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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Serie A, Napoli-Sampdoria 3-0: decidono Milik, Insigne e Verdi

La squadra di Ancelotti costruisce il successo con un gran primo tempo.
Dodicesimo gol in campionato per Milik, Insigne rompe il digiuno e nel finale segna anche Verdi su rigore.
Niente record per l'ex Quagliarella



Con il minimo sforzo e senza patire. Il Napoli fa valere la legge del San Paolo e ne rifila tre alla Sampdoria. Una gara che non ha avuto storia, con la formazione di Ancelotti a comandare il gioco sin dalle prime battute. E’ la notte di Lorenzo Insigne, in ogni modo. Dopo tre mesi, ritorna al gol, l’ultimo l’aveva realizzato all’Empoli, il 2 novembre scorso. E lo è anche di Arek Milik, ancora a segno, per il dodicesimo gol personale in campionato. Non è stata, invece, la notte di Fabio Quagliarella: Napoli non gli ha concesso nulla e, dunque, non ha potuto stabilire il record di gol consecutivi segnati in serie A. Un primato che deterrà insieme a Gabriel Batistuta: i due si sono fermati a quota 11.

MILIK SPIETATO — Sono poche le novità di Ancelotti in formazione. Hysaj rientra a destra, mentre Maksimovic è ancora in coppia con Koulibaly. Giampaolo tiene in panchina Gabbiadini e schiera Defrel al fianco di Quagliarella. L’avvio è caratterizzato da un paio di respinte, goffe, di Audero che crea più di qualche apprensione nei suoi compagni. Una decina di minuti di studio e il Napoli spinge la Sampdoria nella propria metà campo. L’azione e le ripartenze di Zielinski sono travolgenti, così come sulla destra le puntate di Callejon, verso l’area avversaria, trovano impreparato Murru. Il vantaggio napoletano arriva al 25’, a propiziare l’azione è proprio Callejon che, scattato sul filo del fuorigioco, crossa basso. Sul pallone si avventa Milik per il dodicesimo centro in campionato.

RIECCO INSIGNE — Giusto il tempo per consentire alla Samp di riprendere il gioco che arriva il raddoppio napoletano. E’ ancora Callejon a indovinare il corridoio giusto per smarcare Insigne: la conclusione di destro dell’attaccante incrocia l’uscita di Audero e il pallone finisce in rete (26’). Per Lorenzo è il gol della liberazione, arrivato dopo tre mesi esatti di astinenza. L’ultimo, infatti, l’aveva realizzato il 2 novembre, contro l’Empoli.

QUAGLIARELLA C'È — L’attaccante è braccato da Maksimovic, ma riesce comunque a concludere un paio di volte verso Meret. L’azione più incisiva arriva al 36’, quando il tocco a volo sul cross di Murru finisce di poco a lato. Ancora Quagliarella, al 40’, ma la conclusione viene deviata in angolo. Sul finire del primo tempo Pairetto annulla un gol a Milik per fuorigioco, confermato dalla Var.

DOMINIO — La padronanza del Napoli non è in discussione. Giampaolo inserisce Saponara per verticalizzare il gioco e, poco dopo, manda in campo anche Gabbiadini, ma il prodotto non cambia. Meret blocca una conclusione dal limite di Saponara (16’), mentre Quagliarella combatte contro Maksimovic per provare la conclusione. Intanto, Zielinski continua a imperversare tra le linee e Koulibaly s’improvvisa prima ala destra e poi centravanti: Audero è pronto a respingergli le conclusioni. Sul finire della gara (43’), Pairetto concede un rigore al Napoli, con suggerimento della Var, per un fallo di mano di Andersen sul tiro di Zielinski. Dalla panchina, Ancelotti indica Simone Verdi per la battuta. L’ex bolognese spiazza Audero per il 3-0 finale.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/02/2019 23:37
 
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Serie A, Juve-Parma 3-3:
gol di Ronaldo (2), Rugani, Barillà e Gervinho (2)

Dopo l’eliminazione in Coppa Italia i bianconeri frenano ancora.
CR7 fa la differenza, ma la difesa (inedita) si fa sorprendere e la squadra di D’Aversa pareggia al 93’.
Bernardeschi infortunato



Dura la vita senza la BBC. Il clamoroso 3-3 con cui il Parma rimonta allo Stadium nasce da un’insolita fragilità difensiva della Juventus. Che non può essere figlia solo della mancanza dei difensori titolari, ma di fatto confeziona il secondo pareggio interno stagionale dopo l’1-1 col Genoa. Rugani e Caceres hanno disputato un’ora più che positiva, ma negli episodi finali sono mancati, rivitalizzando un Parma fin lì innocuo.

