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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Milan-Torino 0-0: i rossoneri sprecano l'allungo Champions

Donnarumma super su Iago in avvio, Cutrone getta al vento un'occasionissima nel finale:
il pareggio del Meazza è il risultato giusto


Tra Milan e Torino si sono visti match più belli senza dubbio, ma da lassù Gigi Radice avrà sorriso lo stesso, perché le sue due squadre un passo in più in classifica lo hanno fatto senza sgambettarsi: il Milan non vede ancora l'Inter dietro l'angolo ma resta quarto da solo, il Toro ha testato sul campo personalità e solidità da grande, l'Europa era e resta assolutamente alla portata dopo questo 0-0 in trasferta, ennesima prestazione che porta punti lontano da casa.

CHE GIGIO — Il primo tempo non emette sentenze ma regala un paio di indicazioni: il Toro che Mazzarri presenta a San Siro è una squadra in ripresa rispetto alle ultime uscite, Baselli e compagni sfruttano la superiorità numerica in mezzo e cercano l'ampiezza sulle fasce, dove a sinistra Ansaldi ha spesso vita facile con Calabria. Non a caso due delle tre grandi occasioni granata sgorgano dal lato mancino: l'argentino arma il colpo di testa di Iago e Donnarumma si oppone con una parata che strappa gli applausi dello stadio, Rincon pesca Belotti che mette sopra la traversa. Il Gallo ci riproverà anche piazzandola dal limite dopo un pallone perso da Higuain: super Gigio dice ancora di no. Il 4-4-2 con cui Gattuso veste il suo Milan aumenta il peso in area ma impoverisce la catena di destra, dove Suso non brilla e Kessie rinuncia ai classici inserimenti per non scoprire la mediana: il risultato è un gioco meno fluido di altre volte, con palle gol poco manovrate e nate più che altro dalla pressione offensiva di Cutrone. Che spaventa il Torino − Sirigu gli chiude la strada con una gran parata intorno alla mezzora − e resta a guardare quando il Pipita battezza la zona tiro: Higuain preferisce non servirlo e tenta un sinistro a giro da fuori nel finale di tempo, sbagliando la mira. Gigio e Sirigu meglio dei bomber.

RIMPIANTO CUTRONE — Rino e WM provano a smuovere il match nella ripresa: fuori uno spento Calhanoglu (la cosa non fa più notizia) fischiato dai tifosi (questa sì è una notizia) e dentro Castillejo, mentre dall'altra parte Zaza prende il posto di Iago. Lo spagnolo è quello che prova a dare la scossa e il Milan in effetti lo segue: sfiora subito il gol con un tocco sporcato dalla difesa granata a due passi da Sirigu, manda in porta Suso che non inquadra con il destro, apparecchia per Higuain che trova Djidji a sporcargli la conclusione. I rossoneri chiudono in crescendo e la vera palla gol capita sul destro di Cutrone, dopo un'azione confusa in area granata: palla clamorosamente fuori a tu per tu col portiere. Mancano ancora 3', ma il punteggio non si sblocca più. L'unica nota da aggiornare nel tabellino è l'ennesima espulsione di Mazzarri per proteste.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2018 00:27
 
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SERIE A 2018/2019 15ª Giornata (15ª di Andata)

07/12/2018
Juventus - Inter 1-0
08/12/2018
Napoli - Frosinone 4-0
Cagliari - Roma 2-2
Lazio - Sampdoria 2-2
09/12/2018
Sassuolo - Fiorentina 3-3
Empoli - Bologna 2-1
Parma - Chievo 1-1
Udinese - Atalanta 1-3
Genoa - Spal 1-1
Milan - Torino 0-0

Classifica
1) Juventus punti 43;
2) Napoli punti 35;
3) Inter punti 29;
4) Milan punti 26;
5) Lazio punti 25;
6) Torino punti 22;
7) Atalanta, Roma, Sassuolo e Parma punti 21;
11) Sampdoria punti 20;
12) Fiorentina punti 19;
13) Cagliari punti 17;
14) Empoli e Genoa punti 16;
16) Spal punti 15;
17) Udinese punti 13;
18) Bologna punti 11;
19) Frosinone punti 8;
20) Chievo(-3) punti 3.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
10/12/2018 00:28
 
