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Campionato di calcio Serie A stagione 2019/2020

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Pellegrini dirige un’ora di Roma stellare: splendido poker al Sassuolo

L’azzurro, autore di tre assist a Cristante, Mkhitaryan e Kluivert, incanta da trequartista.
Giallorossi devastanti: segna anche Dzeko e tre pali colpiti.
Poi Berardi riduce il passivo con una doppietta


Andrea Pugliese


Una Roma gigantesca per 60 minuti ed un Sassuolo piccolo piccolo fino a che Berardi non gli ha dato una svegliata, con Fonseca che indovina la mossa a sorpresa (dentro Kluivert, fuori Zaniolo) e De Zerbi che invece le sbaglia un po’ tutte, almeno inizialmente. La sfida del calcio offensivo la vince il tecnico portoghese, con la sua Roma che dopo 22’ aveva già messo in archivio la pratica con i gol di Cristante, Dzeko e Mikhitaryan, completando il poker iniziale poco dopo la mezzora con Kluivert. Ma a lasciare il segno nella Roma è soprattutto un magnifico Lorenzo Pellegrini, che da trequartista pennella gioco, regala assist (3 nei primi 45’), prende un palo e tiene compatte le linee. Nel Sassuolo, invece, De Zerbi schiera all’inizio un centrale come Marlon da terzino destro e lascia fuori Traore e Boga (che con la sua velocità avrebbe potuto mettere in difficoltà Florenzi), giocando a viso aperto e pagando la scelta di passare nella fase offensiva dalla difesa a 4 a quella a tre. Gli emiliani così vivono a lungo di mancati equilibri, smarrendo per strada anche i riferimenti. Curiosità statistica, l’ultima volta che la Roma ha segnato 4 gol in un tempo c’era proprio De Zerbi di fronte, all’epoca alla guida del Benevento.

FLIPPER GIALLOROSSO — I primi dieci minuti di gioco sono i soli davvero in bilico, con l’arbitro Chiffi che prima concede un rigore per fallo inesistente di Peluso su Kluivert e successivamente - dopo molta titubanza - lo annulla con l’ausilio della Var. Poi è l’ex Defrel a mettere paura alla Roma con un destro sporcato da Mancini che finisce sul palo, con la conseguente ribattuta di Caputo in gol annullata per fuorigioco. Di fatto la partita finisce qui, perché in dieci minuti la Roma segna con Cristante (di testa su angolo di Pellegrini), Dzeko (piatto al vol su assist di Kolarov) e Mikhitaryan (ripartenza orchestrata da Pellegrini e conclusa dall’armeno con un sinistro in corsa a fil di palo). La reazione del Sassuolo è flebile ed è tutta in un tiro di Locatelli fuori di poco, poi Pellegrini si inventa un taglio in verticale di trenta metri che manda Kluivert dritto dritto in porta, per il 4-0 giallorosso. Cala il sipario, anche grazie a Ferrari che salva a botta sicura sulla linea in possibile 5-0 di Dzeko.

REAZIONE EMILIANA — Il tiro al bersaglio giallorosso riprende anche ad inizio ripresa e solo la sfortuna nega il gol prima a Pellegrini (palo al 2’ da fuori) e Dzeko (traversa al 5’ di testa). A dare un alito di speranza al Sassuolo è invece Berardi, che all’8’ si inventa una punizione gioiello da 25 metri ed insacca il 4-1 sotto l’incrocio dei pali di Pau Lopez. Poi terzo palo giallorosso all’11’, con un colpo di testa di Mancini. La Roma a questo punto si siede un po’ ed allora il Sassuolo prova a riprendere ancora più fiato e con Caputo sfiora anche il 4-2. Gol che arriva puntualmente al 27’ della ripresa, ancora con Berardi, bravo a sfruttare un velo intelligente in area dello stesso Caputo. Per un po’ il ritmo cala, fino alle scintille finali, quando Pastore si divora incredibilmente il 5-2 di testa con la porta spalancata e Caputo a un soffio dalla fine va ancora vicino al gol. Finisce così, con la Roma che ora si proietta all’Europa League e il Sassuolo che cercherà di rialzarsi con la Spal.

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/09/2019 23:49
 
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Un rigore di Piatek piega il Verona in 10.
Ma che faticaccia per il Milan...

