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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Spal-Inter 1-2: doppietta di Icardi, in mezzo il gol di Paloschi

Gli emiliani giocano una grande partita, sprecando un rigore e creando più dei nerazzurri.
Ma l'argentino è implacabile...



Volere, volare. Con la solita sofferenza l'Inter batte 2-1 la Spal e vola al terzo posto in classifica. Un successo firmato Icardi e Handanovic: perché se il capitano firma la doppietta decisiva, è altrettanto fondamentale il vice capitano a salvare più volte il risultato nel primo tempo. Per la Spal arriva invece la quarta sconfitta consecutiva: immeritata, che fa male alla classifica ma non al morale e al futuro di una squadra che ha lottato fino all'ultimo contro una big e che il pareggio lo avrebbe anche meritato.

CHI FA, CHI DISFA — Chissà se davvero i giocatori nerazzurri hanno messo la suoneria del cellulare con l'inno della Champions. Di sicuro l'approccio alla gara è giusto, convinto, come chiedeva Spalletti. E al primo affondo (14') l'Inter passa: uno-due Vrsaljko-Borja a destra, il croato serve rasoterra Keita che viene murato, ma sullo sviluppo dell'azione Vrsaljko trova un cross perfetto per Icardi. Torsione del capitano deviata dal braccio di Djourou che batte Gomis. Il capitano nerazzurro torna così al gol su azione in A che mancava dallo scorso 6 maggio a Udine. Ma la risposta della Spal è veemente. Petagna chiama Handanovic alla grande parata in tuffo, poi sull’azione seguente Miranda mette giù Felipe in area. Il rigore c'è (16'), non la trasformazione, con Antenucci che calcia clamorosamente a lato.

PORTIERI IN CATTEDRA — Spalletti inverte Keita e Perisic, e l'ivoriano finalmente dà un cenno di vita rubando palla a Cionek e involandosi verso la porta, ma davanti a Gomis cerca l'assist per Icardi solo davanti alla porta sguarnita, facendosi stoppare dal portiere della Spal in tuffo. Al 39' altra occasione Inter: sull'angolo di Vrsaljko Vecino gira sul secondo palo, Cionek salva in spaccata anticipando anche Icardi a un passo dal raddoppio. Il finale di primo tempo è tutto della Spal, ma il protagonista diventa Handanovic salvando prima d'istinto sul tap-in ravvicinato di Felipe (44') e poi volando sul destro da fuori di Valoti.

CI PENSA MAURITO — Nella ripresa subito un brivido per l'Inter, con Antenucci che non trova la girata di testa a pochi metri da Handa. Ma la palla gol più clamorosa se la divora Petagna (18'): rimpallo nell'area piccola Vrsaljko-Asamoah, il centravanti della Spal prima è bravo a liberarsi al tiro ma poi incredibilmente calcia fuori. L'Inter è in evidente difficoltà: Semplici toglie Antenucci (in serata no) per Paloschi, Spalletti risponde togliendo Keita (che si è giocato malissimo la nuova chance da titolare) e inserendo Politano. E Paloschi ripaga subito il suo allenatore, trovando il pari al 27': cross teso di Fares, Skriniar non aggredisce il pallone, Miranda si fa bruciare dall'ex Milan ed è 1-1, proprio un minuto dopo un'occasionissima sciupata da Nainggolan, su cui era stata decisiva una scivolata di Schiattarella a sporcare il pallone. Spalletti prova la carta Lautaro: fuori Borja, Nainggolan si abbassa in regia e Martinez va a far coppia con Icardi. E Maurito (33') trova subito la zampata del nuovo vantaggio su splendida verticalizzazione di Perisic (fin lì quasi assente). Ma le emozioni non sono finite. Fares al 90' calcia potente dal limite, Vrsaljko si immola in scivolata. Poi dall'altra parte è Gomis a dire no a Perisic. Prima della fine Politano fa in tempo a divorarsi un'occasione in ripartenza. È l’ultimo brivido. L'Inter centra la sesta vittoria consecutiva, la quarta in campionato, e si piazza da sola dietro a Juve e Napoli. Nei piani alti, lì dove Spalletti voleva trovarsi, in scia alle due battistrada.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/10/2018 23:40
 
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SERIE A 2018/2019 88ª Giornata (8ª di Andata)

05/10/2018
Torino - Frosinone 3-2
06/10/2018
Cagliari - Bologna 2-0
Udinese - Juventus 0-2
Empoli - Roma 0-2
07/10/2018
Genoa - Parma 1-3
Atlanta - Sampdoria 0-1
Lazio - Fiorentina 1-0
Milan - Chievo 3-1
Napoli - Sassuolo 2-0
Spal - Inter 1-2

