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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Milan-Sampdoria 3-2: Higuain e Suso ribaltano il risultato

Tre punti fondamentali per Gattuso, che soffre ma vince con il 4-4-2.
Rossoneri avanti con Cutrone, rimonta doriana con Saponara e Quagliarella,
poi reti dell'argentino e dello spagnolo


Gli esami non sono finiti, ma su una cosa Rino Gattuso ha ragione: il suo Milan è vivo, vivissimo, ha rabbia in corpo e gol nel sangue. Nella serata più difficile per il tecnico rossonero, i suoi ragazzi ne fanno tre alla Sampdoria, che fin qui ne aveva presi appena quattro in nove uscite. Soprattutto, ne fanno uno in più degli avversari: di questi tempi va così, il Diavolo concede sempre reti a chi gli sta di fronte (siamo a 15 gare di fila in campionato, non succedeva dal 1946). Ma oggi basta e avanza: col 3-2 ai blucerchiati il Milan si rialza, li aggancia in classifica e riprende a correre verso il quarto posto, ora distante tre punti. E Ringhio, sudato, senza giacca dopo due minuti e imbufalito verso il quarto uomo al fischio finale, respira. La decide Suso, con una perla da fuori al 17' della ripresa, la rimete in piedi Higuain, dopo che la banda Giampaolo si era portata in vantaggio rimontando l'iniziale rete di Cutrone: la coppia funziona, tutto lo stadio si alza in piedi per applaudire Patrick quando esce.

EQUILIBRI — La sensazione è che il 4-4-2 proposto da Gattuso (con Laxalt esterno di centrocampo per Bonaventura, in tribuna per una lieve infiammazione al ginocchio) qualcosa dia e qualcosa tolga. Quello che dà è scritto sul tabellino: il peso del doppio centravanti in avanti si traduce nei due gol che aprono e chiudono il primo tempo, con Cutrone protagonista prima di testa su cross di Suso (malissimo Bereszynski, che si perde Patrick) e poi con l'assist per Higuain in uno scambio nello stretto al limite che sorprende i centrali blucerchiati. Dietro, però, sono dolori: la Samp arriva in area con una semplicità disarmante e ogni volta che lo fa è un potenziale pericolo per Donnarumma. Una magia di Quagliarella per Saponara frutta il gol dell'ex per l'1-1 e un'imbucata del 5 blucerchiato per il napoletano regala a Giampaolo il momentaneo 2-1 prima del gol del Pipita. La verità del Diavolo a due facce, soprattutto questa sera, sta in mezzo: Biglia e Kessie corrono come matti ma faticano a filtrare nella ragnatela del trio Linetty-Ekdal-Praet, Gattuso li scambia di posizione ma senza grandi risultati.

PERCHÉ HA VINTO IL MILAN — Voleva 23 leoni, il tecnico calabrese, li ha visti nello spirito con cui Cutrone e compagni hanno rimesso a posto pensieri e geometrie per risalire dopo l'uno-due di Saponara e Quagliarella. Li ha visti nell'atteggiamento dei due attaccanti e di Suso, Laxalt (che colpisce un palo da mezzo metro nel finale), Rodriguez e Romagnoli, il più attento della linea difensiva nell'ultima parte del match, quando San Siro fischiava le avanzate della Samp – impoverita dall'uscita di Saponara, infortunato, come Calabria negli ultimi minuti - per la paura di ritrovarsi ancora una volta beffati. Non è successo, e per oggi può bastare. Come quella giocata di Suso che ha ridato ossigeno a Rino e a tutto il gruppo.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/10/2018 23:09
 
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Serie A, Napoli-Roma 1-1: gol di El Shaarawy e Mertens

Giallorossi in vantaggio col Faraone al 14' del primo tempo, poi,
un gol del belga allo scadere regala un punto agli azzurri



Il pari arriva solo in extremis, al 90esimo, ma il Napoli quel gol lì se l'era ampiamente meritato per tutto quello che aveva fatto lungo tutto il resto della partita. Basti pensare ai numeri finali, con i padroni di casa che dominano in ogni statistica: gli angoli (17-3), il possesso palla (62-37%), i tiri (26-8) e i cross (47-7). Insomma, alla fine per la Roma resta l'amaro in bocca di vedersi raggiunta proprio quando pensava di aver portato a casa una vittoria fondamentale e per il Napoli la gioia di non perdere una partita che non avrebbe meritato di perdere. Probabilmente, a far festa, a conti fatti è soprattutto la Juve, che porta a sei i punti di vantaggio sullo stesso Napoli. Per la Roma, invece, un punto che fa classifica, in attesa della trasferta di Firenze.