L'Hellas in inferiorità numerica per l'espulsione di Stepinski si difende con ordine,
rischia poco, ma capitola per un penalty nella ripresa. Espulso Calabria nel finale


Alessandra Bocci


Tre punti, ma che fatica. Giampaolo alla vigilia aveva invocato un successo che avrebbe regalato al Milan maggior consapevolezza sulla strada del derby e indicato nel Verona di Juric un avversario tosto e difficile. Il successo sul temuto campo del Verona è arrivato, eppure c'è poco da gioire. Il Milan è ancora un cantiere e una squadra aggressiva, ridotta in dieci dopo venti minuti, lo tiene a bada e cede soltanto al 23' del secondo tempo. Primo episodio decisivo: l'espulsione di Stepinski per un fallaccio su Musacchio, punito dall'arbitro Manganiello con un giallo prima di rivedere l'azione al Var. Secondo episodio fondamentale, un tempo più tardi: combinazione Calhanoglu-Piatek, Calha va al tiro, Gunter allarga il braccio. È il rigore che porta al vantaggio del Milan. Il lato positivo per i rossoneri, classifica a parte, è il gol di Piatek, che interrompe un lungo digiuno e colora una partita così così, con un tiro alto sulla traversa dopo appena quattro minuti e poi molti appoggi sbagliati e poco altro. Ma sul rigore Kris è freddo e ravviva il suo score: non aveva mai segnato neppure in amichevole e in settimana aveva perso il posto anche nella nazionale polacca.

POCO MILAN — Per il resto, poco da segnalare: i soliti fastidiosi "buuu" a Kessie, il possesso palla piuttosto sterile del Milan, un paio di pali (uno per parte, sempre sullo 0-0) nel secondo tempo. Giampaolo continua sulla sua strada: 4-3-1-2 e fuori tutti i nuovi, compreso Bennacer, dentro Biglia a centrocampo e Paquetà dietro le punte, bocciato però dopo un tempo. Suso, in posizione ibrida, tocca molti palloni ma non è incisivo. Meglio Calhanoglu nel secondo tempo e soprattutto meglio Rebic che, entrato al posto di Paquetà, ha sbloccato la situazione, con accelerazioni che alla lunga hanno punito un Verona coraggioso e compatto, capace di tenere a lungo nonostante l'inferiorità numerica. Nel finale, un gol rossonero annullato dal Var e tanta rabbia dei tifosi di casa, soprattutto per un rigore reclamato allo scadere: pasticcio di Romagnoli, espulsione di Calabria, ma Manganiello concede soltanto una punizione dal limite: tira Veloso, il pallone finisce sulla barriera, Lazovic riprende ma il pallone esce di poco. Gigio Donnarumma festeggia e con lui la curva del Milan in trasferta. Ma la strada per tornare fra le squadre top è ancora lunghissima.

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/09/2019 23:52
 
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Lecce, colpo a Torino e l'Inter resta sola in vetta.
Ma che giallo nel finale...

Primi punti per i salentini che segnano un gol per tempo con Farias e Mancosu.
La squadra di Mazzarri, a cui non basta il rigore di Belotti,
protesta per un altro tiro dal dischetto non concesso in pieno recupero


Stefano Cantalupi


Il Toro s’incarta, il Lecce fa l’impresa e trova meritatamente i suoi primi tre punti in Serie A: sorpresissima nel posticipo del terzo turno, all’Olimpico finisce 1-2. I granata, in un colpo solo, perdono l’occasione del sorpasso alla Juve (non scavalcano i bianconeri dall’ottobre 2015) e della partenza con tre successi di fila (non accade dal ’76). Ma soprattutto, perdono la grande chance di appaiare l’Inter in testa alla classifica: i nerazzurri restano soli in vetta.

FINALMENTE LECCE-GOL — Il primo gol del Lecce in questo campionato arriva al 35’: lo trova Farias di prepotenza, dopo che Sirigu gli aveva parato il primo tentativo. Ed è tanto merito di Majer, bravissimo a lavorare il pallone sulla destra, quanto demerito di Berenguer che perde il pallone a centrocampo, di Rincon che si becca un tunnel e di Meité che ripiega male. È il giusto premio per un Lecce volitivo, schierato da Liverani col tridente Falco-Lapadula-Farias. Ed è anche la sveglia che suona per un Toro stranamente molle, come se l’aria d’alta quota provocasse giramenti di testa.

TORO SPUNTATO — La prudenza di Mazzarri, che lascia inizialmente in panchina Zaza e Verdi per schierare il solo Berenguer a supporto di Belotti, non paga. Perché il Lecce prende subito coraggio e campo, mettendo in difficoltà Meité in mezzo e sfondando spesso e volentieri ai lati. De Silvestri, poco prima dell’intervallo, avrebbe la chance di segnare l’1-1 di testa, e di riaccendere un po’ gli animi. Ma manda alto. E l’Olimpico, mentre le squadre vanno alla pausa, fischia sonoramente, quasi coprendo il “forza ragazzi” della Maratona.