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Serie A, Inter-Udinese 1-0: Icardi fa il cucchiaio su rigore

I nerazzurri conquistano i tre punti contro i bianconeri
e rialzano la testa dopo l’eliminazione dalla Champions.
Il bomber argentino sigla il gol vittoria dagli undici metri



Tre punti e questo basta. L’Inter aveva bisogno di una medicina forte per riprendersi dall’eliminazione in Champions League e il cucchiaio dal dischetto di Mauro Icardi, su rigore concesso da Abisso solo grazie alla Var al 31’ del secondo tempo, serve a tirare su il morale, anche se battere l’Udinese è tutt’altro che una passeggiata (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA). La prima nerazzurra di Beppe Marotta, seduto alla destra del presidente Zhang (alla sinistra c’è il vice Zanetti), vale comunque il ritorno al successo dopo 4 partite (tra A e Champions), la sesta vittoria di fila in casa in campionato e regala il gol numero 120 in nerazzurro a Maurito. Numeri che servono per ripartire e danno a Luciano Spalletti un po’ di ossigeno.

DIFFICILE — Ma la partita non è una sinfonia nerazzurra, tutt’altro. L’Inter, che manda Perisic in panchina e comincia con Keita largo a sinistra nel 4-3-3, nel primo tempo fa un monologo ma senza acuti. I nerazzurri sono costantemente all’attacco, crossano tanto (16 volte solo nei primi 45’) ma i pericoli per Musso sono proprio pochi. Le prime due occasioni sono per Joao Mario, poi Maurito Icardi al 22’ spizza di testa su angolo di Politano e va vicino al vantaggio. Brozovic non è in una delle migliori serate, Icardi gioca più di appoggio che sottoporta; dall’altra parte De Paul è un motorino e Fofana ci mette il muscoli. La chance più grande ce l’ha Keita al 43’: Borja Valero si fa tanto campo palla al piede e serve il senegalese che spara subito in porta, ma Musso è perfetto e alza in angolo.

CI PENSA MAURO — Rientrata dagli spogliatoi l’Udinese esce dal guscio e prende coraggio. Al 6’ Mandragora si mangia le mani: Fofana gli dà una palla al bacio ma lui tutto solo in area spara alto. In meno di due minuti i friulani si rifanno sotto ancora, prima con De Paul che tira alto due volte, poi con Ter Avest che ci prova ma va fuori di poco. L’Inter sbaglia tanto al limite dell’area e San Siro inizia a rumoreggiare. È il momento di Lautaro, che entra per Borja Valero: Spalletti abbandona il 4-3-3 e rispolvera il 4-2-3-1. C’è tanta foga, spesso l’ultimo passaggio è sbagliato. Al 21’ errore di testa di Icardi: Keita crossa benissimo dentro l’area, Mauro prova a piazzarla ma mette a lato. Poco prima della mezz’ora la svolta: angolo dalla sinistra, Fofana sembra toccare il pallone con la mano ma l’azione continua, con Skriniar che richiama l’attenzione di Abisso. Il gioco va avanti sino a quando l’arbitro si ferma e va a rivedere l’azione: la Var conferma, rigore e poi scavetto vincente di Icardi. L’Inter non la chiude, c’è tempo per rivedere in campo Nainggolan e poi Pussetto nel recupero mette paura a San Siro. Che stavolta, però, può tornare ad esultare.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/12/2018 14:01
 
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Serie A, Torino-Juventus 0-1: decisivo ancora Cristiano Ronaldo

Dopo una gara poco brillante dei bianconeri, ci pensa la stella portoghese
a togliere le castagne dal fuoco grazie a un penalty guadagnato da Mandzukic



Mette la firma sul primo derby del suo regno bianconero, e non è una rete qualunque: il rigore di Cristiano Ronaldo che decide il derby della Mole (qui il tabellino della gara) è il gol numero 5000 della Juve in Serie A. Nella notte del Grande Torino non si arresta la marcia di questa Juventus: quindicesima vittoria e sedicesimo risultato utile su sedici partite del campionato, bianconeri tornati così momentaneamente a più undici sul Napoli in classifica. Al Toro restano i rimpianti per aver interpretato con la giusta mentalità questa stracittadina, ma poi sprecando tutto con un orribile retropassaggio di Zaza, che grida ancora vendetta, dal quale è nato il fallo da rigore.

