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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Roma-Atalanta 3-3: gol di Pastore,
Castagne, Rigoni (2), Florenzi e Manolas

Termina in parità all'Olimpico tra giallorossi e nerazzurri una partita dai mille volti.
Da segnalare l'uscita dal campo di Florenzi al 73' per un problema al ginocchio sinistro



Orgoglio Roma. E l’Atalanta fa i conti con Manolas. Finisce 3-3 all’Olimpico in fondo ad un match intriso di pathos. Dalla perla di Pastore dopo 74'' ai gol di Castagne e Rigoni (doppietta) in chiusura di primo tempo, fino alle risposte di Florenzi e del difensore greco: una bellissima sfida. Giocata dai padroni di casa con Pastore riportato dal 1’ alto a sinistra e dai nerazzurri in avvio addirittura con 8 giocatori diversi rispetto all’ultima sfida in Europa col Copenaghen.

MAGIA — Passano appena 74 secondi e Pastore accende la notte giallorossa con un magnifico colpo di tacco vincente su cross di Under: un acuto che è il condensato delle qualità dell’argentino, schierato nel suo ruolo congeniale di esterno alto a sinistra. Un colpo da biliardo (colpo di tacco spalle alla porta e pallone che carambola sul palo ed entra in rete) che manda in buca l’avversario e certifica una volta di più il talento dell’ex Psg. Eppure l’Atalanta, ferita nell’orgoglio, non si scompone e si lancia all’assalto della porta di Olsen accampandosi per lunghi minuti davanti al limite dell’area e provando la conclusione con Rigoni (in un’occasione al 5’ vicinissimo al pari approfittando di un passaggio sciagurato di Manolas) e con Ali Adnan, il cui tiro viene deviato in angolo da Fazio.

CROLLO GIALLOROSSO — In chiara difficoltà per il pressing alto portato dai nerazzurri letteralmente indemoniati, dai e dai, la difesa giallorossa si fa ribaltare in 3’: prima il tap in di Castagne al 19’ dopo il palo interno di Zapata, poi il tocco irresistibile di Rigoni su assist del centravanti colombiano (sfuggito a Manolas) sotto gli occhi del c.t. Roberto Mancini (presente all’Olimpico), suo tecnico la scorsa stagione allo Zenit. Un uno-due terribile che potrebbe anche diventare subito tris, se De Rossi non salvasse al 30’ su Pasalic lanciato a rete. Ma l’Atalanta è una furia e, complice ancora Fazio in ritardo in chiusura, chiude il primo tempo 3-1 grazie al secondo gol di Rigoni, servito da Pasalic, bravo ad infilzare sul primo palo Olsen. E in tribuna serpeggiano i primi malumori: cori contro il presidente James Pallotta e fischi che piovono sui giallorossi.

MOSSE DI FRANCESCO — La Roma non ci sta. E Di Francesco passa subito al 4-2-3-1 con i nuovi entrati Nzonzi e Kluivert rispettivamente davanti alla difesa e a destra nella batteria di trequartisti dietro a Dzeko centravanti. L’effetto è positivo, perché i giallorossi guadagnano metri di campo e costringono Gasp a rinforzare gli argini con Hateboer e De Roon. Niente da fare. La rabbia della Roma produce il gol dell’uomo che più ne incarna lo spirito, cioè Florenzi. Che al 15’ penetra al centro a cento all’ora e lascia partire un sinistro rasoterra imparabile per Gollini. Partita riaperta e in campo entra pure Toloi per proteggere il gol di vantaggio. L’area di rigore nerazzurra si trasforma comunque in un enorme flipper, col pallone che schizza da una parte e dell’altra e coi difensori atalantini che a malapena riescono ad allontanare le minacce giallorosse (Nzonzi e Dzeko pericolosi).

ULTIMO QUARTO D'ORA — La Roma preme sull’acceleratore negli ultimi 15’, anche senza Florenzi uscito dal campo dolorante al ginocchio sinistro e sostituito da Schick. I nerazzurri marcano a uomo e a tutto campo. Ma non basta. All’ennesimo assalto, sfruttando un piazzato di Pastore, Manolas al 37’ anticipa in mischia Toloi e riporta in parità la Roma. Un crescendo rossiniano di rara intensità. E Schick un minuto dopo si fa stoppare sul più bello da Gollini, provvidenziale con una respinta di piede sul tiro a colpo sicuro dell’attaccante. Una girandola di emozioni. E negli ultimi istanti Kluivert si divora l’occasione del possibile sorpasso: Castagne è decisivo in chiusura.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/08/2018 23:48
 
