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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Lazio-Empoli 1-0, Caicedo su rigore: biancocelesti al 4° posto

Prima partita della 23ª giornata:
i biancocelesti superano i toscani grazie a un penalty al 42’.
Secondo gol consecutivo per l’attaccante dell’Ecuador:
Inzaghi è momentaneamente 4° in classifica



Secondo 1-0 di fila per la Lazio che risale al quarto posto. Come a Frosinone, decide Caicedo nel primo tempo: questa volta su rigore. Tanta fatica per i biancocelesti per imporsi sull’Empoli nella gara anticipata al giovedì causa il Sei Nazioni di rugby. Lottano i toscani ma la classifica piange: solo due punti nelle ultime otto giornate. E difesa oltre ogni record negativo: con 45 gol peggior passivo della A, porta violata per 20 gare di fila.

SBLOCCA CAICEDO — Inzaghi ritrova Milinkovic ma deve rinunciare allo squalificato Parolo. Out Luis Alberto e Immobile, reduci dai guai muscolari della gara di Frosinone: in mattinata convocati, ma poi vanno in tribuna. In panchina Luiz Felipe, recuperato dopo lo stiramento subito contro il Napoli. Al debutto Romulo, arrivato dal Genoa. A centrocampo, l’altra novità è la prima da titolare in A per Berisha, proprio nel giorno del 26esimo compleanno del kosovaro. Tornano Lulic e Leiva dal 1’. In avanti rientra Correa e affianca Caicedo: stessa coppia dei successi contro Udinese e Bologna. Iachini ritocca la formazione che ha pareggiato nella rimonta casalinga contro il Chievo con l’innesto in difesa di Dell’Orco, arrivato a gennaio dal Sassuolo. Romulo si presenta con un buon cross, Provedel smanaccia, Berisha conclude a lato. Si lancia l’Empoli prima con Farias e poi con Caputo (para Strakosha). I toscani scelgono un approccio propositivo con la gara. Manovra ariosa puntando alla trequarti. La Lazio controlla e allunga il passo col trascorrere dei minuti. Al 21’ Caicedo, imbeccato da Lulic, perde l’attimo propizio in area e Silvestre lo argina. Al 29’ incursione al tiro da parte di Correa: Provedel vigila. Al 33’ incornata di Milinkovic fuori bersaglio. Al 37’ occasione per la Lazio, ma Correa esita al tiro e Provedel si salva. Al 42’ la Lazio sblocca la partita con Caicedo che si procura un rigore (atterrato da Provedel, molto ingenuo) e segna dal dischetto il suo terzo gol in campionato (secondo di fila dopo quello di Frosinone).

SCUDO LAZIALE — L’Empoli tenta di ripartire con coraggio nella ripresa. Al 5’ Iachini rifresca la prima linea con l’innesto do Oberlin al posto di Farias. Prove di raddoppio per la Lazio: Bastos non graffia in area. Al 13’, primo cambio di Inzaghi: Cataldi rileva Milikovic. L’Empoli si sgancia al 16’: Krunic conclude di poco a lato. Caicedo lancia Correa che calcia però alto. Al 23’ Acquah dà il cambio a Traoré. L’Empoli si anima per inseguire il pareggio. Al 32’Inzaghi toglie Berisha e fa entrare Badelj. Un minuto dopo, brividi per la Lazio: capocciata di Silvestre che va fuori. Al 39’ Caicedo si ferma per una botta al costato. Entra Perdo Neto che ha tempo per strappare applausi. Al 43’ Pasqual viene sostituito da Mchedlidze. Tre minuti di recupero. Romulo sfiora il raddoppio e Acerbi fa muro su Krunic. I tre punti vanno alla Lazio che risente il profumo della Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/02/2019 01:08
 
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Serie A, Chievo-Roma 0-3: gol di El Shaarawy, Dzeko e Kolarov

Per Di Francesco avvicinamento sereno alla sfida di Champions League di martedì col Porto.
I veneti si arrendono facilmente e rischiano anche l’imbarcata nella ripresa



Comincia con la contestazione (contro giocatori e dirigenza) e finisce col sollievo dell’aggancio notturno al 4° posto in condominio con la Lazio. In mezzo, c’è una Roma che batte con merito un Chievo niente più che generoso, presentandosi così col morale alto alla sfida di martedì prossimo in Champions League contro il Porto. Il 3-0 finale - santificato dalle reti di El Shaarawy, Dzeko e Kolarov - fotografa una match che va molto a ondate e che vede la squadra di Di Francesco prendere subito il controllo del match, grazie a un 4-3-3 che, pur disegnato con la 31ª formazione diversa in altrettante partite stagionali, pare dimostrarsi più adatto alla filosofia dell’allenatore.