RIECCO MANDZUKIC — E non è un caso che Cristiano Ronaldo ritrovi subito il gol su azione, che nella ripresa si trasforma in una sontuosa doppietta, la terza da quando è alla Juve. Il croato è ancora lontano dal top, come dimostra la frittata in copertura nel recupero che avvia l’azione del 3-3. Ma basta la sua presenza per far sì che CR7 sia maggiormente dentro la partita. I due assieme funzionano, al di là dell’assist di SuperMario per il 3-1. Il portoghese si defila sulla fascia e crea pericoli, quando conclude non è sempre preciso ma mostra evidenti segnali di ripresa dopo un gennaio quasi da giocatore normale, gol al Milan a parte. Così come Blaise Matuidi, che con la sua prestazione risolleva un centrocampo reduce da una serie di esibizioni non esattamente brillanti. Minuti preziosi anche per Khedira (due pali ma la responsabilità sul 2-1 di Barillà) e Pjanic: per il tedesco seconda partita consecutiva dall’inizio.

SENZA LA BBC… — Sei gol in 4 giorni, due partite di fila con tre gol sul groppone. Rugani gioca una discreta partita e segna il 2-0 prima degli evidenti affanni finali, Caceres per un tempo non concede nulla a Inglese, poi perde incisività e il centravanti ex Chievo lo mette in crisi. Lo spauracchio Gervinho, che si era visto solo dopo 4’, si scopre anche killer dell’area di rigore, con la doppietta ispirata dalle giocate di Kucka e Inglese.

INEDITO — Il Parma era venuto a Torino a fare il tipo di partita che gli ha già portato molti punti in classifica. Difesa abbastanza bassa senza aggredire i portatori di palla, recupero palla e via in contropiede con Biabiany (nullo) e Gervinho. La Juve sembrava aver chiuso la pratica quando aveva accelerato dopo una mezz’ora soporifera. Quando la squadra di Allegri si trova avanti di due gol a 20’ dalla fine, di solito non concede nulla. Il Parma, molto migliorato dall’innesto di Siligardi, è riuscito invece ad arrivare con molta facilità dalle parti di Perin. Bonucci e Chiellini dovrebbero rientrare con l’Atletico. La notizia consola, ma sia i sostituti che l’intera fase difensiva, devono archiviare in fretta queste ultime due partite. Perché la Juve, anche quella di Ronaldo, vince trofei soprattutto perché si difende come nessuno.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/02/2019 23:41
 
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Spal-Torino 0-0, Nkoulou espulso, tanti gialli e nessun gol

Poco spettacolo, molti falli e un’espulsione: la sfida del Paolo Mazza finisce a reti inviolate



Niente break europeo per il Toro, punto carico di fiducia per la Spal. All’ora di pranzo restano all’asciutto Semplici e Mazzarri, in una contesa giocata sul filo dell’equilibro nel primo tempo, ma con i ferraresi che avrebbero meritato il vantaggio nella ripresa, prima e dopo l’espulsione di Nkoulou (al 20’ del secondo tempo) per doppia ammonizione.

A SPECCHIO — Non è una domenica da fuori programma: Semplici e Mazzarri confermano le indicazioni filtrate alla vigilia. Spal e Toro a specchio, 3-5-2 dominante da una parte e dall’altra. Tra i ferraresi, Valoti vince il ballottaggio a centrocampo con Valdifiori, per tutto il resto c’è la formazione annunciata: Cionek, Felipe e Bonifazi davanti a Sirigu; Lazzari e Fares sulle fasce, Kurtic e Valoti ai fianchi di Missiroli. Davanti Antenucci per innescare Paloschi. Mazzarri dà fiducia agli stessi che hanno battuto l’Inter, con l’unica eccezione rappresentata da Moretti al posto dell’infortunato Djidji (comunque in panchina): Iago Falque, Baselli e Meité fuori; Ansaldi e Lukic a centrocampo, Zaza a fare coppia con Belotti.