Classifica
1) Juventus punti 24;
2) Napoli punti 18;
3) Inter punti 16;
4) Lazio ppunti 15;
5) Sampdoria e Roma punti 14;
7) Fiorentina, Sassuolo e Parma punti 13;
10) Milan(*), Genoa(*) e Torino punti 12;
13) Cagliari e Spal punti 9;
15) Udinese punti 8;
16) Bologna punti 7;
17) Atalanta punti 6;
18) Empoli punti 5;
19) Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
07/10/2018 23:41
 
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Roma-Spal 0-2: decidono Petagna su rigore e Bonifazi

Atteggiamento remissivo per i giallorossi, che hanno poche idee e sono troppo prevedibili.
Fischi da parte dei tifosi. Espulso Milinkovic-Savic nel finale



La Roma implode su se stessa e apre il ciclo di sei partite decisive per il suo futuro nel peggiore dei modi, sconfitta per 2-0 in casa da una Spal che si è difesa a lungo, brava a sfruttare nel momento giusto le ingenuità giallorosse. A decidere la partita è un rigore di Petagna ed un colpo di testa di Bonifazi, ma in generale è la prestazione giallorossa a lasciare costernati. Dzeko è apparso irriconoscibile, Luca Pellegrini deve ancora trovare esperienza e maturità, Cristante è abulico finché resta in campo e Under sente il peso delle gare internazionali. Ne viene fuori una squadra sgonfia, ma con i soliti limiti di carattere e personalità. La Spal, invece, ha fatto la partita che doveva fare, difesa e ripartenze. E la vittoria gli rimette le ali verso la parte sinistra della classifica.


TRA ERRORI E INGENUITÀ — Di Francesco tiene a riposo Manolas e rilancia Marcano al centro della difesa con Fazio, Semplici preferisce Valdifiori a Schiattarella in regia e si gioca le due punte, Paloschi più Petagna. Il pallino del gioco è in pratica in mano alla Roma per tutto il primo tempo, con i giallorossi che provano a trovare la chiave giusta (invano) un po’ in tutti i modi: allargando il gioco, verticalizzando negli spazi, palleggiando e cercando il taglio dell’opposto. La netta supremazia territoriale non si concretizza però quasi mai in qualcosa di pericoloso. La Roma è sempre lì e ci prova un paio di volte con Dzeko (al 16’ l’occasione migliore, con il bosniaco che calcia su Milinkovic-Savic in uscita) e un paio di volte con El Shaarawy, che però sbaglia sempre la scelta su attacchi a campo aperto. Poi al 32’ Dzeko protesta per una presunta spinta di Vicari e El Shaarawy non riesce a ribadire in rete da ottima posizione. E come spesso avviene in situazioni come queste, a passare è la Spal al 36’: contropiede a campo aperto di Lazzari, Luca Pellegrini in ripiegamento è ingenuo e tocca il ferrarese sulla schiena, con Pairetto che concede il rigore. Sul dischetto va Petagna che non sbaglia e porta in vantaggio la Spal alla prima occasione in cui gli ospiti si affacciano dalle parti di Olsen.

BUIO GIALLOROSSO — Il giochino si ripete anche ad inizio ripresa, con la Roma che si divora al 9’ il pari con Dzeko (piattone lento su assist in corsa di El Shaarawy, con il bosniaco a tu per tu con Milinkovic-Savic) e la Spal che due minuti dopo la punisce ancora: angolo di Valdifori, Bonifazi svetta su errore a metà tra Cristante e Fazio e di testa insacca il 2-0. Allora Di Francesco prova a rimescolare la carte togliendo proprio Cristante (subissato di fischi) ed inserendo Kluivert, con Lorenzo Pellegrini spostato in mediana vicino a Nzonzi e Under a fare il trequartista alle spalle di Dzeko e pronto a trasformare il 4-2-3-1 in 4-2-4 in fase offensiva. A sfiorare il gol però è ancora la Spal con Petagna, a cui una grande parata di Olsen nega il 3-0 al 18’. Poi succede di tutto: al 22’ Lorenzo Pellegrini sfiora il gol (traversa, con la palla deviata da Milinkovic-Savic), un minuto dopo ancora Olsen salva in uscita su Petagna e al 30’ Milinkovic-Savic si fa espellere con una follia totale: prima prende il giallo per perdita di tempo su rimessa dal fondo, poi per stizza lancia il pallone via con rabbia, giustificandosi con la presenza di un altro pallone nell’aria piccola da poter rinviare. Doppio giallo e caos totale, con la partita ferma per qualche minuto. Con l’inserimento di Coric e Pastore la Roma chiude con tutti giocatori offensivi e una difesa a tre composta da Fazio, Manolas e Florenzi. Semplici, invece, aveva già messo dentro Everton Luiz per fare densità in mezzo al campo e al 48’ sfiora ancora il gol, con Pastore che perde in modo indolente una palla a centrocampo, Fares serve Petagna da solo davanti a Olsen, ma il portiere svedese gli dice ancora no. Finisce così, con la Spal che torna alla vittoria dopo 4 sconfitte consecutive e la Roma che ritrova il buio.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/10/2018 00:26
 