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SERIE A 2018/2019 2ª Giornata (2ª di Andata)

25/08/2018
Juventus - Lazio 2-0
Napoli - Milan 3-2
26/08/2018
Spal - Parma 1-0
Cagliari - Sassuolo 2-2
Fiorentina - Chievo 6-1
Frosinone - Bologna 0-0
Genoa - Empoli 2-1
Inter - Torino 2-2
Udinese - Sampdoria 1-0
27/08/2018
Roma - Atalanta 3-3

Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018

Classifica
1) Juventus, Napoli e Spal punti 6;
4) Atalanta, Roma, Sassuolo e Udinese punti 4;
8) Fiorentina(*), Genoa(*), Empoli, Inter, Parma, Torino, Bologna, Cagliari e Frosinone punti 1;
17) Milan(*), Sampdoria(*), Lazio e Chievo punti 0.

(*) Una partita in meno.
Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018 (per la tragedia di Genova).
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
27/08/2018 23:51
 
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Milan-Roma 2-1: in gol Kessie, Fazio e Cutrone

In pieno recupero Cutrone regala a Gattuso i primi 3 punti della stagione.
A S. Siro gran protagonista la Var:
annullata una rete a Higuain per fuorigioco e una a Nzonzi per un tocco di braccio



All’ultimo respiro. All’ultimo assalto, all’ultimo passaggio filtrante, all’ultimo guizzo. Vince il Milan, la Roma s'accartoccia su se stessa al 95’ e va al tappeto. La risolve Patrick Cutrone servito da Higuain: 2-1, dopo che sembrava ormai pari e patta, anche con la Var. Davanti a Kakà, a Leonardo e Maldini, al presidente Scaroni e a Gordon Singer, i rossoneri combattono e ancora una volta non capitalizzano una situazione di vantaggio, mentre la Roma è costretta a un’altra rimonta per provare a salvare la pelle. Ma stavolta non basta. L’anticipo della terza di campionato si tinge solo di rossonero.

MILAN CARICO — Una pioggia di applausi aveva salutato già i primi 45 minuti del Milan, quando le squadre erano rientrate negli spogliatoi. Scrosciante come il diluvio che bagna il debutto a San Siro. Non è solo la soddisfazione per l’1-0 sul tabellone a gasare i tifosi del Diavolo: rispetto al match di sei giorni fa al San Paolo, il vantaggio del Milan è maggiormente supportato da indizi e prove circostanziate. In altre parole: primo tempo molto positivo per la squadra di Gattuso, che conferma l’undici di Napoli (a parte Calhanoglu per Borini) e ne ricava una partenza solida, compatta, convincente. Il turco s’accende a sprazzi ma illumina, cercando lo spazio che si forma tra Fazio – centrale destro nella difesa a tre con Manolas e Marcano – e Karsdorp, a cui mancano misure e riferimenti.

KESSIE GOL — Meglio anche Biglia, che incrocia spesso le traiettorie con Pastore, trequartista giallorosso a supporto di Schick e Dzeko. Il ceco ha sulla testa l’unica mezza chance romanista nella prima metà di gara: facile per Donnarumma. E Higuain? Ha una voglia matta, vuole il primo gol con la nuova maglia, ma trova sulla sua strada Olsen, come Suso poco più tardi. Quando sembra che il portiere svedese - che qui eliminò l’Italia dalla corsa al Mondiale - possa vivere un’altra notte immacolata a San Siro, però, la parità si rompe. Minuto 40: filtrante di Bonaventura per Rodriguez, Fazio è molle in marcatura e Marcano addormentato sull’inserimento di Kessie, l’ivoriano ne approfitta e insacca l’1-0 con cui si va al riposo.

SCOSSA GIALLOROSSA — Di Francesco capisce che così non può andare avanti, manda in soffitta il 3-4-2-1 e passa al 4-2-3-1 inserendo l’ex El Shaarawy per Marcano. Per poco non trova subito il pari: se l’occasione di Higuain nel primo tempo era nata da una palla persa da Dzeko, stavolta è il Pipita a innescare involontariamente il bosniaco, che sfiora il palo con sinistro. E’ il preludio a una fase di partita più accesa, meno ordinata ma ricca di spunti. Anche Donnarumma, criticato dopo Napoli, si prende la sua ovazione uscendo alla disperata su El Shaarawy ben fuori dall’area. Al 59’, però, Gigio raccoglie la palla in fondo alla rete: non esce benissimo, El Sha controlla e scaraventa in mezzo, un rinvio sbilenco di Calabria trova Fazio che si fa perdonare e butta dentro l’1-1.