GIOCO E OCCASIONI — Ancelotti alla fine davanti sceglie Milik e lascia fuori Mertens, Di Francesco invece rilancia Jesus al fianco di Manolas ed alla fine è costretto a rinunciare a Florenzi. Assorbito il ritardo iniziale di 7 minuti per un guasto al sistema Var (tornerà a funzionare solo dopo 12 di gioco), il Napoli inizia anche a macinare gioco, costringendo spesso e volentieri la Roma a doversi compattare per difendersi negli ultimi 25-30 metri di campo. Fabian Ruiz è scintillante, così tanto che al 7' semina il panico nell'aria giallorossa saltando tutti, ma Insigne sbaglia praticamente un calcio di rigore quasi fatto, anche per l'intervento in scivolata (decisivo) di Manolas. Già, Manolas, se la Roma chiude il primo tempo in vantaggio è soprattutto merito suo, che sbroglia 3-4 situazioni complicatissime, sia sui tanti palloni tagliati in mezzo da Mario Rui e Callejon sia con un anticipo in verticale su Insigne, che altrimenti avrebbe puntato solitario la porta. Così al 14' è la Roma a passare un po' a sorpresa: dopo che Dzeko aveva messo i brividi da fuori ad Ospina, è Under (complice anche la finta intelligente dello stesso Dzeko) a regalare l'assist decisivo ad El Shaarawy, che insacca con l'ausilio del palo. Poi è il Napoli che torna a creare occasioni su occasioni con Milik (fucilata da fuori parata e colpo di testa fuori di poco), Hamsik (tiro sullo scarico di Fabian Ruiz, ancora bene Olsen), Callejon (esterno di poco al lato e tiro teso in mezzo, con Manolas che salva su Milik a colpo sicuro) e Insigne (tiro da fuori di poco al lato). Paradossalmente, però, ad andare più vicina al gol è ancora la Roma al 35', con Dzeko che prima salta Ospina su invenzione di Under e poi di sinistro centra la porta a girare, ma sulla riga è Albiol di testa ad evitare il 2-0.

ASSALTO AZZURRO — Nella ripresa la Roma allora cambia e si mette 4-3-3, ma a non cambiare è la sostanza, con il Napoli costantemente proiettato negli ultimi 30 metri di campo della squadra giallorossa. Dopo appena venti secondi di gioco è Olsen a salvare su traversone di Callejon, evitando che la palla arrivi a centro area a Milik, da solo a porta vuota. Poi arrivano occasioni in serie per Insigne (due clamorose, prima calcia alle stelle da ottima posizione, poi buca di testa da solo davanti ad Olsen) e Callejon, sui cui al 15' Olsen salva sul secondo palo (con l'aiuto anche del legno). E la Roma? È tutta lì, raggomitolata su se stessa, a difesa del vantaggio preziosissimo e pronta eventualmente a colpire in contropiede. Il problema è trovare gli spazi per distendersi e anche la forza per andare. Al 36' il San Paolo vibra, ma il gol di Mertens (splendido l'assist in verticale di Allan) è annullato per fuorigioco. Ma il folletto belga trova la fiammata giusta in extremis, al 45', con un piatto che insacca il pari a ridosso della linea di porta. Finisce così, con un pari meritato da parte dei padroni di casa e un punto prezioso per gli ospiti.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/10/2018 23:13
 
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Lazio-Inter 0-3: gol di Icardi (doppietta) e Brozovic.
Spalletti ora è secondo

A Roma è trionfo interista: i nerazzurri raggiungono il Napoli a quota 22 punti.
Ancora a segno il capitano argentino



L’Inter più bella della stagione chiude il cerchio all’Olimpico: lì dove la Champions era diventata realtà, arriva uno 0-3 che vale il secondo posto ma anche una certificata maturità che apre scenari interessanti in ottica campionato. E’ la serata di Icardi, che apre e chiude la serata, stravince il duello con Immobile e sale a 6 centri in classifica cannonieri, a -1 da Cristiano Ronaldo. Ma è soprattutto la serata di Luciano Spalletti che indovina tutte le mosse: quella di lasciare in panchina un De Vrij che in mattinata aveva dato segnali non positivi sul piano emotivo, il rilancio di Joao Mario dal primo minuto e soprattutto una svolta verso il 4-3-3, considerata l’impossibilità di continuare sulla strada del 4-2-3-12 senza Nainggolan. La Lazio finisce sconfitta nettamente, incapace di prendersi la rivincita del 2-3 di maggio e ancor meno di trovare contromosse alle scelte nerazzurre.

