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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Gigi Radice è morto: vinse quattro scudetti con Milan e Torino

L'ex giocatore e tecnico si è spento all'età di 83 anni.
Vinse tre campionati e una Coppa dei Campioni da giocatore con il Milan,
prima di trionfare sulla panchina dei granata, nel primo e unico scudetto dopo Superga



Lutto nel mondo del calcio. Si è spento, all'età di 83 anni, Luigi Radice. Una carriera legata ai colori del Milan e a quelli del Torino, prima da giocatore e poi da tecnico. Con la maglia rossonera vinse tre scudetti a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, prima dello storico trionfo nella Coppa dei Campioni del 1963, la prima conquistata da un club italiano. I successi in panchina, invece, furono a tinte granata: fu lui a guidare il Torino alla conquista del campionato 1975-76, il primo (e finora unico) conquistato dopo la tragedia di Superga.

LA CARRIERA — Cresciuto nel vivaio del Milan, Radice ha debuttato in prima squadra nella stagione 1955-56. Poche presenze all'attivo ma due scudetti in bacheca nei primi quattro anni in rossonero, poi i prestiti alla Triestina e al Padova, preludio ad un ritorno all'ovile da protagonista. Colonna del Milan tricolore nel 1961-62 e del trionfo in Coppa dei Campioni nella stagione successiva, primo successo italiano nella più importante competizione europea per club. Ritiratosi in seguito a un grave infortunio, ha iniziato il percorso da tecnico nel 1966-67, sulla panchina del Monza. Promosso in Serie A col Cesena nel '72-'73, ha legato la sua carriera da allenatore allo storico scudetto conquistato alla prima stagione sulla panchina del Torino, che sotto la sua guida fu capace di conquistare il primo (e per il momento unico) tricolore dopo la tragedia del Grande Torino. Chiuse la carriera sulla panchina sulla quale aveva esordito: quella del Monza, guidato alla promozione in Serie B al termine della stagione 1996-97. Anche negli ultimi anni segnati dalla malattia, quel morbo di Alzheimer rivelato dalla dolorosa confessione del figlio Ruggero, Radice ha continuato a lottare con la sua indole da vero combattente. Il mondo del calcio oggi lo piange, ricordando con grande affetto un personaggio davvero d'altri tempi.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/12/2018 15:36
 
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Serie A, Juventus-Inter 1-0:
il treno bianconero non si ferma.
Decide Mandzukic nel secondo tempo

Derby d'Italia molto equilibrato, ma l'ultima parola è sempre dei bianconeri:
palo di Gagliardini nel primo tempo, poi Mandzukic è ancora decisivo.
La squadra di Allegri sembra non avere più rivali in Italia



Questo treno non fa fermate, nemmeno nelle stazioni più attese. Da agosto, lungo i binari d’Italia, si segnala un unico rallentamento, peraltro piuttosto casuale (un’incomprensione fra macchinista e capotreno). Per il resto, si macina, si corre, si coprono distanze record (43 punti in 15 gare, primato storico eguagliato nei top5 d’Europa). I vagoni bianconeri se non travolgono, superano gli ostacoli, anche quelli che provano a non mostrare paura. La Juve batte 1-0 un’Inter che per lunghi tratti gioca alla pari e che chiude con un 4-2-3-1 con Perisic, Keita, Lautaro e Icardi tutti insieme, ma mettendo insieme solo due tiri sbilenchi del Toro.

SUPERPOTERI — Anche in una serata in cui Cristiano è un po’ meno marziano, la squadra di Allegri mostra superpoteri collettivi: il reparto arretrato è impressionante per capacità di prenderle tutte. I bianconeri concedono due occasioni in tutto il match: il palo di Gagliardini e un tiro in area (gestito male) di Politano, dopo un pasticcio in uscita di Matuidi. Il centrocampo ha aggiunto un Bentancur formato “top player” a un reparto già ricco di soluzioni, l’attacco ha vie molteplici per arrivare al gol. L’Inter non viene travolta ma, alla lunga infilata: siamo a +11, stasera, sulla seconda. I nerazzurri (-14) rischiano di ritrovarsi il Milan a -1, ma non è la serata di accuse o processi. Anche stavolta vanno vicini al pari, chiudono con la vittoria di Pirro del possesso palla (51 a 49), trovano un Icardi in versione assist-man, un Joao Mario recuperato anche per questi palcoscenici e una tenuta difensiva convincente.

