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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Sampdoria-Milan 1-0: gol di Defrel, papera di Donnarumma

Un errore del portiere dopo 33" consegna i tre punti ai blucerchiati.
Traversa di Quagliarella, grandi proteste rossonere per un possibile rigore su Piatek


Due indizi non fanno una prova, ma ci vanno vicini. Il Milan perde ancora, dopo il derby, lasciando tre punti pesanti alla Sampdoria a Marassi. Presto per parlare di crisi, ma abbastanza per notare una flessione che forse era già partita con le striminzite vittorie su Sassuolo e Chievo, prima del k.o. con l'Inter. Stavolta è decisiva la frittata dopo 33" di Donnarumma, che spiana la strada del gol a Defrel. Un infortunio a cui negli altri 90 e passa minuti, recuperi compresi, la squadra di Gattuso non ha saputo porre rimedio. Piatek ancora poco vivo e mal servito, le ali improduttive, la mediana senza spunti e inserimenti. Dal canto suo, la Samp gioca una partita gagliarda, mantenendo per almeno 75' un ritmo altissimo nella metà campo avversaria e non concedendo mai un comodo fraseggio agli avversari in fase di costruzione dal basso. Poi pesano gli episodi, come quel rigore che Orsato non concede a Piatek al 91' nemmeno dopo la VAR review. Una scelta che ci può stare, ma non convince i rossoneri, almeno in campo.

SCELTE — Gattuso lascia in panchina Kessie e Paquetà, inserisce Biglia in regia, sposta Bakayoko da interno destro (dove non pare proprio a suo agio...) e arretra a centrocampo Calhanoglu, dando fiducia in avanti a Castillejo sull'out di sinistra. Giampaolo è senza Ekdal, così in regia si sistema il giovane Vieira: meno piede, più fisicità. Davanti con Quagliarella c'è Defrel, ispiratissimo soprattutto nei primi 45'. Sulla trequarti c'è il recuperato Ramirez.

CHE AVVIO — L'inizio è choc. Dopo 33", sul retropassaggio di Romagnoli, Donnarumma rinvia proprio sui piedi di Defrel, lucido nell'avere il riflesso giusto e indirizzare la carambola in porta. È l'1-0 Sampdoria, quando la partita è appena all'alba. Un errore che riporta alla memoria una topica del 2 aprile 2017, quando a Pescara un altro disimpegno con i piedi di Gigio regalò un gol agli avversari. Il Milan soffre il colpo e Quagliarella al 17' sfiora il bis con il sinistro, su invito di Linetty: stavolta Gigio è bravo a chiudere l'angolo sul primo palo. Il pressing blucerchiato manda in tilt il palleggio basso degli ospiti, ma le poche volte che la squadra di Gattuso riesce a saltare la prima linea di Giampaolo, si aprono spazi interessanti. E allora Suso al 25' obbliga Audero alla grande parata, mentre prima dell'intervallo è Musacchio a trovare la deviazione di un avversario su di un tiro in mischia a botta sicura.

PRESSIONE — Negli spogliatoi Gattuso sostituisce Rodriguez (evidenti un paio di errori di misura nel primo tempo) con Conti. Calabria si sposta a sinistra. La Samp però non abbassa il ritmo e il primo tentativo della ripresa è un sinistro da fuori di Sala, ben contenuto da Donnarumma. Mentre al 58' Defrel al volo alza troppo la mira. Il primo squillo rossonero arriva due minuti dopo, con un tiro di Suso deviato di un nulla a lato da un difensore. Sul corner successivo, Bakayoko insacca, ma commettendo fallo su Audero. Il problema del Milan è sempre partire dal basso, ma pian piano la Samp abbassa l'intensità e il Diavolo viene fuori.

NIENTE FORCING — Gattuso intuisce il momento e inserisce anche Cutrone, togliendo Suso (in leggera crescita rispetto alle ultime, abuliche uscite) e dirottando Castillejo a destra. Poi dentro anche Paquetà per Biglia. Il Milan però è sconclusionato, così è ancora la Samp a sfiorare il gol in contropiede, con un tiro di Quagliarella deviato che si stampa sulla traversa al 72'. Senza l'equilibrio dell'argentino poi, la squadra di Gattuso si allunga e fatica a collegare i reparti. Per questo Giampaolo cambia uno stanco Ramirez per Saponara, da sempre bravo a muoversi tra le linee. La mossa porta i suoi frutti, anche se serve la prontezza in uscita di Audero al 78' per sbarrare la strada a Cutrone. La risposta è di Defrel, che a tu per tu con Donnarumma si fa ipnotizzare all'81'. Non c'è il tanto atteso forcing rossonero, anche se nel finale è l'ora delle grandi proteste per l'intervento di Murru su Piatek in area blucerchiata: Orsato va anche al VAR, ma non concede il penalty nemmeno dopo aver rivisto l'azione sul monitor. La Samp tira un sospiro di sollievo e si prende i tre punti. Per il Milan, altro brutto stop dopo il derby: si complica la corsa Champions.