SCOSSA ZAZA — Mazzari ripresenta il Toro in campo con Zaza al posto dello spento Berenguer. E l’energia del numero 11 dà velocemente qualche frutto, compresa una carambola che favorisce Belotti e lo porta alla battuta vincente. Boato, ma ancora niente da fare: rete annullata per fuorigioco, poi confermato dalla Var. Passa un istante e all’11’ Zaza si procura il rigore per una (discutibile) trattenuta di Tabanelli in area. Stavolta nessuno ferma il Gallo: 1-1 dal dischetto, Gabriel spiazzato.

COLPACCIO MANCOSU E VAR FINALE — Il pubblico entra in partita, Liverani cerca la contromossa inserendo Babacar e Mancosu per Lapadula e Farias. E azzecca la scelta, perché proprio mentre il popolo granata applaude il debutto di Verdi, il Lecce colpisce di nuovo: minuto 73, calcia Calderoni e Mancosu insacca sulla respinta di Sirigu. Il Toro si sfilaccia, gettandosi disordinatamente alla caccia del pari. E Babacar, in contropiede, per poco non trova il tris. Non serve, comunque: è vittoria del Lecce a Torino. Nonostante una lunghissima Var finale, da brividi per i leccesi, per un abbraccio di Rispoli su Belotti nell’area piccola.

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/09/2019 00:17
 
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SERIE A 2019/2020 3ª Giornata (3ª di Andata)

14/09/2019
Fiorentina - Juventus 0-0
Napoli - Sampdoria 2-0
Inter - Udinese 1-0
15/09/2019
Genoa - Atalanta 1-2
Brescia - Bologna 3-4
Parma - Cagliari 1-3
Spal - Lazio 2-1
Roma - Sassuolo 4-2
Verona - Milan 0-1
16/09/2019
Torino - Lecce 1-2

Classifica
1) Inter punti 9;
2)Bologna e Juventus punti 7;
4) Napoli, Atalanta, Torino e Milan punti 6;
8) Roma punti 5;
9) Lazio, Genoa e Verona punti 4;
12) Sassuolo, Cagliari, Brescia, Parma, Spal, Udinese e Lecce punti 3
19) Fiorentina punti 1;
20) Sampdoria punti 0.

(gazzetta.it)
17/09/2019 00:18
 
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È festa Cagliari: 3-1 al Genoa e seconda vittoria di fila

Fino a sette minuti dalla fine decide l’ex Simeone.
Poi dopo il pareggio di Kouame si scatenano i padroni di casa,
con l’autogol di Zapata e il tris di Joao Pedro.
I sardi non vincevano in casa da aprile


Francesco Velluzzi


Il Cagliari mette la freccia. Sfata il tabù della Sardegna dove in campionato non vinceva dal 20 aprile (col Frosinone) e manda all’inferno il Genoa (3-1) con una prova tatticamente esemplare, proprio quando perde il faro Cigarini per infortunio. Nel primo Maran rischia qualcosa, il Genoa è impreciso e non ne approfitta. Ma nella ripresa dopo il gol del Cholito Simeone, al bis dopo Parma, incarta la partita al Genoa. Senza considerare la sorpresa: Kouame liberato da un tacco stupendo di Sanabria gela l’Arena all’84’. Ma in un minuto la forza del guerriero Nandez è superiore a tutto è uno stupendo cross costringe Cristian Zapata all’autogol. Poi è apoteosi con Joao Pedro. Ma ora il Cagliari sembra una squadra che può mettere in difficoltà chiunque, mentre al Genoa, al secondo stop di fila dopo l’Atalanta, forse non ha giovato il troppo turnover. E mercoledì col Bologna Andreazzoli non dovrà sbagliare.

PRIMO TEMPO — Maran lascia in panchina Rog preferendogli Ionita. Per il resto conferma quelli che hanno vinto a Parma con Pisacane dietro insieme a Ceppitelli, Pellegrini e Cacciatore. Andreazzoli fa turnover: dà una possibilità dall’inizio all’ex rossoblù Marko Pajac e prova pure il danese Ankersen. Il suo modulo di riferimento, il 3-5-2 subisce una variazione perché il tecnico cresciuto a Roma con Spalletti opta per un 3-4-1-2 con Saponara dietro le punte. Accanto a Kouame c’è Favilli che, però non sfrutta la grande occasione. A comandare la difesa c’è il mestierante Zapata, mentre Romero sta in panca. L’inizio è genoano con i bianchi che danno più ritmo e con cacciatore che aggancia Saponara in area senza che Manganiello intervenga, ma all’11 è Luca Pellegrini a scaldare le mani a Radu. Non sembra una gran partita. Joao Pedro si sbatte e cerca tiri e scambi. Al 31’ ancora il Cagliari ha un’occasione quasi casuale, Ionita sbaglia il tiro che carambola su Simeone che va un gran movimento e colpisce di testa in tuffo, ma fuori. Poi è Schone che ubriaca Cacciatore e mette dentro per Kouame, ma sul colpo di testa dell’ivoriano Olsen è super. Sbagliano, invece, due occasioni Favilli perde tempo, Schone calcia malamente fuori.