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Serie A, Juventus-Genoa: 1-1. Gol di Ronaldo e Bessa

Apre Ronaldo, pareggia Bessa:
dopo otto vittorie di fila i bianconeri si fermano contro la formazione di Juric.
Nella ripresa Allegri mette Dybala e Bernardeschi, ma la vittoria non arriva



I bimbi possono portare a casa un insegnamento prezioso. I piccoli delle scuole calcio che hanno colorato l’Allianz nella curva che l’ultima volta vomitava insulti adesso lo sanno: in questo gioco (e nella vita) niente è mai scontato, neppure se c’è un alieno nella tua squadra. Hanno visto da vicino Cristiano Ronaldo accendere la magia come nelle favole, ma hanno visto pure la Juve buttarsi via perché convinta di averla vinta già all’intervallo. Poco cinismo davanti, una grave disattenzione dietro ed ecco spiegato questo 1-1 che ferma la cavalcata. Contro il Genoa non è arrivata la nona vittoria consecutiva di Allegri, un delitto in una partita dominata e con un Cristiano ispirato.

RECORD INUTILE — Prima della ripresa globalmente sottotono e dell’harakiri, Ronaldo aveva mostrato ai suoi baby tifosi un vastissimo repertorio oltre il gol: non un appoggio sbagliato, non uno scatto fine a se stesso o una apertura inutile. Cristiano è così, mai banale, squilibrante pure nelle cose facili: non basta, però, se non si dà il morso finale alla preda. E così perde valore pure il suo ennesimo record: nel primo tempo, dopo aver fatto tremare il palo con una testata, con un gol facile facile il portoghese è diventato il primo a segnare 400 gol nei top campionati europei (oltre ai 5 bianconeri, 311 spagnoli e 84 inglesi).

PREMIO AL CORAGGIO — Sul tiro ribattuto di Cancelo e su incertezza del portiere Radu, la palla dell’1-0 è finita sul suo piede. A mancarlo, guarda tu i casi della vita, c’era proprio Piatek. Il capocannoniere, troppo solo a battagliare con i colossi della difesa, ha perso la sfida con un rivale di ben altro blasone. Si è fermato un turno, niente gol per la prima volta da quando veste rossoblu, eppure nella ripresa è cresciuto con tutta la truppa. Il gol di Bessa è, infatti, un premio, forse esagerato, per un secondo tempo coraggioso. Prima il Genoa aveva organizzato soprattutto difesa e timidi contropiedi: Juric, al suo rientro, ha piazzato come pilastro difensivo nel 3-5-2 Cristian Romero, argentino classe 1998 al debutto e in difficoltà contro Cristiano. Non quanto i suoi terzini di fronte alla velocità di Cancelo, signore del primo tempo, e di Alex Sandro, più in palla nella ripresa.

RICCIOLI E FASCIA — Le scelte a sorpresa di Allegri, invece, sono state due, la prima in alto a destra e la seconda attorno al braccio di Bonucci. Cuadrado, di ritorno dal Sud America, si è posizionato accanto a CR7 e Mandzukic e i riccioli si sono dimostrati più vivaci delle ultime volte (malissimo Douglas Costa quando è entrato al suo posto). Leo, invece, è stato scelto come capitano vista l’assenza del sodale Chiellini, più Khedira e Dybala, ed è il segno di riappacificazione finale con il pianeta Juve: l’ultima fascia con la Signora risaliva al 6 maggio 2017, proprio qui all’Allianz, nel derby finito 1-1 contro il Torino.