VAR E CONTRO-VAR — Passa appena un istante ed è già 2-1: Pipita in contropiede, salta anche Olsen e insacca, viene giù San Siro. Ma ha un piede in fallo. Troppo avanti. Var, come non detto, fuorigioco, abbiamo scherzato. E altra mazzata nel morale per il Milan in pochi minuti. Ma chi di Var ferisce, di Var perisce: all’80’ Nzonzi segna per la Roma sugli sviluppi di un corner, Guida convalida e poi attende il supporto video: controllo di braccio, niente gol.

PATRICK-GOL — Prima della fine, però, c’è tempo ancora per mille emozioni. C’è l’esordio di Castillejo, che si mette subito in mostra. E tra i vari cambi compare anche Cutrone, il ragazzo che in teoria doveva finire nell’ombra dopo l’arrivo di Higuain. In teoria. Perché invece, ironia della sorte, è proprio il Pipita a offrigli il pallone della gloria. Forse è nata una coppia, o almeno un’opzione tattica per i finali di gara. Di sicuro, è nata la prima vittoria del Milan.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/09/2018 00:00
 
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Serie A, Bologna-Inter 0-3: Nainggolan segna al debutto, poi Candreva e Perisic

Importante successo nerazzurro: arrivano i primi tre punti della stagione.
Senza Icardi, fuori per un problema muscolare, brilla il Ninja:
il suo gol sblocca la partita nel secondo tempo



Era l'uomo più atteso. Non a caso. Radja Nainggolan segna, l'Inter trova la prima vittoria in campionato: l'equazione non è automatica, ma viene quasi naturale. Il 3-0 è risultato pesante per Filippo Inzaghi e il suo Bologna, ma è la conseguenza di una partita giocata praticamente a senso unico, la cui unica (grande) difficoltà dell'Inter è stata quella di sbloccare il risultato. Riuscita nell'impresa a metà secondo tempo, poi è stato tutto semplice, con il raddoppio di Candreva (all'esordio stagionale, rimasto in nerazzurro dopo aver rifiutato la cessione al Monaco) e il tris di Perisic.


SORPRESA — Fuori Icardi per noie muscolari al quadricipite della gamba destra - Maurito ha provato nel riscaldamento, poi è andato è in tribuna -, con lo stesso Lautaro non al meglio, Luciano Spalletti punta sulla velocità di Politano e Keita, ma soprattutto sull'esordio di Radja Nainggolan nel ritrovato 4-2-3-1. Inzaghi invece costruisce un 3-5-2 dal baricentro molto basso: l'idea costante è la palla lunga a cercare la sponda di Santander per gli inserimenti - rari - dei centrocampisti. Passano 90 secondi e Skorupski la combina grossa: su un pallone alzato a campanile da Politano, il portiere del Bologna esce a vuoto, ma Perisic sorpreso non riesce a deviare in porta. È l'Inter che fa la partita. Al 6' una buona trama avviata da Gagliardini, passata dai piedi di Perisic e Keita, e conclusa dallo stesso Gagliardini (osservato anche dal c.t. Mancini in tribuna): tiro alto. All'improvviso, il Bologna: minuto 9, un cross proveniente dalla sinistra viene rimesso al centro da Danilo, Helander sul secondo palo a botta sicura si fa parare il colpo di testa da un super intervento di Handanovic. Poi la partita si risintonizza sul solito canale: Inter in controllo, ma troppo lenta nel far girare il pallone. Le uniche accelerazioni prova a regalarle Nainggolan, assai nervoso per qualche fischio dell'arbitro Di Bello. Al 22' ci prova Politano, uno dei più vivi dei primi 45 minuti: riceve palla da Keita al limite, controllo e sinistro alto. Neppure un minuto e un'occasione grande capita - un po' casualmente - sui piedi di Keita: difesa rossoblù addormentata, il pallone spiove al centro dell'area ma il senegalese fallisce la girata al volo con Skorupski in uscita. Di fatto è l'ultima azione degna di nota del primo tempo, che si chiude con un destro di prima intenzione di Nainggolan stilisticamente perfetto ma non pericoloso per il Bologna.