IL PROTAGONISTA MANCATO — Quando il derby sta per iniziare, svanisce subito l’illusione di poter vedere tra i protagonisti Iago Falque: nell’undici c’è Zaza accanto a Belotti, lo spagnolo (in dubbio per tutta la settimana) si è dovuto arrendere al risentimento muscolare alla coscia destra riapparso domenica sera a San Siro dopo l’infortunio di Udine ad inizio campionato. I test del mattino hanno dato esito negativo, e Iago non trova posto nemmeno in panchina. Il Toro è, per il resto, quello atteso alla vigilia: 3-5-2, centrocampo molto compatto, con Baselli e Meité praticamente bloccati, la propulsione di Aina preferita sulla destra all’esperienza di De Silvestri (per lui seconda esclusione consecutiva). La Juve disegnata da Massimiliano Allegri è quella annunciata alla vigilia, distesa con un 4-3-3 molto dinamico, con Ronaldo (partito sulla sinistra) e Dybala (in avvio sulla destra) a scambiarsi spesso le fasce. Tra i pali c’è Perin, De Sciglio e Alex Sandro prendono posto sugli esterni, a centrocampo Pjanic protetto da Matuidi e dal ritorno di Emre Can.

RONALDO AVVIO AL MASSIMO — Il primo atto di questo derby della Mole si gioca costantemente sul filo dell’equilibrio: la Juve si fa preferire nel palleggio in avvio, il Toro esce a testa alta nella seconda parte del primo tempo. Juve forse meno autoritaria del solito, il Toro svolge alla perfezione lo spartito consegnatogli da Mazzarri: bello tosto e preciso, attento e pronto a far male nelle ripartenze. E’ la prima stracittadina di Cristiano Ronaldo, e viene quasi naturale che sia sua la prima occasione della serata, quando dopo undici minuti ci prova dal limite la palla muore sui tabelloni. Proprio l’undicesimo è il primo momento che segna un prima e un dopo di questa partita: sugli sviluppi di un calcio d’angolo Sirigu subisce la carica di Emre Can e prende un colpo al fianco sinistro. Il portiere granata stringe i denti, fa in tempo a firmare un miracolo su Ronaldo al quarto d’ora a mano aperta, ma pochi minuti deve arrendersi al dolore. Esce tra gli applausi, mentre Ichazo raccoglie la prima presenza in campionato di questa stagione.

IL CORAGGIO DEL TORO — La buona partenza dei bianconeri sbatte contro il muro granata, e dopo i primi venti venticinque minuti la trappola tattica costruita da Mazzarri (con Izzo e Baselli a inseguire ovunque Ronaldo, Djidji a uomo su Dybala, e un centrocampo attentissimo votato al sacrificio) inizia a funzionare. Il Toro prende coraggio, si alza e ha le sue occasioni: quella migliore la confeziona Belotti (al 32’) impegnando Perin di testa, poi Zaza non è rapido quanto basta per colpire sulla ribattuta sottoporta. Zaza ha però voglia e, tre minuti dopo, produce un assolo che se non porta pericoli seri a Perin ha però il merito di infondere entusiasmo ai granata. Nel finale, Ichazo è attento sul colpo di tacco di Chiellini.