Marco Guidi

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 00:13
 
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Parma-Atalanta 1-3: rimonta firmata da Pasalic e Zapata

Emiliani avanti con Gervinho, poi si scatenano i bergamaschi che si portano a 3 punti dal Milan quarto.
Il colombiano segna una doppietta



L'Atalanta regala una prova di forza e di coraggio, va a prendersi tre punti in trasferta contro il Parma e tiene viva la speranza: un posto in Europa, per la squadra di Gasperini è qualcosa di più di un sogno. Pasalic e due volte Zapata ribaltano il risultato, dopo che gli emiliani diD'Aversa sono passati in vantaggio con Gervinho (al decimo gol stagionale, record per lui in Serie A). Ma questa Atalanta è davvero troppo forte per un Parma che deve rinunciare a Biabiany e Inglese (infortunati) e che nel corso della partita perde pure Gervinho.

RITMO ROCK — Non c'è un attimo di tregua, azioni da una parte e dall'altra: sembra di assistere a una partita di calcio inglese, mica a una noiosa esibizione di Serie A. E il merito, va detto subito, è soprattutto dell'Atalanta che interpreta la sfida alla vecchia maniera: corre ovunque, pressa, gioca «uomo contro uomo», non si preoccupa di studiare tatticamente l'avversario, ma lo aggredisce e prende il dominio del campo. Il Parma, però, ha le energie e la volontà di non lasciarsi sopraffare e di ribattere colpo su colpo. Non è passivo: reagisce con il contropiede tanto rapido quanto sorprendente. E proprio in un'occasione di ripartenza (come si usa dire adesso) va in vantaggio: Pasalic dorme, Scozzarella gli ruba il pallone e lo serve immediatamente a Gervinho che vola verso l'area. Il tiro è preciso e Gollini non può che inchinarsi. L'Atalanta, tuttavia, è squadra solida, testarda. Riprende il filo e comincia a costruire trame su trame che mettono spesso in difficoltà gli emiliani. Gomez è imprendibile e detta il ritmo di tutte le manovre. Sepe è bravo a respingere su Zapata e su Hateboer, ma nulla può fare sull'incursione di Pasalic imbeccato dal solito Gomez. E' il 24' e l'1-1 è il risultato più corretto. Il Parma, raggomitolato vicino alla propria area, chiude i varchi e lancia lungo: è quello che deve fare. E sfiora il gol prima di punizione di Bruno Alves (grande deviazione di Gollini) e poi con un'iniziativa di Ceravolo (su assist di Gervinho) che ciabatta malamente quando è solo davanti al portiere.

PAPU IN CATTEDRA — Nella ripresa l'Atalanta spinge con la solita energia, sfiora il raddoppio in due circostanze con Gomez e il Parma, nel frattempo, perde Gervinho per infortunio. A questo punto D'Aversa prova a tirare su la coperta (non ha alternative), passa al 5-3-2, ma non riesce a frenare l'ondata bergamasca. Dopo un'occasionissima sprecata da Castagne, Zapata va prendersi il meritato 2-1. Azione splendida: il Papu Gomez pesca Castagne, cross sul primo palo e il colombiano irrompe come una furia. A questo punto non c'è più partita, perché il Parma ha finito la birra e non ha gli uomini per ribaltare l'azione. Il 3-1 di Zapata, sempre su assist di Gomez, è la testimonianza di una netta superiorità fisica e tecnica.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 15:18
 
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Fiorentina-Torino 1-1: gol di Simeone e Baselli

I granata tornano in corsa dopo un avvio difficile grazie al gran gol del centrocampista.
Iago esce per infortunio



Niente da fare: non si spezza l’incantesimo fiorentino che avvolge il Torino a Firenze, dove non vince dal 31 ottobre 1976. La Fiorentina non guarisce dalla pareggite casalinga: questo uno a uno è per i viola il quinto segno X consecutivo al Franchi, eguagliato così il record di pari davanti al proprio pubblico collezionato sia nel 1934 che nel 1975. Finisce uno a uno, i due gol tutti nel primo tempo (Simeone e Baselli): il Toro riparte dopo la sosta con un punto prezioso che gli consente di restare agganciato al treno per l’Europa, la Fiorentina invece fallisce l’estremo tentativo di provare a rientrare.