UN DUE TRE — Il secondo tempo riparte senza cambi. All'8' Dzemaili prova a sorprendere Handanovic: conclusione larga dai 25 metri. Il copione è il solito, Inter alla ricerca della giocata: ci prova Keita al 9', incursione e destro di prima intenzione che finisce sull'esterno della rete. I ritmi si alzano lievemente, squadre più lunghe: Dzemaili ci prova al 20' dal limite, conclusione larga al termine di un contropiede ben organizzato. È il momento chiave del match: minuto 21, Politano lavora un pallone sui 20 metri e serve dentro per Nainggolan, che si inserisce centralmente, controlla e calcia al volo di destro battendo Skorupski. Inzaghi costretto a cambiare, a questo punto: dentro Orsolini e fuori De Maio, Bologna con la difesa a quattro. E al minuto 28 Santander sfiora il pareggio: cross di Mattiello dalla destra, il centravanti anticipa sul primo palo e con la testa spedisce di poco a lato sul palo lontano. Ora è partita aperta, si gioca su due fronti. Al 31' Keita ha l'occasione di chiudere i conti, ma spreca da pochi passi con il destro dopo un pasticcio Mattiello-Danilo e l'assistenza di Perisic. Ancora sostituzioni: fuori uno stremato Nainggolan e Keita per Vecino e Candreva (Inter col 4-5-1), nel Bologna Inzaghi gioca la carta Destro. Va meglio all'Inter, che la chiude al 37': Perisic pennella per Candreva - all'esordio stagionale - che di prima intenzione batte Skorupski e dedica il gol alla compagna incinta. Il Bologna crolla, Inter gioca sul velluto e al 40' Perisic controlla dentro l'area e con il destro fa tris. Il resto è accademia.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
01/09/2018 23:50
 
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Parma-Juventus 1-2: gol di Mandzukic, Gervinho e Matuidi

Ancora a secco Cristiano Ronaldo. Traversa di Stulac, palo di Douglas Costa. Dybala in campo soli 10', i bianconeri sono in testa a punteggio pieno


Il deejay dello stadio Tardini nel prepartita manda a tutto volume la Marcia Trionfale dell'Aida – Giuseppe Verdi assieme alla musica da discoteca, è pur sempre sabato sera – ma nella terza vittoria della Juventus c'è poco trionfo. Più che una marcia, è stata una battaglia di trincea. Parma-Juventus finisce 1-2 con due gol spediti da Mosca: Mandzukic per il vantaggio e Matuidi per il secondo allungo, le due M della finale del Mondiale. Allegri va a 9 punti, abbastanza per una sosta da capolista, ma rischia di passare due settimane di pensieri come Cristiano Ronaldo, ancora senza gol, meno pericoloso rispetto alla "prima" col Chievo.

MANDZUKIC-GERVINHO — Non che ci sia qualcuno in ritardo - lo stadio è quasi pieno già per il riscaldamento – ma Mandzukic punisce chi non arriva puntuale: dopo meno di due minuti segna un gol strano. Su un cross da destra di Cuadrado, il suo colpo di testa rimpalla su Iacoponi e resta lì, per aria. Sepe non esce e Marione, solo solo, non si sottrae alla deviazione. Qualcuno pensa sia già finita, ma sottovaluta la grande anima del Parma e i problemi difensivi della Juve settembrina. I bianchi mettono in fila tre pericoli e alla fine pareggiano. Pericolo uno: una percussione di Gervinho, che apre le acque in zona-Chiellini, con salvataggio disperato di Cuadrado su Di Gaudio. Pericolo due e tre: due tiri di Stulac su cui la Juve si salva con la traversa e con uno Szczesny insicuro. Al minuto 33, il gol: Gervinho mette in porta un cross di Gobbi deviato da Inglese e apre il carnevale della famiglia in tribuna. Pensiero istintivo: la Juve, in dieci con Cuadrado infortunato a bordo campo, ha concesso ancora spazio, come una squadra distratta. Allegri lo sa e forse va all'intervallo felice, perché a fine primo tempo arrivano due pericoli… E il contropiede Gervinho-Rigoni, con Cuadrado pessimo in fase difensiva, mette decisamente più brividi di una giocata più tiro di Bernardeschi respinta da Sepe.

LA MOSSA DOUGLAS (E MATUIDI) — Il secondo tempo si apre con un paio di azioni made in Ronaldo e un tiro (alto) di Khedira dopo cross di Alex Sandro. La Juve però non segna, così Allegri va sul sicuro: dentro Douglas Costa, lo spacca-partite. Probabilmente è un caso, ma al 13’ Matuidi fa 2-1 con un gran sinistro sotto la traversa, alla fine di una azione di Alex Sandro nobilitata da un tacco di Mandzukic. La partita, ovviamente, così cambia ancora e da un lato la Juve rischia di allungare con Douglas Costa – grande palo a 20’ dalla fine – ma dall’altro il Parma si dimostra vivo. Un tiro-cross di Inglese, con Szczesny ancora incerto, fa vibrare di speranza il Tardini e nel finale lo stadio urla. Szczesny, però, rischia poco o nulla.