DZEKO AGGANCIA DELVECCHIO — I giallorossi, pur privi all’ultim’ora di Olsen e Manolas, rimpiazzati da Mirante e Marcano, giocano bene, intorno a Nzonzi si muovono bene Cristante e Zaniolo, mentre Dzeko arretra parecchio trasformandosi quasi in trequartista e consentendo a Schick (che uscirà nella ripresa per un problema muscolare al flessore) di accentrarsi dalla fascia destra. Tra l’altro, il piano dei veronesi - che consiste nel cercare la profondità dietro la linea dei difensori giallorossi, soprattutto con Giaccherini, Stepinski e Djordjevic - naufraga ben presto, perché la Roma, dopo aver sfiorato il vantaggio all’8’ con un tiro di Zaniolo deviato in angolo di Sorrentino, al 9’ è già avanti. Basta un rinvio di piede un po’ corto del portiere gialloblù per favorire il colpo di testa sulla trequarti di Nzonzi su cui Frey sale in ritardo, quanto basta perché El Shaarawy controlli e batta Sorrentino, segnando il suo 8° gol in campionato.
Il Chievo accusa il colpo, Dioussé prova a cucire la manovra e a cercare spazi per le punte, ma a liberarsi al tiro è solo Djordjevic, che al 10’ conclude alto dal limite. Negli spazi che si creano, invece, i giallorossi al 18’ disegnano una bellissima trama che parte della difesa e viene rifinita da Karsdorp per Dzeko, che si libera di Hetemaj e, da posizione defilata, sigla il raddoppio: è il 18’ e la partita sembra in ghiaccio, col bosniaco che aggancia Delvecchio tra i bomber giallorossi all’8° posto con 83 reti. Ma è solo un’impressione perché, proprio come è successo troppo spesso ultimamente, la Roma pare staccare la spina, consentendo al Chievo di alzare il proprio baricentro e diventare così pericoloso. Al 24’ è ancora Djordjevic a concludere costringendo Mirante a deviare in angolo; cinque minuti più tardi Marcano sbroglia una situazione delicata propiziata da un’incursione di Stepinski e al 33’ il portiere giallorosso dice di no alla grande a un colpo di testa sempre di Djordjevic innescato da una torre di Bani. Non basta. Al 36’ Stepinski conclude dal centro dell’area e solo un intervento di Marcano aiuta Mirante ad addomesticare la palla, mentre al 41’ un tiro di Dioussé da limite viene bloccato agevolmente dal portiere giallorosso. Insomma, se Dzeko al 46’ non sfiorasse il gol di testa da azione d’angolo nata da corner di Kolarov, si può dire la che la Roma conceda fin troppo alla squadra di casa, tutto sommato scolastica nelle esecuzioni.


KOLAROV FA L’INCHINO — Sarà per questo che nella ripresa la squadra di Di Francesco decide di premere subito sull’acceleratore e al 6’ arriva subito il tris, sull’onda di un bel contropiede innescato da Marcano, portato avanti da El Shaarawy e rifinito da Dzeko per Kolarov, il cui sinistro non dà scampo a Sorrentino. Il serbo, giunto al 7° gol stagionale (6 in campionato) va ad inchinarsi sotto la curva riservata ai tifosi giallorossi, che ultimamente lo hanno bersagliato di critiche. Ma questo non placa la contestazione, perché i 500 lo interpretano come una mezza provocazione e gli riservano altri insulti. Ma se i venti di guerra nn si placano, è la partita a indirizzarsi, visto che il Chievo alle corde sembra mollare, lasciando così campo ai giallorossi. Così nel giro di tre minuti (22’, 23’ e 24’) Sorrentino nega il poker a Fazio e a Dzeko due volte. Non basta. Al 32’ è sempre il centravanti bosniaco a colpire la traversa con un gran tiro dal limite. Finita? Macché. Con le squadre allungate, al 38’ in una ripartenza Dzeko serve El Shaarawy il cui tiro di prima intenzione colpisce il palo, mentre sull’azione successiva è il subentrato Schelotto a galoppare verso la porta di Mirante, che blocca a terra il tiro dell’italo-argentino. E’ quasi il segnale del sipario che cala, anche se gli ultrà della Roma accolgono il fischio finale sempre sul piede di guerra cantando: “Vincete solo col Chievo” e “Tifiamo solo la maglia”. Quanto basta per capire che i giorni turbolenti, a Roma, forse non sono ancora terminati.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/02/2019 01:14
 
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Fiorentina-Napoli 0-0: tante occasioni, nessun gol

Lafont si supera e salva il risultato in più occasioni, gran parata su Zielinski al 53’.
I Viola non pungono, per Pioli si fanno male Mirallas e Pezzella nella ripresa



Ai punti avrebbe vinto il Napoli. Non tanto per il gioco espresso: sotto quest’aspetto non ha impressionato più di tanto. Ma contando le opportunità sprecate, allora Carlo Ancelotti avrà tanto da recriminare. Par la Fiorentina, il pareggio è stato una grande conquista, soprattutto per come lo ha dovuto difendere negli ultimi 20 minuti, con un paio di giocatori acciaccati e con un tridente offensivo schierato, forse, con un tantino d’incoscienza tattica.

