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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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SERIE A 2018/2019 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

07/02/2019
Lazio - Empoli 1-0
08/02/2019
Chievo - Roma 0-3
09/02/2019
Fiorentina - Napoli 0-0
Parma - Inter 0-1
10/02/2019
Bologna - Genoa 1-1
Atalanta - Spal 2-1
Sampdoria - Frosinone 0-1
Torino - Udinese 1-0
Sassuolo - Juventus 0-3
Milan - Cagliari 3-0

Classifica
1) Juventus punti 63;
2) Napoli punti 52;
3) Inter punti 43;
4) Milan punti 39;
5) Atalanta, Roma e Lazio punti 38;
8) Torino punti 34;
9) Sampdoria punti 33;
10) Fiorentina punti 32;
11) Sassuolo punti 30;
12) Parma punti 29;
13) Genoa punti 25;
14) Spal punti 22;
15) Cagliari punti 21;
16) Udinese punti 19;
17) Bologna e Empoli punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 9.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
10/02/2019 23:56
 
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Juventus-Frosinone 3-0: Dybala, Bonucci e CR7 per il tris bianconero

Anticipo sul velluto per i campioni d'Italia, che chiudono la pratica
già in avvio di gara con un gran gol della Joya e la zampata di Bonucci.
Nella ripresa altro timbro per Ronaldo (rete numero 19 in campionato)



Il Frosinone è l’avversario ideale se vuoi 3 punti comodi a 5 giorni dalla prima partita davvero importante della stagione. La Juventus affronta l’avversario con la serietà chiesta da Allegri e chiude la pratica dopo 17’, con un comodissimo 3-0 che avvicina i fatidici 90 punti, indicati qualche settimana fa dal tecnico come la quota scudetto. Mancano 8 vittorie per arrivarci: il traguardo non è lontano.

SOLO BUONE NOTIZIE — La prima è il meraviglioso gol di Paulo Dybala, un sinistro all’incrocio dei pali che indirizza la partita dopo 6’. Il migliore in campo trova un gol dei suoi e segna con in campo contemporaneamente Cristiano Ronaldo e Mandzukic. La condizione fisica è buona, il morale alto: gli exit-poll per una maglia da titolare in vista dell’Atletico Madrid tornano a strizzargli l’occhio. Molto positivo anche il rodaggio di Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini, al rientro dai rispettivi infortuni. Leo ha addirittura trovato il gol del 2-0, un facile tap-in dopo la respinta di Sportiello su Mandzukic. La coppia centrale di Allegri è pronta per Griezmann e Morata, mentre Cristiano Ronaldo col destro del 3-0 consolida il primato nella classifica marcatori. Curiosità: per la prima volta lui e Dybala hanno segnato insieme nella stessa partita.

IL FROSINONE — La squadra di Baroni è stata brava a evitare la goleada: prendere gol al pronti-via poteva essere pericolosissimo. Camillo Ciano si conferma il giocatore da cui passerà il tentativo di impresa-salvezza: attaccante arrivato troppo tardi nel calcio che conta, è riuscito anche a spaventare l’inoperoso Szczesny con un paio di punizioni.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2019 14:21
 
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Cagliari-Parma 2-1: doppio Pavoletti, rimonta vincente dei sardi

Il gol di Kucka nel primo tempo illude gli emiliani, che nella ripresa subiscono il ritorno dei rossoblù.
Decisiva la doppietta del bomber toscano. Espulso Joao Pedro nel finale



L'incubo è finito, il Cagliari torna alla vittoria che mancava dal 26 dicembre quando i sardi superarono qui il Genoa. E' Leonardo Pavoletti l'uomo della provvidenza, lui firma il successo più importante, ma è anche il successo di Rolando Maran che con una squadra ridotta ai minimi termini, costretto a gettare nella mischia pure il giovane bulgaro Despodov, ribalta una partita che sembrava persa dopo il colpo di testa di Kucka. Al Parma non riesce il colpo della sesta vittoria esterna. Ma sarebbe stato troppo. Il Cagliari, davvero disperato, vince con il bomber (nove gol in campionato), ma mette "anema e core", quel che il pubblico, rumoroso e polemico con la dirigenza, chiedeva a una squadra che stava per inabissarsi. Ora Maran respira anche se pagherà altri conti alla sfortuna perché perderà il terzino sinistro Luca Pellegrini (uscito col ginocchio a pezzi) e a Genova non avrà sicuramente Joao Pedro che, dopo un giallo per fallo su un avversario, ha completato l'opera facendosi espellere per proteste.