RIPRESA — La partita si accende subito e diventa bella e palpitante: bastano 35 secondi al Cagliari per sbloccarla. Il Genoa è ancora negli spogliatoi, soprattutto Criscito che sulla palla tagliata da Ionita si fa beffare da Simeone di testa. E il Cagliari passa. Ma al 10’ Maran perde Cigarini per infortunio. Mette Oliva e cambia modulo che diventa un 4-4-2 con Castro che arretra e pressa. Ma cuce anche il gioco. E’ qui che il Cagliari vince la sua partita a scacchi. Manganiello mette i brividi ai rossoblù assegnando un rigore per un cross di Pajac (bravo, bella rivincita a Cagliari) per una mano di Cacciatore, ma è fuori area e si corregge. Il Genoa non riesce a reagire, ma proprio quando sembra che la partita sia “addormentata”, un tacco del neo entrato Sanabria libera Kouame che fa partire una rasoiata imprendibile. Passa un minuto e al 39’ il Cagliari torna in vantaggio: cross dell’inesauribile è scatenato Nandez e nel corpo a corpo con Birsa Zapata la butta nella sua porta. La festa la completa l’attivissimo Joao Pedro che passa tra Zapata e Criscito, davvero al di sotto del loro standard, e va tutto solo battendo Radu.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2019 23:25
 
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Gioia Brescia, Romulo affonda l'Udinese:
terza sconfitta di fila per Tudor

La squadra di Corini conquista i tre punti grazie al gol vittoria del suo numero 28.
I bianconeri non si sbloccano


Matteo Brega


EQUILIBRIO — Nell’incrocio tra due squadre in cerca di rassicurazione esce vincitrice il Brescia 1-0. A Udine decide il gol di Romulo e per i friulani è la terza sconfitta di fila. Senza De Paul (prima delle tre giornate di squalifica), Tudor sceglie la coppia Lasagna-Pussetto per l’attacco. Mandragora invece parte dalla panchina. Corini, anche lui reduce da due sconfitte consecutive come il collega, mantiene l’assetto del 4-3-1-2 per il suo Brescia. Al posto dello squalificato Dessena agisce Romulo, mentre sulla trequarti ritorna Spalek. Si parte soft, senza pressione. L’Udinese se la mette da solo con De Maio al 7': invece di liberare l'area senza pensare, si porta in casa Donnarumma che gli ruba palla e calcia addosso a Musso. La risposta dell'Udinese è più complessa, impiega una decina di minuti ad arrivare e si concretizza con un tiro di Fofana sull'esterno della rete. Al 20' poi, da più lontano, ci prova Pussetto ma una deviazione lascia Joronen ancora senza impegni pomeridiani. I friulani disegnano una buona idea al 39' con la discesa di Sema sulla sinistra, il suo cross e la girata di Lasagna alta ma dalla difficoltà elevatissima. Il Brescia ha un'idea di gioco più fluida, però quando arriva al limite dell’area si perde in un tocco in più o in uno impreciso. Il primo tempo si chiude sullo 0-0.

VAR E GOL — Si parte con lo stesso ritmo con cui si era chiuso, ma su una palla innocua nasce un rigore. Cistana frena Pussetto proprio sulla linea dell'area e Valeri indica il dischetto del rigore al 3', solo che dopo un minuto di confronto con il Var rivede la decisione e fischia il calcio di punizione per l'Udinese. Punizione che Jajalo spara dritto addosso a Joronen. Il Brescia accresce la propria autostima e all’8' Bisoli si ritrova un pallone delizioso da calciare a giro: Musso ancora una volta respinge. L'inerzia porta al gol della squadra di Corini. Romulo corre per venti metri senza trovare opposizione alcuna e arrivato al limite calcia in porta trovando l’angolo basso alla sinistra di Musso. Al 28' è ancora Musso a tenere a galla i suoi con un intervento di riflessi sulla conclusione volante di Sabelli dal limite. Il risultato non cambia. Vince il Brescia che rimette a posto l'avvio di campionato rendendolo super positivo (6 punti su 12) e interrompendo la striscia di sconfitte consecutive (2), mentre l'Udinese accende il terzo semaforo rosso di fila e i giocatori escono accompagnati da qualche fischio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2019 23:34
 
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Juve al minimo, ma basta per i tre punti:
Ramsey e Ronaldo rimontano il Verona

Bianconeri sotto per il gran gol di Veloso, poi il tiro (deviato)
del gallese e un rigore di Ronaldo sistemano le cose per Sarri.
Doppia clamorosa occasione per l’Hellas al 90’


Fabiana Della Valle


Stavolta non c’è la beffa nel finale, anche perché ci pensa SuperGigi ad evitare il peggio. La Juventus batte il Verona 2-1 ma con i soliti brividi che ormai sono diventati quasi una consuetudine. Ma la fortuna (tre legni di cui uno nel finale) e Buffon, al debutto bis allo Stadium, evitano un altro pari.