IL PALO — Il centrocampo nerazzurro, dove Spalletti schiera due esclusi dalla lista Champions (Gagliardini e Joao Mario), regge a lungo l’urto e il gioco. L’Inter tiene palla come da progetti, a lungo però lo sbocco sembra unico: cross da fondo, che prende sempre Chiellini. La prima volta che l’Inter riesce a raggiungere Icardi a centro area, su spunto di Politano, Mauro difende palla spalle alla porta e serve l’inserimento di Gagliardini, davanti a cui si apre la porta: il sinistro incrociato finisce sul palo. Il legno, il pericolo, l’occasione svegliano la Juve e il match.

IL GOL — Il 4-3-casino di Allegri comincia allora a produrre: spuntano più volte le teste di Mandzukic e Chiellini, ma la palla migliore è per Bentancur, su cui serve una scivolata “coccodrillesca” di Brozovic per evitare il gol. Cancelo, spostato a sinistra da Allegri dopo 20’, inizia a far danni (agli avversari), Ronaldo produce doppi passi in serie, su cui Skriniar però raramente si fa sorprendere. Il suo primo tiro (dopo un tentativo di replica della famosa rovesciata, venuta meno bene) arriva dopo un’ora, su regalo di Miranda: forte ma alto. Il portoghese migliore, stasera, risulterà essere Cancelo, l’ex, che dopo 66’ va via a Vrsaljko e piazza il cross vincente. Il più decisivo dei croati, nonostante un’altra prestazione enorme di Brozovic nelle due fasi, sarà Mandzukic, che sul secondo palo, quasi in tuffo, anticipa Asamoah, l’altro ex. Al boa bianconero basta un morso, poi si mette a guardare gli effetti letali: avanti il prossimo. Testa alla prossima anche per l’Inter: il Psv, martedì, è uno snodo anche più cruciale.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/12/2018 15:39
 
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Napoli-Frosinone 4-0: gol di Zielinski, Ounas e Milik (2).
La Juve torna a +8

Ancelotti gestisce bene il turnover in vista dell'impegno di Liverpool in Champions:
esordi per Meret, Ghoulam e Younes


Tutto come prima: il Napoli batte il Frosinone e resta a meno 8 dalla Juventus. Non ci sono state sorprese, dunque, al San Paolo: troppo evidente il divario tra le due squadre, anche se Ancelotti ha lasciato a risposo buona parte dei titolari per averli in condizione migliore, martedì, nella sfida col Liverpool, ad Anfield. Poca roba, il Frosinone, che s'è limitato ad arginare il passivo. Sarebbe potuto essere più robusto il risultato se sotto porta gli attaccanti napoletani fossero stati più determinati. Zielinski, Ounas e due volte Milik i marcatori del pomeriggio a Fuorigrotta.

TRE ESORDI — Le indiscrezioni della vigilia trovano conferma nel momento in cui vengono ufficializzate le formazioni. Nel Napoli, ci sono due esordi: Meret, per la sua prima volta con la maglietta azzurra, e Ghoulam, al suo esordio stagionale. Il portiere rientra dopo cinque mesi dall'operazione subita al braccio per la frattura all'ulna, mentre il terzino algerino si rivede dopo oltre un anno di assenza per le operazioni subite al ginocchio destro. È un Napoli sperimentale, in ogni modo: in campo, dal primo minuto, ci sono i giovani Ounas e Luperto, che sostituisce Albiol al fianco di Koulibaly. Poco prima del 30' della ripresa, Ancelotti inserirà anche Younes, altro esordiente in maglia azzurra e reduce da un brutto infortunio. Totale: tre esordi.


SENZA STORIA — Ha poca storia, la partita. Il Frosinone pare rassegnato prima ancora di cominciare. Longo prova a dare qualche suggerimento dalla panchina, ma la danza del Napoli inizia subito, il palleggio è continuo, come il possesso palla. Prese le misure, il collettivo di Ancelotti trova il gol dopo appena sette minuti. Il tocco di Insigne per Zielinski è delizioso, come la conclusione del centrocampista polacco che piazza il pallone sul palo più lontano della porta difesa da Sportiello. Dall'altra parte, Alex Meret si gode lo spettacolo da lontano, dalla propria area, perché gli avversari non arrivano mai dalle sue parti: quei pochi tentativi di Campbell e Pinamonti sono controllati da Koulibaly. L'unico tiro nello specchio lo effettua Maiello, da metà campo, ma Meret controlla senza difficoltà. La superiorità del Napoli si concretizza meglio sul finire del primo tempo, quando Ounas s'inventa una sventola dai 25 metri che non lascia scampo a Sportiello (40'). Prima che Manganiello fischi il riposo c'è giusto il tempo di assistere ad una girata a volo di Milik (44') in piena area, respinta da Capuano.