PRIMO TEMPO — La partita parte con uno stadio che torna ad essere pieno. Maran decide di lasciare ancora fuori il croato Srna, sempre più in difficoltà, riporta Padoin al ruolo di terzino a destra col giovane Luca Pellegrini a sinistra in rampa di lancio. In mezzo c'è Deiola che dovrebbe avergli detto del Parma capace di vincere cinque volte fuori casa prima di questa sfida. Barella giostra e corre dietro Pavoletti e Joao. D'Aversa sistema, come previsto, un altro ex cagliaritano, il trentottenne Gobbi, dietro a sinistra. Davanti le frecce Gervinho e Biabiany accompagnano Inglese che è un pericolo costante. Il tifo rossoblù chiede vittoria e attributi e il Cagliari comincia spingendo con Pellegrini che è l'uomo in più. L'occasione migliore capita a Deiola su uno spunto nato dall'insistenza di Pellegrini ma Sepe è pronto con i pugni. Ma dopo 23' proprio l'ex romanista su un recupero in scivolata ci rimette il ginocchio destro e dopo 5' deve uscire. Entra il greco Lykogiannis (Srna bocciato?), ma, dopo che Cigarini, bravo a uscire e a capire dove mandare la palla, becca il solito giallo per fallo su Stulac, il Parma passa: cross di Gobbi sulla sinistra, Kucka salta più alto di tutti e sorprende Cragno al quale non riesce il colpo di reni. E' un colpo al Cagliari che aveva spinto di più contro un Parma che gioca sempre allo stesso modo: tutti dietro e pronti a ripartire, soprattutto con Gervinho, sul quale però i raddoppi funzionano. Stavolta l'ivoriano non punge, anche perché Ceppitelli e un super Pisacane sono molto vigili. Sempre. Ma al riposo il Parma va in in vantaggio felice, il Cagliari triste, sepolto dai fischi.

SECONDO TEMPO — Il Cagliari è disperato, deve provare a ribaltarla. Deiola prende il giallo e poco dopo finisce la sua gara. Maran prova subito la carta del bulgaro Despodov, al debutto in casa, portandolo accanto a Pavoletti e ridando a Joao Pedro il ruolo di trequarti. La Nord continua a contestare Giulini. Ma il Parma per poco non raddoppia, cross di Biabiany e Inglese mette fuori di poco. Barella non ci sta, mette tutto quel che ha, pesca Joao in area che di testa spedisce fuori. Ma due minuti dopo (21') il Cagliari guadagna una punizione che il solito Cigarini, piedi ottimi e scelte azzeccate (nonostante qualche passaggio sbagliato di troppo) mette in mezzo, bella torre di Ceppitelli e Pavoletti la spinge dentro regalando il pareggio. E' bagarre piena perché il Parma non molla mai e guadagna calci d'angolo in serie. Ma è la magia di Barella che dalla sinistra fa una cosa straordinaria crossando un pallone perfetto per Pavoletti che riscopre la testina d'oro e fulmina Sepe. Il Cagliari finisce in rosso per l'espulsione di Joao Pedro (evitabile) per proteste dopo un giallo. Ma la gara è ribaltata, l'incubo è finito e alla Sardegna Arena può partire la musica a palla.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2019 23:53
 
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Atalanta-Milan 1-3: doppietta di Piatek e
Calhanoglu gol, dopo la rete di Freuler

I rossoneri salgono a 42 punti, appena una lunghezza sotto l'Inter
terza in classifica, impegnata domenica alle 18 contro la Sampdoria