L’EPISODIO — Il primo quarto d’ora della ripresa è il miglior momento granata per impeto e aggressività: prima Izzo con un colpo di testa (al 7’) dà l’illusione del gol, poi trenta secondi dopo Chiellini riesce a toccare quanto serve una potenziale occasione di Belotti. Due minuti dopo, il Toro si lamenta con l’arbitro Guida per le maniere forti utilizzate in area da Sandro su Zaza: Mazzarri chiede il rigore dalla panchina, per il direttore di gara non c’è nulla. La Juve però non si scompone, reagisce con Dybala (al 13’, murato da Nkoulou), e passati i primi 15’ inizia ad occupare la metà campo granata. La gara scorre sui binari dell’equilibrio e quando si ha l’impressione che possa essere risolta solo da un episodio, eccolo che arriva e sorride alla Juventus. Al 23’ Zaza combina un pasticcio imperdonabile: il suo retropassaggio all’interno dell’area per Ichazo è troppo corto, il portiere granata esce alla disperata atterrando Manduzkic. Dal dischetto Ronaldo è implacabile (anche se Ichazo intuisce). Il Toro incassa accusa il colpo, tre minuti dopo viene salvato dal guardalinee che pesca Manduzkic in posizione di fuorigioco dopo che aveva battuto Ichazo. Mazzarri si gioca le carte Parigini e Berenguer, ma il derby è ormai andato.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/12/2018 14:05
 
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Serie A, Spal-Chievo 0-0: gara viva ma reti inviolate.
Traversa di Floccari al 94’

La squadra di Semplici si rende più pericolosa e nel recupero colpisce un legno,
quella di Di Carlo trova il quinto pareggio consecutivo in campionato



Un punto a testa, tante occasioni ma niente reti. Primo tempo targato Chievo, ripresa tutta della Spal con due enormi palle-gol nel finale (Paloschi stoppato sotto misura e traversa di Floccari). Pochi sorrisi su entrambi i fronti. La Spal non vince in generale dal 20 ottobre (contro la Roma all’Olimpico) e in casa il successo manca dal 17 settembre (contro l’Atalanta). Dal canto suo, il Chievo centra il quinto pareggio consecutivo (il quarto targato Di Carlo), ma i tre punti a Ferrara erano vitali per poter realmente pensare al miracolo salvezza. Qui il tabellino della gara.

INIZIO CHIEVO — Semplici propone la sua Spal con il classico 3-5-2: dietro c’è Bonifazi con Vicari e Felipe; in regia Schiattarella; Missiroli e Kurtic interni; Lazzari e Fares a tutta fascia; Petagna e Antenucci di punta. Di Carlo lascia in panchina Birsa e Stepinski, e va sul 3-4-1-2: dietro Bani, Rossettini e Barba; Leris, Radovanovic, Hetemaj e Jaroszynski a centrocampo; Giaccherini a ridosso di Meggiorini e Pellissier. Primo tempo senza reti, ma è il Chievo a fare la partita e a creare i pericoli veri. Pellissier ci prova tre volte: diagonale di sinistro deviato in angolo da Gomis; quindi doppia conclusione ravvicinata con Gomis (in uscita bassa) e Lazzari (sulla linea di porta) che sbarrano la strada al capitano dei veneti. Spal mai veramente incisiva, solo conclusioni fuori misura, a parte un sinistro ravvicinato di Fares respinto di petto da Bani a cinque metri da Sorrentino. Lazzari è il più pericoloso dei padroni di casa: scende, punta il diretto avversario e crossa con continuità senza però essere premiato da Antenucci, Petagna e compagni.

LA RIPRESA — Dopo l’intervallo la Spal alza ritmo e baricentro. Il primo tiro in porta è però di Giaccherini: Gomis blocca a terra. È l’ultima giocata dell’ex Juve: entra Birsa. Poco dopo Semplici risponde con Floccari per Petagna. Kurtic ci prova su punizione (blocca Sorrentino) e con un destro a girare dai 20 metri (palla di poco alta). Esce Pellissier (applaudito anche dai tifosi della Spal): in campo Stepinski. Semplici gioca invece la carta Paloschi e richiama in panchina Antenucci. E proprio l’attaccante di scuola Milan va vicinissimo al gol da tre punti: gran controllo nel traffico in piena area, girata di destro rapidissima e miracolosa respinta di Bani a due passi da Sorrentino. In pieno recupero, il missile di Floccari da fuori si stampa sulla traversa.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
16/12/2018 16:45
 
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Fiorentina-Empoli 3-1, rimonta viola con Mirallas, Simeone e Dabo

Pioli torna al successo: vantaggio ospite al 23’ con Krunic, poi la reazione.
Il belga pareggia la partita al 40’, il Cholito porta avanti i suoi al 59’ e il francese chiude il match