VELOSO FAVOLOSO — Primo tempo che rischia di diventare un film degli orrori per la Juventus, che si ritrova in svantaggio dopo venti minuti. Tutto inizia nell’area bianconera, dove Cristiano Ronaldo reclama un calcio di rigore per un presunto fallo di Faraoni. L’arbitro però non è dello stesso parere e ne beneficia il Verona, che sul rovesciamento di fronte trova il penalty: entrata goffa di Demiral su Di Carmine, che si sistema sul dischetto. Buffon è spiazzato, ma il tiro del giocatore del Verona si stampa sul palo. Tutto finito? Macché. Lazovic colpisce la traversa, la palla torna tra i piedi dei gialloblù e Veloso chiude la questione con un gran tiro da fuori nell’angolino. La Juventus sembra frastornata dall’inaspettato svantaggio però riparte. Dei nuovi lanciati da Sarri (5 in totale) Dybala e Ramsey sono i migliori. L’argentino si muove tanto e bene su tutto il fronte dell’attacco e fa ammonire due giocatori del Verona, il gallese (che ancora non aveva mai giocato un minuto in campionato), schierato a destra a centrocampo, ha intelligenza tattica e visione di gioco. È lui a firmare l’1-1, complice una deviazione di Gunter: Cuadrado apre per Ronaldo, tocco di CR7 per il tiro da fuori del numero 8. Meno bene Bentancur in regia, sostituito a inizio ripresa da Pjanic.

CR7 DI RIGORE — Il rigore che chiedeva Ronaldo nel primo tempo l’arbitro lo concede all’inizio del secondo (3’) per fallo (nettissimo) di Gunter su Cuadrado. CR7 non fa il Di Carmine ma mira alto al centro della porta e trova il 2-1, andando poi a incitare i tifosi. Stadium per la prima volta senza striscioni dopo l’inchiesta “Last Banner” che ha decapitato la curva bianconera, e con gli steward nella Sud, ma fuori non ci sono stati disordini.

CI PENSA SUPERGIGI — Juric s’affida a Pessina per cercare di cambiare lo spartito e in effetti il Verona si fa molto più pericoloso e ha più occasioni dei bianconeri. Prima un tiro di Zaccagni che costringe Buffon a intervenire coi pugni, poi un brivido su calcio piazzato, il tallone d’Achille dei bianconeri: punizione per i gialloblù, Buffon respinge e sul tiro di Di Carmine è provvidenziale la ribattuta di schiena di Bonucci. Infine un altro tiro insidioso di Veloso (il migliore dei veneti insieme a Di Carmine), ma l’over 40 in porta (che raggiunge Maldini in vetta alla classifica degli italiani con più presenze nei club) è più reattivo di un ventenne. La Juve soffre ma stavolta la beffa non arriva, anche se la prova non è brillantissima. In difesa Bonucci ancora il migliore mentre Demiral è da rivedere, davanti tante giocate utili di Cuadrado e Dybala (che esce tra gli applausi). E poi Buffon, che nel finale si supera su gran botta di Lazovic e viene salvato dal palo sulla ribattuta di Veloso (ancora lui). Finisce 2-1 con l’espulsione di Kumbulla per fallo al limite dell’area su Matuidi. Juve non bella ma efficace.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2019 23:38
 
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Brozovic+Lukaku, l'Inter si mangia il
Milan nel derby e fa quattro su quattro

I nerazzurri colpiscono anche tre pali con D'Ambrosio, Politano e Candreva.
Legno pure per i rossoneri con Theo Hernandez