ANCORA MILIK — Il Napoli fa accademia, controlla la partita senza affanni, mentre il Frosinone cerca di arginarne le giocate. Ghoulam ha sul piede un pallone da spingere soltanto in rete, ma il tocco gli viene troppo sotto e la palla si alza (3'). Timidamente, Chibsah prova a organizzare qualche azione offensiva, ma i suoi sforzi non hanno sostanza, Allan gli concede davvero poco. Così, poco prima della mezz'ora, arriva il terzo gol, il primo di testa in questa stagione, realizzato da Milik. Col risultato ormai garantito, Ancelotti manda in campo anche un terzo esordiente. Si tratta di Younes che sostituisce Insigne. Il finale di gara è tutto di Milik che al 39' devia in rete il cross di Ghoulam.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/12/2018 23:53
 
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Serie A, Cagliari-Roma 2-2: gol di Cristante, Kolarov, Ionita e Sau

Ennesimo stop dei giallorossi che in 10 minuti di follia buttano via altri 3 punti.
I sardi confermano la loro imbattibilità in casa



Un incubo per la Roma, una meraviglia per il Cagliari. Finisce così, tra le lacrime di gioia dei padroni di casa e quelle di rabbia degli ospiti. La Roma si è praticamente suicidata, prendendo il gol del pari undici contro nove e con una squadra completamente fuori giri. Sul banco degli imputati stavolta ci finisce Di Francesco e i cambi, con l'inserimento di Luca Pellegrini esterno alto d'attacco e Pastore punta a tenere palla. Cambi che hanno dato forza al Cagliari, che ha iniziato a spingere come un matto dalla parte di Srna, trovando il pari prima con un colpo di testa di Ionita e poi con il piatto finale di Sau. La Roma butta via così un primo tempo molto buono, in cui era passata con Cristante e Kolarov. Ma soprattutto butta via se stessa.

DOPPIO BUM BUM — Di Francesco recupera in extremis Manolas, che va a far coppia al centro della difesa con Fazio. Maran, invece, proprio nel riscaldamento perde anche Pavoletti per un risentimento muscolare al flessore della coscia destra, che sommata alla assenze di Castro e Barella toglie pericolosità e profondità al Cagliari. Certo, di assenze non se ne deve parlare alla Roma, che è ancora senza sei giocatori. Ma la rosa giallorossa è molto più profonda rispetto a quella rossoblù ed alla Sardegna Arena si vede eccome. Tanto che a fare la partita è praticamente sempre la Roma, con i sardi che invece cercano sempre la palla lunga a liberare Cerri o Farias, spesso con lancio di Klavan. Il problema però è anche il maestrale, con il Cagliari contro vento. Ed allora le azioni fioccano subito per la Roma con Zaniolo (3', sinistro a girare al volo di un soffio fuori) e Florenzi (10'). Poi al 14' i giallorossi passano con un colpo dal limite di Cristante su cui Cragno non è parso irreprensibile. La bellezza del gol giallorosso è però nella costruzione, con Under che libera Florenzi in fascia e Kluivert che regala la palla giusta a Cristante con un tocco delizioso, proprio dopo aver ricevuto da Florenzi. Tutto di prima, tutto bellissimo. Passata in vantaggio, la Roma continua a costruire pericoli in serie: Under di un soffio al lato, Cristante da fuori idem, Schick che non riesce a ribadire in rete la solita palla tagliata bassa di Kolarov (succederà anche nel finale). Poi il 2-0, con punizione di Kolarov deviata da Cerri. E il Cagliari? Cerri ha faticato tanto, Joao Pedro si accende ma spesso predica nel deserto e Bradaric non ha mai trovato le geometrie giuste. Nel finale, però, i sardi riescono finalmente a rendersi pericolosi con Faragò (tiro contratto in angolo), Cerri (colpo di testa fuori) e soprattutto Farias, che dopo uno splendido uno-due con Cerri si vede dire no da una parata decisiva di Olsen.

