi di Falco, particolarmente ispirato. La Roma invece chiude il primo tempo addirittura con il 71% di possesso palla, ma spesso sterile e fine a se stesso. Sulla trequarti c’è un traffico pazzesco, così tanto che Pellegrini (belle due sue verticalizzazioni per Kluivert) è spesso costretto ad abbassarsi fino alla metà campo per avere palloni giocabili. Gabriel è spesso approssimativo, tanto che all’8’ rischia anche il patatrac: presa scivolosa su un cross innocuo di Florenzi, con la palla che sbatte sul braccio di Lucioni. La Roma protesta per il rigore, Abisso (e Guida alla Var) giudicano il tocco involontario. Il fallo di mano però è evidente, con il braccio largo. Così le occasioni migliori per la Roma arrivano su angolo, quando prima Mancini si vede respingere da Calderoni un colpo di testa che sembrava indirizzato a rete, poi Smalling spreca a lato l’ennesima uscita a vuoto di Gabriel. I padroni di casa invece vicini al gol al 39’ quando Rispoli in fascia sfrutta l’ennesima giocata di Falco e mette in mezzo un pallone su cui il tap-in al volo di Mancosu finisce di un soffio fuori.

ANCORA EDIN — Nella ripresa la Roma prende in mano la partita e prima sfiora il gol con Mkhitaryan su assist di Dzeko, poi lo trova proprio con il centravanti bosniaco, che di testa insacca un traversone dell’armeno. Decisivi però gli errori difensivi dei pugliesi: Mayer in uscita, Gabriel che sbaglia tutto e Rispoli che si stacca dalla marcatura sul centravanti giallorosso. Con la squadra di Fonseca in vantaggio diventa tutta altra partita, perché il Lecce ora deve allungarsi per provare a pareggiare e la Roma trova spazi per affondare con Kluivert (finta e tiro alto). Prima però era stato Calderoni ad andare vicino al pari, con Liverani che prova a trovare idee in mezzo inserendo Imbula al posto di uno spento Tachtsidis. Poi la Roma al 34’ ha la possibilità di chiudere la partita: fallo di mano di Lucioni su tiro di Dzeko, rigore di Kolarov ma stavolta Gabriel è strepitoso in angolo. Allora il Lecce prova a rianimarsi, ma di occasioni vere e proprie non ne riesce a creare neanche una. Finisce così, con la Roma che torna a sorridere e il Lecce che deve preparare la doppia esterna con Atalanta e Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/09/2019 20:27
 
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Udinese, basta Okaka: 1-0 a un Bologna che gioca ma non punge

Un gol di testa del centravanti e una partita molto “fisica” regalano a Tudor tre punti.
Mihajlovic non fa turnover e i rossoblù non capitalizzano la manovra


Matteo Dalla Vite


Stefano torna al gol e l’Udinese vola. Il Bologna resta inchiodato nella propria incapacità di concludere quanto di buono sa fare (oggi, meno del solito), perché anche al Friuli ha creato ma non finalizzato senza fra l’altro impensierire troppo Musso. Insomma, il re del giorno è Okaka, alla prima da titolare e nuovamente in gol dopo la doppietta del 19 maggio nel passato campionato: l’Udinese non segna a bizzeffe (terzo gol in sei giornate) ma capitalizza con un colpo solo. E può bastare.