Marco Pasotto


Racconta Antonio Conte che "allenare l'Inter non è semplice", ma una cosa è certa: la classifica, dove i nerazzurri restano a punteggio pieno, non rispecchia tutte queste difficoltà. Lukaku e compagni superano anche l'esame derby al termine di una sfida non bella ma che ha correttamente premiato la squadra più meritevole. Il Milan se l'è giocata davvero soltanto nella seconda parte del primo tempo ed è evidentemente troppo poco. Segno che gli automatismi chiesti da Giampaolo faticano a sbocciare. Anche stavolta ha colpito in particolare la grande difficoltà nel portare pericoli alla porta avversaria mentre l'Inter, pur non giocando certo un calcio eccelso, quando si è presentata al cospetto di Donnarumma gli ha fatto venire i brividi svariate volte. Ben oltre i due gol. È dunque un derby che restituisce ai nerazzurri quelle certezze un po' smarrite in Champions e certifica le grandi difficoltà rossonere di questo avvio stagionale dove la squadra fin qui non ha ancora giocato una prova convincente. In casa rossonera la grande sorpresa – un po' com'era avvenuto con André Silva al posto di Piatek contro il Brescia – è l'impiego dal primo minuto di Leao. Il portoghese era stato (timidamente) provato fra i titolari lungo la settimana, ma pareva davvero difficile immaginarlo dentro dal primo minuto. In questo caso a pagare pegno è stato soprattutto Paquetà (e in minor misura Rebic), che in vigilia pareva il più accreditato con Piatek e Suso. Un Suso che così si è ritrovato sulla trequarti come a inizio stagione: 4-3-1-2, Giampaolo non intende evidentemente abbandonare il suo marchio di fabbrica, anche se poi lungo la sfida spesso e volentieri si trasforma in 4-3-3. In difesa Conti, come da pronostico, ha rilevato lo squalificato Calabria. Conte, dal canto suo, ha ridato fiducia al tandem Lautaro-Lukaku, nonostante l'esibizione non esattamente trascendentale in Champions e ha piazzato D'Ambrosio (preferito a Candreva) a tutta fascia. Seconda maglia da titolare consecutiva – in campionato – per Barella, che l'ha spuntata su Vecino.

LA PARTITA — Il primo tempo non è stato senz'altro bello in termini di spettacolarità e si è acceso soltanto intorno a metà frazione, ma da lì in poi ha regalato diverse emozioni. Il primo squillo arriva al 18' con Lukaku, con un destro rasoterra insidioso che Donnarumma smanaccia fuori dalla zona rossa. Tre minuti più tardi Sensi serve una palla deliziosa a Lautaro che conclude da pochi passi ma trova sulla traiettoria un super Donnarumma. Intervento di altissimo livello, dopo il quale D'Ambrosio, a porta sguarnita, riesce a centrare incredibilmente il palo. Sul ribaltamenti di fronte il popolo rossonero grida al gol sul destro di Calhanoglu, ma Doveri giustamente annulla per un braccio di Kessie che aveva agevolato il polacco. Donnarumma intanto prosegue a sfornare meraviglie: stavolta – siamo a meno dieci dall’intervallo – dice di no a una rovesciata di D’Ambrosio, che poi Lautaro ribadisce in rete. Gol annullato dal Var per fuorigioco. L'ultimo quarto d'ora comunque è quasi tutto del Diavolo, cresciuto col passare dei minuti. Prima Leao deposita un pallone perfetto sulla testa di Piatek (che poteva fare molto meglio) e poi Suso, su una pallaccia persa da Sensi, si fa tutto il campo fino al dischetto del rigore, dove pecca di egoismo e si fa disinnescare da un super recupero di Asamoah. Il problema del Milan alla fine resta sempre lo stesso: in 48 minuti nemmeno un tiro nello specchio della porta (tecnicamente ce n'è uno di Piatek, che arriva ad Handanovic circa ai due all'ora).

TINTE NERAZZURRE — L'equilibrio della sfida si spezza a inizio della ripresa. Ovvero al minuto numero 3, quando Conti (quanto è dura rimettersi in carreggiata quando si è fuori da un'eternità) atterra Sensi e, sugli sviluppi della punizione, nessun rossonero si sogna di uscire a murare Brozovic, che ha tutto il tempo di alzare la testa, prendere la mira e far partire un tiro che Leao devia visibilmente, spiazzando Donnarumma. C'è però bisogno della convalida del Var, per un movimento di Lautaro nei pressi di Donnarumma che alla fine viene ritenuto ininfluente. È un Milan molle e prevedibile, quello che si è ripresentato dopo l'intervallo, l'Inter se ne accorge e così aumenta nuovamente i giri, con Lautaro che si infila spesso e volentieri partendo da sinistra e accentrandosi. Il sigillo sulla gara arriva al 33' con Lukaku, che raccoglie un invito di Barella e infila Donnarumma sovrastando di testa Romagnoli. Dopo di che, a parlare sono solo episodi che non modificano più la sostanza: Politano coglie la parte superiore della traversa, Hernandez il palo esterno e Candreva un altro palo. Poi, squadre davanti alle curve: festa grande sotto la Nord, fischi al polo opposto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/09/2019 23:43
 