LA PARTITA DI CR7 — Cristiano ha cercato tanto il gol, più che nelle prime due partite, ma è rimbalzato contro i difensori del Parma, schierato con due linee davanti a Sepe. Ha giocato tanto al centro nel primo tempo e parecchio sulla sinistra nel secondo, soprattutto è sembrato sfortunato, fuori tempo, quasi prigioniero di una maledizione. È andato vicino al gol con un colpo di testa uscito di un nulla, poi non è arrivato su un tocco di Khedira e ha messo fuori un piatto per lui non complicato. Nel finale è entrato anche Dybala, alla seconda panchina consecutiva, che ha ricomposto il Dybaldo. Nel complesso però Paulo ha vissuto una partita numero 100 in A con la Juve anonima.

PARMA POSITIVO — Il Parma, in tutto questo, va a casa speranzoso: si temeva una goleada, è stata una bella partita. Soprattutto, D'Aversa ha avuto buoni segnali da un paio di uomini chiave. Stulac si è confermato calciatore di livello – "calciatore" in senso letterale, è uno dei migliori tiratori da lontano della Serie A – e soprattutto Gervinho ha giocato un'ora vecchio stile, come ai tempi della Roma. Il turbo, anche dopo il viaggio di due anni in Cina, è ancora attivo.

Luca Bianchin

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02/09/2018 00:01
 
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Serie A, Fiorentina-Udinese 1-0, la decide Benassi

Un gol del centrocampista viola regala i tre punti alla formazione di Stefano Pioli



Dalla ruota di Firenze esce il numero undici. Tali infatti sono le vittorie consecutive in A della Fiorentina al Franchi contro l'Udinese. Ma per issarsi a quota sei punti i viola hanno faticato da matti anche per la disposizione molto attenta della squadra di Velazquez. A far saltare il banco è stata una gemma di Benassi, terzo gol in due partite giocate in questo campionato, con un tiro al volo forte e preciso da posizione defilata. Alla sosta la Fiorentina arriva quindi con la pancia piena e il massimo bottino possibile.

INIZIO BLOCCATO — Pioli conferma la squadra che ha sommerso il Chievo con Edimilson Fernandes davanti alla difesa ed Eysseric a completare il tridente d'attacco con Chiesa e Simeone. Velazquez affida il reparto offensivo a Lasagna con De Paul a supporto, spedendo in panchina Teodorczyk. La Fiorentina è spinta dall'affetto dello stadio e prova a fare la partita, l'Udinese risponde in contropiede anche grazie alla velocità di Machis e Pussetto sugli esterni. Poche però le conclusioni. Il primo brivido arriva al 23' con la bella punizione di Eysseric dai 25 metri finita fuori di poco. L'occasionissima però arriva sul destro di Biraghi che a centro area spara alto servito da Eysseric.

MAGIA BENASSI — La ripresa si apre con un cambio in porta per la Fiorentina, con Dragowski al posto dell'infortunato Lafont. I viola aumentano la pressione ed al 52' sfiorano il vantaggio sugli sviluppi di un corner. Nè Pezzella nè Milenkovic riescono però a toccare il pallone a pochi passi dalla porta. Poi è Benassi, servito splendidamente in verticale da Eysseric, a calciare debole verso Scuffet. Velazquez allora cambia inserendo un altro attaccante, Teodorczyk, al posto di Pussetto. Spostando Lasagna a sinistra. Pioli risponde inserendo Pjaca per un buon Eysseric. Il muro ospite regge fino al 73' quando Chiesa vola via in contropiede dopo un corner dell'Udinese e serve Benassi. Il centrocampista della Nazionale si inventa un tiro al volo eccezionale che si infila sotto la traversa di Scuffet. Logica la reazione bianconera con la Fiorentina che difende il prezioso vantaggio ed è anzi Chiesa a sfiorare il 2-0 con un tiro a girare: Scuffet devia. Gli oltre quattro minuti di recupero non portano mutamenti e la Viola può godersi la seconda vittoria consecutiva. Tra 15 giorni, alla ripresa del campionato, la squadra di Pioli sarà attesa da un super test al San Paolo contro il Napoli. Prima sconfitta in Italia invece per Velazquez. Forse troppo rinunciataria la sua squadra, anche se molto abile ad interrompere le manovre avversarie. Con il Toro servirà qualcosa in più.