LA MANO DI SIRIGU — Più frizzante il Toro in avvio di primo tempo, chiude in crescendo la Spal. Tutto sommato prevale l’equilibrio nel primo atto del Paolo Mazza, sia nella tenuta del campo sia nel numero di occasioni. Una per parte: la prima si colora di granata, quando Belotti si lancia in una penetrazione centrale, ma trovo un Viviano attento a mettere in angolo la conclusione da fuori area del Gallo. Sette minuti dopo tocca a Sirigu firmare una super parata, deviando in angolo con una mano il colpo di testa di Fares. La partita scorre sui binari soprattutto dei duelli individuali: De Silvestri incide poco sulla destra di attacco del Toro, generoso Zaza nel lavoro sporco, Ansaldi porta dinamismo nel mezzo; dall’altra parte Lazzarri guadagna campo con il passare dei minuti, Paloschi non punge, Antenucci è una mina vagante nelle ripartenze. Per far saltare il banco, la soluzione diventa spesso la conclusione dalla distanza: Rincon (12’ e 21’) è impreciso, la girata di Belotti (18’) non trova fortuna, Kurtic (30’) sbatte sui tabelloni. E quando Izzo apre un buco nel muro del Toro (25’), Antenucci rovina tutto con una conclusione in curva.

IL ROSSO A NKOULOU — Neanche l’ingresso ad inizio della ripresa di Meité (al posto di Ansaldi) riesce a interrompere la progressiva crescita della Spal. Nella prima mezz’ora la manovra spallina è avvolgente e sostenuta da ritmi alti, mentre il Toro prima soffre poi va in apnea dopo l’espulsione di Nkoulou per doppia ammonizione arrivata al 20’ del secondo tempo (si prende il secondo giallo per l’atterramento di Paloschi). La Spal si affaccia ripetutamente dalle parti di Sirigu: comincia Antenucci (al 3’) con una gran botta finita fuori, si ripropone Fares con una sberla (18’) che Sirigu si ritrova tra le mani, ma l’occasione più ghiotta capita sui piedi di Valoti (31’) che dal centro dell’area di rigore, senza essere ostacolato da nessun difensore granata, spara direttamente in curva. In mezzo, per il Toro, il colpo di testa di Izzo (7’), di poco a lato. Nel finale Mazzarri prova a riequilibrare il Toro con l’innesto di Baselli (per Zaza), chiedendo più sacrificio a Rincon in fase di copertura e, negli ultimi cinque minuti, con la freschezza di Berenguer (fuori Lukic); Semplici invece toglie un difensore (Cionek) per una punta (Floccari) e prova a dare più brio al centrocampo con Murgia (fuori Valoti). Molto stanche, le squadre si trascinano fino al quarto minuto di recupero, ma il risultato non si schioda.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/02/2019 15:17
 
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Genoa-Sassuolo 1-1, Sanabria replica a Djuricic

Succede tutto nel primo tempo: neroverdi avanti con l'attaccante serbo.
L'assist di Kouame favorisce il gol del pari del sostituto di Piatek in casa Grifone



Meglio dimenticarsi i fuochi d’artificio e gli otto gol della partita di andata: l'1-1 finale della sfida fra Genoa e Sassuolo è lo specchio perfetto di una gara vissuta in chiaroscuro da entrambe le squadre. Buon avvio della squadra di De Zerbi, con gli uomini di Prandelli poco sciolti nella manovra e secondo tempo con un Grifone più propositivo della squadra emiliana.