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Il Sassuolo è uno spettacolo.
Caputo e Duncan affondano la Spal nel derby: 3-0

De Zerbi riscatta la sconfitta di Roma con una gran prestazione,
le azioni dei gol rispecchiano le sue idee di calcio.
Doppietta per la punta, che colpisce anche un palo.
Annullato un gol a Murgia


Roberto Pelucchi


C’è il doppio timbro di Ciccio Caputo e quello di Duncan nella larga vittoria del Sassuolo nel derby contro la Spal, ma a uscire vincenti sono soprattutto le idee di gioco e il lavoro di Roberto De Zerbi e del suo staff. Non tanto le prodezze del singolo, ma gol bellissimi nel loro sviluppo, da lavagna, con più giocatori protagonisti. La Spal, che fino all’1-0 era in partita, eccome, è rimasta tramortita.

PRIMO TEMPO — De Zerbi conferma il tridente (Berardi sta a destra, Defrel al centro e Caputo parte a sinistra), inserisce Toljan in difesa e Traore a centrocampo. Semplici preferisce Strefezza a Sala e continua ad affidarsi alla coppia Di Francesco-Petagna in attacco. La Spal si fa subito apprezzare per il gran movimento e dopo pochi minuti il Sassuolo è già zavorrato di due cartellini gialli (Traore e Ferrari). Dopo 20 minuti si fa male D’Alessandro al ginocchio destro e Semplici gioca la carta Sala. Proprio su quella fascia si sviluppa la grande azione del Sassuolo per il gol dell’1-0 (26’): Duncan recupera palla nella propria area, sul filo dell’out, poi alla squadra di De Zerbi bastano pochi passaggi per ribaltare l’azione, con precisione, qualità, velocità. Difesa della Spal sorpresa, palla di Defrel per Caputo e Berisha superato. Tutto molto bello e De Zerbi soddisfatto. Alla mezz’ora Petagna chiede il rigore per un presunto fallo di Peluso in area: per Mariani (e la Var) è soltanto angolo. Un’uscita avventata di Consigli mette Di Francesco nelle condizioni di battere a rete, ma il frettoloso pallonetto è alto. Il Sassuolo sfiora il raddoppio con Berardi (tiro fuori di poco), ma il gol arriva in pieno recupero con un’altra bellissima azione: Duncan trova l’inserimento di Berardi, che a centroarea, con il petto-spalla, serve Caputo: sinistro prepotente e 2-0.

SECONDO TEMPO — Semplici sistema tatticamente la squadra e passa al 4-4-2, ma in pochi minuti arriva la mazzata definitiva. Il Sassuolo mette una pietra tombale sul match con un’altra azione corale: Peluso per Defrel, Berardi si inserisce in velocità, Berisha prova a fermarlo, ma la palla rotola verso Duncan, che segna a porta vuota. Mariani, su segnalazione dell’assistente Rossi, annulla il 3-0 per fuorigioco (la Spal chiede anche fallo sul portiere), ma la Var smentisce tutti. Il gol è regolare. Il Sassuolo è devastante (Caputo colpisce il palo), ma la Spal non è morta (paratissima di Consigli su Murgia, al quale viene annullato anche un gol con verifica alla Var di cinque minuti). La partita, però, è segnata e quando verticalizzano i neroverdi danno sempre l’impressione di poter far male. Finisce 3-0 e De Zerbi può finalmente sorridere: questo è il suo Sassuolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/09/2019 15:52
 
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Festa Roma in 10: Dzeko all'ultimo secondo fa piangere il Bologna

Dopo la rete di Kolarov su punizione, i rossoblù trovano il pareggio con Sansone su rigore.
Ma l’attaccante nel finale è ancora decisivo, nonostante i giallorossi fossero in 10 per il rosso a Mancini


Massimo Cecchini


Come nelle favole giallorosse, come negli incubi rossoblù. Al 48’ della ripresa, nell’ultima azione della partita, una Roma ridotta in dieci per l’espulsione di Mancini, vede Veretout accelerare rabbioso a centrocampo, percorrere quaranta metri e allungare a Pellegrini, che controlla e dalla destra pennella un cross destinato alla testa di Dzeko. Il bosniaco si fa trovare puntuale all’appuntamento e segna. Partita finita. La squadra di Fonseca vince con un 1-2 santificato dalle reti di Kolarov su punizione e Sansone su rigore, prima del sigillo definitivo che vede l’arbitro neppure rimettere la palla al centro. Forse una punizione troppo severa per i ragazzi di Mihajlovic, che si vedono scavalcati in classifica dalla banda Fonseca, peraltro più padrona della partita e reduce anche dall’impegno di giovedì scorso in Europa League.[