L’INSEGNAMENTO — Bonucci ha guidato i suoi con autorevolezza, prima di addormentarsi con l’intero reparto, soprattutto Alex Sandro, a metà secondo tempo: tutti convinti che una palla innocua stesse per morire in calcio d’angolo e invece Kouamè ha avuto il tempo di tenerla, crossare indisturbato e Bessa ha staccato comodo. Imperdonabile calo di concentrazione, unico vero rischio in questa A per una Juve così nettamente superiore ai rivali. Alla fine gli ingressi di Dybala e Bernardeschi e il cambio di modulo hanno aggiunto poco o niente: la Juve ha peccato di supponenza e ne ha pagato le conseguenze, come sanno i piccoli (educatissimi) che hanno lasciato delusi l’Allianz.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/10/2018 12:08
 
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Serie A, Udinese-Napoli: 0-3.
Decidono i gol di Fabian Ruiz, Mertens e Rog

Senza Insigne e con Verdi out dopo due minuti, la squadra di
Ancelotti espugna comunque la Dacia Arena e si porta a 4 punti dalla vetta.
Mercoledì c'è la trasferta a Parigi contro il Psg



La risposta del Napoli che arriva da Udine è forte e chiara per la Juventus dominatrice. Al primo pari della capolista gli azzurri approfittano per accorciare la classifica e portarsi a -4. Con la Roma battuta e il derby di domenica a Milano, quella di Ancelotti è la rivale più accreditata allo scudetto. E anche in Friuli la squadra ha saputo gestire i momenti difficili, senza subire gol (chiusa la porta dopo la sconfitta con la Juve: 3 partite fra campionato e Champions) e dilagando nel finale con un avversario stremato. Un ottimo biglietto da visita per presentarsi mercoledì al Parco dei Principi: riuscire a tenere la porta imbattuta anche col Paris Saint-Germain significherebbe veder aumentare le possibilità di qualificazione agli ottavi. Ma andiamo per ordine.

11 SU 11 — Sono le formazioni cambiate da Ancelotti che è costretto a rinunciare al suo uomo migliore, Insigne, e si affida in avanti alla coppia Milik-Mertens. In mezzo il tecnico vorrebbe provare Zielinski regista, accanto ad Allan, ma l'infortunio di Verdi (si stira al primo allungo) costringe il tecnico a spostare esterno il polacco inserendo Fabian Ruiz centrale. Poco male perché l'andaluso al primo pallone buono scaglia un gran destro a giro da applausi: non male come suo primo gol italiano. Il Napoli è padrone in mezzo al campo anche perché il 3-5-1-1 di Velazquez non convince: ha uomini fuori ruolo (Pussetto) e altri fuori fase (Fofana). Uno svarione di Albiol lancia Lasagna verso la porta ma il suo diagonale è parato benissimo da Karnezis, ex che fa lanciare imprecazioni.

RIPRESA AGGRESSIVA — L'Udinese comincia con altro spirito la ripresa, pressando più alto e cercando di chiudere il Napoli che si abbassa sornione, ma fatica nelle ripartenze. Lasagna e Pussetto non riescono a sfruttare un paio di situazioni vantaggiose e poco dopo la metà della ripresa i friulani si spengono. Ancelotti sembra volersi solo difendere mettendo Hamsik per Milik, in realtà trasforma il suo sistema in 4-2-3-1 con Fabian Ruiz che si esalta da trequartista. Ora le ripartenze del Napoli fanno male e su una di queste Malcuit crossa basso in mezzo e sul tiro di Callejon il braccio di Opoku è troppo largo: perentorio dal dischetto Mertens: 71 gol a Napoli, come Higuain. Nel finale entra Rog e dopo soli 40 secondi scaglia un destro che (deviato leggermente da Mandragora) sorprende Scuffet. Certo fortunato questo Ancelotti: mette Ruiz e Rog e questi segnano. D'accordo ma è soprattutto il segno di un progetto convincente, perché coinvolge tutti, capaci di farsi trovare pronti all'appuntamento. Ora ce n'è uno importante a Parigi. E re "Carlò" ci tiene.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/10/2018 12:14
 
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Serie A, Frosinone-Empoli 3-3: Ucan annulla la doppietta di Ciofani

Ucan riprende Ciofani (autore di una doppietta).
Prima, autogol e gol di Silvestre.
Di Zajc la rete gol del momentaneo 1-1 dei toscani



Nel "gioco della torre" Longo e Andreazzoli, alla fine, si tengono per mano, nessuno cade giù: 3-3 allo Stirpe e la corsa salvezza di Frosinone e Empoli continua. Anche se il pari fa aumentare non poco i rimpianti dei ciociari, aggrappati a Ciofani (doppietta) durante un match pieno di errori e colpi di scena. E’ Uçan, subentrato nel secondo tempo, a riportare a galla i toscani quando ormai i tifosi giallazzurri erano convinti dei 3 punti.