SUPREMAZIA — L’Inter del primo tempo è un piacere per gli occhi. Già al 3’ potrebbe passare con un cross di Vrsaljko che Vecino devia alto. La squadra di Inzaghi ci prova due minuti più tardi, ma Parolo sbaglia la girata su una buona assistenza di Lulic. Sono le schermaglie iniziali, poi l’Inter prende campo e non lo molla più. Al 9’ Joao Mario recupera un buon pallone sulla trequarti, Perisic va via in doppio passo ma Icardi sul secondo palo non trova il tap-in. Doppio passo che il croato replica al 23’ con tiro successivo a girare di destro: è un’altra occasione Inter, che al 16’ aveva spaventato Strakosha pure con un colpo di testa di Skriniar. Il vantaggio è nell’aria. E arriva al 28’: Politano innesca Perisic, tocco con il petto per Vecino che intelligentemente serve Icardi per la rete numero 115 della storia nerazzurra di Maurito. La Lazio è colpita, Inzaghi perde pure Badelj per infortunio, a centrocampo la supremazia è netta. Vecino ingaggia un duello con Strakosha: prima un colpo di testa respinto su punizione di Politano, poi un destro dell’uruguaiano deviato in angolo. E’ l’antipasto del raddoppio: sul corner -minuto 41 - Brozovic controlla perfettamente una respinta e poi di sinistro trova l’angolino.

HANDA C'È — Nel secondo tempo la Lazio prova ad alzare il baricentro: al 3’ punizione su cui Handanovic è chiamato a un intervento non banale, poi una girata di Milinkovic è tanto bella quanto inefficace. Spalletti cambia: Joao Mario finisce la benzina, dentro Borja Valero dal 12’. Non cambia il 4-3-3, non cambia neppure la musica: minuto 20, Politano spreca con il destro l’occasione dello 0-3. Dall’altra parte è Marusic che prova la stessa giocata: destro potente, Handanovic in angolo al 22’. Inzaghi cambia ancora, stavolta per scelta: fuori Caicedo, dentro Correa. Che non fa neppure in tempo a toccare il pallone che l’Inter chiude la pratica. E’ il 25’: Borja Valero serve un filtrante da applausi, Icardi finta il destro, rientra e con il sinistro fa tris, oltre che 116 gol personali. Poi arriva davvero il momento di Correa: azione personale al 29’, Skriniar dribblato, rientro sul destro e Handanovic è costretto a salvarsi con il piede. E non è finita, perché lo sloveno si esalta anche al 37’, a tu per tu con Immobile. Non è proprio serata per la Lazio. Lo è per Steven Zhang, in festa in tribuna alla prima da presidente.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/10/2018 23:40
 
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SERIE A 2018/2019 10ª Giornata (10ª di Andata)

27/10/2018
Atalanta - Parma 3-0
Empoli - Juventus 1-2
Torino - Fiorentina 1-1
28/10/2018
Sassuolo - Bologna 2-2
Cagliari - Chievo 2-1
Genoa - Udinese 2-2
Spal - Frosinone 3-0
Milan - Sampdoria 3-2
Napoli - Roma 1-1
29/10/2018
Lazio - Inter 0-3

Classifica
1) Juventus punti 28;
2) Inter e Napoli punti 22;
4) Lazio punti 18;
5) Milan(*), Fiorentina, Sampdoria, Roma e Sassuolo punti 15;
10) Genoa(*) e Torino punti 14;
12) Cagliari e Parma punti 13;
14) Atalanta e Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 5;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
29/10/2018 23:46
 
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Milan-Genoa 2-1: Suso, poi Romagnoli fa autogol e gol

Subito in vantaggio con lo spagnolo, i rossoneri si fanno
raggiungere da un'autorete di Romagnoli a inizio ripresa.
Poi il capitano si fa perdonare con il gol partita


Operazione zona Champions compiuta. All'ultimo respiro, o quasi, come nel 2-1 alla Roma. Stesso risultato contro il Genoa, per il Milan, e quarto posto agganciato (a pari punti con la Lazio). Romagnoli al 91': da brividi per il popolo rossonero, in una notte di Halloween in cui i fantasmi sembravano riaffiorare. Si ritorna al via, come nel Gioco dell'Oca, perché Diavolo e Grifone dovevano recuperare la sfida della prima giornata, rinviata per i tragici fatti del ponte Morandi. Si torna al via e Gattuso trova i tre punti che mancavano alla sua classifica.