Indiavolato al punto giusto, pratico e cattivo come solo le big sanno essere, e con un interruttore al centro dell'area che accende la maturità da Champions di tutta la squadra e spegne le certezze delle rivali dirette: questo è il Milan di oggi, un Milan che alza la voce nella sfida da quarto posto in casa dell'Atalanta e allunga sui nerazzurri, si piazza a un punto dall'Inter terza in attesa di sapere come risponderanno gli uomini di Spalletti domani contro la Samp. Il 3-1 con cui i rossoneri si impadroniscono del big match di Bergamo spazzando via il tabù-Dea (l'ultimo successo da queste parti risaliva al maggio 2015) è una prova di forza e di crescita di tutto il gruppo: il Milan va sotto e soffre, poi la ribalta e la congela a cavallo tra i due tempi grazie alla doppietta di Piatek (17 gol in A, 25 in stagione) e al gol del ritrovato Calhanoglu.

SEGNALI — Oltre che brillare come un gioiello sfoggiato in una serata di gala, il piatto sinistro al volo (su cross di Rodriguez) con cui il polacco agguanta il pareggio rossonero è un segnale forte e chiaro: c'era un Milan prima e dopo di lui. Quello senza Pistolero sarebbe probabilmente colato a picco sotto i colpi di un'Atalanta bella e determinata, che come un diesel carbura lungo il primo tempo, sblocca al 33' con Freuler – male Donnarumma, che si fa sorprendere da un tiro su cui era in traiettoria − e azzanna il Diavolo ai fianchi, lasciandosi ispirare dai giochi di prestigio di Ilicic sulla destra; quello "Piatekizzato" invece resiste e agguanta il pareggio nell'unico minuto di recupero concesso da Pasqua: 6 gol in 5 presenze e altro centro al primo tiro nello specchio, ritmi mostruosi.

MESSAGGI — I segnali del primo tempo diventano messaggi in un avvio di ripresa raramente giocato dal Milan con l'intensità messa in campo stasera a Bergamo: in 16 minuti i gattusiani correggono due difetti atavici − l'astinenza di Calhanoglu in campionato, che durava dallo scorso maggio, e il gol di testa, non esattamente la specialità della casa visto che l'unico lo aveva segnato Cutrone alla Sampdoria – e ammazzano la partita, avvisando l'Atalanta e le altre rivali nella corsa Champions che Romagnoli e compagni sono diventati grandi. Ci sarà da lavorare duro per scalzare questo Diavolo dal quarto posto.


UNO-DUE — Calha ribalta il risultato al 10', raccogliendo una respinta di Hateboer e indirizzando nell'angolino con un rasoterra forte e preciso: la balistica tanto invocata da Gattuso si materializza in una delle sfide più importanti della stagione e la montagna rossonera che sovrasta Hakan a bordocampo è la dimostrazione di quanto tutta la squadra aspettasse il gol del suo 10. Il turco ci mette del suo anche nel 3-1 di 6 minuti dopo, battendo il corner che sorprende Berisha ma non Piatek, che alza di un'altra tacca le sue medie da marziano. Il resto è ordinaria amministrazione, con i nerazzurri che provano a ritrovare il filo di una gara che hanno avuto in pugno fino allo scadere del primo tempo, senza però riuscire a raddrizzarla (Zapata non la vede mai, Gomez si ferma a un tiro fuori): il Milan nel frattempo è diventato cinico, come si addice alle grandi squadre.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/02/2019 23:58
 
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Serie A, Spal-Fiorentina 1-4:
gol e polemiche, Var protagonista

Succede tutto nella ripresa, sull’1-1 Pairetto annulla
un gol ai padroni di casa e concede un rigore ai viola.
Poi la formazione di Pioli dilaga e conquista i tre punti