EQUILIBRIO E THRILLING — Nella ripresa il Cagliari prova a giocare anche palla a terra e la contesa per un po' diventa più equilibrata. Anche se poi le occasioni migliori sono ancora della Roma, con Cragno che deve superarsi due volte su Zaniolo (3' e 16'). In particolare la prima parata è strepitosa, a mano aperta sotto il sette. Poi a metà ripresa la gara si scalda, con il Cagliari che reclama un rigore per fallo di mano di Kolarov su uno scavetto di Cerri in area. Mazzoleni dopo un lungo tergiversare va al Var a rivedere l'azione, ma non concede il penalty, ritenendo involontario il tocco del serbo. Allora Di Francesco si concede un paio di esperimenti offensivi dubbi, con Luca Pellegrini esterno alto d'attacco e Pastore punta nel finale. Nel frattempo dall'altra parte la squadra di Maran ha acceso una serie di mischie pericolose in area di rigore ed al 40' arriva anche al gol, con Joao Pedro che su angolo spizza e Ionita che in corsa insacca di testa. Annusato il pericolo, Di Francesco corre ai ripari mettendo dentro Jesus e passando ad un 5-4-1 teso a portare a casa il risultato. Il finale è thrilling e succede di tutto: Olsen para su Faragò, per Mazzoleni è fallo. Srna protesta, prima giallo e poi rosso diretto. Stesso copione per Ceppitelli, giallo e poi rosso diretto. Undici contro nove la Roma è capace di suicidarsi: Manolas sbaglia un anticipo a metà campo, Ionita pesca Sau che da solo si invola verso Olsen e fa 2-2 di piatto. Cagliari esplode di gioia, Florenzi va via in lacrime, Mazzoleni esce tra gli insulti di uno stadio intero. Finisce 2-2, la panchina di Di Francesco ora balla davvero.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/12/2018 23:58
 
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Serie A, Lazio-Sampdoria 2-2: Saponara risponde ad Immobile al 99'

Apre Quagliarella, pari di Acerbi, poi nel recupero il 2-1 di Immobile
su rigore a cui risponde all'ultimo secondo il trequartista blucerchiato



Una partita infinita. La Lazio crede di avere la vittoria in pugno dopo il rigore di Immobile al 51’ della ripresa ma ci pensa Saponara al 54’ a fissare il 2-2 della Sampdoria, cancellando l’illusione del ritorno al successo per i biancocelesti dopo tre pareggi di fila. Un punto pieno di amarezza per la squadra di Inzaghi che risale però al quarto posto in attesa del risultato del Milan col Torino. Il pareggio premia la tenacia della Sampdoria che si era portata in vantaggio nel primo tempo e solo al 34’ della ripresa aveva subito l’1-1 con Acerbi.

NEL SEGNO DI QUAGLIARELLA — Simone Inzaghi sostituisce l’infortunato Marusic con Patric sulla destra della mediana mentre Caicedo viene preferito a Luis Alberto e Correa (titolare col Chievo) per supportare Immobile in avanti. Due novità anche nella Sampdoria rispetto alla formazione che ha battuto il Bologna. In difesa c’è Colley al posto di Tonelli e in regia torna Ekdal. La prima incursione a rete è della Lazio: all’8’ con un cross di Lulic fermato da Audero che anticipa Immobile. Al 13’ annullato per fuorigioco un gol di Immobile innescato da Caicedo, favorito da un disimpegno errato di Audero. Biancocelesti in proiezione offensivsa, blucerchiati in copertura ma con qualche disattenzione sugli esterni. Al 15’ sbuca al tiro Patric: alto. La Samp si affaccia in avanti al 18’: Linetty va sul fondo però il suo appoggio non raggiunge Quagliarella. Che al 21’ è pronto a colpire su traversone dalla sinistra di Murru, servito da Ramirez. Ottavo gol in campionato per il bomber di Giampaolo, a segno per la quinta giornata di fila (record personale). La Lazio prova subito a reagire. Al 26’ Caicedo è in agguato su un pallone perso da Colley ma non riesce a servire Immobile. Che un minuto dopo va all’assalto di Audero, lesto a neutralizzarlo: mischione in area, Colley libera in angolo. La squadra di Inzaghi si affanna per creare varchi, ma la Samp ha acquisito più sicurezza in fase di controllo ed è sempre pronta sulle ripartenza. Al 38’ avanza Immobile: murato in area dalla diga doriana. Che si oppone due minuti dopo al tentativo su punizione di Parolo. Prima dell’intervallo due grandi chance con Immobile: diagonale a lato e palo (su deviazione di Bereszynski).