BOTTA E RISPOSTA — Partita che divampa subito: al 5’, dopo un assalto di Ciofani, l’Empoli riparte in contropiede e Caputo, su assist di Acquah, non arriva per pochissimo all’appuntamento col pallone a due passi da Sportiello. Ma i ciociari schiodano lo 0-0 3’ dopo sfruttando un clamoroso svarione di Silvestre: sul cross rasoterra di Zampano, innescato da Ciano, lo sciagurato argentino commette un grave errore in fase di rinvio finendo solo per deviare il pallone in rete. Colpo durissimo da incassare, eppure i toscani si rialzano provando ad impensierire Sportiello due volte con La Gumina, poi con pazienza avanzano alla costante ricerca del gol. Che arriva al 33’ al culmine di un’azione insistita in cui si apprezza tutta la qualità del possesso palla toscano: alla fine Antonelli trova il varco e serve dietro un pallone d’oro per il tocco vincente d’interno di Zajc, che si sblocca dopo 4 pali colpiti in campionato. E l’Empoli chiude il primo tempo in avanti colpendo al 37’ il 9° palo della stagione in A con Silvestre che sull’angolo di Antonelli timbra la traversa con un bel colpo di testa.

RISCATTO SILVESTRE — Il Frosinone si ritrova così ad inseguire gli ospiti, che impattano bene anche il secondo tempo e trovano il gol del sorpasso al 2’ proprio con Silvestre, abile in mischia a correggere in rete un angolo di Zajc. Ma quando il pubblico dello Stirpe comincia a rumoreggiare per la delusione, ecco il nuovo colpo di scena: in area Ciano viene affossato da Capezzi, Orsato consulta il Var e si decide per il penalty che Ciofani trasforma con freddezza al 9’. Il centravanti del Frosinone, alla 200esima gara in giallazzurro, s’intesta la battaglia e al 18’ firma il controsorpasso: stop sull’assist di Campbell e tiro sul primo palo, Provedel deve arrendersi e lo Stirpe viene giù per la felicità. Ma questa non è una partita qualsiasi: i contendenti, a turno, sfruttano le debolezze altrui (nel caso dei padroni di casa, la difesa) e il risultato cambia ancora. L’appena entrato Uçan dimostra quanto di buono si dica sul suo conto spedendo al 34’ il pallone sul palo più lontano con un destro preciso e potente da dentro l’area. È l’acuto che fissa il risultato e pone fine ad un match mai scontato.

Alessio D'Urso

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21/10/2018 23:00
 
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Bologna-Torino: 2-2. Gol di Iago, Baselli, Santander e Calabresi

La sfida del Dall’Ara si accende nella ripresa quando i granata sprecano il doppio vantaggio maturato nei primi 53’.
È il quarto pareggio stagionale per la squadra di Mazzarri



La forza del Toro, l’orgoglio del Bologna. Finisce in parità, ma i rimpianti di questo due a due sono tutti dei granata, che non hanno la forza di capitalizzare i due gol di vantaggio, dopo la prodezza spettacolare di Iago Falque nel primo tempo e il raddoppio di Baselli nella ripresa. La squadra di Mazzarri parte forte, sembra la padrona assoluta della gara, ma poi manca a livello di continuità, fallendo quella che sarebbe stata la terza vittoria consecutiva. Ai rossoblù va il merito di reagire nel modo giusto dopo un primo tempo impalpabile, concluso con qualche fischio dei tifosi.

ILLUSIONE — Iago Falque, che nei prossimi giorni firmerà il rinnovo del contratto con i granata, è subito decisivo e s’inventa un gol impossibile di sinistro (il primo della sua stagione) che lancia gli ospiti. Helander pasticcia in copertura, non chiude sullo spagnolo e da lì (13’ del primo tempo) gli ospiti diventano padroni assoluti del campo. Inspiegabile il blackout iniziale del Bologna, inconcludente e macchinoso. Inzaghi non si cura della legge dell’ex e lascia in panchina Dzemaili (5 gol in 6 gare al Toro e sino a ieri sempre presente in campionato), con una mediana a cinque retta da Orsolini, Nagy e Poli, e la coppia Palacio-Santander in attacco. Squadra spenta, senza idee, che commette errori in serie e non trova mai la profondità, con un nervosismo preoccupante (Poli e Dijks su tutti). Mazzarri, invece, si affida a un 3-4-2-1 con la novità Djidji (già utilizzato a Bergamo con l’Atalanta) in difesa al posto di Moretti, una mediana a quattro con il rientrante De Silvestri a destra e Berenguer a sinistra, e il doppio trequartista Iago Falque-Baselli a supporto di Belotti. Zaza, recuperato solo giovedì scorso, parte invece, dalla panchina e nel recupero sfiora il 2-3. Il primo tempo è un lungo monologo del Toro: Skorupski, sullo 0-1, è ancora decisivo su Belotti (34’), evitando un passivo peggiore.