Giovanni Sardelli

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02/09/2018 23:08
 
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Serie A, Atalanta-Cagliari 0-1:
decide la punizione (deviata) di Barella

All'Atleti Azzurri d'Italia i bergamaschi sbattono contro il muro sardo.
E gli uomini di Maran si ritrovano con 3 punti pesantissimi grazie al
gol del centrocampista aiutato dalla deviazione fortuita di Pasalic



È il Cagliari la bestia nera dell'Atalanta. La squadra di Gasperini esce malissimo dalla prova della maturità, dal dopo Copenaghen dove ha perso ai rigori l'accesso ai gironi di Europa League. E incassa la prima sconfitta del suo campionato battuto da una punizione velenosa del gioiellino rossoblù Barella, deviata in rete da Pasalic. Il Cagliari ha battuto due volte nello scorso campionato i nerazzurri e lo ha fatto ancora alla prima occasione in questo. Troppo frastornata l'Atalanta, ancora intontita dall'effetto Europa League. Incapace di imporre il suo gioco, di dare ritmo e gas nè col solito modulo, nè con quello più spregiudicato (4-2-3-1) del secondo tempo quando il Gasp ha tentato il tutto per tutto inserendo prima il Papu e poi Barrow. Il Cagliari ha costruito una ragnatela perfetta, ha chiuso le fasce, come aveva chiesto Maran limitando Rigoni con uno straordinario Padoin e tamponando con Bradaric e Ionita il gioco nerazzurro.

LA PARTITA — Gasperini ne cambia sei rispetto a Copenaghen, soprattutto per necessità. Rinuncia inizialmente al Papu Gomez che è stanco. Ma paga tanto. In verve, fantasia, pericolo. Pasalic è impalpabile, incapace di dare qualità e profondità alle punte. In difesa l'unico superstite è Masiello (Varnier, Palomino e Toloi sono fuori gioco). Maran ha quasi completato la rivoluzione voluta dalla società. Col Milan potrà tornare dopo la squalifica Joao Pedro e il Cagliari avrà lui al posto di Ionita. Intanto è stato messo fuori anche il regista Cigarini, sostituito dal croato vice Modric e vice campione del mondo Filip Bradaric che non ha la sua autorità in regia, ma è più mobile e gioca sempre a un tocco. Padoin sembra di nuovo padrone della corsia, dietro a sinistra.

SEGNA BARELLA — L'Atalanta ha il pallino, ma non crea particolari problemi ai rossoblù che sono attenti con Srna (che campione) e Padoin sulle corsie e contengono e punte di casa con Klavan un gladiatore sempre attento a chiudere in area. Il Cagliari riparte spesso bene, Sau si divora un gol su pennellata di Barella, ma il gol decisivo lo realizza in finale di tempo su punizione proprio Barella, fresco di chiamata da parte di Mancini, dalla trequarti, deviata incolpevolmente da Pasalic, ma con Berisha che è un po' avanti. Gasp dopo l'intervallo butta subito nell'arena il Papu per Djimsiti cambiando modulo, il fortino del Cagliari resiste anche a qualche sgasata di Zapata che ai sardi non riesce proprio a segnare. Cragno, anche lui da domani a Coverciano, è attento su due tiri del Papu che non fa altro, mentre finisce fuori l'unica bella conclusione di Gosens. Anche Maran, inserendo Dessena per Ionita, si cautela col 4-4-2 e Farias, appena entrato, può colpire, ma Berisha, che non giocava dal 2 agosto, gli dice di no.

Francesco Velluzzi

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02/09/2018 23:13
 
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Serie A, Chievo-Empoli 0-0:
emozioni solo nella ripresa, ma finisce senza reti

Dopo un primo tempo soporifero la sfida di Verona si accende nel secondo tempo.
La Var annulla un gol a Caputo per fuorigioco



Una partita dai due volti. Chievo-Empoli finisce 0-0 e regala emozioni solo nella ripresa, portandosi dietro la paura e le incertezze di due squadre che ancora devono sistemare alcuni meccanismi. Soprattutto il Chievo di D’Anna, abile nel tenere la porta inviolata dopo i 9 gol incassati nei primi 180’, ma a lungo inoffensivo nonostante l’innesto di Birsa sulla trequarti e l’ingresso di Giaccherini nella ripresa per vivacizzare il reparto. Dopo la sconfitta di Genova l’Empoli torna da Verona con un punto, senza aver mai rinunciato ad attaccare e a creare pericoli con i suoi interpreti migliori, da La Gumina a Zajc passando per il gol annullato (dalla Var) a Caputo a causa di un netto fuorigioco.