TANTE OCCASIONI — Ancelotti schiera il miglior Napoli, anche se deve fare a meno di Albiol, infortunato, e di Marek Hamsik che, ieri, è volato in Slovacchia dove attenderà gli sviluppi della trattativa col Dalian: la questione non è di facile soluzione. Pioli, invece, non può schierare Benassi e Milenkovic, squalificati, mentre Vitor Hugo è in panchina. Il primo tempo è piacevole, nella fase iniziale il Napoli conserva uil possesso palle e crea un paio di occasioni pericolose. Lafont inizia il suo confronto personale con gli attaccanti avversari a partire dal 7’, quando respinge un tiro ravvicinato di Zielinski: sulla ribattuta, Insigne calcia fuori. Quattro minuti più tardi è ancora l’estremo difensore francese a superarsi su Mertens. La Fiorentina si ritrova intorno al 20’, quando Chiesa e Muriel cominciano a entrare in partita. Veretout crea la prima palla gol (28’) con una bordata da appena dentro l’area: Meret ribatte d’istinto.

AGONISMO — Ce n’è tanto in campo. Sulla sinistra Dabo e Ghoulam, entrato dopo 6 minuti per sostituire l’infortunato Mario Rui, non si risparmiano, mentre a centrocampo i contrasti sono decisi. Intorno alla mezz’ora, Chiesa calcia a volo da distanza ravvicinata, ma la palla finisce a lato. Il primo tempo si conclude con un altro prodigio di Lafont che intercetta, ancora una volta, la conclusione di Mertens.

PROTAGONISTA — L’inizio della ripresa si apre con un altro prodigio di Lafont che si distende e devia una conclusione ravvicinata di Zielinski, liberato da un cross di Callejon. Il portiere francese non sbaglia nulla, tiene bene quando il Napoli si riversa nella metà campo dei viola. Ancelotti prova a cambiare qualcosa in attacco. Mertens, il peggiore in campo per le occasioni sprecate, viene richiamato in panchina per fare spazio a Milik. Ma, alla fine, la mossa non porterà nulla di positivo considerato che proprio l’attaccante polacco, a pochi secondi dalla fine, sbaglierà un’occasione clamorosa che è costata al Napoli due punti. Pioli deve fare di necessità virtù. Dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo, Mirallas si blocca per un problema muscolare e viene sostituito da Simeone. Nel contempo, anche Pezzella s’infortuna, ma il tecnico non ha più cambi da poter fare: il difensore resta in campo anche se schierato in attacco. Il fischio finale di Calvarese è una liberazione per la Fiorentina.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta delo Sport
10/02/2019 10:28
 
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Parma-Inter 0-1: gol di Lautaro Martinez nel finale

L'argentino, entrato nell'ultimo quarto d'ora,
interrompe l'astinenza nerazzurra dopo oltre sei ore di gioco.
Traversa di Gervinho, palo di Brozovic


Un tempo di paura e di zero occasioni, un tempo all'arrembaggio e finalmente il gol che sblocca l'Inter. L'eroe di Parma è Lautaro Martinez, che entra dalla panchina al 30' del secondo tempo e segna toccando il primo pallone, servitogli perfettamente dal ritrovato Nainggolan. I nerazzurri tirano fuori tre punti dal Tardini e danno una prima spallata alla convalescenza. Luciano Spalletti dà più solidità al suo futuro immediato e può guardare all'Europa League (giovedì il primo atto in casa del Rapid Vienna) senza vederla come l'ultima spiaggia. Non aiuta la causa nerazzurra Icardi, che prima risolveva le partite ma da 7 di fila non vede la porta, però l'Inter rialza la testa con Nainggolan, propositivo da subito e decisivo nell'azione del gol vittoria. La strada è lunga, però andare a letto con 5 punti di vantaggio sulle inseguitrici Champions (Roma e Lazio, aspettando le partite di Milan e Atalanta) è un incoraggiante passo in avanti per chi non segnava e non vinceva in Serie A dal 2018.

POCA ROBA — Spalletti aveva chiesto cuore e orgoglio, perché in ballo ci sono le carriere di tutti i nerazzurri (come ha detto il tecnico alla vigilia), ma l'Inter è vera soltanto nel secondo tempo. Perché nel primo è spaventata e ai punti è davanti il Parma, che fa paura ogni volta che dalla metà campo in su la palla arriva ai corazzieri Gervinho e Inglese. L'ivoriano arriva vicinissimo al vantaggio al 21', quando entra in area senza problemi (D'Ambrosio è in ritardo), fa venire il mal di testa a Vecino e a due passi dall'area piccola fa tremare la traversa con Handanovic battuto; Inglese quasi a fine tempo (43') prova a fare lo scherzetto ma il pallone passa tra le gambe di Vecino ed esce a lato. E l'Inter? Parte con tanta paura ma alla fine pur guadagnando campo non fa granché. I primi due tiri sono di Nainggolan (uno fuori, uno respinto), poi Sepe mura una pericolosa discesa di Perisic. Poca roba: le fasce sono in difficoltà, si sbagliano tante scelte quando c'è da affondare il colpo con l'ultimo passaggio. Icardi è assente: zero tiri, zero movimenti pericolosi, zero intensità.