REAZIONE — Sembrerebbe una partita senza storia, soprattutto quando all’8’ della ripresa Iago Falque, sempre lui, ruba palla a Nagy, serve Baselli che raddoppia. Sei minuti dopo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Palacio colpisce il palo di testa e nella carambola successiva Santander deve solo appoggiare la palla in rete. Uno a due e grande reazione del Bologna, che approfitta pure di un Toro che abbassa troppo il baricentro e perde qualcosa a livello di intensità, ma ha la rapidità e la lucidità per arrivare al pari. Succede al 32’, quando sugli sviluppi di un rinvio sbagliato di Sirigu, Lukic (subentrato a Baselli) non è attento, Calabresi anticipa Berenguer, evita Djidji e va a bersaglio. Un’altra giornata no per Belotti: poco concreta la prova del Gallo, che combina poco in fase offensiva e viene sostituito da Mazzarri a metà ripresa con Zaza. Per il salto in alto del Toro serve maggiore continuità. Il Bologna respira, ma la strada è ancora lunga.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/10/2018 23:04
 
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Chievo-Atalanta 1-5: in gol De Roon, Ilicic (tripletta), Gosens e Birsa

Tracollo per la squadra di Ventura, mai in partita e in dieci per il doppio giallo a Barba al 40’ del primo tempo.
Resta il -1 in classifica, mentre la Dea riprende a correre (e a segnare)



Gian Piero Ventura riparte con una fragorosa sconfitta che, se ce ne fosse stato bisogno, gli ha prontamente ricordato quanto sia difficile la missione che ha deciso di affrontare: salvare il Chievo. L’Atalanta, che era in crisi di risultati, è stata padrona del campo dal primo minuto e ha vinto in scioltezza quello che oggi poteva essere considerato anche uno scontro diretto visto che i gialloblù sono ultimi e i nerazzurri erano quartultimi al fischio d’inizio. Le prospettive sono chiaramente diverse: ritrovati Ilicic e un po’ di serenità, Gasp può cominciare la rincorsa in classifica. Ventura, invece, ha iniziato malissimo e la decisione di cambiare molto dal punto di vista tattico (passando al 3-4-2-1) non ha aiutato un Chievo in palese difficoltà. L’1-5 finale fotografa perfettamente una partita che non è mai esistita.

PRIMO TEMPO — Fin dall’inizio il gioco è in mano all’Atalanta: un paio di tiri di Gomez finiscono alti. La difesa del Chievo sembra sorpresa dalla mossa di Gasperini, che piazza il Papu centravanti e Barrow a sinistra con Ilicic a devastare la corsia di destra. Il Chievo fatica a fare tre passaggi di fila, le punte non vengono mai innescate, Birsa non sa bene dove andare e il risultato è che la palla è sempre tra i piedi nerazzurri. Al 13’ viene giustamente annullato per fuorigioco un gol di Ilicic, liberato davanti a Sorrentino da una bella azione corale che aveva coinvolto Freuler, Barrow e Gosens. I nerazzurri insistono e nel giro di tre minuti risolvono la partita: al 25’ Ilicic crossa, la palla deviata arriva a De Roon che da fuori area pesca l’angolo opposto con una conclusione violenta e precisa. Al 28’ Freuler trova Ilicic libero a venti metri dalla porta: lo sloveno alza la testa e piazza il pallone all’incrocio. La partita si chiude virtualmente qui e se ci fosse ancora un minimo dubbio sul risultato finale ci pensa Barba a cancellarlo con una folle entrata su Gomez che gli costa il secondo cartellino giallo e quindi l’espulsione.


SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Ilicic timbra a fuoco la gara: segna al 5’ con un sinistro da fuori e al 7’ da un metro dopo un’azione Barrow-Gosens. L’incontro ormai è qualcosa di simile a un allenamento agonistico e Gosens al 27’ si toglie la soddisfazione di realizzare una splendida rete di sinistro da posizione defilata. Il Chievo ha solo un sussulto con Birsa che colpisce il palo su punizione. Meggiorini, entrato al posto di Stepinski, si procura un rigore (passaggio sbagliato di Hateboer, fallo di Gollini) che Birsa trasforma al 39’. L’Atalanta riparte da Verona con il sorriso, il Chievo resta a -1 in classifica, ma soprattutto lascia un’impressione sconfortante.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/10/2018 23:07
 
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Parma-Lazio 0-2: gol di Immobile e Correa

Un rigore di Ciro all'80' e una rete dell'argentino nel
recupero regalano i tre punti alla squadra di Inzaghi



Ancora Immobile (più Correa) e la Lazio va. Terza vittoria esterna per la squadra di Inzaghi e quarto posto confermato (e fino al 92' del derby milanese poteva essere pure di più). Pur senza toccare gli apici di gioco della scorsa stagione la squadra di Inzaghi continua a viaggiare a ritmi impressionanti. E’ un po’ meno brillante rispetto all’ultimo campionato, ma molto più matura. E chirurgica nell’affrontare (e superare) gli avversari di caratura inferiore. Tutti battuti con la pazienza di chi sa di essere più forte. Così, anche al Tardini, la formazione biancoceleste comincia a ritmo lento, dà al Parma l’illusione di non essere in giornata di grazia (accade per tutto il primo tempo), poi però mette il piede sull’acceleratore e non si ferma più. D’Aversa ha poco da rimproverare ai suoi. Gli emiliani giocano con tenacia e concentrazione per spezzare le trame degli ospiti e cercare di metterli in difficoltà appena possono. Ci riescono fino a dieci minuti dal termine, ma alla distanza cedono. Pesano l’assenza di Gervinho e le condizioni ancora approssimative di Inglese che, finché resta in campo, tiene in piedi la baracca, ma poi deve alzare bandiera bianca.

A RITMO LENTO — La prima frazione scivola via senza troppe emozioni. La Lazio prova a fare la partita, ma il giropalla è lento, così il Parma ha vita facile nel chiudere tutti gli spazi. Gli emiliani dal canto loro, si preoccupano troppo di contenere la manovra degli avversari e si affacciano poche volte nella metà campo degli ospiti. Quando lo fanno riescono però a creare qualche apprensione alla retroguardia ospite. Accade in apertura con un tiro strozzato di Siligardi (Strakosha para facile) e poi soprattutto con Inglese che, al 20’, si crea da solo un’occasione che però poi non capitalizza al meglio. La Lazio invece rumina gioco, ma crea pochissimo. L’unica vera opportunità (a parte un tiro di Lulic di poco fuori) arriva a quattro minuti dall’intervallo con Patric che, ben imbeccato da Acerbi, tira debolmente su Sepe.

ALTRA MUSICA — La partita cambia però nella ripresa. La Lazio passa dalla teoria alla pratica e comincia a manovrare in maniera molto più convinta. Si stabilisce nella metà campo emiliana e penetra pure in area. Arrivano così le occasioni di Immobile (tiro svirgolato da buona posizione), di Luis Alberto (bravo Sepe) e di Milinkovic che tenta di piazzarla invece di tirare a botta sicura. Lazio già pericolosa, ma lo diventa ancor di più con i due cambi che fanno definitivamente pendere il piatto della bilancia dalla parte dei romani. Inzaghi mette dentro Berisha e Correa per Leiva e Luis Alberto e a quel punto l’equilibrio si rompe definitivamente. Anche perché il cambio di D’Aversa (obbligato) è a perdere: fuori Inglese (che non ce la fa più) e dentro Ceravolo. Senza Inglese, che da solo teneva impegnata mezza difesa laziale, il Parma si rintana ancor di più nella sua metà campo. La Lazio sfiora il gol con Patric, Correa e Milinkovic e poi la sblocca a dieci minuti dalla fine su un rigore (Gagliolo stende Berisha: penalty ineccepibile). Dagli 11 metri trasforma Immobile, al suo primo gol esterno della stagione e settimo totale. Il centravanti potrebbe raddoppiare qualche minuto dopo su un pallone d’oro servitogli da Correa, ma Sepe fa un mezzo miracolo. Il 2-0 arriva allo scadere con Correa, imbeccato dallo stesso Immobile.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/10/2018 23:11
 
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Fiorentina-Cagliari 1-1: gol di Veretout (su rigore) e Pavoletti

Primo stop stagionale al Franchi per la Viola che
non riesce ad allungare la sua striscia vincente in casa.
Sblocca il francese dal dischetto (fallo di Barella su Chiesa,
tiro dagli 11 metri che Giacomelli assegna dopo aver consultato il Var)
poi l'attaccante rossoblù trova il pari