CHOLITO SPRINT — Sarà la presenza in tribuna di Gabriel Omar Batistuta, ma in avvio la Fiorentina è subito frizzante, mentre un Toro impaurito naviga alla ricerca di equilibri. Senza Nkoulou la difesa granata presta spesso il fianco, con Djidji in evidente difficoltà e un Moretti in costante sofferenza nel duello in velocità con Muriel. L’incipit viola è un’onda che travolge il muro torinista e dopo appena tre minuti Mazzarri ha già le mani nei capelli: Sirigu comincia la sua domenica da protagonista opponendosi prima con i pugni su Benassi, pochi secondi dopo sul colpo di testa di Simeone. Avvisaglie, perché il peggio deve ancora arrivare, e quattro minuti più tardi Mazzarri davanti alla panchina rimane terrificato: Ansaldi libera con un calcio lungo un pallone apparentemente innocuo che Vitor Hugo, all’altezza del centrocampo, rimette subito in gioco di testa trovando Simeone incredibilmente libero nell’area a ridosso del Toro (tenuto in gioco da Ansaldi): per il Cholito (al sesto gol in campionato) è un gioco da ragazzi mettere a sedere Sirigu e far esplodere il Franchi. L’inizio della sfida del Franchi ci racconta di un Toro partito seduto, e di una Fiorentina in controllo, micidiale nelle ripartenze con Muriel e Simeone: nei primi minuti granata disorientati (l’unica reazione è un tiraccio in curva di Baselli al 21’), viola in palla. Nell’avvio da dimenticare del Toro c’è anche un erroraccio di Djidji (al 23’) che innesca Muriel a campo aperto, fortunatamente per Sirigu il colombiano non trova la via della porta.

DUE EPISODI E UNA MAGIA — La Fiorentina inizia a specchiarsi e commette, forse, l’errore di pensare di poterla gestire mentre il Toro un po’ alla volta guadagna campo. Sprazzi di buona volontà da Rincon e Baselli nel mezzo. Ci sono poi gli episodi, che lasciano un segno sulla storia della partita: come al 24’ quando Milenkovic trattiene la maglia di Belotti impedendogli di provare a battere a rete a pochi passi da Lafont sul traversone basso di Rincon. L’arbitro Pasqua fa correre, neanche il silent check ribalta la decisione, mentre il Toro invoca il calcio di rigore. E’ in questa fase che il Toro ha il merito di crederci, e la reazione c’è. Dieci minuti più tardi, Baselli indovina il tiro della domenica che riporta la sfida sul binario della parità: la parabola dal limite è imprendibile per Lafont e s’incastra poco sotto l’incrocio dei pali. Attenzione, però, e anche qui entrano in gioco le decisioni arbitrali: l’azione del Toro parte da un episodio nell’area di Sirigu con la palla che rimpalla sotto il naso di Djidji sbattendogli sul braccio destro. Il direttore di gara Pasqua e l’arbitro al Var Mariani concordano sul non ritenere da rigore il tocco di Djidji, convalidando il gol di Baselli (il quarto in questa Serie A, non segnava dal dieci novembre col Parma), mentre la Fiorentina protesta. Il finale di primo tempo è un crescendo viola con Sirigu superlativo nel firmare due miracoli: chiude la porta prima a tu per tu con Simeone (al 40’) poi sul tiro a botta sicura di Benassi (46’).

CRAC IAGO — Non inizia sotto la buona stella la ripresa del Toro, che dopo sei minuti perde per Iago Falque per un infortunio: il ginocchio sinistro del galiziano fa un movimento innaturale (l’entità del danno si valuterà nelle prossime 48 ore) e Mazzarri è costretto a gettare nella mischia Zaza. L’equilibrio del primo quarto d’oro è rotto dalle due occasioni dei viola: Mirallas non inquadra la porta al 12’, la rasoiata di Muriel sbatte sui tabelloni (15’). Ansaldi prova a sorprendere Lafont fuori dai pali con un tiro da centrocampo (16’) che si spegne sopra la traversa, ma il portiere nel tentativo estremo di evitare la figuraccia sradica la rete dai pali: partita sospesa per tre minuti per consentire la riparazione. Poco dopo il ventesimo, Pioli si gioca la carta Vlahovic (centravanti serbo classe Duemila della Primavera) richiamando Muriel; Mazzarri risponde con l’innesto di Berenguer per De Silvestri. Chiudono le finestre per i cambi Meité (per Baselli) e Dabo (per Gerson) al 35’, Montiel (altro Duemila salito dalla Primavera, al debutto in Serie A) per Mirallas al 40’. E nel finale il diciannovenne Vlahovic (44’) sfiora il colpo-partita con un colpo di testa.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 19:11
 