OKAKA GOL — Mihajlovic (cui il Friuli dedica un applauso nel pre-gara e lo striscione “Il guerriero Sinisa vincerà la sua battaglia”) sceglie gli Intoccabili con eccezione di Santander e Dzemaili al posto di Poli. E alla lunga questo Bologna che non fa turnover pagherà fisicamente. Tudor mette Nestorovski al fianco di Okaka perché Lasagna (che poi entrerà) non sta ancora bene: De Paul è squalificato e Pussetto inizia guardando la gara dalla panchina. L’Udinese (in tribuna gli ex Causio, Poggi, Amoroso, Bertotto e Calori) è squadra alta e fisica che la mette subito in versione-ring, anche se il Bologna tiene il pallone più spesso in virtù della maggior tecnica. Il primo acuto è dei friulani con un colpo di testa di Nestorovski parato da Skorupski, poi i rossoblu cominciano a prendere il comando del gioco arrivando alla conclusione con Santander e Orsolini: Musso c’è, a differenza del suo collega polacco quando (28’) Styger Larsen crossa da sinistra non schermato da Tomiyasu verso Okaka che, in girata e di testa, piazza il pallone dalla parte opposta di Skorupski anticipando Bani. Vantaggio Udinese ma dopo una quasi mezz’ora di comando del Bologna, che come successo nelle ultime tre gare prende spesso in mano il gioco ma non conclude abbastanza per quanto produce. Compresa la sua ala destra: Orsolini schiaccia troppo una conclusione in piena area di sinistro, ed è lo specchio di un primo tempo in cui il Bologna fa ma si attorciglia e non capitalizza mentre l’Udinese schiuma fisicità ed è in vantaggio.

CAMBI E ROSSO — Nella ripresa, dopo un altro mezzo passo falso di Orsolini, Mihajlovic ordina al proprio staff di infilare Skov Olsen e poi Palacio al posto di Sansone: il Bologna continua a produrre ma l’assenza nel momento del colpo decisivo è lampante. Tudor, dalla sua parte, infila Lasagna al posto di Okaka ed è proprio l’azzurro ad andare subito al tiro: minuto 21’, alto, come poi succede a Fofana da 25 metri. L’Udinese ora è in controllo e il Bologna non riesce a mantenersi alto per arrivare al pareggio: produce ripartenze veloci ma il pacchetto friulano resiste e ribatte costantemente. Sinisa infila anche Mattia Destro e Palacio, passa al 4-2-4 mentre Tudor risponde con l’inserimento di De Maio passando al 5-3-2 puro. In una situazione di contropiede, il danese Skov Olsen va via a Samir che lo falcia: la panchina bolognese s’infuria perché l’arbitro non estrae un possibilissimo secondo cartellino giallo. Poi, ecco che l’Udinese infila Walace e tenta di raggrupparsi per portare a casa una vittoria preziosissima: e finisce così, col Bologna che mostra la sua propensione a creare senza concludere anche dopo 5’ di recupero e un colpo di testa di Bani sul quale Musso scherma. Con tanti saluti anche a Soriano che per proteste si fa espellere a gara finita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/09/2019 20:31
 
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Castro lancia il Cagliari.
Poi Faraoni pareggia e salva il Verona

Bella partita con tante emozioni: palo di Rog e grandi parate dei portieri


Francesco Velluzzi


Festa rimandata e soprattutto il volo verso le altissime quote. Dopo tre vittorie di fila, il Cagliari (primo pari) spreca il match ball per la quarta affermazione che avrebbe portato la squadra di Rolando Maran al quarto posto col Napoli. Invece gioisce il Verona (1-1), che Juric ha costruito, con poco talento e poca qualità, alla perfezione. Lottare sempre, arrendersi mai. E l'Hellas esce indenne dalla Sardegna Arena pareggiando in modo fortunoso nella ripresa con Faraoni, dopo il gol di Castro (ufficiale la decisione della Lega) che la crossa bene. Il Cagliari nel secondo tempo paga la stanchezza di Napoli, lascia troppi spazi ai bianchi di Juric sulla destra dove Cacciatore viene saltato spesso e Pellegrini non è efficace come nel primo. E finisce per subire un pareggio che non è affatto ingiusto. Il ritorno in campo di Nainggolan non produce gli effetti sperati, anzi proprio il belga non sembra ancora in gran condizione (dopo l'infortunio al polpaccio che lo ha tenuto fuori per tre gare) e non dà quel qualcosa in più che ci si aspetta. Il Verona, invece, ha in Veloso (bravissimo a calciare tutti le palle inattive) e nel combattivo marocchino Amrabat (che non ha paura di nessuno), due mastini in mezzo che combattono contro il più titolato centrocampo rossoblù. Con un attaccante di maggior spessore (Di Carmine è stato lasciato a sorpresa a casa nel giorno del suo compleanno), il Verona sarebbe ancora più pericoloso. Ma sei punti dopo sei gare sono un gran bel bottino per chi è partito con l'assoluta missione di salvarsi.