SI DECIDE AL RECUPERO — Dopo l’intervallo i biancocelesti si rilanciano subito a caccia del pareggio. Audero sventa su Lulic. All’8’ doppio cambio nella Lazio: Inzaghi vuol dare maggiore dinamismo con gli innesti di Cataldi e Correa al posto di Badelj e Caicedo. Al 10’ fuori bersaglio un tentativo di Parolo. Ritmi molto alti. Andersen anticipa Immobile a un passo dalla porta. Al 20’ Giampaolo dà nuove risorse in attacco inserendo Kownacki per Caprari. E al 24’ rinsalda il centrocampo con Jankto che rileva Praet: il nuovo entrato va a sinistra mentre Linetty scala a destra. Ancora Quagliarella a impaurire la Lazio: tiro dalla distanza deviato in angolo da Strakosha. Al 26’ Correa arriva davanti alla porta della Samp, ma si fa ipnotizzare da Audero che ribatte di piede. Inzaghi si gioca anche la carta Luis Alberto. Al 31’ lo spagnolo sostituisce Wallace e la Lazio passa a un 4-3-1-2 molto duttile (Lulic arretra in difesa). Al 34’ è di Acerbi il tocco che porta la Lazio al pareggio. Il difensore chiude a rete un pallone smistato da Parolo su corner di Cataldi dalla destra. Secondo gol stagionale per Acerbi. Staffetta tra trequartisti: Giampaolo fa entrare Saponara al 37’ per dare il cambio a Ramirez. Milinkovic non centra la porta su colpo di testa da buonissima posizione. Al 43’ Audero si salva in due tempi su una botta di Immobile. Al 47’ Samp in dieci: espulso Bereszynski per fallo su Correa lanciato a rete. Massa va alla Var: per mani di Andersen su punizione di Luis Alberto viene concesso un rigore alla Lazio. E al 51’ Immobile porta la Lazio in vantaggio alla vittoria con il suo decimo gol in campionato. Ma sfida dell’Olimpico non è ancora finita. Al 54’ c’è un colpo di esterno di Saponara, servito da Kownacki, a punire la distratta difesa laziale e a fissare il definitivo 2-2 di una partita piena di emozioni.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/12/2018 00:00
 
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Sassuolo-Fiorentina 3-3: gol di Duncan,
Babacar, Simeone, Sensi, Benassi e Mirallas

Le reti di Benassi e Mirallas annullano il doppio vantaggio neroverde
dopo una partita ricca di emozioni e capovolgimenti di fronte



Sei gol, due espulsi, sei ammoniti, nove minuti di recupero (di cui sette nella ripresa). Sassuolo e Fiorentina pareggiano una partita che i neroverdi avrebbero meritato di vincere e che farà discutere per l’arbitraggio di Chiffi e in particolare per l’entità del recupero concesso nel secondo tempo, oggettivamente difficile da comprendere visto che mai il direttore di gara è ricorso al Var. Il Sassuolo è arrabbiato, la Fiorentina ringrazia la buona sorte dopo una prestazione troppo passiva. Il pareggio, in fondo, non serve a nessuno: serviva una scossa e non è arrivata.

PRIMO TEMPO — Si vede subito che il momento delle due squadre non è particolarmente felice. I ritmi sono bassi e si cerca soprattutto di non concedere occasioni agli avversari. La Fiorentina manda in panchina Chiesa (non al meglio dal punto di vista fisico) e Simeone (scelta tecnica) alza Gerson, si affida a Vlahovic (classe 2000) e spera in un segnale di risveglio da parte di Pjaca. Senza palla il 4-3-3 viola diventa 4-1-4-1 con Veretout a schermare la difesa. Il Sassuolo chiede come al solito alle due mezzali di inserirsi in avanti e tiene il baricentro più alto rispetto agli avversari. La palla scorre lentamente facilitando le difese. Le uniche iniziative pericolose portano la firma di Berardi, il migliore nel primo tempo perché è il solo giocatore che prova davvero a far male agli avversari. Alcune sue discese con la palla al piede vengono murate al momento del tiro. I portieri sono poco impegnati: Lafont si tuffa solo per deviare un rasoterra diagonale di Babacar, Consigli non deve fare nulla perché nell’unica azione pericolosa dei viola (generata da un errore di Sensi) Gerson perde tempo e non riesce a tirare. L’occasione più nitida capita al 47’ a Bourabia che, ben assistito da Duncan, conclude male di destro.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo la partita finalmente si accende, Pioli inserisce subito Chiesa al posto di un deludente Pjaca e al 10’ Simeone al posto di Vlahovic. Al 16’ Marlon respinge una conclusione di Benassi a porta vuota dopo un’uscita sbagliata di Consigli. Pochi secondi dopo Duncan segna con un gran sinistro da fuori. Al 22’ il Sassuolo raddoppia con Babacar servito da Duncan. Al 25’ Fernandes prende il palo, Simeone fa gol sulla ribattuta. Al 31’ Benassi spreca una buona occasione, al 35’ Sensi segna il 3-1 con un destro forte e preciso dalla distanza. Al 41’ viene espulso Djuricic per proteste e tre minuti dopo Benassi riapre la gara spingendo in rete la palla respinta da Consigli dopo un colpo di testa di Fernandes. Al 46’ viene espulso Milenkovic per doppia ammonizione e al 51’ arriva il pareggio: Berardi in contropiede viene fermato da Pezzella che avanza, scambia con Biraghi e imbuca per Mirallas il cui sinistro finisce nell’angolo per la gioia viola e la disperazione del Sassuolo.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2018 00:10
 