Non è playstation. È la Var. Spal e ferraresi furibondi, Fiorentina che completa il suo nono risultato utile di fila in trasferta andando a vincere con ribaltone tecnico e tecnologico, quello scelto da Mazzoleni alla Var e decretato da Pairetto sul campo. Succede tutto fra il 26’ e il 32’ della ripresa: Chiesa vola a sinistra e viene contrastato da Felipe, per l’arbitro non c’è niente da segnalare e l’azione prosegue fino ad arrivare a Fares che crossa per il 2-1 di Valoti. La Spal, a quel punto, sogna di poter tornare alla vittoria dopo 5 mesi e invece no: Pioli sbraita nella sua area tecnica e intanto Mazzoleni chiama Pairetto a riguardarsi quell’azione Felipe-Chiesa. Tre minuti di consultazione video (e no) ed ecco assegnato il rigore: dagli spalti urlano “vergogna”, Veretout va sul dischetto ed è 1-2 quando fino a un minuto prima era 2-1. Mai ribaltamento fu più tecnologico. In più, a Spal avvilita per il mancato risultato, ci si mette anche Cholito Simeone: Giovanni, subentrato da poco a Benassi, vola in contropiede e fa 1-3. Il Mazza è in subbuglio e la Fiorentina chiude tutto con l’1-4 di Gerson. Un tecno-ribaltone, anche.

TRAVERSA E LAZZARI — La storia del match? Questa: la Fiorentina lascia in panchina Simeone e cerca di sfruttare l’onda da trasferta (8 risultati utili, 2 vittorie e 6 pareggi) infilando Gerson assieme a Chiesa (capitano al posto di Pezzella) e Muriel. Semplici cerca il definitivo sblocco dal Girone infernale: non vince in casa dal 17 settembre, 5 mesi esatti, e decide di affidarsi alla coppia regina Antenucci-Petagna. E proprio nell’ultima vittoria ci fu la doppietta dell’ex Atalanta che apre la partita dopo fiammate decisissime (oltre che una traversa di Muriel, gol più sbagliato che no) della Fiorentina che era andata vicina al gol anche con Veretout: bravissimo Antenucci a sfruttare un’indecisione di Vitor Hugo, palla recuperata sul fondocampo di destra e rimessa in mezzo per Valdifiori, potta di piatto, Lafont ribatte e Petagna è lì a ribadire di sinistro.
Il vantaggio spallino era arrivato dopo una non piacevole notizia: al 12’, Lazzari aveva dovuto abbandonare per un problema ai flessori dopo aver bloccato un contropiede di Chiesa; Semplici, in virtù di quel k.o. dell’uomo più rappresentativo, era passato al 4-5-1 dando un volto offensivo alla sua Spal con Antenucci lasciato in mezzo alla linea d’attacco, Petagna e Kurtic larghi per compattare e ripartire.

DISCUSSIONI — Insomma: per buona parte del primo tempo c’è stata molta Fiorentina, rimasta basita per il vantaggio spallino. Dieci minuti dopo però, dai e ridai, angolo su angolo e batti ribatti, Biraghi ha dato una palla comoda a Fernandes che da fuori area ha infilato l’1-1 (il suo secondo gol in trasferta) con botta secca che ha tramortito Viviano. Primo tempo vero e serio ed elettrico, con 5 ammoniti, una traversa e un infortunato: partita giocata.E la ripresa? Vive di folate sempre viola fino ai minuti del fattaccio: il “Mazza” ad ogni caduta di un giocatore viola grida “E’ rigore”, dopo il triplice fischio Kurtic vuole andare da Pairetto ad applaudirlo ma viene fermato. La rabbia ferrarese è evidente, la Fiorentina stravince, esonda, rivede la porta dell’Europa anche grazie alla Var che ha annullato il gol di Valoti del 2-1 e dato il rigore (parso netto) dell’1-2 di Veretout. E le discussioni sono appena cominciate.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 19:05
 
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Serie A, Empoli-Sassuolo 3-0.
I padroni di casa tornano a vincere

Krunic, Acquah e Farias firmano le reti della vittoria.
Emiliani poco incisivi. Uno splendido Dragowski neutralizza le poche occasioni