PRIMO TEMPO — Si gioca: Maran manda in campo la formazione che tutti si aspettano con Cigarini che torna in regia, Luca Pellegrini a sinistra e Castro a fare il disturbatore più che il trequartista dietro Joao Pedro e Simeone. Juric lascia in panchina la rivelazione Kumbulla con Dawidowicz insieme a Rrahmani e Gunter. Zaccagni gioca ancora più offensivo con Stepinski lasciando a Verre il compito di innescarli. Ma è il Cagliari che, con uno stadio pieno, deve provare a vincere e deve usare una tattica meno attendista rispetto alle ultime tre vittorie. Luca Pellegrini, che vuol dimostrare a Maran che ha sbagliato a tenerlo fuori a Napoli, parte col turbo e innesca subito Simeone sul quale Silvestri (ex Cagliari) si oppone. Sfiora ancora di più il gol l'attivissimo Joao Pedro che, dopo un bello scambio con Nandez, calcia fuori di poco. Al 27' è Dawidowicz che manda alto di testa su palla calciata dal solito Veloso. Ma al minuto 29' la Sardegna Arena esplode: cross di Castro, Joao Pedro è solo al centro dell'area (difesa del Verona molto disattenta), ma non ci arriva per un soffio. Sicuramente disorienta comunque Silvestri, con la palla che finisce in rete. Poco dopo l'arbitro Volpi manda fuori per proteste il direttore sportivo rossoblù Marcello Carli. Occasioni ci sono, ma di testa vanno tutti fuori... C'è ancora un sussulto è di Rog, ma Silvestri respinge con i pugni. Poi è Pisacane che prima dell'intervallo salva su Verre, su un'uscita sbagliata da Olsen.

RIPRESA — Il Cagliari riparte per chiuderla, ma non ci riesce, fuori di testa Ceppitelli, palo di Rog, ancora di testa, Silvestri salva di piede su Simeone, ma il Verona prende maggior confidenza e il Cagliari accusa la stanchezza per la faticaccia di Napoli. E su un erroraccio di Pisacane che scivola in area, Faraoni non può far altro che pareggiare. Maran corre ai ripari togliendo Castro, ammonito, nervoso e stanco e giocando la carta Nainggolan. Juric inserisce Pessina dopo Salcedo. Un'intelligente giocata di Joao manda il Ninja al cross, Simeone a porta vuota calcia fuori il facile pallone del raddoppio. Ma il Verona è dentro il campo e dentro la partita e continua a mettere in difficoltà, soprattutto sulla corsia di Cacciatore, il Cagliari con Salcedo che di testa colpisce bene, ma a lato. Poi Olsen para due volte su Salcedo e Pessina. È l'ultimo atto di una partita che finisce nel modo più giusto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 29/09/2019 20:34]
29/09/2019 20:34
 
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Montella e Ribery mandano il Milan all’inferno.
E Giampaolo adesso è a rischio

Finisce 3-1 per i viola, che dominano:
a segno Pulgar su rigore, Castrovilli e il francese, migliore in campo.
Espulso Musacchio con la Var, nel finale inutile gol di Leao


Alessandra Gozzini

Disastro Milan: Giampaolo e la squadra sprofondano, sommersi dai gol viola e da una prestazione che fin da subito era sembrata molto poco convincente. San Siro si riempie di fischi: assordanti al 45’, continui in tutto il secondo tempo, alternati a pesanti cori di contestazione. Poi, ancora prima della fine della partita, si svuota. Sotto attacco società e squadra, ovviamente l’allenatore. Il club che solo giovedì sera lo aveva difeso, stasera dovrà riflettere sul da farsi. Anche l’altro allenatore, Montella, aveva fame di vittorie: il successo con la Samp era arrivato dopo settimane di digiuno. E per i viola più che una vittoria è un trionfo.