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Serie A, Empoli-Bologna 2-1: Caputo e La Gumina show.
Inzaghi per ora resiste

Vittoria importantissima in chiave salvezza per gli azzurri che battono una diretta rivale.
Il d.s. Bigon: "Resterà al 100%? Faremo le nostre valutazioni".
La coppia gol di Iachini è ancora una volta decisiva: per il tecnico 10 punti in 4 partite



Finisce con un tifoso del Bologna che in tribuna dice a Marco Di Vaio “Dovete svegliarvi che così andiamo in B”. Il graduato del Bologna bofonchia qualcosa e va via. Ma la scena che sancisce uno strappo vero è che il Bologna vuole andare sotto la curva a ringraziare i propri tifosi: respinti al mittente al grido “Meritiamo di più”. E i giocatori tornano indietro, a capo basso. Il Bologna subisce la sconfitta numero 8 e Iachini colleziona 10 punti in 4 partite. L’Era Inzaghi rischia di finire anticipatamente anche se per ora il tecnico resta al suo posto. Ma con molti dubbi. Alla domanda se nella prossima sfida, quella contro il Milan, l'ex tecnico del Venezia sarà al 100% al suo posto sulla panchina dei rossoblu, Riccardo Bigon, direttore sportivo del Bologna, ha risposto: "Sul 100% non si può mai dire niente. Apprezziamo il lavoro che fa, ma faremo le nostre valutazioni". I rossoblù hanno sempre a libro-paga Donadoni: decisione nelle prossime ore.

MAGIE E VAR — Sia Iachini e sia Inzaghi mettono sul campo il 3-5-2: l’Empoli ha Caputo e La Gumina davanti, Pippo sceglie Orsolini (come giusto che sia) dal 1’ e da interno destro. L’approccio alla partita dice soprattutto Bologna: sviluppi e possesso palla ma giusto il tempo di far prendere palla ai toscani ed è già uno a zero. Quando l’Empoli decide di duellare al limite dell’area, siamo al minuto 10, La Gumina scambia con Caputo che non contrastato da Gonzalez (fuori posizione, quindi con gli altri difensori messi male) infila nell’angolino non coperto da Skorupski. Fino ad allora aveva fatto possesso palla il Bologna, poi è bastata una freccia empolese per far piombare i rossoblù nel baratro. È la partita nella quale Inzaghi si gioca tutto, panchina compresa: il suo Bologna gioca, crea, per esempio un colpo di testa di Palacio (gol sbagliato, minuto 14) o una zuccata di Orsolini che finisce fuori. L’Empoli guarda più di prima e subisce da una magia di Palacio che salta tre uomini, s’infila in area e appoggia per Poli tutto solo davanti alla porta: la difesa empolese non c’è, Provedel è altrove ed ecco scattare l’1-1. Il giallo c’è alla fine del primo tempo: rincorrendo Krunic, Krejci lo tocca inavvertitamente. Valeri prima dice che non è rigore, poi va a consultare la Var: confermato il non-penalty a un soffio dalla fine del primo tempo.