L’Empoli chiude la sua lunga striscia negativa battendo con un netto 3 a 0 il Sassuolo. Per la squadra di Iachini è il primo successo nel 2019. Tre punti preziosi nella delicata lotta salvezza. Grande protagonista Krunic autore di un gol da copertina ma positive anche le prove di Farias e Bennacer. Deludente invece la prestazione della formazione di De Zerbi. Mai in partita. Il Sassuolo fatica fin dai primi minuti e la squadra di Iachini ne approfitta. L’Empoli va vicino al gol con Krunic che centra in pieno la traversa dopo un perfetto tocco di Di Lorenzo. Il centrocampista bosniaco non sbaglia la mira al 34’. Krunic parte dalla propria metà campo. Brucia metri di campo e avversari, entra in area e beffa Consigli con un delizioso tocco. Una vera magia. Il Sassuolo non riesce ad accendersi. Neppure dopo lo svantaggio. L’Empoli, invece, non alza il piede dall’acceleratore e raddoppia al 37’. Farias dal fondo trova Acquah che beffa Consigli. Un uno-due micidiale. De Zerbi invita la sua squadra a svegliarsi. E in chiusura di tempo arrivare il primo lampo con Sensi che centra il palo. Ma l’azione era ferma per fuorigioco di Babacar.

SECONDO TEMPO — Il tecnico del Sassuolo inserisce all'inizio del secondo tempo Berardi e Bourabia. Ma gli emiliani trotterellano senza ispirazione. Babacar arriva in ritardo su un paio di traversoni interessanti. Facendo innervosire De Zerbi. È un Sassuolo con poca fame e poca voglia. L'Empoli invece ogni volta che parte in contropiede crea situazioni di pericolo. Al 15' arriva il terzo gol degli azzurri. Delizioso l'assist di Bennacer per Farias che controlla, entra in area e batte Consigli. Una ripartenza da manuale. Iachini sul 3 a 0 concede spazio anche a qualche panchinaro. Spazio, quindi a La Gumina, assente dalla partita contro l’Inter dove accusò un fastidio muscolare. Il Sassuolo sfiora il gol della bandiera con Locatelli. Dragowski è attento e devia in angolo. Positivo anche il comportamento del portiere polacco arrivato nel mercato invernale dalla Fiorentina. L’Empoli chiude la gara senza subire gol. Non succedeva da venti partite.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 19:10
 
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Serie A, Genoa-Lazio 2-1: Badelj apre,
Sanabria e Criscito la ribaltano

I rossoblù ribaltano l’iniziale vantaggio di Badelj e
conquistano una vittoria importantissima in chiave salvezza



Criscito all’ultimo respiro e il Genoa va in paradiso. La squadra di Prandelli vince di rimonta al termine di una partita in cui le due squadre alternano reciprocamente momenti di sofferenza ad altri di dominio. Il pareggio sarebbe stato più giusto, anche perché la Lazio soccombe solo alla fine e dopo aver perso per infortunio un altro giocatore ancora, Radu. Ma il Genoa viene premiato per la sua capacità di restare sempre in partita e di credere fino in fondo ad una vittoria che le consente di tenere a debita distanza la zona calda. Esulta la formazione di casa ed esulta soprattutto il suo allenatore Prandelli che consuma la sua rivincita su Lotito che tre anni fa lo contattò per allenare la Lazio ma poi lo scartò.

IL GRAFFIO DI BADELJ — La prima mezzora scivola via senza che nessuna delle sue squadre riesca a piazzarsi al centro del ring. E’ una lunga fase di studio in cui la palla staziona quasi sempre a centrocampo e i due portieri restano inoperosi. Il Genoa fa molta densità in mezzo, attacca i portatori di palla biancocelesti e così la squadra di Inzaghi non riesce a sviluppare il suo consueto gioco. Per i romani pesano anche le assenze: i titolari fermi ai box sono cinque, nove gli indisponibili. C’è però Immobile, che rientra dopo aver saltato le ultime due partite. Con tante assenze Lazio comprensibilmente guardinga, ma anche il Genoa non si lancia all’arrembaggio. Il 4-3-3 di Prandelli è raccolto e prevede continui scambi di fascia tra Kouame e Lazovic. Col passare dei minuti i padroni di casa salgono di ritmo e acquisiscono maggiore convinzione. E nell’ultimo quarto d’ora si rendono pure molto pericolosi dalle parti di Strakosha. Il portiere della Lazio è chiamato ad interventi non facili prima su Lerager (30’), quindi su Sanabria (34’) e successivamente viene graziato dallo stesso Sanabria che spara alto da buona posizione (41’). Tre ottime opportunità non sfruttate e, come spesso capita nel calcio, pagate a caro prezzo dai genoani. Perché a un minuto dall’intervallo a passare in vantaggio è la Lazio. Badelj lavora molto bene una palla sul limite dell’area, chiede ed ottiene il triangolo da Immobile ed una volta davanti a Radu lo fredda con un piatto destro. La squadra di Inzaghi passa alla prima vera occasione, perché le opportunità avute in precedenza da Correa e Marusic (entrambe sprecate male) sarebbero comunque state vanificate dalle rispettive posizioni di fuorigioco.