LA PARTITA — Entrambe le squadre sono quelle annunciate, il Milan con Leao e Piatek, la viola con Chiesa e Ribery. Ripartire dal primo tempo di Torino non è esattamente quello che il Milan fa nei primi 45’. Se per Giampaolo il successo è una questione di mentalità, è lì che il Milan sbaglia. Dimesso, lento, svogliato. La Fiorentina si prende facilmente il comando del gioco, con la manovra palleggiata di Montella e le incursioni in velocità della coppia d’attacco che scambia in continuazione. E che passa al 12’: azione personale di Ribery che scappa in slalom e sbatte su Donnarumma, Chiesa la riprende ed è steso da Bennacer. Il rigorista viola, Pulgar, non sbaglia. Il Milan sembra avere un’unica arma d’attacco con Piatek annullato da Pezzella: l’arma è il mancino di Suso, che lo spagnolo tenta dalla distanza a impegnare Dragowski. Ma subito dopo lo stesso canovaccio: Fiorentina in possesso, un paio di conclusioni da fuori area di Chiesa, e Milan semplice spettatore. San Siro al 45’ è un unico fischio assordante, con invito a tirare fuori gli attributi.

BUIO FITTO — Ma dallo spogliatoio rientra un Milan altrettanto molle. Dopo dieci minuti anche in inferiorità numerica: espulso Musacchio per aver alzato il piede sulla gamba di Ribery. Dal giallo con la Var si passa al rosso. Giampaolo costretto a cambiare: fuori Piatek (solito fantasma), dentro Duarte, un centrale al debutto in rossonero. Ma così è ancora di più Fiorentina: Calhangolu si fa rubare palla da Milenkovic bravo anche a innescare Chiesa, Federico si invola sulla sua fascia e per Castrovilli è primo gol in A. San Siro si scalda ancora di più: “vergogna” è il coro meno duro che la Sud intona alla squadra. La Fiorentina ha l’occasione per demolire gli avversari: rigore di Chiesa, stavolta Gigio para. Altro rigore procurato da un fallo di Bennacer, questo sullo scatenato Castrovilli. Ora però il Milan affonda, è incapace di reagire alla parata di Gigio. La curva chiama a raccolta tutti gli altri settori: “Questa società non ci merita”, di nuovo uno dei pochi cori riferibili. La squadra è sola, depressa e inguardabile sul piano del gioco. Un disastro che il pubblico sottolinea alzando sempre di più il volume della protesta. “Andate a lavorare” è l’ultimo invito. E Ribery, in solita collaborazione con Chiesa, segna il tris. Il Milan non c’è minimamente, sparito, inesistente: lo stadio applaude i viola e umilia i suoi. Un unico sorriso all’80: il bel gol di Leao in azione personale, l’unica nota che strappa un applauso del pubblico. Che poi si alza in piedi per un avversario: Ribery, sostituito da Ghezzal. Poi i tifosi non hanno nemmeno più la forza di inveire, la Sud è già deserta. Quarta sconfitta in 6 partite: ora tutto può succedere.

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/09/2019 10:39
 
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Var e rigori, così il Toro vede rosso.
E il Parma all'88' fa festa con Inglese

Gara emozionante e ricca di gol, la vincono i gialloblù a 2' dalla fine.
Espulsi Bremer al 29' e Mazzarri nel finale


Mario Pagliara


L'ultimo respiro è quello liberatorio per il Parma, il più amaro per il Toro: a ottanta secondi dal novantesimo, Inglese fa esplodere il Tardini, manda al tappeto i granata e mette il fiocco su una serata divertentissima. Finisce 3-2 per gli emiliani, dopo un primo tempo esplosivo (archiviato sul 2-2), due calci di rigori (parato da Sirigu quello di Gervinho, a segno Belotti), cinque gol e una valanga di occasioni. Fa festa il Parma, che raggiunge proprio i granata a nove punti in classifica. Il Toro resiste per quasi un'ora in dieci uomini, a causa dell'espulsione di Bremer alla mezzora per doppia ammonizione, ma alla fine capitola e torna a casa con la terza sconfitta stagionale, la seconda su tre in trasferta. Espulso nel finale Mazzarri.