DUE A UNO E RABBIA — La ripresa non vede la rabbia da parte dell’Empoli che però rintuzza al meglio il Bologna che continua a creare ma non a mordere nella maniera giusta: Iachini infila Zajc e nel frattempo Santander (non al meglio) ha tre possibilità di battere a rete di testa ma è tutto troppo scontato. L’Empoli non fa tanto ma fa gol: in un’azione iniziata da Bennacer e portata avanti da Krunic, c’è un tiraccio di Zajc che La Gumina spinge in rete per il 2-1 finale. Inzaghi è appeso a un filo ma il suo pacchetto difensivo è imbarazzante per disattenzioni e paure; l’Empoli vola e i tifosi del Bologna hanno perso la pazienza.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2018 00:14
 
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Serie A, Parma-Chievo 1-1: gol di Stepinski e Bruno Alves

Al Tardini succede tutto nel secondo tempo: ospiti in vantaggio con il polacco, pari-capolavoro del portoghese



Il Chievo di Di Carlo si conferma squadra tosta e difficile da affrontare. Ben messi in campo, sempre reattivi sulle ribattute, i veneti costringono il Parma al pareggio. La squadra di D'Aversa delude perché non riesce a costruire gioco e lascia troppo campo a disposizione degli avversari. L'impressione è che per gli emiliani si tratti di un passo indietro rispetto alle ultime prestazioni, anche se la classifica continua a essere estremamente positiva.

PRIMO TEMPO — Meglio il Chievo, nella prima frazione: fa girare il pallone con buona velocità e trova sempre tra le linee un centrocampista smarcato. Sull'asse Radovanovic-Birsa si sviluppa la manovra della squadra di Di Carlo, sempre pronta a pressare in zona offensiva e a mettere in difficoltà la costruzione di gioco del Parma. A livello tattico il 4-3-1-2 dei veneti garantisce più presenza in mezzo al campo, cioè nella zona calda, mentre il 4-3-3 degli emiliani sembra disegnato per le immediate ripartenze che tuttavia, mancando Gervinho, non hanno l'ideale finalizzatore. Soltanto due fiammate per il Parma, con Biabiany e Barillà (bella la risposta di Sorrentino). Il Chievo, invece, s'impossessa del campo e prova spesso con lunghi cross che partono dai piedi di Hetemaj (a destra) e di Obi (a sinistra).

SECONDO TEMPO — La zampata di Stepinski, che raccoglie un tiro di Pellissier, apre la ripresa e porta in vantaggio il Chievo. Il Parma si lamenta per un presunto fuorigioco, ma un rapido consulto tra gli arbitri convalida la rete. A questo punto gli emiliani si svegliano e schiacciano sull'acceleratore. Le idee, tuttavia, sono poco lucide e per raggiungere il pareggio serve una prodezza su punizione di Bruno Alves (minuto 8): davvero un capolavoro degno del suo amico Cristiano Ronaldo. Il Parma preme e il Chievo boccheggia: l'espulsione per doppia ammonizione di Depaoli costringe Di Carlo a ridisegnare la squadra, ma la diga tiene. Il palo di Inglese al 42' della ripresa spegne gli ultimi fuochi del Parma.


Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2018 00:17
 
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Serie A, Udinese-Atalanta 1-3: gol di Zapata (3) e Lasagna

I nerazzurri tornano alla vittoria in campionato dopo i due
k.o. di fila e agganciano Toro, Roma, Sassuolo e Parma al sesto posto.
Prima sconfitta della gestione Nicola per i bianconeri



La legge dell’ex punisce l’Udinese (prima sconfitta per Nicola, dopo 4 punti in due partite, e prima volta a porta non inviolata) e rilancia la corsa europea dell’Atalanta, che arrivava da due sconfitte consecutive: Duvan Zapata torna dove era stato idolo e, senza esultare, schianta le speranze della sua ex squadra con una tripletta che lo conferma attaccante fra i più continui e essenziali del nostro campionato.

LE SCELTE — Alla sua terza partita sulla panchina dell’Udinese, anche per la forzata rinuncia a Behrami (reduce da infortunio, e in panchina), Nicola inizia a cercare qualcosa di diverso. Rispetto alle previsioni, dunque, fuori Pussetto e dentro l’ex nerazzurro D’Alessandro, che gioca alle spalle di Lasagna - alla prima da titolare con il nuovo tecnico - sulla stessa linea di De Paul che è sull’altra corsia. Nessuna sorpresa da Gasperini, che ritrova Toloi sul centro destra della linea difensiva e davanti - ancora assente lo squalificato Ilicic - conferma la fiducia a Rigoni: anche qui una coppia (argentina, visto che a sinistra galleggia Gomez) dietro a Zapata: le squadre si specchiano con un 3-4-2-1.