La Fiorentina piomba nella paura per quasi un tempo, poi rimonta e torna alla vittoria dopo due mesi e mezzo: 3-1 (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA). Prima sconfitta invece della gestione Iachini, con l’Empoli che non è riuscito a replicare un ottimo primo tempo cadendo nella ripresa sotto i colpi di una Fiorentina vivace e leggera, soprattutto dopo la rete di Simeone. Pioli affianca Mirallas allo stesso Simeone dirottando Chiesa a destra con Ceccherini in difesa al posto di Laurini. Nell’Empoli La Gumina e Caputo formano il tandem d’attacco, con Krunic che recupera e parte titolare.

BOTTA E RISPOSTA — La Fiorentina parte piano, il morale è basso e le gambe ne risentono. Ne approfitta la squadra di Iachini che al 14’ sfiora il vantaggio con Caputo che si gira a centro area e colpisce, Lafont respinge con le braccia. Alla prima azione offensiva i viola passano con un colpo di testa di Biraghi, ma la rete viene annullata per fuorigioco. Poi è Vitor Hugo a mangiarsi il vantaggio di testa tutto solo in mezzo all’area di rigore. Sul capovolgimento di fronte l’Empoli passa. Antonelli vola sulla sinistra, appoggia su Caputo completamente solo che mette in mezzo: Krunic anticipa Biraghi e deposita in gol a porta vuota. La Fiorentina reagisce spinta dalla verve di Mirallas, uno dei pochi a salvarsi nel primo tempo: e proprio il belga pareggia al 40’ servito ottimamente in profondità da Simeone. Botta sotto la traversa e secondo gol italiano dopo quello della scorsa settimana contro il Sassuolo.

SIMEONE SEGNA, LAFONT PARA — Due minuti nella ripresa e Antonelli tutto solo si divora il gol del vantaggio svirgolando a pochi passi da Lafont. L’Empoli però concede molti più spazi rispetto al primo tempo e Chiesa vola via verso la conclusione tre volte a raffica. Il gol è nell’aria e lo segna Simeone di testa su preciso cross di Biraghi. Il Cholito non segnava al Franchi dalla prima giornata di campionato. L’Empoli sparisce dal campo e Provedel salva sulla mezza girata di Chiesa da posizione defilata. Iachini si gioca anche la carta Zajc dietro le due punte mentre, Pioli risponde con Dabo ed Eysseric per Norgaard e Mirallas. Al 75’ l’Empoli sfiora il pareggio con Caputo che calcia di piatto a botta sicura: Lafont con un prodigio riesce a deviare salvando la Viola. Lo stesso Caputo un attimo più tardi perde il pallone con Dabo che ne approfitta e riparte veloce calciando in porta dai venti metri e sorprendendo con un rasoterra preciso Provedel. Gara chiusa e sospiro di sollievo per la Fiorentina che può guardare con un po’ più di serenità alla gara contro il Milan domenica prossima. Cade ma non sfigura l’Empoli. E la classifica resta più che accettabile.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/12/2018 00:45
 
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Serie A, Frosinone-Sassuolo 0-2:
decisivi un autogol di Ariaudo e Berardi

I neroverdi tornano alla vittoria dopo quattro partite
e si portano momentaneamente al sesto posto in zona Europa.
Per i gialloblù è crisi vera



Troppa differenza di valori: il Sassuolo vince con facilità a Frosinone risultato (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA) e in attesa che si completi il programma della giornata si piazza al sesto posto della classifica. La rincorsa all’Europa League continua con convinzione e fiducia, mentre il Frosinone vede diminuire le possibilità di salvezza non solo per il risultato di oggi ma anche per l’atteggiamento mostrato dai giocatori, remissivi e quasi rassegnati alla sconfitta nonostante un inizio di gara in equilibrio.