SUBITO JESUS — Il primo scherzetto di Halloween lo fa Biglia: polpaccio destro k.o. in rifinitura e buco in regia, dove l'argentino è la sola opzione di livello, visto l'accantonamento di Montolivo e lo scarso utilizzo di Mauri. Si cambia modulo, allora, con la difesa a tre e la rinuncia ad Abate: Rodriguez fa il centrale, in mediana ci sono Kessie, Bakayoko e Calhanoglu, con Suso e Laxalt larghi. Proprio lo spagnolo, dopo appena 4' firma il secondo scherzetto della serata, quello dell'ex, segnando l'1-0 con un bolide di sinistro, specialità della casa. Capolavoro. E San Siro si scalda subito, nonostante la fredda pioggia d'autunno.

ARRETRAMENTO — Il Genoa usa il 3-5-2, esattamente come il Milan d'emergenza, anche se ogni tanto Suso lo fa diventare 3-4-1-2. Juric porta Criscito tra i centrali e allarga Zukanovic (il capitano, diffidato, rimedierà un giallo nel primo tempo): i suoi rossoblù escono alla distanza, dopo lo svantaggio-shock, ma ci riescono anche grazie a un Milan che tende ad arretrare progressivamente il baricentro, come al solito. I rossoneri, va detto, hanno le loro chance per il raddoppio, anche se non clamorose, con Kessie e Cutrone, confermatissimo accanto a Higuain. Dall'altra parte, il miglior marcatore dei 5 campionati europei top, Piatek, è messo in azione più che altro da qualche errore in palleggio della difesa rossonera. Come Kouamé, suo partner d'attacco. Si cambia campo sull'1-0.

PASTICCIO ROSSONERO — La ripresa si apre con Radu che vola a intercettare il primo squillo del Pipita, un destro deviato. Operazione che, all'11', non riesce a Donnarumma: la deviazione stavolta è di Romagnoli sul tiro di Kouamé, palla in rete, 1-1. E se Gigio incassa il gol per il 16° turno di campionato consecutivo deve "ringraziare" anche l'errore in disimpegno di Calhanoglu e Bakayoko. Il francese prova a farsi perdonare recuperando subito un pallone che arma il destro di Higuain: Radu è super nel mandarlo in corner. Dentro Abate per Laxalt, dietro si torna a quattro. E il Milan riparte alla carica con qualche certezza tattica in più.

CUORE DI CAPITANO — Il problema per Gattuso è che Radu sembra in serata: ci mette ancora i guanti su Kessie, dopo un riflesso lento di Higuain in area. Ed è sveglio anche su Suso, a dieci minuti dalla fine. Bel confronto tra Under 21 con Donnarumma, che gli risponde a stretto giro di posta con gran tuffo sul rasoterra velenoso di Lazovic. Nel finale, però, Radu fa cilecca. E questa pazza partita, in qualche modo, sorride al Diavolo. L'uscita del portiere, al 91', fa andare il pallone proprio sul piede di Romagnoli, lui pure in attacco a caccia del gol-partita. E il capitano entra di nuovo nel tabellino dei marcatori, stavolta dalla parte giusta. Milan da batticuore, come gli capita spesso. Ma quarto. Ed è questo che conta.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/10/2018 23:50
 
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SERIE A 2018/2019 Recupero 1ª Giornata (1ª di Andata)

31/10/2018
Milan - Genoa 2-1

Classifica
1) Juventus punti 28;
2) Inter e Napoli punti 22;
4) Milan e Lazio punti 18;
6) Fiorentina, Sampdoria, Roma e Sassuolo punti 15;
10) Torino e Genoa punti 14;
12) Cagliari e Parma punti 13;
14) Atalanta e Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 5;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
02/11/2018 23:43
 
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Napoli-Empoli 5-1: gol di Insigne, Mertens (tripletta), Milik e Caputo

L’11ª giornata di A si apre con la manita dei partenopei,
che trovano l’ottava vittoria stagionale in campionato.
Il belga in grande spolvero, con tre gol d’autore e un assist