TORO A QUATTRO — Che sarà una serata piene di sorprese lo si capisce sin dalla lettura delle formazioni. La prima la regala Mazzarri. Per la prima volta da quando è al Toro, il tecnico rinuncia in avvio alla sua dogmatica difesa a tre, disegnando una squadra con il 4-2-3-1: Izzo, Nkoulou (al rientro), Bremer, Aina dietro, Baselli e Rincon a comporre la diga nel mezzo, Ansaldi sulla destra, Meité sulla trequarti, Verdi a sinistra con naturalmente Belotti di punta. D'Aversa risponde con un Parma a trazione offensiva: 4-3-3, ma nel tridente non c'è Inglese (è in panchina, fermato da qualche linea di febbre nella notte). Kulusevski, Cornelius e Gervinho sono le tre armi scelte dal tecnico emiliano per affrontare la difesa del Toro.

BOTTA E RISPOSTA — La notte del Tardini è indubbiamente divertente. Bollicine nell'aria. Dopo centoventi secondi la partita è già stappata: lancio di Barillà, Gervinho brucia Izzo sul breve, assist al centro dell'area per Kulusevski che a pochi passi dalla linea di porta non sbaglia. Il primo gol in Serie A dello svedese, classe Duemila, porta il Parma avanti dopo due minuti. Ingoiato l'avvio choc, il Toro si riorganizza: Belotti scalda dalla distanza le mani di Sepe (10'), poi due minuti dopo il cross di Verdi dalla sinistra è al bacio per la testa di un Ansaldi lasciato incredibilmente solo in area da Gagliolo: è 1-1. Botta e risposta.

SFIDA DI RIGORE — Tutto qui? Manco per sogno. Perché è solo l'inizio. Il Torino pian piano si scioglie, inizia a giocare anche un pochino meglio, anche se il Parma ha il merito di restare con la testa nella partita. Sono gli episodi, poi, a prendersi la scena. Il primo è una storia del 28': Kulusevski scarica un tiro-cross dal limite, sul quale Bremer (già ammonito) si oppone con un gomito alto. In presa diretta l'arbitro La Penna fa giocare, ma dopo aver rivisto l'azione al Var assegna il rigore al Parma ed espelle Bremer per doppia ammonizione. Dal dischetto, però, Gervinho si fa ipnotizzare da un super Sirigu (31') che chiude la porta. Mazzarri corre ai ripari, passa al 4-4-1 spostando Aina terzino destro, arretrando Ansaldi sulla linea difensiva (sulla sinistra). Poco dopo, arriva il secondo episodio: minuto 40, Belotti e Laurini sono protagonisti di un duello aereo nell'area emiliana. La Penna fa ancora correre, mentre il Toro protesta: dalla postazione Var Fabbri invita La Penna a rivederlo e dalle immagini si nota un gomito di Laurini sul volto del Gallo. Nuovo rigore, ma stavolta dagli undici metri ci va proprio Belotti che non sbaglia.

SENZA FINE — Il Gallo realizza il suo quinto gol in trasferta in questa annata (due in Serie A, tre nei preliminari di Europa League), il quinto su rigore in stagione (su cinque calciati), l'undicesimo con il club in stagione. È un primo tempo senza fine e senza sosta. Quando il tabellone del quarto uomo indica tre minuti di recupero, si accende il genio di Kulusevski (sempre lui, il migliore del Parma): lo svedese buca nel cuore la difesa del Toro con un assist bellissimo, Cornelius si fa trovare pronto e mette dentro. All'intervallo è due a due. Divertito, il pubblico applaude.