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Frosinone-Spal 0-1, Vicari decide lo "spareggio" per evitare la B

Un colpo di testa del centrale regala tre punti d'oro alla
squadra di Semplici che allontana lo spettro della retrocessione.
La classifica diventa invece un incubo per Baroni, sfortunatissimo nei 90' di gioco



Se qualcosa può andar peggio, lo farà. In debito d'ossigeno e soprattutto di punti, il Frosinone perde anche la speranza. Incassa la prima sconfitta della sua giovane storia contro la Spal, che è in acque sempre più tranquille mentre il Frosinone affonda. 17 punti in classifica, soltanto cinque conquistati in casa, sono veramente pochi per immaginare l'aggancio al quartultimo posto. E se ci si mette anche la sfortuna, con un palo e una traversa colpiti, la questione si complica. A Frosinone finisce 1-0 per i ferraresi con il gol di Vicari segnato dopo 13 minuti, appena messa la testa fuori.

ASSALTO VANO — La pressione dei padroni di casa è forte fin dall'inizio, d'altra parte è il Frosinone ad avere più bisogno di punti: la Spal aspetta e l'occasione buona si presenta in forma di corner, che Kurtic recapita sul primo palo, con Vicari che irrompe facendo fuori la difesa dei laziali, sorpresa. Sportiello non può far niente e la A scivola sempre più lontana. Ma la squadra di Baroni, che aveva fatto sette cambi stravolgendo la formazione di Empoli, non molla, anzi. Paganini porta i suoi avanti e il pari si avvicina al 27' con un tiro da fuori di Valzania che Viviano ribatte: arriva Ciofani in area, ma la palla attraversa beffarda la porta senza riuscire a entrare. Al 35' altro sussulto del pubblico: Sammarco, entrato al posto dell'infortunato Viviani, colpisce il palo con un bel tiro da fuori. La Spal tentenna, ma tiene palla e resiste. Il copione si ripete nel secondo tempo: Frosinone all'attacco, e dopo cinque minuti Ciofani colpisce la traversa.

FESTA SPAL — La fortuna non è dalla parte del Frosinone, e anche se la Spal si ripiega troppo su se stessa può contare sulla fisicità di Petagna, bravo a lavorare per la squadra, la velocità di Fares e la lucidità di Antenucci. Il Frosinone si butta in avanti, rischia qualcosa in contropiede, ma non sfonda. Non servono né l'ingresso di Ciano con il passaggio al 3-4-1-2 né il dinamismo di Paganini. Finisce con lo spicchio di tifosi della Spal in festa, la curva gialloblù che applaude nonostante tutto i giocatori mentre questi si buttano stremati sul prato e dalle tribune piove qualche fischio. I numeri non sono tutto, ma non resta molto da sperare.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 19:18
 
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Roma-Napoli 1-4: Perotti su rigore,
ma Milik, Mertens, Verdi, Younes affondano i giallorossi

Non c'è partita.
Gli azzurri di Ancelotti dominano e blindano il secondo posto in classifica.
Il sogno Champions per i giallorossi si fa più complicato


La Roma affonda e sembra davvero non poter risalire più. Il Napoli, invece, vince meritatamente per 4-1 una sfida che poteva anche permettersi di "snobbare" e che invece ha affrontato e condotto a testa alta. All'Olimpico sostanzialmente la differenza è tutta qui. La Roma, nonostante la necessità dei punti, non ha carattere, fame e voglia, il Napoli invece ha molta più organizzazione e qualità. In una partita che a tratti sembra di fine stagione, gli ospiti conducono le danze dall'inizio alla fine e se la Roma resta in partita per un po' è solo più per caso che non per merito dei giallorossi. Il colpo, però, per la squadra di Ranieri è quasi letale per le ambizioni-Champions, ma questa Roma qui deve anche preoccuparsi di difendere la possibile Europa League. Per la squadra di Ancelotti, invece, una vittoria meritata e salutare, che le permette di mantenersi saldamente al secondo posto, quasi ipotecandolo.