RIPARTENZA — Il nuovo Genoa con Lerager e Radovanovic subito titolari, al pari di Sanabria, fatica in avvio a costruire gioco, spinge a tratti, anche perché il paraguaiano, troppo isolato, è poco incisivo. La mediana lavora solo di interdizione, costringendo fra l’altro Kouame e Lazovic sulle corsie esterne a un lavoro spesso di copertura. Il Sassuolo, con il consueto 4-3-3 e Sensi di nuovo titolare in mezzo al campo, non viaggia a ritmi indiavolati, ma gestisce la partita con tranquillità, nonostante qualche sbavatura difensiva. Babacar si presenta (2’) con una conclusione sopra la traversa, poi Radu (13’) accompagna in angolo una punizione insidiosa dalla destra di Berardi. E’ un canovaccio che non riesce a cambiare e dura di fatto sino al vantaggio ospite (28’), realizzato da Djuricic, lasciato colpevolmente libero di colpire sulla sinistra al termine di un’azione avviata da Duncan e proseguita da Locatelli. L’ex Betis del Genoa trova tuttavia il guizzo vincente (secondo centro in due partite) buttando in rete il pallone dell’uno a uno (41’), dopo un rimpallo che aveva messo k.o. Kouame. Il giallo a Duncan nel recupero del primo tempo per un contrasto che lascia Criscito a terra è pesante, perché il ghanese salterà la prossima gara contro la Juventus. Nel Genoa anche Romero (pure lui ammonito, era diffidato) salterà la prossima delicata trasferta dei rossoblù a Bologna.

NULLA CAMBIA — Ripresa con i padroni di casa più brillanti, soprattutto nel finale di gara, quando il Sassuolo abbassa decisamente il suo baricentro e gioca di rimessa. Poche le occasioni da rete: una conclusione di Bourabia (6’), che aveva preso il posto di Sensi nell’intervallo, un altro tentativo di Duncan (15’) e un diagonale rasoterra di Sanabria (22’) che taglia tutta l’area del Sassuolo. Decisivo, però al 39’, Consigli, che con un ottimo riflesso nega a Kouame il raddoppio. Sassuolo attento, nel complesso, e Genoa più brillante sul piano fisico. Serve altro, però, per uscire dal limbo.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/02/2019 20:09
 
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Udinese-Fiorentina 1-1. Gol di Larsen e Fernandes

Bianconeri avanti con Larsen al 55’, ma dieci minuti dopo una gran botta di Fernades ristabilisce il pari.
La gara termina con un punto per parte



ue gol casuali e una partita tecnicamente povera: logico pareggio tra Udinese e Fiorentina nel ricordo di Davide Astori, tragicamente scomparso undici mesi fa prima di questa partita. Il risultato serve a poco a Nicola e a Pioli, per i quali sarebbe stata molto importante una vittoria. Ma la prestazione è stata abbastanza deludente, soprattutto nei primi 45 minuti.

PRIMO TEMPO — Fin dall’inizio il ritmo è molto basso, le due squadre sembrano più attente a non concedere spazi che a cercarne nella metà campo avversaria. All’improvviso al 12’ l’Udinese ha una grande occasione per passare in vantaggio: De Paul, servito da Mandragora, dribbla secco Milenkovic e si trova davanti a Lafont, ma calcia malamente sul fondo anche perché il pallone gli era rimasto leggermente indietro. Il tema della partita, comunque, non cambia: i friulani tengono gli esterni Larsen e D’Alessandro molto bassi, la Fiorentina sposta in avanti il baricentro ma la circolazione è troppo lenta per creare pericoli. Non a caso la prima palla-gol viola arriva su azione di corner al 26’: Biraghi crossa, Pezzella svetta, Musso si salva con un gran riflesso. Nel finale del primo tempo un tiro dell’intraprendente Pussetto finisce sull’esterno della rete.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo il copione resta lo stesso e all’11’ l’Udinese segna su gentile omaggio viola. Angolo per la Fiorentina, Biraghi serve Veretout fuori area per calciare, stop errato e contropiede bianconero. Pussetto fa tutto il campo e tira, Laurini devia e Larsen appoggia in rete. Nove minuti dopo il pareggio viola è altrettanto casuale: improvviso rasoterra diagonale di Fernandes, molto bello nell’esecuzione. Pioli, nel frattempo, aveva cambiato due volte modulo passando prima al 4-3-3 (fuori Mirallas, dentro Simeone) e poi al 4-2-3-1 (fuori Gerson, dentro Pjaca). La pressione finale della Fiorentina crea qualche pericolo soprattutto grazie alla crescita di Chiesa, ma nulla che giustificherebbe una vittoria. E infatti la partita finisce in parità.