SANABRIA E CRISCITO RIBALTANO — Nell’intervallo Prandelli toglie Lazovic, mette dentro Bessa e passa al 4-3-1-2, col nuovo entrato che giostra da trequartista. La mossa però, almeno inizialmente, non produce grandi cambiamenti. Anzi, è la Lazio a sfiorare il raddoppio con Correa che, servito da Immobile, mira l’angolino, ma Radu ci arriva. Poi è Badelj a sfiorare la doppietta con una girata al volo dal limite dell’area che si stampa sulla traversa. Al Genoa serve un’altra sostituzione per cambiare davvero l’inerzia della partita. E’ quella che Prandelli fa successivamente mettendo Pandev al posto di Radovanovic. Il macedone si piazza dietro le punte e Bessa scala a centrocampo. A mutare il corso degli eventi sono però pure i cambi di Inzaghi che indeboliscono ulteriormente una Lazio già incerottata. Immobile (non ancora al meglio) deve lasciare il campo a Caicedo, Romulo a Leiva e poi soprattutto Radu (nuovo infortunato) esce per il debuttante Jordao. Il tecnico della Lazio è costretto a ridisegnare la squadra con Leiva che va a fare il centrale difensivo con Acerbi che scivola sul centro-sinistra della retroguardia. Troppi spostamenti (tutti necessari peraltro) che fanno perdere la bussola ai biancocelesti. Il Genoa ha il pregio di capire il momento di sbandamento ed affonda senza pietà. Il pari arriva alla mezzora con Sanabria che, sugli sviluppi di un angolo di Criscito corretto di testa da Zukanovic, anticipa Caicedo e Leiva e beffa Strakosha. La squadra di casa sa che a quel punto ha la partita in pugno e non si ferma. Va vicina al gol del sorpasso prima con Pandev e poi con Biraschi. E quando l’1-1 sembra ormai scritto il 2-1 lo trova al 3’ di recupero con una conclusione dal limite del capitano Criscito. Per il tripudio di Marassi.

Stefano Cieri

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17/02/2019 19:14
 
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Udinese-Chievo 1-0, Teodorczyk decide nel finale

La partita della Dacia Arena viene decisa all’83’:
il polacco si fa parare il rigore da Sorrentino ma poi ribadisce in rete.
Tre punti d’oro per i bianconeri, sprofondano i gialloblù



Se qualcuno vuole imparare a vincere una partita senza meritarla affatto, si riguardi Udinese-Chievo. Al tramonto della sfida, un gol di Teodorcczyk che ribatte in rete il suo rigore respinto da Sorrentino, ridà fiato e morale per la lotta salvezza a un Udinese sull’orlo di una crisi di gioco, se non di nervi. Ci mette lo zampino la Var, che concede la massima punizione, diremmo in modo molto severo, per un’alzata di gomito di Djordjevic su Lasagna . Così il Chievo, che aveva giocato molto meglio, torna a Verona con zero punti e con la fiammella della speranza sempre più fievole, praticamente spenta. L’unica sua colpa è stata quella di non concretizzare le occasioni avute, merito anche di un Musso sempre attento.

TANTO CHIEVO — Prima del gol, si era vista una squadra arrancare in cerca di uno straccio di manovra, l’Udinese, e un’altra con le idee chiare di come portare avanti il pallone, almeno fino all’area. A pochi minuti dall’inizio, Depaoli, per dire, si è divorato un gol di testa. Comunque, Il Chievo piaceva con Hetemaj dominatore a centrocampo, Giaccherini sempre pronto al lancio giusto, e una difesa attenta che lasciava poco o nulla a Okaka e Lasagna. L’Udinese discreta invece si è vista soltanto con due tiri da fuori (bellissimo quello di Nuytinck che ha colpito il palo), fino a quando non è entrato Pussetto che ha dato lucidità e cambio di ritmo. Anche nella parte finale il Chievo ha avuto più occasioni (bravo Musso su quella tripla di Megguiorni e De Paoli) ma in ripartenza perché finalmente con l’argentino l’Udinese spingeva di più e alla fine ha trovata il premio inaspettato. Colto dal giocatore appena entrato. I polacchi sono gli uomini del momento.