TUTTO CAMBIA — La ripresa suona come una riscossa, visto che già al 2' Nainggolan fa tutto bene ma sbatte su Sepe, bravissimo a chiudere lo specchio. All'8 arriva il gol di D’Ambrosio ma Irrati annulla (giustamente) con l'aiuto della Var: il terzino ci mette la testa ma colpisce con il gomito destro. C'è tanta Inter, finalmente, anche se i tiri in porta sono sempre troppo pochi. Sembra quasi destino che l'Inter edizione 2019 debba restare a zero gol segnati ma poi ci mette la pezza Lautaro Martinez, bravissimo a girarsi in area e infilare Sepe: era già successo con il Napoli, all'ultimo istante; stavolta non siamo nel recupero ma comunque quando il cronometro segna già 35 minuti nella ripresa. L'Inter, che soffre solo su un paio di discese di Gervinho-Inglese (sempre loro), può anche chiudere i conti ma in una manciata di secondi Vecino non riesce incredibilmente a metterla dentro e Brozovic prende il palo. C'è ancora tempo per sentire i fischi a Icardi, sostituito a tempo scaduto, e poi si pensa solo alla vittoria. L'Inter si rimette sulla corsia giusta.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 10:33
 
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Serie A, Bologna-Genoa 1-1: gol di Destro e Lerager

Botta e risposta nel primo tempo, Mihajlovic manca la seconda vittoria consecutiva.
Ma i i padroni di casa recriminano per la traversa colpita da Danilo all’86’



Alla fine sorride solo il Genoa, perché l’uno a uno finale con il Bologna (gol di Destro e Lerager) permette agli uomini di Prandelli di tenere a distanza la squadra di Mihajlovic, che non si ripete dopo il successo di San Siro contro l’Inter.

PASSATO — Il primo tempo ha fatto riaffiorare a tratti su entrambi i fronti antiche paure e vecchi errori che parevano dimenticati. Il Bologna ha mostrato subito una falla sulla corsia di destra, dove Mbaye non è mai stato in grado di arginare la spinta di Criscito e Kouame. Da lì sono partiti i pericoli maggiori di un Genoa che era partito male, con il cambio in extremis poco prima del fischio d’inizio fra Rolon, febbricitante e Veloso, schierato a sinistra sulla mediana nel 4-3-3 di Prandelli. Veloso (3’) ha fallito in avvio una buona occasione, mentre la squadra di Mihajlovic è apparsa in difficoltà nella costruzione del gioco. Tuttavia, un po’ a sorpresa, proprio i padroni di casa sono andati in vantaggio al 17’ con un colpo di testa di Destro, su cross di Poli. Una rete favorita dal grave errore di Radu che ha sbagliato i tempi dell’uscita facendosi anticipare dall’attaccante, di nuovo a segno dopo 351 giorni di digiuno (anche l’ultimo gol, curiosamente, era arrivato contro il Genoa).

REAZIONE — Il Genoa ha stentato un po’ a reagire, anche perché a fronte di buoni movimenti in fase di impostazione della manovra, non è riuscito a creare veri percoli in area bolognese. Soltanto dopo la mezz’ora gli ospiti sono riusciti a pressare con maggiore convinzione: Sanabria per due volte in un minuto (31’) ha impegnato Skorupski e al 33’ sugli sviluppi di un angolo di Lazovic dalla destra, il danese Lerager, arrivato in gennaio dal Bordeaux, è riuscito a trovare il varco giusto per siglare il pari di testa. Per il danese è il primo gol in serie A. Anche qui, però, evidente l’errore della difesa del Bologna.

CHE RADU — Nella ripresa, Radu si è riscattato subito (3’) dopo l’errore nel primo tempo, respingendo di piede su Edera lasciato libero al limite dell’area, ma l’impressione è che su entrambi i fronti le squadre abbiano cercato soprattutto di evitare errori. Mihajlovic ha inserito Santander per Destro, ma il gioco non è decollato. Radovanovic (17’) ha impegnato Skorupski dalla distanza e poi Palacio, già ammonito, è stato graziato da Rocchi per un duro fallo su Lazovic. Skorupski, ancora lui, si è opposto (22’) a un colpo di testa di un mobilissimo Kouame. Finale con il Bologna arrembante, ma tardiva la reazione contro un Genoa passato al 5-4-1. Al 49’ ancora Radu è stato protagonista di una parata decisiva su una punizione di Pulgar. Per Sinisa, adesso, la strada verso la salvezza è ancora lunga.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 10/02/2019 16:53]
10/02/2019 16:53
 
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Atalanta-Spal 2-1: rimonta Dea. Gasp mantiene il ritmo da Champions

Lo sloveno e il colombiano rimediano al gol dell'ex Petagna in apertura.
I bergamaschi tengono il passo di Roma e Lazio