GIOIELLO MILIK — Ranieri cambia le carte in tavola, opta per il 4-2-3-1 (con Cristante trequartista) e si gioca tutti i jolly (leggi rientri dagli infortuni), con in campo dal via Manolas, De Rossi d Kolarov. Ancelotti invece ha gli uomini contanti e non si può inventar nulla, se non confermare il 4-4-2 canonico, con Fabian Rui recuperato in extremis in mezzo al campo e Mertens davanti in appoggio a Milik. Non passano neanche due minuti che i partenopei sono già avanti, con un gol meraviglioso per costruzione e finalizzazione: scavetto di Verdi per Milik, che controlla in corsa di tacco e insacca di forza. Ci si aspetterebbe una reazione di rabbia giallorossa ed invece il battito della Roma è pressoché piatto. A fare la partita è sempre il Napoli (a fine primo tempo 66-34% il possesso palla a favore dei partenopei, 9-4 il computo dei tiri), con la Roma rintuzzata negli ultimi trenta metri più intenta a non prendere il 2-0 che a cercare il pareggio. Una fiammata ce l'ha Nzonzi al 18' di testa (poco fuori), anche se il francese è irritante per atteggiamento, errori e intensità. Così al 31' il Napoli ha l'occasione del k.o, con Verdi che calcia su Olsen da pochi metri su assist di Mertens. Cinque minuti dopo il belga costruisce anche la palla del 2-0 di Milik, ma il gol viene annullato per fuorigioco millimetrico. Così a trovare il gol, inaspettatamente, al 47' è la Roma con Perotti su rigore, per un fallo ingenuo di Meret su Schick. L'argentino (che si era reso pericoloso anche in precedenza con un colpo di testa al lato) rimette così le cose a posto per la Roma, con il Napoli che deve invece recriminare per una partita condotta in lungo d largo, ma senza riuscire a sferrare il colpo del k.o..

L'ALLUNGO AZZURRO — I nodi però vengono al pettine ad inizio secondo tempo, dove nei primi dieci minuti il Napoli chiude i giochi. Al 5' Callejon mette dentro una palla tagliata, Olsen sbaglia completamente intervento e Mertens insacca solitario sul secondo palo. Ci que minuti più tardi Fabian Ruiz va via in velocità a De Rossi, pesca in area Verdi che di piatto sinistro la mette a fil di palo. Sul 3-1 Ancelotti perde per una botta Mertens (fino a questo momento il migliore in campo) e mette dentro Ounas, Ranieri si gioca la carta Zaniolo per uno Schick che dire brutto è dir poco. Il problema per la Roma è che ci sono almeno due categorie di differenza a livello di voglia, carattere, personalità e organizzazione di gioco. Il Napoli è una squadra, la Roma un gruppo di giocatori allo sbando totale. Olsen prova a riprendersi su una punizione di Milik, Nzonzi si vede negare il gol dalla traversa di testa (su ribattuta su tiro di Cristante) e alla fine il Napoli fa anche poker con Younes, che in area semina il panico e segna di forza, sulla respinta di Olsen al suo primo tentativo. Sembra un massacro e per alcuni versi gli ci si avvicina anche. Finisce così, con il Napoli a palleggiare e la Roma a chiedersi perché ci si possa ridurre così.

Andrea Pugliese

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31/03/2019 19:21
 
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Bologna-Sassuolo 2-1, Destro decide al 96’.
Di Pulgar e Boga le altre reti

I rossoblù ottengono tre punti d'oro in chiave salvezza
grazie alle reti del bomber redivivo e di Pulgar su rigore.
Di Boga in pieno recupero il gol del momentaneo 1-1,
prima dell'incredibile finale



Decidono i panchinari, per così dire: Pulgar che fa l’1-0 su rigore appena entrato in campo, Boga che pareggia e Destro che al minuto 51 della ripresa regala al Bologna la terza vittoria di fila come non accadeva dall’ottobre del 2017. Gara vera, Sassuolo ben migliore delle ultime apparizioni e Bologna che ha il temperamento e la resilienza giusta per non abbattersi dopo quel pareggio del Sassuolo a pochi minuti del recupero.

FUORIGIOCO-VAR — De Zerbi sceglie la difesa a 4 e Babacar centravanti: ai fianchi del senegalese ci sono Berardi e l’ex Di Francesco. Mihajlovic non cambia e sostituisce lo squalificato Lyanco con Helander mentre davanti mantiene Palacio falso-9 con dietro Sansone, Soriano e Orsolini. Per il Bologna c’è la ricerca della terza vittoria consecutiva mentre i neroverdi cercano il riscatto dopo aver vinto una sola gara nel girone di ritorno. Prima della partita, passerella e giro di campo per la squadra Primavera che ha vinto la Viareggio Cup mercoledì scorso dopo l’ultimo successo di 52 anni fa; durante la partita, scacchieri subito elettrici con la Var che diventa protagonista al minuto 13: Babacar addomestica (fra tre bolognesi) un pallone di testa servendo Bourabia, cross di ritorno in mezzo all’area, Danilo dorme e il senegalese infila sul primo palo. Solo che arriva la Var: gol annullato per fuorigioco. La reazione per lo scampato pericolo produce un tiro in porta di Dzemaili: Consigli respinge, Orsolini fa tap-in e la manda fuori. Il Sassuolo è disposto con garbo e solidità, riparte bene e il Bologna si fa vedere solo due volte: Consigli blocca prima Sansone e poi, in un’unica azione, Orsolini due volte e Palacio. Gara in equilibrio.