TRAVERSA — In avvio di secondo tempo, D'Aversa richiama Gagliolo in panchina (il peggiore del Parma), al suo posto entra Pezzella. Il Parma spinge da subito, forte dell'uomo in più, il Toro si difende con le unghie. Dopo cinque minuti, Izzo è saltato netto da Gervinho in area che però trova sulla sua strada un Sirigu strepitoso: altro miracolo, altra parata da numero uno. Sugli sviluppi dell'azione, un colpo di testa di Hernani si stampa sulla traversa. Intorno all'ora di gioco, Mazzarri lancia nella mischia Laxalt (per Verdi) per arginare un Parma in questa fase più propositivo. L'occasione d'oro capita anche al Toro, quando una mischia favorisce Izzo (28') ma il difensore spara da distanza ravvicinata sul petto di Sepe, in uscita alla disperata. Entrano anche Kucka, Inglese, Djidji e Lukic, e proprio quando il 2-2 sembra cristallizzato, un Parma di buona volontà trova l'allungo: è il 43' della ripresa, Gervinho scodella un pallone dalla destra, è Inglese a sfruttare la confusione in area, battendo Sirigu. C'è il tempo per l'espulsione di Mazzarri, il resto è la festa emiliana.

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/10/2019 00:15
 
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SERIE A 2019/2020 6ª Giornata (6ª di Andata)

28/09/2019
Juventus - Spal 2-0
Sampdoria - Inter 1-3
Sassuolo - Atalanta 1-4
29/09/2019
Napoli - Brescia 2-1
Lazio - Genoa 4-0
Lecce - Roma 0-1
Udinese - Bologna 1-0
Cagliari - Verona 1-1
Milan - Fiorentina 1-3
30/09/2019
Parma - Torino 3-2

Classifica
1) Inter punti 18;
2) Juventus punti 16;
3) Atalanta punti 13;
4) Napoli punti 12;
5) Roma punti 11;
6) Lazio e Cagliari punti 10;
8) Torino e Parma punti 9;
10) Fiorentina e Bologna punti 8;
12) Udinese punti 7;
13) Sassuolo, Verona, Brescia, Milan e Lecce punti 6;
18) Genoa punti 5;
20) Spal e Sampdoria punti 3;


(gazzetta.it)
01/10/2019 00:16
 
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Petagna rialza la Spal: battuto 1-0 un Parma senza idee

La squadra di Semplici ottiene tre punti pesanti in chiave salvezza,
nonostante l'espulsione di Strefezza che la lascia in inferiorità numerica nei venti minuti finali


Andrea Schianchi



La vittoria del coraggio e della sofferenza. La Spal, in crisi di risultati (fino a ieri un solo successo e cinque sconfitte), si prende tutto il bottino (e con pieno merito) contro un Parma che si sveglia troppo tardi. A fare la differenza è il ritmo di gioco imposto dalla squadra di Semplici: il pallone viaggia velocemente tra i reparti e quelli del Parma non riescono mai ad accorciare e a rubare il tempo. È di Petagna il gol che vale i tre punti, ma questo è davvero un successo collettivo, perché la Spal, tutta la Spal, dimostra compattezza e spirito di sacrificio.

STREFEZZA STILE DANI ALVES — Gioca soltanto la Spal nel primo tempo, e lo fa con buone idee e grande dispendio di energie. Sulla fasce laterali vince tutti i duelli, in mezzo al campo domina con il trio Missiroli-Valdifiori-Kurtic e, là davanti, Petagna e Floccari lavorano tantissimo in fase di pressing. Il Parma ci capisce poco o nulla, fatica a costruire la manovra e, soprattutto, si dimostra eccessivamente passivo di fronte all'assalto dell'avversario. Il gol di Petagna (minuto 31) nasce da un tiro "sporco" di Strefezza sul quale il centravanti è il più veloce a piombare. A proposito di Strefezza: pare Dani Alves, anche perché il Parma, in fase difensiva, se lo perde regolarmente. I tre attaccanti di D'Aversa non pervenuti per tutto il primo tempo: non un lampo, non un dribbling, non un tiro.