Va sotto e poi rimonta con Ilicic e Zapata: anche se deve soffrire, l’Atalanta tiene il passo delle concorrenti in zona Champions, grazie all’ottavo risultato utile consecutivo, coppa compresa. La Spal, che veniva da tre partite senza sconfitta, non sfrutta l’occasione, perché soprattutto nel primo tempo gli avversari non sono così determinati e dominanti come nelle recenti uscite. Nel secondo invece i nerazzurri crescono, non lasciano più occasioni, e colpiscono due volte. Il sorpasso del colombiano arriva al 79’; Semplici cerca di reagire inserendo la terza punta, Floccari, per un difensore (Bonifazi), passando da 3-5-2 a 4-3-3. Ma l’Atalanta non si fa più sorprendere, esce festeggiando per lo scampato pericolo; applausi soprattutto a Ilicic e Zapata, a loro modo tutti protagonisti, come dall’altra parte l’ex Petagna.

LA FUGA — Sono proprio due ex a confezionare il vantaggio, poco dopo il via: cross di esterno di Kurtic, colpo di testa vincente di Petagna che aveva sulla coscienza un gol sbagliato nell’azione precedente. L’Atalanta, pigra e imprecisa, non riesce a reagire subito, però quando si sveglia costruisce la miglior occasione della prima parte. Fuga di Zapata sulla sinistra, cross all’indietro per Gomez che tira dall’altezza del rigore: Viviano respinge miracolosamente di piede, la palla arriva ancora al Papu ma di nuovo il portiere ferma la seconda conclusione, più debole. Sono le prove dei gol della ripresa. Gli ospiti invece hanno il predominio sui calci piazzati, quando attaccano. Su angolo di Kurtic, è Bonifazi a saltare più alto di tutti: la sua deviazione sta per diventare gol però Castagne appostato vicino al secondo palo impedisce il raddoppio dei ferraresi.

IL SORPASSO — Il pareggio dell’Atalanta arriva al 12’ del secondo tempo con un’azione in profondità: lancio di Castagne per Zapata che vola a sinistra e centra per Ilicic, in vantaggio sui difensori. Lo sloveno non sbaglia il tocco davanti a Viviano: 1-1. L’Atalanta capisce che per entrare nella difesa a cinque della Spal deve usare lo stesso sistema e il raddoppio è molto simile, anche se dall’altra fascia. Lancio di Ilicic per Hateboer, invito al centro rasoterra e stavolta è Zapata ad arrivare prima dei rivali. Il suo sedicesimo gol in campionato vale i tre punti dell’Atalanta, sempre più lanciata in zona Champions.

Pierfrancesco Archetti

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:40
 
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Serie A, Sampdoria-Frosinone 0-1: decide Ciofani

I gialloblù conquistano un successo di misura e si rilanciano in chiave salvezza.
Decide un gol nel primo tempo



La più brutta Sampdoria dell’anno perde meritatamente a Marassi contro un Frosinone concentrato, attentissimo e adesso nuovamente in corsa nella lotta per la salvezza. Il gol di Ciofani nel primo tempo ha premiato la gara dei ciociari, che non hanno concesso quasi nulla a una Samp spenta e poco lucida nelle scelte e nelle esecuzioni.

PRIMO TEMPO — Il piano tattico della partita, facilmente intuibile alla vigilia, è confermato dalle prime azioni: palla tra i piedi della Sampdoria, difesa attenta del Frosinone che tiene molto vicini i tre difensori e i cinque centrocampisti. Gli spazi sono pochissimi, Quagliarella resta ingabbiato, Gabbiadini è più mobile ma viene sempre servito male, Saponara è poco lucido nelle giocate e tutta la manovra appare lenta. Il Frosinone concede pochissimo e la prima volta che si presenta dalle parti di Audero trova il gol del vantaggio: cross di Ciano da sinistra, Chibsah prolunga di testa, Goldaniga stoppa e crossa dalla parte opposta, Ciofani di prima gira in rete di piatto. Nell’area ci sono sette giocatori blucerchiati, che però assistono all’azione avversaria senza intervenire. La Samp è spenta, prova ad accenderla Quagliarella, ma la sua bella girata di destro al volo su azione d’angolo viene deviata da Sportiello sul palo. È l’unica azione pericolosa della squadra di Giampaolo, che è troppo prevedibile nell’impostazione e fatica a trovare spazi.