LA PANCHINA — Nella ripresa, De Zerbi infila Lirola per Marlon spostando al centro Demiral: è ancora il Bologna a provarci e Consigli ad opporsi, a Poli; mentre poco prima (7’ s.t.) proprio Lirola aveva salvato su conclusione praticamente certa di Orsolini. E’ un Sassuolo decisamente in partita e un Bologna con due marce in meno rispetto alla vittoria conseguita allo stadio Grande Torino di due settimane fa: avanza con maggior pesantezza mentre i neroverdi stanno ben acquattati ripartendo con grande sagacia e norme a memoria. Il primo erroraccio è quello che sblocca la partita: al limite dell’area neroverde, Babacar colpisce la palla con il braccio, rigore e Pulgar appena entrato mette il suo terzo penalty di fila in rete. Pulgar che poi sarà decisivo nel chiudere una situazione pericolosa di Babacar in area. Gara finita? Macché: perché su tiro di Babacar deviato, Boga è lesto a infilare l’1-1. Non è fuorigioco e il Dall’Ara piomba nel silenzio. Ma alla fine ci pensa Destro, appena messo da Mihajlovic: corner di Orsolini, 2-1 finale e corsa senza maglia a esultare per un Bologna che esce dalla zona retrocessione dopo 16 giornate.

Matteo Dalla Vite

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31/03/2019 23:17
 
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Inter-Lazio 0-1: il gol di Milinkovic
di testa decide la sfida da Champions

La rete del serbo al 12' rilancia i biancocelesti a ridosso delle milanesi.
Icardi e Wanda osservano il match dalla tribuna e i nerazzurri chiudono con zero punte


Per ora hanno distrutto il morale, di San Siro. Il pubblico interista esce dallo stadio con un misto di rabbia e delusione, che non si trasforma in asia solo perché le rivali per la corsa Champions frenano tutte. Tutte tranne la Lazio, che festeggia ampiamente: questa vittoria la riporta in corsa per il terzo/quarto posto, oltre a segnare una inversione di tendenza in un campionato che l’aveva vista vincere solo il derby, dei match contro le big. L’Inter affonda colpita da una testa di Milinkovic (1-0) e in parte condizionata dai propri fantasmi, compreso quello che siede in carne ed ossa nelle prime file, Mauro Icardi. Una partita senza reti segnate non può che alimentare i rimpianti per il capocannoniere uscente, ancora spettatore. Non si può esaurire lì, l’analisi di un k.o. che cancella i benefici effetti del derby, ma da lì si rischia di partire. Lo fa il pubblico di San Siro, che non risparmia fischi a squadra e allenatore.

IL GOL — La partita può prendere una direzione dopo 8’ di una discreta partenza nerazzurra, quando su corner Strakosha ribatte sui piedi di Skriniar: porta spalancata , ma palla alta. Così si imbocca l’altro bivio al 13’: D’Ambrosio lascia tempo per pensare e preparare la giocata a Luis Alberto, il suo cross sul secondo palo è perfetto e trova la testa di Milinkovic Savic: ospiti in vantaggio. Per il serbo è un gol pesante, forse il segno di una risalita, per l’Inter è una sentenza a cui non avrà la forza e la lucidità di ribellarsi, nemmeno nel forcing del secondo tempo.

SCELTE — Senza Lautaro, Icardi e De Vrij, con Nainggolan dall’autonomia ridotta (entrerà al 73’), le scelte di Spalletti sono limitate. Quella meno scontata è l’abbandono del 4-2-3-1 del derby per il ritorno al 4-3-3, con Borja per Gagliardini e Vecino di nuovo interno di centrocampo. Lo spagnolo soffrirà la fisicità di Milinkovic e Leiva, l’uruguaiano si presenterà raramente in area avversaria. L’Inter soffre il palleggio degli avversari finché c’è Correa, soffre sempre un ispirato Luis Alberto, viene graziata più volte dalla poca cattiveria degli attaccanti biancocelesti in contropiede (Immobile non in grande serata). Handanovic è decisivo nelle solite 4-5 parate, che probabilmente bastano per cancellare i dubbi sulle sue responsabilità sul gol, quando non accenna l’uscita.