PRIMO TEMPO — L’approccio dell’Udinese riceve subito un duro colpo, dopo neanche un minuto e mezzo: su corner di Gomez la spizzata di testa di Toloi scompagina tutta la difesa bianconera e Zapata, che brucia Nuytinck, può festeggiare un altro gol da ex. Ma l’Atalanta non sfrutta la chance di mettere la partita sul piano a lei più congeniale e il suo vantaggio dura appena una decina di minuti. Il tempo per Larsen di lanciare lungo D’Alessandro alle spalle di Masiello, sorpreso di una ventina di metri: sul radente da destra Lasagna in velocità si infila fra Toloi e Palomino e ristabilisce l’equilibrio. Che tale rimane fino al termine del primo tempo, senza altre occasioni pericolose. Un solo brivido al 35’, quando Calvarese ricorre alla Var per giudicare un presunto fallo di mano di Freuler su azione di calcio d’angolo: il video gli consiglia giustamente di riprendere con una semplice rimessa laterale.

SECONDO TEMPO — Gasperini dopo meno di un quarto d’ora prova a scuotere l’Atalanta inserendo Barrow al posto dell’intermittente Rigoni, e la mossa si rivelerà decisiva: il gambiano non si rivelerà determinante in sé (anzi, i suo contributo sul gol del 2-1 è casuale e l’errore con il quale divorerà il possibile 4-1 nel finale è clamoroso), ma per un cambio di atteggiamento (non tattico). I nerazzurri prendono coraggio, l’Udinese si rattrappisce quasi consapevole dei suoi limiti e dopo aver chiamato l’uno-due a Hateboer, Barrow si fa scappare un liscio che disorienta Fofana e libera lo spazio a Zapata per la doppietta. Le contromisure di Nicola (prima l’inserimento di Pussetto, poi il 4-4-2 con Vizeu più vicino a Lasagna) non funzionano granché e l’unica vera chance per pareggiare dell’Udinese è grazie a un’iniziativa personale di Fofana, il cui tiro però si spegne sul palo. Lì la partita gira definitivamente: su rimessa laterale sbagliata (da Larsen), Hateboer può rubare palla a De Paul e servire a Zapata l’assist per il 3-1 e il permesso di portarsi a casa il pallone.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2018 00:22
 
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Serie A, Genoa-Spal 1-1: Piatek risponde a Petagna

Nonostante l'espulsione di Criscito al 10',
Prandelli riesce a portare a casa un punto al suo debutto sulla panchina rossoblù



Buona la prima per Prandelli sulla panchina genoana. Una partita-thrilling, almeno nel primo tempo, dove l’arbitro Pasqua è stato protagonista nel bene e nel male. Prima, all’11' del primo tempo, tirando fuori subito il cartellino rosso a Criscito, che ha alzato la gamba su Schiattarella a centrocampo in un intervento scomposto. Espulsione a lungo contestata dai rossoblù, che subiscono il colpo ed al 15’ subiscono il gol di Petagna, bravo a spingere in rete una punizione dalla sinistra battuta da Schiattarella e prolungata da Felipe.

ORGOGLIO GENOA — Semplici prova a chiudere la partita, avanza la posizione di Lazzari passando al 3-4-3, approfittando del grande affanno dei padroni di casa. Al 35’, mentre in campo la situazione diventa un po’ tesa, l’altro episodio-chiave del primo tempo: su un pallone perso da Lazzari, Lazovic trova il corridoio per Romero, toccato in area da Fares. Pasqua fa riprendere il gioco, ma dopo una trentina di secondi ferma il gioco su indicazione del varista Aureliano e, alla fine, concede il rigore alla squadra di Prandelli. Dal dischetto, Piatek firma il suo undicesimo gol in campionato. Antenucci colpisce il palo (41’), poi Petagna sbaglia il due a uno (doppio intervento decisivo di Radu) e, in pieno recupero, colpisce la traversa dopo una respinta decisiva del numero uno rossoblù.

LA SPAL NON PUNGE — Tutta un’altra storia nella ripresa: paradossale, ma la Spal si butta via, arretra il baricentro, torna a giocare con due punte dopo avere avanzato Lazzari a fine primo tempo, ma non riesce più a pungere. Il Genoa, così, si riorganizza, piazza Gunter in difesa, rimette Lazovic esterno e prova a creare qualcosa. Anzi, la migliore occasione capita in contropiede proprio ai rossoblù con Kouamé, sul quale esce Gomis anticipando il tiro dell’attaccante.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2018 00:24
 
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