SUPER KOLAROV — In avvio la squadra rossoblù si schiera con un 4-2-3-1 assai prudente, che in partenza rilancia l’ex Mattia Destro al centro dell’attacco, con alle spalle l’impalpabile Soriano e sulle fasce Orsolini e Sansone. Occhio però alla mediana, che all’inizio fa parecchio superlavoro. E se Poli, più defilato sulla sinistra, si muove dieci metri davanti a Medel, è il cileno che fa da vero filtro davanti alla difesa, in cui Denswil è quello che gioca più la palla, mentre il terzino sinistro Dijks è chiamato a spingere, con Tomiyasu più bloccato per frenare da subito Kolarov, nel primo tempo il più incisivo dei giallorossi. La Roma, infatti, sceglie anch’essa il consueto 4-2-3-1, ma giocato col baricentro di venti metri più spostato in avanti rispetto ai padroni di casa, che provano invece a sfruttare gli spazi che ci sono alle spalle di Mancini e Fazio per cercare la profondità. In avvio, però, Orsolini sembra avere le polveri bagnate e quindi a funzionare meglio, grazie anche a Sansone, è la fascia sinistra. Risultato: giallorossi un po’ più pericolosi anche se Kluivert, preferito a Zaniolo, nella prima frazione appare spento, così come Mkhitaryan, la cui intesa con Dzeko è da mettere a punto. Insomma, se Cristante e Veretout presidiano la mediana, è Pellegrini che prova a sparigliare i giochi, ma lo fa con alterna fortuna, lasciando quindi lo straripante Kolarov e i suoi cross ad effetto, il compito di mettere in ansia l’ex Skorupski. La cronaca, però, nella prima frazione ha poco da raccontare, visto che il Bologna si fa vivo solo tre volte dalle parti di Lopez: con un’accelerazione di Sansone dalla sinistra (10’), con un tiro dal limite dello stesso attaccante che il portiere giallorosso blocca con facilità e con una conclusione di Dijks dal limite nettamente fuori (36’). Più costante la pressione della Roma, che però va alla ribalta solo con una combinazione Dzeko-Florenzi in cui tiro viene rimpallato (21’), con un tiro da fuori di Kolarov che sfiora il palo (23’) e con un conclusione dai sedici metri di Pellegrini bloccata da Skorupski (35’).

IL GRAFFIO DI DZEKO — La ripresa vede i rossoblù dover rinunciare all’infortunato Dijks, che lascia il posto a Krejci, mentre quasi subito Zaniolo prende il posto dello spento Kluivert. La partita, però, ha già preso il suo primo indirizzo, visto che la Roma è passata in vantaggio grazie ad una magistrale punizione di Kolarov dal limite, assegnata per fallo su Pellegrini. È il 4’ ed i giallorossi potrebbero sfruttare l’inerzia della partita, ma cinque minuti è di nuovo parità, perché Soriano si avventa a centro area su un cross di Sansone, venendo atterrato dallo stesso Kolarov. Sul dischetto si presenta Sansone che fa gol. La partita si accende anche dal punto di vista disciplinare (gialli in serie a Tomiyasu, Zaniolo, Dzeko, Veretout e Mancini). Mkhitaryan conclude al 12’ fuori non di molto, ma un capolavoro lo fa Lopez al 15’, negando il gol a Soriano che si ritrova la palla in area dopo una bella combinazione in area tra Poli e Destro. Il Bologna prova a chiudersi per poi ripartire negli spazi negli spazi, visto che la Roma prova premere sull’acceleratore, così al 25’ è Orsolini in contropiede a tirare alto da buona posizione. I rossoblù boccheggiano e perciò, con due cambi a trazione anteriore, escono Poli e Destro, sostituiti da Palacio e Santander, con Soriano che scala in mediana e Palacio che si mette sulle zolle del trequartista. E’ la squadra di Fonseca, però, ad essere più pericolosa, visto che Dzeko e Pellegrini concludono in serie al lato di poco (30’). Il Bologna riparte bene, e in una di questi ribaltamenti un fallo su Santander costa a Mancini il secondo giallo, che arriva subito dopo che il bosniaco aveva impegnato Skoruspki da posizione defilata. Anche in dieci però i giallorossi, pur rischiando nelle ripartenze, ci provano a vincerla, e l’ultima azione sull’asse Veretout-Pellegrini e Dzeko lo dimostra. Una prova di coraggio, che accende anche qualche mischia finale tra Medel e la panchina giallorossa. Effetti collaterali di gioia smodata e frustrazione ovvia. Bologna-Roma, in fondo, è stata anche questo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/09/2019 00:19
 
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