PRIMO TEMPO — La partita inizia in un silenzio surreale per la protesta dei tifosi del Frosinone contro il Daspo che tiene lontano dallo stadio tre ultrà locali. Ma il silenzio rispecchia perfettamente il nulla prodotto a lungo dalle due squadre, che giocano a un ritmo troppo basso e che non impegnano mai i portieri. Il Sassuolo calcia fuori cinque volte nei primi minuti, ma sono tutte conclusioni velleitarie. Rispetto al solito la formazione di De Zerbi sembra povera di idee e di gioco, non ci sono sovrapposizioni né inserimenti e la causa probabilmente è nella lentezza in costruzione. Il Frosinone per metà tempo lascia il pallino agli avversari, poi prende coraggio e va a disturbare Consigli che è bravo a deviare in corner al 35’ una bella conclusione di Maiello. Dalla bandierina nasce una mischia risolta da Rogerio. Dalle parti di Sportiello, invece, è tutto tranquillo ma quando ormai il primo tempo sembra scivolare via senza sussulti arriva il gol del Sassuolo. Al 43’ Berardi serve Duncan che salta secco Capuano e cerca un assist rasoterra. Il cross è deviato da Ariaudo che spiazza Sportiello e regala il vantaggio ai neroverdi.

SECONDO TEMPO — Tranquillizzato dal risultato, il Sassuolo prende in mano la gara a inizio ripresa e la chiude al 13’ con Berardi che ritrova la rete dopo una lunga attesa e firma il suo cinquantesimo gol in Serie con un preciso sinistro su assist di Duncan. Il Frosinone non riesce mai a rendersi pericoloso, Longo passa prima al 4-3-3 e poi al 4-2-3-1, ma non cambia nulla per quanto riguarda la fluidità del gioco (scarsissima) e l’incisività (nulla). Ferrari colpisce di testa la traversa, il Sassuolo controlla a piacimento la partita, il Frosinone si fa vivo solo con un tiro da fuori mentre i suoi tifosi cantano cori di scherno verso i giocatori gialloblù. La situazione sembra disperata, Longo rischia fortemente l’esonero, il Sassuolo invece riprende l’inseguimento all’Europa.

G.B. Olivero

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17/12/2018 00:49
 
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Serie A, Sampdoria-Parma 2-0: gol di Caprari e Quagliarella

I blucerchiati escono dal guscio nella ripresa e portano a casa 3 punti meritatissimi contro gli emiliani:
sorpasso in classifica ed Europa League in vista



Avanti Samp: otto punti nelle ultime quattro partite per la squadra di Giampaolo, che supera per due a zero un Parma combattivo e pericoloso nel primo tempo, ma che poi nella ripresa cede anche fisicamente di fronte agli attacchi blucerchiati (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA).

LA SFIDA — Partita in avvio complicata tatticamente per entrambe le squadre, che nel primo tempo regala ben poche emozioni, con il Parma che fa un pressing altissimo con gli esterni d’attacco e costringe la Samp a faticare per impostare le ripartenze. E gli stessi Siligardi e Biabiany fanno l’elastico con la mediana gialloblù e intasano il centrocampo, soffocando anche qui il gioco blucerchiato. Giampaolo capisce che per provare a sfondare serve affidarsi a giocate individuali, e Ekdal in un paio di occasioni trova il varco giusto per creare la superiorità numerica in attacco, però mai sfruttata dalla Samp. Dopo la mezz’ora, però, il Parma allenta la pressione ed i padroni di casa trovano molti varchi sulla destra, dove Murru mette in area almeno tre cross pericolosi. Gli unici pericoli sino all’intervallo arrivano da un colpo di testa di Iacoponi a lato (14’) e da una conclusione di Quagliarella (31’ parata di Sepe). La Samp reclama un rigore al 38’, per un tocco di Rigoni, ma l’arbitro Pairetto – dopo il consulto con il varista Piccinini - assegna invece il fallo a favore del Parma per un fuorigioco di Quagliarella.