G.B. Olivero

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03/02/2019 20:14
 
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Inter-Bologna 0-1: gol di Santander

San Siro fischia i nerazzurri, ancora battuti dopo la trasferta di Torino.
Il paraguaiano decide di testa al 32’, la squadra di Spalletti produce poco.
Mihajlovic subito vittorioso



L’Inter non è guarita e la malattia adesso si fa davvero preoccupante. La sconfitta in casa con il Bologna, la terza in meno di una settimana dopo l’1-0 di Torino e il k.o. ai rigori in Coppa Italia contro la Lazio, è molto di più di un campanello di allarme, è la certificazione che non siamo davanti a una crisetta invernale ma a qualcosa di più. Il Meazza fischia con convinzione: questa squadra è troppo brutta, non sa più segnare, sembra non sapere cosa fare. Spalletti, protetto dalla società nei giorni delle voci su Antonio Conte, è in difficoltà e la sua posizione diventa ogni giorno più traballante: deve conservare il posto Champions, è ancora terzo, ma il solo punto nelle prime tre giornate del girone di ritorno sono insufficienti. Contro Mihajlovic Luciano non riesce a rivitalizzare i suoi uomini, si riaffida a Nainggolan e Perisic (il primo fischiato quando viene sostituito, il secondo all’inizio), addirittura butta nella mischia Ranocchia (debuttante in A quest’anno) in versione attaccante a 12 minuti dalla fine. La mossa della disperazione che non serve e che, anzi, dà l’idea della confusione e della scarsa tranquillità che oggi domina lo spogliatoio nerazzurro.

MALATTIA — La partita è una sofferenza per i nerazzurri, che hanno la palla per scacciare la paura dopo appena 50 secondi, ma Icardi non sfrutta il gentile omaggio di Poli. Poi il gioco è tutto nei piedi del Bologna, soprattutto nel primo tempo: l’Inter fa molto possesso palla, spesso con passaggi all’indietro, mentre gli emiliani affondano, spinti anche dalla carica di Mihajlovic, che conosce bene l’ambiente del Meazza. Un ambiente strano, per la verità: la Curva Nord torna dopo i buu e gli incidenti di Santo Stefano, gli ultrà - che nel giornaletto della Curva attaccano Koulibaly e definiscono “una pagliacciata” la campagna BUU del club - si presentano con gli striscioni capovolti, rimangono zitti per 5 minuti, poi qualche coro e di nuovo silenzio, rotto solo dai fischi a fine primo tempo. Già, perché dopo 45’ l’Inter è indietro e non centra mai la porta. E lo 0-1 va anche bene a Spalletti: perché prima della spizzata perfetta di Santander su angolo di Pulgar, il Bologna ha almeno altre tre occasioni pulite, con san Handanovic miracoloso su Orsolini e ancora su Santander. Mentre l’Inter si vede solo con Vecino che gira alto su un bel movimento di Dalbert sulla sinistra.

ASSALTO — Il copione non cambia nemmeno nel secondo tempo. Certo, gli attacchi dell’Inter sono più convinti, ma nemmeno l’ingresso di Lautaro al posto di un inesistente Candreva serve a cambiare marcia. C’è confusione, il ripescato Perisic non fa niente che verrà ricordato. Dopo due tempi interi senza tiri nerazzurri in porta, Nainggolan ci prova ma centra Skorupski. Radja è più vivo del solito, ma sbaglia tanto e Spalletti lo toglie. L’occasione più grossa è di Lautaro, che al 21’ la mette clamorosamente a lato di testa. Icardi è ancora una volta un fantasma, la miriade di cross non trova mai un finalizzatore e i nerazzurri non riescono a tirarsi su. Alla fine la pioggia di fischi del Meazza non stupisce: l’Inter è ancora terza, ma è malata. Spalletti cosa riuscirà a fare?

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/02/2019 20:17
 
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Roma-Milan 1-1: gol di Piatek e Zaniolo

Meglio i giallorossi, che colpiscono un palo con Pellegrini e si trovano davanti un Donnarumma super.
I rossoneri recriminano per un rigore non fischiato su Suso


Un punto per uno, vai a capire se va bene così o era meglio allungare. Sta di fatto che Roma e Milan si dividono la posta in palio e un po' di rammarico c'è da entrambe le parti. La Roma per aver trovato un Donnarumma in stato di grazia, autore almeno di cinque parate importanti, ma anche un po' di sfortuna (il palo di Pellegrini). Il Milan per essere passato in vantaggio e non aver saputo gestire un gol che avrebbe allontanato la Roma dalla corsa-Champions e avvicinato il terzo posto, occupato ancora dall'Inter. Decidono Piatek e Zaniolo, oggi i volti più freschi di Milan e Roma.