RISORSE — Nella ripresa i nerazzurri creano di più, fanno paura a Strakosha con un paio di tiri di Politano, ma la Lazo si trasforma da formazione di palleggio a collettivo di ordine e lotta. Keita centravanti è un leone in gabbia che ruggisce solo quando riesce a girarsi verso la porta (un paio di volte), Perisic è attivo ma impreciso, dalla panchina, oltre al Ninja in rodaggio, arrivano Candreva e Joao Mario: non granché. Meglio sull’altro fronte Parolo, che dà equilibrio, e Caicedo, che si prende il lusso di saltare uno Skriniar sottotono e crea più di un pericolo. Inzaghi ha risorse, la sua Lazio ha birra e sembra in crescita per il finale di campionato. Inter e Milan sono avvertite.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/03/2019 23:21
 
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SERIE A 2018/2019 29ª Giornata (10ª di Ritorno)

29/03/2019
Chievo - Cagliari 0-3
30/03/2019
Udinese - Genoa 2-0
Juventus - Empoli 1-0
Sampdoria - Milan 1-0
31/03/2019
Parma - Atalanta 1-3
Fiorentina - Torino 1-1
Frosinone - Spal 0-1
Roma - Napoli 1-4
Bologna - Sassuolo 2-1
Inter - Lazio 0-1

Classifica
1) Juventus punti 78;
2) Napoli punti 63;
3) Inter punti 53;
4) Milan punti 51;
5) Lazio(*) e Atalanta punti 48;
7) Roma punti 47;
8) Sampdoria e Torino punti 45;
10) Fiorentina punti 38;
11) Genoa, Cagliari e Parma punti 33;
14) Sassuolo punti 32
15) Spal punti 29;
16) Udinese(*) punti 28;
17) Empoli punti 25;
18) Bologna punti 24;
19) Frosinone punti 17;
20) Chievo(-3) punti 11.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
01/04/2019 16:45
 
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Milan-Udinese 1-1, Lasagna risponde a Piatek

Termina 1-1 l’anticipo della 30ª giornata: rossoneri avanti a ridosso dell’intervallo, pareggio al 66’.
Nel primo tempo Donnarumma e Paquetà vanno k.o.



Piatek del giorno: Lasagna. Il menu di San Siro lo servono loro, un pareggio insipido per 1-1 che mette sempre più a rischio il quarto posto del Milan. Gattuso ha provato a cambiare prima e durante la partita, ma a conti fatti è andato più vicino a perderla che a vincerla. Buon punto per i friulani, tosti e compatti pur senza troppi svolazzi: ci si salva anche così.

KESSIE E GIGIO KAPUTT — E’ il giorno del doppio bomber, della rinuncia al 4-3-3 in nome della fantasia. O almeno dovrebbe esserlo. Il primo tentativo di assist di Piatek per Cutrone arriva dopo appena 100 secondi di gioco: Patrick, acclamatissimo dal Meazza, manca l’impatto nell’area piccola. Poi subito il guaio Donnarumma, che accusa una fitta muscolare in un’escursione fuori area, prova a restare in campo ma al 10’ lascia la guardia della porta a Reina. È un altro problema per Gattuso, che si aggiunge a quello capitato a Kessie nell’ultimo allenamento (l’ivoriano non va neanche in panchina). E così il nuovo Milan con Paquetà dietro alle due punte nasce in una versione particolare, con Bakayoko, Biglia e Calhanoglu confermati in mezzo come a Genova e il turn over dei terzini che premia Abate e Laxalt.

PAQUETÀ OUT, PIATEK GOL — L’Udinese, coperta con la difesa a tre che diventa a cinque, corre il primo pericolo a metà del primo tempo, quando Paquetà lascia andare un sinistro potente che sfiora il palo. Poco dopo deve entrare in azione Musso: Paquetà ispira Cutrone, gran controllo e sinistro volante su cui l’argentino interviene in tuffo. Il brasiliano prova a gasare San Siro, ma la smorfia di grinta si trasforma in dolore di lì a poco: un contrasto con Behrami lo mette k.o. (caviglia), entra Castillejo. Buon per il Milan che, un attimo più tardi, Piatek trovi la zampata che sblocca la gara prima dell’intervallo. Merito anche di Cutrone, che controlla in area davanti a un Ter Avest troppo permissivo e innesca il polacco, letale a bruciare Samir e battere Musso in due tempi.