RIPRESA BLUCERCHIATA — Si arriva così alla ripresa, dove la Samp prende subito il dominio del campo e con due azioni-fotocopia mette in cassaforte il risultato. C’è sempre Sala, eccellente sostituto di Bereszynski, ad avviare l’azione sulla destra verso Praet, che prima serve Caprari (21’) per l’uno a zero, e quattro minuti dopo si ripete verso il palo più lontano, dove Quagliarella sigla il raddoppio. Partita virtualmente chiusa: i cambi in attacco del Parma, con Ciciretti e Ceravolo al posto di Gagliolo e Siligardi non danno buon esito. C’è, anzi, il tempo per una sgroppata di cinquanta metri di Saponara, subentrato a Ramirez che al 47’ per un soffio manca il tre a zero. La Samp sale al 7° posto in attesa di Atalanta e Roma, con vista sull’Europa League; il Parma resta a quota 21.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/12/2018 00:53
 
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Serie A, Cagliari-Napoli 0-1: Milik su punizione al 91'

Il polacco regala la vittoria agli azzurri in pieno recupero.
Primo k.o. dei sardi in stagione in casa



Il Napoli continua ad esserci. Deve faticare parecchio per battere il Cagliari e per mantenere invariato il distacco dalla Juventus: i punti che lo separano dalla capolista sono otto. Dunque, ancora una volta Arek Milik. E’ suo il colpo magico, su punizione, nei minuti di recupero, che regala ai suoi tre punti pesantissimi: 0-1 (GUARDA QUI IL TABELLINO DELLA PARTITA). L’attaccante polacco è alla sua quarta rete nelle ultime tre partite, ovvero negli ultimi nove giorni. In parte, con la prodezza di questa sera, ha riscattato l’opportunità mancata a Liverpool, sempre nei minuti di recupero. Maran ha provato ad arginare la corazzata azzurra. E, in parte, c’è pure riuscito, perché poi alla fine il gol della sconfitta è arrivato soltanto da palla inattiva.

SENZA PATOS — Carlo Ancelotti conferma soltanto 5 dei titolari schierati a Liverpool, nel martedì di Champions. Il turnover è ampio, Ghoulam è alla terza presenza consecutiva, mentre in regia gioca Diawara. Di contro, Maran deve rinunciare a Srna e Ceppitelli, entrambi squalificati, oltre all’infortunato Pavoletti. Il primo tempo non offre granché, il Napoli non è lucido nella manovra, prova a sfondare soprattutto sulla destra, dove Ounas e Fabian Ruiz impongono a Padoin un supplemento di lavoro. Ma l’azione napoletana è poco efficace, Cragno osserva senza essere impegnato, i tentativi molli di Milik e Fabian Ruiz. Il Cagliari, invece, avrebbe potuto approfittare di un errore in uscita di Ounas (12’) per sbloccare il risultato. Ma la doppia conclusione di Farias prima (respinta da Maksimovic) e di Faragò dopo (respinta da Ospina) trovano l’opposizione della difesa avversaria.

FASE CONFUSA — Si sbaglia parecchio a centrocampo, da una parte e dall’altra. Barella e Bradaric fanno pressing nella metà campo avversaria, mentre Allan si dedica a recuperare palloni com’è nelle sue abitudini. Nessuna delle due squadre, in ogni modo, riesce a creare pericoli pur giocando, prevalentemente, in contropiede. Sul finire del tempo, Ospina compie un prodigio sulla conclusione ravvicinata di Farias (42’), ma è tutto inutile, perché il cagliaritano è in fuorigioco.

PIU’ NAPOLI — La ripresa si apre con il Napoli in attacco, Nel giro di tre minuti, Fabian Ruiz e Milik sfiorano il gol. C’è maggiore convinzione, adesso. Cragno deve superarsi al 63’ per respingere la conclusione di Milik. L’attaccante polacco vuole essere protagonista e ci prova pure di testa (66’), su cross di Mertens. Il pallone sbatte sotto la traversa e ritorna in campo, Cragno con un balzo allontana il pallone. Il Cagliari prova a reagire. Il colpo di testa di Farias finisce alto sulla traversa (68’). Ma la delizia e la riserva per i minuti finali, Milik, quando trasforma un calcio di punizione dai venti metri, lasciando sulle gambe Cragno (91’). Ancelotti esulta nella sua area tecnica, mentre Doveri concede sette minuti di recupero.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/12/2018 00:57
 
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Roma-Genoa 3-2: Di Francesco ritrova la vittoria dopo più di un mese