CONTESTAZIONE — Si gioca in un clima surreale, con l'Olimpico che contesta la Roma fin dal riscaldamento. Insulti per qualcuno, fischi per tutti, anche alla lettura delle squadra, quando Kolarov vince di gran lunga la classifica del fischiometro (ma il mirino è ben piazzato anche su Florenzi) e la tifoseria salva i soli De Rossi e Zaniolo. Poi striscioni per Antonio De Falchi (con la Curva Sud che gli intitola la curva e gli dedica la coreografia con 30 stendardi con il suo volto) e la stessa curva (per metà, la parte calda) che dopo 15' di gioco abbandona il settore per protesta contro società e squadra. "Oggi solo Antonio dobbiamo onorare, a voi non vi vogliamo neanche guardare", lo striscione a centro curva. A cui fanno seguito cinque "Portate rispetto". E i fischi finali, a partita conclusa.


LAMPO PIATEK — Poi si gioca, con la Roma che costruisce e il Milan che colpisce. La differenza, nel primo tempo, la fanno i portieri (grandissimo Donnarumma, rivedibile Olsen sul gol) e il mercato invernale. Tanto per intenderci, il vantaggio rossonero (26') lo costruisce Paquetà (palla rubata a Pellegrini e assist) e lo concretizza Piatek, che approfitta anche di una dormita centrale di Fazio. Esattamente i due rinforzi di gennaio del Milan. Al resto, poi, ci pensa soprattutto Donnarumma, che prima dice no a Dzeko (16'), poi a Zaniolo (36') e infine si esalta con una grande doppia parata (44') sul colpo di testa di Schick e sulla ribattuta di Dzeko. La sfortuna della Roma è anche quella di trovare un portiere in giornata di grazia. In mezzo, invece, i rossoneri si affidano soprattutto ai muscoli di Kessie e Bakayoko, cercando sempre la verticalità su Piatek, vera spina nel fianco della difesa giallorossa.

RIPRESA GIALLOROSSA — Neanche il tempo di ripartire, che la Roma trova il pari. Dopo 25 secondi Karsdorp taglia bene una palla dentro, Musacchio svirgola in disimpegno, Donnarumma ci mette ancora una pezza ma la palla resta lì e Zaniolo di rabbia insacca. Poi all'8' il Milan reclama un rigore per un contatto dubbio in area tra Suso e Kolarov, ma per Maresca è tutto regolare. In generale è proprio in questo momento che i rossoneri provano a innescare Suso e Calhanoglu, che il primo tempo hanno sparato di fatto a salve. Ma mentre lo spagnolo qualche idea sparsa ogni tanto la tira fuori, il turco è praticamente latitante. E così a sfiorare il vantaggio è Dzeko di testa (26'), ma Donnarumma è ancora una volta strepitoso. Poi a fermare i giallorossi è il palo (36') su colpo di testa di Pellegrini. L'ultimo brivido però è per la Roma, proprio al 45', con Olsen che salva su Laxalt da posizione ravvicinata. Finisce così. Un punto per uno che tiene in vita entrambe per la corsa alla Champions.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/02/2019 23:51
 
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Frosinone-Lazio 0-1. A Inzaghi basta Caicedo: Roma agganciata

Un gran sinistro dell'ecuadoriano permette ai biancocelesti di raggiungere
i cugini e portarsi a una sola lunghezza dalla zona Champions



Dopo tre giornate la Lazio torna a vincere e balza a un punto dal quarto posto del Milan. Un gran gol di Caicedo prima dell’intervallo spiana la strada verso i tre punti contro un Frosinone che lotta tenacemente per fronteggiare il gap tecnico con i biancocelesti. Soprattutto nella ripresa la squadra di Inzaghi, causa anche le fatiche di Coppa Italia, va in difficoltà ma sa resistere. Ancora una volta rinviato l’appuntamento dei ciociari col primo successo casalingo.