PRIMO TEMPO - Nel Chievo, senza Cacciatore ed Hetemaj, c’è Birsa trequartista, dal 1’ gioca Djordjevic al posto di Giaccherini, mentre in difesa Tomovic si sposta a destra e Bani va a fare il centrale con Rossettini. Spazio al 4-3-1-2 anche per l’Empoli, in campo ci va l’undici annunciato con Zajc a supporto di La Gumina e Caputo. La prima frazione non riserva emozioni particolari, sono gli ospiti a fare più possesso palla, portandosi pericolosamente dalle parti di Sorrentino con i tentativi di La Gumina e di un Zajc piuttosto ispirato. Dopo soli 13’ Andreazzoli deve far fronte alla grana legata all’infortunio muscolare di Antonelli, che lascia il posto a Pasqual, mentre il Chievo non riesce mai a trovare il guizzo giusto e davanti l’intesa non è delle migliori, nonostante l’innesto di Birsa per dare più incisività.

SECONDO TEMPO – La ripresa è molto più accesa, i gialloblù ripartono con un altro spirito, sono più propositivi e spaventano Terracciano prima con Rossettini (al 50’) e poi con Rigoni, il cui rasoterra velenoso viene sventato in due tempi dal portiere ospite. La risposta toscana non si fa attendere, al 57’ La Gumina si mangia letteralmente il vantaggio: solito spunto di Zajc sull’esterno e palla nell’area piccola per l’ex Palermo, che spara sul petto di Sorrentino da posizione ravvicinata. Poco dopo l’ora di gioco dentro Giaccherini, ma al 74’ il Bentegodi si ammutolisce per un attimo quando un rimpallo fortunoso premia Caputo e la palla rotola in rete: Valeriani non sbandiera il fuorigioco, serve l’intervento del Var per annullare il vantaggio. Nell'Empoli si fa male anche Maietta, sempre per un guaio muscolare. Altre occasioni da entrambe le parti nel quarto d’ora finale, ma il punteggio non cambia. Un punto a testa prima della sosta.

Giorgio Coluccia

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Lazio-Frosinone 1-0: il gol di Luis Alberto fa felice Inzaghi

Annullata una rete a Milinkovic in avvio, poi palo di Parolo.
Gli ospiti non si fanno quasi mai pericolosi



La Lazio si sblocca. Con qualche affanno, con molta sofferenza (risultato in bilico fino alla fine), ma anche con la consapevolezza di una cifra di gioco che comincia a essere molto simile a quella della scorsa stagione. E con qualche uomo chiave (Milinkovic in particolare) che dà importanti segnali di risveglio. Decide la gara l'altro "malato" di questo inizio di stagione biancoceleste, Luis Alberto. Che, tuttavia, rete a parte, combina poco. Il Frosinone resta in partita fino alla fine, ma più per gli errori di mira dei giocatori della Lazio che per meriti propri. Longo costruisce una diga davanti all'area, puntando sulle ripartenze degli esterni. Che però sono rare mentre il muro alzato al centro fa spesso breccia.

MIRA SBAGLIATA — Copione scontato già nel primo tempo. Lazio che fa la partita, Frosinone che pensa innanzitutto a distruggere e poi, quando può, a colpire con le ripartenze. La Lazio sarebbe già in gol dopo 4 minuti, ma la rete di Milinkovic su assist aereo di Acerbi viene tolta dal Var per un fuorigioco millimetrico. La squadra di Inzaghi fraseggia sulla trequarti in attesa di trovare il varco buono. E lo trova in almeno 4-5 occasioni, ma i suoi giocatori peccano di precisioni. È Parolo a dare il via al festival delle occasioni mancate con un palo colpito di testa a porta spalancata. Poi tocca a Mikinkovic sprecare malissimo un'azione molto bella costruita in tandem con Immobile. Il serbo prova a farsi perdonare con due tiri dalla distanza che escono entrambi di un soffio. Poi nel finale tocca a Immobile divorarsi un paio di buone opportunità: sulla prima appoggia fuori a due passi dalla porta (ma forse c'è un fuorigioco di Lulic che lo serve), sulla seconda conclude debolmente e sulla linea salva Salamon. E Il Frosinone? Ogni tanto prova a farsi vedere dalle parti di Strakosha. E un paio di pericoli seri li fa anche correre alla difesa laziale. Su entrambi sono decisivi i salvataggi di Acerbi (prima su Cassata, poi Perica).