Fabio Bianchi

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17/02/2019 19:18
 
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Serie A, Inter-Sampdoria 2-1: decide Nainggolan

Senza Icardi sono di D'Ambrosio e del belga i gol che decidono l'incontro.
Di Gabbiadini il momentaneo pareggio blucerchiato



Potere della cresta, che batte il cappellino. Radja Nainggolan decide Inter-Sampdoria, tornando dominante, diventandolo forse per la prima volta a Milano. La cresta che aveva abbandonato (“Ho trent’anni, basta”) è stata rispolverata con funzioni taumaturgiche. Funziona. E sposta i riflettori, per un po’, da quel cappellino in tribuna, quello di Mauro Icardi, accompagnato dalla chioma bionda di Wanda Nara. Il celebre assente, inquadrato dai maxi-schermi quasi a chiamare i fischi (arrivati), vede l’Inter vincere 2-1, e mostrare una prova convincente, almeno rispetto i “bassi” dell’ultimo periodo. La squadra di Spalletti costruisce tanto, sbaglia molto, non è impermeabile dietro, ma strappa applausi e soprattutto, tre punti importanti nella risalita dallo sprofondo in cui sembrava caduta a gennaio. L’erede di Mauro, nel ruolo di centravanti, mostra colpi più a servizio della squadra che nella ricerca della porta. Fa tanto e bene in costruzione e assist, non segna in un paio di occasioni buone. Ma Lautaro c’è, anche per il futuro. Ed è tornato anche Perisic: corsa, dribbling, tiri, assist. La Samp agguanta il pareggio e non lo tiene: giocare gioca, piacere a tratti piace, però manca sempre un po’ di sostanza. Le idee ci sono, i fatti non sempre.

I GOL — Tutto ciò che era rimasto in fase potenziale, in una gara da spazi aperti come non se ne vedono troppe nella nostra Serie A, trova sfogo nel giro di cinque minuti, fra il 28’ e il 33’. Lì saltano in un colpo solo il tabù offensivo dell’Inter e la sua imbattibilità difensiva casalinga. Il primo a fare le veci di Icardi è il meno atteso, in quei panni: D’Ambrosio. In realtà fa quasi tutto Perisic che taglia la difesa da sinistra, ingannando Bereszynski e crossa basso. Ma il terzino ci va in allungo, fissando l’1-0. I 55mila di San Siro non hanno ancora finito di esultare che una palla in area rimpalla fra Brozo e Skriniar e un doriano a terra: Gabbiadini, appena entrato, ci si avventa e batte Handanovic. Ma i casini di questi tempi sono almeno serviti a superare la fase in cui l’Inter si scioglieva alla prima difficoltà. Ora ha recuperato voglia, coesione, spinta nervosa: così 3’ dopo il pari ritorna vanti. Corner di Candreva, deviazione all’indietro di Skriniar e tiro di controbalzo di Nainggolan: due rimbalzi e palla in buca.

INTER — Spalletti aveva scelto di esaltare il buon Nainggolan di questo ultimo periodo tenendolo dietro le punte nel 4-2-3-1 che ha in Lautaro il vertice avanzato e in Politano l’uomo più “carico” dal 1’. Il Ninja si presenterà dalle parti della porta avversaria (pericolosamente con un tiro a giro dopo 31’), ma spesso anche in ripiegamento difensivo, con sprint all’indietro e tackle come ai “tempi belli”. Anche grazie al belga l’Inter costruisce più degli avversari, sfruttando le buoni doti di dialogo di Lautaro (a cui manca il killer instinct al 6’, dopo fuga solitaria) e la voglia, apprezzabile e apprezzata, di Perisic. A volte però gli uomini di Spalletti si spezzano in due tronconi, lasciando buchi a centrocampo e più spesso vengono infilati dalla corsia di Dalbert, in visibile difficoltà e quasi costante ritardo. Però le occasioni da gol, specie nella ripresa, sono molteplici: i doriani concedono campo da correre, e i vari Perisic e Nainggolan se lo prendono tutto. Politano fa e disfa, sfiora il gol, esce e lascia il posto a un Candreva che risulterà, nel suo piccolo, decisivo col corner. Le feste dopo i gol raccontano di un gruppo compatto, Spalletti che entra in capo dimostra quanto questa gara fosse importante. Per un mucchio di motivi, non solo di classifica.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 23:52
 