Straripante e spettacolare: il Napoli ne rifila cinque all’Empoli e si stacca da solo al secondo posto in attesa del risultato dell’Inter. La notte è tutta di Dries Mertens che non risparmia nulla all’avversario. Tre reti ed una prestazione super ne hanno confermato uno stato di forma invidiabile. E’ nella fase offensiva che il Napoli ha fatto la differenza. Con la tripletta dell’attaccante belga, certo, ma anche con le invenzioni di Lorenzo Insigne, che ha avuto il merito di sbloccare la partita. La notte magica delle punte napoletane s’è completata con la rete di Arek Milik. Ancora un Napoli diverso. Ormai, le scelte di Carlo Ancelotti non sorprendono più. Quattordicesima formazione inedita in altrettante partite per un risultato che non è mai stato in discussione. Funziona subito l’intesa tra Mertens e Insigne: la difesa dell’Empoli è continuamente in apprensione. Diawara e Rog, invece sono i due interni di centrocampo, entrambi evidenziano maggiore quantità rispetto alla qualità, mentre sugli esterni Fabian Ruiz e Zielinski lavorano un gran numero di palloni. Il Napoli è padrone del campo ed impiega appena 9 minuti per sbloccare il risultato. La furia di Kalidou Koulibaly si trascina dietro mezzo Empoli, ma nessuno riesce a frenarne lo scatto e l’appoggio, millimetrico per il controllo e il tocco in rete di Lorenzo Insigne.

RADDOPPIO — Sul piano tattico, Andreazzoli prova a agire sulle fasce, Antonelli è l’uomo più pericoloso. A lui, viene annullato un gol (15’) per fuorigioco. Gli errori in fase di appoggio, comunque, condannano prima del tempo, l’Empoli. Quello di Di Lorenzo apre all’azione del raddoppio di Mertens. Il passaggio arretrato del difensore è corto e viene intercettato da Insigne: il tocco per l’inserimento di Mertens è un giochino, per l’attaccante belga è altrettanto semplice indirizzare il pallone nell’angolo più lontano della porta di Provedel, il cui tentativo di deviare il pallone è alquanto tardivo.

A VALANGA — Dopo un momento di rilassamento, durante il quale Caputo ha trovato il guizzo per accorciare lo svantaggio, il Napoli ha ripreso a martellare. Callejon, subentrato a Fabian Ruiz, assiste Mertens sul terzo gol. Poi, la rete di Milik e la terza dell’attaccante belga, chiudono definitivamente la partita.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/11/2018 23:47
 
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Serie A, Inter-Genoa: 5-0:
decidono la doppietta di Gagliardini e i
gol di Politano, Joao Mario e Nainggolan

Nel secondo anticipo dell'11ª giornata i nerazzurri trionfano con i rossoblù davanti ai 70mila di San Siro



Settima vittoria di fila, una risposta di forza al Napoli agganciato a quota 25 punti, un nuovo messaggio alla capolista Juve. L'Inter batte un altro colpo (9 successi nelle ultime 10 uscite compresa la Champions) e stavolta è tutto troppo facile. Con una squadra rivoluzionata e più di un occhio che guarda già alla rivincita di martedì con il Barcellona, i nerazzurri annientano il Genoa, sconfitto con un pesante 5-0. Juric, dopo aver perso mercoledì a San Siro il recupero col Milan solo al 91', stavolta al Meazza dura pochissimo e affonda nel finale. Decisivo l'uno-due interista al 14' e al 16' del primo tempo: segnano Gagliardini e Politano, prima volta di due gol italiani dell'Inter entro il 20' dal 1996 (allora ci riuscirono Branca e Carbone contro il Padova). Poi, nella ripresa, il tris di Gaglia e i gol nel recupero di Joao Mario e Nainggolan.

CAMBI — Luciano Spalletti l'aveva detto alla vigilia: "Farò dei cambi, voglio grinta e qualità, meritiamoci i 65mila tifosi di San Siro". E così è, perché i nerazzurri - davanti a oltre 67mila spettatori - giocano bene ma anche perché il Genoa fa proprio poco e non dà mai la sensazione di poter portare pericoli davanti a Handanovic. L'Inter si rivoluziona, lascia in panchina Icardi, Vecino e Asamoah, dà nuovamente fiducia a Joao Mario e rilancia Gagliardini, Dalbert e Lautaro dal primo minuto. Juric rinuncia al capocannoniere Piatek e in attacco si affida ai due ex Pandev-Kouamé. I cambi premiano Spalletti, che ci mette poco per indirizzare il match.