SECONDO TEMPO — Pochi minuti dopo l’inizio della ripresa Giampaolo inserisce Ramirez e Defrel al posto di Saponara e Gabbiadini: per qualche minuto cambia anche modulo passando al 4-3-3. Ma non ci sono miglioramenti e allora il tecnico della Samp sostituisce Ekdal con Sau optando per il 4-2-3-1. Le occasioni più pericolose arrivano ancora su calcio d’angolo: Andersen devia troppo centralmente, Colley costringe Sportiello a uno splendido volo. Il Frosinone non va mai in sofferenza e segna addirittura il raddoppio con lo strepitoso Chibsah, che però sulla torre di Ciofani è in fuorigioco. Gol annullato, ma vittoria conservata: dopo sei minuti di recupero arriva il fischio finale che proietta la squadra di Baroni a due punti da Bologna ed Empoli. Per la Sampdoria, invece, si complica la rincorsa all’Europa.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:44
 
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Torino-Udinese 1-0: segna Ola Aina,
Sirigu para un rigore a De Paul

Il gol dell'esterno nigeriano e la parata decisiva del
portiere regalano tre punti da Europa alla squadra di Mazzarri.
Nicola protesta per un gol annullato a Okaka nel finale



Il Toro per l’Europa c’è. E’ il messaggio lanciato al campionato dal Grande Torino dagli uomini di Mazzarri: un colpo di testa di Aina regala i tre punti ai granata, nella terza vittoria consecutiva in casa dopo Empoli ed Inter (un piccolo record per il Toro), che ora salgono a 34 punti e restano agganciati al treno europeo. L’Udinese si morde le mani per il calcio di rigore parato da Sirigu a De Paul. Mazzarri (espulso per la quarta volta in stagione) recrimina per un rigore non concesso a Iago a fine primo tempo, Nicola per il gol annullato a Okaka al 90’ per il fuorigioco di Lasagna. Negli undici minuti di recupero finali espulso De Maio e traversa dei friulani su tiro di De Paul.

SIRIGU E MUSSO TOP — Pronti via, e il primo spavento è per i tifosi del Toro, proprio sotto la curva Maratona: dopo appena cinque minuti una grave indecisione palla tra i piedi di Djidji regala a Pussetto l’occasione di trovarsi a tu per tu con Sirigu. Ma il numero uno granata si conferma uno dei più forti in Serie A nel ruolo: a freddo, si oppone con un autentico miracolo. La gara stenta a decollare, Nicola chiede ai suoi soprattutto compattezza, l’avvio invece non piace a Mazzarri che dalla panchina invoca più attenzione e più uscite sulle fasce. Il primo tentativo granata, di Ansaldi (al 12’), finisce sui tabelloni. Piano piano, però, il Torno guadagna campo, Lukic accende il motore consentendo di alzare il baricentro, Ansaldi (tornato nel ruolo naturale di esterno sinistro) inizia a spingere, Iago prova ad incidere sulla gara. Belotti si batte come un leone, ma non perde il “vizio” del maratona, segnalato anche da Mazzarri alla vigilia: è più presente a centrocampo che nell’area. Quando però gli capita la palla giusta, su angolo calciato da Lukic, un super Musso chiude la porta alla sua incornata (19’). Su un altro colpo di testa arriva il vantaggio granata: un minuto dopo la mezzora, Ansaldi si beve due volte Larsen, Aina (lasciato solo da Nuytinck ed Ekong che si ostacolano a vicenda) realizza di testa il suo primo gol da quando gioca in Italia.

RIGORE NON CONCESSO — Stappata, la partita si accende. E l’ultimo quarto d’ora regala le principali emozioni del primo tempo. Incassato il vantaggio di Aina, l’Udinese risponde con una punizione di De Paul sulla quale è attentissimo Sirigu (34’). Sei minuti dopo, in una delle sue incursioni in area su calcio da fermo, Izzo sfiora il vantaggio di testa. Prima Iago (41’, fermato in angolo), poi Fofana (44’, siluro sui tabelloni) sfiorano ancora il gol. Al 46’ si verifica l’episodio sul quale il Torino reclama un calcio di rigore: Belotti si lancia in contropiede, scaricando su Iago. Lo spagnolo entra in area, prova il cross ma sulla sua strada si ritrova Larsen che, in caduta, tocca la palla con il braccio destro (sensazione confermata rivedendo più volte il replay dell’azione). In presa diretta, Guida dice a Moretti e Belotti: “Per me è nulla”, come si legge chiaramente dal labiale. Con il successivo silent chek, l’arbitro al Var Aureliano conferma la decisione: niente rigore per il Toro, Mazzarri esce dal campo all’intervallo scuotendo la testa.

MAZZARRI FUORI, PENALTY UDINESE — In avvio di ripresa, il Toro spreca il colpo del k.o.: protagonista Musso su Iago lanciato da Berenguer (12’). E mentre proprio Berenguer va a calciare l’angolo, l’arbitro Guida espelle Mazzarri, al quarto allontanamento in stagione. Entrano Baselli (per Lukic), Ingelson (per Fofana), Lasagna (per Pussetto). Due minuti prima della mezzora, la Var concede un rigore all’Udinese che Guida in presa diretta non aveva assegnato. Djidji interviene da dietro su Okaka, entrando prima sulla gamba e poi sul pallone: Guida fischia subito l’angolo, poi va a rivedersi l’azione al Var ed indica il dischetto. Dagli undici metri De Paul si fa ipnotizzare da Sirigu.