ALL'ASSALTO — Nell'intervallo il Parma sostituisce uno spento Kulusevski con Scozzarella e poi, poco dopo, fuori anche Hernani (imbarazzante per lentezza) e dentro Sprocati. Ma è sempre la Spal a rendersi pericolosa con Floccari, Petagna e Strefezza. Poi, e siamo al 25' della ripresa, l'episodio che rischia di cambiare tutto: espulso Strefezza per doppia ammonizione (ingenua la simulazione in occasione del secondo giallo). Il Parma si butta all'assalto, D'Aversa inserisce anche Inglese passando al 4-2-4, ma al di là di un gol giustamente annullato a Gervinho (fuorigioco iniziale di Inglese) non riesce mai a sfondare il muro della Spal, dimostrando di avere poche idee in fase di costruzione della manovra.

Fonte: Gazzetta delo Sport
06/10/2019 14:40
 
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Con Kumbulla Verona decolla!
Samp nel baratro, Di Francesco ora trema

L'Hellas vince 2-0 con gol del difensore in avvio e autogol di Murru nel finale.
Blucerchiati meglio nel secondo tempo con l’ingresso di Rigoni e Caprari, ma la panchina del tecnico è a rischio


G.B.Olivero


Un gol in apertura, un altro nel finale: così il Verona batte la Sampdoria e condanna Eusebio Di Francesco a un probabile esonero che nelle prossime ore il presidente Ferrero potrebbe certificare. Ma sia chiaro: la società e i giocatori hanno molte più responsabilità del tecnico. Il club ha costruito una squadra più debole rispetto allo scorso anno e non adatta alle idee del nuovo allenatore, i calciatori oggi non hanno lottato come era lecito aspettarsi vista la situazione in classifica. Il Verona ha approfittato della pessima condizione blucerchiata costruendo fin dai primi minuti una vittoria meritata.

PRIMO TEMPO — La partenza del Verona è decisa, quella della Samp al rallentatore. I gialloblù spingono, i blucerchiati arretrano. E al 9’ Juric può già festeggiare: corner di Veloso, Kumbulla sfrutta un blocco e stacca in modo splendido sul primo palo. Grave però l’errore del guardalinee Lombardo che non segnala un fuorigioco molto evidente di Stepinski nell’azione che porta al calcio d’angolo. Ci si attende una reazione della Sampdoria e invece i giocatori di Di Francesco sembrano confusi e anche poco reattivi. Quagliarella vaga alla ricerca di una palla giocabile, ma in realtà il capocannoniere dell’ultima Serie A appare anche poco coinvolto. Bonazzoli si impegna di più, arretra per aiutare i compagni a salire, ma è tutto vano perché non c’è profondità e solo Depaoli a destra ogni tanto riesce a superare un avversario e ad andare al cross. Quasi tutti i duelli individuali vengono vinti dai gialloblù, che controllano la situazione, battono sei angoli e nel recupero sfiorano il raddoppio con un bel tiro di Stepinski innescato da una grande iniziativa di Amrabat: bravo Audero a deviare la conclusione. La Samp va al al riposo senza un tiro in porta all’attivo. Nella ripresa i blucerchiati alzano ritmo e baricentro. Di Francesco inserisce Rigoni prima e Caprari poi, ma il primo tiro nello specchio arriva solo al 24’ proprio con Caprari che impegna Silvestri con un rasoterra insidioso. Al 29’ si vede per la prima volta Quagliarella che gira di testa un cross di Depaoli: ancora bravo Silvestri. Entra anche Gabbiadini, la Samp ci prova con il 4-3-3, ma al 36’ arriva la sentenza: Veloso batte una punizione verso la porta, Murru ci mette la testa e beffa Audero. Il Verona sale a 9 punti, la Samp resta ultima a quota 3.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/10/2019 14:48
 
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Reina dall'inferno al paradiso:
il Milan soffre, rimonta e torna a vincere