DECISIVI — Al 2' è già occasionissima: cross di Politano, Lautaro da due passi tira fuori di coscia. Altri 2' ed è Perisic, su assist di Joao Mario, ad andare fuori di poco. Il Genoa si vede all'11' con Lazovic, che salta in area D'Ambrosio e ci prova forte a giro: palla alta. Al 14' la partita si sblocca: Biraschi si complica la vita su Lautaro, l'Inter recupera il pallone e si fionda in area. Un rimpallo su tiro di Lautaro favorisce Joao Mario, il portoghese quasi involontariamente serve Gagliardini che la mette dentro da due passi. La posizione del centrocampista è dubbia, ma anche la Var dopo qualche minuto convalida il vantaggio. Non c'è quasi il tempo per festeggiare perché dopo un passaggio da brivido di Handanovic che balla sulla linea di porta l'Inter raddoppia: ancora Joao Mario in versione assistman, stavolta è bravissimo Politano a tagliare anticipando Lazovic. L'esterno si trova solo davanti a Radu: 2-0 Inter. Che può fare anche tris: al 35' ancora Politano, ma Radu devia in angolo, poi De Vrij di testa va fuori di pochissimo.

RIPRESA — Cambia qualcosa nella ripresa? No, per niente. Perché dopo 5' arriva il terzo gol, ancora con Gagliardini, che ribadisce di forza in gol una respinta sulla linea di Radu su Perisic e firma la prima doppietta in Serie A (alla presenza numero 69). Nel Genoa arriva anche il momento del capocannoniere Piatek (un po' tardi, chissà cosa ne pensa il presidente Preziosi) e Pandev torna in panca sotto una pioggia di applausi: San Siro non dimentica uno degli eroi del Triplete. Il polacco si vede subito con una zuccata, parata da Handanovic, ma nella morsa De Vrij-Skriniar non trova grandi spazi. C'è tempo per gli applausi di San Siro per una discesona di Skriniar, per le accelerazioni di Keita, per la manciata di minuti concessa a Nainggolan dopo l'infortunio nel derby. Poi nel recupero arrivano anche il poker firmato Joao Mario e il 5-0 del Ninja, al primo gol al Meazza. L'Inter va di corsa e ora può davvero pensare al Barcellona.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/11/2018 00:38
 
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Serie A, Fiorentina-Roma 1-1: in gol Veretout (rigore) e Florenzi

La Viola resta imbattuta in casa ma cerca ancora la vittoria che manca da più di un mese.
Per i giallorossi secondo 1-1 di fila in campionato



A pensarci bene, il momento più emozionante è stato quando tutto il Franchi ha intonato lo storico coro per Gabriel Batistuta, il vecchio campione. Il galateo ovviamente prevede diplomazia, ma siamo convinti che il Re Leone - guardando quello che Dzeko e Simeone sprecavano - rimpiangerà di non essere più giovane, perché lui certe palle non le sbagliava di sicuro. Così, salomonicamente, finisce con un 1-1 santificato dalle reti di Veretout su rigore (un po' dubbio) e di Florenzi nel finale, sotto gli occhi in tribuna di Paulo Sousa, associato nelle scorse settimane alla panchina giallorossa in caso di esonero di Di Francesco. Vero che la rete del pari è arrivata sui titoli di coda, ma la Roma non meritava di perdere, mantenendo sempre il controllo del match con oltre il 62% di possesso palla.