DUE GOL IN FUORIGIOCO — Nel finale servono anche i centimetri di Meité (entrato al posto di Berenguer) in un Toro che si riposiziona con il 3-5-2. A sette minuti dalla fine, Lasagna beffa Sirigu, ma è in netta posizione di fuorigioco. Torino-Udinese sembra non finire mai. Così a un minuto dalla fine, Okaka gela la gente del Toro: Aina sbaglia il passaggio, e Okaka infila con un tiro dalla distanza Sirigu. Ma la posizione di Lasagna in fuorigioco, l’attaccante ostacola la visuale a Sirigu, vanifica tutto: Guida va ancora a rivedere l’episodio al replay e non convalida, battezzando la posizione di fuorigioco. C’è anche il tempo per l’espulsione di De Maio (al 53’) e il brivido con De Paul, il cui tiro è deviato da Sirigu sulla traversa (54’). Undici minuti di recupero prima del triplice fischio: passata la paura, la gente del Toro può festeggiare.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:48
 
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Sassuolo-Juventus 0-3, reti di Khedira, Ronaldo ed Emre Can

I bianconeri ripartono in campionato:
la rete del tedesco apre le danze dopo un buon avvio dei neroverdi.
Nella ripresa le reti di CR7 e dell’ex Liverpool chiudono la partita



Cartolina da Reggio Emilia per Madrid. Caro Atletico, la Juve fa vedere ancora dei difetti ma lascia dei bei segnali da squadra in crescita. Intanto, il risultato: Sassuolo-Juventus 0-3, gol di Khedira, Ronaldo e Emre Can, tre fisici XL da serate di Champions. Il Napoli torna a -11 e il coro “la capolista se ne va”, sentito nel finale, riassume tutto. Poi, le sensazioni: la Juve ha ballato all’inizio e l’antico muro difensivo è tornato a creparsi, ma dopo i primi 20 minuti in qualche modo si è sistemata, ha ritrovato la solidità e i colpi dei leader, i giocatori da partite importanti. Khedira ha sbloccato la partita e ha rischiato di segnare tre volte. Ronaldo ha timbrato il 2-0 e dato a Emre l’assist per il 3-0. Soprattutto, ha aiutato tutti, anche chi non giocava: dopo il gol ha festeggiato mimando la Mask di Dybala, triste in panchina. Anche così si costruiscono le squadre.

I GOL — Rivediamoli, i gol. L’1-0 arriva giusto a metà del primo tempo. Consigli sbaglia un rinvio e non è fortunato: se ti ferisci in mare aperto, è bene sperare che non ci siano squali in zona. Purtroppo per lui, invece, la palla finisce allo squalo portoghese, il più pericoloso del mondo. Cristiano calcia, Consigli respinge ma sulla respinta c’è Khedira, altro uomo cinico, che mette in porta. Il 2-0, a 20 minuti dalla fine, invece è un colpo di testa di Cristiano su angolo su Pjanic: classico stacco da saltatore in alto di CR7. Il 3-0, arrivato nel finale, nasce da una spettacolare azione sinistra-destra chiusa da un diagonale di Emre Can.

SASSUOLO SPUNTATO — Qualche parola sui battuti. Il Sassuolo è l’insieme dei suoi passaggi. Corti, rapidi, qualche volta eccessivi, certo non casuali. Il problema di De Zerbi è passare dal possesso al pericolo, perché nei primi 20 minuti – i migliori dei neroverdi - Szczesny prende paura tre volte… e due sono occasioni piuttosto casuali. Minuto 2: una palla schizzata verso il centrocampo lancia in contropiede Berardi e Sensi, che calcia fuori col sinistro. Minuto 3: Rugani aspetta troppo un pallone di Pjanic che non arriva mai, Djuricic scippa e corre in porta. Quando prova a saltare Szczesny, il portiere polacco si tuffa e sposta la palla. Mazzoleni va a rivedere tutto in tv alla Var e decide che non c’è rigore. Minuto 15: la solita rete di passaggi porta Locatelli al tiro, Szczesny in tuffo dice che non è il caso. “Nei primi 20 minuti ci hanno preso in giro con la palla”, ha commentato Pjanic all’intervallo. Un altro complimento per De Zerbi che però, dal gol di Khedira in poi, è stato meno convincente. Ha rischiato di subire il 2-0 prima dell’intervallo, quando Khedira ha girato fuori di testa al termine di un’azione in contropiede, ed è andato davvero vicino al pareggio solo dopo 9 minuti del secondo tempo. Venti secondi folli. La Juve si è fatta trovare scoperta su un angolo in attacco, Locatelli ha visto l’opportunità e ha lanciato nello spazio. Il rinvio sbagliato di Szczesny ha finito per liberare Berardi, che da 40 metri però ha calciato leggermente fuori a porta vuota. Tiri nello specchio in 90’: due. Pochini.