SBLOCCA CAICEDO — Nel Frosinone tre novità rispetto ala formazione che ha vinto a Bologna. Tutte a centrocampo. Zampano e Viviani, all’esordio in giallazzurro, rilevano gli infortunati Ghiglione e Maiello, mentre Valzania prende il posto dello squalificato Cassata. Nella Lazio, cinque cambi rispetto alla formazione opposta all’Inter in Coppa Italia. Non solo Bastos e Parolo per l’infortunato Wallace e lo squalificato. Inzaghi dà spazio al turnover: Badelj, Durmisi e Caicedo titolari, in panchina Leiva, Lulic e Correa. La Lazio parte dall’attacco. Al 6’ Caicedo impegna Sportiello. Che al 13’ si oppone pure a un tentativo di Badelj. Al 15’ si affaccia il Frosinone in avanti: girata a volo di Pinamonti, a lato di poco. Al 16’ chance per Caicedo che però vien murato da Salamon. La squadra di Inzaghi alza il ritmo e ci riprova con Luis Alberto (fuori). Ciociari sempre pronti alle ripartenza. Badelj perde palla, scatta Pinamonti che serve Valzania: para Strakosha. Al 26’ Bastos trattiene Ciano in area: Fabbri non sembra aver dubbi nel concedere il rigore al Frosinone ma poi cambia idea dopo il passaggio dalla Var. La Lazio si rilancia: al 31’ Immobile non centra il bersaglio. Biancocelesti molto imprecisi e spesso leziosi contro avversari attenti e dinamici. Ma al 36’ la squadra di Inzaghi riesce a sbloccare il risultato con una giocata spettacolare di Caicedo, innescato da Luis Alberto. L’ecuadoriano riceve col destro e poi con una fiondata di sinistro sotto l’incrocio realizza il suo secondo gol in campionato. Il Frosinone accusa il colpo, mentre la Lazio si sente più sicura col vantaggio all’intervallo.

MURO LAZIALE — Nella ripresa la squadra di Baroni si ricarica. All’8’ insidioso Pinamonti con un colpo di testa: sopra la traversa. Al 12’ occasione Lazio: botta di Parolo, respinta da Sportiello, Caicedo non centra lo specchio. Un minuto dopo Inzaghi fa entrare Leiva e Berisha al posto di Badelj e Caicedo per potenziare gli ormeggi in copertura. Al 20’ si ferma Luis Alberto per guai muscolari: spazio a Lulic. La Lazio si ricompatta. Il Frosinone cerca di dare profondità al gioco. Lulic si muove a supporto di Immobile, ma diventa pure uno scudo in più per la mediana. Al 30’ Baroni si gioca la carta Ciofani per ravvivare il potenziale offensivo (out Krajnc) e inserisce Sammarco (fuori Viviani) per rinsaldare la mediana. Ciociari a proiezione ancor più offensiva con l’ingresso di Trotta al 36’ al posto di Valzania. La Lazio insegue il raddoppio: Leiva perde l’attimo su invito di Immobile. Il Frosinone aumenta la pressione. Al 40’ Pinamonti sbuca davanti alla porta ma calcia incredibilmente alto. Un minuto dopo prodezza di Strakosha su Trotta. Lazio affaticata e in grande sofferenza. Finale ad alta intensità. Si blocca pure Immobile per problemi alla coscia sinistra. Il Frosinone ci crede fino all’ultimo istante dei quattro minuti di recupero, ma la porta di Strakosha è blindata per conquistare i primi tre punti del 2019.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2019 23:02
 
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Cagliari-Atalanta 0-1, Hateboer fa volare la Dea

I nerazzurri passano alla Sardegna Arena grazie a una rete a inizio ripresa,
i rossoblù colpiscono una traversa con Deiola al 91’.
Infortuni per Birsa e Thereau