RIGORE E VAR — Pioli in avvio manda in panchina Pjaca a favore di Mirallas, che parte sulla fascia destra. Probabile che l'idea sia quella di aggredire con Biraghi e Chiesa la fascia più debole dei giallorossi, cioè quella sinistra composta da Under e Florenzi, ma in realtà a fare la partita è soprattutto la squadra di Di Francesco, che s'impossessa del centrocampo, piantando le tende nella trequarti avversaria: Benassi e Gerson sono fragili nel contenimento in appoggio a Veretout e lasciano campo libero a Pellegrini, Nzonzi e Zaniolo, ex delle giovanili viola e all'esordio da titolare in Serie A. I meccanismi inceppati in mediana mandano un po' in confusione anche la difesa nelle uscite, così al 3' è Dzeko, servito da Zaniolo, a tirare in bocca a Lafont da ottima posizione. Intendiamoci, i viola provano sempre a ripartire, cercando la profondità dietro la linea composta da Fazio e Juan Jesus, ma due buone occasioni capitano a Simeone, che 6' di testa sfiora il palo e al 17', dal limite dell'area, conclude fuori. I giallorossi però intensificano il ritmo e al 15', su cross di Florenzi, Fazio sfiora il vantaggio di testa anticipando Hugo. Al 21', poi, un'altra ghiotta occasione capita a Dzeko che, servito da Pellegrini, solo davanti al portiere tira alto. La Fiorentina soffre, riuscendo ad alleggerire la pressione solo con una debole semirovesciata di Gerson al 30'. La svolta però è nell'aria. Se al 13' un errato retropassaggio di El Shaarawy aveva innescato Benassi che però si era allungato il pallone, al 30' Under non viene perdonato, perché sul suo servizio al portiere si avventa Simeone che, nonostante si allunghi il pallone al momento del controllo, riesce ad evitare Olsen, che nell'impatto inevitabile lo mette giù. Banti fischia il rigore, il controllo Var però è doveroso perché i dubbi non mancano, ma il "silent check" conferma tra le proteste. Dal dischetto Veretout si dimostra implacabile, segnando al 32' il 3° gol stagionale, tutti su rigore, portando il suo bottino in A a 11 centri, di cui 7 su penalty. La Roma però non ci sta e sfiora il pari due volte nel giro di due minuti. Al 35' una palla battuta da Pellegrini viene deviata di testa da Milenkovic sul palo per poi attraversare tutto lo specchio della porta e finire fuori. Al 36' invece è Lafont che, in mischia, devia su tocco involontario verso la porta di Mirallas. Insomma, i viola chiudono il tempo con un vantaggio insperato.

FLORENZI SALVA — La ripresa comincia dando spazio quasi subito ai cambi. Prima Fernandes per Mirallas, con l'ex Gerson che passa alto sulla fascia destra; poi Kluivert per El Shaarawy, mentre a metà del tempo toccherà a Cristante prendere il posto di Zaniolo, autore però del primo squillo della seconda frazione, quando un suo tiro all'8' veniva deviato da Lafont in tuffo. A salire in cattedra però è Chiesa, che negli spazi comincia ad esaltarsi, spaziando a sinistra ma anche destra, come peraltro per un po' aveva fatto pure nel primo tempo, e finendo addirittura centravanti al momento dell'uscita di Simeone e l'ingresso di Piaça. È lui, infatti al 13' a creare la migliore occasione per i viola, entrando in area dopo uno scambio con Benassi e servendo Simeone a porta vuota, ma l'argentino non segue l'azione che muore tra l'incredulità dello stadio. Al 17', poi, sempre l'azzurro tira fuori di poco. Paradossalmente nelle ripresa la Fiorentina sfrutta meglio gli spazi nelle ripartenze, mentre è la Roma - pur insediata nella trequarti avversaria - a non essere troppo pericolosa, nonostante l'avanzamento di Pellegrini a trequartista con l'ingresso di Cristante per Zaniolo. Se al 24' Kolarov, defilato, conclude fuori di poco, le vere occasioni da gol latitano, finché al 40' - con i viola asserragliati in area - un cross del terzino serbo non viene smanacciato in modo impreciso da Lafont, la palla arriva sul sinistro di Florenzi, che al volo fa l'1-1. I titoli di coda sono sempre giallorossi, con Dzeko che al 47' impegna il portiere in una deviazione. Troppo tardi, però, perché la partita è ai titoli di coda. Morale: se la Fiorentina tutto sommato non fa drammi, la Roma chiude con l'amaro in bocca. D'altronde la squadra giallorossa è alle prese con la peggiore partenza in campionato dal 2009-10, quando i punti erano 14 e non 16. A proposito, in quella stagione finì seconda dietro l'Inter del Triplete. Chissà se bastano i ricorsi per giustificare ottimismo.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/11/2018 00:42
 
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Juventus-Cagliari 3-1: apre Dybala, chiude Cuadrado.
È record di punti

I bianconeri soffrono contro la formazione di Maran ma
portano a casa altri 3 punti e tornano a +6 su Napoli e Inter.
Si tratta della miglior partenza di sempre in Serie A



L’Allianz Stadium, che torna finalmente a tifare dopo mille polemiche, osanna Ronaldo, si spella le mani per l’avvio folgorante di Dybala, ma alla fine dei conti deve spedire una lettera di ringraziamento in Croazia: contro il Cagliari la Juve la spunta anche a un autogol beffardo di Filip Bradaric, di professione vice-Modric. Così i bianconeri riescono a riguadagnare il vantaggio che tengono nella tormenta, senza rischiare ma senza entusiasmare, fino all’allungo finale del 3-1. Ci sono state Juventus migliori da queste parti, ma in fondo basta e avanza per rimettere tutte le rivali che ringhiano alle spalle a meno 6. E segnare il record della miglior partenza in serie A che finora era detenuto dalla Juve di Capello 2005-06.