Rossoblù avanti con Schone grazie alla papera del portiere spagnolo.
Theo e Kessie - su rigore - ribaltano nella ripresa.
Nel finale altro errore di Pepe che però si riscatta e para il tiro dal dischetto del danese


Filippo Grimaldi


Succede l'impossibile, ma alla fine la festa è rossonera. Il Genoa precipita nel dramma, mentre il Milan (e Giampaolo) si rianimano, ritrovando il successo dopo tre sconfitte consecutive. Reina da colpevole per il gol dell'uno a zero genoano a eroe per il rigore parato a Schone nel recupero della ripresa. L'1-2 finale del Ferraris racconta di un Grifone che s'illude del riscatto per il breve spazio di una dozzina di minuti, quanto passa fra il gol di Schone su punizione a fine primo tempo (paperissima di Reina, che aveva sostituito Donnarumma k.o. nel riscaldamento) e la rete di Theo Hernandez che in avvio di ripresa restituisce ai rossoneri la fiducia perduta, prima del gol decisivo di Kessié su rigore (mani di Biraschi, poi espulso, rilevato dalla Var). Ora diventa fortemente a rischio la posizione di uno sfortunato Andreazzoli, che paga soprattutto lo scarso rendimento in termini di risultati (un punto nelle ultime cinque partite), anche se la malasorte ha avuto un peso importante.

BOTTA E RISPOSTA — Giampaolo parte con Bonaventura alto a sinistra al posto di Leao nel 4-3-3, Duarte centrale difensivo e Calhanoglu in mediana. Andreazzoli torna invece alla formazione-tipo, con Romero a destra in difesa e Zapata centrale, e la coppia Kouame-Pinamonti in attacco. Una prima mezz'ora che non si gioca su ritmi altissimi, perché nel Milan l'ex Piatek non è mai pericoloso e il Genoa stenta a finalizzare il lavoro in attacco. Vince la paura di sbagliare. Reina è attento sul rasoterra di Lerager (6'), e un attimo dopo la squadra di Andreazzoli perde Criscito per infortunio, sostituito da Biraschi a sinistra. Schone fa il regista, Radovanovic galleggia fra difesa e mediana. In questa fase i rossoneri creano poco: Suso prova il tiro due volte, prima che all'improvviso il Genoa si risvegli: Ghiglione impegna Reina al 37', poi ci prova Pajac, fino alla punizione-gol di Schone, che approfitta dell'errore del numero uno rossonero. Romero manca il bis, prima del pasticcio rossoblù nel recupero: la panchina genoana si agita per la mancata interruzione del gioco con Pinamonti a terra colpito alla testa e ne fa le spese Saponara, espulso.

RISCATTO — Giampaolo azzecca tutto nell'intervallo e dà la scossa ai suoi: dentro Leao al posto dell'ex Piatek e Paquetà, che rileva Calhanoglu. Rossoneri più propositivi, e infatti l'uno-due degli ospiti è micidiale. Al 7' Theo Hernandez trova il pari sfruttando un'ingenuità clamorosa del Genoa, che si avvede in ritardo di una punizione battuta a sorpresa da Paquetà, che lancia il francese in gol, sorprendendo Radu sul primo palo. Fino all'episodio che rovescia la partita: il tocco di mano di Biraschi (pescato dalla Var) costa il rosso al difensore genoano e Kessie (12') va a segno dal dischetto. Pajac arretra a sinistra sulla linea dei difensori e Andreazzoli passa al 3-4-2, mentre al 34' anche il Milan rimane in inferiorità per il doppio giallo a Calabria. Il Genoa tenta disperatamente di riacciuffare il pari con Pandev, che si aggiunge a Favilli e Kouame in attacco. E proprio il macedone serve al 44' un pallone in area per Kouame, a contatto con Reina: rigore, confermato dalla Var. Reina intuisce il tiro di Schone dal dischetto e salva la vittoria rossonera, mentre sulla panchina arriva un nuovo rosso a Castillejo per proteste. Ma la vittoria milanista, comunque, è già in cassaforte.

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/10/2019 14:52
 
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