LASAGNA A SAN SIRO — Tudor cambia qualcosa in avvio di ripresa: dentro Wilmot e Okaka, fuori Samir e Ter Avest. La difesa resta a tre, ma l’attacco s’irrobustisce. Ma è soprattutto sul piano della convinzione che i friulani crescono. E alla prima vera chance, al minuto 65, ecco il pareggio: da un corner per il Milan scaturisce un contropiede guidato da Okaka, rifinito da Fofana e concluso da Lasagna. L’1-1 dell’azzurro è anche il suo quarto centro in 5 gare a San Siro. Il Milan incassa il colpo e rischia di affondare subito dopo, ma per fortuna del Diavolo la testata di De Maio e il destro di Lasagna sono imprecisi. Due chance d’oro per l’Udinese. Ne ha una anche Castillejo, ma prima del fischio finale è ancora il Milan a rabbrividire, quando Calhanoglu deve fermare alla disperata un altro contropiede di De Paul. Finisce 1-1, San Siro alla fine fischia più forte di Banti.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2019 00:27
 
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Cagliari-Juventus 0-2: gol di Bonucci e Kean.
Finale di fischi e tensione

I bianconeri contati dagli infortuni non rischiano niente. Caceres esce per un fastidio muscolare.
Dopo il raddoppio l'attaccante della Signora bersagliato dai tifosi sardi



La buona notizia (per i tifosi bianconeri) è che la Juventus torna da Cagliari con un altro pezzettino di scudetto, vincendo 2-0 con reti di Bonucci e Kean nonostante l'emergenza. La brutta (per tutta l'Italia) sono i fischi misti a buu razzisti indirizzati all'attaccante bianconero, preso di mira dai tifosi per un'esultanza irridente (si è fermato a braccia larghe sotto la Nord) dopo il gol. Un finale brutto ed evitabile: a quel punto Matuidi, vittima un anno fa di cori razzisti in questo stesso stadio, chiede all'arbitro di intervenire e poco dopo parte l'annuncio dello speaker.


QUANTE ASSENZE — Tornando alla partita, Allegri si presenta alla Sardegna Arena con un'interminabile lista di assenti (9 per la precisione: Cristiano Ronaldo, Dybala, Mandzukic, Douglas Costa, Cuadrado, Perin, Spinazzola, Barzagli e Khedira) e rispolvera la difesa a tre, con la BCC (Bonucci, Chiellini e Caceres) e un inedito tandem Bernardeschi-Kean (gli unici attaccanti a disposizione) davanti. Maran cerca l'impresa affidandosi al solito Barella, reduce da un'ottima prestazione col Chievo, più Pavoletti e Joao Pedro.

BONUCCI CI METTE LA TESTA — Eppure la Juve B di Cagliari è molto più briosa e volitiva di quella vista quattro giorni fa contro l'Empoli allo Stadium, tanto che dopo poco più di venti minuti passa in vantaggio: angolo (un gentile omaggio di Cepittelli) battuto da Bernardeschi e testa di Bonucci, che salta praticamente indisturbato in mezzo a Joao Pedro e Pisacane. Prima c'erano state un altro paio di occasioni per i bianconeri, zero per il Cagliari, il cui obiettivo principale è provare a sorprendere la difesa bianconera sulle palle alte. L'unica azione pericolosa della squadra di Maran arriva a fine primo tempo, con una buona combinazione Barella-Joao Pedro, ma il brasiliano al volo calcia alto. Madama poco prima aveva sfiorato il raddoppio sempre di testa, con Matuidi.

KEAN, GOL E BUU — I padroni di casa alzano il ritmo nella ripresa, alla ricerca del pareggio, e quasi lo trovano con un insidioso colpo di testa di Pavoletti. Però è ancora la Juve a mettere paura con la potenza fisica di Kean, che lanciato da Pjanic, se ne va da solo in mezzo a due giocatori del Cagliari e arriva fin davanti alla porta, ma il pallone finisce tra le braccia del portiere. Il Cagliari paga la scarsa vena dei suoi giocatori migliori: Barella ha pochi guizzi e Cigarini non imposta come sa. Così Maran prova a muovere le acque inserendo gli ex bianconeri Cerri e Padoin più Birsa, ma è ancora Pavoletti a far tremare la Signora con un colpo di testa (alto). La Juve, che Allegri mantiene a tre dietro anche dopo aver sostituito Caceres con Bentancur (arretrando Emre Can sulla linea dei difensori), attacca ancora con Bernardeschi, ma l'ex viola trova sulla sua strada Kean, che involontariamente manda il pallone fuori. Poi però il ragazzino si fa perdonare col gol che chiude la partita: al 40' cross di Bentancur, lanciato da Emre Can, e tocco sotto porta di Moise. Il resto non è calcio, ma una brutta storia di cui avremmo fatto volentieri a meno.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2019 00:32
 
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