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Maestro del B-side
Napoli-Torino 0-0: Sirigu e il palo mandano la Juve a +13

Gli azzurri stoppati dalle parate del portiere e dal legno
colpito da Insigne nella ripresa: primo posto lontanissimo.
I granata restano in scia al treno che vale l'Europa



Una partita a senso unico che finisce con uno zero a zero quasi incredibile, per come sia maturato. Perché il Napoli chiude nella propria trequarti il Torino che non riesce mai a rendersi effettivamente pericoloso con un’unica conclusione (telefonata) di Izzo all’89’. Ma la crisi degli attaccanti napoletani appare evidente. Manca determinazione sotto porta e, nonostante Ancelotti faccia entrare in corsa pure Mertens e Verdi passando al 4-2-3-1, non c’è verso di battere Sirigu, che diventa l’eroe della serata per il quarto cleen-sheet consecutivo, in campionato al Toro non capitava da oltre trent’anni: aprile 1988. E così ora gli azzurri scivolano a -13 dalla Juve.

MILIK QUANTE OCCASIONI — Ancelotti dà un segnale chiaro ai suoi: pochissimo turn over perché il campionato non si abbandona. Rispetto all’impegno di Zurigo in Europa League solo due cambi: Ospina in porta e Hysaj a sinistra, perché Ghoulam non è ancora al meglio. Per il resto centrocampo e attacco confermati. Mazzarri invece preferisce spostare Ansaldi mezz’ala è lasciate De Silvestri e Aina esterni, fuori Baselli. E anche Iago Falque con Berenguer al fianco di Baselli. Il Torino cerca di pressare alto e non schiacciarsi, ma negli uno contro uno in mezzo al campo prevalgono gli azzurri che spostano palla velocemente. Il Napoli del primo tempo è un bel vedere e costruisce almeno sei palle gol nitide nonostante la grinta della fase difensiva granata. Per ben quattro volte è Milik a trovarsi con i movimenti corretti al posto giusto, ma in questo momento non ha l’istinto killer del connazionale Piatek. E così per due volte in scivolata, a un metro della porta, non riesce a correggere in rete su ottimi suggerimenti di Zielinski e Fabian Ruiz. Mentre sul cross di Hysaj la girata del polacco è fuori di poco, ed è poi centrale la conclusione su altro cross di Zielinski. Non finisce qui perché Malcuit, rubando palla a Berenguer, lancia in profondità Insigne che, tutto solo, si fa deviare in angolo da Sirigu la conclusione. Mentre allo scadere Fabian Ruiz scaglia un sinistro perentorio, ma Moretti riesce a metterci il piede per alzare il calcio d’angolo. Il Torino non arriva mai a impensierire Ospina, perché Berenguer prova qualche serpentina, ma troppo lontano dalla porta, mentre quando Rincon - favorito da un rimpallo - si ritrova un pallone da sbattere in rete, gli si para davanti Koulibaly che come un supereroe in scivolata “para” e riparte.

IL COPIONE NON CAMBIA — Mazzarri abbassa un po’ Berenguer per non fare straripare gli azzurri, che però arrivano alla conclusione con facilità, ma su Fabian Ruiz e Milik rimedia Sirigu, che quando è battuto da una stupenda traiettoria a giro di Insigne, viene salvato dal palo. Nel finale Napoli sbilanciato ma Aina prima e Belotti dopo non trovano lo spunto per andare in porta.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/02/2019 23:55
 
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