E sono quattro. Si ferma Zapata dopo 10 partite con gol, ma non l’Atalanta che passa pure alla Sardegna Arena dove già aveva avviato il suo strepitoso cammino in coppa Italia il 14 gennaio. Dopo Sassuolo e Frosinone in campionato, ecco la terza vittoria di fila che lancia la Dea in zona Champions. E’ un lampo di testa di Hateboer su cross di Castagne a far gioire i nerazzurri e piangere un Cagliari che deve cominciare a preoccuparsi. Nel girone di ritorno ha raccolto appena un punto in casa con L’Empoli (perso col Sassuolo a Reggio Emilia) e l’andata l’ha chiusa perdendo a Udine. Il pubblico fischia e chiama la squadra di Rolando Maran sotto la curva (ci vanno), ma la differenza in campo c’è e si vede. La Dea è in riserva, dopo aver affrontato a Bergamo Roma (3-3) e Juve (battuta 3-0 in coppa), ma ha risorse inaspettate, carattere, personalità per resistere e colpire. E’ una squadra matura che marcia spedita ed è un pericolo per le big annunciate.

PRIMO TEMPO — Lo stadio non è pieno. E pure il presidente Giulini se l’aspettava. Alle 21 dai paesi sardi arrivano in pochi. Rolando Maran stupisce sempre. E infatti la sua formazione presenta due novità: Srna sta fuori per scelta tecnica, come Joao Pedro. L’intento è quello di coprirsi e tamponare le offensive del miglior attacco del campionato. E quindi ecco tre centrali dietro insieme a Padoin e Deiola in mezzo perché con la sua gamba può arginare gli spunti del Papu. Davanti con Pavoletti c’è Birsa, che prova a scattare ma dopo poco si arrende: in un contrasto con Palomino ci rimette il braccio sinistro e l’ingresso in campo di Joao Pedro è obbligato. Il Cagliari non punge, l’Atalanta fa la partita costringendo i rossoblu, che tengono, a rintanarsi tutti dietro con una sorta di 4-4-2 copertissimo. Pavoletti quando gli arriva qualche palla è bravo a far respirare i suoi. I pericolo sono pochi: su un corner Djmsiti va in torsione di testa e crea scompiglio, al 38’ Valeri concede una punizione frontale al Papu che subisce un dubbio fallo da Deiola. Calcia ma Cragno mette in angolo.

SECONDO TEMPO — Sembra una partita da pareggio, perlomeno il Cagliari la interpreta in questo modo, ma per l’Atalanta non è così e dopo 5’ Freuler, super concreto, avvia l’azione per il solito Castagne che crossa, c’è una deviazione che favorisce lo stacco imperioso di Hateboer che fa 4 in campionato e porta in vantaggio i suoi. La curva la prende male. Chiede la reazione. Che c’è. Si sveglia Joao Pedro che fa a cosa più bella della gara saltandone due e servendo Pavoletti che viene murato da Berisha. E’Joao che anima il Cagliari che prova a scuotersi. Maran leva un insufficiente Cigarini per inserire Monsiuer Thereau. Che finora ha giocato 28 minuti e finisce per strapparsi. Dentro anche Luca Pellegrini. Il Cagliari ci prova anche se la differenza è tanta e nel recupero Deiola colpisce di testa la traversa. E’ l’ultimo sussulto di una partita stregata per i rossoblù che porta in paradiso la Dea.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2019 23:07
 
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SERIE A 2018/2019 22ª Giornata (3ª di Ritorno)

02/02/2019
Empoli - Chievo 2-2
Napoli - Sampdoria 3-0
Juventus - Parma 3-3
03/02/2019
Spal - Torino 0-0
Genoa - Sassuolo 1-1
Udinese - Fiorentina 1-1
Inter - Bologna 0-1
Roma - Milan 1-1
04/02/2019
Frosinone - Lazio 0-1
Cagliari - Atalanta 0-1

Classifica
1) Juventus punti 60;
2) Napoli punti 51;
3) Inter punti 40;
4) Milan punti 36;
5) Atalanta, Roma e Lazio punti 35;
8) Sampdoria punti 33;
9) Fiorentina e Torino punti 31;
11) Sassuolo punti 30;
12) Parma punti 29;
13) Genoa punti 24;
14) Spal punti 22;
15) Cagliari punti 21;
16) Udinese punti 19;
17) Empoli punti 18;
18) Bologna punti 17;
19) Frosinone punti 13;
20) Chievo(-3) punti 9.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
04/02/2019 23:11
 
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