JUVE IN CRESCITA — Allegri invece torna a casa con una buona notizia per Madrid: la Juve del secondo tempo è stata migliore di quella del primo. Prima del 2-0, ha rischiato di segnare due volte in tre minuti. Khedira e Bernardeschi al 19’ hanno fatto sfilare una sponda di Mandzukic che meritava trattamento più adeguato, mentre De Sciglio al 21’ ha calciato col destro dal limite dell’area, senza avversari intorno: tiro niente male, solo appena largo. Il gol, poco dopo, ha sostanzialmente chiuso la serata agonistica e aperto le richieste di una parte dello stadio, che ha chiesto ad Allegri di vedere Dybala. Max ha accontentato tutti a 10 minuti dalla fine, Paulo ha partecipato al 3-0 e forse ha pensato che in questa Juve non può non stare bene anche lui. Venerdì sera, contro il Frosinone, la prova generale. Tra dieci giorni, a Madrid, la risposta.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:51
 
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Milan-Cagliari 3-0: autorete di Ceppitelli, gol di Paquetà e Piatek

I rossoneri si riprendono il quarto posto in classifica che vale la qualificazione in Champions.
Sardi dominati, ma pericolosi con la traversa di Joao Pedro



Gli appassionati di calcio non prendano impegni per il prossimo sabato sera: a Bergamo due tra le squadre più in salute del campionato di Serie A si giocheranno una fetta di Champions, una contro l'altra. Già, perché la bella Atalanta di Gasperini ora è avvisata: anche questo Milan non è niente male. Doveva vincere, il Diavolo, per rispondere ai nerazzurri, a Roma e Lazio, concorrenti per un posto tra le big d'Europa, e contro-sorpassare al quarto posto, e vittoria è stata: un 3-0 sul Cagliari rotondo come non se ne vedevano da un po' a San Siro, nel segno di Suso, stella già affermata in rossonero, e della coppia Paquetà-Piatek, il nuovo che avanza luccicando. Il Milan sta bene ed è troppo per questo Cagliari decimato dagli infortuni (Birsa, Castro, Thereau) e timido: a Maran, che ne ha vinta solo una nelle ultime 13, serve presto una scossa perché i punti di vantaggio sulla terzultima sono appena tre.

PARTENZA SUPER — Nell'1-1 dell'andata, il Milan aveva rischiato di affondare giocando un inizio da incubo. Memore forse di quei venti minuti in apnea, la banda Gattuso stasera ha azzannato la partita sin da subito: supremazia sulle fasce, in mezzo e davanti, dove Piatek si muove da regista offensivo smistando palloni per gli esterni del tridente. Ed è da quelle parti che i rossoneri passano: Cragno salva su Calhanoglu dopo 8 minuti e ci riprova sul sinistro a giro di Suso al 13', ma la palla sbatte sul corpo di Ceppitelli e la gara si sblocca. Il Milan va sul velluto, la catena destra con un Calabria in serata di grazia apre varchi allo spagnolo e a Kessie, poi il terzino scodella per Paquetà sul secondo palo: mancino al volo e 2-0, San Siro esplode per il primo gol del brasiliano che alza gli occhi al cielo e dedica la rete alle vittime della tragedia al centro giovanile del Flamengo. "È un momento difficile per me, ho vissuto anni in quel convitto", dirà. I gattusiani sono padroni del campo e il Cagliari pecca di leggerezza in fase di impostazione, come quando Ceppitelli (sempre lui) imbecca Piatek con un retropassaggio folle e lo manda solo davanti a Cragno: il Pistolero è un po' meno glaciale del solito e cerca un colpo sotto che il portiere rossoblù intercetta. Il super riflesso di Donnarumma al 27' sul colpo di testa di Joao Pedro è l'unico brivido rossonero del primo tempo e vale da promemoria: Gigio c'è anche stasera.

ANCORA PIATEK — La ripresa si apre nuovamente con i tentativi di Calha, che non inquadra il bersaglio per due volte nel giro di dieci minuti: l'ossessione del gol tormenterà il turco fino al momento della sostituzione con Borini al 77'. Al 60' il Cagliari spreca il più gigantesco dei bonus: Joao Pedro – l'attacco rossoblù è solo lui, perché Pavoletti lì accanto è un fantasma – impegna Gigio a un altro guizzo ma sul tap-in, con il portiere rossonero ancora giù, centra una traversa surreale a porta vuota. E il Milan punisce 2 minuti dopo con Piatek: Calhanoglu si fa clamorosamente beffare da Cragno in uscita, ma il polacco raccoglie la palla vagante e imbuca facendola passare tra le gambe di Pisacane. Siamo a 4 gol in 4 partite, medie mostruose. Chiusa la gara, il Diavolo si gode gli applausi (per Piatek e Calabria, che lasciano il posto ai panchinari di ultra-lusso Cutrone e Conti) e i cori dei 45mila del Meazza (ne segnaliamo uno nuovo per Bakayoko). Ci sarebbe anche il tempo per il poker e per un vero gol di Suso, ma lo spagnolo sciupa all'80'. Ai tifosi va benissimo così, c'è da tenere in serbo qualche colpo per sabato prossimo.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/02/2019 23:55
 
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