AVVIO LAMPO — Con lo United alla finestra e una infermeria riempita oltre misura (anche Mandzukic costretto a lasciare il ritiro per il ritorno del disordine alla caviglia) Allegri sperimenta un tridente diverso rispetto al solito, sfruttando il ritorno dell’elettricità di Douglas Costa: assieme a lui e a re Cristiano, c’è Dybala in crescita ormai verticale nel ruolo di secondo. Il movimento ossessivo tra loro è la conferma del fatto che una Juve “totale” è finalmente sbocciata: il trio non occupa ruoli prestabiliti, ma le posizioni sono interscambiabili. E all’inizio è Paulo a fare il centravanti, con un impatto folgorante sul match: già dopo quarantaquattro secondi e si esibisce in un balletto in area. Dybala la sposta a sinistra, fa venire le vertigini a Ceppitelli e Pisacane e poi riesce a calciare scivolando. Il tiro sarebbe innocente, ma prende fuori tempo Cragno, poi ci vogliono due minuti e passa di silent check per mettere il sigillo sulla regolarità dell’1-0.

UN BUON CAGLIARI — Sarebbe un colpo di fucile per le ambizioni del Cagliari che, però, è davvero un’ottima squadra, una delle migliori tra quelle di mezza classifica arrivate. A dirla tutta, sfrutta anche una certa apatia bianconera pre-Champions. Statico, quasi scolastico, l’undici di Allegri produce fiammate nella difesa sarda, ma mai un vero incendio. Al contrario, la formazione di Maran è baldanzosa e manovriera, ben organizzata con le sue linee strette a centrocampo e Castro da trequartista a supportare Joao Pedro e Pavoletti: lo specialista di testa costringe Szczesny al miracolo, ma con una novità, una girata di piede. Ma è il suo compare di attacco brasiliano a trovare il pari: al 36’ Pedro arpiona un pallone difficile in area, aggira Cancelo e calcia sul primo palo. Fino a quel momento la squadra di Maran, amicone di Allegri, aveva sofferto solo sulla corsia di destra della Juve, a tratti illegale per qualità e velocità: a tratti Cancelo plana come un falco oltre la metà campo e Douglas, tornato ai suoi standard dopo le ultimi vicissitudini, è il più ispirato. Bizzarria del destino, la rete immediata del 2-1 Juve, un po’ immeritato per i bianconeri, arriva quando l’esterno mancino si sposta dall’altro lato: un suo cross affilato viene deviato in rete da Bradaric (che dopo rischia pure il rigore: tocca di mano, ma è salvato dalla Var).

LA RIPRESA — Dura così solo due minuti appena il pareggio cagliaritano in un primo tempo della Juve senza bollicine: manca soprattutto Ronaldo, applauditissimo in avvio con una maglia celebrativa data dal presidente Agnelli, ma meno efficace di altre volte, anche se fa comunque tremare il palo a fine primo tempo. La solita ricerca ossessiva del gol del portoghese continua nella ripresa in cui cambia un partner in crime: accanto a lui c’è Cuadrado, un po’ troppo impreciso sul più bello, al posto di Douglas. È il secondo cambio, invece, con Alex Sandro al posto di Pjanic, a modificare leggermente la forma della Juventus: viene meno un regista tradizionale e il brasiliano diventa una mezzala fisica, soluzione spuria che può tornare utile in questa penuria di centrocampisti. Così la Juve riesce a coprire meglio il campo di fronte a un Cagliari che si dispone con un più audace 4-3-3 dopo l’ingresso di Faragò. La Juve potrebbe allungare più volte, eppure rischia parecchio prima di sfondare: nel giro di un minuto una conclusione a botta sicura di Pavoletti viene salvato da Benatia che si immola e subito dopo ecco il contropiede del 3-1. All’87’ c’è una prateria per Cristiano che non è egoista e dà il cioccolatino finale per Cuadrado.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/11/2018 00:46
 
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