Partita incredibile, con i giallorossi due volte sotto e Olsen in una serata da incubo.
Ma Cristante nella ripresa consegna tre punti fondamentali ai suoi


La Roma torna a vincere e interrompe così un'astinenza di 5 partite, tra campionato e Champions. Ma la prestazione è tutt'altro che convincente, con i giallorossi costretti a inseguire e ribaltare in corsa e poi graziati nel finale dal mancato rigore su Pandev per spinta evidente di Florenzi. Alla fine per Di Francesco contava vincere e ci è riuscito, nonostante una papera (e mezza) di Olsen. A dargli i tre punti le reti di Fazio, Kluivert e Cristante. Nel Genoa bene Piatek e Hiljemark, male Zukanovic e la gestione in campo di alcune scelte.


LA CONTESTAZIONE — Di Francesco cambia tutto, passando alla difesa a tre e lasciando fuori pezzi da novanta come Schick e Pastore e lanciando Zaniolo come falso nueve, al centro dell'attacco. La mossa però non funziona o almeno lo fa solo a intermittenza. Anche perché si gioca in un clima surreale, con la contestazione aperta e costante nei confronti della società giallorossa. A finire nel mirino è chiaramente il presidente James Pallotta, ma anche il d.g. Mauro Baldissoni. Il malcontento e la disaffezione della gente, poi, è dimostrato anche da un Olimpico desolatamente vuoto: poco più di 29mila spettatori, record negativo della stagione, ma in realtà nello stadio le presenze superano appena le 20mila, con tanti abbonati che hanno deciso di restare a casa. Così si gioca anche, ma la confusione della Roma è perpetua. Di trame di gioco se ne vedono poche o niente e se la Roma alla fine chiude il primo tempo ancora in corsa è perché davanti ha il Genoa e non una squadra con il killer instinct. Gli ospiti infatti, vanno avanti due volte e in entrambi i casi si fanno poi rimontare. Prima Piatek sfrutta una papera colossale di Olsen (pallone in mezzo alle gambe, con il polacco che ribadisce in rete di prepotenza), poi Hiljemark realizza al volo sugli sviluppi di un angolo. Le repliche giallorosse arrivano invece con il tap-in in area di Fazio e l'affondo in velocità di Kluivert, su una ripartenza costruita da Kolarov e orchestrata di tacco da Under.

GIRANDOLA ED EMOZIONI — La ripresa si apre con Zaniolo più basso (a formare stavolta un 3-5-2) e subito un'occasione d'oro per Under (che calcia alle stelle da ottima posizione), a cui fa seguito una seconda paperona di Olsen, che stavolta si fa passare sotto l'avambraccio un tiro facilmente gestibile di Lazovic. Di Bello convalida, ma al Var il gol viene annullato per fuorigioco di Piatek a inizio azione. Al 14' però la Roma passa ancora: bella giocata Cristante-Kluivert-Cristante, con tiro al limite dell'ex atalantino che si infila sotto il braccio di Radu. Così Prandelli corre ai ripari, toglie subito un disastroso Zukanovic e poi si gioca anche la terza punta, Goran Pandev. Di Francesco replica con Santon e un 3-4-2-1 che vede Florenzi spostato in mediana di Cristante e Zaniolo alle spalle di Kluivert, unica punta. Nel tourbillon tattico, è Piatek a farsi ancora pericoloso al 32', con Schick che entra poco dopo accolto dai fischi della curva. Poi la Roma quasi chiude la gara, con Radu che respinge sui piedi di Cristante un tiro di Kolarov, ma il centrocampista giallorosso da pochi passi spedisce sul palo. Nel finale i brividi sono per Olsen, con Pandev che spreca il possibile 3-3 di sinistro, calciando alto un bell'assist dal fondo di Lazovic. Nel forcing del Genoa la Roma si raggomitola in area a difendere la vittoria, con l'ultimo brivido al 5' di recupero: Florenzi spinge alle spalle Pandev, impedendogli davanti a Olsen di colpire di testa. È rigore, ma Di Bello lascia correre. La Roma vince, ma è una vittoria che non guarisce.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
17/12/2018 01:01
 
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