DECIDE LUIS — Dopo le tante occasioni sciupate nel primo tempo, la Lazio passa alla prima palla-gol costruita nella ripresa. Azione confusa nell'area del Frosinone: ci prova prima Immobile, poi Lulic, ma alla fine il tiro decisivo è di Luis Alberto che capitalizza al meglio un rinvio corto di Capuano. A quel punto la Lazio, sia pure con meno intensità rispetto alla prima frazione di gioco, continua a stazionare nella metà campo avversaria per cercare di mettere al sicuro il risultato. Ci prova ancora Milinkovic dalla distanza (Sportiello salva con qualche difficoltà), poi è Acerbi ad avere la palla giusta su angolo di Luis Alberto prolungato da Parolo, ma il difensore spedisce la palla di poco alta. Col passare dei minuti, però, la formazione di casa rallenta, anche perché Inzaghi tarda a effettuare i cambi. Li farà solo nei minuti finali (Murgia, Caicedo e Badelj per Milinkovic, Immobile e Luis Alberto). Longo invece si gioca molto prima le carte Ardaiz e Ghiglione (fuori Zampano e Perica) e poi nel finale butta dentro pure Soddimo. I ciociari non creano occasioni da gol clamorose, ma costringono comunque a tenere la Lazio con il fiato sospeso fino alla fine.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/09/2018 23:19
 
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Serie A, Sampdoria-Napoli 3-0:
doppietta di Defrel e favoloso Quagliarella

La squadra di Ancelotti esce male da Marassi: prima sconfitta stagionale.
Splendido il terzo gol del grande ex, che non esulta: colpo di tacco al volo e palla sul secondo palo.
Verdi e Insigne fuori dopo 45'



Aspettavi il Napoli invece ecco una splendida Samp vincere anche più nettamente del punteggio mostrando qualità tecnico-tattiche notevoli in un primo tempo eccellente, unite alla capacità di stringere i denti nella ripresa quando la squadra di Ancelotti prova a reagire. A suggello il gol capolavoro del napoletano Fabio Quagliarella con un colpo di tacco al volo di destro che ammireremo per anni nelle clip video, tanto è bello. Bellezza scomparsa in casa Napoli che dopo aver compiuto due rimonte, cade pesantemente ed ha tanti interrogativi da risolvere, tattici e non solo.

CAPOLAVORO GIAMPAOLO — Il primo tempo della Sampdoria è quasi da manuale del calcio. Pressing alto, Saponara che non fa mai girare Diawara in costruzione, linea della difesa alta e attenta, gli 11 messi in campo da Giampaolo si muovono come fossero legati da elastici e chiudono le linee di passaggio a un Napoli troppo lento e orizzontale nel far girare palla. Anche se Ancelotti, rispetto alle prime due uscite, accentua il pressing alto e alza di più la difesa. Meccanismo che però non funziona all'11', quando da calcio d'angolo per gli azzurri parte il più classico dei contropiedi con Saponara che smarca Defrel: destro di controbalzo e vantaggio meritato per i blucerchiati. Il Napoli non riesce a ragionare, anche perché gli avversari non danno tempo. E così è ancora la Doria a rendersi pericolosa con Quagliarella che apre troppo il suo piatto destro su bel cross rasoterra di Murru. Episodio dubbio al 24' quando su uno spiovente Audero esce un po' scoordinato ed entra in contatto con Milik, che poi di destro appoggia in gol. L'arbitro Massa fischia una carica al portiere, ma il polacco non sembra far fallo. Ma si tratta di un episodio perché è sempre la Samp a far vedere le cose migliori e poco dopo la mezz'ora arriva il raddoppio e qui la difesa del Napoli fa di nuovo acqua, perché consente il cross di Bereszynski, il controllo in area di Quagliarella che riesce ad allargare a Defrel che può sganciare il suo sinistro, comunque destinato in porta nonostante la disperata deviazione di Albiol. Nel finale di primo tempo il Napoli alza il baricentro, ma c'è solo una conclusione dalla distanza di Insigne che prova a sorprendere Audero dalla distanza, sull'unico errore in uscita della difesa della Samp, col perfezionista Giampaolo che si arrabbia.

ANCELOTTI PASSA AL 4-2-3-1 — Carletto prova a correre ai ripari, ma stavolta il gap sulla partita va oltre i due gol subiti. Comunque la vivacità di Ounas a destra e quella di Mertens che gioca vicino a Milik creano un paio di situazioni, col belga al tiro in due occasioni ma non particolarmente preciso. Andarsen sfiora l'autogol su un cross teso di Ounas, ma poi gli azzurri si sgonfiano e viene fuori il carattere dei blucerchiati che ora lottano su ogni pallone e hanno più fame e voglia di vincere degli avversari. Fino a quando alla mezz'ora il napoletano Quagliarella si inventa quel po po di gol con tutto lo stadio in piedi ad applaudire, come a fine gara.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/09/2018 23:22
 
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