La striscia vincente casalinga della Fiorentina si ferma a quattro. Il record di Cesare Prandelli che ne vinse sei resiste, solido. E' il Cagliari di Rolando Maran che ferma la corsa della squadra di Pioli. Nel giorno in cui si ricorda ancora Astori che a queste due squadre ha dato di tutto e di più. A suoi familiari sono in tribuna. E al minuto 13 tutti applaudono e gridano il nome di Davide. La Viola è la solita, senza Benassi, ma con la spinta di oltre trentamila tifosi che sognano. Il Cagliari è falcidiato dalle assenze alle quali si aggiunge, temporaneamente quella del bomber Leonardo Pavoletti che nella serata di sabato è diventato papà e ha raggiunto la squadra in fretta e furia in mattinata. Ma è proprio lui, quando entra, a suggellare un weekend indimenticabile con un gol di piede, d'anticipo, non proprio la sua specialità (lui è un formidabile colpitore di testa) a pareggiare la rete di Veretout su rigore. Così la Fiorentina rallenta, mentre il Cagliari ritrova punti in trasferta dove finora aveva perso tre volte per 2-0 e vinto solo a Bergamo.

PRIMO TEMPO — Pioli parte col suo 4-3-3 ma Pjaca non punge. Maran conferma il 4-3-1-2 con Castro alle spalle di Cerri e Joao Pedro che proprio qui giocò gli unici 20 minuti di gloria il 13 maggio durante la sospensione per doping. E' il vento che spadroneggia, ma tutta la Fiorentina è in difficoltà col solo Veretout a contrastare il centrocampo del Cagliari che nel fraseggio è molto più abile. Prima che si invochi il nome di Astori, Chiesa mette un pallone invitante al centro da destra senza che Simeone riesca ad intervenire. Ma è il Cagliari al 22' che ha la palla del vantaggio con Cerri che chiude un bel triangolo con Joao Pedro ma non imprime la potenza che dovrebbe al tiro e Lafont riesce a intervenire. Il Cagliari va che è una bellezza, con Bradaric che dirige la mediana in cui Barella, che non sembra minimamente affaticato dalla doppia esibizione in Nazionale, mostra grande qualità e Castro corre e spazia dappertutto. Manca un risolutore perché Cerri ha peso e stazza, ma gli manca l'acuto. Ma in finale di tempo è la Fiorentina che va vicinissima al gol, col solito Chiesa che sfiora il palo. Finisce qui, una partita che spesso si accende negli animi con Giacomelli che non estrae un cartellino.

SECONDO TEMPO — Dagli spogliatoi esce un'altra Fiorentina che gioca in favore di vento e sfrutta il fattore a differenza di quanto ha fatto il Cagliari nella prima parte: Pisacane è costretto a salvare due volte, si vede anche Biraghi che pesca Chiesa in area che di testa manda fuori, ma un minuto dopo è il suo amico Barella che lo aggancia in area e manda la Viola sul dischetto. Giacomelli aveva fischiato rimessa dal fondo ma Aureliano e Schenone lo invitano a vedere la Var e il fischietto di Trieste assegna il rigore (ammonendo Barella) che Veretout trasforma (il suo secondo rigore, l'altro all'Atalanta). Maran, in svantaggio, non può far altro che giocarsi la carta Pavoletti (al posto dell'inconsistente Cerri) e il livornese, fresco papà, dopo 7' al 24' si regala un'altra gioia e la regala al Cagliari girando abilmente in rete, e di piede, un cross di Faragò imbeccato da Joao Pedro sulla corsia di destra. Si gioca alla pari, anche il vento è calato. Anche Pioli muove gli uomini dalla panchina: fuori Pjaca che proprio non riesce ad ingranare e dentro Mirallas, fuori Gerson, che ha agito quasi da attaccante, e dentro Eysseric. Ma è sempre Chiesa con i suoi guizzi a creare scompiglio: al 33' costringe Cragno in angolo. La Fiorentina tenta l'ultimo assalto: Pisacane salva un altro gol fatto su Simeone. Ma sul capovolgimento è Lafont che si supera spedendo in angolo di piede il gran tiro di Joao Pedro. E' la serata dei portieri perché al 43' è Cragno che compie un miracolo su Chiesa che colpisce al volo, lui, il portiere di Fiesole e ora azzurro, salva in corner. E' l'ultimo sussulto da parte dei giocatori in campo. Il resto lo fa Giacomelli che concede 10 minuti e 22 secondi di recupero.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/10/2018 23:14
 
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